Copertina e Grafica

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Copertina e Grafica
INDICE GENERALE
ATTUALITÀ
PAG.
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INTERVISTE E INCHIESTE
PAG.
13
CULTURA
PAG.
16
SPORT
PAG.
28
CURIOSITÀ E HUMOR
PAG.
30
ENIGMISTICA
PAG.
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____________________________________________________
MEMBRI DELLA REDAZIONE E COLLABORATORI
Bolzani Michele
Caffarra Loris
Coghi Francesco
Cucconi Francesco
Dall’Acqua Ivan
Federico Michela
Federico Tania
Ghio Davide
Madini Sonia
Malavasi Andrea
Malpetti Claudia
Malpetti Maura
Monteleone Valentina
Olivieri Stefano
Pasini Sara
Potiscki Sara
Salvaterra Selene
Sedda Francesco
Sisti Matteo
Tirelli Giacomo
Veneri Federico
Responsabile Impaginazione:
Negri Michel
Responsabile Editoriale:
Prof. Marozzi Claudio
Copertina e Grafica
Ghio Davide
Collaboratore Esterno
Bonichini Alessandro
NUMERO 17 - MAGGIO 2008
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BETWEEN COLLEGE AND BEACH
L’ESPERIENZA MALTESE DELLA 3S
Quest’anno, anziché fare un viaggio d’istruzione, Dove siamo atterrati la sera del 20 Aprile; questa è
abbiamo optato per una settimana studio all’este- stata la nostra prima impressione.
ro. Dove andare?? Ci sarebbe piaciuto andare in Inghilterra, ma i costi troppo elevati hanno impedito
di dare il via all’operazione. Quando stavamo per
arrenderci e scegliere una qualsiasi meta italiana, ci
siamo ricordati di quella piccola isola sotto la Sicilia
che anni fa era stata una colonia inglese: quale luogo
meglio di Malta avrebbe potuto darci l’opportunità
di imparare l’inglese a un prezzo ragionevole? Entusiasti, dopo il sì della preside, abbiamo cominciato
ad organizzare il viaggio con la fantasia e il timore
di non arrivare a quell’ottanta per cento di partecipanti necessario per partire. Dopo varie discussioni
siamo arrivati al giorno deciso per la partenza, dove
abbiamo, per la prima volta, incrociato gli sguardi
con le altre classi (3T, 4AET) e con i profe accompagnatori; così dopo le raccomandazioni della preside ci siamo diretti all’aeroporto alla volta di Malta.
Dopo che ci sono state assegnate le camere i profe
ci hanno dato la buonanotte e noi ci siamo messi a
dormire: almeno così loro pensavano!
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La mattina dopo, abbastanza addormentati come quando andiamo a scuola, ci siamo diretti al college maltese, dove abbiamo sostenuto un test che ha diviso per abilità nella lingua inglese le tre classi. Il corso che
abbiamo seguito si è rivelato molto ben organizzato e piacevole; abbiamo completato schede ma soprattutto
ci siamo cimentati in dialoghi diretti con l’insegnante; siamo addirittura diventati scrittori! Ecco la nostra
prima composizione (con qualche errore) :
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Once upon a time in a raining night a sad
frog fell down in a river. The frog arrived
in a forest where it saw a little house and
found an old strange man. This man had
a beautiful daughter and decided to transform the frog in a knight to save her; to
help him he gave three presents: a magic
carpet, a sword and a ring. The knight left
from the house to the castle where the girl
was prisoner in the highest tower. When
he arrived he met the old witch with her
wolf who stopped him. The knight take the
sword, the witch transformed the wolf in
a dragon. The battle began but the knight
was in danger, so he took the magic ring
and call a falcon; together they killed the
dragon and the witch. The knight got the
girl free and gave her a wedding ring. The
knight and the girl took the witch’s money
and went up carriage and go far, far away.
Il pomeriggio invece è stato dedicato a visite culturali durante le quali abbiamo visto cose interessanti...
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...e fatto nuove amicizie .
Alla sera eravamo così stanchi che ci addormentavamo ovunque…
Qualche pomeriggio invece abbiamo preferito il
relax in spiaggia… sì, perché con tutta la fatica che
facevamo al mattino un po’ di riposo ce lo meritavamo…
... ma proprio ovunque!!!
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…e anche i profe!
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Comunque siamo sempre ripartiti alla grande, a volte creando vere e proprie opere d’arte.
Qualche volta ci siamo fermati a pensarvi..
…perché vi siete persi tutti noi:
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E tutto questo:
Alla fine abbiamo capito che più siamo e più ci divertiamo; infatti in pullman sono scoppiati i cori tra classi… ma si sa che in fondo vince sempre l’amicizia!
Quindi quello che ci auguriamo è che l’anno prossimo si possa fare un altro viaggio e che magari veniate
anche voi!
Sara & C.
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ENERGIA PULITA ALL’ITIS
Pannelli fotovoltaici e produzione di idrogeno dal prossimo anno
scuola che raggiunge
l’obiettivo posto dalla
Comunità Europea: il
20% del proprio fabbisogno energetico proveniente da fonti rinnovabili entro il 2010.
Nella giornata di sabato 29 marzo si è tenuta
la conferenza stampa
di presentazione degli
inizi dei lavori per la
costruzione di un laboratorio per la produzione di idrogeno e
l’installazionedipannellifotovoltaicipressol’ITIS“Fermi”.
Il progetto prevede 3 fasi di realizzazione (entro
settembre):
1.
opere strutturali di messa in sicurezza dei
locali e installazione di un impianto geotermico per
il riscaldamento e il rinfrescamento del laboratorio
2.
l’installazione dell’impianto per la produzione di idrogeno (per elettrolisi) e suo utilizzo mediante celle combustibili
3.
installazione di pannelli fotovoltaici sul tetto
dell’istituto e messa in opera di apparecchiature per
rilievo ed elaborazione dati a fini didattici.
Il costo totale del progetto è di € 29000, finanziati per il
60% circa da Provincia di Mantova, Camera di Commercio, Agire, Confindustria Mantova, Fondazione BAM
Scopo del laboratorio è il suo utilizzo didattico per
tutte le specializzazioni dell’Istituto, sia come impianto dimostrativo (acquisizione di competenze riguardo alle nuove tecnologie, bilancio energetico,
stoccaggio ecc.) sia come sistema di rilevamento
(sonde, contatori, calcolo del risparmio di anidride
carbonica ecc.). Già a partire dal prossimo anno scolastico gli alunni dell’istituto, ma anche quelli di altre
scuole che ne facciano richiesta, potranno sperimentarne le attrezzature ed eseguire le relative esperienze.
Il laboratorio infatti vuole essere una ricchezza per tutto il territorio mantovano e, come tale,
sarà messo a disposizione di tutte le scuole.
Da anni sono ormai
chiari i segni di un rinnovato interesse per
l’utilizzo dell’energia
solare. Un simile interesse non si avvertiva
dalla fine degli anni
Settanta, ovvero della prima grave crisi
petrolifera (chi non si
ricorda le domeniche
senza macchine tra il
divertimento e l’incredulità della gente?)
. In quel tempo furono
poste molte speranze nell’utilizzo di questa fonte di
energia rinnovabile, distribuita, pulita, facilmente disponibile e nella sostanza anche inesauribile (si stima che il sole si estinguerà tra 5 miliardi di anni ).
I risultati ottenuti furono scarsi ed antieconomici, a
causa di aspettative teoriche troppo ottimistiche ed
errori tecnici di applicazione. In apparenza questi impianti sono di facile e semplice installazione, in realtà
la realizzazione corretta esige conoscenze e professionalità non minori di altri impianti e non è sufficiente l’incentivo o il finanziamento statale a pioggia.
Oggi il mercato è in grado di fornire prodotti tecnologicamente avanzati che, assemblati correttamente e
inseriti nel contesto idoneo, sono in grado di evitare
gli errori del passato. Tutto ciò però non basta ad assicurare una ripresa certa e duratura del solare termico e fotovoltaico perché i costi sono ancora elevati.
Sono necessari formazione e adeguati incentivi, giustificati dal fatto che lo sfruttamento dell’energia solare nelle varie forme può limitare il consumo dei
combustibili fossili, che ormai stanno esaurendosi, il
cui costo è in continua ascesa e che stanno rovinando i delicati equilibri termici e biologici del pianeta .
Alcune considerazione di tipo ecologico (polveri, effetto serra (CO2), piogge acide ecc...) ci dicono che la
difesa dell’ambiente e della salute non può essere lasciata alle leggi dell’economia di mercato, perché l’economia non valuta questa realtà o perlomeno fa fatica a
considerarla. Spetta ai nostri governanti mettere in atto
politiche atte a correggere queste mancanze: ad esempio incentivando la cultura e l’uso di energie rinnovabili meno dannose di quelle imposte dal mercato libero.
Il progetto dell’ ITI “ E. FERMI” si inserisce in questo contesto: in primo luogo formazione, in secondo
luogo uso razionale e produzione di energia meno
dannosa. L’ITI “ E. FERMI “ vuole anche essere una
Prof. Renato Mischi
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RIFLESSIONI SULLA QUESTIONE TIBETANA
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oppressione, ma strategicamente i tibetani hanno
sfruttato questo evento unico per far sentire il loro
grido all’Occidente. Quindi non partecipare ai giochi significherebbe protestare per l’atteggiamento
della Cina, ma allo stesso tempo chiudere le porte ad ogni possibilità di dialogo tra Cina e Tibet.
Questa questione complicatissima fornisce molti
spunti di riflessione. Per esempio: come rapportare
il problema tibetano all’Italia? Pongo questa domanda ai lettori perché chi difende il Tibet, spesso corrisponde a chi protesta quando il Papa si intrometQuesto non è un articolo di giornale, infatti non vi te in questioni relative allo stato (come per esempio
darò pesanti informazioni storiche e culturali sul Ti- eutanasia, aborto ecc.). Allora mi chiedo: perché
bet e sulla Cina. Ricorderò semplicemente come il nella realtà italiana la massima autorità religiosa
Tibet desideri disperatamente l’indipendenza dal- spesso viene condannata per i suoi interventi politilo Stato cinese. Perché? Per il governo cinese “la ci, mentre il Tibet che si ribella alle imposizioni cireligione è veleno” e i tibetani, che vivono di spi- nesi per i valori religiosi viene giustificato e difeso?
ritualità e di preghiera, rivendicano il loro diritto a A questa domanda non rispondo…Perché? Perché non
professare il proprio “credo”. L’unico modo per con- è un articolo, è una riflessione… mia, ma anche vostra…
trastare la rigida cultura cinese è rendersi indipendenti, ma la Cina non è disposta a rinunciar al Tibet.
Claudia Malpetti
Questo problema non è insorto nel 2008 con l’avvicinarsi delle Olimpiadi di Pechino, ma è una questione aperta da lunghissimi anni. Ma allora perché
la ribellione tibetana si vede effettivamente solo ora
nelle nostre televisioni? Sappiamo tutti che la Cina
taglia le informazioni con gli altri paesi, tanto che la
ribellione è stata vista su tutti gli schermi tranne quelli
cinesi. Un po’ come dire: “Facciamo finta di niente,
perché tanto nulla è accaduto!”. Beh, questa frase da
me strutturata in modo satirico calzerebbe a pennello
sulle labbra delle massime autorità degli stati occidentali (Francia, Italia, Stati Uniti, ecc.), futuri partecipanti alle Olimpiadi. Perché dico questo? Perché
prima importanti “cariche” annunciano il boicottaggio dei giochi olimpionici per inviare un messaggio
pacifista e in seguito ritrattano, sottolineando che il
loro discorso doveva essere necessariamente riferito
alla giornata d’apertura. Mi chiedo come mai sia così
difficile sentir dire con chiarezza da un capo di Stato
che le Olimpiadi non si possono boicottare per interessi economici. Nessun cittadino pretende il “buonismo” dalla politica, ma almeno la sincerità di ammettere il problema economico, che sovrasta ogni tipo
di protesta, anche il boicottaggio, sarebbe il minimo.
Ma allora un’altra domanda che sorge spontanea: “
Boicottare o no i giochi olimpionici per rivendicare la pace e i diritti religiosi dei tibetani? Io sostengo che a questa domanda non si può dare risposta,
per un fondamentale motivo. Sarebbe moralmente
corretto non permettere che un evento così importante come le Olimpiadi si disputi in un luogo di
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CRISI ALITALIA:
LA NOSTRA COMPAGNIA DI BANDIERA DAL 1947 RISCHIA IL CRACK
del lavoro, al di sotto della media europea (24% del
fatturato contro il 32 % di Air France ad esempio),
ma anche in riferimento al fatto che vi è un coefficiente di riempimento degli aeroplani minore del 50
%, una voragine sul piano dei costi. Senza ricordare
le spese per il carburante (il 16% a differenza di Air
France che lo ha inferiore al 10%), i ritardi tecnologici (l’emissione di biglietti via internet è ferma al 3%,
un’altra compagnia inglese, la British Airways, ha oltrepassato il 50%) e l’esagerato surplus di addetti che
in primis ha portato alla chiusura dell’aeroporto di
Malpensa (315 milioni di euro sono volti all’organico
in eccesso con un fatturato pari a 4.8 miliardi di euro).
Una altro errore madornale, che si è compiuto negli
ultimi anni è quello relativo alle esternalizzazioni di
handling (con questo termine si intende una serie di
servizi che le società aeroportuali appaltano a enti
esterni, ad esempio il trasporto ed il deposito di bagagli e il check-in), informatica e manutenzione. L’handling non dovrebbe essere sottovalutato, è il biglietto
da visita di una compagnia aerea e non seguirlo in
modo adatto vuol dire non essere competitivi sulla
qualità del servizio a terra; da ciò consegue una significativa perdita di “pezzi rilevanti di mercato”. Buona
parte della colpa è detenuta dunque dai manager che
avrebbero dovuto ottimizzare i collegamenti di Alitalia, ma anche dai frequenti
scioperi, e in certi casi anche dall’arroganza del personale (ma quest’ultimo
caso non riguarda solo la compagnia dell’Alitalia).
Come si è visto, sono molte le cause che hanno
condotto alla crisi Alitalia; secondo una stima di
non molto tempo fa (Aprile 2008) la società di trasporti perdeva circa 15 € al secondo. Per rendere la
cosa un po’ più suggestiva basti pensare che in circa 160 secondi (all’incirca il tempo necessario per
leggere quest’articolo) Alitalia ha perso 2400€.
Sarebbe comunque errato concludere l’articolo
senza aver dato un minimo di parola alla società,
e quindi mi sembra doveroso citare qui di seguito uno slogan con il quale Alitalia ha festeggiato un
anniversario importante, quello dei 60 anni: “Abbiamo iniziato a volare quando la maggior parte del mondo ancora camminava e se oggi il tuo
mondo è più grande è anche un po’ merito nostro”.
