Z - a scuola di guggenheim
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Z - a scuola di guggenheim
LETTERA Z La Z è fuxia e un po’ antipatica. Spesso il mattino si sveglia con la luna storta. Più che antipatica è perfezionista, tutto deve stare al suo posto, e forse per questo i numeri e le altre lettere la scansano. Quasi ogni mattina si alza con la luna storta e ogni volta cerca di raddrizzarla; il più delle volte ce la fa e allora, luna in spalla, esce di casa allegra e va a passeggiare sul vialetto dove incontra sempre la signorina A col suo adorabile cappellino, e i coniugi P ed R che veramente trova un po’ antipatici, ma in fondo sono brave persone. Certi giorni, però, la stanchezza le impedisce di raddrizzare il suo satellite, così se ne resta da sola tutto il giorno a borbottare arrabbiata, la luna che pende a sinistra. Arrabbiata e sempre più fuxia. Il fuxia, poi! Che razza di colore… il colore della vanità, come le dicono tutti. Del resto che può farci? Quello le è stato affibbiato dal Ministero dell’Alfabeto, perché quel giorno la V non si era presentata, stava male, e allora era toccato prenderselo a lei. Così s’era dovuta raddrizzare anche quella di luna. Ma un giorno più storto del solito, che quasi quasi va a sbatterci il naso contro, incrocia il signor tutto tondo, il signor O, che va girando col suo rarissimo ara severa sulla testa e una bottiglia di candeggina in mano. Ma guarda un po’ che tipo!, pensa Z, un pappagallo per cappello… non è il suo posto. E quasi le casca la luna per terra. E mentre è lì che tenta di raddrizzarla, «Io mica ci litigo con le cose storte» si sente dire «mi ci metto d’accordo!» e vede la O fare una capriola in tondo. Così, invece di raddrizzare la sua luna storta, la Z, per rimettere tutto al posto giusto, decide di camminare anche lei a testa all’ingiù. Del resto chi se ne sarebbe accorto? Da quella prospettiva perfino il suo colore fuxia, il colore della vanità come le dicevano tutti, non sembra poi tanto male. E si avvia verso il mare. Liceo Artistico “Catullo”, Belluno E si avvia verso il mare. Giunta in prossimità di quest’ultimo, invitata dalle sue onde, decide di librarsi nell' aria per raggiungere l’orizzonte. Vagando nel cielo si ritrova nel bel mezzo di un uragano e riportata a terra, scombussolata, giace distesa apparendo una N agli occhi degli altri. Sarà forse quella la sua vera identità? Lontano si intravede qualcosa. La lettera confusa si avvicina lentamente e si stupisce poiché sembra la sua immagine riflessa. Si accosta affascinata quando l’altra sua immagine fa una risata scatenata dicendo: “Cosa sei tu che assomigli tanto a me, ma diversa sei?”. La Z, sconsolata, s' incammina lungo un sentiero turbata per il suo futuro incerto. Ad un tratto ecco spuntare altre lettere vicine tra loro. Queste, giocando, vanno formando parole. La Z , incuriosita, si avvicina e vede comporsi la parola “zaino”. Allora, entusiasta, vuole partecipare al gioco. “ Ecco la mia occasione per diventare una N”, pensa, e con un bel salto si posiziona tra la I e la O. Ecco però sopraggiungere la vera N che rivendica il suo posto. La Z inizialmente determinata a non cederlo , inizia a sentire che qualcosa non va. Le altre lettere la deridono perché è una N scritta male, e allo steso tempo si allarmano per andare a cercare una Z che possa occupare il primo posto. A questo punto le letterine decidono di andare sul monte “Letterato” in cerca del grande maestro “Beto l’Alfabeto”. Dopo averlo trovato sulla cima del monte , gli chiedono dove sia nascosta la lettera Z. Egli risponde, con fare misterioso, che essa si trova ai confini del mondo delle lettere. “Ma dov’è il confine del mondo delle lettere?” si chiedono. Girano allora il mondo tutto attorno e si accorgono che è rotondo e che ve ne sono altri nell'intorno. Con lunghi balzi e trampolini saltano così di mondo in mondo arrivando in quello dei pinguini dove fortunatamente possono navigare e messaggiare illimitatamente: “lettera Z dove sarai? Neanche nel mondo dei pinguini ti trovai”. E' così che, usando il teletrasporto, le letterine arrivano sul pianeta morto e non vedendo alcuna anima viva capiscono che neanche qui la Z appariva. Salendo al volo su una locomotiva giungono così nel posto in cui nessuno mai arriva. Le letterine, stanche e rassegnate per la lunga fatica, munite delle loro copertine e