le definizioni di sviluppo sostenibile
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le definizioni di sviluppo sostenibile
LE DEFINIZIONI DI SVILUPPO SOSTENIBILE Nel 1991 esistevano già almeno 25 definizioni di sviluppo sostenibile 1 – “Uno sviluppo che soddisfi i bisogni del presente senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare i propri” (Rapporto Brundtland, 1987) 2 – "... lo sviluppo che fornisce i servizi ambientali, economici e sociali di base a tutti senza danneggiare la possibilità di sopravvivenze dei sistemi dai quali questi servizi dipendono..." (ICLEI 1991, World cities and their Environment - The Toronto Declaration) 3 – “Il termine sostenibile si riferisce a una politica e a strategia per perseguire lo sviluppo economico e sociale che non rechi danno all’ambiente e alle risorse naturali dalle quali dipendono il proseguimento dell’attività umana e lo sviluppo futuro” (1992 UE, V Programma Quadro) 4 - “Perseguire lo sviluppo sostenibile significa ricercare un miglioramento della qualità della vita pur rimanendo nei limiti della ricettività ambientale” (1993 CIPE, Piano Nazionale per lo sviluppo sostenibile) 5 – “Per sviluppo sostenibile si intende un miglioramento della qualità della vita, senza eccedere la capacità di carico degli ecosistemi di supporto” (UN Environment Programme and World Wide Fund for Nature) “Tre condizioni per la sostenibilità” (H.Daly, 1991) - i consumi di risorse rinnovabili non devono superare i relativi tassi di rigenerazione; - i consumi di risorse non rinnovabili non devono superare la velocità di ritrovamento o di sviluppo di risorse sostitutive rinnovabili; - le emissioni di inquinanti non devono superare la capacità di assorbimento (carrying capacity) dell’ambiente; I TRE CERCHI LA STORIA 1854 – DISCORSO DI CAPRIOLO ZOPPO AL PRESIDENTE USA 1972 – CONFERENZA DI STOCCOLMA CONFERENZA DELLE NAZIONI UNITE SULL’AMBIENTE UMANO 1987 – CONFERENZA NAZIONI UNITE PER L’AMBIENTE E LO SVILUPPO RAPPORTO BRUNDTLAND “OUR COMMON FUTURE” 1992 – CONFERENZA DI RIO CONFERENZA DELLE NAZIONI UNITE SU AMBIENTE E SVILUPPO 1992 – V PIANO D’AZIONE AMBIENTALE DELL’UE “PER UNO SVILUPPO DUREVOLE E SOSTENIBILE” 1993 – 1999 1993 – PIANO NAZIONALE PER LO SVILUPPO SOSTENIBILE 1994 – CARTA DI AALBORG CONFERENZA EUROPEA SULLE CITTA’ SOSTENIBILI 1996 – CARTA DI LISBONA 2° CONFERENZA EUROPEA SULLE CITTA’ SOSTENIBILI 1996 – ISTANBUL - HABITAT II CONFERENZA DELLE NAZIONI UNITE SUGLI INSEDIAMENTI UMANI 1997 – NEW YORK: VERTICE DELLA TERRA (RIO + 5) 1997 – PROTOCOLLO DI KYOTO 1999 – CARTA DI FERRARA 1999 – ISTITUZIONE DEL SERVIZIO PER LO SVILUPPO SOSTENIBILE 2000 – CARTA DI HANNOVER 3° CONFERENZA EUROPEA SULLE CITTA’ SOSTENIBILI 2001 – VI PIANO D’AZIONE AMBIENTALE 2002 – 2010 DELL’UE “AMBIENTE 2010: IL NOSTRO FUTURO, LA NOSTRA SCELTA” 2002 – JOHANNESBURG VERTICE MONDIALE SULLO SVILUPPO SOSTENIBILE 1854 – DISCORSO DI CAPRIOLO ZOPPO, DELLA NAZIONE INDIANA DEI DUWAMISH, AL PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI (1854) Voi dovete insegnare ai vostri figli che il terreno sotto i loro piedi è la cenere dei nostri antenati. Affinché rispettino la terra, dite ai vostri figli che la terra è ricca delle vite del nostro popolo. Insegnate ai vostri figli quello che noi abbiamo insegnato ai nostri, che la terra è nostra madre. Qualunque cosa capita alla terra, capita anche ai figli della terra. Se gli uomini sputano sulla terra, sputano su se stessi. Noi potremmo capire se conoscessimo che cos'è che l'uomo bianco sogni, quali speranze egli descriva ai suoi figli nelle lunghe notti invernali, quali visioni egli accenda nelle loro menti, affinché essi desiderino il futuro. Ma noi siamo dei selvaggi. I sogni dell'uomo bianco si sono nascosti. E poiché si sono nascosti, noi seguiremo i nostri pensieri. Per i bianchi quello che conta è il denaro e quelli che chiamano i piaceri della vita, mentre per noi il piacere è questa vita che ci circonda, la vita è l'erba che cresce, sono quelli che ci stanno accanto, le nuvole, gli uccelli, tutte le cose vive che fanno la nostra famiglia. Anche i bianchi spariranno, forse prima di tutte le altre tribù. Contaminate tutto e una notte vi troverete soffocati dai vostri rifiuti; dov'è finito il bosco? E' scomparso. Dov'è finita l'aquila? E' scomparsa. E' la fine della vita e l'inizio della sopravvivenza! 1972 – CONFERENZA DI STOCCOLMA CONFERENZA DELLE NAZIONI UNITE SULL’AMBIENTE UMANO Durante la Conferenza di Stoccolma, con la relativa Dichiarazione, vengono adottati per la prima volta, a livello internazionale, alcuni principi che saranno alla base del concetto di sviluppo sostenibile. Principio 1: “L’uomo … ha il dovere solenne di proteggere e migliorare l’ambiente a favore delle generazioni presenti e future” Principio 2: “Le risorse naturali della Terra … devono essere preservate nell’interesse delle generazioni presenti e future, attraverso un’adeguata pianificazione e gestione” Principio 3: “La capacità della Terra di produrre risorse rinnovabili essenziali deve essere mantenuta, ristabilita e migliorata” Principio 4: “… la conservazione della natura deve avere un posto importante nella pianificazione per lo sviluppo economico” Principio 8: “Lo sviluppo economico e sociale è indispensabile se si vuole assicurare un ambiente propizio all’esistenza e al lavoro dell’uomo …” Principio 14: “Una pianificazione razionale è uno strumento essenziale se si vogliono conciliare gli imperativi dello sviluppo con la necessità di preservare e di migliorare l’ambiente” Principio 19: “E’ essenziale impartire l’insegnamento sulle questioni ambientali tanto alle giovani generazioni che alle adulte, tenendo conto dei meno favoriti al fine di sviluppare le basi