25.01.70. La situazione in Brasile e una lettera con dossier su le

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25.01.70. La situazione in Brasile e una lettera con dossier su le
25.01.70. La situazione in Brasile e una lettera con dossier su le torture alla Commissione Justitia et
Pax. BA050 (al giro 670 della prima parte della bobina).
(Interventi di: Angeloni Luciana, Urbano Cipriani, Sergio Gomiti, Carlo (Vobi) Mori, Raffaello
Corsi,Giovanni Cipani).
Luciana A.: Dunque mercoledì scorso partecipò alla nostra assemblea, lì alle Baracche, un sacerdote
brasiliano il quale rispose alle nostre domande mettendoci di fronte ai fatti che succedono in
Brasile, ai fatti di repressione molto gravi. Noi ne avevamo già accennato domenica scorsa alla
situazione difficile in cui si trova il Brasile. Mercoledì abbiamo avuto la possibilità di parlare con la
viva voce di una persona che queste cose le vive da vicino. E' un sacerdote di San Paolo il quale
insegna all'Università Cattolica e dice che la situazione in Brasile è disastrosa. Praticamente non c'è
nessuna possibilità. Loro sono in una situazione di sfiducia completa. Di fronte alla nostra richiesta
che cosa noi potevamo qui fare, quale contributo potevamo dare, non un contributo economico ma
sociale, politico, per contribuire a un miglioramento della situazione in Brasile, quest'uomo ci
rispondeva non c'è niente da fare da un punto di vista politico perché la situazione è in questo modo.
Lui diceva che nei movimenti studenteschi le repressioni sono terribili: ogni tre studenti uno è in
carcere e andare in carcere non vuol dire andare in carcere dopo un processo ma vuol dire essere
presi soltanto così perché sospetto, messo in carcere e sottoposto a delle torture atroci. Ci ha parlato
appunto di queste torture. Lui diceva però che loro speravano in un contributo da parte di potenze,
di persone, in un contributo per risolvere questa situazione di tortura. Cioè queste torture sono così
atroci, così terribili e loro speravano di poter ottenere un contributo informando l'Europa e altri
Paesi, in questo senso cioè cercando di impedire che venisse usata questa forte violenza contro le
persone. In questo senso noi domandavamo se, secondo lui, una parola chiara del papa e della
Chiesa poteva essere un contributo in questo senso. E lui diceva che, se la Chiesa di Roma e il papa
parlassero apertamente contro queste torture e contro chi le pratica in particolare, certamente questo
sarebbe un fatto che inciderebbe perché il prestigio della Chiesa romana è un prestigio politico
molto forte. Infatti questo non è soltanto questo prete che lo considera opportuno. L'otto gennaio è
stata spedita una lettera in cui si parla di testimoni i quali hanno subito delle torture in Brasile e
questa lettera è stata inviata al Cardinale Maurizio Rua, Presidente della Commissione Pontificia
Justitia et Pax. Questa lettera è stata inviata con la preghiera che fosse data in visione al papa. In
questa lettera dicevano: "Vi inviamo un dossier che documenta l'uso della tortura da parte delle
forse militari e di polizia che dipendono dal Governo brasiliano. Un elenco impressionante di casi di
distruzione della dignità e della personalità dell'uomo tanto più odiosi in quanto ne è responsabile
un regime che, per bocca dei suoi dirigenti, si proclama cattolico e intende così differenziarsi dai
regimi atei che negano la libertà dell'uomo". Quindi il regime che usa questi sistemi di repressione è
un regime che si proclama cattolico e si differenzia dai regimi atei. "Questo dossier segue e
sottolinea le denunzie dell'episcopato brasiliano. Le torture denunziate hanno una caratteristica
