“Vittorini”
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“Vittorini”
IL GIORNALE DEL “Vittorini” di Lentini Siracusa, 16 marzo 2011 Un bambino che amava il cinema Tornatore sceglie la regia come voce narrante della sua vicenda personale e delle sue emozioni Tornatore è il regista che più di ogni altro ha saputo rappresentare la Sicilia. Sottraendola allo stereotipo di terra di mafia, ne ha fatto terra di sogni, di illusioni, di cocenti sconfitte, di struggenti ricordi. A lui dedichiamo la nostra pagina che attraverso la testimonianza di attori, collaboratori e familiari ci aiuterà a conoscere l'universo Tornatore. Iniziamo contattando con l'aiuto dell'amica Alessandra Verzera la sorella Daniela che oggi fa la giornalista. Le chiediamo di parlarci del Tornatore privato e dei suoi sogni da bambino. "Non ricordo che da bambino mio fratello sognasse di fare il regista, ci dice, ma di certo qualcosa che gli assomigliasse. Che il cinema fosse la sua più grande passione lo abbiamo capito tutti subito in famiglia. I miei genitori non lo hanno mai ostacolato ma sulla strada che da Bagheria lo ha portato a diventare quello che è, difficoltà ne ha incontrate tante". Daniela Tornatore descrive il fratello "come un bambino e poi un adolescen- TORNATORE SUL SET DI «BAARÌA». FOTO DI MARTA SPEDALETTI te semplice, cresciuto in un ambiente sano, con un'educazione votata alla realizzazione dei propri sogni e al rispetto per gli altri". Quello di oggi è invece "un uomo sensibile, intelligente e un padre presente prima ancora che un regista fa- LA STORIA Raccontare a due voci Con Morricone inizio incerto, amicizia duratura C'erano una volta un musicista che scriveva musiche da film già famoso e un regista non ancora conosciuto e c'era un produttore, Franco Cristaldi, che li fece incontrare. Inizia così una collaborazione che tarda però a decollare. Morricone telefona infatti a Tornatore solo dopo avere letto la scena finale di “Nuovo cinema Paradiso” che “lo impressionò moltissimo”. Lo invita a casa sua: “Per prima cosa gli chiesi se voleva usare il marranzano e la ciaramella. Mi disse di no e allora iniziammo subito a lavorare”. Così ricorda il maestro da noi intervistato telefonicamente. Dalle sue parole affiora lo stretto legame che li lega ormai da trent'anni, da "Nuovo Cinema Paradiso" a "Baarìa", collaborazione sempre più proficua anche grazie a Tornatore che, dice maliziosamente Morricone, MORRICONE,TORNATORE E IL SOUND ENGINEER VENTURI “ha fatto grandi progressi per quanto riguarda l'applicazione della musica nel suo cinema”. Il regista non sembra però tanto convinto: "Come un cieco" confessa "con parole vaghe cerco di descrivere dei colori che non conosco e lui, da come li descrivo, tira fuori il tema musicale". Il maestro ci parla affettuosamente del suo rapporto con “Peppuccio”, della loro amicizia che, grazie al sodalizio artistico, è andata rafforzandosi sempre più, diventando addirittura fraterna e coinvolgendo anche le famiglie. Gli chiediamo di farci capire in che consiste il rapporto che lega il linguaggio musicale a quello dell'immagine. Ci spiega che le musiche di un film sono il contorno essenziale di un capolavoro; senza di esse il capolavoro persiste ma non lascia quell'inconfondibile scia emotiva che, in questi casi, permane per lungo tempo. Aggiunge che se un film è importante, se mostra o conserva messaggi morali o tratta di una certa società, anche la musica deve assolutamente sposarsi con le stesse idee e con gli stessi avvenimenti. E' essenziale dare ad ogni film il suo peso, la sua connotazione e affidargli una musica che vi stia in perfetta simbiosi. Ed eccoci alla conclusione della storia che, come nella prassi, prevede un lieto fine: