LEsIoNI MEDIALI E PostERo- MEDIALI DEL gINoCCHIo
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LEsIoNI MEDIALI E PostERo- MEDIALI DEL gINoCCHIo
Agosto2012;38(suppl.2):31-33 LESIONI MEDIALI E POSTEROMEDIALI DEL GINOCCHIO Medial and postero-medial lesions of the knee Riassunto Il compartimento mediale è una delle strutture più frequentemente coinvolte nelle lesioni di ginocchio. Queste lesioni possono compromettere nel lungo periodo la stabilità del ginocchio portando a un processo degenerativo della cartilagine articolare. Per questo motivo, è molto importante riconoscere e trattare in maniera appropriata questo tipo di infortuni. Attraverso la valutazione clinica è possibile valutare il grado di lesione del Legamento Collaterale Mediale (LCM). A seconda della gravità il trattamento sarà conservativo o chirurgico, anche in base alle esigenze funzionali del paziente. Sono disponibili diverse tecniche chirurgiche per le ricostruzione del LCM ed anche del Legamento Obliquo Posteriore, tuttavia una tecnica gold-standard non è ancora stata identificata. Pertanto soltanto studi randomizzati con gruppo di controllo potranno identificare la tecnica più adatta per il trattamento delle lesioni del comparto mediale del ginocchio. Parole chiave: ginocchio, chirurgia, legamenti, lassità Summary Medial compartment is one of the most frequently involved structures in knee lesions. This lesions could compromise knee stability and determine a degenerative changes of the articular cartilage at long term. Thus, is very important to recognize and treat appropriately this kind of injury. Through clinical evaluation it is possible to grade the lesion of Medial Collateral Ligament (MCL). Based on this grading, conservative or surgical treatments are available. Various surgical techniques for MCL and Posterior Oblique Ligament have been proposed, however a gold-standard technique has not yet been identified. Thus randomized controlled trials are needed in order to address the better management of the lesion of medial compartment. Key words: knee, surgery, ligaments, laxity S. ZAFFAGNINI, A. GRASSI, G.M. MARCHEGGIANI MUCCIOLI, T. BONANZINGA, T. ROBERTI DI SARSINA, M. MARCACCI Clinica Ortopedica e Traumatologica III – Lab. di Biomeccanica ed Innovazione Tecnologica, Istituto Ortopedico Rizzoli Indirizzo per la corrispondenza: S. Zaffagnini Clinica Ortopedica e Traumatologica III – Lab. di Biomeccanica ed Innovazione Tecnologica, Istituto Ortopedico Rizzoli via di Barbiano 1/10, 40136 Bologna E-mail: [email protected] s31 INTRODUZIONE Il compartimento mediale è una delle strutture maggiormente interessate nelle lesioni che coinvolgono il ginocchio. Se si aggiungono i progressi in campo anatomico e biomeccanico, non deve stupire il rinnovato interesse verso la diagnosi ed il trattamento delle lesioni mediali e postero-mediali. Inoltre, se non diagnosticate e non trattate correttamente, tali lesioni mediali possono compromettere la stabilità articolare e provocare, a lungo termine, una degenerazione della cartilagine articolare. Risulta pertanto importante riconoscere e saper trattare questo tipo di infortuni. Anatomia e biomeccanica del comparto mediale Dal punto di vista anatomico, il comparto mediale del ginocchio è costituito da 3 strati separati 1. Il I strato, quello più superficiale, è costituito dalla fascia crurale che avvolge il muscolo sartorio. Il II strato comprende il Legamento Collaterale Mediale (LCM) superficiale, il Legamento Patello-Femorale Mediale (MPFL) ed i tendini dei muscoli gracile, semitendinoso e semimembranoso. A questo livello, le fibre oblique posteriori del LCM superficiale costituiscono il Legamento Posteriore Obliquo (POL). Il III è lo strato più profondo, ed è costituito da un ispessimento della capsula articolare che al di sotto del LCM superficiale forma il LCM profondo. Quest’ultimo può essere a sua volta suddiviso in due parti dall’inserzione sul menisco mediale: un componente mensico-tibiale ed una componente menisco-femorale. In corrispondenza dell’Angolo Postero-Mediale (PMC) il II ed il III