Cop. Tumori 4/2003 - Recenti Progressi in Medicina
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417 Recenti Prog Med 2012; 103: 417-421 La malattia infiammatoria intestinale: possibilità e limiti della enteroclisi TC Gianluca Gatta1, Fabrizio Cioce1, Antonio Fontanarosa1, Antonio Raucci1, Vincenzo Cuccurullo1, Pio Zeppa2, Giuseppe Rubini3 Riassunto. L’evoluzione della TC e l’avvento della tecnica elicoidale hanno consentito di sviluppare tecniche di studio atte alla visualizzazione ed alla valutazione radiologica del piccolo intestino. La corretta valutazione dell’intestino tenue con TC oggi viene effettuata mediante l’enteroclisi TC: esame dedicato, che consente un inquadramento globale delle malattie infiammatorie dell’intestino e permette di selezionare il miglior trattamento terapeutico e di monitorare la evoluzione della malattia nel tempo. L’impiego di un mezzo di contrasto acquoso intraluminale abbinato ad un mezzo di contrasto iodato ev, somministrato con modalità bifasica, permette di evidenziare al meglio i vari segni di malattia, anche se, nonostante le importanti performance della tecnica, non è possibile con essa valutare correttamente il grado di attività, parametro la cui valutazione è demandata alle tecniche di medicina nucleare. Con il perfezionamento della metodica, la RM sembra possa avere un ruolo sempre più rilevante nel prossimo futuro, mentre alla ecografia, che pure può essere impiegata in categorie selezionate di pazienti per lo studio di alcuni distretti, compete il ruolo di valutazione dell’interessamento ano-rettale mediante tecnica di tipo endocavitario. Inflammatory bowel disease: possibilities and limits in multidetector computed tomography. Parole chiave. Malattia infiammatoria intestinale, intestino tenue, entero-TC, TC multistrato. Key words. CT enteroclysis, inflammatory bowel disease, multidetector CT, small bowel disease. Summary. Technical advances in computed tomography (CT), including helical CT and multidetector CT, have resulted in an improved ability to evaluate the small intestine. CT examination of the small bowel requires the use of dedicated techniques for optimal evaluation of inflammatory bowel disease in order to select the most appropriate therapeutic strategy for the individual patient and to monitor disease progression over time. Although intraluminal contrast media combined with intravenous iodinated contrast agents with a biphasic injection protocol provide good visualization of the typical lesions of the disease, accurate estimation of the degree of disease activity can only be achieved with nuclear imaging. Owing to continuous technical improvements, magnetic resonance imaging is expected to play an increasing role in the near future. However, in selected patients, three-dimensional endoanal ultrasonography remains the gold standard technique for assessing the anal sphincter and the recto-anal junction. Introduzione Sotto il termine generico di malattia infiammatoria intestinale (IBD) vengono raggruppate una serie di patologie flogistiche del tubo gastroenterico a differente etiologia (malattia di Crohn – MC; rettocolite ulcerativa – RU; coliti indeterminate –IC) accomunate da presentazioni cliniche in gran parte analoghe e che possono interessare tutti i segmenti dell’apparato digerente, dalla bocca all’ano1-3. Se la presentazione clinica e la valutazione laboratoristica rappresentano gli elementi principali sui quali si fonda il sospetto di IBD, la diagnostica per immagini rappresenta un elemento determinante per definire l’estensione della malattia e per mettere in evidenza quadri morfologici distintivi che, prima della biopsia, possano rappresentare elementi per porre un fondato sospetto sugli aspetti etiopatogenetici della malattia. 1Sezione La presentazione anatomo-patologica rappresenta elemento di certezza di diagnosi, ma la distribuzione delle lesioni nelle differenti patologie infiammatorie intestinali può avere un ruolo determinante nell’avanzare il sospetto diagnostico, consentendo di differire, ovvero di ottimizzare, le procedure biotiche atte alla definizione di certezza diagnostica4-6. Nella malattia di Crohn le lesioni hanno distribuzione ubiquitaria, potendo interessare qualunque porzione del canale alimentare, dalla bocca all’ano, con coinvolgimento parietale a tutto spessore dalla mucosa al cellulare lasso mesenteriale, con associata presenza (incostante) di linfoadenopatie localizzate nel territorio anatomico di pertinenza del deflusso linfatico del segmento intestinale colpito. di Diagnostica per Immagini, Dipartimento di Internistica Clinica e Sperimentale, Seconda Università di Napoli; di Anatomia Patologica, Università di Salerno; 3Sezione di Diagnostica per Immagini, Università Aldo Moro, Bari. Pervenuto il 3 settembre 2012. 