globalizzazione, nuove guerre e diritto internazionale

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globalizzazione, nuove guerre e diritto internazionale
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Giuseppe Gioffredi
GLOBALIZZAZIONE, NUOVE GUERRE
E DIRITTO INTERNAZIONALE
Giuseppe Gioffredi, Globalizzazione, nuove guerre e diritto internazionale
Copyright © 2012 Tangram Edizioni Scientifiche Trento
Gruppo Editoriale Tangram Srl – Via Verdi, 9/A – 38122 Trento
www.edizioni-tangram.it – [email protected]
Isegorìa
Collana di Scienze Politiche, Giuridiche ed Economiche
fondata da Laura Lippolis †
Collana peer review sottoposta a valutazione scientifica – NIC 06
Il regolamento e la programmazione editoriale sono pubblicati sul sito dell’editore
www.edizioni-tangram.it/isegoria – Redazione: [email protected]
Prima edizione: ottobre 2012, Printed in Italy
ISBN 978-88-6458-052-4
Direzione
Donato A. Limone, Angelo Mancarella, Giuseppe Schiavone
Responsabile di redazione
Gianpasquale Preite
Comitato scientifico editoriale
Humberto Bergmann Ávila – Universidade Federal do Rio Grande do Sul, Brazil
Saverio de Bellis – Università del Salento, Italia
Raffaele De Giorgi – Università del Salento, Italia
Jorge Douglas Price – Universidad Nacional del Comahue, Argentina
Robert Etien – Université Paris XIII, France
Donato A. Limone – Università TELMA “La Sapienza” Roma, Italia
Angelo Mancarella – Università del Salento, Italia
Roberto Martucci – Università del Salento, Italia
Carlo Mongardini – Università “La Sapienza” Roma, Italia
Carlos Padrós Reig – Universidad Autonoma de Barcelona, España
Giuseppe Schiavone – Università del Salento, Italia
Teresa Serra – Università “La Sapienza” Roma, Italia
Jeffrey Schnapp – Stanford University, USA
André Ramos Tavares – Pontifícia Universidade Católica de São Paulo, Brazil
Pierre Teisserenc – Université Paris XXIII, France
Anderson Vichinkeski Teixeira – Universidade do Vale do Rio dos Sinos, Brazil
Giuseppe Tinelli – Università di Roma Tre, Italia
Redazione
Josep Cañabate Pérez, Endrius Cocciolo, Pasquale Luigi Di Viggiano, Gianluigi Fioriglio, Marco
Mancarella, Manola Mazzotta, Maurizia Pierri, Fabio Saponaro, Maria Lucia Tarantino,
Ughetta Vergari
Pubblicazione con il contributo del Dipartimento di Storia, Società e Studi sull'Uomo,