strato convergono a formare la capsula posteromediale e il POL, che è supportato dalle fibre del tendine del semimembranoso. Il termine Angolo Postero-Mediale, meglio conosciuto in anglosassone come Postero-Medial Corner (PMC) risulta quindi costituito da una serie di strutture che comprende il legamento menisco-tibiale, il POL, il Legamento Popilteo Obliquo (OPL), l’espansione del semimembranoso e il corno posteriore del menisco mediale. Dal punto di vista biomeccanico, il LCM superficiale è la struttura principale deputata al controllo dello stress in valgo. Con la flessione del ginocchio le fibre anteriori del LCM si tendono, mentre in estensione entrano in tensione le fibre più posteriori e quelle anteriori si detendono. Analogamente anche il POL e il LCM profondo risultano in tensione con il ginocchio esteso e detesi in flessione. Non è del tutto chiaro quale sia la struttura che controlla principalmente la lassità rotatoria antero-mediale, anche se sia il LCM profondo e superficiale che il POL collaborano come stabilizzatori mediali in questo senso. Anche il semimembranoso contribuisce a questa funzione grazie alla sua inserzione sul POL e sulla tibia. s32 Valutazione clinica ed esame obiettivo La maggior parte delle lesioni del LCM e del PMC avvengono durante traumi sportivi, incidenti motociclistici e cadute 2. Queste lesioni si manifestano solitamente con dolore ed instabilità del comparto mediale del ginocchio, associati talvolta a deformità in valgo accentuata dalla marcia. È importante ricostruire insieme al paziente il meccanismo traumatico, che in questi casi è costituito prevalentemente da uno stress in valgo con ginocchio flesso e piede piantato a terra. Altri meccanismi lesivi sono rappresentati da traumi in extra-rotazione e traumi diretti al comparto antero-laterale del ginocchio. Una corretta valutazione ed un esame clinico approfondito sono fondamentali per riconoscere questo tipo di lesioni. Infatti in circa l’80% dei casi il quadro clinico che si presenta è costituito da lesioni multiple, pertanto è facile sottovalutare il danno al comparto mediale a vantaggio del trattamento delle lesioni più evidenti. In prima battuta è opportuno valutare il versamento articolare, eventuali ecchimosi e punti dolenti alla palpazione. Osservare il paziente in piedi o durante la marcia può mettere in rilievo un patologico atteggiamento in valgo causato dall’insufficienza delle strutture mediali. Un accurato esame obiettivo del ginocchio infortunato prevede l’esecuzione di test specifici atti a valutare la stabilità del LCM e delle strutture circostanti. Il test principale è quello del valgo stress, che si esegue applicando una forza valgizzante all’articolazione, alla ricerca di una “apertura” mediale patologica. Il test va eseguito sia con ginocchio esteso che a 30° di flessione, in quanto il LCM può essere lasso a 30° ma stabile a ginocchio esteso se il LCA è integro e la lesione del LCM è di basso grado. D’altra parte, nel caso di lesione associata del LCM e del LCA o LCP (Legamento Crociato Posteriore), è possibile rilevare un valgo stress positivo sia a 30° che in completa estensione 3. Le lesioni del LCM possono essere classificate secondo una scala con tre gradi di gravità. Le lesioni di I si manifestano con dolorabilità lungo il decorso del LCM senza lassità evidente. Le lesioni di II sono invece caratterizzate da una lassità in valgo con uno stop bene evidente mentre nelle lesioni di III presentano un end-point non definito e una lassità in estensione. Applicando una forza in extra-rotazione durante la manovra del varo stress, l’esaminatore può testare l’instabilità rotatoria anteromediale, che si manifesta con una sublussazione anteriore del piatto tibiale mediale. Anche il test del cassetto anteriore con il piede in extrarotazione può mettere in evidenza una traslazione anteriore maggiore del comparto mediale, indicando una verosimile lesione associata del LCA e LCM. S. ZAFFAGNINI et al. Valutazione radiologica In seguito ad un trauma del ginocchio con sospetta lesione del LCM, l’indagine di