specialissima come gli arresti arbitrari e le detenzioni. Essi sono una pratica ignobilmente seguita
dalle autorità legali di uno Stato organizzato. E' questa volta un Governo riconosciuto dai Paesi
democratici e dalla Santa Sede quello che ha inserito nei suoi metodi di polizia la tortura e che, per
difendersi agli occhi dell'opinione pubblica mondiale, ogni volta che trapeli nonostante la stretta e
vergognosa censura notizie di questi misfatti, non esita a cercare di colpire anche moralmente le sue
vittime con le insinuazioni più turpi. Tutto questo ci tocca e ci offende innanzitutto come uomini ma
ci impone di agire anche come figli di una Chiesa che, radunata a Concilio, ha posto fra i suoi
decreti queste parole: 'Tutto ciò che viola l'integrità della persona umana come le mutilazioni, le
torture inflitte al corpo e alla mente, gli sforzi per violentare l'intimo dello spirito, tutto ciò che
offende la dignità umana come le condizioni di vita infraumana, le incarcerazioni arbitrarie, le
deportazioni, la schiavitù, tutte queste cose ed altre simili sono certamente vergognose e mentre
guastano la civiltà umana inquinano ancora più quelli che si comportano che quelli che le subiscono
e ledono grandemente l'onore del Creatore'". Questa è una parte della Gaudium et Spes. "Codesta
Commissione è stata istituita per tenere desto l'occhio della Chiesa, sensibile il cuore, pronta la
mano per l'opera di carità che è chiamata a svolgere nel mondo. Noi le chiediamo - dice questa
lettera - di tenere desto l'occhio della Chiesa. Vi domandiamo dunque: primo) voler presentare
urgentemente al sommo pontefice la documentazione allegata perché la sua paternità ne sia
direttamente investita; secondo) dichiarare pubblicamente che questa pratica poliziesca è un
concreto esempio di ciò che deve essere considerato contrario allo sviluppo della giustizia e della
pace tanto più perché essa è disposta da persone battezzate e che si dichiarano cattoliche. Tacere,
:sapendo, sarebbe unirsi a chi uccide". Questo è uno stralcio del testo della lettera che
accompagnava queste testimonianze di persecuzioni e di torture subite. Io ve ne leggo soltanto
alcune per chi non era mercoledì all'assemblea. Qui c'è un appello dei Vescovi del Brasile il quale
dice: "Basiamo la nostra denuncia su fatti seguenti vissuti dai prigionieri politici: colpi violenti e
torture praticate dalle diverse polizie per ottenere confessioni ed elementi di accusa contro persone
legate al prigioniero o semplicemente per vendetta; un numero incalcolabile di arresti arbitrari di
innocenti per semplici sospetti o allo scopo di ottenere eventuali informazioni su altre persone;
disprezzo assoluto del diritto dei genitori di sapere dove sono i loro figli: si arrestano i giovani e i
loro genitori non ne vengono informati; arresti e torture di membri della famiglia come mezzo di
pressione sui prigionieri per costringerli a parlare; violenze esercitate su donne: vengono spogliate e
poi percosse, cavi elettrici vengono applicati sui seni. Segue una lista di torture che consiste
nell'appendere il prigioniero per le ginocchia e le mani, corrente elettrica nei genitali, radio orientate
su varie stazioni a tutto volume applicate alle orecchie dei prigionieri, bruciature con sigarette, colpi
sulle mani fino a far saltare le unghie, isolamento del detenuto in una cella, che è una vera fossa, per
quaranta giorni consecutivi, ammanettamento del prigioniero per quindici giorni senza sosta giorno
e notte." E qui ce ne sono moltissimi che vale la pena di leggere ma diventa troppo lungo. Ora io vi
leggo quella che è stata la risposta di questa Commissione presieduta da questo cardinale Rua.
