14/174-177 Mark Pesce
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14/174-177 Mark Pesce
TECNOLOGIA MASS MEDIA / LA PROSSIMA RIVOLUZIONE Tv da 100 mila canali Inizia l’era della cyber television. Che cambierà per sempre la comunicazione. E l’immaginario delle generazioni future colloquio con Mark Pesce di Arianna Dagnino ta per arrivare l’era degli “iper-spettatori”: una nuova generazione di giovani creata dalla diffusione di massa dei new media e dall’imminente nascita della cyber tv. I primi veri esponenti di questa nuova specie di fruitori di infotainment digitalizzato saranno i bambini di oggi, quelli la cui immaginazione sta cambiando per effetto del bagno tecnologico in cui sono totalmente immersi. Parola di Mark Pesce, accademico e imprenditore, uno dei massimi esperti di cyberspazio e new media, nonché fondatore del gruppo Vrlm (Virtual Reality Modeling Language) e autore del libro “The Playful World: How Technology Is Transforming Our Imagination” (Ballantine Books, New York), ovvero come la tecnologia sta trasformando la nostra immaginazione. E proprio per offrire a questi nostri bambini un assaggio tangibile del futuro che verrà, Pesce ha creato una piccola applicazione come Web-Earth, che mostra la Terra in tempo reale, prendendo in diretta le informazioni satellitari e ricreandone un modello tridimensionale. «È come quando noi bambini avevamo un mappamondo. Solo che questo ora è “live”». S Se, come pare, Internet e la televisione tendono ad avvicinarsi sempre più, arrivando quasi a integrarsi, quali dei due media ne risentirà di più, subendo le trasformazioni maggiori? «La televisione sta già cambiando in modo radicale: da mezzo rigidamente pro174 grammato e vincolato sta diventando uno strumento sempre più generico capace di rendere disponibili contenuti audiovisivi in varie modalità: il tradizionale broadcasting, il Dvd e soprattutto l’on line. Quest’ultimo “canale”, la diffusione di materiale audiovideo a mezzo Rete, sta ormai soppiantando broadcasting e Dvd come meccanismo preferenziale di distribuzione. Il che significa che, qualche volta, Internet apparirà molto più simile a una televisione di quanto lo sia mai stata finora. Mentre la televisione classica non finirà per assomigliare alla Rete (almeno lo spero), ma comincerà a cambiare sotto la Videogame sperimentali. A destra, in alto: un video proiettato superficie, diventando un me- all’Expo di Aichi, in Giappone; in basso: Mark Pesce dium capace di offrire una scelta pressoché infinita di programmi, noti- mente centinaia di migliaia di opzioni ziari, film, documentari». non sarà più possibile fare zapping, salCon quale impatto sul nostro modo di informar- tabeccare da un canale all’altro. Serviranno strumenti ad hoc, degli equivaci e intrattenerci? «Entrando in un’era di “scelta infinita”, lenti audiovisivi di Google, che scherzotrovare quello che si desidera guardare samente ho soprannominato “Goggle” diventa altrettanto importante dell’atto (“goggles” in inglese significa “occhiastesso di guardare. La televisione finora loni”): sistemi cioè che ci aiutino a tronon ha avuto successo come strumento vare ciò che vogliamo guardare, anticiper l’attività di browsing, cioè di ricerca. pando addirittura i nostri gusti. Per ora Sebbene vi siano quelli che possiamo nessuno sa come funzioneranno questi chiamare i surfisti dei canali, questi han- futuri motori di ricerca, ma senza dubno finora avuto a disposizione al massi- bio ci saranno». mo qualche centinaio di canali fra cui Quindi banda larga, accesso in tempo reale e miscegliere. Ma quando avremo letteral- lioni di fonti ci metteranno davanti a quantità L’espresso spropositate di opzioni di infotainment. Ma non siamo già oggi sul punto di soccombere al sovraccarico informativo? Abbiamo davvero bisogno di un’offerta ancora più ampia? «Il problema non è la quantità degli stimoli, ma la loro modalità di gestione. Il motivo per cui oggi stiamo annegando in un oceano di informazioni è che