Gennaio 2015 - Sherman Viaggi

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Gennaio 2015 - Sherman Viaggi
I Viaggi di SHERMAN
Numero 1 – Gennaio - Febbraio 2015 Newsletter di viaggi
Stati Uniti
il west seguendo le orme di “Aquila della notte”
Giappone
SAKURA: LA NEVE ROSA DELLA PRIMAVERA DI TOKYO
Turks and Caicos
un arcipelago corallino
Canada
seguendo le orme dei Grizzly
In questa newsletter
Idee e spunti per viaggi
d’autore
a pagina 7
Neve Rosa
a pagina10
Alla scoperta del
selvaggio West
a pagina 16
Canada: dove
giocano le Orche
SHERMANVIAGGI by Intertravel
2 I Viaggi di Sherman
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copertina Giappone un
ciliegio Sakura in fiore.
destra Una highway
attraversa le “Badlands”
americane
In questo numero
Chi siamo
Sherman Viaggi è un marchio
registrato di Intertravel Co srl
3
Collaboratori esterni
Lettera aperta
di Caterina Clasadonte
Caterina Clasadonte
Addetti Banco
Alessandro Gemmi
Francesco Pastorelli
Specialisti Prodotto
USA
Luca Arioli, Luciano loi,
Roberto Rovera
Canada
Elisabetta Rossi, Luca Arioli,
Luciano Loi
Australia
Roberto Rovera
Polinesia
7
In questo numero
Neve Rosa
La fioritura dei ciliegi è un evento imperdibile che ogni anno attira visitatori da tutto il mondo.
10
Come Aquila della Notte
Conoscere l’Amerca del west seguendo le orme di Tex.
16
Dove giocano le orche
Alla scoperta del Canada più selvaggio.
20
Uno sguardo sul mondo
Il mondo in un click. Tante piccole finestre digitali che ritraggono posti da favola. Ecco le nostre preferite.
22
Soggiorno a Parrot Cay:
Si dice che....
Roberto Rovera
Nuova Zelanda
Roberto Rovera
Giappone
Luca Arioli, Yuri Asahi
Contatti
Firenze
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50123 Firenze
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Milano
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I Viaggi di Sherman 3
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I w anna w ake up in t he city t hat doesn’t sleep
4 I Viaggi di Sherman
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Lettera aperta
destra New York
Passeggiando per
Little Italy
sotto
di Caterina Clasadonte
Ci sono luoghi conosciuti a tutti e luoghi che
non credevamo potessero esistere.
Ci sono posti visti e rivisti che ognuno di noi
percepisce in modo diverso e personale; ci
sono posti noti che si possono guardare da
altre angolazioni...
Ci sono molteplici forme di viaggio, numerose
forme di conoscenza, tante quante gli infiniti
modi di sentire. La differenza, in questo caso, la
facciamo noi perché, diceva Pessoa, «i viaggi
sono i viaggiatori». Un po’ come dire che «la
bellezza è negli occhi di guarda».
Questa newsletter è per voi, viaggiatori! Per
voi che partite per rispondere a un atavico
bisogno di migrazione perché viaggiare crea
dipendenza: una volta iniziato, non si può
...ogni viaggio ha molteplici
forme
più smettere! Per voi che volete soddisfare
un’incessante necessità di conoscenza; Per voi
che amate non dover rinunciare al comfort,
ma siete pronti a rinunciare ad alcune piccole,
grandi certezze per avvicinarvi a una meta
sconosciuta correndo il rischio di trovarvi molto,
molto vicini a voi stessi.
Abbiamo voluto raccontarvi il profumo dei
ciliegi di Tokyo; abbiamo voluto dare nuova vita
a una forte suggestione di gioventù sulle tracce
di Tex Willer; ci siamo persi nella natura e nei
bagliori del Canada dei grizzly. E poi ci siamo
scoperti orgogliosi e soddisfatti leggendo i
vostri racconti.
Allora, amici viaggiatori, siete pronti a seguirci?
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Intertravel
I Viaggi di Sherman 5
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La fiorit ura dei ciliegi un momento
quasi magico per i Goiapponesi
6 I Viaggi di Sherman
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sinistra I fiori di ciliegio
colorano il Giappone
durante la loro fioritura
Neve Rosa
La fioritura dei ciliegi è un evento imperdibile che ogni anno attira
visitatori da tutto il mondo.
