07_Rassegna - Della Latta - Recenti Progressi in Medicina
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131 Recenti Prog Med 2015; 106: 131-136 Valutazione biomolecolare dei profili trascrittomici umani in campioni di sangue intero: un possibile approccio clinico? Veronica Della Latta1,2, Manuela Cabiati1, Maria Aurora Morales1, Silvia Del Ry1 Riassunto. L’analisi dei profili di espressione genica su campioni di sangue periferico rappresenta l’approccio più promettente per lo studio di biomarcatori diagnostici e prognostici, integrando le informazioni quantitative ottenute dal semplice dosaggio plasmatico con quelle qualitative derivanti dallo studio dei profili trascrittomici. Nuove tecniche di raccolta di campioni biologici, più facilmente reperibili e accessibili, sono in fase di sviluppo per minimizzare le problematiche legate all’approccio bioptico, più invasivo. A tal fine sono stati validati metodi che consentono di isolare i leucociti partendo da un volume minimo di sangue intero quali il metodo PAXgene. Sfruttando l’applicazione di tale metodo è stato possibile studiare l’espressione genica di biomarcatori e dei relativi pathway di azione implicati in diverse patologie e fino a oggi valutabili con tecniche di biologia molecolare solo a livello tessutale, identificando così nuovi e più specifici bersagli terapeutici. Bio-molecular evaluation of human transcriptomic profile in whole blood sample: a potential clinical approach? Parole chiave. Leucociti, PAXgene, RNA. Key words. Leukocytes, PAXgene, RNA. Introduzione me campioni di sangue periferico, espettorato o urine. A oggi, l’analisi dei profili di espressione genica su campioni di sangue periferico rappresenta l’approccio più promettente per lo studio di biomarcatori diagnostici, prognostici e predittivi, integrando le informazioni quantitative ottenute dal semplice dosaggio plasmatico con quelle qualitative derivanti dallo studio dei profili trascrittomici. Nella pratica clinica i campioni di sangue, regolarmente raccolti e conservati in banche biologiche per applicazioni mediche e di ricerca scientifica, possono essere considerati preziose fonti di acido ribonucleico (RNA) per analisi di espressione genica1-3. Negli ultimi anni lo studio dell’integrità genomica ha assunto sempre maggiore importanza nella diagnostica molecolare, nella ricerca medica e nella sperimentazione di nuovi farmaci. La conoscenza di specifici biomarcatori per la diagnosi e la prognosi di differenti patologie potrebbe consentire la messa a punto di specifiche metodiche cliniche per lo sviluppo di trattamenti utili nel migliorare la qualità di vita dei pazienti. La medicina personalizzata, basandosi su test di genomica predittiva e di altre strategie analitico-sperimentali, rappresenta un approccio chiave per lo sviluppo di terapie farmacogenetiche capaci di indirizzare individualmente e, pertanto, in modo più sicuro ed efficace, l’uso di nuovi farmaci migliorando appropriatezza, rapporto rischio/beneficio e applicazioni di procedure diagnostiche e terapeutiche. Tuttavia, il reperimento di campioni tessutali tramite prelievi bioptici richiede un approccio invasivo per i pazienti che presenta un, seppur piccolo, margine di rischio; diventa, pertanto, auspicabile mettere a punto tecniche di raccolta di campioni biologici più facilmente reperibili e accessibili, co- Summary. At present, the analysis of transcriptional profile of blood samples is the more efficient and promising approach to study diagnostic and prognostic biomarkers, complementing the quantitative information obtained by a simple plasma assay, with the qualitative one of mRNA expression. More novel and available blood collection techniques are being developed reducing problems linked to the invasive bioptic approach. To this purpose, in the last years, methods able to isolate leukocytes from minimal quantity of whole blood have been developed, among these the PAXgene methods offer undeniable advantages. This latter method allows to