non manca tra i progetti di Morricone la possibilità di una nuova esperienza col regista, che, siamo certi, segnerà, come ogni volta, la storia delle musiche da film e del cinema italiano. Anita Gionfriddo, Dorothea Rosta moso. L'umiltà e la correttezza sono sempre le sue armi vincenti". Ci parla di un legame forte con la sua famiglia che lo ha sempre sostenuto e con la sua terra, la Sicilia, nella quale torna tutte le volte che gli è possibile, "ma poi sente di nuovo la necessità di allontanarsi perché per amare la Sicilia bisogna starne lontani. Questo, in sintesi, il sentimento che accomuna tutti quelli che hanno trovato il coraggio di lasciare questa terra per inseguire i propri sogni". E sul set? Sul set, e non solo lì, è infaticabile. Ha sempre le idee chiare e sa cosa vuole. Un regista deve aver già visto nella sua testa il film esattamente come deve essere e deve avere sempre la soluzione pronta per ogni imprevisto. Lui ce l'ha e questo lo rende speciale. Farà altri film sulla Sicilia? "Quello sulla Sicilia sembra un discorso chiuso. Ma da uno come lui c'è da aspettarsi sempre di tutto!". Cosa si prova ad essere la sorella di un grande regista? "Certo non capita a tutti ed è normale attirare sempre l'attenzione e la curiosità degli altri, ma non lo amo per questo. Lo amo perché è lui. Lo amerei anche se facesse tutt'altro. Lo amavo già prima che vincesse l'Oscar!". Martina Sampugnaro, Gloria Marturano Dalla passerella al set “Una bellezza mediterranea, con un sapore antico”, così Tornatore ha definito Margareth Madè scegliendola come protagonista di "Baarìa" e perché questo “sapore” risultasse più evidente, stop al mondo della moda; niente più depilazione, sedute dal parrucchiere e dalla manicure! Alla fine Margareth è diventata Manni- LA MADÈ RITRATTA DA SCHIRATO na, una donna della Sicilia degli anni '30. Le chiediamo delle sue prime emozioni sul set. Ci risponde di aver scoperto un mondo in gran parte sconosciuto, “Tornatore è un regista di grande esperienza e straordinarie qualità artistiche e umane; lavorare con lui è una lezione continua, col suo aiuto ho superato i momenti meno facili”. Del resto “certi tratti del personaggio di Mannina sono più facilmente comprensibili e interpretabili da chi è nato nella nostra isola. Ho pensato spesso a mia nonna Antonina, alla sua fatica del vivere”. Progetti per il futuro? “Essere protagonista di un altro film se mi proporranno una storia appassionante e coinvolgente come quella di Baarìa”. Elisa Catania «Baarìa» tra sogno e realtà Con una telefonata raggiungiamo a teatro Lina Sastri che con le sue canzoni, il suo teatro e la meridionalità nel cuore riesce sempre a incantare il suo pubblico. Un gene ormai intrinseco nel suo Dna quello della meridionalità che le ha permesso, sebbene napoletana, di padroneggiare il nostro dialetto grazie al valido aiuto del regista e perché "tutto il Sud si assomiglia". La sua versatilità le ha inoltre consentito di impersonare magistralmente due personaggi differenti: Tana e la mendicante. Personaggi molto diversi che rappresentano due aspetti fondamentali dei valori siciliani: la famiglia e la superstizione.Tana, infatti, elemento di riferimento per l'intera famiglia, è il perno di un'intera generazione. In quanto alla mendicante, apprendia- mo che Tornatore sul set raccontava spesso di questa donna stranamente simile alla nonna a cui sua madre, forse anche per questo, dava volentieri qualcosa. Essa riassume gli elementi magici propri della tradizione meridionale e di una sorta di misticismo sempre presente in Tornatore, come suggeriscono nel film le tre rocce, gli incubi del protagonista, la villa con le statue mostruose e il finale simbolico: un mix di sacro e