non abbiamo ancora creato tecniche abbastanza efficaci di filtraggio. Pensiamo al cervello: è costantemente sommerso da dati sensoriali, eppure li filtra fino a incanalarli in un esile ruscello, attraverso il quale generiamo la nostra visione del mondo. Dobbiamo replicare quello stesso processo, usando tecnologie elettroniche». Intanto, lei dice, potremmo cominciare a usare come bussola fra il mare magnum di opzioni quello che lei definisce “peer-casting”. Ci spiega cos’è? «Il punto critico non è tanto come il consumatore sceglie, quanto come rendere il suo processo di scelta il più agile e facile possibile. Già ora spesso ci affi14 aprile 2005 diamo ai consigli di amici, familiari e colleghi per quanto riguarda la scelta di film, canzoni, programmi televisivi. Per questo credo che potremmo utilizzare i principi del “social networking” (esemplificati in siti come friendster.com o orkut.com) per incrementare drasticamente la nostra capacità di ricevere consigli e suggerimenti dai nostri “pari” (di qui il termine peer-casting”) e di filtrarli in maniera appropriata. Per certi aspetti, il mondo diventerà come quella macchina del caffè attorno alla quale la gente parla dei programmi televisivi visti la sera prima». Come pensa reagiranno i potentati economici di fronte alla minaccia di una forte decentralizzazione e disintermediazione della produzione di infotainment? «Le corporation dell’infotainment contrasteranno questo processo con ogni arma (legale, finanziaria e politica) a loro disposizione. Negli Usa le leggi sono fatte per compiacere i grandi detentori di copyright, senza tenere nel benché minimo conto il modo in cui la gente vorrebbe effettivamente utilizzare ciò che acquista dai detentori di copyright. Ora però c’è una nuova forza in campo. John Gilmore ha detto che Internet considera la censura alla stregua di un ostacolo sulla propria strada e, semplicemente, l’aggira. E le cose vanno effettivamente così, con un corollario importante: la protezione del copyright e i vari modelli di digital rights management (per il controllo della fruizione dei contenuti da parte dell’utente) assumono le sembianze di Chi nasce oggi crescerà con una scelta infinita di stimoli. E dovrà imparare a gestirli 175 TECNOLOGIA una censura economica e così anch’essi vengono aggirati da centinaia di milioni di internauti. È il gioco del gatto col topo: ogni volta che appare un nuovo schema di protezione, questo viene piratato. E andrà avanti così finché i magnati dell’infotainment non capiranno che le loro proprietà acquistano tanto più valore quanto più riescono a distribuirle. Il che peraltro diventa sempre più difficile nel momento in cui il numero delle opzioni di scelta cresce a dismisura. Direi quindi che per i giganti dell’infotainment, stretti fra la “pirateria” peer-to-peer e l’abnorme proliferazione delle fonti, non si prepara un gran futuro». Con l’avvento dei new media la nostra fruizione di intrattenimento e notizie tende ad assumere le forme del videoclip: spizzichi e bocconi di informazioni forniti in rapida successione. È un modello adeguato ai ritmi umani? E aiuta a creare quella mente olistica che si dice dovremmo sviluppare in questi tempi di elevata complessità? «La frammentazione delle esperienze mediatiche è un’inevitabile conseguenza della velocizzazione culturale e della generale saturazione mediatica dell’ambiente. Stiamo diventando colibrì mediatici: prendiamo un po’ di nettare da un fiore, per poi schizzare verso un altro fio- ti Uniti che segue solo Fox news) equivale a mangiare lo stesso cibo, giorno dopo giorno». Un’ultima parola sui piccoli spettatori-consumatori, i veri protagonisti del suo libro. Quali saranno gli effetti dell’esposizione al nuovo “hypermedium” fatto di Internet e tv? E quanto saranno diversi questi bambini da quelli che siamo stati noi? re, e così via. Ma non dispererei: gli esseri umani hanno un’enorme capacità, spesso sottoutilizzata, di integrare i più disparati blocchetti