study the transcriptomic profile of many biomarkers and related pathways involved in different pathologies, until now analyzed only with molecular biology techniques at tissue level, identifying new and more specific therapeutic targets. Le cellule del sangue A livello ematico, i leucociti rappresentano la componente minore dal punto di vista quantitativo; si dividono in due categorie distinguibili in base a caratteristiche tintoriali e morfologiche: • mononucleati (o agranulociti): monociti (2-8%) e linfociti (20-30%); • granulociti: neutrofili (55-70%), eosinofili (14%) e basofili (0,1-1%) (figura 1). Istituto di Fisiologia Clinica, CNR, Pisa; 2 Dottorato GenOMeC, Università di Siena. Pervenuto il 3 dicembre 2014. Accettato dopo revisione l’8 gennaio 2015. 1 132 Recenti Progressi in Medicina, 106 (3), marzo 2015 Classificazione dei leucociti Agranulociti o mononucleati Leucociti (globuli bianchi) Monociti Linfociti (B e T) Neutrofili Granulociti Eosinofili Basofili Figura 1. Classificazione e differenziamento dei globuli bianchi. I leucociti svolgono la loro attività, principalmente correlata al sistema immunitario, al di fuori del circolo sanguigno, promuovendo sia risposte pro-infiammatorie sia eventi apoptotici. In condizioni patologiche, i rapporti tra le varie categorie leucocitarie dell’emogramma variano, riflettendo i cambiamenti metabolico-molecolari a livello d’organo e sono stati così riconosciuti essere potenziali strumenti di uso diagnostico per il monitoraggio di numerose patologie, come neoplasie, disfunzioni mitocondriali, malattie cardiovascolari e neurodegenerative. Tecniche di estrazione: da ieri a oggi I campioni di sangue periferico sono la principale fonte di leucociti/monociti umani per indagini di tipo biologico-molecolare e per l’analisi di nuovi biomarcatori malattia-specifici. Questa tipologia di campioni è utilizzata in alternativa alla raccolta di campioni tessutali, decisamente più invasiva, e risulta particolarmente importante la loro modalità di prelievo, utilizzo e conservazione4. Le tecniche per la separazione delle varie componenti figurate del sangue sono molteplici e ognuna caratterizzata da vantaggi e svantaggi. Negli ultimi anni l’approccio alla diagnostica si è evoluto dalla consueta analisi di DNA alla valutazione dell’espressione genica attraverso lo studio dell’RNA. La sfida dei ricercatori è stata quella di sviluppare nuovi protocolli mirati alla raccolta e quindi al mantenimento dell’integrità dell’RNA stesso, minimizzando eventi di degradazione dell’RNA e cambiamenti nei profili di espressione genica5-7. Nonostante ciò, rimane ancora da chiarire quale sia la tecnica migliore per la corretta estrazione e conservazione dell’RNA. Negli anni ’70 il principale metodo di estrazione dei monociti era basato solo sulla capacità di separare le cellule in base alla loro velocità di eritro-sedimentazione mediante centrifugazione (counterflow centrifugation)8,9 in una soluzione tampone, capace di mantenere invariata la struttura cellulare, evitando l’utilizzo di sostanze chimiche (come, per es., coloranti) e fisiche (come l’uso di anticorpi o sostanze per la lisi della membrana plasmatica) per ottenere la separazione cellulare mediante l’uso di vari gradienti. Purtroppo, tale metodica, basandosi solo sul concetto della velocità di eritrosedimentazione, non permetteva né di separare diverse tipologie cellulari con simili proprietà di sedimentazione né di ottenere rese di estrazione che rientrassero più o meno nello stesso range di efficienza, rendendo così difficoltosa la riproducibilità dei risultati10. Questa procedura, costosa e di difficile esecuzione, intorno agli anni ’80 è stata sostituita dalla separazione monocitaria mediante gradiente con Percoll11,12, nonostante la resa dell’RNA totale fosse minore. Grazie alla formazione di un gradiente che si genera mediante centrifugazione, il Percoll è stato molto utilizzato per la separazione di popolazioni cellulari, dalle quali estrarre acidi nucleici, in