2Istituto 418 Recenti Progressi in Medicina, 103 (11), novembre 2012 La localizzazione all’ultima ansa ileale e l’interessamento della valvola ileo-cecale è tipica della malattia di Crohn (da cui la definizione utilizzata di ileite terminale), ma la malattia spesso si manifesta con localizzazioni asincrone e segmentarie, maggiormente frequenti a livello del piccolo intestino. Differentemente, la RU interessa primitivamente il grosso intestino, con un andamento “non segmentario”, progressivo ed a progressione caudo-craniale, con risparmio, di regola, dei segmenti più prossimali dell’intestino. Tipico di tale malattia l’ispessimento delle pareti intestinali affette dal processo flogistico, con conseguente stenosi segmentaria, che può essere causa di dilatazione dei segmenti intestinali a monte7-9. Sotto il termine generico di CI vengono ricomprese tutte quelle malattie infiammatorie intestinali che non presentano caratteri radiologici e/o anatomopatologici tipici della MC o della RU, ma che hanno presentazione clinica analoga e che come queste ultime due hanno andamento cronico progressivo, con alternanza di periodi di quiescenza e di periodi di esacerbazione del processo infiammatorio9. Quale che sia la malattia primitiva (MC, UC o IC), la presentazione clinica rappresenta un’importante problematica sociale, specie in considerazione del fatto che il picco di incidenza della malattia si attesta intorno alla 3°-4° decade di vita e che l’evoluzione progressiva della stessa può esitare in complicanze spesso invalidanti, o in quadri di acuzie di malattia, che spesso richiedono provvedimenti terapeutici di urgenza/emergenza. Scopo della presente rassegna è quello di definire, nell’ottica della corretta gestione e programmazione terapeutica del paziente, il ruolo attuale della diagnostica per immagini nello studio del paziente con sospetto di IBD e nel monitoraggio evolutivo della stessa. Indicazione e ruolo della diagnostica per immagini nella IBD L’IBD, come già sottolineato, riconosce come momento patogenetico l’insulto infiammatorio, spesso su base autoimmune, della parete intestinale, associato alla reazione flogistica incostante dell’ambiente adiposo periviscerale. Dal punto di vista anatomo-patologico, nelle fasi acute della malattia, quando il processo flogistico è prevalente, la necessità dell’impiego della diagnostica per immagini sarà finalizzata a mettere in evidenza l’iperemia della mucosa, legata all’iperafflusso ematico sia del versante mucoso del viscere che dell’ambiente adiposo periviscerale, reperto meglio caratterizzabile anche con RM previa intubazione naso-digiunale, e valutabile con tecniche di medicina nucleare per lo studio del grado di attività di malattia e l’eventuale localizzazione di processi flogistici in sedi differenti10-13. Nelle fasi di quiescenza, una volta cessata la reazione infiammatoria, l’aspetto prevalente sarà quello della reazione desmoplastica della sottomucosa, per cui cade l’effetto iperemico e l’iperafflusso ematico e rimane evidente soltanto l’aspecifico ispessimento della parete intestinale che, con l’avanzare del processo sclero-cicatriziale, potrà esitare in fenomeni di stenosi irregolari alternate a dilatazioni focali dei segmenti a monte, per la conseguente discanalizzazione. Appare dunque chiaro che la diagnostica per immagini dovrà rispondere a due esigenze fondamentali: quella morfologica, capace di indicare la presenza/assenza di alterazioni anatomiche e quella funzionale, indicativa della attività di malattia, basata o su fenomeni di tipo reattivo (iperemia, ipervascolarità, alterazione dell’ambiente periviscerale) o su fenomeni di tipo “metabolico” mediante le tecniche scintigrafiche. Lo studio TC della IBD La valutazione dell’apparato digerente con indagini di tipo morfologico ha visto progressivamente flettere il ruolo della diagnostica per immagini che oggi appare sempre più sostituita e vicariata dalle tecniche endoscopiche, che riescono ad aver ragione della maggior parte delle problematiche clinico-diagnostiche inerenti l’esofago, lo stomaco ed il grosso intestino. Per la sua morfologia e la sua disposizione anatomica l’intestino tenue ancora oggi rappresenta il “buco nero” dell’endoscopia, nonostante il progressivo e sempre maggiore estensivo utilizzo della videocapsula. Anche la diagnostica per immagini fino a circa un decennio fa si limitava alla valutazione mediante un esame radiologico (clisma del tenue), con il quale riusciva a definire