necessarie per illuminare l’opinione pubblica, e dare agli individui, alle imprese e alla collettività, il senso delle loro responsabilità per quanto concerne la protezione e il miglioramento dell’ambiente in tutta la sua dimensione umana …” Principio 20: “In tutti i Paesi, specialmente in quelli in via di sviluppo, deve essere incoraggiata la ricerca e lo sviluppo scientifico nel contesto dei problemi di ambiente …; deve essere incoraggiata la libera circolazione delle informazioni scientifiche e delle esperienze più recenti …” Principio 24: “I problemi internazionali riguardanti la protezione e il miglioramento dell’ambiente dovrebbero essere affrontati in uno spirito di cooperazione da parte di tutti gli Stati, grandi o piccoli, su un piano di uguaglianza. Una cooperazione attraverso accordi multilaterali o bilaterali è indispensabile per prevenire, eliminare o ridurre e limitare efficacemente i pericoli sull’ambiente …” 1987 – CONFERENZA DELLE NAZIONI UNITE PER L’AMBIENTE E LO SVILUPPO RAPPORTO BRUNDTLAND (OUR COMMON FUTURE) - Prima definizione di sviluppo sostenibile: “Uno sviluppo che soddisfi i bisogni del presente senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare i propri” - “Lo sviluppo sostenibile, lungi dall’essere una definitiva condizione di armonia, è piuttosto processo di cambiamento tale per cui lo sfruttamento delle risorse, la direzione degli investimenti, l’orientamento dello sviluppo tecnologico e i cambiamenti istituzionali siano resi coerenti con i bisogni futuri oltre che con gli attuali” - Approccio unitario allo sviluppo e all’ambiente: un ambiente degradato e depauperato nelle sue risorse non può garantire uno sviluppo durevole e socialmente accettabile - Protezione dell’ambiente non più considerata come vincolo per lo sviluppo, bensì come condizione necessaria per uno sviluppo duraturo - Centralità della partecipazione: “il soddisfacimento di bisogni essenziali esige non solo una nuova era di crescita economica per nazioni in cui la maggioranza degli abitanti siano poveri ma anche la garanzia che tali poveri abbiano la loro giusta parte delle risorse necessarie a sostenere tale crescita. Una siffatta equità dovrebbe essere coadiuvata sia da sistemi politici che assicurino l’effettiva partecipazione dei cittadini nel processo decisionale, sia da maggior democrazia a livello delle scelte internazionali” - 8 obiettivi interdipendenti: Obiettivo 6 – l’integrazione di obiettivi riguardanti l’ambiente e l’economia nei processi di decisione; 1992 – CONFERENZA DI RIO CONFERENZA DELLE NAZIONI UNITE SU AMBIENTE E SVILUPPO - Rappresentanti di 173 Paesi; - DICHIARAZIONE DI RIO SULL’AMBIENTE E LO SVILUPPO: Appartiene alla categoria delle “dichiarazioni di principi” e non costituisce perciò fonte autonoma di norme internazionali; definisce in 27 punti diritti e responsabilità degli Stati circa lo sviluppo sostenibile; - DOCUMENTO AGENDA 21: quale riferimento globale per lo sviluppo sostenibile nel 21° secolo e di applicazione della Dichiarazione di Rio; al 2002 più di 3000 enti locali hanno adottato Agenda 21 Locale; - CONVENZIONE QUADRO DELLE NAZIONI UNITE SUI CAMBIAMENTI CLIMATICI (SIGLA UN-FCCC): firmata a Rio da 154 paesi, impone obblighi di carattere generale finalizzati a contenere e stabilizzare la produzione di gas che contribuiscono all’effetto serra; nel 1997 a Kyoto sarà firmato un Protocollo che obbliga i paesi a ridurre le emissioni di gas serra; - CONVENZIONE SULLA BIODIVERSITÀ (UN – CBD): sottoscritta da 168 paesi, nasce con l’obiettivo di tutelare le specie e i loro habitat; nel gennaio 2000 viene definito, dopo innumerevoli trattative, il Protocollo di Cartagena sulla sicurezza biologica, che regola il trasferimento, la produzione e il trasporto degli organismi geneticamente modificati (OGM); - DICHIARAZIONE DEI PRINCIPI SULLE FORESTE: sancisce in 15 punti il diritto di ogni Stato di utilizzare le foreste secondo le proprie necessità, senza ledere i principi di conservazione e di sviluppo delle foreste stesse; nel 1997 nasce poi il Forum intergovernativo sulle Foreste; nonostante ciò la distruzione delle foreste tropicali negli anni novanta è cresciuta a ritmi più veloci rispetto agli anni ottanta; - CONVENZIONE SULLA DESERTIFICAZIONE (UN – CCD): le basi sono poste a Rio anche se viene formalizzata solo nel 1994; attualmente conta 179 firmatari; essa definisce gli aspetti fisici, biologici e socio – economici della desertificazione, riconoscendo l’importanza del trasferimento delle tecnologie e la necessità di coinvolgere le popolazioni locali (il Protocollo è stato ratificato solo da 20 Paesi, ed entrerà in vigore solo quando saranno almeno 50); I 27 PRINCIPI DELLA CARTA DI RIO “DICHIARAZIONE SULL’AMBIENTE E LO SVILUPPO” PRINCIPIO I – L’umanità è al centro delle preoccupazioni inerenti allo sviluppo sostenibile… (APPROCCIO ANTROPOCENTRICO) PRINCIPIO III – Il diritto allo sviluppo deve essere realizzato in modo tale da soddisfare equamente i bisogni inerenti lo sviluppo stesso e l’ambiente delle generazioni attuali e future. (EQUITA’ INTERGENERAZIONALE) PRINCIPIO IV – Al fine di giungere ad uno sviluppo sostenibile, la protezione dell’ambiente deve essere parte integrante del processo di sviluppo e non può essere presa in considerazione da sola. PRINCIPIO V – Tutti gli Stati e tutti i popoli devono cooperare allo scopo essenziale, imprescindibile, di eliminare la povertà, scopo che costituisce una condizione indispensabile allo sviluppo sostenibile … PRINCIPIO VII – Gli Stati devono cooperare a livello mondiale … Stante la diversità dei ruoli avuti nell’opera di degrado ambientale a livello mondiale, gli Stati hanno responsabilità comuni anche se differenziate