quanto risulta essere atossico e incapace di penetrare la membrana cellulare. Inoltre, ha un pH di circa 9,0 modificabile in un range compreso tra 5,5-10,0 senza che le sue caratteristiche possano subire alterazioni, ha una bassa osmolarità, è viscoso e può essere facilmente rimosso tramite purificazione. Successivamente questo metodo di separazione è stato combinato e potenziato con un co-polimero sintetico idrosolubile, il Ficoll Hypaque (F/H). Tale tecnica si basa su centrifugazione in gradiente di densità per separare le cellule mononucleate del sangue periferico (PBMC, peripheral blood mononuclear cell) da altre cellule ematiche: cellule a minore densità si concentrano sopra lo strato di F/H, mentre i globuli rossi e i granulociti si raccolgono sul fondo della provetta. La metodica F/H è di più semplice esecuzione e permette di contenere i costi13, ma ha lo svantaggio di richiedere un volume notevole V. Della Latta et al.: Valutazione biomolecolare dei profili trascrittomici umani in campioni di sangue intero Sangue venoso eparinato Stratificazione con Ficoll/Hypaque Centrifugazione Plasma Piastrine per 20 min PBMC a 900 g a TA FH 2 lavaggi per 10 min a 400 g a TA PBMC Linfociti B FH Monociti RBC PMN Prelievo ematico PAXgene RNA tubes Lavaggi+ risospensioni Lavaggi+ risospensioni Purificazione di sangue dal paziente (generalmente 10 o 60 ml). Inoltre, è necessario effettuare la procedura di isolamento il più velocemente possibile o, quando non possibile, conservare il campione per breve periodo di tempo a circa 4 °C procedendo al suo mescolamento continuo (figura 2). Con lo scopo di mettere a punto un protocollo di estrazione che prevedesse minori quantità di sangue, sono stati validati metodi di isolamento dei PBMC partendo da un volume di circa 6-8 ml di sangue intero14. La raccolta del campione è effettuata utilizzando provette contenenti EDTA come anticoagulante ed estraendo immediatamente l’RNA, al fine di evitarne la degradazione, attraverso saggi commerciali dedicati. Un’altra tecnica generalmente utilizzata per l’estrazione dell’RNA totale da tessuto è quella basata sull’uso della guanidina-tiocianato fenolo cloroformio, che permette una rapida inibizione dell’attività delle RNasi garantendo maggiore resa di estrazione, buon grado di purezza e migliore integrità dell’RNA estratto. Lo svantaggio di tale metodica è la possibile presenza di contaminazione da DNA genomico, che porta a significative problematiche durante studi di biologia molecolare (reazione a catena della polimerasi-PCR- e/o Real-Time PCR). Nel 2001 la ditta PreAnalytiX (DIALAB and Qiagen, Hilden, D) ha introdotto con successo un sistema PAXgene Blood RNA, tutt’oggi utilizzato nelle applicazioni di ricerca clinica. Queste provette contengono una sostanza stabilizzante dell’RNA e risultano particolarmente adatte alla raccolta, allo stoccaggio e al trasporto dei campioni ematici. Effettuando un prelievo di 2,5 ml di sangue intero è possibile, attraverso un sistema di estrazione dedicato (PAXgene Blood RNA extraction kit), isolare e purificare RNA totale intracellulare per uso diagnostico. I campioni di sangue intero vengono raccolti in specifiche provette, PAXgene Blood RNA tube, contenenti reagenti adibiti all’immediata stabilizzazione dell’RNA, attivi già a partire dal momento del prelievo. Il sistema di estrazione, PAXgene Blood Figura 2. Tecnica Ficoll/Hypaque (F/H) per la separazione dei PBMC da sangue periferico. Eluizione RNA totale estratto Figura 3. Metodica PAXgene (modificato da PAXgene Blood RNA Kit Handbook). RNA extraction kit, consente di ottenere l’RNA da campioni ematici attraverso centrifugazioni combinate con tamponi di lavaggio, capaci di allontanare le componenti cellulari dagli acidi nucleici, incluse le proteine (figura 3). Questo approccio sembra essere una valida alternativa per la conservazione del campione ematico, in quanto è possibile conservare i campioni a temperatura di -20/-80 °C fino a 50 mesi permettendo il mantenimento dello stesso