422-425 Sabile Ianora - Recenti Progressi in Medicina
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422 Recenti Prog Med 2012; 103: 422-425 Attuali possibilità della RM nello studio dell’intestino tenue: sequenze dinamiche e distensione digiuno-ileale Antonio Amato Stabile Ianora1, Matteo Losco2, Paolo Fonio3, Pio Zeppa4, Nunzia Luisa Pizza5, Vincenzo Cuccurullo5 Riassunto. La risonanza magnetica (RM) sta assumendo sempre maggiore importanza nella valutazione del piccolo intestino, merito sia dell’evoluzione tecnologica sia del perfezionamento di protocolli diagnostici di studio. La RM rappresenta un presidio fondamentale per l’identificazione di stenosi acute e di alterazioni di parete, così come per la differenziazione tra alterazioni flogistiche e fibrotiche. Inoltre, con le tecniche di diffusione e dinamiche, la RM permette di valutare il grado di attività di malattia delle IBD, nonostante la medicina nucleare rappresenti il gold standard di riferimento. Actual role of MR in the small bowel studies: dynamic sequences and bowel distension. Parole chiave. Distensione intestinale, enteroclisi RM, enterografia RM, fistula, IBD, malattia di Crohn, stenosi. Key words. Bowel distension, Crohn’s disease, inflammatory bowel disease, MR enteroclysis, MR enterography, stenosis. Summary. Magnetic resonance (MR) is even more becoming important in the evaluation of the small bowel, thanks to the technologic advances of the machines and thanks to the improvement of specific diagnostic protocols of study. MR is a pivotal in identifying acute stenosis and alterations of the bowel wall and in differentiating between inflammatory and fibrotic alterations. Diffusion techniques and dynamic MRI allows the assessment of the degree of disease activity of IBD, although nuclear medicine represents the gold standard. Introduzione Relativamente rara e di difficile approccio metodologico alla diagnostica per immagini, la patologia dell’intestino tenue rappresenta un campo di studio estremamente interessante, sia per il progressivo incremento di incidenza e prevalenza delle malattie dell’intestino tenue, sia per le amplificate e sempre più performanti possibilità della diagnostica per immagini nella “depiction” del tubo gastroenterico e nella identificazione delle sue alterazioni di parete e/o endoluminali1-4. Nel campo delle malattie dell’intestino tenue, ancorché il capitolo predominante sia rappresentato dalla malattia infiammatoria intestinale (IBD), esistono numerose altre importanti patologie, quali le malattie neoplastiche, le patologie endocrine e le malattie linfoproliferative, in cui la definizione diagnostica eidologica, sia di tipo morfologico sia di tipo funzionale, assume un ruolo sempre più pregnante nell’ambito della diagnosi, della caratterizzazione ed eventualmente della definizione di stato/stadio5-8. In un tempo in cui tutto sembra poter essere studiato eidologicamente con tutte le tecniche di imaging, appare inevitabile la necessità di puntualizzare, anche nell’ottica della corretta gestione del rapporto costo/beneficio e della valutazione delle potenzialità diagnostiche di ogni singola metodica, il reale ruolo delle singole tecniche per la valutazione di specifiche patologie nell’ambito di un corretto percorso diagnostico. Nonostante si osservino linee guida, si rispettino criteri di giustificazione ed ottimizzazione e si scelga la metodologia certificata attraverso la Evidence Based Medicine, viviamo in un’epoca in cui il medico non viene più visto come attuatore di intenti, ma come persecutore di risultati, e pertanto la medicina moderna assume sempre più un carattere di tipo difensivo9,10. Lo scopo della presente rassegna è quello di definire l’attuale ruolo della risonanza magnetica (RM), e delle metodiche ad essa correlate, nello studio della patologia del piccolo intestino, in particolare, quale strumento di supporto alla diagnostica integrata della IBD. Risonanza magnetica e IBD Nello studio dell’intestino tenue, area del tubo digerente di difficile approccio allo studio con le tecniche endoscopiche anche dopo l’avvento della tecnica della enteroscopia con capsula, la diagnostica per immagini svolge un ruolo pivotale, legato alla possibilità della visualizzazione del lume viscerale11-16. 