tra loro … (PRINCIPIO DI RESPONSABILITA’) PRINCIPIO X – Il miglior modo per trattare i temi ambientali è quello di assicurare, al livello più consono, la partecipazione di tutti i cittadini interessati … PRINCIPIO XV – Per proteggere l’ambiente devono essere diffusamente applicate misure precauzionali da parte degli Stati secondo le proprie capacità. In caso di rischio di gravi e irreversibili danni l’assenza di assoluta certezza scientifica non deve essere presa come pretesto per rinviare nel tempo l’adozione di misure effettive miranti alla prevenzione del degrado ambientale. (PRINCIPIO PRECAUZIONALE) PRINCIPIO XVI – … in via di principio, è colui che inquina che deve assumersi il costo dell’inquinamento … (PRINCIPIO “CHI INQUINA PAGA”) PRINCIPIO XX – Le donne svolgono un ruolo vitale nella gestione dell’ambiente e nello sviluppo. La loro piena partecipazione è pertanto essenziale per la realizzazione di uno sviluppo sostanziale. PRINCIPIO XXI – E’ necessario attivare la creatività, gli ideali e il coraggio dei giovani del Mondo intero al fine di creare una collaborazione mondiale, in modo tale da garantire a tutti uno sviluppo sostanziale e un avvenire migliore. AGENDA 21 Agenda perché fissa gli impegni per il futuro, 21 perché il futuro di riferimento è quello del 21° secolo. Documento costituito da 40 capitoli, riferimento globale per lo sviluppo sostenibile del 21° secolo. Articolata in 4 sezioni: - Dimensione economica e sociale - Conservazione e gestione delle risorse - Rafforzamento del ruolo degli attori (es. Cap.28 – Iniziative delle autorità locali a supporto dell’Agenda 21) - Strumenti per l’implementazione CAPITOLO 28 DELL’AGENDA 21 “LE INIZIATIVE DELLE AUTORITA’ LOCALI IN SUPPORTO DI AGENDA 21” 28.1 – “Dal momento che così tanti problemi e relative soluzioni indicati dall’Agenda 21 trovano le loro radici nelle attività a livello locale, la partecipazione e cooperazione delle amministrazioni locali rappresenta un fattore determinante nell’adempimento dei suoi obiettivi. … Poiché gli enti locali rappresentano il livello di governo più vicino ai cittadini, essi giocano un ruolo vitale rispetto all’educazione, alla mobilizzazione e alla responsabilizzazione del pubblico nella promozione dello sviluppo sostenibile” 28.2 – “… entro il 1996, la maggior parte delle autorità locali di ogni paese dovrebbe aver intrapreso un processo di consultazione con le popolazioni e aver raggiunto un consenso rispetto ad una specifica Agenda 21 Locale …” 28.3 – “Ciascun ente locale dovrebbe stimolare un dialogo con i cittadini, le organizzazioni locali, le imprese private al fine di adottare la propria Agenda 21 Locale. Tramite la consultazione ed un processo di costruzione del consenso, le autorità locali devono apprendere dai cittadini e dalle organizzazioni locali, civiche, industriali e di interesse, nonché dotarsi delle informazioni necessarie allo scopo di poter formulare le strategie più appropriate. Il processo di consultazione intende accrescere la coscienza delle famiglie rispetto alle problematiche dello sviluppo sostenibile …” 1992 – V PROGRAMMA D’AZIONE AMBIENTALE UE “PER UNO SVILUPPO DUREVOLE E SOSTENIBILE” 1993 – 1999 - I primi 4 Programmi d’azione avevano approccio del tipo “curativo” piuttosto che “preventivo”, miravano cioè alla soluzione di problemi gravi già esistenti, con soluzioni di tipo soprattutto legislativo (approccio dall’alto verso il basso, “command and control”) - Il V Programma d’Azione introduce importanti novità nella politica ambientale comunitaria: rappresenta un approccio più globale all’ambiente e allo sviluppo, preventivo oltre che curativo, e basato su soluzioni negoziate oltre che “command and control”; è centrato sugli operatori e le attività che danneggiano l’ambiente, senza aspettare che il problema costituisca emergenza; - Costituisce la contestualizzazione in sede comunitaria dei principi dell’Agenda 21; varato subito dopo la Conferenza di Rio; - Si insiste sulla necessità di razionalizzare e ridurre i consumi di risorse, ancora limitata la piena integrazione di sviluppo e ambiente nei processi decisionali; 1 – PRESUPPOSTI DELLO SVILUPPO SOSTENIBILE - Conservazione dell’equilibrio generale e del valore del patrimonio naturale; - Ridefinizione dei criteri e delle analisi costi – benefici delle attività umane considerando le conseguenze reali, in termini fisici e monetari, per l’ambiente nel breve, medio e lungo periodo; - Distribuzione ed uso delle risorse in modo equo tra tutti i paesi; - Prevenzione dell’esaurimento delle risorse naturali e minimizzazione della produzione di rifiuti; - Razionalizzazione della produzione e del consumo dell’energia; - Modifica dell’atteggiamento della collettività per quanto riguarda il consumo e il comportamento; 2 – PRINCIPIO DELLA RESPONSABILITA’ CONDIVISA - Ridistribuzione delle responsabilità ambientali tra i diversi attori sociali con il coinvolgimento attivo nella politica ambientale dei vari soggetti regolati (cittadini, consumatori e imprese); superamento del rapporto autorità controllante / soggetto controllato, in favore di sistemi di controllo alternativi basati per esempio su autocontrollo e sulla certificazione; 3 – SISTEMA MISTO - Affiancamento agli strumenti regolamentativi di tipo command and control con altri strumenti basati sulla responsabilità e iniziativa volontaria dei soggetti - Strumenti amministrativi (autorizzazioni, rispetto di standard, di metodologie e di procedure) - Strumenti economici (tasse ambientali, incentivi, sgravi fiscali) - Strumenti informativi (etichetta ambientale, liste degli inquinatori, dichiarazioni ambientali delle imprese) che incidono sull’immagine dei prodotti e delle