grado di purezza del sangue fresco e un’adeguata stabilità del profilo di espressione genica degli effettori di interesse4,6,15-17. Infatti, l’analisi dei profili trascrittomici di campioni sottoposti a prolungati periodi di congelamento risulta essere molto similare a quella ottenuta dai campioni estratti e analizzati nelle 24 ore successive al prelievo. Grazie alla minima invasività e al vantaggio di ottenere buone rese di RNA estratto totale, il metodo basato sull’utilizzo del PAXgene Blood RNA extraction kit è impiegato negli studi di espressione genica per l’identificazione di biomarcatori correlati a differenti patologie, quali, per esempio, le malattie cardiovascolari. Nelle condizioni in cui è possibile ottenere contemporaneamente biopsie tessutali e campioni ematici, come per es. avviene durante interventi di chirurgia cardiaca, è possibile evidenziare come il confronto delle variazioni dei profili trascrittomici di geni target mimi le alterazioni osservabili a livello tessutale18. Lavorare con metodi non invasivi, come il semplice prelievo di sangue, permette quindi di superare le problematiche relative alla reperibilità delle biopsie tessutali, garantendo la possibilità di evidenziare ipotetiche variazioni di espressione degli effettori in studio grazie al confronto con soggetti sani. La figura 4 riassume i vantaggi ottenibili dall’utilizzo della metodica PAXgene. Recentemente, grazie all’applicazione del metodo PAXgene, è stato possibile valutare l’espressione genica di marcatori coinvolti nello sviluppo della malattia cardiovascolare fino a oggi valuta- 133 134 Recenti Progressi in Medicina, 106 (3), marzo 2015 2,5 ml sangue intero Grado di purezza: contaminazione DNA genomico ≤1% Stabilità dell’RNA e resa di estrazione ≥3µg Facilità di conservazione Riproducibilità e velocità Facilità di trasporto Provetta PAXgene Figura 4. Vantaggi della metodica PAXgene. bili con tecniche di biologia molecolare (PCR, Real-Time PCR, elettroforesi SDS-PAGE e analisi di Western Blot) solo a livello tessutale o a livello plasmatico attraverso dosaggi immunometrici (saggi ELISA e RIA). Questi ultimi permettevano di verificare solo la loro concentrazione ematica e le eventuali successive alterazioni a livello d’organo. L’utilizzo della tecnica PAXgene, data l’opportunità di valutare anche i sistemi recettoriali nel sangue periferico, fornisce un’informazione più completa per la migliore caratterizzazione delle componenti infiammatorie, apoptotiche e di rimodellamento associate allo sviluppo delle patologie cardiache. Applicazioni del PAXgene negli studi clinici In questi ultimi anni sono stati condotti studi basati sulla valutazione dell’espressione genica di biomarcatori tipici del profilo infiammatorio su leucociti estratti da campioni di sangue periferico sfruttando i vantaggi relativi all’impiego del PAXgene. È stato dimostrato che pazienti con patologie cardiovascolari presentano aumentati livelli di citochine pro-infiammatorie derivanti dall’attivazione delle cellule circolanti del sistema immunitario, come i PBMC, e correlate con il deterioramento della funzionalità e delle prestazioni del cuore. La maggiore produzione di queste citochine potrebbe così rispecchiare le alterazioni dovute agli infiltrati cellulari infiammatori nel cuore di pazienti affetti da danno cardiaco. Studi recenti19,20 riportano dati originali riguardanti il profilo trascrittomico del sistema del pe ptide natriuretico di tipo C (CNP), del suo recettore specifico NPR-B e di quello adrenomedullina/intermedina (ADM/IMD) in sangue periferico di pazienti con scompenso cardiaco in funzione della gravità della patologia. Il CNP appartiene alla famiglia dei peptidi natriuretici e mostra proprietà strutturali e fisiologiche simili a quelle degli altri membri della famiglia quali il peptide natriuretico atriale (ANP) e quello cerebrale (BNP). Il CNP è prodotto principalmente dall’endotelio e recentemente è stata evidenziata una sua produzione a livello cardiaco21. Oltre alle