1 DIMIP, Azienda Consorziale Policlinico, Università di Bari; 2Presidio Ospedaliero di Sorrento, ASL Napoli 3; 3Sezione di Radiodiagnostica, Università di Torino; 4Anatomia Patologica, Università di Salerno; 5Dipartimento di Internistica Clinica e Sperimentale F. Magrassi-A. Lanzara, Seconda Università di Napoli. Pervenuto il 24 settembre 2012. A.A. Stabile Ianora et al.: Attuali possibilità della RM nello studio dell’intestino tenue: sequenze dinamiche e distensione digiuno-ileale La visualizzazione delle anse intestinali, già possibile con le metodiche radiologiche tradizionali che consentono la definizione topografica e la valutazione del versante endoluminale della parete mediante tecnica a doppio contrasto, si è arricchita nel corso degli anni della possibilità di studio del viscere e dell’ambiente periviscerale mediante l’impiego di tecniche di tipo tomografico quali ultrasonografia (US), tomografia computerizzata (TC) e RM. L’impiego di tali tecniche, tuttavia, necessita di una razionalizzazione di utilizzo basata, secondo quanto prescritto dalle attuali regole della medicina basata sulle evidenze, sulla tipologia del paziente (età, sesso), sul quesito clinico, relativo non solo alla malattia ma anche al suo stadio, e sulle reali potenzialità della tecnologia disponibile11,12,17,18. La RM rappresenta l’ultimo tool diagnostico in ordine temporale per lo studio del piccolo intestino e la sua introduzione nella pratica clinica quotidiana è essenzialmente legata all’evoluzione tecnologica degli impianti (magneti, gradienti), allo sviluppo delle sequenze ottimizzate per lo studio di definiti distretti anatomici (soppressione del segnale del grasso, esaltazione del chemical shift) e, non ultimo, alla possibilità, mediante l’impiego di sequenze veloci ad alta risoluzione, di studiare la vascolarizzazione di parete e la morfo-topografia degli assi vascolari19-21. L’esame RM del piccolo intestino, analogamente a quanto avviene per lo studio TC, può essere condotto con tecniche differenti, in cui i presupposti fondamentali sono rappresentati dalla possibilità di ottenere un’adeguata distensione del lume per Figura 1. Acquisizione entero-RM su piano coronale con tecnica T1 e soppressione del segnale del grasso. Ottimale rappresentazione della distribuzione topografica delle anse intestinali grazie al riempimento delle stesse con acqua somministrata attraverso sondino naso-digiunale. sviluppare un sufficiente gradiente di segnale tra parete e contenuto viscerale, oltre che tra parete ed ambiente periviscerale. Una adeguata distensione del viscere consente di evidenziare alterazioni strutturali e morfologiche delle pareti, presenza di fenomeni reattivi periviscerali, espressione della compartecipazione dell’ambiente peritoneale alla patologia intestinale22 ed alterazioni di parete su base vascolare ipoperfusiva o ischemica23,24. La distensione completa ed omogenea del lume intestinale risulta elemento imprescindibile per la corretta “leggibilità” dei reperti ed a tale scopo sono state proposte differenti metodologie basate prevalentemente sull’impiego di mezzi di contrasti di tipo “dark-T1”, che sviluppano nella sequenza T1, anche dopo somministrazione di mdc, un adeguato gradiente intensitometrico tale da permettere di definire lo spessore delle pareti intestinali ed eventuali alterazioni patologiche a loro carico. Nella nostra esperienza, in analogia a quanto avviene per la tecnica dell’enteroclisi-TC, i migliori risultati si ottengono con somministrazione del mezzo di contrasto intraluminale (acqua) mediante sondino naso-enterico, attraverso il quale viene introdotta in maniera continuativa e secondo un adeguato schema flussimetrico, una quantità di acqua pari a circa 2 litri, in modo che si disponga ad occupare il lume di tutte le anse digiunali25. Una volta ottenuta la distensione delle anse intestinali, si procede all’effettuazione dell’indagine RM secondo una tecnica che permetta di evocare i segnali T1 e T2 finalizzati allo studio della parete e dell’ambiente periviscerale (figure 1-3). Figura 2. Stessa immagine della figura 1 ripetuta dopo somministrazione e.v. di mdc paramagnetico. Opacizzazione omogenea della parete delle anse. 423 424 Recenti Progressi in Medicina, 103 (11), novembre 2012 Di particolare utilità appare l’impiego delle tecniche con soppressione del segnale del grasso, in quanto queste, cancellando il segnale proveniente dalle strutture adipose, permettono la visualizzazione nel contesto dell’intestino tenue di tutte quelle strutture iperintense (perché non soppresse) che possono essere espressione di estensione extraviscerale di malattia o di compartecipazione alla malattia dell’ambiente perifocale26,27. La RM è divenuta negli ultimi anni la metodica di imaging che meglio affianca l’endoscopia nella prima diagnosi e nel follow-up di pazienti con malattia di Crohn, in quanto consente una valutazione dell’organo sia di dettaglio