21 gennaio 5 febbraio 2012

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21 gennaio 5 febbraio 2012
il segno e la
memoria
disegni e dipinti degli anni ‘40
opere di
Antonio
Galbiati
21 gennaio
5 febbraio
2012
Inaugurazione: sabato 21 gennaio - ore 18:00
progetto grafico Luigi Consonni - stampa Arti Grafiche Verga
con il contributo:
A.N.P.I.
Sezione - ELISA SALA
Macherio - Sovico
a cura di:
Luigi Consonni
Sala espositiva
Corte del Cagnat
Via Roma, 38
Macherio, MB
patrocinio:
Comune di
Macherio
INGRESSO LIBERO
orari di apertura:
giovedì, venerdì
16:30 – 18:30
sabato e festivi
10:30 – 12:00
16:00 – 18,30
Informazioni prenotazioni:
per scolaresche e gruppi
tel.3205788799
www.galbiatiantonio.it
Sala espositiva
Corte del Cagnat
Via Roma, 38
Macherio
Sezione - ELISA SALA
Macherio - Sovico
Comune di
Macherio
il segno e la memoria
disegni e dipinti degli anni ‘40
di Antonio Galbiati
Inaugurazione: sabato 21 gennaio ore 18:00
la mostra rimarrà aperta
dal 21 gennaio al 5 febbraio 2012
La mostra che si inaugura sabato 21 gennaio 2012 presso la sala mostre della
“Corte del Cagnat” organizzata in collaborazione con l’A. N. P. I. Sezione Elisa Sala
di Macherio-Sovico ci permette di soffermarsi e riflettere sulle atrocità che hanno
caratterizzato quei terribili anni. Una memoria che si svela anche attraverso le opere,
gentilmente concesse dalla famiglia dello scomparso artista brianzolo Antonio Galbiati
opere realizzate nel periodo degli anni ‘40. Nel titolo “Il segno e la memoria” troviamo
il connubio fra l’espressionismo verista delle grafiche e la collocazione temporale della
mostra che comprende venerdì 27 gennaio “giorno della memoria”.
La pittura e la grafica di Antonio Galbiati si riferisce ad una pittura figurativa-verista,
in cui il segno è il cardine del linguaggio espressivo. La forza espressiva e la durezza
del segno richiamano alla mente per affinità agli espressionisti George Grosz e Otto
Dix, i quali con le loro opere di satira e di denuncia, negli anni che precedono l’avvento
del nazismo, esasperano dell’espressionismo, il realismo drammatico. Un richiamo,
epurato dal sarcasmo della satira, che in Galbiati ritrovo in particolar modo nella
durezza del linguaggio e della cromia dove il nero del segno predomina sul colore. Come possiamo notare le opere di questo periodo
sono in prevalenza su supporti cartaceo, le difficoltà imposte dalla guerra non permettevano certo un grande uso di tele ed il foglio
di carta diventa il primo mezzo disponibile per raccontare, esprimere le proprie emozioni.
In mostra troviamo prevalentemente chine più o meno colorate, dove emerge con forza il tratto, forte, sicuro. Segni dai diversi
spessori che affiancati a decisi punti di luce - il bianco della carta -conferiscono ai lavori ritmo e profondità. Tutti elementi che rendono
le opere di Galbiati profonde, dinamiche e donano alle opere un senso di movimento e plasticità nonostante le sue figure siano
tendenzialmente scultoree, ma soprattutto rimarcano la drammaticità della rappresentazione. Un forte e dirompente forza espressiva
che alterna crudità del segno all’armonia della composizione e con inusuali tagli scenici. In queste opere di Antonio Galbiati vi trovo
espresso anche un desiderio da cronista di quel sofferto periodo storico.
Luigi Consonni
“Biografia”
Antonio Galbiati nasce a Triuggio il 18 maggio
1922. Cresce nella ‘curt di barun’, un cortile che
avrà un posto di rilievo nella sua produzione
artistica. Adolescente aiuta a dipingere gli
affreschi della chiesa parrocchiale di Triuggio,
cosi’ in paese viene chiamato il ‘pittore’.
Dopo aver frequentato la scuola d’arte di Monza
presso la Villa Reale sotto gli insegnamenti dei
maestri DeGrada e Semeghini diventa presto
un giovane allievo del pittore Gino Meloni, con
il quale instaura un rapporto di amicizia oltre
che di collaborazione fino a quando si stacca
dal maestro per intraprendere una evoluzione
artistica propria e autonoma.
Nel 1941 inizia il servizio militare e la sua passione per il disegno continua,
lasciando opere a testimonianza delle drammatiche vicende del conflitto
della Seconda Guerra Mondiale.
Nel 1954 sposa Chiara Elli, dal matrimonio nascono cinque figli. Per
poter mantenere la famiglia intraprende l’attività di artigiano, prima come
decoratore e poi come lucidatore di mobili. Ma la sua attività artistica
non si interrompe mai, dipinge nel tempo libero, nelle pause di lavoro e
la sera a casa con i propri figli. Nel
1970 e’ costretto a trasferire prima il
suo laboratorio ed in seguito anche la
famiglia a Birone di Giussano. Questo
sradicamento non e’ indolore e il suo
attaccamento al paese nativo ed alla
‘curt di barun’ emerge spesso nei suoi
racconti e nei suoi dipinti. A 73 anni
abbandona le tele e i colori ad olio, ma
continua incessantemente a dipingere
su fogli utilizzando tecniche a pastello
e a tempera con la particolare aggiunta
di brillantini. All’eta’ di 76 anni
smette definitivamente di disegnare,
trascorre il suo tempo alla creazione
di collages.
Il 20 aprile 2003 si spegne e i figli
lo restituiscono alle sue radici
riportandolo a Triuggio.