azioni di diuresi e natriuresi, il CNP è in grado di indurre vasorilassamento attraverso iperpolarizzazione delle cellule muscolari lisce grazie al legame ad alta affinità con il recettore specifico NPR-B e con quello di clearance NPR-C. Il peptide ha effetti antinfiammatori e interagisce con diverse citochine vasoattive, come il monossido di azoto, alcune prostaglandine e altri peptidi vasodilatatori, che contribuiscono alla sua attività vasodilatante. È stato dimostrato che la sua espressione non è confinata solamente a livello d’organo e tessuto, ma risulta essere presente anche nelle cellule del torrente circolatorio, includendo i leucociti22. La possibilità di determinare l’espressione del CNP e del sistema recettoriale a partire da campioni di sangue periferico è stata così dimostrata superando la necessità di analisi più invasive per i pazienti, gettando le basi per una migliore e più completa interpretazione della fisiopatologia cardiovascolare. V. Della Latta et al.: Valutazione biomolecolare dei profili trascrittomici umani in campioni di sangue intero Come il CNP, anche l’ADM è un potente peptide natriuretico endogeno espresso in vari tessuti e ha azione vasodilatatrice in grado di aumentare la gittata cardiaca e di regolare il tono vascolare locale e sistemico. L’ADM è inoltre secreta dai PBMC ed è capace di sopprimere la produzione di citochine infiammatorie. Elevati livelli plasmatici di ADM sono stati misurati in pazienti con scompenso cardiaco, suggerendo un suo potenziale effetto protettivo ed è stato dimostrato che ADM potrebbe essere un valido marker di prognosi e sopravvivenza in questi pazienti20. L’IMD, conosciuta anche come adrenomedullina-2, è espressa in vari tessuti, quali cuore, reni, polmoni, tratto gastrointestinale, cervello, epidermide, pancreas, milza, timo, ovaie e come ADM è secreta dai PBMC22. È stato dimostrato che anche l’IMD agisce sul sistema cardiovascolare con effetto ipotensivo e vasodilatatorio. Dallo studio dei profili trascrittomici a livello circolante di ADM/IMD e di CNP/NPR-B è stata evidenziata una loro forte correlazione, probabilmente dovuta alle azioni svolte non solo a livello cardiaco ma anche sistemico, rendendoli importanti marcatori di patologia19,20. Grazie all’utilizzo del metodo PAXgene è possibile inoltre analizzare l’espressione genica di specifici sistemi recettoriali; infatti, recenti studi hanno caratterizzato il profilo di espressione dei recettori adenosinergici specifici per il ligando adenosina, quali ADORA1, ADORA2a, ADORA2b e ADORA314,23. L’adenosina è un nucleotide purinico rilasciato dalle cellule ed è un importante agente cardio-protettivo e antinfiammatorio capace di modulare numerose funzioni fisiologiche, tra cui la vasodilatazione, la soppressione dell’attività contrattile cardiaca, l’inibizione dell’aggregazione piastrinica e l’induzione del processo angiogenetico. In condizioni fisiologiche questo nucleotide è rilasciato nello spazio extracellulare; nel momento in cui si presenta una condizione di danno/stress la concentrazione di adenosina trifosfato (ATP), rilasciata a livello extracellulare, aumenta, e questa viene metabolizzata ad adenosina grazie all’azione di due nucleotidasi: ecto-nucleoside di-fosfato difosfoidrolasi (CD39) ed ecto-5’-nucleotidasi (CD73). Durante tali eventi quindi la concentrazione di adenosina dovrebbe risultare notevolmente aumentata, ma a causa della sua breve emivita non è di facile quantificazione; per questo motivo risulta essenziale riuscire a valutare i profili di espressione dei suoi recettori e delle componenti del suo metabolismo. Valutando simultaneamente l’espressione dei quattro sottotipi recettoriali in leucociti umani estratti da campioni di sangue periferico di pazienti con scompenso cardiaco di diversa gravità14,23, è stata osservata un’attivazione del sistema recettoriale adrenergico e degli enzimi di conversioni CD39-CD73 in funzione della severità della patologia. Recentemente, il PAXgene è stato utilizzato anche