Nata 62 anni fa dalla ristrutturazione della L.A.I. (Linee Aeree Italiane), la nostra compagnia di bandiera
oggi è in piena crisi. Per capire le motivazioni di questa
profonda crisi è necessario fare un po’ di cronistoria.
La nostra società di trasporto aereo, che fino a
qualche anno addietro era considerata il fiore all’occhiello del nostro paese, effettua il suo volo
inaugurale il 5 maggio 1947 con uno dei quattro
aeroplani della FIAT concessi dall’Aeronautica Militare sulla linea Torino-Roma e Roma-Catania.
Nel 1982 Alitalia raggiunge la cifra storica di 10 milioni di passeggeri trasportati; tra la metà degli anni
’80 e la metà degli anni ’90 fanno il loro ingresso nella flotta della Compagnia molti nuovi Airbus utili a
sviluppare il medio raggio (rendendo alla portata di
tutti il viaggio in aereo). Intanto la compagnia raggiunge i 20 milioni di passeggeri.
Fino alla fine degli anni
’90 il trasporto aereo era
utilizzato da una percentuale di utenti molto inferiore rispetto ad oggi, poi,
con la nascita di altre compagnie aeree il mercato
si è allargato a livelli esponenziali. La gestione dell’Alitalia era positiva, i guadagni erano in positivo.
Dalla fine degli anni ’90, a causa di diversi fattori, la
compagnia ha cominciato a perdere prestigio e a perdere i connotati che la rendevano una delle migliori al
mondo. Tutto ciò a motivo di una gestione prettamente utilitaristica, non rivolta agli utili della società ma
ai guadagni personali di ognuno. Si sono succeduti
amministratori delegati e presidenti in pochi anni, ma
la situazione è peggiorata sempre di più. E lo stato ha
sopperito sempre alle perdite, avendo la quota di maggioranza della compagnia. Ma ora non può più farlo.
Oggi c’è chi si ritrova a voler difendere questo marchio italiano di prim’ordine cercando di mantenere
orgoglio e dignità e chi invece cerca di svendere tutto
senza tener conto della gloriosa storia di Alitalia. Certo è che quest’ultima si è ritrovata a dover affrontare
sofferenze economiche non solo riguardanti il costo
Francesco Coghi
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V2-DAY: O CI SEI O NON CI SEI
- …. Al v-day ci sei o non ci sei….. –
- …. E perché io l’8 settembre farò una mia giornata e la chiamerò v-day, v come vaf****o day…
Beppe Grillo
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Con queste parole
l’8 Settembre del
2007 il comico
genovese Beppe
Grillo dava inizio
ad una giornata
chiamata
v-day,
dove
chiamava
tutti gli italiani insoddisfatti a scendere in piazza per
protestare contro
il governo, per
firmare una proposta di legge che avrebbe portato fuori dal Parlamento tutti i politici denunciati o con più di
due legislature, tutti fuori per sfogarsi, per fare
in modo che la democrazia partisse “dal basso”.
La risposta degli italiani c’è stata eccome, sono state raccolte più di 500.000 firme (ne bastavano molte
meno), con centinaia di manifestazioni in tutta Italia
(anche a Mantova e provincia). Ma non solo: tutta
queste persone hanno attirato l’attenzione dei media, che hanno parlato
a lungo di questa giornata, il più delle volte
condannandola e giudicandola come insensata, e tutto questo ha
portato notevole pubblicità al comico genovese, che tramite il
suo blog, tra l’altro uno
dei più visitati al mondo, ha potuto diffondere meglio le sue idee.
Ora, a distanza di
qualche mese, Grillo ci ha riprovato: infatti il 25 Aprile, giorno della Liberazione, c’è stato un V2-Day, stavolta non contro la
casta dei politici, bensì contro la casta dei giornalisti.
Grillo infatti ha ribadito più volte nel suo blog quanto
sia controllata l’informazione qui in Italia, perlopiù
da partiti politici e uomini di potere, sottolineando
anche il fatto che la quasi totalità dei giornali in circolazione percepiscono finanziamenti statali, ed inevita-
bilmente molti giornali finiscono con l’essere sotto il
controllo di partiti politici, alterando l’informazione.
Questo accade inoltre anche con i giornalisti televisivi,
e anche i telegiornali molto spesso sono secondo Grillo controllati. Del resto molti in Europa hanno definito
l’Italia un paese semilibero in fatto d’informazione.
Secondo Grillo si è formata col tempo una “casta”
dei giornali, dove i giornalisti sono costretti a lavorare sotto il protettore se vogliono svolgere il loro
lavoro, e dove i politici tengono sotto controllo l’informazione. Quindi, tramite il blog, Grillo ha ribadito l’importanza della “libera informazione in libero
stato”, l’importanza della rete come mezzo d’informazione e la necessità di eliminare questa “casta”.
Per cui il 25 Aprile il comico ci ha riprovato: in diretta da Torino si è svolto il V2-Day, al quale hanno partecipato migliaia di persone, che hanno
voluto dire la loro sulla libertà di informazione.
Questa volta, però, c’è una differenza: infatti il primo
V-Day era una raccolta di firme per una proposta di legge, mentre adesso ci troviamo davanti ad una proposta
di referendum in piena regola, e mentre la proposta di
legge non era neanche stata minimamente presa in considerazione al Parlamento, questa volta una proposta
di referendum dovrà essere presa in considerazione;
ed essenzialmente questa richiesta si basa su tre punti:
1. Abolizione dei finanziamenti pubblici all’editoria 2 Abolizione dell’ordine dei giornalisti
3 Abolizione della
legge Gasparri (legge
molto criticata, creata
dal secondo governo
Berlusconi, che favorisce in maniera evidente le reti Mediaset)
Trattandosi di una proposta di referendum, la
raccolta firme è ancora valida per qualche
tempo, e viene effettuata ogni domenica
nei comuni indicati dal
sito www.beppegrillo.
it, dove si possono trovare tutte le informazioni necessarie. Alla fine, tutte le
firme raccolte verranno spedite a Roma, e se saranno
sufficienti si farà un referendum, per cui non ci resta
che aspettare. E chi fosse interessato vada a firmare nei
comuni indicati dal sito. La battaglia è ancora aperta.
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Ivan Dall’Acqua
IL RAP TRA CONTESTAZIONE E POESIA
Il rap: poesia, moda o stile di
vita? Il rap c’è chi lo definisce
volgare, chi si rifiuta di ascoltarlo perchè privo di importanti colonne sonore; alcuni
critici lo definiscono un “insulto” alla musica, altri un uso
sbagliato della lingua italiana.
Cercando su un qualsiasi dizionario si possono trovare diverse
definizioni: “capacità di scandire
a tempo parole in rima; portare
la voce all’incidere inarrestabile
di un ritmo continuo; forma di
comunicazione diretta e musicale che si sviluppa come compromesso tra la pura elaborazione formale e l’esplicitazione di un contenuto,
tra l’immediatezza espositiva e l’esercizio di stile”.
Una domanda che non può non sorgere a chi ragiona
sul rap è la seguente: come mai il rap è così diffuso fra
i giovani? Le motivazioni sono diverse, magari anche
contestabili; tra esse la più importante è forse la mancanza di paura quando si tratta di denunciare in modo
diretto le tante piaghe della nostra società, a differenza
di altri tipi di musica che preferiscono non trattare di
argomenti “scomodi”, come la droga, l’alcol, la prostituzione, la vita dei ragazzi cresciuti nelle periferie
delle grandi città. Lo caratterizza poi l’impetuoso fluire sulla base musicale di vocaboli che danno un tono
molto forte e d’impatto ai messaggi che vuole mandare.
Se si cerca la definizione di “poesia”
su un dizionario, si
può trovare questa
spiegazione: “l’arte e la tecnica di
comporre versi o di
esprimere, in forme ritmiche, idee,
sentimenti e realtà
secondo la propria
visione del mondo”. Se questa è la
definizione, allora
si può definire poesia il rap? Per molti giovani sì; per
loro i rapper sono poeti che parlano di argomenti che li
riguardano da vicino, con un gergo diffuso tra di loro;
ma alcuni critici non comprendono l’essenza di questo
genere musicale e si ostinano a criticarlo aspramente.
E i rapper come definiscono la loro arte? “Io e lei”
degli Huga Flame, noto gruppo rap, è una canzone
che può far capire a chiunque l’importanza e il signi-
ficato che questa musica ha per
alcune persone, tra le quali chi
la compone:”c’è chi con il rap
racconta e fa riflettere,c’è chi
diventa quel che in vita poi non
riesce ad essere,c’è chi lo accusa di creare confusione perchè
sputa su una società che schiaccia questa generazione,l’hip
hop è vivo, c’è chi lo infanga e
c’è chi ogni giorno di alimentarlo non si stanca [...] è così il
rap, è semplice e diretto, a volte
sfrontato ma tu non prenderlo
come un difetto, c’è chi ha il
dono di combattere a parole, ma quanto può far male
un testo scritto col cuore? C’è chi lo fa perchè ha necessità di esprimersi, c’è chi lo ascolta per moda o per
poi non deprimersi, spesso il rap non unisce ma divide, io cerco di amarlo per affrontare nuove sfide...”
I rapper sono sicuramente persone colte e con un uso
della lingua molto sciolto. Questo si presenta in particolar modo nel freestyle, la tecnica che consiste nell’improvvisare rime, con o senza accompagnamento
ritmico, ed alla quale alcuni rapper devono la propria
notorietà, trattandosi di una performance che implica
una notevole abilità nell’inserire al momento opportuno le parole necessarie alla chiusura della rima. L’improvvisazione è il momento in cui chi tiene in mano
il microfono dà libero sfogo al linguaggio gergale
della sua zona o comunque al suo personale modo
di esprimersi, con termini ed espressioni che ne
determinano lo stile e quindi la riconoscibilità.
Il mondo del rap lo si può immaginare come una
grande famiglia, in cui il freestyle rappresenta il
teatro della sfida per i rapper o gli aspiranti tali,
che su questo campo si guadagnano il rispetto dei
propri “fratelli”. C’è chi il rap lo rende uno stile di
vita, chi lo ascolta per moda, chi per buttare uno
sguardo su quel mondo fatto di trasgressione, chi
lo compone per sfogarsi, chi per la popolarità. Il
rap è un insieme di rime, metafore, ritmi, coi quali
alcune persone decidono di raccontare il mondo visto dai propri occhi e altre si limitano ad ascoltarle.
Questo stile di vita, questa moda, questa voglia di sfogarsi si presenta come una crepa fra i canoni della
canzone tradizionale, per attirare l’attenzione su di sé
e sui problemi che infangano la nostra società; una
crepa con la voglia di abbattere il muro di ipocrisia
edificato da un sistema che vuole renderci tutti uguali.
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Maura Malpetti
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ENEL - ITIS BINOMIO VINCENTE
cartelloni, su calendari o anche stampati su maglie.
Il progetto ha sbaragliato gli avversari e ha vinto! Quest’anno infatti ,come testimoniano le molte foto presenti nell’istituto, la classe (ora 4BEN)
è stata premiata con il PREMIO ENEL e l’ITIS
ha vinto un lettore DVD di ultima generazione.
In conclusione, ecologicamente parlando, il futuro
del pianeta è nelle nostre mani e sarebbe ora di iniziare ad interessarsene con più attenzione ed impegno.
Se volete avere qualche idea su cosa potreste (e dovreste) fare per ridurre il vostro impatto ambientale, andate su
http://www.climatecrisis.net/takeaction/whatyoucando/.
Fabio Giannotta
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Alcune classi del triennio ITIS, durante il passato
anno scolastico, hanno partecipato ad un incontro
sponsorizzato dall’ENEL sullo sviluppo sostenibile
e le energie alternative. Durante la conferenza sono
stati toccati vari temi importanti ai giorni nostri e
che diverranno fondamentali in futuro (come avete potuto notare nella recente assemblea d’istituto).
L’ingegner Cangini, incaricato dall’Enel, ha iniziato la sua trattazione partendo dai vari tipi di energia
presenti nel mondo e ha continuato spiegando alcuni processi produttivi, dai più classici ai più moderni come, per esempio, i pannelli fotovoltaici.
Sono state poi spiegate le problematiche energetiche dell’Italia, la quale dipende in massima parte dalle importazioni di energia degli altri Paesi.
Sono stati inoltre proposti molti esempi comportamentali per evitare alcuni dei più comuni e diffusi sprechi
energetici (come usare il condizionatore in modalità
deumidificatore o chiudere sempre il frigorifero). Sapevate ad esempio che se vi accingete ad acquistare
un elettrodomestico è molto meglio acquistarlo il più
ecologico possibile (ovvero di classe A)? Questa tipologia è più conveniente sia sul piano ecologico che
su quello economico; infatti il costo totale (cioè la
somma tra esborso iniziale e spese relative ai consumi
durante tutto l’arco della sua attività), per esempio,
di un frigorifero di classe A è molto minore rispetto a quello di uno più inquinante e meno efficiente.
Infine è stato proposto a noi studenti di partecipare al concorso “ENERGIA IN GIOCO” TAGLIA
XXL, che richiedeva un progetto in grado di sensibilizzare le coscienze sul risparmio energetico. La
classe che ha frequentato la 3BEN nel passato anno
scolastico, grazie all’interessamento della professoressa Milena Rocca, ha partecipato con una serie
di vignette ed immagini create da noi studenti, che
possono essere utilizzate in vari modi, ovvero come
Abbiamo ricevuto e volentieri pubblichiamo la seguente lettera
LETTERA APERTA A MIA FIGLI A (...E A TUTTI VOI CHE
POTRESTE ESSERLO)
Cara Iaia,
ti sembra patetico vero? Vedere queste righe sul giornalino
della tua scuola?
Forse lo è ma, come sai, quando devo dire qualcosa, stare zitta
non mi riesce bene.
Eccoci dunque!
Volevo ripeterti, anche da queste autorevoli (!?) pagine, il
mio amore sconfinato e la mia voglia di farti crescere come
una bella persona. I tanti no, le varie punizioni, quella che tu
consideri, oggi, cattiveria, sono solo degli strumenti, forse non
sempre i più appropriati, per darti delle basi educative su cui tu
possa costruire il tuo futuro, prepararti per un mondo che cambia rapidamente, e spesso non in meglio, dove l’individualismo
frequentemente é la molla che fa girare le cose, ma dove invece
c’è bisogno del contributo di tutti per andare avanti.