soltanto la morfologia delle anse e la loro distribuzione spaziale, ma non era in grado di discriminare tra malattia in fase acuta con reazione infiammatoria perilesionale presente ed alterazioni morfologiche in corso di malattia quiescente14,15. La progressiva evoluzione della TC e l’avvento della tecnologia elicoidale ha consentito di eliminare problematiche di studio legate agli artefatti da movimento, dovuti alla peristalsi intestinale ed ha permesso un’idonea valutazione dell’impregnazione parietale con la possibilità di ottenere ricostruzioni multiplanari (MPR) di ottima qualità14,15. Attualmente il ruolo della TC nello studio dell’intestino tenue è indiscusso, in quanto con tale metodologia di studio è possibile rispondere alla maggior parte dei quesiti posti dal clinico16-20. L’adeguatezza della tecnica, che prevede la distensione idrica delle anse intestinali e la valutazione della vascolarizzazione arteriosa e venosa, consente di definire la presenza del processo flogistico, di valutare la reazione del cellulare periviscerale, di identificare le linfoadenomegalie satelliti e di certificare l’interessamento dell’ambiente adiposo periviscerale14. G. Gatta et al.: La malattia infiammatoria intestinale: possibilità e limiti della enteroclisi TC La semeiotica radiologica e l’agreement clinico-radiologico La valutazione semeiologica dell’esame TC multidetettore della IBD si basa su parametri differenti la cui valutazione complessiva, unitamente alla conoscenza dello status clinico del paziente, permettono l’inquadramento globale della malattia e la possibilità di scelta ed integrazione delle opzioni terapeutiche ed il monitoraggio della malattia. REPERTI DI ANSA La valutazione delle anse intestinali mediante tecnica TC è resa possibile dalla distensione delle stesse con un mezzo di contrasto ipodenso; in tale situazione le anse intestinali si presentano con parete sottile omogeneamente opacizzata (figura 1) nella fase artero-venosa della perfusione e l’opacizzazione percepita sarà costante e sovrapponibile in tutti i segmenti intestinali14-22. La giustapposizione di due pareti contigue di anse intestinali, può determinare, nella rappresentazione per piani singoli, un’errata interpretazione dei reperti per falsa “ipervascolarizzazione”23. A tale scopo risulta indispensabile la valutazione su almeno due piani differenti ed in particolare la visualizzazione per piani assiali e per piani coronali. In tal modo oltre a risolvere problemi di interpretazione si otterrà anche una visualizzazione della disposizione topografica della disposizione delle anse, con una visualizzazione che si rapporta a quella della classica semeiotica del clisma del tenue. Nella malattia infiammatoria in fase di attività, le anse intestinali affette si presentano con pareti ispessite ed intensa vascolarizzazione del rivestimento mucoso nella fase artero-venosa della perfusione (figura 2). Di non raro riscontro l’ipodensità della sottomucosa (halo sign), espressione della reazione edematosa della stessa7,8,16. Nella fase di malattia quiescente la reazione sclero-cicatriziale che sostituisce il precedente processo si visualizzerà con incrementato spessore delle anse (>5 mm nel piccolo intestino e >7 mm nel grosso intestino), in assenza dell’ipervascolarità mucosa delle fasi attive. Mancando la reazione flogistica, mancherà anche l’halo sign, determinato dall’edema della sottomucosa. La ricerca dell’ansa patologica, considerando anche che spesso i pazienti in follow-up possono avere sintomatologia scarsa od assente, andrà effettuata anche mediante la valutazione del calibro di tutte le anse, ricordando che laddove il transito in qualche misura è ostacolato o ritardato , le anse a monte tendono a dilatarsi in maniera irregolare e spesso con andamento settoriale e indirizzano alla ricerca dei segmenti stenotici. REPERTI VASCOLARI E REPERTI ZONALI La IBD non va considerata come malattia confinata all’organo, ma, analogamente a quanto avviene nelle restanti patologie, l’ambiente connettivale Figura 1. Enteroclisi TC. Nella fase della perfusione artero-venosa si apprezza un’omogenea vascolarizzazione delle anse digiunali. Si noti la corretta disposizione e la costante dilatazione delle anse ottenuta mediante somministrazione del mezzo di contrasto radiotrasparente attraverso sondino naso-digiunale. Figura 2. IBD: da notare l’ansa interessata a pareti ispessite, con mucosa ipervascolarizzata ed estesa reazione infiammatoria periviscerale, testimoniata anche da versamento ascitico tra le anse intestinali. di contorno assume un aspetto fondamentale nella reazione alla presenza della malattia. In esso, infatti, sono contenute le strutture vascolari sanguifere e linfatiche, che, specie in corso di malattia infiammatoria, reagiscono significativamente e mediante alterazioni anatomiche ben definite alla presenza della malattia stessa, per cui la valutazione di un’ansa patologica deve necessariamente accompagnarsi allo studio del cellulare lasso periviscerale16. Nella fase acuta di malattia la reazione edematosa interessa anche il cellulare lasso periviscerale, che perderà in questo caso la sua normale ipodensità per presenza nel suo contesto di aree amorfe relativamente iperdense rispetto alla normale densità del tessuto adiposo. 