Università del Salento
Immagine di copertina: guernica © andrea de benedittis – Fotolia.com
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A Claudia
Indice
Introduzione
Capitolo I
Globalizzazione e nuove guerre
1. Globalizzazione e diritto internazionale
2. I nuovi attori della comunità internazionale attuale:
organizzazioni non governative e imprese multinazionali
2.1. ONG: introduzione
2.2. Segue: i rapporti con l’ONU
2.3. Segue: struttura, funzioni e status giuridico internazionale
2.4. Segue: il ruolo nell’odierna società internazionale
2.5. IMN: introduzione
2.6. Segue: i rapporti con i Governi locali
2.7. Segue: la responsabilità sociale d’impresa e i relativi strumenti
giuridici internazionali
3. Guerre e nuove guerre
3.1. Introduzione
3.2. Il catalogo delle guerre
3.3. Il XX secolo: età dei diritti o secolo delle guerre?
3.4. Il processo di limitazione del ricorso alla guerra
3.5. Il divieto dell’uso della forza nell’ordinamento internazionale
3.6. Segue: le eccezioni e le ‘presunte’ eccezioni al divieto
3.7. Segue: la responsabilità di proteggere
4. Segue: le nuove guerre
4.1. Premessa
4.2. Origine e natura
4.3. Caratteristiche
4.4. Il coinvolgimento dei civili
4.5. Il rapporto fra conflitti ‘interni’ e sicurezza ‘internazionale’
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Capitolo II
Diritto, crimini e nuovi conflitti
1. Guerre e diritto
1.1.Premessa
1.2. L’evoluzione storica del diritto internazionale umanitario
1.3. Le quattro Convenzioni di Ginevra del 12 agosto 1949
1.4. Segue: la IV Convenzione di Ginevra relativa alla protezione
delle persone civili in tempo di guerra
1.5. I Protocolli dell’8 giugno 1977 addizionali alle Convenzioni
di Ginevra relativi alla protezione delle vittime dei conflitti
armati internazionali e non internazionali
1.6. Altre norme di diritto internazionale umanitario
1.7. Diritto internazionale umanitario e crimini di guerra
2. I crimini contro l’umanità
2.1. Inquadramento storico: dai crimini di guerra ai crimini contro
l’umanità
2.2. I crimini contro l’umanità come categoria giuridica autonoma.
Lo Statuto del Tribunale militare internazionale di
Norimberga
2.3. Il contributo dello Statuto di Norimberga
2.4. I lavori della Commissione di diritto internazionale e la
successiva codificazione dei crimini contro l’umanità
3. Segue: gli elementi costitutivi dei crimini contro l’umanità
3.1. I requisiti generali
3.2. Gli elementi contestuali
3.3. Segue: la nozione di attacco
3.4. Segue: il nesso tra l’attacco e gli atti dell’accusato
3.5. Segue: attacco diretto contro una qualsiasi popolazione civile
3.6. Segue: attacco generalizzato e sistematico
3.7. Segue: la mens rea
3.8. Segue: crimini commessi nel corso di un conflitto armato, di
carattere internazionale e interno
3.9. Segue: crimini commessi contro una popolazione civile in
ragione della sua appartenenza nazionale, politica, etnica,
razziale o religiosa
4. Il crimine di genocidio
4.1. La codificazione del crimine di genocidio
4.2. Crimine di genocidio e Tribunali penali internazionali
5. Il principio dell’universalità della giurisdizione penale. Cenni
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Capitolo III
Le vittime dei nuovi conflitti
1.Introduzione
2. I ‘luoghi’ della repressione: tra Tribunali ad hoc e Corte penale
internazionale
2.1. I Tribunali penali internazionali ad hoc: la ‘risposta’ del
Consiglio di sicurezza ai conflitti nella ex Jugoslavia e in
Ruanda
2.2. L’istituzione della Special Court per la Sierra Leone quale
modello di giustizia penale ‘ibrida’
2.3. Una nuova giustizia per le vittime: l’istituzione della Corte
penale internazionale
3. Il fenomeno dei bambini soldato
3.1. Introduzione
3.2. Dimensione, localizzazione e cause del fenomeno
3.3. L’emersione del fenomeno a livello internazionale:
l’attenzione dell’Assemblea generale e del Consiglio di
sicurezza delle Nazioni Unite
3.4. Segue: i successivi interventi del Consiglio di sicurezza
3.5. La protezione giuridica internazionale dei bambini soldato
4. Le donne vittime dei conflitti
4.1. Violenza sulle donne e nuovi conflitti
4.2. Violenza sessuale ed evoluzione del diritto penale
internazionale
4.3. La violenza sessuale come strumento di genocidio
4.4. La risoluzione del Consiglio di sicurezza 1325 (2000)
4.5. I successivi interventi del Consiglio di sicurezza: le risoluzioni
1820 (2008), 1888 e 1889 (2009) e 1960 (2010)
5. Il ruolo delle vittime nei procedimenti penali internazionali
5.1. Introduzione
5.2. Le vittime nei processi dei Tribunali ad hoc: il loro ruolo come
testimoni
5.3. Le vittime nel sistema della Corte penale internazionale
5.4. Segue: la partecipazione delle vittime nelle diverse fasi del
procedimento
5.5. La delicata posizione dei bambini soldato: carnefici, vittime e
testimoni
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Considerazioni conclusive
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Bibliografia
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GLOBALIZZAZIONE, NUOVE GUERRE
E DIRITTO INTERNAZIONALE
Introduzione
La fine del periodo della Guerra fredda è stata accolta in gran parte del
mondo come l’inizio di un ‘nuovo ordine mondiale’ che avrebbe dovuto
portare libertà e prosperità a tutti i popoli1. Infatti, la caduta del Muro di
Berlino (9 novembre 1989) fu un evento di portata tale da suscitare speranze prima neanche lontanamente ipotizzabili. Ma la realtà ha dimostrato di essere, per milioni di persone, molto diversa dalle aspettative.
