le definizioni di sviluppo sostenibile

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le definizioni di sviluppo sostenibile
LE DEFINIZIONI DI SVILUPPO SOSTENIBILE
Nel 1991 esistevano già almeno 25 definizioni di sviluppo
sostenibile
1 – “Uno sviluppo che soddisfi i bisogni del presente senza
compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare i
propri” (Rapporto Brundtland, 1987)
2 – "... lo sviluppo che fornisce i servizi ambientali, economici e sociali
di base a tutti senza danneggiare la possibilità di sopravvivenze dei
sistemi dai quali questi servizi dipendono..." (ICLEI 1991, World cities
and their Environment - The Toronto Declaration)
3 – “Il termine sostenibile si riferisce a una politica e a strategia per
perseguire lo sviluppo economico e sociale che non rechi danno
all’ambiente e alle risorse naturali dalle quali dipendono il
proseguimento dell’attività umana e lo sviluppo futuro” (1992 UE, V
Programma Quadro)
4 - “Perseguire lo sviluppo sostenibile significa ricercare un
miglioramento della qualità della vita pur rimanendo nei limiti della
ricettività ambientale” (1993 CIPE, Piano Nazionale per lo sviluppo
sostenibile)
5 – “Per sviluppo sostenibile si intende un miglioramento della qualità
della vita, senza eccedere la capacità di carico degli ecosistemi di
supporto” (UN Environment Programme and World Wide Fund for
Nature)
“Tre condizioni per la sostenibilità” (H.Daly, 1991)
- i consumi di risorse rinnovabili non devono superare i relativi tassi di rigenerazione;
- i consumi di risorse non rinnovabili non devono superare la velocità di ritrovamento
o di sviluppo di risorse sostitutive rinnovabili;
- le emissioni di inquinanti non devono superare la capacità di assorbimento (carrying
capacity) dell’ambiente;
I TRE CERCHI
LA STORIA
1854 – DISCORSO DI CAPRIOLO ZOPPO AL PRESIDENTE USA
1972 – CONFERENZA DI STOCCOLMA
CONFERENZA DELLE NAZIONI UNITE SULL’AMBIENTE UMANO
1987 – CONFERENZA NAZIONI UNITE PER L’AMBIENTE E LO SVILUPPO
RAPPORTO BRUNDTLAND “OUR COMMON FUTURE”
1992 – CONFERENZA DI RIO
CONFERENZA DELLE NAZIONI UNITE SU AMBIENTE E SVILUPPO
1992 – V PIANO D’AZIONE AMBIENTALE DELL’UE
“PER UNO SVILUPPO DUREVOLE E SOSTENIBILE” 1993 – 1999
1993 – PIANO NAZIONALE PER LO SVILUPPO SOSTENIBILE
1994 – CARTA DI AALBORG
CONFERENZA EUROPEA SULLE CITTA’ SOSTENIBILI
1996 – CARTA DI LISBONA
2° CONFERENZA EUROPEA SULLE CITTA’ SOSTENIBILI
1996 – ISTANBUL - HABITAT II
CONFERENZA DELLE NAZIONI UNITE SUGLI INSEDIAMENTI UMANI
1997 – NEW YORK: VERTICE DELLA TERRA (RIO + 5)
1997 – PROTOCOLLO DI KYOTO
1999 – CARTA DI FERRARA
1999 – ISTITUZIONE DEL SERVIZIO PER LO SVILUPPO SOSTENIBILE
2000 – CARTA DI HANNOVER
3° CONFERENZA EUROPEA SULLE CITTA’ SOSTENIBILI
2001 – VI PIANO D’AZIONE AMBIENTALE 2002 – 2010 DELL’UE
“AMBIENTE 2010: IL NOSTRO FUTURO, LA NOSTRA SCELTA”
2002 – JOHANNESBURG
VERTICE MONDIALE SULLO SVILUPPO SOSTENIBILE
1854 – DISCORSO DI CAPRIOLO ZOPPO, DELLA NAZIONE INDIANA DEI
DUWAMISH, AL PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI (1854)
Voi dovete insegnare ai vostri figli che il terreno sotto i loro piedi è la cenere dei nostri
antenati. Affinché rispettino la terra, dite ai vostri figli che la terra è ricca delle vite del
nostro popolo. Insegnate ai vostri figli quello che noi abbiamo insegnato ai nostri, che
la terra è nostra madre. Qualunque cosa capita alla terra, capita anche ai figli della
terra. Se gli uomini sputano sulla terra, sputano su se stessi.
Noi potremmo capire se conoscessimo che cos'è che l'uomo bianco sogni, quali
speranze egli descriva ai suoi figli nelle lunghe notti invernali, quali visioni egli
accenda nelle loro menti, affinché essi desiderino il futuro. Ma noi siamo dei selvaggi. I
sogni dell'uomo bianco si sono nascosti. E poiché si sono nascosti, noi seguiremo i
nostri pensieri.
Per i bianchi quello che conta è il denaro e quelli che chiamano i piaceri della vita,
mentre per noi il piacere è questa vita che ci circonda, la vita è l'erba che cresce, sono
quelli che ci stanno accanto, le nuvole, gli uccelli, tutte le cose vive che fanno la nostra
famiglia.
Anche i bianchi spariranno, forse prima di tutte le altre tribù. Contaminate tutto e una
notte vi troverete soffocati dai vostri rifiuti; dov'è finito il bosco? E' scomparso.
Dov'è finita l'aquila? E' scomparsa. E' la fine della vita e l'inizio della
sopravvivenza!
1972 – CONFERENZA DI STOCCOLMA
CONFERENZA DELLE NAZIONI UNITE SULL’AMBIENTE UMANO
Durante la Conferenza di Stoccolma, con la relativa Dichiarazione, vengono
adottati per la prima volta, a livello internazionale, alcuni principi che
saranno alla base del concetto di sviluppo sostenibile.