prima istanza è rappresentata da radiografie eseguite in proiezione anteroposteriore (AP) in ortostasi e laterale. L’apertura del comparto mediale visibile in AP è solitamente suggestivo di lesione del LCM; questo reperto può essere accentuato effettuando una radiografia sotto stress. La principale metodica di imaging per la valutazione di questo tipo di lesioni è la Risonanza Magnetica Nucleare (RMN), attraverso la quale è possibile osservare un segnale iperintenso lungo il decorso del LCM, suggestivo per una lesione, o una avulsione dall’inserzione distale o prossimale. Il POL può invece essere osservato nei tagli coronali ed assiali come una struttura ipointensa localizzata posteriormente al alle fibre superficiali del LCM. Trattamento La scelta di un trattamento chirurgico piuttosto che conservativo si basa principalmente sulla severità della lesione. Solitamente le lesioni di grado I, II e in alcuni casi di grado III (per lo più in individui son non elevate richieste funzionali) rispondono in maniera eccellente al trattamento conservativo, che prevede l’utilizzo dei classici presidi R.I.C.E. (rest, ice, compression, elevation) nella fase acuta. Il trattamento è accompagnato dall’utilizzo di una ginocchiera articolata in modo da consentire una precoce mobilizzazione ed evitare lo stress in valgo durante la deamublazione, che sarà concessa una volta scomparsa la sintomatologia dolorosa. Generalmente il ritorno all’attività sportiva avviene dopo 2-3 settimane nel caso di lesioni lievi, mentre nel caso di lesioni moderate o gravi è opportune aspettare fino a 6 settimane. Il trattamento delle lesioni di grado III risulta tutt’ora controverso. Infatti nonostante in molti casi il trattamento conservativo abbia prodotto buoni risultati, talvolta si può andare incontro ad una instabilità residua in valgo con conseguenti scarsi risultati funzionali. In certi casi tale quadro può essere dovuto alla mancata diagnosi di una lesione del PMC. In altri casi la mancata guarigione può essere dovuta alla morfologia della lesione, in quanto una lesione a livello dell’inserzione distale del LCM tende a guarire difficilmente a causa della fuoriuscita del liquido sinoviale che si frappone tra il legamento e la sua inserzione 4. L’algoritmo terapeutico prevede in questi casi un trattamento conservativo iniziale di 4-6 settimane, seguito dal trattamento chirurgico in caso di un’instabilità residua in valgo o di una instabilità rotatoria. Nel caso di lesioni associate LCM\LCA, è opportuno trattare inizialmente la lesione del LCM in modo conservativo, dopo di che ricostruire il LCA, in quanto nell’immediato postoperatorio e durante la riabilitazione indispensabile un LCM assolu- LESIONI MEDIALI E POSTERO-MEDIALI DEL GINOCCHIO tamente competente, in modo da proteggere il neo-LCA durante le prime fasi di guarigione e neolegamenttizzazione. Altri autori hanno proposto il trattamento concomitante di ricostruzione del LCA e riparazione del LCM, in particolare in sportivi di alto livello, in modo da evitare l’allungamento dei tempi di recupero di caso di fallimento della iniziale terapia conservativa. Una analisi effettuata mediante navigatore chirurgico ha evidenziato come nelle lesioni croniche di grado II del LCM associate a lesione del LCA, la lassità residua in valgo che permane dopo la ricostruzione del LCA 5 non compromette la stabilità antero-posteriore ed i risultati della ricostruzione 6. Oltre al timing per la ricostruzione del LCA, una lesione associata del LCM può influenzare la scelta del graft da utilizzare, inquanto il prelievo degli hamstring può indebolire il comparto mediale del ginocchio. Pertanto può essere opportune prendere in considerazione una ricostruzione di LCA con tendine rotuelo, allograft o hamstring controlaterali 4. Nel caso del trattamento chirurgico delle lesioni associate di LCM e PMC, è di fondamentale importanza ripristinare la corretta funzionalità biomeccanica di queste strutture attraverso una riparazione anatomica o attraverso la ricostruzione del LCM superficiale e del PMC. Il trattamento di prima