"La Commissione Pontificia Justitia et Pax, presieduta dal cardinale canadese Maurice Rua, ha reso
noto una dichiarazione del porporato in risposta a una lettera inviatagli da un gruppo di settanta
persone". E sarebbe questa lettera qui. Questo cardinale dice: "Anche se non spetta alla
Commissione di dare un giudizio sulla situazione politica brasiliana noi non possiamo rimanere
sordi ai richiami delle coscienze cristiane le quali reagiscono giustamente per gli attacchi e le
violazioni che si verificano contro i diritti della persona umana in molto Paesi". Il porporato
dichiara nella lettera "di aver preso conoscenza del documento sulle torture in Brasile e di averlo
sottoposto all'esame del papa il quale segue con vigilante attenzione la situazione della Chiesa nel
Brasile sulla quale egli è costantemente tenuto informato". Ora io mi domando se questa è una
risposta che si può dare a una lettera che parla di queste torture. Mi domando se sia possibile che
questo presidente di Justitia et Pax dia una risposta di questo genere. "Anche se non spetta alla
Commissione dare un giudizio sulla situazione politica brasiliana". Io non so a chi spetti se non
spetta a un cristiano denunciare certe cose. E Paolo Sesto dice che "segue con vigilante attenzione la
situazione della Chiesa nel Brasile", della Chiesa, perché chi non fa parte della Chiesa, anche se è
torturato, non conta. "Sulla quale egli è costantemente informato". Non so a che cosa gli servirà
questa informazione, evidentemente. La lettera prosegue osservando che la "Commissione Justitia
et Pax cerca di suscitare nel Popolo di Dio una coscienza sempre più viva dei suoi obblighi di
promuovere la giustizia, la pace, lo sviluppo della persona umana, il progresso dei popoli. E' questo
un servizio - aggiunge il cardinale Rua ricordando parole di Paolo Sesto - che la Commissione deve
fare per aiutare la Chiesa a tenere l'occhio sveglio e il cuore sensibile, la mano pronta all'opera di
carità che è chiamata a dare al mondo affinché ogni coscienza cristiana impari nel nome del Signore
ad interrogarsi, a riflettere e ad agire". Ecco, io non mi prolungo. Dico soltanto che per noi è
indispensabile mettere in evidenza questa enormità, mettere in evidenza una lettera che viene dal
Brasile che contiene delle cose così tristi, così dure e mettere in evidenza la risposta che viene dal
Vaticano, dalla Chiesa e da Paolo Sesto. Noi che ci consideriamo cattolici non possiamo non
mettere in evidenza questa assurdità e non possiamo non denunciare veramente il quieto vivere
della Chiesa su la vita di tanta gente.
Urbano C.: Due paroline oltre a quello che ha detto Luciana e poi una notizia di una riunione che si
è fatta ieri a Sarzana per l'Isolotto. Questo prete brasiliano che ci ha detto alcune cose mercoledì è
quello che doveva dire messa qui. Ora si può capir bene perché lui non se la sia sentita di dirla,
anche se si continuasse a leggere la lista di quelle torture. La Luciana ha fatto bene a non leggere
tutto l'articolo perché abbiamo da andare a tavola. Comunque questo prete era a San Paolo quando è
stato ammazzato Marighella, quel comunista capo dei guerriglieri brasiliani. il quale stava andando
a una riunione con i domenicani in una chiesa. E questi otto domenicani sono stati evidentemente
traditi e poi la stampa brasiliana, che è tutta in mano al governo, li ha accusati di aver fatto loro la
spia a Marighella proprio per diffamarli. Da una parte li accusano di essere comunisti perché è
chiaro: un cristiano queste cose non se le sogna, aiutare un popolo a rovesciare quel regime. Da una
parte sono comunisti e dall'altra parte sono traditori perché hanno tradito un comunista loro amico.
