Boschi, scontro con i sindacati: la scuola in mano a loro non va

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Boschi, scontro con i sindacati: la scuola in mano a loro non va
Boschi, scontro con i sindacati:
la scuola in mano a loro non va
L’iniziativa
Su Corriere.it
il «grazie»
al professore
preferito
La Cgil: arroganza e disprezzo della democrazia. Fassina: uguale a Gelmini
Protesta
 Il 5 maggio
la scuola
italiana si è
fermata per
uno sciopero
unitario, il
primo dopo 7
anni: lo hanno
proclamato Flc
Cgil, Cisl
Scuola, Uil
Scuola, Fnals
Confsal e Gilda
per dire no alla
riforma del
governo Renzi
 Dopo la
protesta, a cui
hanno aderito
500.000 tra
insegnanti,
studenti,
genitori e
bidelli, Renzi si
è detto
disposto ad
ascoltare chi ha
scioperato e in
commissione
Cultura alla
Camera, dove il
ddl è all’esame,
sono stati
accantonati gli
articoli più
controversi su
organico e
assunzioni
Da una parte, lei: «La
scuola in mano ai sindacati
funziona? Io credo di no». Dall’altra, loro: «#staiserenorenzi,
non ti voteremo». In mezzo, un
disegno di legge di riforma che
continua a spaccare il mondo
della scuola che, dopo uno
sciopero con 500 mila persone
nelle piazze, non smette di avere paura e anzi annuncia nuove
proteste. «Non è accettabile lasciare le cose come sono», dice
la ministra per le Riforme Maria Elena Boschi in un comizio a
Pesaro: «In commissione molti
aspetti della riforma sono stati
modificati, al Senato ora c’è una
sfida da cogliere insieme, rinviamo tutto? Io non ci sto».
Ma neanche i sindacati ci
stanno. Dopo lo sciopero del 5
maggio, sono stati ricevuti dai
parlamentari Pd ai quali hanno
spiegato i loro no alla Buona
scuola, poi hanno chiesto un
incontro al governo. «Nessuno
ci ha risposto — dice ora Domenico Pantaleo della Cgil —,
ma la dichiarazione della Boschi conferma l’arroganza e il
disprezzo della democrazia: la
scuola non è dei sindacati, ma
nemmeno proprietà privata del
governo, è del Paese». E ricorda
che «l’agitazione nelle scuole va
avanti se non smette questa
idea arrogante e autoritaria di
fare una riforma cui oltre
600mila persone hanno detto
no». Anche la Cisl, con Francesco Scrima, attacca: «Il sindacaROMA
A Pesaro Il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi
to non ha bisogno della legittimazione del governo, piuttosto
il governo prenda atto che è il
mondo della scuola che si ribella».
Ci saranno assemblee continue nelle scuole, tanto per cominciare. Ma non si escludono
(Italy Photo press)
«blocco degli scrutini e occupazioni degli istituti». Siamo a
fine anno, sottolinea Massimo
Di Menna, Uil, «un momento
delicato, i docenti sono stanchi
e dalla Boschi mi aspettavo una
dichiarazione più di spessore:
il dialogo si fa in due, le prote-
ste di oltre 600mila persone
vanno ascoltate, quello del governo invece è un soliloquio».
Anche perché nel testo appena approvato in commissione Istruzione alla Camera e che
in settimana arriva in Aula,
«non troviamo alcun impegno,
piuttosto peggioramenti». I
sindacati ce l’hanno con quella
parte del ddl sulla valutazione
dei docenti che prevede un comitato con preside, due prof,
uno studente e un genitore: loro giudicheranno gli insegnanti alla fine dei tre anni e decideranno se dare il bonus di merito. «Ma questa è la scuola al
contrario — dice Di Menna —:
gli studenti che danno l’aumento ai prof è un pasticcio
che fa ridere tutta l’Europa».
A Boschi risponde poi Nichi
Vendola (Sel): «La scuola pubblica del nostro Paese è sulle
spalle degli insegnanti, va
avanti grazie al loro impegno e
ai loro sacrifici». E Stefano Fassina, della minoranza Pd, twitta: «Che tristezza la ministra
Boschi, parla come la Gelmini
2008. Governo incapace di
comprendere scuola». Lei, la
ministra, sorride: «Anche sull’Italicum ci siamo sentiti dire
che il governo vuole una legge
antidemocratica, che siamo ad
un principio di dittatura. Berlusconi lo ha detto anche ieri e
lui ha esperienza...».
Claudia Voltattorni

Sfida
Ci sono
state
modifiche
Al Senato
ora c’è una
sfida da
cogliere
insieme,
rinviamo?
Direi di no
Dittatura
Ci siamo
sentiti dire
che siamo
a un
principio di
dittatura
Lo ha detto
Berlusconi
e lui ha
esperienza
L’iniziativa si chiama
#ringraziaundocente e prende
spunto dai tanti eventi nel
mondo dedicati agli insegnanti
che hanno cambiato la vita ai
loro studenti. Ultimo in ordine
di tempo è stato il messaggio di
apprezzamento di Barack
Obama per la sua maestra
Mabel Hefty (insieme alla
classe in una foto del ‘72, Ap): è
anche grazie a lei, ha detto, che
sono un buon presidente. Sul
sito della Casa Bianca gli
americani possono scrivere
l’elogio della propria maestra e
vederlo pubblicato. Da oggi
anche in Italia, su iniziativa del
sito youreduaction.it e di
Masterprof, parte la settimana
dedicata ai prof che ci hanno
cambiato la vita. Sul Corriere.it
(corriere.it/scuola) si potrà
dedicare un pensiero al prof o
alla maestra che ognuno vorrà
ricordare. E su Twitter con
l’hashtag #ringraziaundocente
oggi si potrà ricordare un
insegnante e ringraziarlo.
Mettendo nel tweet
@Corriere_Scuola il messaggio
sarà pubblicato su Corriere.it
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