DOSSIER TAMIL
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DOSSIER TAMIL proprietà. Questo segnò un punto di non ritorno: molti tamil si trasferirono al nord nelle zone a maggioranza tamil e i singalesi cominciarono ad abbandonare la zona di Jaffna. I secessionisti tamil reclamavano il terzo settentrionale del paese e la costa orientale; essi costituivano senza dubbio la maggioranza al nord, però a est si trovavano tamil, singalesi e musulmani in parti uguali. Vi fu un’escalation di violenza da entrambe le parti, con intimidazioni e massacri tipici di quella che oggi chiamiamo ‘pulizia etnica’. Da allora il governo dello Sri Lanka ha continuato a oscillare tra soluzioni politiche e offensive militari che non sono riuscite a fermare i massacri e il terrorismo. In tempi più recenti, nel giugno 2003 il governo singalese ha assunto l’impegno di elaborare un piano di pace che permetta un’amministrazione regionale ad interim nelle zone settentrionali e orientali a maggioranza Tamil, piano che è stato appoggiato dai donatori internazionali che hanno stanziato 4,5 miliardi di dollari a sostegno della pace e della ricostruzione. La presidentessa dello Sri Lanka Chandrika Kumaratunga e i parlamentari della formazione Tamil National Alliance hanno accettato di riprendere a discutere, a partire da giugno 2004, sull’autonomia amministrativa richiesta dai Tamil. Nel novembre 2005 si sono svolte le quinte elezioni presidenziali dello Sri Lanka da quando è stata approvata la costituzione del 1978. Subito dopo la vittoria, il nuovo presidente Mahinda Rajapakse si era impegnato a riavviare immediatamente i negoziati con i ribelli tamil del LTTE che da oltre venti anni si battono per ottenere l’autonomia dei territori nordorientali dell’isola, sotto il loro controllo. Ma già nei giorni immediatamente successivi alle elezioni presidenziali, da più parti è stato sottolineato come la vittoria di Rajapakse rappresenti un passo indietro sulla strada dell’accordo tra il Governo e il fronte dei ribelli. La presidentessa uscente aveva seguito una linea politica lontana dal nazionalismo singalese dei suoi predecessori, favorevole alla riconciliazione nazionale e alle aperture del mercato. Rajapakse si è invece presentato alle urne alla guida di una coalizione politica che comprende al suo interno il People’s Liberation Front (JVP), una formazione nazionalista cingalese di estrema sinistra, fortemente avversa ai tamil e favorevole a una soluzione definitiva della questione manu militari. Le elezioni erano state interpretate come un voto che avrebbe consentito alla popolazione di decidere quale strada seguire sulla via della pacificazione con l’etnia tamil e della ricostruzione economica dopo lo tsunami del 26 dicembre del 2004. Proprio nella settimana in cui si sarebbero dovuti svolgere a Ginevra dei negoziati pace tra il Governo dello Sri Lanka e il LTTE (dal 19 al 21 aprile), la situa- Cultura La tragedia dello Sri Lanka ha radici nella sua intolleranza etnica e nell’interpretazione militante della filosofia religiosa. I singalesi sono prevalentemente buddhisti, i tamil prevalentemente indu e vi sono forti minoranze musulmane e di cristiani burgher (discendenti dei coloni olandesi). I singalesi parlano singalese, i tamil e la maggior parte dei musulmani parlano tamil e i burgher spesso parlano inglese. I musulmani sono sparsi qui e là su tutta l’isola e si crede discendano da antichi commercianti arabi o indiani. Si sono tenuti il più possibile in disparte dal conflitto civile, anche se si sono verificati scontri tra musulmani e tamil nella zona orientale. I tamil della regione collinare, di bassa casta, arrivati recentemente e portati dagli inglesi per lavorare nelle piantagioni, hanno poco in comune con quelli del nord che vivono in Sri Lanka da oltre 1000 anni. I tamil della regione collinare in genere sono riusciti a evitare di farsi trascinare nel conflitto etnico. Ambiente Lo Sri Lanka ha la forma di una gigantesca lacrima che cade dalla punta meridionale del vasto subcontinente indiano. È separata dall’India dallo stretto di Palk, largo 50 km, ma c’è una serie di isolotti corallini noti come Ponte di Adamo che formano quasi un ponte naturale tra le due terre. L’isola misura appena 433 km in lunghezza e 244 km di ampiezza e le sue dimensioni sono paragonabili a quelle dell’Irlanda, della Virginia Occidentale o della Tasmania. zione è degenerata. In primo luogo le Tigri tamil hanno annunciato che non vi avrebbero partecipato poiché non è stato permesso alle diverse fazioni che compongono l’LTTE di incontrarsi e discutere una strategia unitaria. Il 25 aprile è stato ferito in un attentato il generale Fonseka, capo di stato maggiore dell’esercito in un attentato suicida a cui ha fatto seguito la risposta del governo che ha bombardato la regione nordorientale del porto di Trincomalee. Le Tigri Tamil dello Sri Lanka minacciano risposte armate ‘difensive’ se non cesseranno i raid aerei e i bombardamenti di artiglieria nel loro territorio. Al momento di andare in stampa quindi la soluzione del conflitto tra la maggioranza singalese di religione induista e la minoranza tamil di fede buddista, che ha causato fino ad oggi 65mila morti, sembra allontanarsi una volta di più. Nel dicembre 2004 lo tsunami ha coinvolto e devastato quasi l’80% della linea costiera dello Sri Lanka. Più di 30’000 persone hanno perso la vita nel disastro. Circa 100’000 abitazioni sono state distrutte.! * fonti: www.edt.it e diversi articoli apparsi recentemente sui giornali il dialogo II/06 11