Infatti, il fenomeno simbolo di questo periodo storico – la ‘globalizzazione’ – è stato accompagnato da un benessere crescente per alcuni,
ma anche da una miseria sempre maggiore per molti, nonché da sfide
sempre più estese relative alle implicazioni di questo processo, soprattutto in riferimento alla tutela dei diritti umani fondamentali e alla
protezione delle fasce più deboli della popolazione civile2. Ciò è stato
riconosciuto anche da Kofi Annan, allora Segretario generale delle Nazioni Unite, nel suo rapporto annuale del 1999, là dove osservava che
«the combination of underdevelopment, globalization and rapid change
poses particular challenges to the international human rights regime»3.
Il presidente degli Stati Uniti d’America G. Bush senior fu il primo a indicare, in un
discorso ad Aspen (Colorado), nell’agosto del 1990, gli elementi di un progetto di
pace stabile e universale: il New World Order. Questo progetto fu poi perfezionato
l’anno successivo (dopo la fine della prima Guerra del Golfo) con il documento National Security Strategy of the United States e ulteriormente sviluppato con il documento Defence Planning Guidance redatto da funzionari del Dipartimento di Stato e
della Difesa degli Stati Uniti. Vedi, per tutti, F. Andreatta, Alla ricerca dell’ordine
mondiale. L’Occidente di fronte alla guerra, Bologna, 2004.
2
Vedi G. Soros, Globalizzazione, trad. it di V. Daniele e L. Sgorbati, Milano, 2002.
3
K. Annan, tuttavia, non aveva dubbi sull’esito di tali sfide e dunque sul rapporto tra globalizzazione e diritti umani: «The pursuit of development, the engagement
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Lo status quo, in effetti, sembra contravvenire nettamente a quanto
propugnato in riferimento a un ‘nuovo ordine mondiale’ quale portatore di prosperità, pace, libertà e diritti universali. A tale riguardo,
i dati contenuti nell’ultimo rapporto dell’autorevole Stockholm International Peace Research Institute (Sipri)4 offrono un affresco, drammaticamente incisivo, della realtà contemporanea: la pace e i diritti umani sono negati ogni giorno a causa delle decine di guerre, circa trenta
solo nel 2011, che affliggono l’umanità5.
Come ormai evidenziato da molti osservatori internazionali, tra cui
appunto lo stesso Sipri, tutti i conflitti che negli ultimi anni hanno
causato il maggior numero di vittime e sono stati scenario di crimini
di immane portata, erano qualificabili come intra-state conflicts. Nonostante la loro natura di ‘guerre interne’, essi non sono stati, però, conwith globalization, and the management of change must all yield to human rights imperatives rather than the reverse». United Nations, General Assembly, Report of the
Secretary-General on the work of the Organization, UN doc. A/54/1, New York, 31
agosto 1999, par. 275.
4
Stockholm International Peace Research Institute, SIPRI Yearbook 2012, Armaments, Disarmament and International Security, Chapter 2, Armed
conflicts, Oxford, 2012. Il SIPRI è l’Istituto internazionale di ricerca per la pace
di Stoccolma, i cui rapporti annuali (consultabili online sul sito internet ‹http://
www.sipri.org›) offrono una serie di dati relativi a spesa militare mondiale, produzione e trasferimenti internazionali di armi, forze nucleari, principali conflitti armati
e operazioni di pace multilaterali, nonché analisi aggiornate su aspetti importanti del
controllo degli armamenti, della pace e della sicurezza internazionale.