419 420 Recenti Progressi in Medicina, 103 (11), novembre 2012 Nel suo contesto, inoltre, si potranno osservare strie iperdense, che decorrono verso l’ansa interessata dal processo flogistico, espressione della linfangiosi reattiva, con un aspetto “a pettine” (figura 3). Le nodulazioni linfonodali, anche di piccole dimensioni, andranno ricercate primitivamente in tale contesto e, quando presenti, permetteranno anche l’orientamento diagnostico circa l’origine delle alterazioni, in quanto le linfoadenomegalie e la possibilità di sviluppo di fistole entero-enteriche, entero-parietali e di piccoli focolai ascessuali intraperitoneali (reperti facilmente visualizzabili con la entero-TC) sono fortemente indicativi di MC25. ta ad ottenere l’opacizzazione delle arterie e l’enhancement della mucosa, nonché la tenue opacizzazione delle vene e della parete intestinale; in tal modo si ottiene il potenziamento contrastografico e simultaneo della parete delle anse, della trama vascolare e dei parenchimi, con la possibilità di analizzare le varie componenti addomino-intestinali. Tali aspetti consentono all’enteroclisi TC di individuare la IBD nelle sue varie forme, permettendone la caratterizzazione intra-viscerale (ispessimento parietale, iperemia della mucosa, stenosi o alterazioni della valvola ileo-cecale) ed extra-intestinale (coinvolgimento del mesentere e dei linfonodi). Tuttavia essa non può fornire alcuna informazione sul grado di attività di malattia, compito che in gran parte è demandato, dal punto di vista della diagnostica per immagini, alla medicina nucleare, anche se i recenti miglioramenti della tecnica RM e soprattutto l’uso sempre più estensivo delle macchine ad elevato campo (attualmente impiegate per lo studio della patologia intestinale solo su piccoli animali) fanno intravedere la possibilità che le metodiche RM e le tecniche di RM in diffusione possano essere impiegate anche nello studio delle alterazioni della mucosa intestinale con una notevole riduzione della dose radiante somministrata ai pazienti27,28. Il limite di tale metodica è l’impossibilità di visualizzare alcune alterazioni settoriali di distretti anatomici quali il canale anale, spesso sede di patologia ascessuale e/o flogistica in corso di IBD; in tali casi, laddove esista il fondato sospetto, lo studio della IBD può essere completato con l’impiego dell’ecografia endoanale 3D per lo studio di patologia ascessuale peri-rettale e per la evidenziazione di eventuali fistole del tratto ano-retto distale29,30. Conclusioni Bibliografia Figura 3. IBD: aspetto ipervascolare ed “a pettine” del cellulare lasso periviscerale disposto a contornare un’ansa intestinale affetta da patologia infiammatoria. L’enteroclisi TC multidetettore è una metodica che prevede la distensione del piccolo intestino con mezzo di contrasto endoluminale, somministrato tramite sondino naso-digiunale, l’ipotonizzazione viscerale e l’infusione di mezzo di contrasto iodato per via endovenosa. L’obiettivo dell’enteroclisi TC multidetettore è quello di riunire in una sola metodica i vantaggi dell’enteroclisi convenzionale e dell’esame TC spirale dell’addome. La diffusione sempre maggiore delle apparecchiature TC multistrato ha migliorato gli aspetti tecnici della metodica, consentendo una divulgazione dello studio dell’intestino tenue tramite l’entero-TC . L’esame prevede la distensione delle anse mediante l’infusione di mezzo di contrasto acquoso intraluminale e la ipotonizzazione delle stesse, che consente di differenziare in maniera più accurata le anse normali dai segmenti intestinali patologici. La somministrazione del mezzo di contrasto iodato che si effettua con modalità bifasica è finalizza- 1. Bender GN, Timmons JH, Willard WC, et al. Computed tomographic enteroclysis and traditional computed tomography in the setting of suspected partial small bowel obstruction. Emerg Radiol 1996; 5: 2936. 2. Rollandi GA, Curone PF, Bertolotto M, et al. 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