Testo Voto - Consiglio Regionale del Friuli Venezia Giulia

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Testo Voto - Consiglio Regionale del Friuli Venezia Giulia
XI LEGISLATURA
ATTI AULA
Voto alle Camere e al Governo della Repubblica n. 10
“Il Parlamento ed il Governo promuovano ogni azione volta a riconoscere e
contrastare la persecuzione per motivi religiosi nei confronti dei cristiani e
di altre confessioni”
Barillari, Colautti, Novelli, De Anna, Marini, Piccin, Ziberna, Riccardi, Cargnelutti, Violino
Il Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia,
PREMESSO che:
- la libertà di religione fa parte dei diritti fondamentali ed inalienabili dell'uomo, è una delle
libertà caratteristiche dello Stato di diritto, il pilastro portante di tutte le libertà, di coscienza,
di pensiero e di professione pubblica della fede di ciascuno;
- la libertà di religione trova la sua affermazione nei più importanti documenti costituzionali sin
dalla fine del Settecento: ad iniziare dal I emendamento della Costituzione degli Usa del
1787, dall'articolo 10 della Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino del 1789,
dall'articolo 5 della Costituzione francese del 1814, l'articolo 5 della Costituzione francese del
1830, gli articoli 14 e seguenti della Costituzione del Belgio del 1831, l'articolo 7 della
Costituzione francese del 1848, gli articoli 144 e seguenti della Costituzione di Francoforte
del 1849. Nel ventesimo secolo la libertà di religione è stata prevista agli articoli 135 e
seguenti nella Costituzione della Germania nel 1919, la cosiddetta Costituzione di Weimar,
all'articolo 4 della legge fondamentale della Germania del 1949, all'articolo 16 della
Costituzione di Spagna del 1978, all'articolo 15 della Costituzione svizzera del 1999, oltre
che nelle dichiarazioni internazionali e sovranazionali dei diritti come all'articolo 9 della Carta
europea dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, all'articolo 18 del Patto
internazionale sui diritti civili e politici del 1966 e all'articolo 10 della Carta dei diritti
fondamentali dell'Unione europea;
- all’articolo 18 della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo del 1948 si stabilisce che:
«Ogni individuo ha diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione; tale diritto include la
libertà di cambiare di religione o di credo, e la libertà di manifestare, isolatamente o in comune,
sia in pubblico che in privato, la propria religione o il proprio credo nell'insegnamento, nelle
pratiche, nel culto e nell'osservanza dei riti»;
- con riguardo alla nostra Costituzione, le disposizioni di riferimento per la tutela della libertà di
religione sono contenute negli articoli 19 e 20: il primo garantisce a tutti, cittadini e stranieri,
il diritto di professare liberamente la propria fede religiosa, sia in forma associata che in
forma individuale, di farne propaganda e di esercitarne il culto, sia in pubblico che in privato,
purché non si tratti di riti contrari al buon costume. Il secondo, come diretta conseguenza del
principio della libertà di religione, vieta tutte quelle pratiche vessatorie nei confronti degli enti
a sostegno delle confessioni organizzate, in quanto finirebbero per costituire degli ostacoli
indiretti alla possibilità di professare la fede, celebrare riti e fare proselitismo;
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RICHIAMATI:
- il messaggio di Papa Francesco che, rientrando dal suo viaggio in Terra Santa, ha ricordato:
«La libertà religiosa è qualcosa che non tutti i Paesi hanno. Alcuni esercitano un controllo, altri
prendono misure che finiscono in una vera persecuzione. Ci sono martiri oggi, martiri cristiani,
cattolici e non cattolici. In alcuni posti non puoi portare un crocifisso, avere una Bibbia, o
insegnare il catechismo ai bambini. E io credo che in questo tempo ci siano più martiri che nei
primi tempi della Chiesa»;
- il messaggio di Giovanni Paolo II nell'ottobre del 2003 ai partecipanti all'Assemblea
