Prova 17
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Prova 17
• Leggi il testo seguente. I jeans a vita bassa delle ragazze di quindici anni: Il racconto di un professore Insegnare a scuola mette in contatto con le verità del nostro tempo. Ebbene, oggi una ragazza di quindici anni, un’allieva che non mi era mai sembrata particolarmente brillante, ha fatto una riflessione, che mi ha lasciato a bocca aperta. Eravamo negli ultimi dieci minuti di lezione, quelli che spesso si spendono chiacchierando con gli alunni. La ragazza raccontava di volersi comprare un paio di mutande firmate, di Dolce e Gabbana per la precisione, con quei nomi stampati sull’elastico che deve restare bene in vista fuori dai pantaloni a vita bassa. Io ho replicato che lungo la via Tuscolana, a Roma, alle sei di pomeriggio, passeggiano decine e decine di ragazze vestite così. Non è un po’ triste ripetere le scelte di tutti, rinunciare ad avere una personalità, adattarsi sempre a una moda pensata da altri? Questo il mio pensiero. Insomma ho fatto la mia solita parte di insegnante che critica la cultura di massa e invita ogni studente a cercare la propria strada, perché tutti abbiamo una nostra strada da compiere. A questo punto lei ha fatto un ragionamento chiaro e scioccante: “Professore, ma non ha capito che oggi solo pochissimi possono permettersi di avere una personalità? I cantanti, i calciatori, le attrici, la gente che sta in televisione, loro esistono veramente e fanno quello che vogliono, ma tutti gli altri non sono niente e non saranno mai niente. Io l’ho capito sin da quando ero piccola così. La nostra sarà una vita inutile. Noi possiamo solo comprarci delle mutande uguali a quelle di tutti gli altri, non abbiamo alcuna speranza di distinguerci: noi siamo la massa informe”. Tanta disperata lucidità mi ha fatto rabbrividire. Ho protestato, ho detto che non è assolutamente così, che ogni persona, anche se non diventa famosa, può realizzarsi, fare bene il suo lavoro e ottenere soddisfazioni, amare e avere figli, migliorare il mondo in cui vive. Ma ho anche capito subito che non riuscivo a convincerla, anzi peggio ancora: non riuscivo a convincere nemmeno me stesso. Ho capito che quella ragazzina aveva espresso un pensiero brutale, orrendo, insopportabile, ma che fotografa perfettamente ciò che sta accadendo nella testa dei nostri giovani. In passato l’ammirazione per le persone famose, per chi era stato capace di esprimere – nella musica, nella letteratura, nello sport o nella politica – un valore più alto, spingeva i giovani all’imitazione e a cercare di lavorare su se stessi per migliorarsi. Oggi, invece, chi è dentro è dentro, chi è fuori è fuori, per sempre! Chi, fortunatamente, ce l’ha fatta, ha una vita vera: tutti gli altri invece pare che siano condannati a essere solo spettatori. Pochi individui hanno una storia, un destino, un volto: sono gli ospiti televisivi; tutti gli altri, già a quindici anni, avranno solo mutande firmate da mostrare su e giù per la strada e un cuore pieno di desolazione e di impotenza. adattato da Marco Lodoli 1. Il candidato/la candidata riassuma l’articolo proposto in un massimo di 100 parole, senza ricopiare intere frasi del testo. 2. Il candidato/la candidata sviluppi un dialogo tra un ragazzo/una ragazza che vuole comprare un paio di mutande firmate e sua madre che è contraria. (min. 120 parole) 3. Secondo Lei quanto è importante vestirsi alla moda? Pensa che l’accettazione dei giovani da parte dei loro coetanei sia influenzata dal modo in cui sono vestiti? Ritiene che il successo di una persona nella vita dipenda dall’apparenza o da altri fattori (formazione scolastica, impegno, onestà, capacità di socializzare…)? Il candidato/la candidata esprima le Sue considerazioni sull’argomento facendo riferimento anche a esperienze personali. (min. 180 parole)