sopraffatte dal sonno per il troppo disaronno, cominciano finalmente a dormire. E' così che di lì a poco si inizia a sentire: “zzz zzz zzz”. Ecco allora finalmente comparire la tanto cercata lettera Z. Istituto Magistrale “G. Renier”, Belluno Le letterine stanche e rassegnate per la lunga fatica, munite delle loro copertine e sopraffatte dal sonno per il troppo disaronno, cominciarono a dormire: E’ così che di lì a poco si inizia a sentire: “zzz zzz zzz”. Ecco allora finalmente, comparire la tanto cercata lettera z. Al risveglio le letterine raccontarono la loro storia alla nuova arrivata e le chiesero l’aiuto, grazie alle sue doti magiche, per liberare le loro case dalle frasi sbagliate. La lettera zeta decise quindi di aiutarle, ma per riuscire nell’impresa aveva bisogno di una pozione molto complessa composta da quattro apostrofi, due virgolette e due paia di parentesi. Così le letterine si misero di nuovo in viaggio alla ricerca degli ingredienti per la pozione. Per prima cosa dovevano andare nella città di Apostopoli e per arrivarci dovevano scalare il monte virgola, dove si nascondeva un terribile mostro Per salire in cima al monte le letterine si incrociarono tra di loro formando in questo modo una lunga catena, in poco tempo arrivarono alla vetta dove però c’era il mostro dei paragrafi che ostruiva il passaggio. Le letterine impaurire chiesero alla zeta di fare un incantesimo, allora lei agitò la bacchetta e comparve uno sciame di zzzanzzzare che si avventò sul mostro pungendolo da tutte le parti; così mentre lui era impegnato a grattarsi, loro riuscirono a passare dall’altra parte e ad arrivare, dopo una lunga camminata, ad Apostopoli. In città comprarono i quattro apostrofi necessari per la pozione e andarono a cercare un albergo dove riposarsi. Ma la sbadata lettera zeta lasciò la porta della camera aperta e, durante la notte, una frase sbagliata che le aveva seguite rapì alcune lettere; le altre, spaventate, si nascosero ma la frase ormai era fuggita chissà dove. Perciò la lettera zeta, dispiaciuta decise di interrompere il viaggio per andare a cercare la frase che sveva rapito le tre lettere Scuola Media Statale “I. Nievo”, Castion, Belluno – classe I C Ma la sbadata lettera zeta lasciò la porta della camera aperta e, durante la notte, una frase sbagliata che le aveva seguite rapì alcune lettere; le altre, spaventate, si nascosero ma la frase ormai era fuggita chissà dove. Perciò la lettera zeta, dispiaciuta decise di interrompere il viaggio per andare a cercare la frase che sveva rapito le tre lettere. La lettera Z si mise quindi alla ricerca di informazioni chiedendo agli abitanti del villaggio vicino. Un'anziana lettera raccontò di una frase cattiva che abitava in una biblioteca abbandonata, sulla cima di un monte. Dopo averle dato la direzione, la lettera anziana si raccomandò di fare molta attenzione perché non era la prima volta che quella frase rapiva delle lettere. Così la Z si mise in cammino per affrontare l'arduo percorso che l'avrebbe condotta dalle sue amiche. Arrivata alla biblioteca, si accorse che lo spettrale edificio era circondato da recinzioni molto alte, così decise di inventare una perifrasi per aggirare l'ostacolo. Dopo essere riuscita nell'impresa, entrò nella biblioteca facendo meno rumore possibile e vide un gigantesco libro, al centro della stanza, che la incuriosì. La lettera Z allora lo aprì e da esso uscirono contente tutte le lettere che la frase cattiva aveva rapito. Proprio nel momento in cui la lettera Z stava per andarsene dalla biblioteca, insieme a tutte le sue compagne letterine, udì un grido agghiacciante proveniente dal piano superiore: una letterina era ancora intrappolata tra le grinfie della frase cattiva. Bisognava salvarla! Scuola Media Statale “I. Nievo”, Castion, Belluno – classe II C Proprio nel momento in cui la lettera Z stava per andarsene dalla biblioteca, insieme a tutte le sue compagne letterine, udì un grido agghiacciante proveniente dal piano superiore: una letterina era ancora intrappolata tra le grinfie della frase cattiva. Bisognava salvarla!