C’erano una volta due ciliegi, innamorati ma
distanti tanto da non potersi mai toccare. Li
scorse Nuvola che, mossa a compassione da
tanto amore, pianse. Le sue lacrime agitarono
le foglie, ma non bastò: i due ciliegi non riuscirono a toccarsi. Li vide Tempesta. Commossa
anch’essa, urlò dal dolore agitandone i rami,
ma non bastò: i due ciliegi non si toccarono.
Li vide Montagna. La sua commozione fu tale
che tremò agitando i tronchi dei due alberi, ma
non bastò: ancora una volta i due ciliegi non
si raggiunsero. Nuvola, Tempesta e Montagna
ignoravano che, sotto la terra, le radici dei
ciliegi erano già intrecciate in un abbraccio
senza tempo.
Ancora oggi, se due anime innamorate si
dichiarano all’ombra di un ciliegio in fiore, il
loro amore vivrà in eterno, mentre se un petalo
sfiora lieve le labbra è segno di buona fortuna
per l’anno a venire.
L’Hanami, ovvero la contemplazione dei ciliegi in fiore, è una delle più famose tradizioni
giapponesi. Portata sullo schermo e resa
famosa dal cinema di Kurosawa, la festa dei
ciliegi narra degli aspetti più misteriosi della
cultura giapponese, ancora vivamente intrisa di
animismo.
L’usanza dell’Hanami risale all’ottavo secolo d
C: la fioritura dei ciliegi coincideva con l’inizio
della stagione della semina del riso e con la
ripresa delle attività agricole, perciò i contadini
solevano ingraziarsi la benevolenza divina
riunendosi ai piedi degli alberi per elargire doni
propiziatori e bere un ben augurante sake. La
tradizione prese piede tanto da trasformarsi nel
tempo in festività pressoché nazionale.
La città d’origine dei ciliegi giapponesi sarebbe
Yoshino. Pare che qui furono piantati i primi
alberi dal sacerdote En No Ozuno che, per
proteggerli, avrebbe scagliato una maledizione
contro chiunque avesse osato abbatterli.
I Sakura hanno splendidi petali bianchi venati
di rosa e una caratteristica forma a cinque punte.
Ispirano opere d’arte e canzoni. Il loro motivo è
declinato su kimono, stoviglie, mobili e persino
sulle monete da cento yen.
Il fiore di ciliegio porta con sé una simbologia
tanto suggestiva da sembrare fiabesca.
principessa che, per la sua soavità, ne fu considerata l’incarnazione.
Se la fioritura dei ciliegi varia in base alla latitudine, a Tokyo il periodo migliore va dall’ultima
settimana di marzo alla prima di aprile.
L’attesa si fa impaziente già alla fine di gennaio. I giapponesi sono ansiosi di lasciarsi alle
spalle i rigori dell’inverno e di salutare la bella
stagione e attendono scrupolosamente il
susseguirsi dei bollettini meteo che riferiscono
sullo stato di fioritura degli alberi.
Si attende il periodo di massima fioritura.
Poi, d’un tratto, come per magia, sciamano
i petali. Ovunque. Come neve, cadono dal
“I Sakura hanno splendidi petali bianchi
venati di rosa”
Rappresenta la forza vitale, la vita a cui sempre
segue la morte, a sua volta accompagnata da
una rinascita. I ciliegi, soprattutto se ricadenti,
sono il tramite tra il mondo dei vivi e il mondo
dei defunti. Una volta, un fantasma apparve nel
luogo in cui tempo addietro si ergeva un vecchio ciliegio ricadente a marcare l’entrata nel
mondo ultraterreno. Il fantasma raccontava che
chi in vita sua aveva visto l’albero fiorito, godeva
adesso dell’eterna serenità.
