megalopoli
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Soprattutto nella seconda metà del Novecento, oltre al fenomeno dell’urbanizzazione è aumentato il numero delle metropoli: città con milioni di abitanti (1) In Italia abbiamo due metropoli che superano il milione di abitanti: Roma e Milano. Vicino a queste città spesso sono cresciute città più piccole che, orbitando intorno ad esse, hanno assunto il nome di città satellite. (2) Quando lo spazio compreso tra le aree metropolitane e le città satellite è completamente urbanizzato, allora ci si trova di fronte ad una conurbazione. (3) grande città 2) una città con le città satelliti 3) lo spazio fra la metropoli e le città satelliti comincia ad essere occupato L'evoluzione di una città: 1) una 4) La metropoli è diventata una conurbazione Col termine conurbazione si intende un’area geografica che comprende più città vicine con qualche milione di abitanti. Può accadere che le città che si fondono costituiscano ciascuna una grande metropoli. In questo caso si assiste alla nascita di vere e proprie megalopoli (4): città mondiali con popolazione formata da 100 – 150 milioni di abitanti. Più metropoli o conurbazioni collegate da vie rapide di comunicazione formano una megalopoli Perché la megalopoli sia tale è necessario che sussistano veloci vie di comunicazione che facilitino lo spostamento da un’area all’altra della megalopoli. In Asia si trova la megalopoli più grande del mondo, detta Tokaido (in Giappone) dal nome dell'antica strada che univa le città che la compongono. E’ formata da nove metropoli (tra cui Tokyo, Nagoya, Osaka e Kyoto) collegate tra loro da un treno ad alta velocità (lo Shinkansen) potenzialmente usato da circa 70 milioni di persone. Ecco il percorso del treno e la disposizione delle città: Si prevede, tra una decina di anni, la nascita di un’altra megalopoli nel Sud della Cina il cui scopo è quello di far progredire ulteriormente l’economia locale, i servizi, i trasporti, le comunicazioni. Lo sviluppo di così grandi aree urbanizzate presenta anche molti svantaggi. Approvvigionamento e distribuzione di acqua ed energia, smaltimento dei rifiuti, trasporti ed eccessivo conseguente inquinamento, strutture sanitarie e abitative adeguate, sicurezza sociale sono solo alcuni dei problemi che le grandi megalopoli presentano. Non sempre all’aumento smisurato della popolazione corrisponde un’adeguata crescita delle infrastrutture. Le megalopoli d’Oriente L’Asia sta attraversando una trasformazione di portata storica e, qualora confermasse la sua recente cavalcata, entro il 2050 riuscirà ad affrancare dalla soglia di povertà altri 3 miliardi di persone. Con una quota del prodotto interno lordo globale che, ai ritmi attuali, raddoppierebbe dal 27% del 2010 al 51% del 2050, il continente tornerà presto a dominare l’economia mondiale com’è accaduto negli ultimi due millenni. Questo, in sintesi, è il messaggio contenuto nell’introduzione di ‘Asia 2050: Realizing the Asian Century’, documento prodotto dall’Asian Development Bank per descrivere i connotati di quello che è già stato definito come il ‘secolo asiatico’. Uno dei riflessi più selvaggiamente visibili nell’affascinante ascesa vissuta di recente dall’Asia riguarda l’esplosione demografica, urbanistica ed economica – delle maggiori metropoli d’Oriente. L’effetto delle migrazioni interne è stato assolutamente impetuoso: tra il 1990 ed il 2010 la proporzione della popolazione urbana è balzata dal 31% al 42%, uno spostamento imponente di 754 milioni di persone – pari al peso demografico combinato di Europa e Nord America – che non ha avuto eguali nel resto del globo. Quest’incessante trasformazione del continente ha molte facce, che vanno dagli squilibri demografici, alle diseguaglianze sociali, per sfociare infine nella tematica più ampia del cambiamento climatico. La crescita economica di cui l’Asia si è resa protagonista negli ultimi decenni è stata il propellente di questo spettacolare stravolgimento, accompagnata ed amplificata da un processo di rapida urbanizzazione che ha permesso alle maggiori capitali d’Oriente di entrare prepotentemente nel mercato globale. Gli ingredienti della trasformazione? Un’espansione economica basata sulle esportazioni, affiancate da una domanda interna in continua crescita e dalla montante competizione fra i nuovi poli produttivi e finanziari, combattuta principalmente a colpi di investimenti infrastrutturali. La crescente prosperità ha prodotto, inoltre, una notevole diversificazione dei settori strategici: i ‘motori’ dell’economia globale, non rappresentano più soltanto quella riserva inesauribile di manodopera a basso costo e di irresistibili opportunità di delocalizzazione con cui hanno inaugurato la cavalcata. La produzione manifatturiera cede, infatti, sempre maggior spazio al settore dei servizi innovativi e quella che una volta era la ‘fabbrica del mondo’ si specchia, oggi, nel distretto urbano di Bangalore o di Cyberjaya, le Silicon Valleys del ventunesimo secolo. Pechino, Shanghai, Chongqing,Seoul, Mumbai, Dhaka, Manila. Il nuovo che avanza porta con sé forti squilibri, prima di tutto quello economico. La metà della popolazione mondiale dei cosiddetti slums (baraccopoli) – presentati al grande pubblico Occidentale dal film di Danny Boyle The Millionaire, ambientato nella giungla urbana di Mumbai – si concentra infatti in Asia. Nella maggior parte dei casi è totalmente assente ogni forma di rete idrica, elettrica e di nettezza urbana, con un impatto enorme in termini sanitari. Negli ultimi anni, tuttavia, le autorità nazionali e locali hanno cercato di aggredire realmente il problema: oltre 172 milioni di persone sono state sottratte agli slums, un risultato che è valso il raggiungimento dei cosiddetti ‘Millenium Goals’ promossi dall’ONU.