Non pensare sempre che quello che fa più comodo a te sia necessariamente la cosa migliore da fare, non ritenere sempre che
la verità quando è scomoda è da sottacere e dire solo ciò che gli
altri vorrebbero sentirsi dire.
La verità spesso non è facile ma, alla fine paga... perché paga
l’onestà... perché paga l’essere brave persone; forse è un pagamento dilazionato nel tempo, forse e un pagamento a lungo
termine, ma è un pagamento soddisfacente ed appagante quanto
nessun altro.
Anche la tua scuola serve a questo, non solo ad imparare formule scientifiche, il rigore, l’autorevolezza dei tuoi insegnanti
spero mi diano una mano nell’educazione di una figlia che,
come tanti adolescenti, crede già di sapere come funziona la
vita e che il mondo giri intorno a lei! Ti sorprenderà, più avanti,
scoprire che non è affatto così!!
Avrei molto altro da dirti... le solite “maternali”, dirai tu e le
liquiderai con un :”Sì va bene, hai ragione.” Cosicché io sarò
contenta e me ne starò zitta per un po’ .. .ben sapendo che le
mie parole sono entrate per un orecchio ed uscite dall’altro, ma
con la speranza, mai sopita, che le mie parole siano vischiose e
ne resti traccia durante il passaggio tra le orecchie.
Un bacio...mille baci...quelli che ora che sei “grande” non vuoi
più!
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la tua mummy
LE ASPETTATIVE DI FINE ANNO SCOLASTICO
Abbiamo chiesto agli studenti della scuola, ad esclusione di quelli delle quinte, quali risultati si aspettano in occasione degli scrutini finali, proponendo loro 3 opzioni:
1. promozione a giugno
2. sospensione del giudizio a causa di debiti da saldare
3. bocciatura a giugno
Hanno risposto quasi tutte le classi, cosicché i risultati in percentuale del sondaggio possono considerarsi attendibili di quello che gli studenti si aspettano.
Non ne esce un quadro molto rassicurante: gli studenti pensano che solo circa il 40% di loro sarà
promosso a giugno mentre una percentuale leggermente più alta dovrebbe trovarsi “rinviata” alle
prove di fine agosto per sperare nella promozione; infine una percentuale di poco superiore al 15%
non dovrebbe proprio farcela ad andare avanti.
Consideriamo pure quest’ultimo dato come “fisiologico”: qualcuno che ha preso sotto gamba l’anno scolastico c’è sempre, così come qualcun altro che, pur impegnandosi, proprio non ce l’ha fatta a tenere il ritmo.
Quello che lascia perplessi (certo parliamo di aspettative, ma a circa un mese e mezzo dalla fine della
scuola gli studenti sanno bene in quale condizione si trovano) è il dato relativo ai debiti. Più di 2/5
dell’intera popolazione dell’Itis si aspetta di avere dei debiti da recuperare durante l’estate. Viene
da chiedersi quanto sia servita la costosa macchina
dei corsi obbligatori voluta dall’Ordinanza Fioroni.
Viene da chiedersi se per certi aspetti non sia stata
controproducente, costringendo gli alunni a pomeriggi in più a scuola che possono avere influito negativamente sulla loro preparazione. Oppure viene
da domandarsi se quei corsi siano stati insufficienti per numero di ore e se ce ne vorrebbero di più.
Ma forse la domanda che maggiormente dovrebbero
porsi gli studenti è un’altra: hanno capito oppure no
che, se il Consiglio di classe riterrà a fine agosto che uno
studente non abbia colmato le sue lacune, quest’ultimo
non sarà ammesso alla classe successiva? Hanno cioè
capito che il sistema dei cosiddetti debiti è cambiato
e che, in sostanza, si è tornati al vecchio sistema degli
“esami di riparazione”. Hanno capito che di quell’oltre
il 40% che pensa di avere dei debiti, qualcuno ci lascerà le penne, andando ad ingrossare le fila dei bocciati
di giugno, che rischiano di essere così alla fine ben
di più di quel 15% circa che è emerso dai sondaggi?
Molti diranno che forse è tempo che la scuola si ripensi come istituzione formativa, che qualcosa non fun-
ziona. Non si può che dargli immediatamente ragione: la scuola superiore italiana aspetta da ottant’anni
una autentica riforma e si trova in balia delle “pensate” piuttosto improvvisate di questo o quel ministro.
Però, cari amici, finché le cose non cambieranno, la scuola sarà questa. Forse è ora di svegliarsi e
di metterci un po’ più di energia nello studio. Non
tutto si ottiene facilmente. Nemmeno il diploma.
Un augurio a tutti per gli scrutini. E speriamo che
siate stati troppo pessimisti, magari per scaramanzia.
L’anno prossimo abbiamo intenzione di confrontare le vostre aspettative con i risultati reali di quest’anno scolastico 2007/2008.
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La redazione
CLASSI PRIME
Promossi
110
Con debito
111
Bocciati
48
40%
41%
19%
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CLASSI SECONDE
Promossi
85
47%
Con debito
90
42%
Bocciati
35
18%
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CLASSI TERZE
Promossi
60
33%
Con debito
100
56%
Bocciati
19
11%
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CLASSI QUARTE
Promossi
59
37%
con debito
71
45%
Bocciati
29
18%
INTERVISTA AI RAPPRESENTANTI
IN CONSIGLIO DI ISTITUTO
Noi della redazione abbiamo deciso di rivolgere qualche domanda ai compagni rappresentati di istituto. Volevamo sapere qualcosa della loro esperienza di quest’anno ed avere un
giudizio su di essa. Ecco che cosa ci hanno risposto.
Cosa vi ha spinto a candidarvi come rappresentanti d’istituto?
Per masochismo, per fare una nuova esperienza e perché me l’hanno chiesto altri della mia lista.
Pirovano: tra i rappresentanti dello scorso anno mi
sono offerto anch’io per dare una mano ai nuovi: conoscendo già i meccanismi ho messo a disposizione la
mia esperienze per facilitare e velocizzare i compiti.
Quali obbiettivi vi eravate dati per quest’anno?
Proseguire sulla buona strada dell’anno scorso: assemblee di qualità, presenza e peso
nel Consiglio di istituto, convocazione mensile del comitato studentesco, annuario, ...
Siete riusciti a realizzare tutto quello che avevate
programmato?
Di assemblee ne avevamo programmate di più ma sapevamo già della possibilità di non poterle realizzare tutte.
Siete soddisfatti di quello che avete fatto?
Decisamente sì. Le due assemblee sembrano aver avuto successo tra gli studenti, e questo è il maggior motivo di soddisfazione per noi.
Come vi siete trovati a lavorare tra voi e con il prof.
Spazzini che vi ha affiancato?e con la Dirigente?
Con Spazzini benissimo: sempre disponibile a darci una mano e molto elastico nell’organizzazione. Con la preside rapporto
positivo, decisamente migliore dello scorso anno, atteggiamento propositivo ed aperto alle nostre richieste.
Avete intenzione di riproporvi come rappresentanti?
Veramente no, è un compito pesante, l’anno prossimo saremo in quinta e vorremmo farla bene.
Pirovano: io in quinta ci sono già e l’anno prossimo spererei di non essere più in questa scuola.
Un anticipo sull’ultimo giorno di scuola?
Ci stiamo lavorando, sarà una sorpresa!
Sara Pasini
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LO “STATO DI BENESSERE” DEGLI
STUDENTI DELLE PRIME
Noi del giornale “Fermitutti” abbiamo pensato di
sentire l’umore degli studenti delle Prime ad un mese
dalla fine dell’anno scolastico. I risultati, raccolti ed
elaborati da Valentina Monteleone e Selene Salvaterra, sono riportati qui di seguito.
Rapporto tra gli studenti:
1. C’è un buon rapporto di amicizia e di collaborazione tra di voi?
SI 48
Abbastanza 24
Poco 20
NO 8
2. C’è tra di voi un clima di competizione eccessivo?
SI 28
NO 72
3. Hai notato situazioni di emarginazione e/o fenomeni di bullismo in classe?
SI, pesanti 0
SI, ma lievi 24
NO 76
COMMENTO: i rapporti tra compagni, già in prima,
risultano nel complesso soddisfacenti: sulla competizione predominano l’amicizia e la collaborazione;
e non risultano esserci evidenti fenomeni di discriminazione o peggio di “bullismo”; infatti solo un
quarto di coloro che hanno risposto al questionario
rileva lievi situazioni di emarginazione e/o fenomeni
di “bullismo”: se leggiamo attentamente, comprendiamo che non ci troviamo certo di fronte a episodi
che si possano avvicinare a quelli di cui (purtroppo)
ci informano quasi quotidianamente i mass media.
Più probabilmente si tratta delle solite forme di presa
in giro e di scherzi poco furbi tipici di questa età, che
vanno comunque anch’essi condannati e fermati prima che si trasformino magari in qualcosa di peggio.
Rapporto con gli insegnanti:
1) Ritieni che gli insegnanti siano motivati e che si
impegnino veramente ad insegnare la loro disciplina?
SI, tutti 48
Alcuni NO 16
Molti NO 8
NO 28
2) Gli insegnanti ti sembrano preparati e in grado di
aiutare chi è in difficoltà nella loro materia?
SI, tutti 28
Alcuni NO 56
Molti NO 12
NO 4
3) Gli insegnanti instaurano con gli allievi dei positivi rapporti di confidenza, aiutandoli anche nei loro
momenti di difficoltà personale?
SI, tutti 68
Alcuni NO 12
Molti NO 0
NO 20
4) Ritieni che gli insegnanti facciano delle preferenze tra gli studenti?
SI, quasi tutti 40 SI, alcuni 52
No, nessuno 8
5) Gli insegnanti hanno un comportamento corretto
ed educato nei confronti degli alunni?
SI, tutti 56
Alcuni NO 32
Molti NO 12
NO 0
COMMENTO: al rapporto alunni-insegnanti è stato
dedicato il maggior numero di domande. Ad una di
queste è stata data dalla maggioranza una risposta
che deve fare riflettere: gli studenti di prima percepiscono il fatto che gli insegnanti abbiano delle
preferenze e che non trattino tutti allo stesso modo.
Magari i docenti sono convinti del contrario, e di
non fare differenze, trattando tutti alla stessa maniera
(o magari ciascuno secondo i suoi meriti scolastici);
però gli alunni hanno delle “antenne” particolarmente sensibili su questo punto. Il resto delle risposte è
molto più confortante, segno che comunque, al di là
della percezione di qualche lieve “favoritismo”, gli
studenti sentono che la maggior parte dei docenti
sono all’altezza, non solo del loro compito didattico
ma anche di quello educativo. E forse questa positiva immagine che gli studenti delle prime ricevono
dai loro profe contribuisce a indirizzare la risposta
all’ultima domanda di questo questionario, come
vedremo fra poco.
Ritieni questa scuola:
Troppo impegnativa 28
Impegnativa ma non eccessivamente 56
Facile 16
In definitiva, come ti trovi in questa scuola?
Molto bene 76
Abbastanza bene 16
Piuttosto male 4
Molto male 0
COMMENTO: che la scuola sia impegnativa per
molti già potevamo saperlo. La risposta lo conferma.
Se il 16% sostiene che è facile (beati loro!), quasi
il doppio dice il contrario (forse sono proprio quelli
che non navigano in buone acque e che non sanno
come andrà per loro lo scrutinio di fine anno. Però,
sorpresa!, alla domanda finale ben il 96% (in cui
sono compresi dunque molti che hanno detto che si
tratta di una scuola difficile) risponde che in questa
scuola si trova bene. E del resto lo abbiamo visto: i
rapporti tra compagni sono complessivamente buoni,
e così pure quelli con i professori. Si fa fatica, magari, ma il clima è positivo.
E l’ITI “E. Fermi” viene così promosso con buoni
voti!
La redazione
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RACCONTI
SERIAL KILLER
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E’ cominciato tutto due mesi fa. La prima vittima è stata mia zia Judith, anni 49, vedova. La polizia
ha detto che l’assassino era un inesperto, perché l’ha
colpita con non so quante coltellate prima di riuscire
ad ammazzarla. C’era sangue per molti e molti metri
sul sentiero di ciottoli che conduce alla casa della zia.
E’ morta a pochi passi dal cancello, verso le sette di
sera. A quell’ora era già quasi buio, perché era la fine
di febbraio.
Mia zia era stata da noi poche sere prima. Io sono
Joel e ho 15 anni. Viviamo insieme io e la mamma,
soli, dopo che il papà è morto tre anni fa in un incidente. Faceva il camionista. E’ andato giù in un burrone con tutto il rimorchio. La mamma lavora al supermercato tre chilometri fuori dal paese. Torna a casa
per il pranzo, poi riparte e sta via sino a tardi la sera
per via della chiusura delle casse. Io vado a scuola; e
non me la cavo tanto bene. Ma la mamma dice che è
lo stesso, che migliorerò. Io le credo: è buona la mia
mamma. La nostra è una casetta bassa lungo la strada
principale, un po’ lontana dalle altre. Ma qui le case
sono tutte così. C’è tanto spazio, tanto verde. Anche la
casa di zia Judith è isolata dalle altre. L’assassino non
ha avuto problemi: si è nascosto nel boschetto lungo
il viale, al buio, e ha aspettato che la zia rientrasse dal
lavoro. La polizia non è riuscita a trovare un motivo,
anzi dicono “un movente”, che possa spiegare quell’omicidio. Poi sono arrivati gli altri.
Dicevo che mia zia Judith era stata a casa nostra
pochi giorni prima. Era allegra come al solito quando
è entrata. <<Margaret>> ha detto << ho trovato una
ricetta di zuppa di cavoli che sono sicura piacerà anche a Joel.>>. A me i cavoli non piacciono, la zia lo
sapeva, e la mamma non me li faceva più da un pezzo.
<<Ma questa è una minestra speciale, i cavoli non si
sentono nemmeno, vedrai!>> e ha spiegato alla mamma cosa doveva fare. E la mamma poi me l’ha fatta.
Dopo tre giorni da quando era venuta, la zia era già
morta. Il cadavere era tutto pieno di sangue e di ferite.
I colpi sembravano tirati quasi a caso, ma uno, violento, aveva raggiunto il cuore attraverso la schiena,
perché la zia stava scappando, lo dice anche la polizia. Ma la cosa che ha sconvolto di più è che l’hanno
trovata con la lingua tagliata di netto infilata in gola.
La mamma non ha parlato per un giorno intero,
poveretta, la zia era sua sorella ed era anche la parente
più stretta che avevamo. La mamma si sentiva sola:
dopo il papà anche la zia, è stato un brutto colpo. Ma
ci sono io vicino a lei. L’aiuto, tengo la casa in ordine,
vado a fare la spesa mentre lei è a lavorare, mangio
perfino la zuppa di cavoli della zia per farla contenta.