profano, reale e immaginario, insomma. Ma "Baarìa", aggiunge la Sastri, è anche un film coraggioso che denuncia i mali che affliggono la nostra terra ieri come oggi, mali che lacerano una cultura che ha ormai smarrito la sua identità, le cose in cui credeva e i valori che fanno grande un popolo. Diletta Guglielmino, Giuliana La Ferla IL CASO Storia di una piccola stella cadente Cinema consapevolezza e cultura Cosa si prova ad essere improvvisamente catapultato dall'anonimato al successo? Lo abbiamo chiesto a Totò Cascio, l'interprete del piccolo Salvatore in “Nuovo Cinema Paradiso”. Ci racconta del suo provino: “Cercavano un bambino e vennero a scuola. Io ero nascosto in bagno, perché in quel periodo facevano i vaccini e avevo paura. C'era un fotografo con la sorella di Tornatore, mi videro e mi dissero: “Vorresti fare un film?”. Dopo un mese contattarono i miei”. Ci parla del rapporto col regista: “Avevo 8 anni ma mi trattava come un adulto, avevamo una buona intesa. Anche se all'epoca lui era molto giovane, sapeva imporsi, tirava dritto con le sue idee, ha portato Sottratto avanti i suoi alla sogni di quotidianità bambino”. Come vive vi ritorna una piccola star? “Non dopo capivo nienun attimo te, ero piccolo, era come di fama se giocassi”. Sottolinea l'importanza dell'aiuto dei suoi genitori: “Sballottati dalla vita monotona di paese in grandi studi televisivi e metropoli, ma sempre disponibili: ogni sera mi aiutavano a studiare il copione”. Ricordi del set? Ridendo racconta: “Giravamo d'estate, c'era caldo ed io indossavo vestiti invernali: non mi piaceva. Però tutti mi coccolavano”. Rimpianti? “Nessuno, non è difficile ritornare alla normalità se vivi serenamente; è stato un periodo e io, tornando a casa, giocavo con gli stessi amici, facevo la vita di un bambino che abita in un paesino”. Parliamo dei suoi progetti futuri: un ristorante, pizzeria con un B&b: L'Oscar dei Sapori di Totò Cascio. E l'amore? Glissa: “Vorrei un'Elena come quella di Nuovo Cinema Paradiso". Da “Il Camorrista”, con cui ottiene il David di Donatello per il migliore attore non protagonista, a “Nuovo Cinema Paradiso” a “L'uomo delle stelle” ed infine a “Baarìa”, forse nessuno meglio di Leo Gullotta può dirci cosa significhi lavorare con Tornatore. Lo definisce il “poeta della macchina da presa”, “uno che si avvicina alla scuola del grande cinema del passato che denunciava ma raccontava”. Ci parla di un rapporto di amicizia, oltre che di stima profonda e reciproca, chiamandolo affettuosamente “Peppuccio”. Ad accomunarli non è soltanto l'amore per il cinema ma anche la passione politica che porta Tornatore a riproporre alla memoria storie caratterizzate da un gusto di denuncia della società. E' grazie alla cultura che si cresce: “I vostri sogni non ve li fate togliere da nessuno, teneteli stretti in una mano e con l'altra combattete!”. In questo modo Leo Gullotta ci incoraggia a non arrenderci in una società dominata dai disvalori e a combattere onestamente. Ci saluta con un sorriso, come a lui piace fare, il sorriso che è solito rivolgere anche a chi non conosce, perché con un sorriso si può cambiare momentaneamente la vita del prossimo. Cristina Pizzuto, Claudia Di Stefano LEO GULLOTTA IN "NUOVO CINEMA PARADISO" Michele Conti, Matteo Fisicaro LICEO SCIENTIFICO “VITTORINI” – LENTINI (SR) PAGINA REALIZZATA DA: Dirigente scolastico: Salvatore Randazzo Docenti: Francesca Franco, Anna Barracca Lucia Imprescia, Giuseppe Pollicino Lucrezia Zagami, Maria Lucia Martinez Alunni: Anita Gionfriddo, Dorothea Rosta Elisa Catania, Martina Sampugnaro Gloria Marturano, Cristina Pizzuto Claudia Di Stefano, Diletta Guglielmino Giuliana La Ferla, Michele Conti, Matteo Fisicaro EDICOLA AMICA “Raiti”