scelta, quando possibile, consiste nella riparazione delle strutture lesionate. Solitamente questo approccio è possibile nel caso di lesioni acute, quando la componente cicatriziale non ha ancora sovvertito l’anatomia delle strutture da riparare. Altrimenti, nel caso in cui la qualità dei tessuti non permetta questo tipo soluzione, è indicata la ricostruzione. In letteratura sono descritte svariate tecniche, che prevedono l’utilizzo di autograft o di allograft, ma anche di legamenti sintetici utilizzati come rinforzo 7. Bibliografia Warren LF, Marshall JL. The supporting structures and layers on the medial side of the knee: an anatomical analysis. J Bone Joint Surg Am. 1979;61:56-62. 2 DeLee JC, Riley MB, Rockwood CA Jr. Acute Straight lateral instability of the knee. Am J Sports Med 1983;11:404-11. 3 Hughston JC, Andrews JR, Cross MJ, et al. Classification of knee ligament instabilities. Part I. The medial compartment and cruciate ligaments. J Bone Joint Surg Am 1976;58:159-72. 4 Strobel M, Zantop T. Anterior Cruciate Ligament. Germany: Edizione Endo Press 2012. 1 s33 La tecnica di Bosworth prevede l’utilizzo del semitendinoso autologo, mantenendo l’inserzione tibiale, fissato in corrispondenza dell’inserzione femorale del LCM 8. In alternativa la medesima tecnica può essere eseguita utilizzando come graft un tendine d’achille omologo. Yoshiya ha invece proposto l’utilizzo dei tendini gracile e semitendinoso autologhi fissati a livello dell’inserzione femorale del LCM con una vite ad interferenza e distalmente con tunnel tibiale ed endobutton 9. Recentemente invece l’attenzione si è spostata sulla ricostruzione del POL oltre al LCM, in virtù della riconosciuta importanza nella stabilità rotatoria del ginocchio. A tal proposito Lind ha descritto una tecnica di ricostruzione che prevede l’utilizzo del semitendinso auto logo, prelevato lasciando intatta la sua inserzione tibiale e fatto passare prima in un tunnel osseo a livello dell’inserzione femoral del MCL, dove viene fissato con una vite ad interferenza, poi in un alloggiamento tibiale, anche qui fissato con vite ad interferenza, per ricostruire il POL 10. CONCLUSIONI Grazie alla aumentata consapevolezza e ad i progressi della diagnostica strumentale, le lesioni mediali e posteromediali del ginocchio vengono riconosciute e diagnosticate più frequentamente. La scelta del trattamento è solitamente guidata dalla gravità della lesione, e spazia da una gestione conservativa all’intervento chirurgico, atto a ricostruire in maniera quanto più anatomica possibile le strutture lesionate. Attualmente però tra le diverse tecniche chirurgiche proposte non esiste un gold standard, pertanto in futuro solamente degli studi randomizzati con gruppo di controllo potranno realmente mostrare la superiorità di una tecnica piuttosto che un‘altra. Zaffagnini S, Bignozzi S, Martelli S, et al. Does ACL reconstruction restore knee stability in combined lesions?: An in vivo studyi. Clin Orthop Relat Res 2007;454:95-9. 6 Zaffagnini S, Bonanzinga T, Marcheggiani Muccioli GM, et al. Does chronic medial collateral ligament laxity influence the outcome of anterior cruciate ligament reconstruction?: a prospective evaluation with a minimum three-year follow-up. J Bone Joint Surg Br. 2011;93:1060-4. 7 Narvani A, Mahmud T, Lavelle J, et al. Injury to the proximal deep medial collateral ligament: a problematical subgroup of injuries. J Bone Joint Surg Br. 2010;92:94953. 5 Fenton RL. Surgical repair of a torn tibial collateral ligament of the knee by means of the semitendinous tendon (Bosworth procedure); report of twenty-eight cases. J Bone Joint Surg Am 1957;39-A(2):304-8. 9 Yoshiya S, Kuroda R, Mizuno K, et al. Medial collateral ligament reconstruction using autogenous hamstring tendons: technique and results in initial cases. Am J Sports Med 2005;33:1380-5. 10 Lind M, Jakobsen BW, Lund B, et al. Anatomical reconstruction of the medial collateral ligament and posteromedial corner of the knee in patients with chronic medial collateral ligament instability. Am J Sports Med 2009;37:1116-22. 8