Anche a scuola mi impegno, ma i risultati non arrivano.
Per quasi un mese non è successo niente. Le indagini sono continuate, ma la polizia non ha scoperto
nulla. Si è cominciato a dire che forse era stato un vagabondo di passaggio, un disperato che voleva rapinarla, o forse violentarla, chissà, se ne sentono tante,
anche se a dire il vero non so come si potesse pensare
una cosa del genere: la zia aveva ancora la borsetta
con il portafogli e la collanina d’oro al collo, e non era
certo una bella donna. C’era poi il particolare della
lingua tagliata che era inspiegabile per tutti.
Poi c’è stata la signora Orfield, dall’altra parte del
paese. E’ stato di martedì. Lunedì a mezzogiorno la
mamma aveva cucinato la zuppa di cavoli, non posso
dimenticarlo. Era la seconda volta che la mangiavo,
la prima dopo la morte della zia. <<Non l’ho più fatta
d’allora>> aveva detto la mamma, <<ma ho visto che
ti è piaciuta quella volta... povera Judith>> e le era
venuto da piangere. In verità a me questa minestra
fa schifo. Ma l’ho mangiata la prima volta per fare
contenta mamma. Lei si sacrifica tanto per me, come
posso darle un dispiacere? E anche quel lunedì l’ho
mandata giù. Già lei piangeva per zia Judith, come
facevo a rifiutarla?
La signora Orfield aveva circa cinquantacinque
anni e viveva sola in un bel villino circondato da un
giardino con alcuni alberi da frutta sul davanti e un
orto sul retro. Io la conoscevo. Ci conosciamo praticamente tutti in paese. Si era trasferita qui da alcuni
anni, non mi ricordo da quale città. Voleva la quiete e
la libertà della campagna, diceva. Non lavorava, aveva una rendita che le permetteva di starsene in santa pace e di coltivare il suo orto, di cui andava fiera.
C’era di tutto: piselli, carote, lattuga, cavoli, fagioli,
zucchine, pomodori: un vero ben di Dio. <<Io non ho
vizi e mi accontento di poco, vivo quasi con i prodotti
del mio orto>> diceva. Qualche volta la mamma mi
mandava da lei a chiederle della verdura. La mamma voleva pagarla ma la Orfield non voleva. Così la
mamma per sdebitarsi le portava ogni tanto qualcosa
dal supermercato dove lavora.
Mercoledì mattina hanno buttato il giornale alla
porta, come al solito. La mamma lo ha ritirato e ha
esclamato: <<Santo cielo, la signora Orfield!>>. Si è
lasciata cadere sulla sedia e ha cominciato a leggere:
<<Orrendo crimine a Bellred (Bellred è il mio paese)>>. C’era scritto che la sera prima una vicina di
casa della signora era andata, verso le nove, a chiederle un po’ di prezzemolo per il minestrone. Aveva suonato, poi aveva chiamato, ma nessuno aveva risposto.
Eppure c’era luce nella casa. Temendo che la signora
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Orfield si fosse sentita male, aveva provato a spingere
la porta d’ingresso e aveva visto che era aperta. Allora
era entrata continuando a chiamare la signora Orfield.
La luce proveniva dalla cucina e così la vicina, la signora Ross, si era diretta là, e aveva visto. La Orfield
era a terra con un sacchetto di plastica attorno alla testa e la pancia aperta da due tagli a croce. C’era tanto
sangue, e pezzi di budella sul pavimento. La polizia
diceva che la morte risaliva a poco prima del ritrovamento, attorno alle sette. Il giornale a quel punto ricollegava il delitto, <<un delitto così efferato>> c’era
scritto, all’omicidio di zia Judith, per la sua ferocia e
perché anche questo risultava inspiegabile. Chi poteva avercela con la Orfield?
Ora l’orto della signora Orfield è abbandonato. La
casa è chiusa con i sigilli. Ma dell’assassino vero non
si sa ancora nulla. Un serial killer? un mostro omicida a Bellred? Sembrava incredibile, però era l’unica
spiegazione che veniva in mente a molti perché di
moventi non se ne trovavano. <<Stai attento Joel>>
mi dice di continuo la mamma <<non andare in giro
quando si fa buio, o almeno rimani dentro il paese,
per carità!>>. Io ho un bel risponderle che l’assassino
se la prende solo con le signore di mezza età, perché anche la terza vittima era sui cinquant’anni, ma la
mamma è spaventata, e la capisco, povera mamma.
Poi si è saputo che hanno arrestato un tale, uno
che non si era mai visto in paese. Sembra che andasse
in giro con un coltello. Lo ha visto la signora Carey
dalla finestra <<aggirarsi furtivo>>, così ha scritto
il giornale, presso casa sua. E pare che il vagabondo
abbia confessato di essere lì per rubare, una gallina
o un coniglio, così raccontava lui, ma la polizia era
convinta di essere sulla strada giusta. Il coltello era a
serramanico, con una lama bella lunga, come quello
che ho trovato l’estate scorsa giù al fiume, chissà di
chi era. L’hanno trasferito giù in città ed è ancora in
prigione anche se intanto le cose qui a Bellred sono
andate avanti.
Dopo il terzo omicidio qualcuno ha cominciato a
mettere insieme i pezzi del mosaico, come dice il nostro vicino Hermann Linck: tutte donne, non giovani
e non vecchie, ma non tutte vedove e sole, sempre di
sera, sempre con un coltello. Questa volta è toccato
alla fruttivendola, Sarah Barrett, 52 anni, che aveva
con il marito il negozio a pochi isolati da casa mia. Il
marito era andato come sempre in giro col camioncino per vendere nelle case più isolate e la moglie stava sistemando le casse vuote di verdura nel cortiletto
dietro il negozio.
L’avevo vista proprio quella mattina di due settimane fa, perché la mamma mi aveva mandato a comprare la frutta e la verdura: arance, mele, lattuga e cavoli.
<<A lei piacciono i cavoli, signora Barrett?>> <<Ma
certo, Joel, li mangio spesso e volentieri>>. <<A me
non piacciono per niente. Ma la mamma dice che mi
fanno bene e stasera vuol fare la zuppa con una ricetta
che le aveva dato zia Judith. Lei conosceva la zia?>>.
<<Come no, poveretta! Che brutta fine! Chissà la tua
mamma come ha sofferto. E la signora Orfield? Squartata come un vitello, che orrore! Per fortuna pare che
l’abbiano preso, l’assassino. Non si poteva più essere
sicuri di niente, nemmeno in casa propria. Ecco, tieni
questi magnifici cavoli e dai retta alla mamma che ha
ragione. I cavoli fanno bene. Ciao>>.
L’hanno trovata in mezzo alle cassette della verdura, ma le mani non c’erano. Erano finite nell’orto
della signora Orfield, c’era scritto sul giornale il giorno dopo. L’assassino deve avere scavalcato il muretto
e averla sorpresa alle spalle. Prima l’ha strangolata e
poi le ha tagliato tutt’e due le mani con un coltello.
<<Ma forse non è andata così.>> ho detto alla mamma <<Forse lei lo conosceva e lo ha fatto entrare e lui
le è saltato addosso, l’ha imbavagliata e le ha tagliato
le mani. Poi l’ha uccisa.>> <<Non dire quelle cose;>
ha risposto la mamma <<non aggiungere orrore a orrore, Joel. Su queste cose, sui morti assassinati non
si scherza. Non farmi pensare a quella povera donna.>>.
Ma quale serial killer, ha detto la polizia, e due
giorni dopo ha arrestato il marito. Si sa, non andavano
molto d’accordo. I vicini li sentivano litigare a due
isolati di distanza. E il negozio era della signora Barrett ancor prima che sposasse Harry Witter. Un fannullone che non aveva mai combinato niente di buono
nella sua vita. Si dice che, approfittando dell’idea del
maniaco, abbia fatto fuori la moglie e per rendere più
forte la pista del mostro le abbia tagliato le mani gettandole apposta nell’orto della Orfield. E così adesso
la polizia ha due assassini per tre omicidi. La gente in
paese è sconvolta e a scuola non si parla d’altro. Meglio così: gli insegnanti non hanno molto tempo per
spiegare e ci danno pochi compiti. Intanto io ripasso e
cerco di recuperare nelle materie in cui vado male.
Però stasera la mamma ha fatto di nuovo la minestra
di cavoli. E’ buona la mamma. Non può sapere che fatica faccio a mandarla giù perché io mi sforzo e faccio
finta di niente. E’ buona ma è cocciuta, troppo cocciuta. Mi viene ancora il voltastomaco a pensare a quella
zuppa. Mi viene una rabbia, una rabbia terribile, come
la prima volta che me l’ha fatta dopo che zia Judith le
aveva dato la ricetta. Non ci ho più visto quella volta.
E allora il giorno dopo sono andato ad aspettare la zia
nel boschetto vicino a casa sua. Faceva un po’ freddo
e avevo le mani intirizzite. Quando l’ho vista arrivare sono saltato fuori. <<Chi è...oh ciao Joel, mi hai
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spaventata. Ti manda la mamma?>> <<No zia, sono
venuto per i cavoli.>> <<I cavoli?...Ah...la zuppa! La
mamma te l’ha fatta? E ti è piaciuta, vero? L’avevo
detto alla mamma: vedrai che Joel la gradirà e gli passerà quell’assurda avversione per i cavoli.>> <<No.
Non mi è piaciuta>>. Quando la zia ha visto il coltello
ha gridato qualcosa ed ha teso le mani in avanti. Ma
io non l’ho ascoltata e l’ho colpita. Un colpo solo.
Poi ho guardato il sangue che usciva. Anche la zia
ha guardato il suo sangue. Siamo stati fermi lì, per
qualche istante. Poi ha detto solo <<Joel>> come se
volesse chiedermi qualcosa. E io le ho detto: <<Non
mi è piaciuta. Non mi sono mai piaciuti i cavoli.>>
Solo allora forse ha capito che non scherzavo e si è
messa a correre verso casa. Ma io ho 15 anni e sono
svelto. L’ho inseguita con calma. Ogni tanto le davo
qualche coltellata alla schiena. Poi acceleravo e mi
portavo davanti a lei e la colpivo al petto e alla pancia.
Lei gridava, ma non c’era nessuno. Poi mi sono detto:
<<Non devo tornare tardi per la cena. Se la mamma
arriva e non mi vede si preoccupa, povera mamma>>.
E così l’ho colpita più forte e lei è caduta. Ha smesso
di parlare, quella sua lingua lunga, di cavoli e zuppe.
Per essere più sicuro gliel’ho tagliata e ficcata in gola,
che si soffocasse con la sua lingua.
La signora Orfield non mi aveva fatto niente, ma la
mamma aveva cucinato la zuppa e piangeva a causa
di zia Judith. Che cosa potevo dire a mamma? Che i
cavoli mi fanno schifo? Ho mandato giù, ma la rabbia
era tanta, così tanta che non sono riuscito a fare i compiti quel pomeriggio e a scuola ho fatto una figuraccia
peggio del solito. Tutta colpa dei cavoli. La mamma
non c’entrava. Lei lo faceva per me. Ma i cavoli...
Mi è venuta in mente la signora Orfield con quel bell’orto pieno anche di cavoli. Lei coi suoi cavoli era
un’alleata di zia Judith. Anche lei non mi capiva e non
mi poteva sopportare. Chi coltiva i cavoli come può
capire chi li odia? Ecco, lei andava bene per sfogarmi,
per vendicarmi dei cavoli e di zia Judith. Un po’ le assomigliava, avevano quasi la stessa età. <<Buona sera
signora Orfield.>> <<Ciao Joel. Serve qualcosa alla
mamma? C’è un po’ buio nell’orto ma con una buona torcia elettrica...>> <<Sì, la mamma chiede se può
avere dei cavoli per preparare la zuppa per domani, se
non la disturba.>> <<Ma figurati. Ne ho di bellissimi
in questa stagione. Anzi, ne ho appena mangiato anch’io.>> <<Davvero, signora Orfield? Le piacciono
tanto?>> <<Sì Joel, sono un cibo sano e leggero. E a
te piacciono?>>. Eravamo arrivati in cucina dove la
Orfield teneva la torcia elettrica. Avevo portato con
me un sacchetto di plastica per farle vedere dove avrei
messo i cavoli. E invece ci ho messo la sua testa e
l’ho stretto. Era robusta e ha lottato, ma io la tenevo
da dietro e non ho fatto molta fatica. Nel dibattersi è
finita a terra e per me è stato più facile tenerla. Allora
ho tirato fuori il coltello a serramanico dalla tasca,
ho mollato il sacchetto un momento e ho aperto la
lama. Lei ne ha approfittato per alzare il sacchetto dal
volto e respirare. <<Vediamo i suoi cavoli signora Orfield>> le ho detto e le ho aperto la pancia. Urlava
tossiva e respirava insieme ma io l’ho tenuta giù con
una mano e ho continuato a scavare nelle sue budella.
Poi mi sono stufato che si agitasse e ho stretto ancora
il sacchetto intorno al collo. Non ho visto i cavoli,
c’era troppo sangue e troppa confusione di carne e
viscere. Forse sono stato troppo maldestro, non come
quei chirurghi precisi che si vedono in tivù.
Ma la mamma non ha capito e dopo due settimane
mi ha mandato a comprare i cavoli dalla fruttivendola. E lei li prendeva con quelle sue mani callose e una
faccia soddisfatta. Sembrava che mi dicesse <<Guarda che bei cavoli Joel. Ti fanno schifo ma a me non
importa niente. Io i cavoli li vendo e più ne vendo e
meglio è per me. Cosa vuoi che me ne importi se a te
fanno vomitare? Mangia, mangia, Joel, su, fai contenta la tua mamma!>>. Non meritava di morire? Forse
allora la mamma avrebbe capito. Anche per questo ho
buttato le mani tra i cavoli ormai secchi dell’orto della
Orfield.
Quella sera sono tornato da lei. <<Salve signora Barrett.>> <<Ciao Joel, che fai ancora qui?>>
<<Quando torna la mamma mi fa la minestra di cavoli.>> <<E allora? Che vuoi dire?>> <<Sono i suoi
cavoli, signora. Me li ha venduti lei.>> <<Certo. E
sono buonissimi, te l’assicuro.>> <<A me i cavoli
non piacciono.>> <<Ma cosa posso farci io, Joel? Lo
hai detto alla mamma?>> E mi ha girato la schiena
per continuare a sistemare le cassette. <<Non posso
dirlo alla mamma.>>. Era una donna abbastanza piccola la signora Barrett. Le sono andato dietro e le ho
fatto passare il mio fazzoletto sopra la testa infilandoglielo in bocca. Passavano delle macchine fuori e
i suoi gemiti non si potevano sentire. Ho tirato con
forza il fazzoletto e l’ho trascinata a terra a faccia in
giù. Questa volta avevo già aperto il coltello. Ho legato ben stretto il fazzoletto mentre lei si agitava inutilmente. Dall’altra parte del muretto non ci potevano
vedere in quella posizione. L’ho tenuta ferma con i
ginocchi e con il peso del mio corpo e ho cominciato
a tagliare. <<Le sue mani non prenderanno più cavoli,
signora Barrett. I suoi cavoli la mia mamma non li
cucinerà più.>> Più che cercare di urlare grugniva,
come un maialino. Non ho impiegato molto, aveva le
ossa piccole.