Principio 1: “L’uomo … ha il dovere solenne di proteggere e migliorare
l’ambiente a favore delle generazioni presenti e future”
Principio 2: “Le risorse naturali della Terra … devono essere preservate
nell’interesse delle generazioni presenti e future, attraverso un’adeguata
pianificazione e gestione”
Principio 3: “La capacità della Terra di produrre risorse rinnovabili
essenziali deve essere mantenuta, ristabilita e migliorata”
Principio 4: “… la conservazione della natura deve avere un posto
importante nella pianificazione per lo sviluppo economico”
Principio 8: “Lo sviluppo economico e sociale è indispensabile se si vuole
assicurare un ambiente propizio all’esistenza e al lavoro dell’uomo …”
Principio 14: “Una pianificazione razionale è uno strumento essenziale se si
vogliono conciliare gli imperativi dello sviluppo con la necessità di
preservare e di migliorare l’ambiente”
Principio 19: “E’ essenziale impartire l’insegnamento sulle questioni
ambientali tanto alle giovani generazioni che alle adulte, tenendo conto dei
meno favoriti al fine di sviluppare le basi necessarie per illuminare
l’opinione pubblica, e dare agli individui, alle imprese e alla collettività, il
senso delle loro responsabilità per quanto concerne la protezione e il
miglioramento dell’ambiente in tutta la sua dimensione umana …”
Principio 20: “In tutti i Paesi, specialmente in quelli in via di sviluppo, deve
essere incoraggiata la ricerca e lo sviluppo scientifico nel contesto dei
problemi di ambiente …; deve essere incoraggiata la libera circolazione
delle informazioni scientifiche e delle esperienze più recenti …”
Principio 24: “I problemi internazionali riguardanti la protezione e il
miglioramento dell’ambiente dovrebbero essere affrontati in uno spirito di
cooperazione da parte di tutti gli Stati, grandi o piccoli, su un piano di
uguaglianza. Una cooperazione attraverso accordi multilaterali o bilaterali è
indispensabile per prevenire, eliminare o ridurre e limitare efficacemente i
pericoli sull’ambiente …”
1987 – CONFERENZA DELLE NAZIONI UNITE PER L’AMBIENTE
E LO SVILUPPO
RAPPORTO BRUNDTLAND (OUR COMMON FUTURE)
- Prima definizione di sviluppo sostenibile: “Uno sviluppo che soddisfi i
bisogni del presente senza compromettere la capacità delle
generazioni future di soddisfare i propri”
- “Lo sviluppo sostenibile, lungi dall’essere una definitiva condizione di
armonia, è piuttosto processo di cambiamento tale per cui lo
sfruttamento delle risorse, la direzione degli investimenti, l’orientamento
dello sviluppo tecnologico e i cambiamenti istituzionali siano resi
coerenti con i bisogni futuri oltre che con gli attuali”
- Approccio unitario allo sviluppo e all’ambiente: un ambiente degradato e
depauperato nelle sue risorse non può garantire uno sviluppo durevole e
socialmente accettabile
- Protezione dell’ambiente non più considerata come vincolo per lo
sviluppo, bensì come condizione necessaria per uno sviluppo duraturo
- Centralità della partecipazione: “il soddisfacimento di bisogni
essenziali esige non solo una nuova era di crescita economica per nazioni
in cui la maggioranza degli abitanti siano poveri ma anche la garanzia che
tali poveri abbiano la loro giusta parte delle risorse necessarie a sostenere
tale crescita. Una siffatta equità dovrebbe essere coadiuvata sia da sistemi
politici che assicurino l’effettiva partecipazione dei cittadini nel processo
decisionale, sia da maggior democrazia a livello delle scelte
internazionali”
- 8 obiettivi interdipendenti:
Obiettivo 6 – l’integrazione di obiettivi riguardanti l’ambiente e
l’economia nei processi di decisione;
1992 – CONFERENZA DI RIO
CONFERENZA DELLE NAZIONI UNITE SU AMBIENTE E
SVILUPPO
- Rappresentanti di 173 Paesi;
- DICHIARAZIONE DI RIO SULL’AMBIENTE E LO SVILUPPO: Appartiene
alla categoria delle “dichiarazioni di principi” e non costituisce perciò fonte
autonoma di norme internazionali; definisce in 27 punti diritti e responsabilità degli
Stati circa lo sviluppo sostenibile;
- DOCUMENTO AGENDA 21: quale riferimento globale per lo sviluppo
sostenibile nel 21° secolo e di applicazione della Dichiarazione di Rio; al 2002 più
di 3000 enti locali hanno adottato Agenda 21 Locale;
- CONVENZIONE QUADRO DELLE NAZIONI UNITE SUI CAMBIAMENTI
CLIMATICI (SIGLA UN-FCCC): firmata a Rio da 154 paesi, impone obblighi di
carattere generale finalizzati a contenere e stabilizzare la produzione di gas che
contribuiscono all’effetto serra; nel 1997 a Kyoto sarà firmato un Protocollo che
obbliga i paesi a ridurre le emissioni di gas serra;
- CONVENZIONE SULLA BIODIVERSITÀ (UN – CBD): sottoscritta da 168
paesi, nasce con l’obiettivo di tutelare le specie e i loro habitat; nel gennaio 2000
viene definito, dopo innumerevoli trattative, il Protocollo di Cartagena sulla
sicurezza biologica, che regola il trasferimento, la produzione e il trasporto degli
organismi geneticamente modificati (OGM);
- DICHIARAZIONE DEI PRINCIPI SULLE FORESTE: sancisce in 15 punti il
diritto di ogni Stato di utilizzare le foreste secondo le proprie necessità, senza ledere
i principi di conservazione e di sviluppo delle foreste stesse; nel 1997 nasce poi il
Forum intergovernativo sulle Foreste; nonostante ciò la distruzione delle foreste
tropicali negli anni novanta è cresciuta a ritmi più veloci rispetto agli anni ottanta;
- CONVENZIONE SULLA DESERTIFICAZIONE (UN – CCD): le basi sono
poste a Rio anche se viene formalizzata solo nel 1994; attualmente conta 179
firmatari; essa definisce gli aspetti fisici, biologici e socio – economici della
desertificazione, riconoscendo l’importanza del trasferimento delle tecnologie e la
necessità di coinvolgere le popolazioni locali (il Protocollo è stato ratificato solo da
20 Paesi, ed entrerà in vigore solo quando saranno almeno 50);
I 27 PRINCIPI DELLA CARTA DI RIO
“DICHIARAZIONE SULL’AMBIENTE E LO SVILUPPO”
PRINCIPIO I – L’umanità è al centro delle preoccupazioni inerenti allo sviluppo
sostenibile… (APPROCCIO ANTROPOCENTRICO)
PRINCIPIO III – Il diritto allo sviluppo deve essere realizzato in modo tale da
soddisfare equamente i bisogni inerenti lo sviluppo stesso e l’ambiente delle
generazioni attuali e future. (EQUITA’ INTERGENERAZIONALE)
PRINCIPIO IV – Al fine di giungere ad uno sviluppo sostenibile, la protezione
dell’ambiente deve essere parte integrante del processo di sviluppo e non può
essere presa in considerazione da sola.