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Vi è da specificare che in questi rapporti per major armed conflict (guerra) si intende
un «conflitto che riguarda un governo e/o un territorio sul quale l’uso della forza tra
le forze militari delle due parti, delle quali una almeno è il governo di uno Stato, ha
causato almeno 1.000 vittime in battaglia nel corso di un qualunque anno e almeno
100 nell’arco del solo anno in corso». Stime analoghe emergono da altri rapporti
che pure utilizzano criteri di classificazione parzialmente diversi rispetto al SIPRI (si
vedano, ad esempio, i rapporti The Armed Conflicts, redatti dall’Institute of Peace and
Conflict Studies – Canada). Si veda anche – relativamente ad anni precedenti a quelli
prima considerati – lo studio contenuto in M. Renner (Worldwatch Institute), State of the War. I dati economici e ambientali del fenomeno guerra nel mondo, Milano,
1999. Sul web si vedano i siti www.guerrenelmondo.it e www.peacereporter.net. Anche secondo quest’ultima fonte i conflitti nel mondo nel 2011 sono stati circa trenta
(precisamente sei in Medio Oriente, dodici in Asia, dieci in Africa, uno in Europa e
due in America Latina).
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flitti isolati: in primo luogo a causa delle dirette influenze esercitate da
attori esterni e, in secondo luogo, in ragione dell’effetto di destabilizzazione che la loro esplosione ha significato per gli Stati confinanti, sia
per il flusso dei rifugiati, sia per lo sconfinamento dei ribelli e occasionalmente delle forze militari nazionali, sia infine per la diffusione di
circuiti commerciali illegali di risorse naturali e di armi. Questo complesso intrecciarsi di situazioni rende invero difficile per queste ‘nuove
guerre’ una distinzione definita tra ‘interno ed esterno’, tra ‘particolare
e generale’, tra ‘locale e globale’6.
Alcuni punti fermi però emergono. Le ‘nuove guerre’, infatti, nascono senz’altro da evidenti crisi della sovranità statale e si segnalano per
essere condotte non tanto da eserciti regolari quanto da bande ‘private’,
dotate però di armamento ‘pubblico’ quanto a pericolosità e volume
di fuoco. Di conseguenza una caratteristica dominante e drammatica
di queste ‘guerre senza fronte’ è il coinvolgimento, in termini di feriti
e di morti, non tanto dei combattenti e dei militanti, quanto dei civili
inermi e soprattutto di donne e bambini (questi ultimi coinvolti anche
come combattenti).
La situazione attuale, dunque, non lascia molto spazio all’ottimismo: le illusioni, successive alla caduta del Muro di Berlino, di un ‘nuovo ordine mondiale’ sono gradualmente crollate e gli obiettivi di pace
sperati appaiono ancora più lontani di un tempo. Anzi, è probabile
che conflitti e crisi, regionali e interni, diventino ancora più frequenti,
come gli eventi di questi ultimi mesi stanno palesemente dimostrando. Presumibilmente, ci saranno sempre meno conflitti regionali ad
Per descrivere questo aspetto della globalizzazione, C. Galli parla di principio di
‘glocalità’: «Ogni punto locale è funzione immediata del tutto globale» (C. Galli,
La guerra globale, Roma-Bari, 2002, p. 45). M. Kaldor, allo stesso proposito, specifica che è necessario «considerare le nuove guerre nel contesto del processo noto
come globalizzazione» (M. Kaldor, New and Old Wars. Organized Violence in a
Global Era, Stanford, 1999, trad. it. di G. Foglia, Le nuove guerre. La violenza organizzata nell’età globale, Roma, 1999, p. 13). Intendendo per globalizzazione l’intensificarsi delle interconnessioni globali (politiche, economiche, militari e culturali),
tali interconnessioni si estrinsecano in un processo contraddittorio «che comporta
integrazione ma anche frammentazione, omogeneizzazione ma anche diversificazione, globalizzazione ma anche localizzazione» (ibidem).
