Forum "sull`abitare" con i relatori
Transcript
Forum "sull`abitare" con i relatori
Lo svolgimento del Forum “sull’abitare” ha consentito di affrontare, in maniera aperta e condivisa, le problematiche socio-abitative che, pur rientrando in un diffuso trend nazionale, a livello locale si presentano con una particolare intensità, e ha evidenziato l’ampiezza delle fasce di popolazione che, anche a vario titolo, sono interessate dalle scelte locali di politica abitativa. Un elemento messo a fuoco con tutta evidenza dai lavori del Forum è quello del dover considerare “la questione casa” come una questione complessa, in realtà costituita da un insieme di problematiche, connesse tra di loro ma specifiche e distinte. La platea degli intervenuti, formata da operatori immobiliari, da singoli cittadini interessati al problema, e da rappresentanti delle organizzazioni sindacali degli inquilini, nei numerosi interventi ha sottolineato soprattutto i risvolti sociali legati al crescente disagio. È stata messa in luce l’esigenza diffusa di politiche di “sicurezza sociale” intendendo con tale termine la condizione contrapposta alla “precarietà sociale”, quella “precarietà” che sempre di più contraddistingue la nostra società. Uno degli elementi fondamentali nel determinare il senso sociale della “precarietà”, insieme alla “precarietà del lavoro”, è sicuramente la “precarietà dell’abitare”. In un momento in cui si va allargando la fascia di popolazione che scende al di sotto della soglia di povertà, (e le statistiche indicano che negli ultimi 4 - 5 anni sono in forte aumento le persone che vivono al di sotto della metà del reddito medio nazionale, cioè al di sotto dei 7.500 euro annui) intervenire sulle politiche abitative equivale alla attivazione di ammortizzatori sociali se per ammortizzatori sociali si intendono quelle misure tese a contrastare l’estensione delle nuove povertà e dell’emarginazione. E’ stato sottolineato che le difficoltà dell’abitare, date dal “caro-affitti” , dall’incubo degli sfratti e dal bisogno di alloggi adeguati (quindi non sovraffollati, non antigienici, non impropri) sono l’innesco della mobilità sociale verso il basso; oggi infatti anche alcune fasce di popolazione a reddito medio e medio-basso, sono escluse dal mercato dell’affitto, o, se non escluse, a causa degli affitti sproporzionati al reddito, sono comunque costrette ad una riduzione dei consumi tale da farle avvicinare pericolosamente alle fasce di povertà. Esiste un continuum, quasi ininterrotto nella linea sociale delle persone investite dai problemi abitativi. Un linea di continuità che vede nel punto più basso i casi di povertà estrema ( i casi in carico ai servizi sociali, i migranti, gli indigenti) ma in maniera contigua, sulla stessa linea, si collocano altre categorie sociali, quali gli anziani, le famiglie monoreddito, i giovani con lavoro precario… Le difficoltà dell’abitare, e gli fratti, sempre meno riguardano solo le fasce molto basse, e sempre di più vengono eseguiti “per morosità”. Cambiamenti minimi nelle condizioni familiari (come malattie o temporanei rientri nei paesi d’origine per gli stranieri) producono situazioni di morosità impossibili da recuperare. L’esecuzione di uno stratto, atto giudiziario legittimo e lecito a tutela di un diritto (il diritto del proprietario) nella maggior parte dei casi, sulla persona che lo subisce, produce effetti sociali disastrosi. Lo sfratto è spesso una violenza inimmaginabile che produce ferite morali frustrazioni, depressioni, e, certe volte, reazioni sprezzanti e contrappositive. E’ vissuto come la negazione di un diritto fondamentale. Uno di quei diritti che i soggetti deboli non sanno affermare. Con una progressiva espansione, le difficoltà dell’abitare lambiscono ed investono anche le fasce di popolazione in relativo agio economico. Appena sopra una certa soglia di reddito infatti non sono previsti sostegni economici ad integrazione dei canoni di locazione né tanto meno sono consentiti acquisti alloggiativi sul libero mercato, per gli alti costi, che, di fatto, risultano assolutamente