PRINCIPIO V – Tutti gli Stati e tutti i popoli devono cooperare allo scopo essenziale,
imprescindibile, di eliminare la povertà, scopo che costituisce una condizione
indispensabile allo sviluppo sostenibile …
PRINCIPIO VII – Gli Stati devono cooperare a livello mondiale … Stante la diversità
dei ruoli avuti nell’opera di degrado ambientale a livello mondiale, gli Stati hanno
responsabilità comuni anche se differenziate tra loro … (PRINCIPIO DI
RESPONSABILITA’)
PRINCIPIO X – Il miglior modo per trattare i temi ambientali è quello di assicurare, al
livello più consono, la partecipazione di tutti i cittadini interessati …
PRINCIPIO XV – Per proteggere l’ambiente devono essere diffusamente applicate
misure precauzionali da parte degli Stati secondo le proprie capacità. In caso di
rischio di gravi e irreversibili danni l’assenza di assoluta certezza scientifica non deve
essere presa come pretesto per rinviare nel tempo l’adozione di misure effettive miranti
alla prevenzione del degrado ambientale. (PRINCIPIO PRECAUZIONALE)
PRINCIPIO XVI – … in via di principio, è colui che inquina che deve assumersi il
costo dell’inquinamento … (PRINCIPIO “CHI INQUINA PAGA”)
PRINCIPIO XX – Le donne svolgono un ruolo vitale nella gestione dell’ambiente e
nello sviluppo. La loro piena partecipazione è pertanto essenziale per la realizzazione di
uno sviluppo sostanziale.
PRINCIPIO XXI – E’ necessario attivare la creatività, gli ideali e il coraggio dei
giovani del Mondo intero al fine di creare una collaborazione mondiale, in modo tale
da garantire a tutti uno sviluppo sostanziale e un avvenire migliore.
AGENDA 21
Agenda perché fissa gli impegni per il futuro, 21 perché il futuro di riferimento è
quello del 21° secolo.
Documento costituito da 40 capitoli, riferimento globale per lo sviluppo sostenibile del
21° secolo.
Articolata in 4 sezioni:
- Dimensione economica e sociale
- Conservazione e gestione delle risorse
- Rafforzamento del ruolo degli attori (es. Cap.28 – Iniziative delle autorità locali a
supporto dell’Agenda 21)
- Strumenti per l’implementazione
CAPITOLO 28 DELL’AGENDA 21
“LE INIZIATIVE DELLE AUTORITA’ LOCALI IN SUPPORTO DI AGENDA 21”
28.1 – “Dal momento che così tanti problemi e relative soluzioni indicati dall’Agenda
21 trovano le loro radici nelle attività a livello locale, la partecipazione e cooperazione
delle amministrazioni locali rappresenta un fattore determinante nell’adempimento dei
suoi obiettivi.
… Poiché gli enti locali rappresentano il livello di governo più vicino ai cittadini, essi
giocano un ruolo vitale rispetto all’educazione, alla mobilizzazione e alla
responsabilizzazione del pubblico nella promozione dello sviluppo sostenibile”
28.2 – “… entro il 1996, la maggior parte delle autorità locali di ogni paese dovrebbe
aver intrapreso un processo di consultazione con le popolazioni e aver raggiunto un
consenso rispetto ad una specifica Agenda 21 Locale …”
28.3 – “Ciascun ente locale dovrebbe stimolare un dialogo con i cittadini, le
organizzazioni locali, le imprese private al fine di adottare la propria Agenda 21
Locale. Tramite la consultazione ed un processo di costruzione del consenso, le
autorità locali devono apprendere dai cittadini e dalle organizzazioni locali, civiche,
industriali e di interesse, nonché dotarsi delle informazioni necessarie allo scopo di
poter formulare le strategie più appropriate. Il processo di consultazione intende
accrescere la coscienza delle famiglie rispetto alle problematiche dello sviluppo
sostenibile …”
1992 – V PROGRAMMA D’AZIONE AMBIENTALE UE
“PER UNO SVILUPPO DUREVOLE E SOSTENIBILE” 1993 – 1999
- I primi 4 Programmi d’azione avevano approccio del tipo “curativo” piuttosto che
“preventivo”, miravano cioè alla soluzione di problemi gravi già esistenti, con
soluzioni di tipo soprattutto legislativo (approccio dall’alto verso il basso,
“command and control”)
- Il V Programma d’Azione introduce importanti novità nella politica ambientale
comunitaria: rappresenta un approccio più globale all’ambiente e allo sviluppo,
preventivo oltre che curativo, e basato su soluzioni negoziate oltre che
“command and control”; è centrato sugli operatori e le attività che danneggiano
l’ambiente, senza aspettare che il problema costituisca emergenza;
- Costituisce la contestualizzazione in sede comunitaria dei principi dell’Agenda 21;
varato subito dopo la Conferenza di Rio;
- Si insiste sulla necessità di razionalizzare e ridurre i consumi di risorse, ancora
limitata la piena integrazione di sviluppo e ambiente nei processi decisionali;
1 – PRESUPPOSTI DELLO SVILUPPO SOSTENIBILE
- Conservazione dell’equilibrio generale e del valore del patrimonio naturale;
- Ridefinizione dei criteri e delle analisi costi – benefici delle attività umane
considerando le conseguenze reali, in termini fisici e monetari, per l’ambiente nel
breve, medio e lungo periodo;
- Distribuzione ed uso delle risorse in modo equo tra tutti i paesi;
- Prevenzione dell’esaurimento delle risorse naturali e minimizzazione della
produzione di rifiuti;
- Razionalizzazione della produzione e del consumo dell’energia;
- Modifica dell’atteggiamento della collettività per quanto riguarda il consumo e il
comportamento;
2 – PRINCIPIO DELLA RESPONSABILITA’ CONDIVISA
- Ridistribuzione delle responsabilità ambientali tra i diversi attori sociali con il
coinvolgimento attivo nella politica ambientale dei vari soggetti regolati (cittadini,
consumatori e imprese); superamento del rapporto autorità controllante / soggetto
controllato, in favore di sistemi di controllo alternativi basati per esempio su
autocontrollo e sulla certificazione;
3 – SISTEMA MISTO
- Affiancamento agli strumenti regolamentativi di tipo command and control con altri
strumenti basati sulla responsabilità e iniziativa volontaria dei soggetti
- Strumenti amministrativi (autorizzazioni, rispetto di standard, di metodologie e di
procedure)
- Strumenti economici (tasse ambientali, incentivi, sgravi fiscali)
