Rassegna Stampa del 03/07/2007 10:55

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Rassegna Stampa del 03/07/2007 10:55
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INDICE
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02/07/2007 ANSA 18:29
Pedofilia: ritirato videogioco online operazione pretofilia
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03/07/2007 Marketpress
OPTOMA ANNUNCIA OPTOMA MOVIETIME DV11, VIDEOPROIETTORE
ULTRA-COMPATTO CON LETTORE DVD E SISTEMA DI AMPLIFICAZIONE
STEREO INTEGRATI.
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02/07/2007 XL
Bioshock
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IL DIAVOLO VESTE BAMBOLA
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4 articoli
02/07/2007
18:29
ANSA
Sito Web
Pedofilia: ritirato videogioco online operazione pretofilia
Siffi: su questo crimine ripugnante scherzo non e' lecito
La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
(ANSA) - CATANIA, 2 LUG - Gli autori hanno cancellato dal loro sito Internet il videogioco online
'Operazione Pretofilia'. Lo ha reso noto la Lega cattolica antidiffamazione. Il Presidente, Pietro Siffi,
ha dichiarato: 'sulla pedofilia non e' mai lecito scherzare, specialmente se con l'alibi dello scherzo si
volge in chiave positiva questo crimine ripugnante'.
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03/07/2007
Marketpress
Sito Web
La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
OPTOMA ANNUNCIA OPTOMA MOVIETIME DV11,
VIDEOPROIETTORE ULTRA-COMPATTO CON LETTORE DVD E
SISTEMA DI AMPLIFICAZIONE STEREO INTEGRATI.
Grazie a questo rivoluzionario dispositivo potrete sperimentare l'emozione di guardare i vostri Dvd
preferiti, giocare ai videogiochi più innovativi e proiettare slide-show delle vostre fotografie su
qualsiasi parete domestica, senza l'ingombro di fili e attraverso un dispositivo compatto, facile da
installare e trasportare e dal design moderno e accattivante. Per allestire il vostro Movie Theatre
personale sarà sufficiente inserire il Dvd e lasciarvi trasportare dalla coinvolgente atmosfera della
videoproiezione di qualità. Il collegamento diretto digitale tra il Dvd player integrato ed il proiettore
garantisce un'immagine di elevata qualità, estremamente contrastata e con colori perfettamente
bilanciati; di gran lunga superiore a quella di qualsiasi Tv al plasma o Lcd. I televisori attualmente
disponibili sono caratterizzati da un'ampiezza massima di 42 pollici, con Optoma Movietime Dv11
potrete ottenere un megaschermo di ben 100 pollici semplicemente posizionandolo ad una distanza
di soli 3 metri dalla parete di proiezione. Non sono necessarie impostazioni o cablaggi particolari per
Optoma Movietime Dv11: con questo proiettore ogni momento è quello giusto per coinvolgere gli
spettatori in film con azioni incredibilmente realistiche, videogiochi o eventi sportivi a dimensione
naturale. E grazie al sistema di amplificazione integrato composto da 2 diffusori interni a 5 Watt,
potrete ascoltare anche file Mp3 e Wma dai Cd o Dvd; collegandolo al vostro impianto Hi-fi o a degli
amplificatori esterni aggiuntivi avrete poi la possibilità di godere di un'esperienza sonora avvolgente
ed estremamente coinvolgente. Grazie all'adattatore Scart Rgb fornito di serie è altresì possibile
collegare il videoproiettore Optoma Movietime Dv11 alla Tv digitale, alle console videogames e ai
ricevitori satellitare: la vostra casa si trasformerà in un vero e proprio cinema multimediale! .
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fate un salto nel retro futuro dove la guerra è in fondo al mare
Bioshock
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SPARATUTTO? NO, UNA VERA AVVENTURA CHE CI PORTERÀ IN UNA CITTÀ DI SCIENZIATI
IMPAZZITI. È L'ULTIMA OPERA DI QUEI MAESTRI CHE SI FIRMANO IRRATIONAL GAMES.