imprese; - Strumenti negoziali e volontari (accordi di programma fra le amministrazioni pubbliche e le imprese, programmi di contabilità ambientale volontariamente attivati dalle imprese); introduzione del regolamento EMAS (Environmental Management and Audit Scheme) 1993 – PIANO NAZIONALE PER LO SVILUPPO SOSTENIBILE - Provvedimento CIPE 28 dicembre 1993 - Primo documento governativo dedicato allo sviluppo sostenibile, in attuazione di Agenda 21 - Esame dello stato di attuazione delle politiche ambientali italiane, senza novità di rilievo La politica ambientale orientata alla sostenibilità dovrebbe basarsi su: 1 – l’integrazione delle considerazioni ambientali in tutte le strutture di governo centrale e in tutti i livelli di governo, per assicurare coerenza tra le politiche settoriali; 2 – l’introduzione di un sistema di pianificazione, di controllo e di gestione per sostenere l’integrazione di ambiente e sviluppo nelle politiche; 3 – l’ampliamento e l’incoraggiamento della partecipazione pubblica ai processi decisionali; 2001 – VI PIANO D’AZIONE AMBIENTALE 2002 – 2010 DELL’UE “AMBIENTE 2010: IL NOSTRO FUTURO, LA NOSTRA SCELTA” Decisione UE approvata a luglio 2002 contenente una nuova strategia ambientale e definisce le aree prioritarie di intervento per i prossimi cinque – dieci anni; Punto di partenza è la valutazione del V Programma d’azione, da cui è emersa un’attuazione spesso lacunosa delle direttive ambientali e una scarsa responsabilizzazione delle parti interessate; Il VI Programma: - Insiste sulla corretta applicazione della normativa ambientale vigente; - Sottolinea l’importanza di nuove forme di partecipazione da parte di cittadini e imprese, per rendere più ecologici i modelli di produzione e di consumo; - Sottolinea la necessità di continuare ad integrare gli aspetti ambientali nelle politiche per i trasporti, l’energia e l’agricoltura; - Si limita a fissare finalità generali e non obiettivi quantificati Quattro aree prioritarie, per ciascuna delle quali vengono riassunti i problemi, definiti gli obiettivi ed elencate le azioni prioritarie da intraprendere: 1 – cambiamenti climatici: l’asse portante è costituito dal conseguimento dell’obiettivo fissato con il Protocollo di Kyoto; si auspicano abbattimenti più radicali e si evidenzia la necessità di modifiche strutturali soprattutto nei comparti dell’energia e dei trasporti; prevista la ricerca di misure preventive agli effetti del cambiamento climatico; 2 – natura e biodiversità: pietre miliari sono la piena attuazione della rete Natura 2000 e un insieme di piani settoriali per la biodiversità; indispensabile approfondire la tutela del paesaggio e delle zone rurali; individuata una strategia tematica per la difesa dei suoli; 3 – ambiente e salute: approccio olistico circa gli effetti dell’inquinamento sulla salute; revisione del sistema di gestione dei rischi da sostanze chimiche; salvaguardia della qualità idrica; strategia tematica sulla qualità dell’aria; 4 – uso sostenibile delle risorse naturali e rifiuti: centrale il problema dei rifiuti; posta maggiore enfasi sul riciclaggio e sulla prevenzione della generazione di nuovi rifiuti; 1994 – CARTA DI AALBORG CONFERENZA EUROPEA SULLE CITTA’ SOSTENIBILI CARTA DELLE CITTA’ EUROPEE PER UN MODELLO URBANO SOSTENIBILE - Primo passo per l’attuazione dell’Agenda 21 Locale Firmata da oltre 300 autorità locali Definisce i principi base uno sviluppo sostenibile delle città Definisce gli indirizzi per i piani di azione locali PARTE 1 DICHIARAZIONE DI PRINCIPIO: LE CITTA’ EUROPEE PER UN MODELLO URBANO SOSTENIBILE 1 – IL RUOLO DELLE CITTA’ EUROPEE Le città europee riconoscono la propria responsabilità … per quanto riguarda molti dei problemi ambientali che l’umanità si trova ad affrontare. Constatano che gli attuali livelli di sfruttamento delle risorse dei paesi industrializzati non possono essere raggiunti dall’intera popolazione esistente e tanto meno dalle generazioni future senza distruggere il capitale naturale. 2 – IL CONCETTO E I PRINCIPI DELLA SOSTENIBILITA’ Le città riconoscono che il concetto dello sviluppo sostenibile fornisce una guida per commisurare il livello di vita alle capacità di carico della natura. Pongono tra i loro obiettivi giustizia sociale, economie sostenibili e sostenibilità ambientale … Sostenibilità a livello ambientale significa conservare il capitale naturale … 3 – STRATEGIE LOCALI PER UN MODELLO URBANO SOSTENIBILE Le città sono convinte di rappresentare la più ampia unità in grado di affrontare inizialmente i molti squilibri urbani …, e al tempo stesso la scala più piccola alla quale i problemi possono essere risolti positivamente in maniera integrata, olistica e sostenibile. Ogni città ha la sua specificità e pertanto occorre che ciascuna trovi la propria via alla sostenibilità. Il loro compito è quello di integrare i principi della sostenibilità nelle rispettive politiche e partire dalle risorse delle diverse città per costruire appropriate strategie locali. 4 – LA SOSTENIBILITA’ COME PROCESSO LOCALE E CREATIVO PER LA RICERCA DELL’EQUILIBRIO Le città riconoscono che la sostenibilità non rappresenta uno stato né una visione immutabili, ma piuttosto un processo locale, creativo e volto a raggiungere l’equilibrio che abbraccia tutti i campi del processo decisionale locale. Esso genera una continua verifica nella gestione delle città … 5 – RISOLVERE I PROBLEMI ATTRAVERSO SOLUZIONI NEGOZIATE 6 – L’ECONOMIA URBANA VERSO UN MODELLO SOSTENIBILE Le città riconoscono che il capitale di risorse naturali, atmosfera, suolo, acqua e foreste, è divenuto il fattore limitante del loro sviluppo economico … 7 – L’EQUITA’ SOCIALE PER UN MODELLO URBANO SOSTENIBILE … Le città intendono integrare i bisogni fondamentali dei cittadini … con la protezione dell’ambiente. 