Casa Italia, ieri #italiasicura

Transcript

Casa Italia, ieri #italiasicura
Oggi è Casa Italia, ieri #italiasicura
Bisognerebbe parlare ogni giorno, di sicurezza del centro storico dell’Aquila. Invece
di cogliere la questione solo quando la tre giorni jazz, viene annullata per ragioni di
sicurezza e di lutto. E di tristezza e voglia di tacere come purtroppo non fanno i
social. I commercianti ci rimetteranno, ma è una città intera che ci rimette da sette
anni, perfino l’edilizia è in crisi, tantissima gente ha perso il posto, hanno chiuso
grandi giornali, colleghi a spasso, altri a lavorare comunque per due lire e ci fosse
un aquilano uno, a sostenerne le ragioni, piuttosto che buttargli addosso melma
fosse solo per il modo di raccontare una storia, diversamente dal suo personale
sentire. Il terremoto ha arricchito pochissime persone e ne ha impoverite tante
altre, è un quadro generale a deprimere e in questo quadro non possiamo inserire
solo i commercianti. Che l’agibilità parziale di tanti locali servisse a non
abbandonare il centro che comunque resta un enorme cantiere, lo sanno anche i
sassi e che i puntellamenti non sono mai stati manutenuti, nonostante fossero stati
garantiti solo per due anni, e ne sono passati sette da quella terribile notte, ogni
aquilano dovrebbe averlo impresso nella memoria ogni giorno, così da chiedere
alla politica che lo amministra, quotidianamente, il diritto alla sicurezza per sé e
per i propri figli. E non solo quando gli rode perché il jazz non ci sarà, dimenticando
che a pochi chilometri da noi, scavano per trovare morti e sopravvissuti. Peraltro è
gente che spesso non sa nemmeno di che musica parliamo, ma ci sarà tempo per
tornarci e non è questo il momento. Ci fosse un solo cittadino, quello stesso che
dimentica ogni giorno la priorità di reclamare una ricostruzione sicura, ad
indignarsi per le chiacchiere del premier Renzi sulla prevenzione, che oggi chiama
Casa Italia, due anni fa chiamava #italiasicura, con tanto di sito web sulla
prevenzione, e domani con un’altra tragedia chi sa cosa diventerà. La tragica
sensazione è che ci si rizzano i peli solo quando ci toccano l’orticello, dopodiché,
per il resto della vita, possiamo tranquillamente girare la testa dall’altra parte
tanto chissenefrega.