E' il popolo così tenuto nell'ignoranza con tutta questa propaganda. Hanno dei nemici anche tra la
popolazione. Questi domenicani proprio sono diventati le streghe. Questo prete li conosce
personalmente ed è andato a trovarli dopo. Otto erano in galera e quattro erano ancora in convento e
questi quattro l'ha colpito il fatto che loro erano tranquilli, sereni, sorridenti quasi. E diceva: in
fondo in fondo questa è una nuova Chiesa; se non si fa così non c'è mica scopo a vivere. Lo davano
come un fatto scontato: così nacque la prima Chiesa e così è la nostra testimonianza. Lo colpì
proprio questa tranquillità. Comunque questo prete poi parlava che lì ci vuole il bastone bucato. Me
lo disse in spagnolo, cioè il fucile. E Paolo Sesto nella Populorum Progressio le ha dette queste
cose: in alcuni casi ci vuole il fucile. Paolo Sesto nella Populorum Progressio. Poi nessuno ne parla
più, però prima o poi vedrete che qualche governo accusa il papa di istigazione a delinquere. Ieri
sera siamo stati a Sarzana, dopo Massa Carrara pochi chilometri. S'era in otto e ci siamo trovati una
marea di gente. L'avete presente il "Niccolini", palchetti, questi teatri del settecento, ottocento. Ecco
una roba così, pieni fino in vetta. Bisognava andare in cielo per vedere qualcosa. Più di
millecinquecento persone. Li hanno contati poi gli organizzatori. Una cosa impressionante. E noi si
diceva che bisognava che ci fosse tutta quella gente che la domenica si trova in piazza. Non ci si
rende conto dell'importanza che ha questa breve riunione di mezz'ora ogni domenica. Noi
veramente con poca spesa, con un sacrificio da nulla se un sacrificio può essere, si fa un opera così
di convincimento, di incoraggiamento a tanta gente che noi non se ne ha l'idea. Ripeto:
bisognerebbe davvero qualche volta andare col pullman, proprio perché si ha bisogno anche noi di
ricaricarsi, perché ci si scoraggia anche. Veramente saremo pazzi, saremo fanatici, saremo
comunisti, saremo cinesi, saremo vattelappesca cosa, stregoni, ecco: vedere un teatro stracarico
mentre c'era Nada nello stesso istante, naturalmente in un'altra parte di Sarzana c'era anche Nada.
Quindi due terzi di quella gente erano giovani: studenti o non studenti e insomma quando si dice la
gioventù d'oggi: tutti barricaderi, vogliono fare confusione. Nada si faceva pagare, noi ci s'era
gratis. Può dipendere anche da quello ma vedere tutta quella gente in quel modo lì proprio ci si
sente ricaricati. Ed è una cosa che si esprime male qui. Un'altra volta bisogna che qualche persona,
che si sente un po' giù di corda, venga in queste circostanze perché ne vale la pena. La
preoccupazione di tanti di quei giovani - erano giovani parecchi - è che noi si faccia la fine di San
Francesco d'Assisi, cioè che si fa la festa ogni anno e così la Chiesa ricca, la Chiesa che ha tanti
soldi, l'Immobiliare e via, con San Francesco elude i poveri. Voi dell'Isolotto - ci dicevano - state
attenti a non fare la copertura a sinistra della Chiesa i modo che poi diranno: hai visto: la Chiesa
cattolica ha don Mazzolari, ha San Francesco, ha don Milani, ha l'Isolotto e poi in nome
dell'Isolotto… Erano preoccupati di questo. Noi gli si è detto: importante e non morire perché don
Mazzolari, una volta morto, i Vescovi sono andati a trovarlo alla sua tomba anno scorso; don Milani
ora nessuno ne parla male ora che è morto, eccetera. Se voi non ci aiutati da fuori - gli si disse - a
far vivere l'Isolotto, allora, una volta che l'Isolotto è morto e imbalsamato, ci faranno tutti santi.
Bisogna che noi viviamo. Il nostro problema è di sopravvivere. Non ci chiedete, per piacere, cosa si
farà in futuro. Noi abbiamo solo bisogno di sopravvivere perché fino a che siamo vivi non ci
potranno imbalsamare e dire: ecco il santo popolo dell'Isolotto, il quale voleva tanto bene al papa,
voleva anche tanto bene ai Vescovi. E quindi in nome dell'Isolotto tenere fermi quei gruppi che tra
dieci anni faranno discorsi più avanzati dei nostri. Tra dieci anni bisogna essere vivi noi, se no si
piglia la fregatura. E finì in questo modo quella riunione.