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alta intensità – quei conflitti che, secondo S. Huntington, scoppiano
fra ‘Stati-guida’ coinvolgendo gli Stati principali delle diverse civiltà7 –
mentre i conflitti definiti ‘a bassa intensità’, che non per questo sono
meno cruenti, continueranno a essere all’ordine del giorno.
Il diritto internazionale, in questo contesto, pare porsi sempre di
più come un ‘diritto globale’8, che tende a sviluppare regole rivolte
a organizzare una comunità globale e a tutelare valori e beni comuni
a tutta l’umanità (si pensi, ad esempio, al mantenimento della pace
mondiale o alla repressione dei crimina juris gentium). Gli attuali
processi di globalizzazione tendono ad ampliare il campo di applicazione materiale delle norme del diritto internazionale conducendo a una struttura della comunità internazionale in cui «da un lato,
l’indipendenza e la sovranità territoriale degli Stati risultano allentate e, dall’altro, la disciplina internazionale dei rapporti economici
e sociali si estende grandemente e dipende non solo dagli Stati, ma
da una pluralità di altri soggetti e “attori”»9. Premesso ciò, l’attuale
fase storica dell’ordinamento internazionale, caratterizzata appunto dal fenomeno della globalizzazione (è la terza fase dopo quella
westfaliana e quella post-westfaliana), può dirsi dunque connotata
dalle seguenti caratteristiche: una maggiore istituzionalizzazione dei
tre processi tipici di ogni ordinamento giuridico (ossia produzione,
accertamento e attuazione coattiva del diritto), l’emersione e la nascita di nuovi attori che partecipano alla vita di relazioni internazionali (individui, organizzazioni non governative e imprese multinazionali), l’affermazione del principio della responsabilità penale
internazionale degli individui nel caso di commissione di crimina
Cfr. S. P. Huntington, The Clash of Civilizations and the Remaking of World Order, New York, 1996, trad. it. di S. Minucci, Lo scontro delle civiltà e il nuovo ordine
mondiale, Milano, 2001, p. 303 ss.
8
Vedi, per tutti, G. Ziccardi Capaldo, Diritto globale. Il nuovo diritto internazionale, Milano, 2010 e Id., The Pillars of Global Law, Ashgate, 2008. Di diritto internazionale ‘universale-globale’ parla anche M. Panebianco, Diritto internazionale
pubblico, Napoli, 2011, p. 8 ss.
9
S. M. Carbone, I soggetti e gli attori nella comunità internazionale, in S. M. Carbone, R. Luzzatto, A. Santa Maria (a cura di), Istituzioni di diritto internazionale, Torino, 2011, p. 43.
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juris gentium10 e la proliferazione di tribunali internazionali e internazionalizzati.
Con questo lavoro ci si propone di evidenziare come il ‘pervasivo’
fenomeno della globalizzazione, da qualificarsi a nostro avviso più
come un ‘processo’ che come il ‘risultato’ di un processo, abbia di fatto
prodotto considerevoli effetti sul diritto internazionale, nello specifico
sul diritto internazionale umanitario e penale, sia relativamente ai soggetti di questo ordinamento sia rispetto allo scopo e al contenuto delle
norme da esso prodotte. Infine, si cercherà di valutare se nel rapporto
tra globalizzazione e diritto internazionale, quantomeno nei settori
analizzati, a quest’ultimo possa essere riconosciuto un suo autonomo,
importante valore.
Cfr. A. Del Vecchio, I tribunali internazionali tra globalizzazione e localismi,
Bari, 2009; A. von Bogdandy, Democrazia, globalizzazione e futuro del diritto internazionale, in Rivista di diritto internazionale, 2/2004, p. 317 ss.; G. Ziccardi
Capaldo, Diritto globale. Il nuovo diritto internazionale, cit., p. XIX ss.
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