Il triangolo di Rondinella di Sassoferrato
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Il triangolo di Rondinella di Sassoferrato
1 Alessio CHIODI Il triangolo di Rondinella di Sassoferrato Nel 2010 una segnalazione del signor Fabio Lanuti al Gruppo Archeologico Appennino Umbro Marchigiano (GAAUM) ha destato l’interesse di chi, da anni, si impegna nella valorizzazione del patrimonio archeologico e culturale della zona di Sassoferrato (AN). Il suddetto signor Lanuti ha fatto notare al presidente dell’associazione, Vincenzo Moroni, quella che inizialmente è stata definita un’”anomalia del terreno” riscontrabile in località Rondinella, presso il comune di Sassoferrato. Questa anomalia non è visibile a livello stradale, bensì solo con l’utilizzo dei moderni sistemi di ripresa aerea anche a disposizione di tutti, come ad esempio, e Google Earth. Se si cerca il toponimo “Località Rondinella, Sassoferrato,” si nota immediatamente cosa abbia scosso la curiosità e la competenza 1 scientifica del gruppo archeologico locale . La stessa Soprintendenza per i Beni Archeologici delle Marche è stata informata della presunta anomalia, ma dagli uffici competenti non è giunta alcuna risposta in merito. L’elaborato che si sviluppa in queste poche pagine ha l’obiettivo di proporre una spiegazione riguardo a questo sito – che interessa gli archeologi locali – spiegazione la cui validità scientifica potrebbe essere confermata solo da studi approfonditi. I rinvenimenti di fine Ottocento nella romana Sentinum promossero in loco un vivo interesse culturale che speriamo con questo di ridestare. I dati Dalle fotografie aeree si rileva un triangolo equilatero, con lati lunghi circa 20 m, con uno spessore di 6. L’area circoscritta è di 170 m quadrati (fig. 1). I segni che formano la particolare figura si trovano all’interno di un campo agricolo privato e ciò ha suscitato in molti il dubbio che questi solchi nel terreno possano essere dovuti all’utilizzo di mezzi meccanici2 Le ultime immagini di Google Earth confermano che il triangolo era visibile anche nel 2001 e nel 2003 durante l’aratura estiva, quando la folta vegetazione invernale non impediva la visuale completa dell’area. Purtroppo le immagini di Google Earth sono datate e quindi non è chiaro se tutt’oggi il triangolo sia ancora visibile come in passato. Nuove ricerche con l’aggiornamento dei dati potrebbero aiutare nella comprensione di questo fenomeno e capirne di più sul “triangolo di Rondinella”. 1 - Vedi Fig. 1 2 - Si fa riferimento a riprese aeree compiute dalla Compagnia Generale Riprese Aeree S.p.A. nel mese di settembre del 1999 a 2000 metri di altitudine, nelle quali compare il triangolo. Si ringrazia Ernesto Paleani per il prezioso aiuto e contributo. 2 Per una possibile interpretazione Se davvero ci trovassimo di fronte ad un sito archeologico sarebbe prioritario capirne la natura. La sua dimensione e conformazione può lasciare ad un primo acchito perplessi. Difatti, l’impianto triangolare è assai più raro di quello quadrangolare, trapezoidale o rettangolare, ma di certo non meno conosciuto, soprattutto nel campo dell’architettura militare. Come massimo esponente dell’ ingegneria militare, nei secoli XV e XVI, ricordiamo Francesco di Giorgio Martini. Nato a Siena nel 1439, egli fu un teorico dell’architettura ed un ingegnere, prima ancora di essere pittore e scultore. Tutt’oggi possiamo ammirare i capolavori del suo genio, anche perché la sua perizia è ben visibile in edifici che rappresentano il nerbo del nostro patrimonio artistico ed architettonico nazionale; essi sono la fortificazione di Costacciaro, la rocca di Serra Sant’Abbondio, di Sassocorvaro, di Frontone, il castello aragonese di Taranto, il castello angioino di Gallipoli. Questi edifici, ognuno con la propria storia e la propria identità, sono accomunati da un elemento architettonico che funge quasi da firma di chi li ideò o li progettò. Essi presentano infatti un rivellino appuntito di indubbia validità in ambito militare. In quel periodo la forma circolare delle torri innestate ai vertici degli impianti difensivi non garantiva, come già accaduto per il passato, la totale scomparsa dei settori defilati, ovvero di coni d’ombra del perimetro esterno fortificato in cui, una volta collocatosi il nemico, non era più possibile colpirlo. Per eliminare questi settori, in grado di ridurre significativamente l'inviolabilità dell'intera fortificazione, si studiò di far cambiare forma alla torre, da circolare a triangolare, in modo da poter applicare il concetto di tiro “radente” e spazzare la faccia rettilinea del nuovo elemento. Altri esempi di architettura militare di questo tipo li troviamo nel castello dell’Aquila, a Lamezia Terme (CZ), nei torrioni triangolari del castello di Mandatoriccio (CS) e di Stilo (RC), nel castello dell’Acerno ad Arezzo e nella base (anch’essa triangolare) del castello di Stignano (RC). La base triangolare è dunque fedelmente legata alla tradizione militare, nonostante vi siano anche esempi di architettura civile di questo tipo come il campanile della cappella di San Bernardo nel comune di Mombasiglio. È possibile, dunque, trovarsi di fronte ad un reperto che indichi nell’area di Rondinella una fortificazione triangolare? Gli indizi sembrebbero portare verso questa direzione. L’ampiezza dell’area non consente di ritenere che al suo interno sia vissuta una comunità in maniera stabile: al massimo potrebbe aver avuto la funzione di luogo di controllo della zona, svolto da pochi elementi. Il campo sul quale sorge l’ipotetica struttura si trova a circa 316 m sul livello del mare e domina un avallamento che conduce ad un guado del fiume Sentino, uno dei torrenti più importanti della zona3. Un torretta o altro modo di avvistamento in quell’area avrebbe garantito il controllo sia del guado che di un altro importante snodo commerciale, ossia il valico di Scheggia, che si può considerare una delle porte per gli Appennini. Le numerose genti che nel corso dei secoli e dei millenni hanno vissuto in queste zone conoscevano molto bene i punti strategicamente importanti per il controllo del commercio e gli spostamenti delle persone. Non è un caso che la stessa Sentinum abbia visto la luce a pochissimi chilometri di distanza dal sito di cui ci si sta interessando ora. La piana del Sentino rappresenta uno snodo cruciale e in 3 Vedi Fig. 2 3 passato gli Umbri ed i Romani ne erano consapevoli. Gli stessi Longobardi hanno fortificato numerose gole e valli col fine di rinforzare i propri domini sui territori occupati. Si spera che quanto comunicato possa suscitare, nelle autorità competenti, la stessa emozionante curiosità scientifica che ha destato in molti di noi. Appendice fotografica: Fig. 1 4 Fig. 2