Sergio G.: I ragazzi che si preparano alla prima comunione, quando si parlò di padre Lutte a Natale,
scrissero in diversi, a gruppi, scrissero delle lettere ai ragazzi baraccati di Pratorotondo. Si
trovarono d'accordo tra di loro, si preoccuparono di questo e allora i vari gruppi decisero di scrivere.
Alcuni hanno scritto personalmente, altri in gruppo. E siccome quelli di Pratorotondo, i ragazzi,
hanno risposto, allora il Vobi vi legge questa risposta perché i ragazzi della prima comunione ci
interessano a tutti quanti. Sono ragazzi che crescono insieme alla nostra Comunità ed è una cosa
importante che anche loro portino qua la loro voce e ci parlino di questi ragazzi che sono molto
vicini a noi.
(Carlo) Vobi M.: La lettera dice così: "Cari amici, vi ringraziamo delle vostre lettere e
desidereremmo continuare con voi questa corrispondenza scambiandoci reciprocamente le nostre
idee e i nostri problemi. Noi siamo ragazzi e ragazze di quattordici, quindici anni e vorremmo
parlare con ragazzi fra di voi che hanno la nostra stessa età. Venuti a conoscenza dalle vostre lettere
di molti problemi in comune noi saremmo contenti di discuterli con voi, uno per volta, per trovare
insieme delle soluzioni. Padre Gerardo ci ha raccontato come il vostro parroco è stato costretto a
lasciare la parrocchia dal cardinale di Firenze e noi siamo d'accordo con voi di lottare contro la
situazione di corruzione e di sfruttamento che esiste nella Chiesa e nella società. Anche qui da noi è
successo un fatto analogo al vostro e anche padre Gerardo stava per essere cacciato. Noi come voi
abbiamo lottato insieme contro questa prepotenza e siamo riusciti a mantenere padre Gerardo fra di
noi. Ci auguriamo che ben presto ci sia giustizia anche fra di voi. Intanto cominciamo noi a parlarvi
della nostra vita a Pratorotondo e delle nostre difficoltà. La maggior parte di noi vive in baracche
malsane fatte di latta e di tavole o in case a un piano costruite regolarmente dove l'umidità filtra
dappertutto e queste baracche a volte alloggiano sei o sette persone insieme ai topi. Tutto questo
perché i nostri genitori sono operai edili o braccianti e quindi sono facilmente sfruttati dal padrone
che approfitta della loro ignoranza. Qui a Pratorotondo molti ragazzi di tredici o quattordici anni
sono costretti a lavorare come garzoni nelle botteghe perché le loro famiglie non possono
mantenerli agli studi e hanno bisogno per tirare avanti di quelle poche lire che i loro figli portano a
casa. Questa è una piaga molto grave qui a Pratorotondo e nelle altre borgate di Roma. I ragazzi che
riescono a studiare e a fare al massimo gli istituti tecnici sono una minoranza. Gli altri rimangono
molto spesso alla quinta elementare. Sono costretti ad essere sottoccupati come i loro padri.