che panoramica. L’elevata risoluzione di contrasto per i tessuti molli, il non utilizzo di radiazioni ionizzanti e la disponibilità di sequenze funzionali candidano la RM a proporsi come esame ideale per la diagnosi ed il follow-up dei pazienti con malattia di Crohn. La enteroclisi-RM con somministrazione di mezzo di contrasto (mdc) dopo posizionamento di sondino naso-enterico (MR-e) è risultata più efficace dell’enterografia RM con somministrazione di mdc per os (MR-os), per la valutazione della stenosi e della sua significatività funzionale, nonché per la valutazione dello spessore di parete. Tuttavia, una distensione intestinale insufficiente od incompleta può condurre ad una errata interpretazione con una sovrastima dei reperti patologici o al misconoscimento di essi; appare dunque evidente come l’incompleta o inadeguata distensione delle anse possa inficiare fortemente lo studio del segnale di parete e dell’ambiente periviscerale, elementi di fondamentale importanza per la scelta e l’integrazione degli eventuali trattamenti terapeutici28. Nella valutazione globale di malattia sono di fondamentale importanza, oltre alla identificazione di stenosi, anche la caratterizzazione delle alterazioni parietali associate, in quanto differenti possono esserne le cause, come nell’evenienza in cui sia sostenuta da un processo flogistico in fase attiva – con tipica impregnazione contrastografica di parete in fase artero-venosa – o nell’evenienza infiammatoria, condizione in cui la reazione fibrotica prevalente si caratterizza per una netta ipointensità (segnale nero) in tutte le pesature29. Analogamente, nell’identificazione dei segni associati e/o delle complicanze, non è possibile effettuare diagnosi in assenza di una adeguata distensione luminale. Difatti, i processi ulcerativi si presenteranno come irregolarità nodulari o fini spicolature della superficie sierosa dell’ansa e, quando ad estensione transmurale, si associeranno ad intensa reazione infiammatoria perifocale che talvolta può esitare in ascessi30. In conclusione, la valutazione di parametri come enhancement di parete, le modalità temporali di impregnazione (curve intensità-tempo), nonché l’imbibizione del tessuto adiposo mesenteriale e la presenza di tumefazioni linfoghiandolari, pur non assumendo una significatività statistica tale da far considerare la entero-RM tecnica di riferimento Figura 3. L’immagine acquisita su piano assiale dopo somministrazione ev di mdc dimostra la completa opacizzazione delle arterie e delle vene splancniche. per gli studi funzionali per il piccolo intestino, allo stato rappresenta un importante work in progress anche alla luce dei sempre più importanti progressi che le tecniche RM con utilizzo di alti campi stanno apportando alla valutazione della parete del piccolo intestino31. Conclusioni La RM è, tra tutte le tecniche morfologiche, quella che meglio consente una corretta definizione della malattia di Crohn, a patto che essa venga effettuata secondo una metodica standardizzata basata sulla valutazione dei rilievi di ansa, dei rilievi di parete e dei rilievi dell’ambiente periviscerale. La RM consente l’identificazione di lesioni di mucosa e delle relative complicanze, attraverso l’identificazione di segni specifici che permettono la definizione globale dell’area topografica. Con la enteroclisi-RM è possibile individuare un tratto stenotico, ma anche valutarne la significatività o non-significatività, definirne le caratteristiche infiammatorie o fibrotiche, e quindi indirizzare il paziente al trattamento più idoneo. In attesa della consegna definitiva delle tecniche RM alle evidenze cliniche, rimane incontrovertibile il ruolo della medicina nucleare quale tecnica di grading della malattia e per la evidenziazione di focalità extraintestinali in corso di malattie immunologiche complesse32. Bibliografia 1. Podolsky DK. Inflammatory bowel disease. NEJM 2002; 347: 417-28. 2. Kappelman MD, Rifas-Shiman SL, Kleinmann K, et al. The prevalence and geographic distribution of Crohn’s desease and ulcerative colitis in the United States. Clin Gastroenterol Hepatol 2007; 5: 1424-9. A.A. Stabile Ianora et al.: Attuali possibilità della RM nello studio dell’intestino tenue: sequenze dinamiche e distensione digiuno-ileale 3. Langan RC, Gotsh PB, Krafczyk MA, Skillinge DD. Ulcerative colitis: diagnosis and treatment. Am Fam Physician 2007; 76: 1323-30. 4. Hara AK, Leighton JA, Sharma VK, et al. Imaging of small bowel disease: comparison of capsule endoscopy, standard endoscopy, barium examination and CT. 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