8 – MODELLI SOSTENIBILI DI USO DEL TERRITORIO Le città riconoscono l’importanza dell’adozione da parte degli enti locali di efficienti politiche di pianificazione dello sviluppo degli usi territoriali che comprendano una valutazione ambientale strategica di tutti i progetti … 9 – MODELLI SOSTENIBILI DI MOBILITA’ URBANA Le città si impegneranno per migliorare l’accessibilità e sostenere il benessere sociale e lo stile di vita urbano pur riducendo la mobilità … 10 – RESPONSABILITA’ RIGUARDANTI IL CLIMA A LIVELLO PLANETARIO … Le fonti rinnovabili di energia rappresentano la sola alternativa sostenibile. 11 – PREVENZIONE DELL’INQUINAMENTO DEGLI ECOSISTEMI 12 – L’AUTOGOVERNO LOCALE COME PRECONDIZIONE Le città ritengono di possedere la forza, la conoscenza e il potenziale creativo per sviluppare modi di vita sostenibili … La capacità delle città di raccogliere questa sfida dipende dai diritti di autogoverno che vengono loro riconosciuti a livello locale conformemente al principio di sussidiarietà. È essenziale che gli enti locali dispongano di poteri sufficienti e di una base finanziaria solida. 13 – IL RUOLO FONDAMENTALE DEI CITTADINI E IL COINVOLGIMENTO DELLA COMUNITA’ Le città si impegnano a rispettare le raccomandazioni dell’Agenda 21 di Rio … Esse fonderanno pertanto la loro azione sulla cooperazione tra tutti gli attori interessati e faranno sì che tutti i cittadini e i gruppi interessati abbiano accesso alle informazioni e siano messi in condizione di partecipare al processo decisionale locale. Esse si preoccuperanno di predisporre opportunità di educazione e di formazione alla sostenibilità … 14 – STRUMENTI AMMINISTRATIVI E DI GESTIONE URBANA PER L’ATTUAZIONE DI UN MODELLO SOSTENIBILE Le città si impegnano ad utilizzare gli strumenti tecnici e politici disponibili per attuare un approccio alla gestione urbana che tenga conto degli ecosistemi … Si cercherà di istituire nuovi sistemi di contabilità ambientale … PARTE 2 LA CAMPAGNA DELLE CITTA’ EUROPEE SOSTENIBILI Le città europee firmatarie della Carta si muoveranno di concerto verso un modello sostenibile grazie ad un processo di apprendimento basato sull’esperienza e sugli esempi locali che hanno dato risultati positivi. La Campagna delle città europee sostenibili è volta ad incoraggiare e a sostenere le città che perseguono attivamente un modello urbano sostenibile. PARTE 3 L’IMPEGNO NEL PROCESSO D’ATTUAZIONE DELL’AGENDA 21 A LIVELLO LOCALE: PIANI LOCALI D’AZIONE PER UN MODELLO URBANO SOSTENIBILE Le città europee firmatarie della Carta si impegnano a promuovere, nelle rispettive collettività, il consenso sull’Agenda 21 a livello locale, in conformità con quanto stabilito dall’articolo 28 dell’Agenda 21 concordata a Rio nel 1992. Si propone che il processo di definizione dei piani locali di azione comprenda le seguenti fasi: 1 – individuazione degli schemi finanziari e di programmazione esistenti; 2 – individuazione sistematica, da realizzarsi facendo ampio ricorso alla consultazione dei cittadini, dei problemi e delle rispettive cause; 3 – attribuzione di priorità per affrontare i problemi individuati; 4 – formazione di un punto di vista comune per quanto riguarda un modello sostenibile di collettività attraverso un processo di partecipazione che coinvolga tutti i settori interessati; 5 – valutazione delle opzioni strategiche alternative; 6 – adozione di piani locali di azione a lungo termine orientati alla sostenibilità che contengano obiettivi misurabili; 7 – programmazione dell’attuazione del piano, compresa la realizzazione di uno scadenzario e l’attribuzione delle diverse responsabilità tra le parti; 8 – istituzione di sistemi e procedure di relazione e monitoraggio dell’attuazione del piano; 1996 – ISTANBUL 2° CONFERENZA DELLE NAZIONI UNITE SUGLI INSEDIAMENTI UMANI – HABITAT II - HABITAT I (Vancouver 1976) Documento principale: AGENDA HABITAT II Adottata da 171 governi Richiamo ad Agenda 21 e in particolare al Cap.7 (“Promozione dello sviluppo di insediamenti umani sostenibili”) - Due obiettivi principali 1 – Una casa adeguata per tutti 2 – Lo sviluppo sostenibile degli insediamenti umani - Habitat II ha respinto il concetto secondo il quale le città costituiscono un problema senza soluzione: ha invece identificato esperienze e procedure quali mezzi pratici per fronteggiare le sfide dell’urbanizzazione; - Attenzione dell’Agenda concentrata sugli esseri umani, in quanto al centro dell’azione atta a promuovere lo sviluppo sostenibile; - Per migliorare la qualità della vita degli insediamenti umani, tutti i firmatari si impegnano a sostenere modelli di produzione, consumo, trasporto e crescita degli insediamenti secondo un’ottica che tiene conto della capacità di carico degli ecosistemi naturali e della necessità di preservare delle opportunità per le future generazioni; - L’Agenda ritiene necessario promuovere la conservazione, la rifunzionalizzazione e la manutenzione degli edifici, degli spazi aperti, dei paesaggi e delle forme di insediamento di valore storico, culturale, architettonico, naturale e religioso; - Adozione dei “principi della partecipazione come il più democratico ed efficace approccio per la realizzazione degli impegni”; - Le amministrazioni locali sono riconosciute come i più stretti ed importanti partner ai fini dell’attuazione dei principi di Habitat II; - Si insiste sull’importanza delle best practices; 2001 – NEW YORK: HABITAT + 5: per un esame e una valutazione sull’attuazione dell’Agenda Habitat I DATI DELL’URBANIZZAZIONE - Nel 1800 solo il 2% della popolazione mondiale era urbana; nel 1950 tale cifra arrivò al 30%, nel 2000 è arrivata al 47%; entro