Abbiamo capito che la maggior parte delle persone non servono i poveri ma i ricchi borghesi e che
queste persone tengono per i loro interessi e non per il popolo ignorante che si sente offeso da molte
umiliazioni. Ecco perché il povero se ne sta in silenzio, lavorando parecchie ore al giorno anche
lontano dalla famiglia. Il povero dice al ricco: io non mi posso mettere al pari con la tua intelligenza
e perciò avrò sempre paura di rivolgerti la parola. Anche se si tratta dei suoi diritti. Ecco perché
molti ragazzi di borgata, quando raggiungono l'età che per gli altri ragazzi è ancora quella dei
giochi, sono costretti a mettere i libri nello sgabuzzino e ad andare a lavorare. Noi tutto ciò lo
viviamo e vogliamo cambiare questa situazione. Vi ringraziamo e aspettiamo ansiosamente vostre
notizie. Un gruppo di studenti e di apprendisti di Pratorotondo".[Applausi]
Raffaello C.: Io voglio fare una comunicazione, una comunicazione svelta. Scusate, abbiate
pazienza. Io mi riferisco ad alcune cose dette qui dall'officiante che ha detto che nel mondo ne
succedono di cotte e di crude. Alla radio c'è una rubrica che parla della settimana nel mondo e
parlano degli avvenimenti che fanno comodo a loro. Allora io vorrei parlare delle cose che
interessano a me come cristiano e come credo a tutti i cristiani sinceri. "La settimana nel mondo"
vorrei che diventasse davvero una rubrica delle cose veramente vergognose che succedono intorno a
noi. E vorrei cominciare da quella dei sette bambini che hanno fatto la marcia della fame di sette
chilometri per chiedere aiuto perché il babbo è malato e sono andati a piedi a Napoli per chiedere
aiuto all'autorità, sette bambini piccolini: il più grande di quindici anni. Il secondo è quello di
diecimila lavoratori italiani denunciati a causa di un diritto che la Costituzione sancisce: il diritto
allo sciopero. Sono circa centomila i denunziati in Italia. Terzo: Liggio, il famoso capomafia, che ha
nove omicidi, quattro tentati omicidi che fugge dalle mani della polizia. Questo per denunciare i
fatti della settimana. Quarto: Bruno Colzi, un operaio, disoccupato da cinque mesi, si getta in Arno
perché non ha da mangiare. Quinto: cinque giovani studenti in Francia, da sabato scorso, si sono
bruciati vivi perché non possono più sopportare le guerre e la malvagità degli uomini che detengono
il potere e la ricchezza. Fatti di questi giorni. Sesto: in America è stata scoperta una centrale di
torture di tipo medievale fatte dalle gang che fanno lo strozzinaggio e vogliono la percentuale dai
negozianti, vari bar, locali notturni, eccetera, eccetera. Questo per dire che, se io sono come
cristiano contesto le leggi che regolano questa società, sono molto, molto contento e molto
soddisfatto anche se il Calamari mi dice che io trasgredisco alle leggi democraticamente (fatte),
sono molto contento perché questo tipo di società a me veramente mi fa vergogna e orrore.[Applausi].
Giovanni C.: Mercoledì scorso alle Baracche, per chi non c'era, è stata data una notizia: alla moglie
di Olita è successa una disgrazia. Si è bruciata molto grave. Si è ustionata tutto il corpo. Questa
donna lascia a casa una bambina di otto mesi e un ragazzo di undici anni, il marito e la suocera
inferma completamente immobile. Ora io volevo rivolgere un appello a tutti quanti, siccome siamo
fratelli, specialmente alle donne. C'è necessità assoluta che delle donne si prestino [Il suono frastornante
delle campane della chiesa impediscono di procedere nella comunicazione. Viene interrotta la registrazione. Terminato il frastuono si riprende la
registrazione].
Sergio G.: Ecco ora che abbiamo goduto possiamo continuare. No, ancora no. O la gente è sorda o
non ha voglia di andarci con tutti questi richiami!
Giovanni C.: Allora scusate se ripeto quello che ho detto prima. C'è la moglie di Olita che si è
ustionata in maniera molto grave in quasi tutto il corpo. Questa donna si trova a San Giovanni di
Dio: C'è necessità che da parte della Comunità . specialmente le mamme, le donne, si prestino per
fare o delle mezze giornate o delle nottate perché questa persona non può prendere né acqua, niente
per conto suo. Ci vuole una persona costantemente vicina. Non c'è forse abbastanza assistenza per
cui bisogna che qualcuno si presti. Per favore alla fine della messa non andate via, C'è Maurizio
Sisani che si occupa di prendere i nomi. L'orario sarebbe questo: dalle undici e mezzo la mattina
alle otto la sera. Dalle otto la sera ci sarebbe da fare la notte fino alla mattina. Un'altra
comunicazione: stasera alle nove e mezzo c'è la riunione dei catechisti per la cresima.
[Termina la registrazione dell'assemblea eucaristica in piazza del 5 gennaio 1970 al giro 960 delle prima parte della bobina .Il resto della prima
parte è vuota].