ATTENTI PERÒ A NON ANDARE FUORI DI TESTA. PERCHÉ QUESTO È UNO DEI MIGLIORI
GIOCHI 2007
MI eglio non intralciare il loro cammino. Meglio lasciare | che la bambina e il suo guardiano mutante,
che vedete qui accanto, I facciano quel che devono e poi tornino dai loro simili. Fra quel che resta
degli abitanti di Rapture, la città costruita sul fondo dell'oceano, sono i più pericolosi se li si
infastidisce. E pensare che questa foresta di grattacieli in stile art déco e insegne al neon,
attraversata da balene e mante giganti, era stata costruita nel 1946 per ospitare una comunità di
menti libere. Paradiso per scienziati, ingegneri, scrittori e artisti stanchi della mediocrità del mondo e
delle sue logiche meschine. Almeno fino al Capodanno del 1959, quando Rapture si è trasformata in
inferno. Ecco Bioshock che arriva sugli scaffali ad agosto. È opera di una talentuosa software house
americana nota con il nome di Irrational Games e racconta del declino improvviso di un'utopia. Un
declino guardato attraverso gli occhi di un estraneo, il nostro alter ego, finito nella città sottomarina
apparentemente per caso. Tutto comincia a bordo di un volo di linea. Un guasto, le luci che vanno e
vengono, l'aereo che inizia a perdere quota mentre il frastuono delle urla si unisce al fragore dei
motori. Poi il buio. Quando riapriamo gli occhi siamo in acqua e il mare è tinto di rosso dalle fiamme. I
pezzi di carlinga e delle ali bruciano fra le grosse onde scure sotto il cielo plumbeo. La coda
dell'aereo, che a stento galleggia, è tutta inclinata e fra i gorgoglii comincia a inabissarsi. C'è un faro
in lontananza, una torre esile che sembra essere uscita dalla matita del maestro dell'architettuta
Frank Lloyd Wright. «Nessuna divinità, nessun re, solo uomini», leggiamo sulla targa all'entrata,
mentre in sottofondo un altoparlante diffonde le note di Le Mer di Django Reinhardt, chitarrista gitano
diventato famoso negli anni 30. Il contrasto con la scena dell'incidente aereo è forte. Ma è nulla
rispetto a quel che ci aspetta: la discesa dal faro verso Rapture, in una sorta di ascensore di ferro e
vetro, lascia senza fiato. La metropoli, che si stende negli abissi con i suoi palazzi e le sue insegne
luminose, è un sogno. Un sogno devastato, come capiremo presto, da una guerra civile. Tutto colpa
di un'alga capace di modificare il patrimonio genetico delle persone: fornisce poteri sovrumani, ma
compromette allo stesso tempo gli equilibri psichici. Le migliori menti sulla faccia della Terra, in fuga
dal mondo, hanno così iniziato a scannarsi. Rapture, ancora adornata con gli addobbi per il
Capodanno del '59, è in stato di abbandono. L'acqua inizia a filtrare e la città presto collasserà. La
popolazione ora è divisa in fazioni che si combattono per sopravvivere. Molti sono impazziti e si
aggirano in bande in cerca di una preda. Altri hanno conservato la propria umanità, iniziando da
Atlas, la nostra guida in quest'inferno che spera di salvare grazie a noi la sua famiglia. Altri ancora,
come le bambine dette «raccoglitrici» e i loro immensi guardiani, estraggono dai corpi la sostanza
sintetizzata dalle alghe e basta evitarli per non farseli nemici. Rapture è sull'orlo del baratro ed è
bene capire con chi si ha a che fare prima di agire. Liberamente tratto dall'opera di Ayn Rand (vedi
box), scrittrice e filosofa russa di nascita ma americana d'adozione, Bioshock è molto più di un
semplice «sparatutto», almeno nelle intenzioni. Per l'ambientazione, certo, che ricorda tanto la
Gotham City del Batman cinematografico firmato da Tim Burton, quanto la città retro-futuribile di
Brazil, il film di Terry Gilliam. Ma anche per la struttura del gioco, costruito attorno a un ecosistema