il 2008 più del 50% della popolazione mondiale sarà urbana e entro il 2030 tale percentuale arriverà al 60%; - Alcune stime evidenziano che su circa 1 miliardo di poveri, almeno 750 milioni vivono in aree urbane; - La popolazione nelle aree urbane dei paesi in via di sviluppo crescerà tra il 2000 e il 2030 da 1,9 miliardi a 3.9 miliardi di persone; molto più lenta sarà invece la crescita nei paesi sviluppati, da 0.9 a 1 miliardo di abitanti; - Il tasso di crescita della popolazione mondiale è pari all’1%; il tasso di crescita nelle aree urbane è quasi il doppio (1.8%; 2.3% se si considerano solo i paesi in via di sviluppo); - Nei paesi sviluppati il processo di urbanizzazione si è ormai stabilizzato (75% della popolazione è urbana; 84% entro il 2030); oggi l’Africa, seppure sia prevalentemente rurale (solo il 37.3% della popolazione è urbana), ha il tasso di urbanizzazione che aumenta più rapidamente; in Asia oggi il tasso di crescita della popolazione urbana è pari al 3.77%, inferiore comunque a quello dell’Africa; - Nel 1950 c’era un’unica città con più di 10 milioni di abitanti (New York); nel 1975 erano 4; nel 2000 sono diventate 18; entro il 2015 si prevede saranno 23, di cui 19 nei paesi in via di sviluppo; - Nelle città dei paesi in via di sviluppo 1 nucleo familiare su 4 vive in condizioni disagiate; il 40% dei nuclei familiari in Africa e il 25% in America Latina vive sotto la soglia di povertà; - Gli abitanti delle città in Africa consumano 50 litri d’acqua pro capite al giorno; nei paesi sviluppati la cifra è di 215 litri pro capite; - Nei paesi a basso reddito la superficie abitativa per persona è pari a 6.1 mq (35 mq nei paesi ad alto reddito), le persone per stanza sono 2.47 (0.66 in quelli ad alto reddito), le strutture permanenti il 67% (100% nei paesi ad alto reddito), le unità abitative con acqua corrente il 56% del totale (100% nei paesi ad alto reddito); - La spesa pubblica (per la fornitura di acqua, il miglioramento delle condizioni igieniche, le fognature, la raccolta dei rifiuti, le strade e l’elettricità) nei paesi a basso reddito è pari a 15$ per persona, in quelli ad alto reddito raggiunge gli 813.5$ a persona; 1996 – CARTA DI LISBONA 2° CONFERENZA EUROPEA SULLE CITTA’ SOSTENIBILI - Aggiornamento della Carta di Aalborg - Approvazione di un documento dal titolo “Dalla Carta all’Azione” (punto 6 - “Programmeremo sistematicamente l’attività per passare dall’analisi all’azione”) 1999 – CARTA DI FERRARA COORDINAMENTO AGENDE 21 LOCALI ITALIANE - Al 5 maggio 1999 erano 41 le autorità locali italiane che avevano aderito alla Carta di Aalborg IMPEGNI DEL COORDINAMENTO: - Promuovere i processi di Agenda 21 Locale in Italia; - Monitorare, diffondere e valorizzare le esperienze positive in corso, al fine di identificare modelli di riferimento … - Favorire e potenziare lo scambio di informazioni … - Attivare momenti di formazione … - Sollecitare la partecipazione delle Amministrazioni pubbliche all’interno delle Reti europee attive nel processo di Agenda 21 … 2000 – CARTA DI HANNOVER 3° CONFERENZA EUROPEA SULLE CITTA’ SOSTENIBILI PRINCIPI E VALORI DELL’AZIONE LOCALE A FAVORE DELLA SOSTENIBILITA’: B1 - “La responsabilità di garantire il benessere della generazione presente e di quelle future è il nostro comune denominatore … riconoscendo che proprio le diversità contribuiscono ad incrementare la ricchezza sociale delle nostre città” B2 – “Crediamo che l’economia … debba diventare maggiormente equa a livello sociale e maggiormente efficiente a livello ecologico …” B3 – “… coinvolgeremo i cittadini e lavoreremo congiuntamente … per concretizzare, in modo olistico ed integrato, la nostra visione globale” LE AUTORITA’ LOCALI: C1 – “Noi, autorità locali europee, ci siamo impegnate a sviluppare azioni locali con responsabilità globale …” C2 – “Promuoviamo l’integrazione europea per il raggiungimento di una coesione socio – economica nel rispetto degli standard socio – ambientali …” C5 – “Il nostro obiettivo è praticare politiche locali che riducano l’impronta ecologica della nostra comunità …” C6 – “Abbiamo identificato i seguenti temi chiave della gestione urbana verso la sostenibilità ambientale …: sviluppo urbano compatto, riabilitazione delle zone urbane e delle aree industriali depresse, riduzione dello sfruttamento e utilizzo più efficiente del territorio e delle risorse naturali, trasporti locali, gestione energetica e lotta contro l’emarginazione sociale, la disoccupazione e la povertà” C8 – “Ci siamo impegnati ad introdurre indicatori sulla sostenibilità locale … indicatori comuni, concordati volontariamente …” C11 – “… riteniamo che le città o cittadine costituiscano le entità adatte per affrontare le problematiche in modo integrato …” 1997 – PROTOCOLLO DI KYOTO - Il Protocollo di Kyoto è un atto esecutivo contenente le prime decisioni sull’attuazione operativa di alcuni impegni della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (UN-FCCC), sottoscritta a Rio nel 1992; - Punto di partenza fondamentale, seppur limitato solo ad alcuni aspetti ritenuti prioritari, per risolvere le problematiche dei cambiamenti climatici e nel quadro più generale dello sviluppo sostenibile; - Processo che ha posto la centralità dei problemi del clima globale nello sviluppo socio – economico mondiale e la centralità dello sviluppo sostenibile per il futuro del pianeta; - Avvio di un processo di collaborazione mondiale su base consensuale; - Timido punto di partenza GLI OBBLIGHI DEL PROTOCOLLO Il Protocollo di Kyoto impegna i Paesi industrializzati e quelli ad economia in transizione (Est europeo) a ridurre complessivamente del 5% le principali emissioni antropogeniche di gas capaci di alterare l’effetto