- Strumenti informativi (etichetta ambientale, liste degli inquinatori, dichiarazioni
ambientali delle imprese) che incidono sull’immagine dei prodotti e delle imprese;
- Strumenti negoziali e volontari (accordi di programma fra le amministrazioni
pubbliche e le imprese, programmi di contabilità ambientale volontariamente attivati
dalle imprese); introduzione del regolamento EMAS (Environmental Management
and Audit Scheme)
1993 – PIANO NAZIONALE PER LO SVILUPPO SOSTENIBILE
- Provvedimento CIPE 28 dicembre 1993
- Primo documento governativo dedicato allo sviluppo sostenibile, in
attuazione di Agenda 21
- Esame dello stato di attuazione delle politiche ambientali italiane, senza
novità di rilievo
La politica ambientale orientata alla sostenibilità dovrebbe basarsi su:
1 – l’integrazione delle considerazioni ambientali in tutte le strutture di
governo centrale e in tutti i livelli di governo, per assicurare coerenza tra le
politiche settoriali;
2 – l’introduzione di un sistema di pianificazione, di controllo e di gestione
per sostenere l’integrazione di ambiente e sviluppo nelle politiche;
3 – l’ampliamento e l’incoraggiamento della partecipazione pubblica ai
processi decisionali;
2001 – VI PIANO D’AZIONE AMBIENTALE 2002 – 2010
DELL’UE
“AMBIENTE 2010: IL NOSTRO FUTURO, LA NOSTRA SCELTA”
Decisione UE approvata a luglio 2002 contenente una nuova strategia ambientale e
definisce le aree prioritarie di intervento per i prossimi cinque – dieci anni;
Punto di partenza è la valutazione del V Programma d’azione, da cui è emersa
un’attuazione spesso lacunosa delle direttive ambientali e una scarsa
responsabilizzazione delle parti interessate;
Il VI Programma:
- Insiste sulla corretta applicazione della normativa ambientale vigente;
- Sottolinea l’importanza di nuove forme di partecipazione da parte di cittadini e
imprese, per rendere più ecologici i modelli di produzione e di consumo;
- Sottolinea la necessità di continuare ad integrare gli aspetti ambientali nelle
politiche per i trasporti, l’energia e l’agricoltura;
- Si limita a fissare finalità generali e non obiettivi quantificati
Quattro aree prioritarie, per ciascuna delle quali vengono riassunti i problemi,
definiti gli obiettivi ed elencate le azioni prioritarie da intraprendere:
1 – cambiamenti climatici: l’asse portante è costituito dal conseguimento
dell’obiettivo fissato con il Protocollo di Kyoto; si auspicano abbattimenti più radicali e
si evidenzia la necessità di modifiche strutturali soprattutto nei comparti dell’energia e
dei trasporti; prevista la ricerca di misure preventive agli effetti del cambiamento
climatico;
2 – natura e biodiversità: pietre miliari sono la piena attuazione della rete Natura
2000 e un insieme di piani settoriali per la biodiversità; indispensabile approfondire la
tutela del paesaggio e delle zone rurali; individuata una strategia tematica per la difesa
dei suoli;
3 – ambiente e salute: approccio olistico circa gli effetti dell’inquinamento sulla
salute; revisione del sistema di gestione dei rischi da sostanze chimiche; salvaguardia
della qualità idrica; strategia tematica sulla qualità dell’aria;
4 – uso sostenibile delle risorse naturali e rifiuti: centrale il problema dei rifiuti;
posta maggiore enfasi sul riciclaggio e sulla prevenzione della generazione di nuovi
rifiuti;
1994 – CARTA DI AALBORG
CONFERENZA EUROPEA SULLE CITTA’ SOSTENIBILI
CARTA DELLE CITTA’ EUROPEE PER UN MODELLO URBANO SOSTENIBILE
-
Primo passo per l’attuazione dell’Agenda 21 Locale
Firmata da oltre 300 autorità locali
Definisce i principi base uno sviluppo sostenibile delle città
Definisce gli indirizzi per i piani di azione locali
PARTE 1
DICHIARAZIONE DI PRINCIPIO: LE CITTA’ EUROPEE PER UN
MODELLO URBANO SOSTENIBILE
1 – IL RUOLO DELLE CITTA’ EUROPEE
Le città europee riconoscono la propria responsabilità … per quanto riguarda molti
dei problemi ambientali che l’umanità si trova ad affrontare. Constatano che gli
attuali livelli di sfruttamento delle risorse dei paesi industrializzati non possono
essere raggiunti dall’intera popolazione esistente e tanto meno dalle generazioni
future senza distruggere il capitale naturale.
2 – IL CONCETTO E I PRINCIPI DELLA SOSTENIBILITA’
Le città riconoscono che il concetto dello sviluppo sostenibile fornisce una guida per
commisurare il livello di vita alle capacità di carico della natura. Pongono tra i loro
obiettivi giustizia sociale, economie sostenibili e sostenibilità ambientale …
Sostenibilità a livello ambientale significa conservare il capitale naturale …
3 – STRATEGIE LOCALI PER UN MODELLO URBANO SOSTENIBILE
Le città sono convinte di rappresentare la più ampia unità in grado di affrontare
inizialmente i molti squilibri urbani …, e al tempo stesso la scala più piccola alla
quale i problemi possono essere risolti positivamente in maniera integrata, olistica e
sostenibile. Ogni città ha la sua specificità e pertanto occorre che ciascuna trovi la
propria via alla sostenibilità. Il loro compito è quello di integrare i principi della
sostenibilità nelle rispettive politiche e partire dalle risorse delle diverse città per
costruire appropriate strategie locali.
4 – LA SOSTENIBILITA’ COME PROCESSO LOCALE E CREATIVO PER LA
RICERCA DELL’EQUILIBRIO
Le città riconoscono che la sostenibilità non rappresenta uno stato né una visione
immutabili, ma piuttosto un processo locale, creativo e volto a raggiungere
l’equilibrio che abbraccia tutti i campi del processo decisionale locale. Esso genera
una continua verifica nella gestione delle città …
5 – RISOLVERE I PROBLEMI ATTRAVERSO SOLUZIONI NEGOZIATE
6 – L’ECONOMIA URBANA VERSO UN MODELLO SOSTENIBILE
Le città riconoscono che il capitale di risorse naturali, atmosfera, suolo, acqua e
foreste, è divenuto il fattore limitante del loro sviluppo economico …
7 – L’EQUITA’ SOCIALE PER UN MODELLO URBANO SOSTENIBILE
… Le città intendono integrare i bisogni fondamentali dei cittadini … con la
protezione dell’ambiente.