… Siccome la lettera Z era la più coraggiosa, salì per prima le scale trovandosi di fronte ad una porta: da dentro provenivano delle urla. Sbirciando dallo spioncino vide la lettera P che si dimenava cercando di liberarsi dalla frase La paura persiste con parole perenni che la incatenava. Quella stanza era la biblioteca e tutte le parole comandate da uno spirito malvagio si mescolavano a formare frasi cattive con le stesse iniziali. La lettera Z noto che tutte le lettere formavano delle frasi diaboliche (ad esempio la lettera C formava Cane cretino cattivo catenato); tutte tranne le lettere Z che non riuscivano a formare una parola brutta: La zanzara nello zoo zuzzurellava zelantemente oppure La zuppa con la zanzara zittiva tutti gli zii zelanti. Le lettere A e S vennero risucchiate all'interno della stanza e vennero anche loro incatenate. Rimaneva solo la Z. Coraggiosamente entrò nella stanza per salvare l'alfabeto. Si trasformò insieme alle lettere Orro diventando invincibile. Iniziò a tagliare, chiuse i libri e sconfisse la maledizione delle parole cattive. Anche lei ritornò nel proprio libro Zorro e le sue avventure, ma non fece in tempo a ritornare sullo scaffale. Proprio in quel momento entrò il bibliotecario e notò che c’era un libro fuori posto, girato al contrario sul pavimento, lo aprì senza guardare il titolo e magicamente venne catapultato all’interno di un racconto ambientato in Messico, in u cui uno spadaccino formidabile dal vestito nero compiva atti di solidarietà verso i poveri. Scuola Media Statale “I. Nievo”, Castion, Belluno – classe III A e III B Proprio in quel momento entrò il bibliotecario e notò che c’era un libro fuori posto, girato al contrario sul pavimento, lo aprì senza guardare il titolo e magicamente venne catapultato all’interno di un racconto ambientato in Messico, in u cui uno spadaccino formidabile dal vestito nero compiva atti di solidarietà verso i poveri. Il bibliotecario fu catapultato in mezzo ad una battaglia tra spadaccini e una misteriosa lettera Z. Dieci granatieri dell’esercito regolare messicano, chi con sciabole, chi con baionette, cercarono di incastrare la Z in un angolo per trafiggerla o catturarla. Tuttavia non riuscirono a fare né l’una né l’altra, perché la Z si poteva trasformare a suo piacimento in qualsiasi altra lettera. Quando, sotto forma di una L, riuscì ad aggrapparsi ad una trave e saltare dalla finestra della caserma in cui stavano combattendo, il sergente Garcia sopraggiunse a cavallo e, tratto il fucile dalla fondina della sella, prese la mira sulla sagoma della Z e fece fuoco. Il proiettile forò il mantello nero della lettera: questa però saltò, buttò giù da cavallo il sergente Garcia, gli incise appunto la sua Z sulla pancia e scomparve nella notte. Scuola Media Statale “I. Nievo”, Castion, Belluno – classe III C Il proiettile forò il mantello nero della lettera: questa però saltò, buttò giù da cavallo il sergente Garcia, gli incise appunto la sua Z sulla pancia e scomparve nella notte. Z, dopo essersi riposato, riprese il suo cammino. Ad un tratto però, sentì qualcuno tirare il suo mantello, si voltò e vide il sergente Garcia: era ancora vivo. Questo colpì con violenza la lettera, che cadde a terra inerme; il suo ultimo pensiero, prima di perdere i sensi andò alla sua amata Teresa. Dopo aver ripreso conoscenza, Z lesse un messaggio lasciatoli da Garcia, in cui vi era scritto che Teresa era stata rapita. Dal fitto bosco ricomparve Z, stringendosi il mantello, con la spada in mano, raggiunse in fretta il covo del sergente. Egli vi scorse la bella fanciulla, in lacrime e con le mani legate, e una fervida rabbia gli prese il cuore. Così strinse con estrema forza la sua spada e irruppe nel covo. Garcia, che stava dormendo, sentì le grida di Z e subito si svegliò, afferrò la pistola e mirò contro Z. La lettera però schivò il colpo e corse verso Teresa per liberarla. Il sergente, avendo terminato i proiettili, si arrese senza tentare alcuna fuga. Z rivolse la spada verso Garcia minacciandolo. Prima che Z avesse il tempo di trafiggere l’avido cuore del sergente, giunse nel covo una giovane misteriosa, il cappello calato sul viso nascondeva la sua identità ma Garcia la riconobbe in un istante: era sua figlia Elena. Questa si frappose tra Z e il padre pregando il primo di abbassare la spada. Supplicò poi il padre di non commettere più alcuna malvagità, di9 lasciar vivere in pace i due amanti e, anziché infastidire e scontrarsi con la gente, di vivere semplicemente con lei. Padre e figlia se ne andarono, Z e Teresa poterono trascorrere il resto della loro vita insieme. Istituto Magistrale “Vittorino da Feltre”, Feltre, Belluno