serra naturale del pianeta entro il 2010. I gas oggetto del Protocollo sono: - anidride carbonica metano protossido di azoto fluorocarburi idrati perfluorocarburi esafluoruro di zolfo L’anno di riferimento per i primi tre è il 1990, per gli altri il 1995. La riduzione complessiva del 5% non è uguale per tutti: per l’Unione Europea nel suo complesso la riduzione deve essere dell’8%, per gli USA del 7%, per il Giappone del 6%; nessuna riduzione è prevista per Federazione Russa, Nuova Zelanda e Ucraina; possibilità di aumentare le emissioni fino all’1% per la Norvegia, fino all’8% per l’Australia e fino al 10% per l’Islanda. Dal momento che complessivamente il trend di crescita delle emissioni è pari al 20%, la riduzione decisa a Kyoto equivale ad un taglio delle emissioni tendenziali del 25%. Considerando i trend di crescita attuali i tagli risultano particolarmente gravosi per alcuni paesi, quali USA, Canada e Giappone, relativamente meno per quelli dell’UE. Nessun tipo di limitazione è previsto per i Paesi in via di sviluppo, in quanto ciò comprometterebbe il loro percorso verso lo sviluppo socio – economico; va anche detto che la crescita delle immissioni in questi paesi sta crescendo con un ritmo triplo rispetto a quello dei paesi sviluppati e ciò rischia comunque di compromettere il risultato finale. Per la riduzione delle emissioni il Protocollo individua come prioritari alcuni settori: l’energia, processi industriali, agricoltura, rifiuti. Ai fini della riduzione delle emissioni di gas serra vanno considerati anche gli assorbimenti attraverso idonei assorbitori che eliminano tali gas. Uno dei principali assorbitori, in particolare per quanto riguarda l’anidride carbonica, è rappresentato dalla copertura vegetale di alberi e piante. Vanno quindi considerate nel bilancio le opere di forestazione iniziate dopo l’anno di riferimento (1990). I NUOVI STRUMENTI DI ATTUAZIONE Per favorire l’attuazione degli obblighi del Protocollo e la cooperazione internazionale, vengono formalizzati nuovi strumenti di attuazione: 1 – Joint implementation Ovvero “Attuazione congiunta” degli obblighi; i Paesi possono cioè accordarsi per una distribuzione diversa degli obblighi individuali, nel rispetto dell’obbligo complessivo, notificandolo al Segretariato della Convenzione. L’UE si avvale di questa possibilità, con Paesi che ridurranno meno dell’8% e Paesi di più, in relazione a criteri stabiliti consensualmente. 2 – Emission trading Ovvero possibilità di commerciare i diritti di emissione tra i Paesi. Esistono delle condizioni perché ciò possa avvenire: deve esistere un progetto di cooperazione da realizzare congiuntamente tra Paese che cede e Paese che acquista. 3 – Clean development mechanism Meccanismo orientato a favorire la cooperazione internazionale soprattutto tra Paesi sviluppati e Paesi in via di sviluppo per progetti congiunti finalizzati al trasferimento di tecnologie e di know how. ENTRATA IN VIGORE DEL PROTOCOLLO Il Protocollo di Kyoto entra in vigore 90 giorni dopo la ratifica da parte di almeno 55 Paesi firmatari della Convenzione UN-FCCC, purché tra di loro rientrino Paesi industrializzati in numero tale da rappresentare almeno il 55% delle emissioni complessive di anidride carbonica. Ad aprile 2001 avevano sottoscritto il Protocollo solo 33 Paesi, tutti in via di sviluppo; L’Italia ha ratificato il Protocollo di Kyoto con legge 120 del 1° giugno 2002; il Protocollo è stato ad oggi ratificato da tutti i Paesi UE; In occasione della conferenza di Johannesburg hanno garantito la ratifica a breve del Protocollo Canada, Russia e Cina; Gli USA hanno sempre negato la ratifica del Protocollo; 7° CONFERENZA DELLE PARTI – MARRAKECH Si è giunti ad un compromesso sull’attuazione del Protocollo di Kyoto: ridimensionato l’obiettivo di riduzione dei gas serra, in particolare di anidride carbonica (dall’originale 5% al 3.8%); incentivato il ruolo della riforestazione (i cosiddetti sink di carbonio, ovvero assorbitori di anidride carbonica) nell’assorbimento della CO2; in origine l’UE si era opposta al ricorso ai sink almeno fino al 2012; oggi un paese può ridurre le proprie emissioni anche solo attraverso i sink, senza intervenire con adeguate politiche energetiche; sono state approvate le regole su come si contabilizzano emissioni e capacità di assorbimento dei sink; definite le regole d’uso per tutti i meccanismi flessibili; scompare la supplementarietà, fortemente voluta dall’UE, cioè quanti e quali impegni attuare in ambito nazionale e quali al di fuori; le sanzioni previste, fortemente volute dall’UE, saranno ridiscusse entro il 2003, ma non entreranno in vigore prima del 2012; Seppure indebolito il Protocollo costituisce una piattaforma fondamentale per il lancio di nuove politiche ambientali. AZIONI ED OBIETTIVI DI RIDUZIONE IN ITALIA Obiettivi di riduzione Azioni Aumento di efficienza del parco elettrico Riduzione dei consumi energetici nel settore dei trasporti Produzione di energia da fonti rinnovabili Riduzione dei consumi energetici nei settori industriale/abitativo/terziario Riduzione delle emissioni nei settori non energetici Assorbimento delle emissioni di CO2 dalle foreste TOTALE Mt CO2 2002 Mt CO2 2006 Mt CO2 2008 - 2012 - 4/5 - 4/6 - 10/12 - 9/11 - 20/23 - 18/21 - 4/5 - 6/7 - 7/9 - 12/14 - 18/20 - 24/29 -2 - 7/9 - 15/19 --------- --------- - 0.7 - 20/25 - 45/55 - 95/112 I DATI SUI CAMBIAMENTI CLIMATICI - Gli USA, con poco più del 4% della popolazione mondiale utilizzano il 24% dell’energia prodotta; l’India, con il 16% della popolazione mondiale, ne utilizza solo il 2%; i paesi sviluppati, con ¼ della popolazione mondiale, consumano i 4/5 dell’energia mondiale; - La concentrazione del più