<<Andrà all’inferno senza le sue mani che puzzano
di cavolo, signora Barrett.>> le ho detto. E mentre lei
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agitava inutilmente i moncherini ho slegato il fazzoletto e l’ho abbassato alla gola, poi ho stretto forte.
Però stasera la mamma ha fatto di nuovo la minestra di cavoli. Forse non è buona come la credevo.
Forse lo fa apposta. Forse ha capito che odio i cavoli
e lei li continua a fare per punirmi. Vuole punirmi per
quello che è successo alle sue amiche, a zia Judith,
alla Orfield, alla Barrett. Tutte loro amavano i cavoli,
e quando parlavano di me sono sicuro che dicevano
<<quel povero stupido Joel. Non capisce niente. Non
gli piaccioni i cavoli! Ma ci penseremo noi. Li mangerà, voglia o non voglia.>> Sì, deve essere proprio
così, altrimenti non si capirebbe questo accanimento
della zuppa. E chissà quante altre ce ne sono che sono
d’accordo con la mamma in questo paese!
Credevo che fosse buona la mamma. Ma adesso ho
aperto gli occhi.
Il coltello l’ho nascosto sotto l’olmo in giardino.
Prof. Claudio Marozzi
IL RUOLO DELLA TORRE
La spazionave “Elysa-VDC”, partita in esplorazione
dalla colonia spaziale 18, era ormai fuori controllo.
Unico equipaggio, il Comandante volontario Riddler
Di Franco, non sapeva come gestire la cosa. In parte perché si era offerto come volontario per il primo
viaggio umano in quel settore ancora sconosciuto dello spazio, un po’ perché con l’entrata nel buco nero
che aveva inghiottito l’Elysa-VDC, aveva sbattuto la
testa e ora era stordito, coricato sul pavimento della
spazionave, con un rivolo di sangue che gli scendeva
dalla nuca.
Incontrollabile, l’Elysa-VDC si era persa dentro il
buco nero e tutto sembrava perduto. Riddler, ancora a
terra, si portò la mano alla nuca, dove aveva sbattuto,
ma sembrava tutto a posto, niente perdite di sangue
ne ferite.
Tutto sembrava immobile. Diede un occhiata in giro:
tutto normale.
Fece uno sforzo, e riuscì a rialzarsi, quasi senza fatica.
Ma non fu il fatto della bassa gravità a impressionare
Riddler, bensì fu quando, fuori dall’oblò, vide sabbia.
Sabbia dentro un buco nero? Impossibile.
Doveva essere atterrato da qualche parte, il computer di bordo doveva avere effettuato un atterraggio
d’emergenza in qualche modo, doveva esserci una
spiegazione alla sua vita miracolata da quella che
sembrava una morte certa.
Decise di aprire il portellone, per lo meno per farsi
un’idea di dov’era finito. Indossò la tuta spaziale,
controllò che il respiratore fosse pieno, aprì il portello, uscì.
Sabbia. Solo sabbia. Un mare di sabbia.
Ma, guardandola bene, forse non era proprio sabbia.
Non normale, perlomeno...
Aveva un colorito arancio-salmone, con una tonalità
leggermente grigia, e quel mare di sabbia, non sembrava proprio un mare. A ben vedere, in effetti, non
aveva mucchi di sabbia, o “onde”, o rocce che interrompessero la monotonia di quel paesaggio arancione. Era come un pavimento di sabbia, preciso, perfetto, quasi come se qualcuno avesse posto quella sabbia
granello per granello, ponendola in una posizione
precisa, perfetta, indiscutibile.
Poi Riddler alzò lo sguardo da quella monotonia arancione, e vide il cielo. Uno strano cielo, in effetti, non
si vedeva alcun sole, né stelle. Solo una specie di aurora violacea, senza fine, che andava sempre più scurendo con l’allontanarsi del paesaggio.
Decise di incamminarsi pervedere cosa poteva esserci
in quel mondo sconosciuto. Man mano che si allontanava dalla spazionave, il cielo diventava sempre più
scuro e viola. Nemmeno un soffio di vento correva in
quella sterminata distesa di sabbia. Tutto era immobile e muto, persino i passi di Riddler sembrava non
causassero alcun rumore o spostamento.
Finché, all’improvviso, all’orizzonte, poté scorgere
un punto nero. Mentre avanzava, quel punto nero diventava sempre più vicino, sempre più nitido, fino a
quando iniziò ad assumere una propria forma. Riddler
cominciò a distinguere i contorni della nera struttura,
longilinea, stagliata verso il cielo. Finché capì che era
una torre, costruita con mattoni neri. Si potevano vedere chiaramente i cinque piani di cui era composta,
e ad ogni piano, una grande torcia accesa era appesa
al muro esterno.
Riddler non si chiese cosa ci facesse una torre in quel
posto. Non si chiese perché delle torce accese vi fossero appese, né perché la torre fosse costruita solo con
grossi mattoni neri. Non si chiese nulla di tutto ciò
e, quando fu davanti al portone della torre, lo spinse
con entrambe le mani ed entrò. Poi la porta si chiuse
dietro di lui.
All’interno del piano terra regnava il buio. Riddler attese che i suoi occhi si abituassero alle tenebre della
stanza, per poter scorgere meglio l’ambiente. Quando
finalmente si abituò a quell’oscurità, poté scorgere dei
lunghi tavoli, ai quali erano sedute delle ombre. Le
ombre stavano sfogliando alte pile di fogli, con sopra
scritti alcuni nomi. Riddler non sapeva in che lingua
fossero scritti, eppure li capiva.
Una voce irruppe dall’alto: <Essi sono coloro che cercano pagina dopo pagina errori di stampa, sono co-
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loro che cercano le imperfezioni nel nome, ma essi
sono condannati all’oscurità, poiché tra i tanti nomi
che traducono, hanno dimenticato il proprio.>
Tornò il silenzio. L’uomo non capiva cosa stava accadendo, ma vide nell’angolo della stanza una scala a
chiocciola, dalla quale scendeva uno spiraglio di luce,
e decise di salirla.
Primo piano. Qui una fitta nebbia permeava l’ambiente impedendo a Riddler di vedere più avanti dei propri
passi.
All’improvviso, un rumore attutito di passi. Erano
delle persone, prive di vesti, alcune con le palpebre
cucite, altre con le orecchie tagliate.
E la voce, dall’alto, parlò di nuovo: <Essi sono coloro
che non hanno voluto vedere e sentire, sono i ciechi
che credono a quello che vedono, e i sordi che credono a quello che sentono, sono condannati a inseguirsi
per le proprie credenze, fino a che i ciechi vedranno e
i sordi sentiranno.>
Di nuovo tornò il silenzio. Riddler proseguì verso una
scala a pioli che aveva visto vicino al muro.
Ma prima di salirla, si sporse da una feritoia nel muro,
e guardò giù. La fiaccola che doveva trovarsi a livello
del piano terra era spenta, e il cielo da viola era diventato nero, e poche stelle rimanevano a vegliare sulla
totale oscurità.
Salì la scala con decisione, e arrivò al piano successivo. Secondo piano. Qui crescevano molti alberi,
e l’uomo dovette districarsi tra essi, per proseguire.
All’improvviso, vide alcune persone, dalla pelle fatta
corteccia, che rimanevano immobili, attorcigliate in
lunghe liane, che pendevano dagli alti alberi. Riddler
proseguì nella giungla d’alberi e di uomini fatti piante, poi la voce dall’alto tornò: <Essi sono quelli che
non hanno saputo interpretare se stessi, siamo tutti costantemente chiamati a interpretare un ruolo, e quando cerchiamo di cambiarlo, è finita, si diventa diversi.
Le liane della solitudine li stringono e li mutano.>
Riddler proseguì, senza voltarsi indietro, verso una
scala di corda, ma prima di salire si fermò davanti a
una finestra e si sporse a guardare. Il cielo era ormai
nero, e una fitta nebbia stava salendo le pareti della
torre. La fiaccola che doveva essere al primo piano si
era spenta, e la vista al suolo era impedita dalle fitte
tenebre.
L’uomo salì anche questa scala, e giunse nel terzo
piano. Qui era come un labirinto di muri di fiamma,
un’aura rossa di fuoco permeava la stanza, e negli angoli di quei muri di fiamma, delle persone rannicchiate si stringevano il capo, rotolandosi per terra. E altre
persone, quasi incenerite, saltavano attraverso i muri
di fiamma, anch’esse a volte dalle fiamme.
La voce dall’alto non tardò ancora una volta ad arriva-
re: <Essi sono coloro che hanno sofferto, sono quelli
che hanno fatto soffrire, sono entrambi colpevoli di
evitare i sentimenti che loro stessi provano, sono gli
amati e gli amanti.>
Riddler, cercando di non bruciarsi con le fiamme, prosegui, verso una scalinata di pietra, ma prima si fermò, ancora una volta, a osservare fuori attraverso una
grata. E tutto era nero. Il nero della disperazione saliva dal basso, ed era arrivato a spegnere la torcia del
secondo piano, saliva avido le nere mura della torre.
L’uomo arrivò al piano successivo. Qui il tetto della torre era crollato, e rovine di tempi antichi circondavano la stanza. Dagli squarci nel tetto, quasi delle
cicatrici, si intravedeva non un cielo nero, bensì una
forte luce bianca. Ma nonostante tutta quella luce, il
piano era buio. Ad un angolo della stanza sedeva su
uno sgabello un vecchio, dai lunghi capelli bianchi e
dalla folta barba.
Riddler si avvicinò verso di lui, il vecchio si girò, tese
la mano all’uomo e, quando Riddler la afferrò, tutto si
fece bianco, e la sua vista si annebbiò, seguita da un
onda di buio.....
Documento tratto dal Diario di Bordo del Capitano
David Sosso:
Oggi, alle ore spaziali 30:70, nel settore galattico
N.9.40 abbiamo ritrovato un’astronave abbandonata
e ormai in disuso. Analizzando l’architettura interna e
esterna della nave, possiamo dedurre che sia vecchia
di circa 1470 anni.
All’interno della nave, c’erano i resti di un essere
umano della specie Homo Sapiens Sapiens Idaltu Terrenus. Tale uomo, secondo le analisi del laboratorio
mortuario locale, dovrebbe essere morto sbattendo la
testa contro un pannello di comando dell’astronave...
Il reperto verrà portato al museo navale di Grothlan
Settimo, sotto la scorta di un drappello imperiale di
grado Blu.
Un grazie a Chiara, mio unico amore, e all’Arcanavdc
per una frase importante in questo racconto.
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Francesco Sedda
LA MODA DEL PIERCING VIENE DA
LONTANO
Si definisce piercing, in senso generale, ogni perforazione della pelle
e dei tessuti sottostanti che permetta l’inserimento
di oggetti che
non hanno alcuna
utilità fisiologica
o funzionale(in
pratica non servono a niente!).
Insomma, come
tutti sappiamo, è
la moda di inserire anelli, o oggetti
di altro tipo come piccoli bilancieri metallici, in diverse parti del corpo, perlopiù sul viso: naso, labbro e
sopracciglia; oppure nelle orecchie, sulla lingua, nell’ombelico o nelle zone genitali.
Come la pittura del corpo, il tatuaggio o la scarnificazione (l’incisione superficiale della pelle con lame di
metallo, pietre o conchiglie, al fine di produrre cicatrici pronunciate), il piercing è espressione di diverse
culture ed è praticato presso numerose tribù la cui organizzazione si basa su una rigida divisione dei ruoli
sociali. Queste pratiche servono infatti a distinguere
i ruoli di ciascun individuo all’interno della società e
a regolare i rapporti nella vita quotidiana o durante le
cerimonie ufficiali: la loro posizione, il modo in cui
sono eseguite, la forma, il materiale adoperato convogliano immediatamente una serie di notizie e informazioni utili a identificare la persona come appartenente
a un determinato gruppo e a stabilire quale posizione
occupi al suo interno. Il piercing è di solito praticato
come rito di iniziazione, per segnare il passaggio dall’infanzia all’età adulta.
La pratica del piercing era nota e assai diffusa anche
nelle società antiche. Nell’Egitto dei faraoni, ad esempio, era riservato alle persone di rango reale ed era invece proibito alle persone comuni; nell’antica Roma
era un segno distintivo del coraggio: i soldati erano
soliti applicarsi anelli ai capezzoli per dimostrare il
proprio valore.
Nelle società occidentali odierne la pratica del piercing
è stata dapprima un segnale di ribellione al conformismo e in seguito si è trasformata in una moda estetica.
Negli anni Settanta gli esponenti del movimento punk
utilizzarono il piercing come segno di appartenenza al
gruppo e di rottura con le tradizioni e i valori della società borghese (nonché come mezzo per sconvolgere
i ”benpensanti“); poi, a partire dagli anni Novanta, il
piercing ha acquisito lo status di espressione corporea
sempre più accettata, il cui significato non va al di là
di quello estetico.
Loris Caffarra
CINEMA
INDIANA JONES E IL REGNO DEL
TESCHIO DI CRISTALLO
RegiaSteven
Spielberg
InterpretiHarrison
Ford, Shia
LaBeouf,
Cate Blanchett
Ritorna dopo 19 anni Indiana Jones nell’attesissimo
quarto capitolo della saga: “Indiana Jones e il regno
del teschio di cristallo”, nei cinema italiani dal 23
Maggio. Harrison Ford nonostante i suoi 65 anni
tornerà a vestire i panni dell’archeologo Jones nella
quarta avventura cinematografica che mescola volti
nuovi a inaspettati ritorni. Tra le novità la più curiosa è l’arrivo di Shia LaBeouf, nei panni del figlio
di Indy. Steven Spielberg ha però anche pensato ai
ritorni, ha richiamato infatti Karen Allen, la prima e
più memorabile donna di Indy Marion Ravenwood
quella che ne “I predatori dell’arca perduta” gli teneva testa a una gara di bevute e gli spezzava il cuore.