inaccessibili. Dagli interventi emerge con forza che se “il problema casa” è una questione complessa, altrettanto complessa ed articolata deve essere la strategia tesa ad affrontarla. Vengono quindi individuati i punti di criticità del disagio abitativo, così come emergono dall’analisi condotta sulla base dei dati socio economici forniti ed elaborati dai servizi comunali ed enucleati in: - scarsa disponibilità di alloggi sul mercato privato e limitatezza delle locazioni pluriennali, a causa della predominanza delle locazioni per il solo periodo estivo; - costi troppo elevati dei canoni di locazione che risultano proibitivi per la maggior parte delle famiglie a basso e a medio reddito; - presenza di un rilevante numero di sfratti; - espansione numerica dei soggetti deboli investiti da problematicità di tipo abitativo, es. immigrati, anziani, indigenti.… - ricerca di soluzioni abitative in comuni limitrofi che offrono maggiori possibilità e minori costi; - insufficienza dei finanziamenti statali per l’erogazione di contributi ad integrazione dei canoni di locazione per le famiglie in difficoltà socioeconomiche; - inadeguatezza del numero di alloggi di Edilizia Residenziale Pubblica; - esiguità di alloggi afferenti al patrimonio immobiliare comunale. Sono quindi illustrati i tratti costituenti il “Piano di intervento” messo a punto dall’Amministrazione Comunale con il coinvolgimento collaborativo e sinergico dei diversi attori sociali territoriali, Piano che prevede varie e diversificate azioni fondamentalmente riconducibili a tre tipologie di interventi. Il primo strumento individuato è quello di tipo fiscale con una manovra di differenziazione dell’ Imposta Comunale sugli Immobili per incoraggiare le locazioni premiando i proprietari che affittano con regolari contratti e penalizzando i proprietari di appartamenti che risultano sfitti da più di due anni. Il secondo strumento prevede due linee di azione tese a reperire alloggi sul libero mercato da parte dell’Amministrazione Comunale. Con la modalità definita “Affitto sicuro”, l’ Ente Locale stipula contratti di locazione di alloggi che vengono destinati ai soggetti inseriti in una apposita graduatoria di “Emergenza abitativa”. Con la modalità “Locazioni a prezzi calmierati” l’Ente Locale si pone come soggetto intermediario tra le agenzie immobiliari ed i cittadini necessitanti di soluzioni abitative, compensando le agenzie che mettono a disposizione alloggi, con forme di promozione turistica. Attraverso la proposta di sottoscrizione di un protocollo di intesa con i soggetti immobiliaristi presenti sul territorio, il Comune promuove e formalizza accordi per l’espansione di soluzioni ai problemi di emergenza abitativa, che risultino convenienti sia per i soggetti beneficiari degli alloggi, sia per le agenzie che li rendono disponibili. Il completamento del “Piano di intervento sull’abitare” messa a punto di specifiche POLITICHE URBANISTICHE. è costituito dalla Oltre al reperimento di aree per la costruzione di nuove abitazioni in attuazione del Piano di Edilizia Economica e Popolare, l’ Amministrazione Comunale partecipa al bando regionale 2003/05 per l’Edilizia Residenziale Pubblica e ciò può consentire il reperimento finanziamenti per la costruzione di alloggi in proprietà a prezzi contenuti, e alloggi da destinare alle locazioni, con canoni calmierati. Il programma di intervento prevede una tipologia diversificata di alloggi per offrire risposte diversificate alle varie situazioni socio economiche e tende al recupero e alla riqualificazione di strutture pubbliche per favorire l’integrazione sociale e per elevare la qualità dell’abitare e del vivere. Dai lavori del forum esce convalidato l’assunto di fondo sulla base del quale è stato impostato l’approccio istituzionale nei confronti del problema abitativo: le politiche abitative e le politiche sociali sono strettamente interconnesse ed il potenziamento delle prime, con piani strategici che affrontano globalmente le tematiche dell’abitare,automaticamente si traducono in politiche di coesione e di integrazione sociale.