8 – MODELLI SOSTENIBILI DI USO DEL TERRITORIO
Le città riconoscono l’importanza dell’adozione da parte degli enti locali di
efficienti politiche di pianificazione dello sviluppo degli usi territoriali che
comprendano una valutazione ambientale strategica di tutti i progetti …
9 – MODELLI SOSTENIBILI DI MOBILITA’ URBANA
Le città si impegneranno per migliorare l’accessibilità e sostenere il benessere
sociale e lo stile di vita urbano pur riducendo la mobilità …
10 – RESPONSABILITA’ RIGUARDANTI IL CLIMA A LIVELLO
PLANETARIO
… Le fonti rinnovabili di energia rappresentano la sola alternativa sostenibile.
11 – PREVENZIONE DELL’INQUINAMENTO DEGLI ECOSISTEMI
12 – L’AUTOGOVERNO LOCALE COME PRECONDIZIONE
Le città ritengono di possedere la forza, la conoscenza e il potenziale creativo per
sviluppare modi di vita sostenibili … La capacità delle città di raccogliere questa
sfida dipende dai diritti di autogoverno che vengono loro riconosciuti a livello locale
conformemente al principio di sussidiarietà. È essenziale che gli enti locali
dispongano di poteri sufficienti e di una base finanziaria solida.
13 – IL RUOLO FONDAMENTALE DEI CITTADINI E IL COINVOLGIMENTO
DELLA COMUNITA’
Le città si impegnano a rispettare le raccomandazioni dell’Agenda 21 di Rio … Esse
fonderanno pertanto la loro azione sulla cooperazione tra tutti gli attori interessati
e faranno sì che tutti i cittadini e i gruppi interessati abbiano accesso alle
informazioni e siano messi in condizione di partecipare al processo decisionale
locale. Esse si preoccuperanno di predisporre opportunità di educazione e di
formazione alla sostenibilità …
14 – STRUMENTI AMMINISTRATIVI E DI GESTIONE URBANA PER
L’ATTUAZIONE DI UN MODELLO SOSTENIBILE
Le città si impegnano ad utilizzare gli strumenti tecnici e politici disponibili per
attuare un approccio alla gestione urbana che tenga conto degli ecosistemi … Si
cercherà di istituire nuovi sistemi di contabilità ambientale …
PARTE 2
LA CAMPAGNA DELLE CITTA’ EUROPEE SOSTENIBILI
Le città europee firmatarie della Carta si muoveranno di concerto verso un modello
sostenibile grazie ad un processo di apprendimento basato sull’esperienza e sugli
esempi locali che hanno dato risultati positivi.
La Campagna delle città europee sostenibili è volta ad incoraggiare e a sostenere le
città che perseguono attivamente un modello urbano sostenibile.
PARTE 3
L’IMPEGNO NEL PROCESSO D’ATTUAZIONE DELL’AGENDA 21 A
LIVELLO LOCALE: PIANI LOCALI D’AZIONE PER UN MODELLO
URBANO SOSTENIBILE
Le città europee firmatarie della Carta si impegnano a promuovere, nelle rispettive
collettività, il consenso sull’Agenda 21 a livello locale, in conformità con quanto
stabilito dall’articolo 28 dell’Agenda 21 concordata a Rio nel 1992.
Si propone che il processo di definizione dei piani locali di azione comprenda le
seguenti fasi:
1 – individuazione degli schemi finanziari e di programmazione esistenti;
2 – individuazione sistematica, da realizzarsi facendo ampio ricorso alla
consultazione dei cittadini, dei problemi e delle rispettive cause;
3 – attribuzione di priorità per affrontare i problemi individuati;
4 – formazione di un punto di vista comune per quanto riguarda un modello
sostenibile di collettività attraverso un processo di partecipazione che coinvolga
tutti i settori interessati;
5 – valutazione delle opzioni strategiche alternative;
6 – adozione di piani locali di azione a lungo termine orientati alla sostenibilità
che contengano obiettivi misurabili;
7 – programmazione dell’attuazione del piano, compresa la realizzazione di uno
scadenzario e l’attribuzione delle diverse responsabilità tra le parti;
8 – istituzione di sistemi e procedure di relazione e monitoraggio dell’attuazione
del piano;
1996 – ISTANBUL
2° CONFERENZA DELLE NAZIONI UNITE SUGLI INSEDIAMENTI UMANI –
HABITAT II
-
HABITAT I (Vancouver 1976)
Documento principale: AGENDA HABITAT II
Adottata da 171 governi
Richiamo ad Agenda 21 e in particolare al Cap.7 (“Promozione dello sviluppo di
insediamenti umani sostenibili”)
- Due obiettivi principali
1 – Una casa adeguata per tutti
2 – Lo sviluppo sostenibile degli insediamenti umani
- Habitat II ha respinto il concetto secondo il quale le città costituiscono un problema
senza soluzione: ha invece identificato esperienze e procedure quali mezzi pratici
per fronteggiare le sfide dell’urbanizzazione;
- Attenzione dell’Agenda concentrata sugli esseri umani, in quanto al centro
dell’azione atta a promuovere lo sviluppo sostenibile;
- Per migliorare la qualità della vita degli insediamenti umani, tutti i firmatari si
impegnano a sostenere modelli di produzione, consumo, trasporto e crescita degli
insediamenti secondo un’ottica che tiene conto della capacità di carico degli
ecosistemi naturali e della necessità di preservare delle opportunità per le future
generazioni;
- L’Agenda ritiene necessario promuovere la conservazione, la rifunzionalizzazione e
la manutenzione degli edifici, degli spazi aperti, dei paesaggi e delle forme di
insediamento di valore storico, culturale, architettonico, naturale e religioso;
- Adozione dei “principi della partecipazione come il più democratico ed efficace
approccio per la realizzazione degli impegni”;
- Le amministrazioni locali sono riconosciute come i più stretti ed importanti partner
ai fini dell’attuazione dei principi di Habitat II;
- Si insiste sull’importanza delle best practices;
2001 – NEW YORK: HABITAT + 5: per un esame e una valutazione sull’attuazione
dell’Agenda Habitat
I DATI DELL’URBANIZZAZIONE
- Nel 1800 solo il 2% della popolazione mondiale era urbana; nel 1950 tale cifra
arrivò al 30%, nel 2000 è arrivata al 47%; entro il 2008 più del 50% della