La storia del nuovo capitolo si svolge nel 1957, circa
vent’anni dopo l’ambientazione dei primi tre film,
e racconterà un lotta contro il tempo per mettere le
mani su un favoloso teschio di cristallo nascosto
nella giungla centroamericana. Dopo aver passato i
primi tre film a combattere i nazisti, stavolta Jones
dovrà vedersela con i sovietici intenzionati ad impossessarsi del prezioso manufatto maya. L’impresa
più ardua è stata trovare uno script degno del personaggio e della saga: George Lucas ha fatto rimaneggiare la trama più e più volte licenziando persino la
sceneggiatore Frank Darabont e cestinando un intero
copione gia pronto. Lo spettacolo sarà comunque assicurato anche se il regista Steven Spielberg in onore
della tradizione userà pochi effetti digitali e molti
stuntman e trucchi pratici.
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Sonia Madini
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IL VAMPIRO NELLA CULTURA E
NELLA LETTERATURA
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La paura
che
i morti
potessero tormentare
tra i vivi
e’ antichissima, basti
pensare
che il più
antico
testo che
tratta di vampiri a noi conosciuto e’ una tavoletta babilonese.
Anche in altre antiche tradizioni troviamo riferimenti ad esseri che si nutrivano del sangue dei viandanti
persi nel deserto.
Persino nella Bibbia e’ possibile scovare vari riferimenti, come la figura di Lilith, la malvagia prima moglie di Adamo, ritenuta la madre di tutti i vampiri.
Infine anche i romani e i greci possedevano delle sorte
di vampiri nella loro mitologia, perlopiù di sesso femminile, come la Lamia e la Stix.
Gli antichi rimedi popolari al vampirismo sono molti.
Tra essi ricordiamo l’uso di armi di argento taglienti
e perforanti, l’uso di un paletto di legno di frassino da
conficcare nel loro cuore, l’aglio come blanda misura precauzionale e, ultima ma non per importanza, la
fede religiosa e i simboli sacri, come la croce.
Il primo testo moderno con protagonista un vampiro
fu Il vampiro di John Polidori, scritto ai primi dell’800
nella stessa occasione in cui Mary Shelley creò il suo
Frankenstein. Seguirono infiniti altri testi, tra cui ad
esempio Carmilla di Sheridan Le Fanu, fino ad arrivare al più famoso di tutti, il Dracula di Bram Stoker,
ispirato anche da una figura storica: il principe Vlad
III di Vlacchia detto Tepes, cioè l’impalatore.
Grazie ai film, talvolta tratti da fumetti come Blade
e Underworld, la figura del vampiro oggi ha assunto
una forma ben diversa dal “non-morto” che attaccava freddi e dispersi villaggi. Il loro aspetto e il loro
comportamento appaiono apparentemente umani, in
quanto svelano la loro vera forma solo nei momenti
di caccia o di difesa.
Spesso questi vampiri sono orgogliosi del loro stato,
disprezzano i “mezzo-sangue”, ovvero umani diventati vampiri a causa di un morso, e cacciano spesso e
volentieri solo per divertimento.
In altre produzioni cinematografiche, come Dal tramonto all’alba, i vampiri sono raffigurati come rozzi camionisti e motociclisti che si riuniscono in posti
abituali all’apparenza normali. Il loro scopo sarebbe
quello di attirare degli umani che diventeranno poi
delle facili vittime.
Non dimentichiamo poi la saga dei vampiri della scrittrice Ann Rice, il cui testo più famoso è senza dubbio
Intervista col vampiro, che è stato anche trasposto in
film con protagonista Tom Cruise, e le Notti di Salem
di Stephen King.
Alcune caratteristiche generali restano quelle classiche dei vampiri, come la vulnerabilità all’argento e
ai paletti nel cuore, altre invece assumono un ruolo
minore, come la debolezza all’aglio.
Insomma, i tempi cambiano, e i vampiri moderni si
stanno adeguando.
Possiamo trovare l’elemento “vampiro” anche in molti giochi di ruolo e videogiochi, come le ambientazioni di Vampire: La Masquerade, che presenta un mondo moderno dove i vampiri sono rappresentati come
aristocratici, organizzati in una precisa gerarchia, che
vivono di notte, in continua ricerca di vittime.
Insomma, le leggende sui vampiri si sono adattate ai
nostri tempi e, nonostante la “vecchiaia” di questo argomento, sono comunque ancora in grado di affascinarci e intimorirci...
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Francesco Sedda
CINEMA
SPEED RACER
Regia- Andy e Larry Wachowski Interpreti- Emile
Hirsch, Christina Ricci, Matte Fox
Speed Racers è u film ispirato a una serie cartoon giapponese di culto (“Go Go Match”) e viene portato sullo
schermo dai fratelli Wachowski diventati famosi per
la trilogia di Matrix. Qui comunque si cambia genere, anche se l’ingrediente principale, come in Matrix,
rimangono gli spettacolari effetti speciali. Dal mondo
lugubre e adulto d Matrix si passa al multicolore e
fanciullesco universo inventato da Tatuo Yoshida. La
vicenda è quella di Speed (Emile Hirsch, protagonista
di “Into the Wild”), giovane pilota che tenta di conquistare la gloria a bordo della “Match 5”contro un losco
affarista che imbroglia e combina i risultati delle gare.
Tra gli interpreti anche la ex figliola della famiglia
Addams Christina Ricci e il dottore Jack della fortunata serie “Lost”, nei panni di un pilota misterioso dal
passato oscuro. Le sequenze intrise di colori pastello
sembrano tavole di fumetti che, con l’aggiunta di un
ritmo forsennato e di una valanga di effetti visivi, ricordano inevitabilmente i videogame… e l’aggiunta
di trucchi alla “Ispettore Gadget” di certo aiuta.
alle risse e alle moto, decidono di cambiare vita e di
dedicare le loro esistenze alla ricerca dell’amore e della verginità. Purtroppo per loro, si trovano continuamente coinvolti in risse, nelle quali sono imbattibili,
ma che spesso li discreditano agli occhi delle ragazze.
Mano a mano che battono avversari e il loro cerchio
di “seguaci-amici” si allarga, cresce anche la loro
popolarità, che ogni volta li porta a doversi battere
con qualcuno sempre più forte. Il duo diventa famoso
con il nome di “Oni-Baku”; Oni è riferito a Eikichi e
prende spunto dal suo cognome Onizuka ma anche
dalla sua traduzione “demone”; Baku invece è riferito
a Riuji e significa letteralmente “Il ragazzo bomba”.
Tutto questo viene presentato in chiave molto ironica,
e sempre con questa ironia illustra un lato della vita
adolescenziale giapponese sconosciuto ai più.
Una cosa molto piacevole da notare è come i disegni
dell’autore maturino nel corso della serie (composta
da 15 volumi), fino ad arrivare al ben noto stile di
GTO- Great Teacher Onizuka.
Chi volesse vivere tutta l’esperienza di Onizuka fin
dai suoi esordi dovrà partire dal volume unico detto
“Bad Company”, che narra l’incontro alle medie tra
Eikichi e Riuji, passare per “Shonan Junai Gumi”, e
infine approdare a “GTO- Great Teacher Onizuka”.
BUONA LETTURA!!
Sonia Madini
FUMETTI
SHONAN JUNAI GUMI
LA BANDA DELL’AMORE PURO DI SHONAN
Shonan Junai Gumi è il primo manga che il maestro
Toru Fujisawa dedica al duo Oni-Baku, scritto attorno al 1990.L’edizione italiana (edita dalla Dynit) ha
come traduzione letterale del titolo “La banda dell’amore puro di Shonan” ed è conosciuta anche come
“Young GTO - Le avventure del giovane GTO”.
In questo manga sono narrate le vicende di due liceali, Eikichi Onizuka e Riuji Danma, i quali, dopo
essersi conosciuti alle medie quando pensavano solo
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Stefano Olivieri e Giacomo Tirelli
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RAT-MAN
UN FUMETTO TUTTO ITALIANO
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RACCONTO
GIANNI IL DONATORE DI SOGNI
Normalmente, quando una persona sente parlare di
fumetti, oggi pensa ai manga giapponesi tipo quelli
dei cartoni televisivi, ma non è sempre così. E’ per
questo che voglio presentarvi uno dei migliori fumetti
che io stia leggendo in questo periodo: Rat-Man, un
prodotto tutto italiano!
Figlio di Leo Ortolani, Rat-Man è un fumetto che da
molti viene definito “letteratura disegnata”. Questo
non vi deve far pensare alla tradizionale letteratura
che si tratta sui banchi di scuola: si vuol semplicemente dire che c’è una insolita ricchezza di parole
abilmente intracciate con lunghi silenzi.
Ma veniamo alle storie. Sono divertentissime disavventure di un “super eroe” travestito da topo giallo,
che, immedesimato perfettamente nella parte, vive
avventure già vissute dai grandi veri super eroi (per
esempio i Fantastici Quattro, X-man etc…) o affronta
i grandi problemi che può riservare una “professione”
come la sua. Il tutto viene raccontato con una demenza geniale, che spesso lascia però il posto a messaggi
morali o comunque seri.
L’aspetto più caratteristico della grafica è quella specie
di maschera che hanno i volti, dovuta al fatto che da
piccolo (almeno così ha raccontato) l’autore si trovava meglio a disegnare musi di scimmie che non volti
umani. Ma, nonostante questo, sono molte e belle le
espressioni che egli riesce a dare con pochi tratti.
Ve lo consiglio, se vi piace la lettura di un fumetto
intelligente e esilarante insieme.
C’era una volta in un paese lontano un ragazzo di
nome Gianni, il cui più grande desiderio era quello di
diventare donatore di sogni.
Quando camminava per strada, infatti, vedeva la gente correre indaffarata e tutta presa dalla smania di non
perdere tempo; e allora diventava triste e pensava che
un giorno lui avrebbe ridonato a tutti la gioia di vivere. E soprattutto ai bambini che, come gli adulti, non
si divertivano più e non stavano più assieme tra loro.
Infatti, perché avrebbero dovuto uscire ed incontrarsi quando lo potevano fare via internet? O perché la
gente avrebbe dovuto trovarsi come un tempo al bar
chiacchierare e a scherzare se poteva tranquillamente
dire l’essenziale via sms?
Insomma, Gianni era l’unico che ancora credeva nella
felicità, e dunque nei sogni, nella fantasia, nell’amicizia. E il desiderio di trasmettere agli altri questa sua
speranza era molto forte.
Un giorno egli riuscì (ma con quanta fatica!) a convincere i suoi concittadini a ritrovarsi tutti per parlare
insieme. Quando la riunione cominciò, sembrò andare
tutto bene, ma Gianni aveva appena cominciato a parlare che gli occhi di Flavio il panettiere si incrociarono con quelli di Giovanni il postino. I due avevano già
litigato molte volte perché entrambi erano innamorati
di Susy che, esasperata dai continui battibecchi dei
due pretendenti, se n’era alla fine andata dal paese.
Flavio e Giovanni arrivarono ben presto alle mani, e
anche tutti gli altri, per un motivo o per l’altro, finirono con l’accapigliarsi. Il povero Gianni, al centro
della baraonda, era il solo che cercava, ma invano, di
riportare la calma. E alla fine, con gli occhi gonfi di
lacrime di dolore, cadde a terra per le percosse che
aveva subito. Tutti si fermarono, molti cercarono di
rianimarlo. Ma per il nostro Gianni non ci fu niente
da fare.
La sua morte, il suo gesto eroico, i suoi sogni, la sua
caparbietà fecero riflettere la gente. Ora, in quel piccolo paese, regnano la serenità e la gioia: i bambini
corrono spensierati per i campi mentre i grandi si incontrano di nuovo al bar, come un tempo.
E si narra che lo spirito di Gianni voli di notte di casa
in casa a regalare a ciascuno un bel sogno. E nella
piazzetta c’è una piccola targa in suo onore circondata da fiori multicolori: <A Gianni, che ci ha ridato
i sogni>.
Michele Bolzani
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Mara Magalini
SERIE TV
FUMETTI
Ci eravamo lasciati, nella terza stagione, con l’arrivo
sull’isola di Naomi, che viene accoltellata da Locke
per impedirle di chiamare la nave dei presunti “salvatori”, ma Jack, non facendosi intimidire dalle minacce di morte, chiama lui stesso la nave. Poi in un
flash forward sempre Jack, parlando con Kate, dice di
essere convinto di aver commesso uno sbaglio abbandonando l’isola e che è sicuro che dovrebbero tornare
tutti indietro.
La notizia comunicata da Desmond (“Not Penny’s
boat” (“Non è la nave di Penny”)) crea scompiglio
sull’isola e divide i superstiti in due gruppi: chi si fida
di Locke che sostiene che le persone sulla nave non
sono soccorritori; e chi si fida di Jack che fa di tutto
per mettersi in contatto con loro. I due gruppi resteranno divisi per l’intera stagione ma pochi del gruppo
di Locke rimarranno vivi.
La stagione serve soprattutto per scoprire molti dei
segreti che la serie precedente aveva lasciato in sospeso: si scoprono parecchie novità sull’isola e sui
suoi visitatori, vengono svelate le vite che i personaggi avranno nel futuro e anche molti dettagli del loro
passato. Altrettanti segreti però resteranno irrisolti e
se ne aggiungeranno di nuovi.
Molto più corta delle altre, la quarta serie è composta
da soli 13 episodi (a causa anche dello sciopero degli
sceneggiatori della WGA) di cui 12 già sulla rete in
lingua originale sottotitolati in italiano. La prima tv in
Italia è programmata a fine anno nelle reti in chiaro ed
è già in programmazione su Fox dal 7 aprile.
Aspettiamo con ansia la quinta serie, che si anticipa
sarà quella conclusiva, e magari anche il film di cui si
vocifera in rete.
Claymore e’ un anime/manga pubblicato da Planet
manga che narra la storia di Claire, una giovane
guerriera mezzo demone (claymore) che lavora in
una agenzia specializzata nello sterminio di demoni
su commissione. In uno scenario gotico medioevale
si susseguono le avventura della “strega dagli occhi
d’argento”, un altro nome per chiamare le claymore,
senza emozioni,
solo con grande
crudeltà e freddezza, fino al giorno
dell’incontro con
Raki, un giovane
a cui i demoni
hanno sterminato
la famiglia. Raki
sceglie di seguire
Claire alla ricerca
della vendetta, e
tra loro si instaura un rapporto di
stretta amicizia.
Intanto si iniziano
a scoprire le caratteristiche peculiari della protagonista e il suo tipico
modo di combattere, fino a conoscerne il passato.