importante tra i gas serra, il biossido di carbonio (o anidride carbonica CO2), è aumentata nell’atmosfera da 290 parti per milione di volume nel 1880 a circa 370 parti per milione nel 2001; - Circa ¾ delle emissioni antropogeniche di anidride carbonica negli ultimi venti anni sono dovute all’uso dei combustibili fossili; - La temperatura media superficiale globale è aumentata nel XX secolo di circa 0.6° C; il decennio dal 1990 è stato il più caldo del secolo e il 1998 il più caldo da quando esistono registrazioni strumentali (ovvero dal 1861); - Dati da satellite dimostrano una riduzione di circa il 10% dell’area coperta dai ghiacci a partire dagli anni ’60; in particolare si stanno riducendo in maniera sensibile i ghiacciai equatoriali, sulle Ande peruviane e in Africa; il 33% dei ghiacci del Kilimangiaro è scomparso negli ultimi 20 anni, l’82% dal 1912; - In Antartide il riscaldamento non è omogeneo, ma ha colpito soprattutto la parte occidentale, a sud dell’America Latina; - Il livello dei mari si sta alzando, con un incremento nel corso del XX secolo di 20-30 centimetri; - Le proiezioni dell’IPCC (International Panel Climate Center) indicano un aumento della temperatura superficiale globale media tra 1.4 e 5.8° C nel periodo 1990-2100; - Le proiezioni prevedono un innalzamento del livello del mare compreso tra 9 e 88 centimetri entro il 2100; - Il riscaldamento dovrebbe essere più pronunciato in alcune aree del pianeta (parte nord del Nord America, Asia del Nord e centrale); 2002 – JOHANNESBURG VERTICE MONDIALE SULLO SVILUPPO SOSTENIBILE GLI IMPEGNI DI JOHANNESBURG PER LO SVILUPPO SOSTENIBILE - Dichiarazione politica - Piano d’Azione sulle cosiddette azioni di tipo I, vincolanti e negoziate a livello multilaterale tra tutti i Paesi - Accordi sulle azioni di tipo II (partnership pubblico / privato), volontarie e negoziate solo a livello bilaterale tra singoli Paesi e imprese I PRINCIPI - Approccio precauzionale - Responsabilità comuni ma differenziate TEMI CHIAVE DEL PIANO D’AZIONE - Lotta alla povertà - Consumi sostenibili - Recupero degli ecosistemi (lotta alla deforestazione e alla desertificazione) 11 – “Riconosciamo che sradicare la povertà, cambiare i modelli di consumo e produzione insostenibili e proteggere e gestire le risorse naturali – basi per lo sviluppo sociale ed economico – sono contemporaneamente gli obiettivi fondamentali ed i presupposti essenziali per lo sviluppo sostenibile” Temi trasversali: - acqua, energia, salute, agricoltura, biodiversità ELEMENTI DI NOVITA’ - Crisi del multilateralismo (isolamento USA) - Importanza degli accordi Type II (voluti soprattutto dagli USA, intesi come cambiamento culturale e come risposta al fallimento storico degli accordi internazionali); annunciati 562 progetti di partnership; - Passo indietro nell’elaborazione del concetto stesso di sviluppo sostenibile: scissione del tema sviluppo sostenibile in tre sessioni (commercio, aiuti finanziari e ambiente) - Questioni ambientali di gran lunga secondarie rispetto a quelle dello sviluppo e della liberalizzazione degli scambi commerciali (il Piano d’Azione contiene ben 200 riferimenti all’Organizzazione Mondiale del Commercio) 1992 – 2002: EVOLUZIONE DEI DATI SULLA SOSTENIBILITA’ POPOLAZIONE: dal 1992 ad oggi vi è stata una crescita annua della popolazione mondiale compresa tra i 77 e gli 81 milioni di persone; il ‘900 è iniziato con 1,6 miliardi di abitanti, nel 1950 si sono raggiunti i 2,5 miliardi, nel 2000 oltre 6 miliardi; le previsioni più aggiornate delle Nazioni Unite prevedono che la popolazione mondiale raggiungerà il 7° miliardo nel 2012, l’8° nel 2026 e il 9° nel 2043. AUTOVEICOLI: dal 1992 ad oggi si è avuta una crescita della produzione di auto compresa tra i 34 e i 39 milioni annui; nel 1992 il parco circolante era di 470 milioni oggi si sono raggiunti i 530 milioni; alcune previsioni parlano di 1,2 miliardi di vetture circolanti nel 2020 e di 2,5 miliardi nel 2060. CARTA: dal 1992 ad oggi la produzione è cresciuta da 245 milioni di tonnellate a oltre 300; nel 1961 era pari a 77 milioni di tonnellate. CLIMA: Le emissioni di carbonio dovute all’utilizzo di combustibili fossili erano pari nel 1992 a 5 miliardi e 928 milioni di tonnellate, oggi superano i 6 miliardi e 300 milioni; la concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera era di 356,3 parti per milione di volume nel 1992, oggi ha superato le 370 ppv (nel 1960 era di 316,7 ppv). ACQUA: nel 2000 1,1 miliardi di persone non disponevano di sufficienti risorse di acqua potabile; attualmente 2,3 miliardi di persone vivono in paesi a rischio di scarsità idrica (disponibilità annua pro capite minore di 1700 metri cubi) e 1,7 miliardi di persone vivono in aree dove la disponibilità pro capite annua scende a 1000 metri cubi; si prevede che nel 2025 il numero di persone che vivranno in situazioni di rischio sarà di 3,4 miliardi. FORESTE: il tasso di deforestazione a livello globale negli anni ’90 è stato di 14,6 milioni di ettari annui, principalmente nei paesi tropicali. AGENDA 21: ad oggi 85 Paesi nel mondo hanno sviluppato strategie nazionali per lo sviluppo sostenibile; oltre 3000 comunità nel mondo, grandi città e piccoli comuni, hanno attivato iniziative di Agenda 21 Locale. ASSISTENZA ALLO SVILUPPO: il flusso finanziario dell’assistenza allo sviluppo dai paesi ricchi a quelli in via di sviluppo è sceso, in proporzione al PIL, dallo 0.35% del 1992 allo 0.22% del 2000; solo 5 nazioni (Danimarca, Lussemburgo, Olanda, Norvegia e Svezia) hanno raggiunto o sorpassato il target prefissato dello 0.7% nel 2000. DEBITO: il debito dei paesi poveri ha oggi sorpassato i 2500 miliardi di dollari; nel 1992 era di 1843 miliardi di dollari.