popolazione mondiale sarà urbana e entro il 2030 tale percentuale arriverà al 60%;
- Alcune stime evidenziano che su circa 1 miliardo di poveri, almeno 750 milioni
vivono in aree urbane;
- La popolazione nelle aree urbane dei paesi in via di sviluppo crescerà tra il 2000 e il
2030 da 1,9 miliardi a 3.9 miliardi di persone; molto più lenta sarà invece la crescita
nei paesi sviluppati, da 0.9 a 1 miliardo di abitanti;
- Il tasso di crescita della popolazione mondiale è pari all’1%; il tasso di crescita
nelle aree urbane è quasi il doppio (1.8%; 2.3% se si considerano solo i paesi in via
di sviluppo);
- Nei paesi sviluppati il processo di urbanizzazione si è ormai stabilizzato (75%
della popolazione è urbana; 84% entro il 2030); oggi l’Africa, seppure sia
prevalentemente rurale (solo il 37.3% della popolazione è urbana), ha il tasso di
urbanizzazione che aumenta più rapidamente; in Asia oggi il tasso di crescita della
popolazione urbana è pari al 3.77%, inferiore comunque a quello dell’Africa;
- Nel 1950 c’era un’unica città con più di 10 milioni di abitanti (New York); nel 1975
erano 4; nel 2000 sono diventate 18; entro il 2015 si prevede saranno 23, di cui 19
nei paesi in via di sviluppo;
- Nelle città dei paesi in via di sviluppo 1 nucleo familiare su 4 vive in condizioni
disagiate; il 40% dei nuclei familiari in Africa e il 25% in America Latina vive sotto
la soglia di povertà;
- Gli abitanti delle città in Africa consumano 50 litri d’acqua pro capite al giorno; nei
paesi sviluppati la cifra è di 215 litri pro capite;
- Nei paesi a basso reddito la superficie abitativa per persona è pari a 6.1 mq (35 mq
nei paesi ad alto reddito), le persone per stanza sono 2.47 (0.66 in quelli ad alto
reddito), le strutture permanenti il 67% (100% nei paesi ad alto reddito), le unità
abitative con acqua corrente il 56% del totale (100% nei paesi ad alto reddito);
- La spesa pubblica (per la fornitura di acqua, il miglioramento delle condizioni
igieniche, le fognature, la raccolta dei rifiuti, le strade e l’elettricità) nei paesi a
basso reddito è pari a 15$ per persona, in quelli ad alto reddito raggiunge gli 813.5$
a persona;
1996 – CARTA DI LISBONA
2° CONFERENZA EUROPEA SULLE CITTA’ SOSTENIBILI
- Aggiornamento della Carta di Aalborg
- Approvazione di un documento dal titolo “Dalla Carta all’Azione” (punto
6 - “Programmeremo sistematicamente l’attività per passare dall’analisi
all’azione”)
1999 – CARTA DI FERRARA
COORDINAMENTO AGENDE 21 LOCALI ITALIANE
- Al 5 maggio 1999 erano 41 le autorità locali italiane che avevano aderito
alla Carta di Aalborg
IMPEGNI DEL COORDINAMENTO:
- Promuovere i processi di Agenda 21 Locale in Italia;
- Monitorare, diffondere e valorizzare le esperienze positive in corso, al
fine di identificare modelli di riferimento …
- Favorire e potenziare lo scambio di informazioni …
- Attivare momenti di formazione …
- Sollecitare la partecipazione delle Amministrazioni pubbliche all’interno
delle Reti europee attive nel processo di Agenda 21 …
2000 – CARTA DI HANNOVER
3° CONFERENZA EUROPEA SULLE CITTA’ SOSTENIBILI
PRINCIPI E VALORI DELL’AZIONE LOCALE A FAVORE DELLA
SOSTENIBILITA’:
B1 - “La responsabilità di garantire il benessere della generazione presente e di quelle
future è il nostro comune denominatore … riconoscendo che proprio le diversità
contribuiscono ad incrementare la ricchezza sociale delle nostre città”
B2 – “Crediamo che l’economia … debba diventare maggiormente equa a livello
sociale e maggiormente efficiente a livello ecologico …”
B3 – “… coinvolgeremo i cittadini e lavoreremo congiuntamente … per concretizzare,
in modo olistico ed integrato, la nostra visione globale”
LE AUTORITA’ LOCALI:
C1 – “Noi, autorità locali europee, ci siamo impegnate a sviluppare azioni locali con
responsabilità globale …”
C2 – “Promuoviamo l’integrazione europea per il raggiungimento di una coesione
socio – economica nel rispetto degli standard socio – ambientali …”
C5 – “Il nostro obiettivo è praticare politiche locali che riducano l’impronta ecologica
della nostra comunità …”
C6 – “Abbiamo identificato i seguenti temi chiave della gestione urbana verso la
sostenibilità ambientale …: sviluppo urbano compatto, riabilitazione delle zone urbane
e delle aree industriali depresse, riduzione dello sfruttamento e utilizzo più efficiente
del territorio e delle risorse naturali, trasporti locali, gestione energetica e lotta contro
l’emarginazione sociale, la disoccupazione e la povertà”
C8 – “Ci siamo impegnati ad introdurre indicatori sulla sostenibilità locale …
indicatori comuni, concordati volontariamente …”
C11 – “… riteniamo che le città o cittadine costituiscano le entità adatte per affrontare
le problematiche in modo integrato …”
1997 – PROTOCOLLO DI KYOTO
- Il Protocollo di Kyoto è un atto esecutivo contenente le prime decisioni
sull’attuazione operativa di alcuni impegni della Convenzione Quadro delle Nazioni
Unite sui Cambiamenti Climatici (UN-FCCC), sottoscritta a Rio nel 1992;
- Punto di partenza fondamentale, seppur limitato solo ad alcuni aspetti ritenuti
prioritari, per risolvere le problematiche dei cambiamenti climatici e nel quadro più
generale dello sviluppo sostenibile;
- Processo che ha posto la centralità dei problemi del clima globale nello sviluppo
socio – economico mondiale e la centralità dello sviluppo sostenibile per il futuro
del pianeta;
- Avvio di un processo di collaborazione mondiale su base consensuale;
- Timido punto di partenza
GLI OBBLIGHI DEL PROTOCOLLO
Il Protocollo di Kyoto impegna i Paesi industrializzati e quelli ad economia in
transizione (Est europeo) a ridurre complessivamente del 5% le principali emissioni
antropogeniche di gas capaci di alterare l’effetto serra naturale del pianeta entro il 2010.