digitale, e per la trama con sapori alla Orwell. L'ha scritta una delle poche donne che frequentano il
mondo dei videogame, quella Susan O'Connor già autrice della sceneggiatura di Gears Of WarlXL
16). Durante l'anteprima abbiamo promesso ai ragazzi della Irrational che non avremmo svelato altro
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La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
della storia. Possiamo però dirvi che il giocatore, oltre a dover salvare la pelle sfruttando tutte le
invenzioni messe a punto nella città sottomarina, dovrà capire cosa è successo a Andrew Ryan,
fondatore di Rapture e iniziatore della guerra civile. Ma soprattutto dovrà scoprire la propria identità
per sapere chi e come lo ha trascinato in questo incubo
Ken Levine, cofondatore della Irrational Games, è una delle menti più brillanti del mondo dei giochi
elettronici. Capolavori del calibro di Thief: The Dark Project e System Shock 2 portano la sua firma.
Lo abbiamo contattato per parlare di Bioshock, sua ultima opera, e per prima cosa gli abbiamo
chiesto come mai ha deciso di creare un gioco partendo dall'opera di Ayn Rand, scrittrice e filosofa
scomparsa nel 1982. «Rand è una narratrice incredibile. Credo che nella storia degli Stati Uniti i libri
più venduti siano la Bibbia e La fonte meravigliosa, il suo romanzo più noto. Non essendo religioso, vi
lascio immaginare quale preferisco». Ma la Rand ha sempre posto al centro l'iniziativa del singolo, la
supremazia della scienza. Il gioco invece... «Da questo punto di vista Bioshock assomiglia di più alla
Fattoria degli animati di Orwell. Il senso è che ogni ideologia, se estremizzata e seguita ciecamente,
diventa pericolosa. È un gioco che stimola la parte scettica del nostro animo, quella non disposta a
credere a tutto quello che la società impone». Come mai è così difficile fare videogame dove non ci
sono zombie o nazisti da sterminare? È più rischioso. Ma onestamente mi chiedo come si possa
spendere quattro anni della propria vita a fare qualcosa che chiunque altro potrebbe fare»
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IL DIAVOLO VESTE BAMBOLA
La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Jaime D'Alessandro
Erano venti o poco più, e E appuntamento nelle strade di America Mura, quartiere alla moda di
Osaka, affollato di negozi e locali. Avevano quel look bizzarro ispirato alle bambole di epoca
vittoriana pieno di pizzi, fiocchi e merletti: le Gothic Lolita fecero la loro prima apparizione dieci anni
fa. Oggi sono diventate il simbolo di una cultura diffusa in tutte le maggiori città giapponesi. Una
cultura che Masayuki Yoshinaga, fotografo di fama internazionale, ha documentato nel suo ultimo
libro Gothic&Lolita dal quale sono tratte le immagini che abbiamo pubblicato in queste pagine.
Secondo alcuni è una cultura che nacque in risposta alla femminilità ostentata delle Kogal (da "Ko"
ovvero "scuola superiore" e "gai" traslitterazione giapponese dall'inglese "girl"), ragazze che
frequentano ancora oggi la zona di Shibuya a Tokyo, inseguendo un'immagine di bellezza
californiana fatta di abbronzature forzate, trucco pesante, vestiti di marca e capelli inevitabilmente
tinti di biondo 0 di castano. Secondo altri, invece, l'origine delle Gothic Lolita sarebbe legata al
successo di alcuni "visual-kei", gruppi rock che si truccano e vestono in modo improbabile ed
esagerato, nella seconda metà degli anni Novanta. Gruppi musicali che furoreggiavano soprattutto
per il loro look new romantic presto imitato da schiere di fan. I Malice Mizer, in particolare, e il loro
leader, Mana. Personaggio carismatico che, a quanto si racconta, non ha mai sorriso in pubblico.