Le claymore in realta’ da giovani sono normalissime
bambine che per un motivo o per un altro finiscono
nell’accademia dell’organizzazione che introduce nei
loro corpi il sangue e la carne demoniache. Questa
operazione viene effettuata per creare il guerriero
ritenuto perfetto, cioè un guerriero con la forza di
un demone ma con l’animo di un essere umano. Ne
consiglio vivamente la lettura.
LOST QUARTA STAGIONE
CLAYMORE
Nicholas Chieregatti
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Giacomo Tirelli
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DISEGNI DI MICHELA FEDERICO
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DISEGNO DI SELENE SALVATERRA
DISEGNI DI SARA POTYSCKI
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SPORTITIS
CAMPIONI PROVINCIALI
Categoria Allievi (BIENNIO)
Squadre:
BASKET (Martinelli, Mantovani, Lombardi, Lanzoni, Madella, Fortunati, Chiesa, Chaar, Pirovano, Cretu,
Mazzocchi, Morandini. Professor Grazioli)
PALLAMANO (Nocerino, Pirovano, Favaro, Battisti, Diani, Paloschi, Tovagliari, Leso, Gilberti, De Ambrogi, Vella, Spagnolo, Tenutta, Piedrazzi. Professoressa Agostino)
CALCIO A 11 (Caramaschi, Cappucci, Toffali, Zucca, Ferretti, Dal Sorbo, Saponaro, Ferri, Noverino, Di
Nucci, Maroni, Marostica, Tarana, Speri. Professor Miorali)
PALLATAMBURELLO (Cavinato, Lanzoni, Fornari, Scanavini, Saponaro, Ferri, Pirovano, Tovagliari, Favaro, Scalorbi. Professor Grazioli)
ATLETICA (Felline, Toffali, Favaro, Mazzocchi, Cantoni, Del Sorbo, Capucci, Gagandeep. Professoressa
Parmiggiani)
Singoli:
Lancio del disco: Capucci Riccardo
Getto del peso: Del Sorbo Antonio
110 ostacoli: Felline Francesco
Staffetta 4x100: Gasi Felline Frizziero Toffali
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Campestre dei laghi: Maffezzoli Pierluca
Sci slalom: Marano Cesare
Nuoto 50 sl Orlandi Michele
Categoria Allieve
Salto in lungo: Banzi Viola
100 ostacoli: Negri Matilde
Categoria Juniores
Squadre:
CALCETTO (Balzanelli, Vincenti, Gallo, Boschini, Badalotti, Mazzali, Andreato, Marconi. Professor Miorali)
PALLATAMBURELLO (Ferraresi, Badalotti, Fraccaro, Negri, Marconi, Gorni, Stori, Tullio. Professor Grazioli)
PALLAVOLO(Castagna, Negri, Gavioli, Bondioli, Pelagatti, Artigiani, Froni, Prandi. Professoressa Beatini)
ATLETICA (Masenelli, Zecchini, Mattera,
Zucchi, Adu, Braga, Marani. Professoressa
Pamiggiani)
Singoli:
Lancio del disco Mattera Alessandro
300 m Marani Diego
Francesco Pirovano
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E’ IL TERZO SCUDETTO CONSECUTIVO
E L’ITALIA SI INCHINA ALL’INTER REGINA
Scriviamo questo articolo per toglierci qualche sasParma” (perchè i parmensi non possono essere nerazsolino dalla scarpa e per commentare il terzo scudet- zuri?) e che possiamo giustificare, come possiamo capire l’incazzatura dei giallorossi e il loro nervosismo:
to nerazzurro consecutivo.
in fondo il farli arrivare così vicino a noi illudendoli
di avere qualche possibilità di vittoria aveva anche
questo fine! La vittoria così è stata ancora più bella,
senza contare il fatto che la doppietta decisiva l’ha
segnata Ibrahimovic, ex-idolo juventino...
Ah già, come non nominare gli juventini? Ci hanno
accusato di rubare!! Loro che accusano noi di rubare,
questa è bella! E’ come se Lupin desse del ladro a un
bambino che ruba una caramella al mercato!
E dopo tutta questa goliardia, non si può dimenticare
di fare gli elogi ai veri protagonisti, quelli che sono
riusciti a vincere 3 scudetti di fila! Complimenti al
presidente Moratti, che dopo tanti anni merita più
di tutti queste soddisfazioni, all’unico allenatore, il
Mancio, che è riuscito a vincere così tanto in pochi
anni. A capitan Zanetti, unico giocatore sempre presente e con un cuore grande così. A tutti i giocatori
(Solari compreso...) che fino all’ultimo hanno remato
tutti dalla stessa parte. A tutti quelli che sono mancati per buona parte della stagione. A Roberto Scarpini
(voce di Inter Channel), che con le sue cronache ci ha
fatti appassionare tutti quanti. E complimenti anche ai
vari giornali e televisioni, che si sono inventati l’impossibile pur di destabilizzare l’ambiente nerazzurro:
evidentemente con risultati assai scarsi!
Amala! Pazza Inter, amala! E’ così che inizia il nostro Ma soprattutto complimenti a tutti i tifosi come noi
inno, che descrive alla perfezione questa squadra ca- (e voi) che hanno sostenuto e applaudito la squadra
pace di guadagnare 11 (undici) punti di vantaggio nel anche nei momenti di difficoltà: in fondo anche noi
girone di andata quando ha”asfaltato” praticamente tifosi siamo campioni d’Italia. Per la terza volta contutti, e arrivare all’ultima di campionato con la Roma secutiva.
a meno 1 (uno!). Incredibile! Ma è anche per questo
Tre cuori nerazzurri
che questa squadra la ami, perché ti fa soffrire ma alla
fine ti regala grandi soddisfazioni.
Michel Negri
Quest’anno si è forse assistito a uno dei campionati
Davide Fantuzzi
più belli e combattuti degli ultimi 20 anni: e noi l’abDavide Ghio
biamo vinto! C’è stata grande battaglia sia nelle parti
alte della classifica che in coda: anche per la Coppa
Uefa hanno lottato parecchie squadre e il caso ha voluto che ci finissero i grandi “Campioni del Mondo”:
grandi in Europa (Kakà santo subito!) ma ridicoli in
Italia! Già, perche la soddisfazione di vedere i “cugini” rossoneri andare in Uefa e, nello stesso giorno,
vincere lo scudetto, è incredibile. Ma non continuiamo a offenderli, anche loro fanno la loro parte nel far
partecipare la città di Milano ad entrambe le competizioni europee.
Passiamo quindi alla rabbia della Roma, la quale si
attacca a cose assurde quali “I tifosi dell’inter erano a
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25 REGOLE X SCRIVERE E-MAIL A VOLTE È FACILE FARGLIELA
PAGARE!!!
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1. I verbi avrebbero da essere corretti
2. Le preposizioni non sono parole da concludere
una frase con
3. E non iniziate mai una frase con una congiunzione
4.CERCATE DI ACCORGERVI IN FRETTA DI
AVere il “caps lock “ inserito!
5. Evitate le metafore, sono come i cavoli a merenda
6. Inoltre, troppe precisazioni, a volte, possono,
eventualmente, appesantire il discorso.
7.Siate press’a poco precisi
8. Le indicazioni fra parentesi (per quanto rilevanti)
sono (quasi sempre) inutili.
9. Attenti alle ripetizioni, le ripetizioni vanno sempre
evitate
10. Non lasciate mai l
11. I confronti vanno evitati come i cliche
12. In generale, non bisogna mai generalizzare
13. Trattate sempre i vostri interlocutori come amici,
brutti stronzi.
14. Usare paroloni a sproposito e’ come commettere
un genocidio
15. Imparate qual’e’ il posto giusto in cui mettere
l’apostrofo
16. Non usate troppi punti esclamativi!!!!!!!!!!!!!
17. “Non usate le citazioni”, come diceva sempre il
mio professore
18. Evitate il turpiloquio, soprattutto se gratuito,
porca puttana!
19. C’e’ veramente bisogno delle domande retoriche?
20. Vi avranno gia’ detto centinaia di milioni di miliardi di volte di non esagerare
21. Evitate le virgole, che non, sono necessarie
Un uomo d’affari manda un fax alla sua donna: “Mia
cara moglie: tu comprenderai che, ora che hai 54 anni,
io ho dei bisogni che tu non puoi più soddisfare. Io sono
felice con te, ti considero una moglie meravigliosa e
sinceramente spero che tu non prenderai male il fatto
che, quando riceverai questo fax, io sarò all’hotel Confort Inn con Vanessa, la mia segretaria, che ha 18 anni.
Non ti arrabbiare, sarò a casa prima di mezzanotte”.
Quando l’uomo arriva a casa, trova un foglio sul tavolo nella sala da pranzo: “Caro marito, ho ricevuto
il tuo fax e non posso che ringraziarti per avermi avvertita. Approfitto di questa occasione per ricordarti che anche tu hai 54 anni. Inoltre, ti informo che
quando tu leggerai questo messaggio, sarò all’hotel
Fiesta con Michel, il mio istruttore di tennis, che,
come la tua segretaria, ha 18 anni. Visto che sei un
noto uomo d’affari, e, in più sei laureato in Matematica, potrai facilmente comprendere che noi due
ci troviamo in situazioni simili ma…con una piccola differenza: “18 entra più volte nel 54, rispetto al 54 nel 18 “..... Quindi, non mi aspettare prima
di domani! Baci dalla tua donna che ti capisce…”
LO SPAZIO DI CONVIVENZA DEL
MASCHIO E DELLA FEMMINA
Il maschio capisce con la convivenza di non
poter in alcun modo sperare in una cosa:
UNA GESTIONE EQUA DELLO SPAZIO.
In primo luogo LEI parte dal sano presupposto secondo cui LUI non ha e non avrà mai gusto nel
vestire. L’uomo indossa abiti perché non può girare con i gioielli di famiglia al vento. La donna
indossa abiti per sedurre e/o fare invidia alle amiche e/o coprire la cellulite… e comunque con stile.
Dopo i primi mesi di convivenza il maschio vede
irrimediabilmente contrarsi il proprio habitat che
pian piano si perde in una curva spazio temporale.
Il cassetto dei calzini si stipa e vi entra TUTTO!
Calze, calzini, mutande, boxer, camicie, maglie, maglioni, scarpe, bandiera squadra preferita, documenti
dell’auto, stereo, attrezzi ginnici, giornaletti porno…
il suo intero universo è in un cassetto profondo 60 cm.
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Il resto è SUO! Le 168 paia di scarpe (n.b. ten- COSA È PEGGIO: LA SCUOLA
denzialmente quasi uguali tra loro se non per difSUPERIORE O L’UNIVERSITÀ?
ferenze impercettibili a occhio nudo… che se tu
maschio queste differenze non le noti ti pianta
Scuola= il tuo ingresso a scuola è controllato
il muso per 2 anni… lo sai vero?) sono suddiviUniv = puoi entrare quando vuoi
se in comode scarpiere disseminate per la casa.
Se la casa è un mini appartamento non c’è la tappezzeria. Ci sono scarpiere. Ovunque. Rivestono i muri.
E poi c’è il guardaroba di LEI. 134046 abiti, abitini,
gonne, jeans, slippini, giacche, giacchette, giacchine… il tutto per primavera/estate, estate, estate piena, estate/autunno, autunno/inverno, inverno, inverno
veramente freddo, inverno/primavera… e ringrazia
Dio, maschio, che non esistono più le mezze stagioni.
Tu maschio hai tre camicie, tre mutande, tre maglioni,
tre paia di pantaloni, una giacca… e ti va già grassa che LEI non butta via la tua roba per fare spazio.
E poi c’è il BEAUTY CASE! Tu uomo ti lavi solo
ed esclusivamente per non minare i rapporti sociali
oltre misura. Spazzolino, dentifricio sapone e basta… ti radi a secco con il coltello di Rambo perché altrimenti LEI non ha spazio per la sua roba.
LEI ha la crema da notte, la crema da giorno, la crema
da aperitivo, l’idratante corpo, l’idratante mani (e tu
uomo non provare a chiedere… nemmeno a pensare che se una crema idrata il corpo idrata anche le
mani… NON CI PROVARE… ti esponi al rischio di
un trattato di quarantotto pagine redatto da LEI per
insegnarti le differenze. E POI TI INTERROGA).
Poi ci sono gli anticellulite (più o meno costosi man
mano che si avvicina la prova costume), i 12 shampoo e i 24 bagnoschiuma, i 32 olii ed essenze per la
vasca idromassaggio…e se non hai la vasca idromassaggio non farne notare l’assenza perché LEI
non butta gli olii. TI FA COMPRARE LA VASCA
IDROMASSAGGIO. Non hai spazio? Ti butta le camicie e la fa installare nell’unico cassetto che hai!
Ora maschio. L’unico spazio che sei riuscito a prenderti in casa è quello deltelevisore da 15.000,00 pollici. Un cinema in salotto!
Scuola = se manchi se ne accorgono tutti, soprattutto
i prof
Univ = se manchi non frega niente a nessuno
Scuola = sei interrogato spesso
Univ = se ti va bene ti interrogano solo qualche
volta l’anno, e solo quando lo decidi tu
Scuola = se un’interrogazione ti va male recuperi la
volta successiva (di solito al più presto)
Univ = se un’inerrogazione ti va male recuperi la
volta successiva (tra sei mesi se ti va bene)
Scuola = i compagni ti fanno copiare e ti aiutano
Univ = i compagni non solo non ti fanno copiare,
ma fanno anche ostruzionismo
Scuola = comincia l’età delle cazzate
Univ = l’età delle cazzate sta per finire
Scuola = se vai a scuola guidando la macchina sei il
più figo della scuola
Univ = se vai a lezione con la macchina il tuo
unico risultato è che farai cento giri a vuoto per il
posteggio
Scuola = se non hai ancora trombato sei normale
Univ = sei non ancora hai trombato sei un emarginato totale
Scuola = ti lamenti che i prof ti mettono sul naso
Univ = succede sul serio
Scuola = di solito dopo cinque anni passi al grado
successivo(università)
Univ = di solito dopo cinque anni non hai ancora
nessuna aspettativa
Scuola = se litighi col prof magari sei perdonato
Univ = se litighi col prof meglio cambiare facoltà
Ti credi salvo? Ti credi felice? Ti credi padrone inconScuola = quando hai finito puoi andare all’università
trastato della TUA televisione e del TUO telecomando?
Univ = ma quando finirai?
Peccato. Peccato davvero. Perché questa sera c’è il
Dr. House/ Elisa di Rivombrosa/ La figlia di Elisa/
La cugina di Elisa che si fa il Dr. House… IL TELECOMANDO E’ SUOOOOOO!!!!
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MUSEO DELLE CURIOSITA’ /2
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• È impossibile leccarsi il gomito.
• Un coccodrillo non può tirare fuori la lingua.