I gas oggetto del Protocollo sono:
-
anidride carbonica
metano
protossido di azoto
fluorocarburi idrati
perfluorocarburi
esafluoruro di zolfo
L’anno di riferimento per i primi tre è il 1990, per gli altri il 1995.
La riduzione complessiva del 5% non è uguale per tutti: per l’Unione Europea nel suo
complesso la riduzione deve essere dell’8%, per gli USA del 7%, per il Giappone del
6%; nessuna riduzione è prevista per Federazione Russa, Nuova Zelanda e Ucraina;
possibilità di aumentare le emissioni fino all’1% per la Norvegia, fino all’8% per
l’Australia e fino al 10% per l’Islanda.
Dal momento che complessivamente il trend di crescita delle emissioni è pari al 20%,
la riduzione decisa a Kyoto equivale ad un taglio delle emissioni tendenziali del 25%.
Considerando i trend di crescita attuali i tagli risultano particolarmente gravosi per
alcuni paesi, quali USA, Canada e Giappone, relativamente meno per quelli dell’UE.
Nessun tipo di limitazione è previsto per i Paesi in via di sviluppo, in quanto ciò
comprometterebbe il loro percorso verso lo sviluppo socio – economico; va anche detto
che la crescita delle immissioni in questi paesi sta crescendo con un ritmo triplo rispetto
a quello dei paesi sviluppati e ciò rischia comunque di compromettere il risultato finale.
Per la riduzione delle emissioni il Protocollo individua come prioritari alcuni settori:
l’energia, processi industriali, agricoltura, rifiuti.
Ai fini della riduzione delle emissioni di gas serra vanno considerati anche gli
assorbimenti attraverso idonei assorbitori che eliminano tali gas. Uno dei principali
assorbitori, in particolare per quanto riguarda l’anidride carbonica, è rappresentato dalla
copertura vegetale di alberi e piante. Vanno quindi considerate nel bilancio le opere di
forestazione iniziate dopo l’anno di riferimento (1990).
I NUOVI STRUMENTI DI ATTUAZIONE
Per favorire l’attuazione degli obblighi del Protocollo e la cooperazione internazionale,
vengono formalizzati nuovi strumenti di attuazione:
1 – Joint implementation
Ovvero “Attuazione congiunta” degli obblighi; i Paesi possono cioè accordarsi per una
distribuzione diversa degli obblighi individuali, nel rispetto dell’obbligo complessivo,
notificandolo al Segretariato della Convenzione. L’UE si avvale di questa possibilità,
con Paesi che ridurranno meno dell’8% e Paesi di più, in relazione a criteri stabiliti
consensualmente.
2 – Emission trading
Ovvero possibilità di commerciare i diritti di emissione tra i Paesi. Esistono delle
condizioni perché ciò possa avvenire: deve esistere un progetto di cooperazione da
realizzare congiuntamente tra Paese che cede e Paese che acquista.
3 – Clean development mechanism
Meccanismo orientato a favorire la cooperazione internazionale soprattutto tra Paesi
sviluppati e Paesi in via di sviluppo per progetti congiunti finalizzati al trasferimento di
tecnologie e di know how.
ENTRATA IN VIGORE DEL PROTOCOLLO
Il Protocollo di Kyoto entra in vigore 90 giorni dopo la ratifica da parte di almeno 55
Paesi firmatari della Convenzione UN-FCCC, purché tra di loro rientrino Paesi
industrializzati in numero tale da rappresentare almeno il 55% delle emissioni
complessive di anidride carbonica.
Ad aprile 2001 avevano sottoscritto il Protocollo solo 33 Paesi, tutti in via di sviluppo;
L’Italia ha ratificato il Protocollo di Kyoto con legge 120 del 1° giugno 2002; il
Protocollo è stato ad oggi ratificato da tutti i Paesi UE;
In occasione della conferenza di Johannesburg hanno garantito la ratifica a breve del
Protocollo Canada, Russia e Cina;
Gli USA hanno sempre negato la ratifica del Protocollo;
7° CONFERENZA DELLE PARTI – MARRAKECH
Si è giunti ad un compromesso sull’attuazione del Protocollo di Kyoto:
ridimensionato l’obiettivo di riduzione dei gas serra, in particolare di anidride
carbonica (dall’originale 5% al 3.8%);
incentivato il ruolo della riforestazione (i cosiddetti sink di carbonio, ovvero
assorbitori di anidride carbonica) nell’assorbimento della CO2; in origine l’UE si era
opposta al ricorso ai sink almeno fino al 2012; oggi un paese può ridurre le proprie
emissioni anche solo attraverso i sink, senza intervenire con adeguate politiche
energetiche; sono state approvate le regole su come si contabilizzano emissioni e
capacità di assorbimento dei sink;
definite le regole d’uso per tutti i meccanismi flessibili; scompare la
supplementarietà, fortemente voluta dall’UE, cioè quanti e quali impegni attuare in
ambito nazionale e quali al di fuori;
le sanzioni previste, fortemente volute dall’UE, saranno ridiscusse entro il 2003,
ma non entreranno in vigore prima del 2012;
Seppure indebolito il Protocollo costituisce una piattaforma fondamentale per il lancio
di nuove politiche ambientali.