Nella sua carriera ha rilasciato pochissime interviste. In una delle prime si limitò a bisbigliare
all'orecchio le risposte a un altro membro del gruppo. In un'altra guardava semplicemente in camera
e quel che aveva da dire appariva come sottotitolo. Sciolti i Malice Mizer, Mana è da tempo diventato
uno stilista affermato che con la sua griffe Moi-mème-Moitié realizza capi in puro stile Gothic Lolita.
Ormai questa cultura underground è infatti un fenomeno nazionale e quindi commerciale. Anche se
forse bisognerebbe parlare di una serie di culture o sottoculture che dir si voglia. Non a caso il libro di
Yoshinaga si intitola Gothic&Lolita. a sottolineare che ormai esiste una differenza sensibile fra i due
termini. Da una parte la cultura gotica suddivisa in diversi generi che vanno dal gothpunk al cybergoth, fino al wa-goth dove si usano abiti tradizionali giapponesi; dall'altra i vari generi di lolita chiamati
"maid", "early american" e "sweet style". Moda, verrebbe da dire. Moda estrema che confina con il
cosplay, l'arte di vestirsi da personaggi dei manga, dei videogame o film d'animazione. Anche perché
molte delle "GothLoli" (il giapponese ama le contrazioni che abbreviano) attuali non erano nate ai
tempi della new wave e erano troppo piccole quando i Malice Mizer cominciavano a essere famosi.
Ma a Tokyo è sempre molto difficile capire se le nuove tendenze siano frutto genuino della strada o
operazioni pensate a tavolino da qualche manager di boy band. L'immaginario legato al mondo dello
spettacolo e dell'intrattenimento, è spesso manipolato sia dall'alto sia dal basso fino a diventare una
cultura collettiva troppo diffusa per essere ridotta a una linea di abbigliamento o a un gruppo pop. Del
resto la stessa passione per l'epoca vittoriana da quelle parti non è una prerogativa solo delle
GothLoli. E forse è per questo che il loro modo di vestire è tanto popolare. Nell'animazione, nei
manga e nei videogame, ad esempio, sono anni che si citano atmosfere e stili riconducibili all'Europa
della rivoluzione industriale. Basti pensare, solo per citare i più noti, a serie come Fullmetal
Alchemist, Princess Ai. Godchitd, Paradise Kiss. Ma anche ad alcuni film di Hayao Miyazaki, grande
maestro degli anime, i cartoon giapponesi. Come // castello errante di Howl, l'ultimo lungometraggio
che ha firmato nel 2004, dove i suoi personaggi indossano costumi degni della marca culto Moimème- Moitié. E poi c'è la schiera di videogame, che è sicuramente altrettanto nutrita. Il sesto e
l'ottavo capitolo di Final Fantasy in primo luogo, epopea digitale che nel mondo ha venduto oltre
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La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
cinquanta milioni di copie, ma anche Dark Chronicle, Shadow Of Memories e tanti altri giochi che
hanno ispirato o si sono ispirati alla cultura e allo stile delirante e sicuramente inconfondibile delle
Gothic Lolita. Il problema è che ormai si tratta di un fenomeno così vasto da essere spesso frainteso,
almeno secondo le comunità più antiche di GothLoli che fanno capo alle storiche riviste Gothic &
Lolita Bible, Kera e Gosu Rori. Tanto che online ci sono parecchi siti che spiegano alle nuove arrivate
come vestirsi per evitare di trasformarsi in una ItaLoli, combinazione della parola "Itai", che in
giapponese significa "ahia!" e Lolita. Ovvero, lolite vestite in maniera talmente sciatta e senza stile da
far male agli occhi.
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