parlamentare dell'OSCE (Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa): «La
difesa della libertà religiosa è la cartina di tornasole per verificare il rispetto di tutti gli altri diritti
umani in un Paese, se in un Paese la libertà religiosa non è rispettata, difficilmente lo saranno gli
altri diritti umani». In quella, come in molte altre occasioni, Wojtyla sottolineò «la dimensione
internazionale del diritto alla libertà di religione e la sua importanza per la sicurezza e la
stabilità della comunità delle nazioni», incoraggiandone la difesa e la promozione da parte
dei singoli Stati e di altri organismi internazionali;
CONSIDERATO che:
- i cristiani vantano il triste primato di essere circa l'80 per cento del totale dei perseguitati per
ragioni religiose, sia a causa della loro presenza in quasi tutti i continenti, dove rappresentano
spesso una minoranza all'interno di culture molto diverse dalla loro, sia a causa del fatto che
molte delle terre in cui abitano da secoli, se non da millenni, sono oggi sconvolte
dall'estremismo e dal terrorismo;
- in molti luoghi in cui cristiani e musulmani avevano convissuto insieme per secoli, ora il
gruppo religioso dominante cerca, attraverso l'introduzione di atti legislativi ispirati dalla
supremazia di una religione sull'altra, di imporre un conformismo universale nelle pratiche
religiose;
- in questo contesto, la grave mancanza di libertà religiosa di cui soffrono i cristiani in molti
Paesi provoca ancora vittime innocenti, perpetrando una vera e propria persecuzione, che
rappresenta un'offensiva condotta con violenza sistematica e indiscriminata contro la
presenza cristiana in vaste aree del mondo. Si tratta di una tragedia umanitaria di proporzioni
drammatiche che si consuma ogni giorno: casi di cristiani perseguitati solo a causa della loro
fede, trucidati in nome del fanatismo e radicalismo religioso;
- il termine «cristianofobia» è quello che descrive più compiutamente questo fenomeno di
portata universale e come tale è stato adottato dall'Onu sin dal 2003 e dal Parlamento
europeo nel 2007. Con questa espressione si vuole qualificare la peculiarità di una
persecuzione che si manifesta in odio cruento in Paesi dove il cristianesimo è minoranza, ma
trova fertile terreno anche in Occidente da parte di chi vuole negare la pertinenza pubblica
della fede cristiana;
- secondo le ricerche di Open Doors (Porte Aperte), organizzazione internazionale che si
occupa in particolare dei cristiani perseguitati nel mondo, sono oltre 100 milioni i cristiani
vittime di discriminazioni, persecuzioni e violenze messe in atto da regimi totalitari di altre
religioni. Purtroppo, nel corso di quasi due anni la situazione dei cristiani nel mondo ha subito
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un ulteriore peggioramento: la “World Watch List 2015”, redatta dalla già citata Open Doors,
elenca i primi cinquanta paesi dove i cristiani vengono perseguitati in vario modo, dalla
marginalizzazione sociale fino al carcere e alla morte;
- tra i primi dieci paesi in cui i cristiani sono oggetto di violenze, entrano nel 2015 tre stati
africani, quali Sudan, Eritrea e Nigeria, segno che l’Africa è uno scenario sempre più centrale
nell’ambito della persecuzione anticristiana. Fonte principale dell’odio verso i cristiani,
secondo il rapporto di Open Doors, si conferma essere l’estremismo islamico che alimenta le
ideologie dei califfati dell’ISIS in Iraq e Siria e di Boko Haram in Nigeria. Altre fonti di
persecuzioni sono la criminalità organizzata e il regime dittatoriale, che colloca la Corea del
Nord di Kim Jong-un al primo posto per il tredicesimo anno consecutivo, con 50-70 mila
cristiani detenuti nei campi di prigionia nordcoreani;
- con riferimento alle stime ufficiali diffuse dal rapporto 2015, nel periodo che va dal primo
novembre 2013 al 31 ottobre 2014, si calcola che i cristiani uccisi per ragioni strettamente
legate alla loro fede siano stati 4.344, mentre il numero delle chiese attaccate per la stessa