AZIONI ED OBIETTIVI DI RIDUZIONE IN ITALIA
Obiettivi di riduzione
Azioni
Aumento di efficienza del parco elettrico
Riduzione dei consumi energetici nel
settore dei trasporti
Produzione di energia da fonti rinnovabili
Riduzione dei consumi energetici nei
settori industriale/abitativo/terziario
Riduzione delle emissioni nei settori non
energetici
Assorbimento delle emissioni di CO2
dalle foreste
TOTALE
Mt CO2
2002
Mt CO2
2006
Mt CO2
2008 - 2012
- 4/5
- 4/6
- 10/12
- 9/11
- 20/23
- 18/21
- 4/5
- 6/7
- 7/9
- 12/14
- 18/20
- 24/29
-2
- 7/9
- 15/19
---------
---------
- 0.7
- 20/25
- 45/55
- 95/112
I DATI SUI CAMBIAMENTI CLIMATICI
- Gli USA, con poco più del 4% della popolazione mondiale utilizzano il 24%
dell’energia prodotta; l’India, con il 16% della popolazione mondiale, ne utilizza
solo il 2%; i paesi sviluppati, con ¼ della popolazione mondiale, consumano i
4/5 dell’energia mondiale;
- La concentrazione del più importante tra i gas serra, il biossido di carbonio (o
anidride carbonica CO2), è aumentata nell’atmosfera da 290 parti per milione di
volume nel 1880 a circa 370 parti per milione nel 2001;
- Circa ¾ delle emissioni antropogeniche di anidride carbonica negli ultimi venti
anni sono dovute all’uso dei combustibili fossili;
- La temperatura media superficiale globale è aumentata nel XX secolo di circa
0.6° C; il decennio dal 1990 è stato il più caldo del secolo e il 1998 il più caldo
da quando esistono registrazioni strumentali (ovvero dal 1861);
- Dati da satellite dimostrano una riduzione di circa il 10% dell’area coperta dai
ghiacci a partire dagli anni ’60; in particolare si stanno riducendo in maniera
sensibile i ghiacciai equatoriali, sulle Ande peruviane e in Africa; il 33% dei
ghiacci del Kilimangiaro è scomparso negli ultimi 20 anni, l’82% dal 1912;
- In Antartide il riscaldamento non è omogeneo, ma ha colpito soprattutto la parte
occidentale, a sud dell’America Latina;
- Il livello dei mari si sta alzando, con un incremento nel corso del XX secolo di
20-30 centimetri;
- Le proiezioni dell’IPCC (International Panel Climate Center) indicano un
aumento della temperatura superficiale globale media tra 1.4 e 5.8° C nel periodo
1990-2100;
- Le proiezioni prevedono un innalzamento del livello del mare compreso tra 9 e
88 centimetri entro il 2100;
- Il riscaldamento dovrebbe essere più pronunciato in alcune aree del pianeta
(parte nord del Nord America, Asia del Nord e centrale);
2002 – JOHANNESBURG
VERTICE MONDIALE SULLO SVILUPPO SOSTENIBILE
GLI IMPEGNI DI JOHANNESBURG PER LO SVILUPPO SOSTENIBILE
- Dichiarazione politica
- Piano d’Azione sulle cosiddette azioni di tipo I, vincolanti e negoziate a livello
multilaterale tra tutti i Paesi
- Accordi sulle azioni di tipo II (partnership pubblico / privato), volontarie e
negoziate solo a livello bilaterale tra singoli Paesi e imprese
I PRINCIPI
- Approccio precauzionale
- Responsabilità comuni ma differenziate
TEMI CHIAVE DEL PIANO D’AZIONE
- Lotta alla povertà
- Consumi sostenibili
- Recupero degli ecosistemi (lotta alla deforestazione e alla desertificazione)
11 – “Riconosciamo che sradicare la povertà, cambiare i modelli di consumo e
produzione insostenibili e proteggere e gestire le risorse naturali – basi per lo sviluppo
sociale ed economico – sono contemporaneamente gli obiettivi fondamentali ed i
presupposti essenziali per lo sviluppo sostenibile”
Temi trasversali:
- acqua, energia, salute, agricoltura, biodiversità
ELEMENTI DI NOVITA’
- Crisi del multilateralismo (isolamento USA)
- Importanza degli accordi Type II (voluti soprattutto dagli USA, intesi come
cambiamento culturale e come risposta al fallimento storico degli accordi
internazionali); annunciati 562 progetti di partnership;
- Passo indietro nell’elaborazione del concetto stesso di sviluppo sostenibile:
scissione del tema sviluppo sostenibile in tre sessioni (commercio, aiuti finanziari e
ambiente)
- Questioni ambientali di gran lunga secondarie rispetto a quelle dello sviluppo e della
liberalizzazione degli scambi commerciali (il Piano d’Azione contiene ben 200
riferimenti all’Organizzazione Mondiale del Commercio)
1992 – 2002: EVOLUZIONE DEI DATI SULLA SOSTENIBILITA’
POPOLAZIONE: dal 1992 ad oggi vi è stata una crescita annua della popolazione
mondiale compresa tra i 77 e gli 81 milioni di persone; il ‘900 è iniziato con 1,6
miliardi di abitanti, nel 1950 si sono raggiunti i 2,5 miliardi, nel 2000 oltre 6 miliardi;
le previsioni più aggiornate delle Nazioni Unite prevedono che la popolazione
mondiale raggiungerà il 7° miliardo nel 2012, l’8° nel 2026 e il 9° nel 2043.
AUTOVEICOLI: dal 1992 ad oggi si è avuta una crescita della produzione di auto
compresa tra i 34 e i 39 milioni annui; nel 1992 il parco circolante era di 470 milioni
oggi si sono raggiunti i 530 milioni; alcune previsioni parlano di 1,2 miliardi di vetture
circolanti nel 2020 e di 2,5 miliardi nel 2060.
CARTA: dal 1992 ad oggi la produzione è cresciuta da 245 milioni di tonnellate a oltre
300; nel 1961 era pari a 77 milioni di tonnellate.
CLIMA: Le emissioni di carbonio dovute all’utilizzo di combustibili fossili erano pari
nel 1992 a 5 miliardi e 928 milioni di tonnellate, oggi superano i 6 miliardi e 300
milioni; la concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera era di 356,3 parti per
milione di volume nel 1992, oggi ha superato le 370 ppv (nel 1960 era di 316,7 ppv).
ACQUA: nel 2000 1,1 miliardi di persone non disponevano di sufficienti risorse di
acqua potabile; attualmente 2,3 miliardi di persone vivono in paesi a rischio di scarsità
idrica (disponibilità annua pro capite minore di 1700 metri cubi) e 1,7 miliardi di
persone vivono in aree dove la disponibilità pro capite annua scende a 1000 metri cubi;
si prevede che nel 2025 il numero di persone che vivranno in situazioni di rischio sarà
di 3,4 miliardi.
FORESTE: il tasso di deforestazione a livello globale negli anni ’90 è stato di 14,6
milioni di ettari annui, principalmente nei paesi tropicali.
AGENDA 21: ad oggi 85 Paesi nel mondo hanno sviluppato strategie nazionali per lo
sviluppo sostenibile; oltre 3000 comunità nel mondo, grandi città e piccoli comuni,
hanno attivato iniziative di Agenda 21 Locale.
ASSISTENZA ALLO SVILUPPO: il flusso finanziario dell’assistenza allo sviluppo
dai paesi ricchi a quelli in via di sviluppo è sceso, in proporzione al PIL, dallo 0.35%
del 1992 allo 0.22% del 2000; solo 5 nazioni (Danimarca, Lussemburgo, Olanda,
Norvegia e Svezia) hanno raggiunto o sorpassato il target prefissato dello 0.7% nel
2000.
DEBITO: il debito dei paesi poveri ha oggi sorpassato i 2500 miliardi di dollari; nel
1992 era di 1843 miliardi di dollari.