• I maiali non possono fisicamente guardare il cielo.
• Gli elefanti sono gli unici animali del creato che
non possono saltare (per fortuna).
• È impossibile starnutire con gli occhi aperti.
• L’accendino è stato inventato prima dei fiammiferi.
• Una persona normale ride circa 15 volte al giorno.
• Babbo Natale in origine era verde. È stata infatti la
Coca Cola nel 1931, con la sua pubblicità a cambiare
il
colore di Babbo Natale da verde a rosso, che
è il colore del suo marchio.
• Ogni re delle carte rappresenta un grande re della
storia: Picche: Re David; Fiori: Alessandro Magno;
Cuori: Carlo Magno; Quadri: Giulio Cesare.
• In una statua equestre solitamente se il cavallo ha
due zampe per aria, la persona sul suo dorso è morta
in combattimento, se il cavallo ha una delle zampe
anteriori alzate, la persona è morta in seguito ad una
ferita inferta in combattimento, se il cavallo ha le
quattro zampe per terra, la persona è morta per cause
naturali.
• Il nome Jeep viene dall’abbreviazione usata nell’esercito americano per le auto ‘General Purpose’,
cioè G.P. pronunciato in inglese.
• La parola cimitero proviene dal greco koimetirion
che significa: dormitorio.
• Nell’antica Inghilterra la gente non poteva fare sesso senza il consenso del Re (a meno che non si trattasse di un membro della famiglia reale). Quando la
gente voleva un figlio doveva chiedere il permesso al
Re, il quale consegnava una targhetta che dovevano
appendere fuori dalla porta mentre avevano rapporti.
La targhetta diceva Fornication Under Consent of
the King (F.U.C.K.). Questa è l’origine della parola.
• Durante la guerra di secessione, quando tornavano
le truppe ai loro quartieri senza avere nessun cadu-
to, scrivevano su una grande lavagna 0 Killed (zero
morti). Da qui proviene l’espressione O.K. per dire
tutto bene.
• Nel Nuovo Testamento nel libro di San Matteo
si dice che è più facile che un cammello passi per
la cruna di un ago piuttosto che un ricco entri nel
Regno dei Cieli. Il problema è che san Geronimo,
il traduttore del testo, interpretó la parola Kamelos
come cammello, quando in realtà in greco Kamelos è
quel cavo d’ormeggio utilizzato per legare le barche
ai moli. In definitiva il senso della frase è lo stesso
ma quale vi sembra più coerente?
• Quando i conquistatori inglesi arrivarono in Australia, si spaventarono nel vedere degli strani animali
che facevano salti incredibili. Chiamarono immediatamente uno del luogo (gli indigeni australiani
erano estremamente pacifici) e cercarono di fare
domande con i gesti. Sentendo che l’indigeno diceva
sempre Kan Ghu Ru adottarono il vocabolo inglese
kangaroo(canguro). I linguisti determinarono dopo
ricerche che il significato di quello che gli indigeni
volevano dire era “Non vi capisco”.
• Moltiplicando 111.111.111 x 111.111.111 si ottiene
12.345.678.987.654.321 (naturalmente potete controllare).
• L’ 80% di quelli che hanno letto questo articolo
hanno provato a leccarsi il gomito!!
CARICATURA DI MICHELE BOLZANI
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Prof.ssa Rebustini
ABREVICURC
NB: le soluzioni orizzontali vanno inserite da destra a sinistra e le verticali dal basso in alto
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1-molta, abbondante 2-strada cittadina 3-pagine (abbreviazione) 4-“abiti” per francescani 5-mare senza vocali 6-gabbia per polli 8-grande stato nel cuore dell’Europa
9-avverso, nemico, con intenzioni non benevole 10-articolo determinativo 11-soffoca le grandi città 12-la lascia il piede o la zampa 13-tentacolare essere marino 14articolo indeterminativo 15-la tecnica o scienza dell’amministrazione di una collettività 16-articolo determinativo 19-andata… in poesia 21-un fiume russo 23-apertura
nel pavimento o nel soffitto 24-branca della matematica che studia superfici e volumi 25-cavallo… senza la fortificazione romana 26-cosparso di punte 27-lo scandalo
che costrinse Nixon a dimettersi 29-considerare di poco conto, svalutare 32-sorella di un genitore 32a-come… inglese 35-articolo e pronome 37-a capo di una monarchia 41-prima di “là” quando si salta 42-diritta, in verticale 43-preparare il terreno per la semina 44-risentita, per un torto o un’espressione negativa 45-così si chiama
anche il jolly 46-Conferenza Episcopale Italiana 47-le hanno i maschi dei ruminanti… e anche certi coniugi 49-ingresso di uno stabile 51-corso d’acqua 52-moneta
indiana 55-una tinta… mimetica (senza H) 56-l’uomo romano da cui deriva l’aggettivo “virile” 57-ha tre colori ma non è una bandiera 58-onorevole in breve 59-un
personaggio “spaziale” di Walt Disney 60-metà di otto 61-un superalcolico 63-femmina che fa le uova 67-siero che si forma a seguito di un’infezione 70-il più famoso
tra i segnali Morse 71-caldo umido opprimente 72-apertura, orifizio, passaggio 76-il malvagio protagonista di uno dei primi romanzi di Stephen King 77-prefisso che
significa “uguale”, “il medesimo” 79-carnivoro africano che si nutre spesso di carogne 80-trampoliere e mezzo per sollevare pesi 81-un saluto degli antichi Romani
82-capoluogo regionale nel nord dell’Afghanistan 83- privi di un occhio o comunque di una consistente percentuale della capacità visiva 84-un sito su Internet 87-a
corto di fiato, senza resistenza allo sforzo 88-avverbio di tempo 89-un lago del nord Italia 93-ordine di fermarsi 94-un comando al Pc per configurare 96-destini 98strumento musicale a fiato 99-pianta da cui si ricava una fibra per fare tessuti 101-una taglia piccola 102-le Nazioni Unite nella sigla in inglese 103-capoluogo lombardo situato sull’omonimo lago 105-il soprannome…“de oro” di Maradona 107-ordigno antiuomo e anticarro 108-preposizione… che moltiplica 110-“o” in poesia 111-è
fatto di games e ce n’è più d’uno in un match 112-congiunzione ipotetica 113-prima degli… “altri” 115-un tipo di linea che collega più Pc 116-prima persona presente
di sapere 117-un formato di file per immagini 118-uno dei ceppi etnici degli zingari 120-si dice nel tennis quando la palla colpisce e supera la rete nella battuta 122metà orma 123-metallo prezioso 125- le vocali di zia 126-particella pronominale 128-preposizione… che innalza 130- non è “off” 131-dà il nome alla Pianura Padana
132-nemmeno
VERTICALI
2-guidava il cocchio nelle corse dell’antica Roma 7-un re shakespeariano 11-una breve scena comica 13-zingaro 17-seguirono la cometa 18-Aeronautica Italiana 20si possono muovere… ma di solito stanno fermi 22-scuri, tenebrosi, molto tristi 24-vi vive il leone 26-incapace 28-solitario…come il colle di Leopardi 30-pronome
personale maschile 31-Club Alpino Italiano 32-uomo politico di rilievo 33-un nucleo speciale dei Carabinieri 34-albergo 36-Terni nelle vecchie sigle 38-prefisso che
significa “un’altra volta”, “di nuovo” 39-malattia dei bronchi 40-ruminanti africani 43-preparare con ordine e logica 46-case di galline 48-vocali in mole 50-tre a rovescio 51-piccolo difetto… sulla pelle 52-stritola le sue prede 53-preposizione articolata 54-l’ultimo capo dei Galli che si arrese a Cesare e ne ornò il trionfo a Roma 60lo stop di Formula Uno o… il tacchino mantovano 61- 62-un legume 64-il Gebel capo arabo che pose per primo piede nella penisola iberica e diede il nome a Gibilterra 65-in rostro e in roccia 66-il… contrario di stop 67-i nostri … CSI 68-religioso francescano 69-recipiente russo per bollire l’acqua del tè 71-grosso palmipede… dal
buon fegato 73-guida carismatica, maestro spirituale 74-la vecchia targa della vecchia Girgenti 75-immagine… catturata 78-capitale dell’Arabia Saudita 81-Pescara
nelle vecchie targhe 83-felici e contenti 85-un moschettiere di Dumas 86-è arrivata prima della decima 88-un dio egizio 90-tassa sulle prestazioni e sulle merci 91-ce
l’abbiamo sempre e solo quando c’è luce 92-un numero sacro e consueto nella nostra esperienza 94-un tipo di magistrato 95-ciò contro cui si ferma l’acqua di qualsiasi
bacino o corso d’acqua 97-sostanza corporea molto amara 99-nome del duca normanno che conquistò l’Inghilterra 100-antiquato e sorpassato 102-negazione 104nome del Teocoli uomo di spettacolo 106-ente radiotelevisivo pubblico 109-voce del verbo avere 110-il vero nome di Tamerlano 112-accompagna l’influenza 113-meglio che funzionino quando si è in discesa 114-parola che ha lo stesso suono ma diverso significato 119-sostiene sepali e petali 121-grossi mammiferi onnivori 124-un
codice di sicurezza 125-la culpa che si recita 127-nome di donna 128-la sigla del rame 129-i tipici contadini messicani 133-la …. fine del semaforo 134-un “cugino”
dello struzzo 135-si usano sulla neve 136-titolo nobiliare generico 137-così vengono chiamate le ragazze che eseguono esercizi per sostenere il tifo di una squadra
ORIZZONTALI
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REBUS
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CRUCIREBUS
NB: al posto delle immagini ci sono delle definizioni di cruciverba
(S + va di fretta con le gambe in movimento) IL (lo dona chi è dell’AVIS) NEL (sigla di Lecce) (città lagunare senza la sorella della mamma)
(6,2,6,5,4)
(coprono ma non nascondono) E (la femmina dell’anfibio più grande d’Europa) G (noleggio)
(7,8)
(religiose) (si fanno con le corde) SPI (cerimonia)
(5,2,7)
(si accende per scaldarsi) (sigla di Torino) D (si mette al dito, ma con una G in più)
(7,1,7)
(scopi) (sovrano) IN (micia) (scura, detto di una stanza o della notte)
(6,2,8)
(grandi navigatori dell’antichità, meno CI) (non è un aereo ma vola, meno ELI) (fiore dal gambo spinoso)
(11,4)
(arte venatoria) (sigla di Torino) (apri la bocca perché sei contento) (cintura) (pronome personale maschile
plurale)
(10,2,9)
DIS (corpo celeste) (rimbalza nelle valli) (li si dà a quelli che nascono) (sigla di Como)
(8,9)
SIN (servono per le candele) (gioia, gaudio, stato di benessere) (grossi fratelli della mamma)
(7,13)
(grandi guardaroba) LLO (uno dei punti cardinali) (abitante del Nuovo Mondo)
(9,12)
(usi uno dei sensi) (hanno compiuto grandi gesta) N (strumento) (c’è quello dei periti, dei medici, degli
avvocati…) SCO
(8,2,5,2,5)
(Dei familiari degli antichi romani) (gira dall’altra parte) DI (antica città del Peloponneso) (sigla di Como)
(2,7,2,8)
(agente al servizio della CIA o di altri enti analoghi) (non lo è senza sudditi) DAL (foro) D (pronome personale femminile) (tiene riparati fiori e piante) (chiude con un tappo)
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(6,3,4,5,9)
(contrario di dopo) (anello nuziale) PE (ce ne sono ancora molte in Lapponia)
(9,7)
ILG (azione, comportamento) (piccoli ruminanti domestici meno I) (parte della nave dove si colloca il carico) LI
(2,5,3,3,7)
(pesi) (attività motoria fatta prevalentemente per divertimento, solitamente a suon di musica) (uscio) TAA
(tre volte) (ordigni militari antiuomo, anticarro ecc.) (pianta arborea dalle foglie lunghe e flessibili, più una
I) (cervello, intelletto)
(10,7,1,7,11)
SOLUZIONI
Soluzione del cruciverba del numero precedente
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Soluzioni dei rebus del numero precedente
silenzi A tori pera RMI dà fuoco = silenziatori per armi da fuoco
C anno nate mici DI ali = cannonate micidiali
vele NO fulmina N te = veleno fulminante
trattori AIN colli NA = trattoria in collina
va lenti no R ossi = Valentino Rossi
pia No forte A code = pianoforte a code
BI vacca re ALL aperto = bivaccare all’aperto
botte GADI salumi ERE = bottega di salumiere
freddo AS sassi NOAS soldato Perù CCIDE re = freddo assassino assoldato per uccidere
per favo re IM para LE miele Z ioni = per favore impara le mie lezioni
vestito rima Stone LL arma dio = vestito rimasto nell’armadio
Soluzioni dei rebus di questo numero
Sedere Al vola N te = sedere al volante
Colli mare PER fetta mente = collimare perefettamente
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Mini ST rose NZA porta fogli = ministro senza portafogli
S chele trono NU mano = scheletro non umano
Ammiraglio pero SIL avo Ra tori = ammira gli operosi lavoratori
F orca pere SEGUI re LA sente NZA = forca per eseguire la sentenza
L elicottero preci pitone LL ago DI mezzo = l’elicottero precipitò nel Lago di Mezzo
Parche G giostra pie nodi auto carri = parcheggio strapieno di autocarri
Nonno mina re IL suono ME = non nominare il suo nome
LO stan becco S alta perle monta GNE = lo stambecco salta per le montagne
Sentinella viale squadre dei bersagli eriche AR riva NO = senti nella via le squadre dei bersaglieri
che arrivano
Soluzioni dei crucirebus di questo numero
S corre IL sangue NEL Le Vene(zia) = Scorre il sangue nelle vene
Veli E rospa G nolo = Veliero spagnolo
Pie nodi SPI rito = Pieno di spirito
Stufa To D aGnello = Stufato d’agnello
Fini re IN gatta buia = Finire in gattabuia
Feni(ci) (eli)cottero rosa = Fenicottero rosa
Caccia To ridi cinghia li = Cacciatori di cinghiali
DIS astro eco nomi Co = Disastro economico
SIN cere felicità zioni = Sincere felicitazioni
Armadi LLO sud americano = Armadillo sudamericano
Senti eroi N mezzo albo SCO = Sentiero in mezzo al bosco
Lari volta DI Sparta Co = La rivolta di Spartaco
Spia re DAL buco D ella serra tura = Spiare dal buco della serratura
Prima vera PE renne = Primavera perenne
ILG atto con(i)gli stiva LI = Il gatto con gli stivali
Gravi danza porta TAA ter mine felIce mente = Gravidanza portata a termine felicemente
Soluzione del cruciverba di questo numero
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