d’informazione in un costrutto comprensibile e coerente. La qualità di quel costrutto dipende dalla qualità di ogni singolo blocchetto. Per questo credo sia importante abbeverarsi al maggior numero possibile di fonti informative e mediatiche. Guardare un solo canale tv (penso a certa gente negli Sta- «I bambini di oggi stanno divenendo la prima generazione di “hyperpeople” (alla lettera: iperpersone). Le iperpersone sono inserite in social network molto attivi, sostenuti da un ampio ventaglio di tecniche di comunicazione, dalla voce alle microonde. Esistono in una nuova forma di comunità o, meglio, in un ampio spettro di comunità, in alcune delle quali sono coinvolte solo marginalmente, mentre in altre rivestono un ruolo centrale. Questi bambini sono già a proprio agio nello svolgere una dozzina di azioni e compiti contemporaneamente (multitasking); e questa stessa flessibilità si estenderà progressivamente anche a tutte le loro relazioni sociali. Già oggi guardano la televisione, redigono il blog personale e inviano Sms ai loro amici in un atto simu ltaneo. Per loro queste non sono tre attività diverse ma un’unica azione: la totale immersione nell’umana sfera della comunicazione». C’era una volta il piccolo schermo Laboratorio crossmediale Non appena si sono rese disponibili le prime tecnologie atte a implementare la tv interattiva per vie digitali l’American Film Institute (AFI, www.afi.com) di Los Angeles - l’istituzione che ha formato alcuni dei migliori registi, sceneggiatori e produttori televisivi Usa - ha subito avviato una fase di sperimentazione. Il primo passo in quest’ambito è stata la creazione dell’Enhanced Tv Lab, un laboratorio dedicato alla messa a punto e alla verifica di nuove tecnologie, applicazioni e idee narrative nel mondo, ancora embrionale, della tv crossmediale. Televoto in diretta L’americana Abc ha utilizzato un sistema interattivo basato sul nuovo Windows XP Media Center per produrre “Celebrity Mole”, uno show in cui i telespettatori possono usare il telecomando per votare il personaggio preferito e contemporaneamente vedere cosa hanno votato gli altri spettatori. Tv digitale sul cellulare Si chiama Hollywood il chip su cui sta lavorando Texas Instruments per visualizzare programmi della tv digitale sui display dei cellulari che sfruttano i nuovi standard per il broadcasting della tv digitale in versione mobile. «Con questo sistema riusciremo a far fare ai telefonini quello che la televisione ad alta definizione è riuscita a far fare all’apparecchio tv di casa», spiega Gilles Delfassy di Texas Instruments: «Potremo cioè guardarci in diretta il nostro reality show preferito, gli eventi sportivi o le ultime news con una risoluzione d’immagine equiparabile a quella della tv digitale». Bbc on demand La tv on demand è già realtà. La Bbc ha approntato “Flexible tv”, un sistema che, attraverso Internet in modalità broadband, consente ai suoi telespettatori di accedere alla programmazione (per il momento solo quella relativa a un arco temporale di qualche settimana, ma in prospettiva estendibile all’intero archivio storico) in modo da personalizzarla, decidendo cosa guardare e quando guardarlo. La cosa più sorprendente è che il sistema utilizza una tecnica tipica del peer-to-peer per la condivisione del materiale informativo. Regia fai-da-te Già oggi uno spettatore può decidere quale parte di un evento seguire - regata, corsa ciclistica, gara automobilistica scegliendo fra sette, otto angolature diverse senza attendere le scelte di montaggio della regia attraverso lo “Skylink video relay service” sviluppato dall’inglese Qinetiq. Grazie a un’antenna applicata a un piccolo aereo ad ala fissa che vola a 9 mila metri di quota e funge da ripetitore, lo Skylink è in grado di raccogliere e ritrasmettere in tempo reale i segnali video provenienti da diverse telecamere attive in contemporanea sul territorio. Il sistema verrà utilizzato dalla Bbc in occasione della Maratona di Londra del 17 aprile.