per mettere a punto analisi di espressione genica riguardanti componenti regolatorie di pathway implicati in diverse neoplasie. Infatti, in uno studio incentrato sul cancro del colon retto, tale metodica è risultata essenziale per l’identificazione di geni espressi in maniera differenziale tra soggetti sani e con patologia. In particolare, è stata evidenziata una serie di geni, appartenenti alla famiglia dei recettori Toll-like, che risulta essere up-regolata nel tumore24. Il PAXgene b lood RNA extraction kit è stato anche utilizzato per una convalida analitica in uno studio rivolto contro il cancro alla prostata, dimostrando che anche a livello di sangue periferico sono riscontrate le stesse variazioni dei profili trascrittomici evidenziate nel tessuto prostatico25. La tecnica del PAXgene per l’estrazione di RNA da sangue periferico ha trovato ampio impiego anche in studi preliminari rivolti contro malattie neurodegenerative come, per esempio, la sclerosi laterale amiotrofica (SLA). Tale patologia, dall’esito infausto, colpisce l’apparato motorio. I meccanismi che causano neurodegenerazione nella SLA sono completamente sconosciuti, pertanto, l’identificazione di biomarcatori potrebbe permettere di rilevare i primi segni di SLA, valutare la progressione della malattia, monitorare gli effetti del trattamento, o addirittura aiutare a identificare la causa della malattia. A tale proposito, una potenziale fonte di materiale genetico da analizzare con studi sui profili trascrittomici deriva dai campioni di sangue periferico, in quanto i soggetti affetti da SLA sono costantemente sottoposti a prelievi ematici26. In questi ultimi anni la tecnica del PAXgene per l’estrazione da sangue periferico sta trovando ampio impiego anche negli studi di genome wide-association27. Conclusioni La maggiore disponibilità di stabilizzatori di RNA e lo sviluppo di sistemi per raccolta, estrazione e stoccaggio di campioni ematici ha notevolmente migliorato la tipologia e la qualità dei risultati di analisi di espressione genica. Come appena descritto, esiste un ampio spettro di applicazioni cliniche del metodo PAXgene che evidenziano la possibilità di ottenere in maniera del tutto non invasiva informazioni che fino a pochi anni fa avrebbero richiesto la raccolta di campioni bioptici per l’analisi tessutale. Tuttavia, rimane la necessità di ottimizzare la qualità dell’RNA estratto e la sua resa a lungo termine. Nuove e future prospettive cliniche stanno portando i ricercatori a concentrare la loro attenzione sull’analisi dei profili trascrittomici, rispetto all’analisi del DNA, con l’intento di riuscire a standardizzare e migliorare ulteriormente la raccolta e la purificazione dell’RNA intracellulare da sangue intero per applicazioni in studi di diagnostica molecolare. Tali studi, basati su approcci di analisi globale, consentono l’identificazione di nuovi bersagli terapeutici valutando geni modulati durante l’evoluzione della patologia clinica. Per questo diventa importante la cooperazione medicoricercatore, con lo scopo di: trasferire i risultati dal 135 136 Recenti Progressi in Medicina, 106 (3), marzo 2015 laboratorio al paziente; elevare l’accuratezza della diagnosi clinica; arruolare e informare i soggetti/ pazienti garantendo il corretto consenso informato e la tutela della riservatezza individuale. Bibliografia 1. Elliott P, Peakman TC, UK Biobank. The UK Biobank sample handling and storage protocol for the collection, processing and archiving of human blood and urine. Int J Epidemiol 2008; 37: 234-44. 2. Jackson DH, Banks RE. Banking of clinical samples for proteomic biomarker studies: a consideration of logistical issues with a focus on pre-analytical variation. Proteomics Clin Appl 2010; 4: 250-70. 3. Barnes MG, Grom AA, Griffin TA, Colbert RA, Thompson SD. Gene expression profiles from peripheral blood mononuclear cells are sensitive to short processing delays. Biopreserv Biobank 2010; 8: 153-62. 4. 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