ragione sia pari a 1.062. In base agli studi condotti da Open Doors, si denota una crescita
della persecuzione dei cristiani nel mondo, persino in luoghi dove non era particolarmente
marcata nel recente passato, come in alcune regioni dell’Asia, dell’America Latina e
specialmente dell’Africa sub-sahariana;
CONSIDERATO altresì che è necessario difendere la dignità e la libertà di ogni essere umano, poiché
ognuno ha diritto di vivere e di godere della protezione giuridica e sociale, nazionale e internazionale,
non perché appartenente alla maggioranza religiosa, politica o etnica di quel paese, e nemmeno
perché è una “minoranza”, ma perché tutti gli esseri umani hanno pari dignità. Questo è un principio
che non può essere messo da parte, soprattutto quando si usano le diverse religioni come strumento
di egemonia che nasconde precisi interessi politici ed economici;
APPURATO che:
- le violazioni della libertà religiosa e le persecuzioni colpiscono molte altre minoranze etniche
e religiose in varie parti del mondo (i cristiani non sono le sole vittime di queste violenze e
barbarie);
- al primo posto nel rapporto 2015 della Minority Rights Group (organizzazione internazionale
che realizza studi scientifici e campagne informative sulle minoranze perseguitate nel
mondo) si trova la Siria: ad essere nel mirino sono principalmente le appartenenze religiose
degli sciiti, alawiti, curdi e palestinesi, non tanto come elementi confessionali ma come
possibili oppositori politici. Uno scontro reso ancora più instabile dal dilagare, a partire dal
2013, dell’ISIS sul territorio siriano, che invece accentua l’aspetto dichiaratamente
persecutorio nei confronti delle minoranze religiose, etniche e di altri musulmani che non
accettano la loro linea estremista;
- la seconda posizione è occupata dalla Somalia, in cui le minoranze etniche, insieme a
minoranze religiose come i pochissimi cristiani presenti, sono vittime di marginalizzazione
sociale oltre che di una sistematica violazione dei diritti umani più basilari, messa in atto dai
clan maggioritari nel paese. Uccisioni extra-giudiziarie, stupri e decapitazioni nel paese
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africano sono ormai all’ordine del giorno. Alla Somalia seguono Sudan, Afghanistan, Iraq e
Repubblica Democratica del Congo;
RITENUTO che la Regione Friuli Venezia Giulia possa svolgere un ruolo positivo per sensibilizzare il
governo italiano e le istituzioni internazionali affinché si adoperino per una presa di posizione forte e
decisa volta a promuovere e tutelare la libertà religiosa dei cristiani e di altre confessioni perseguitati
nelle diverse parti del mondo;
Tutto ciò premesso
fa voti affinché
il Parlamento ed il Governo della Repubblica:
1) si facciano promotori, nell'ambito dell'Unione europea e presso gli organismi internazionali
cui l'Italia partecipa, di iniziative volte a riaffermare i principi di libertà religiosa oltre che di
rispetto dei diritti civili e a favorire il dialogo tra i popoli e il dialogo interreligioso, nonché di
iniziative da attuare nei confronti dei Governi affinché l'argomento sia oggetto di un indirizzo
condiviso che possa formare la base per una collaborazione tra gli stessi anche nelle politiche
di aiuto ai rifugiati;
2) affermino, nelle relazioni diplomatiche ed economiche, bilaterali o multilaterali, la necessità di
un effettivo impegno degli Stati per la tolleranza e la libertà religiosa, in particolare dei
cristiani e delle altre minoranze perseguitate, laddove risulti minacciata o compressa per
legge o per prassi, se del caso non sottoscrivendo accordi con nazioni che non garantiscano il
pieno esercizio di tale libertà;
3) promuovano misure di prevenzione dell’intolleranza, attraverso la messa al bando di ogni
forma di incoraggiamento del fanatismo e dell’odio religioso, sia in ambito educativo e
culturale, sia attraverso i mezzi di comunicazione di massa.
Presentato alla Presidenza il 02/12/2015
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