cielo e ricoprono di nuova dolcezza la capitale
dell’ipertecnologia. Tokyo si tinge di un pallido
rosa, è rilassata, romantica. Basta scorgere anche
un ciliegio isolato ed eleganti uomini d’affari si
concedono una tregua sorseggiando una birra
Asahi. Ci sono dei viali dove lunghi rami fioriti
si intrecciano fitti fino a formare un berceau:
si può sognare di camminare sulle nuvole
dell’Eden mentre l’erba verde e bassissima dei
prati invita ad unirsi al gioco dei bimbi nipponici che, disciplinati e obbedienti, sfoggiano
Ad ogni modo, il sakura è delicato e fragile,
proprio come Konohanano Sakuya hime, la
I Viaggi di Sherman 7
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sotto Tokyo, vita notturna
di una delle metropoli più
grandi al mondo
simpatici cappellini alla marinara. Intanto dalle case sventolano teli stesi per salutare vicini e amici augurando loro
buona festa.
E sì, perché l’Hanami è prima di tutto convivialità. Già i samurai usavano mangiare sotto i ciliegi in fiore: «tra i fiori il
ciliegio, tra gli uomini il guerriero».
Oggi è consuetudine organizzare dei pic nic all’aperto. Per accaparrarsi il posto migliore c’è chi arriva già dalla sera
prima portando con sé una bento box ricca di ogni prelibatezza tipica. E non c’è da stupirsi se uomini vestiti di
yukata e geta immortalano ogni istante con videocamere ad altissima tecnologia.
Ogni chiosco della città prepara migliaia di bento box. L’Hanami è anche attrazione culinaria. Cibi a tema vengono
ideati appositamente per celebrare il sakura e sono in edizione limitata al periodo della fioritura, ecco perché
bisogna cercare di assaporarne il più possibile! Ogni negozio, ogni coffee shop, decora le vetrine con fiori di
ciliegio e, tra piatti occidentali rivisitati come il tiramisu bianco e rosa al sakura, non si può non assaporare la delicatezza del sakura mochi, una pasta di fagioli rossi e riso pestato colorato di rosa, avvolta in una foglia di ciliegio
salata, o degli hanami dango che, per l’occasione, si colorano di rosa, bianco e verde.
Ora non rimane che scegliere il posto migliore per godersi lo spettacolo.
Il Parco di Ueno è uno dei più grandi: i ciliegi si lasciano ammirare anche dal lago, magari a bordo di un romantico
pedalò a forma di cigno. Un po’ meno affollato è lo Shinjuku Gyden, ma uno dei posti più suggestivi è senza dubbio il Parco Chidorigafuchi: molto vicino al Palazzo Imperiale, i suoi alberi si illuminano di mille luci al calar della
sera e rendono ancora più poetico l’intrecciarsi dei rami che si riflettono sulle acque antistanti il molo.
È giunta la sera. L’Hanami si trasforma in Yokazura, la notte del ciliegio.
La festa va avanti fino a che, per dirla con Matsuo Bashō, «la notte di primavera finisce. Si leva il giorno, sui ciliegi».
sopra Il Monte Fuji, con la
sua pacata mole domina il
Giappone
8 I Viaggi di Sherman
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kyoto Una delle più belle città del Giappone, fra storia cultura e tradizione
Sotto Geisha per le strade
di Kyoto
I Viaggi di Sherman 9
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Come Aquila
della Notte
Una vecchia scatola di cartone polverosa nasconde un
tesoro: una preziosa collezione di Tex. Ne prendo a caso
uno, lo spolvero, lo annuso, lo stringo al cuore e ne respiro
l’eccitazione di un tempo. La primavera è alle porte e arriva
così l’idea più folle: vivere, per una volta nella vita, le avventure di Tex Willer.
Ma stavolta per davvero. Non come quando da bambini
cavalcavamo un’improbabile staccionata che si chiamava,
guarda caso, Dinamite, e ammassavamo cumuli di terra che
fungevano da casa degli indiani e nemmeno come quando,
qualche anno dopo, passavamo notti insonni a sognare
spazi enormi, cavalli veloci che galoppavano attraverso
dune infinite e assolate. Tex nascosto tra i libri di scuola: se
avessimo avuto un’avventura, una sola da raccontare, probabilmente avremmo conquistato la nostra Lilyth, l’avremmo
salvata e, insieme a lei, avremmo vissuto altre mille avventure. Perché ogni Tex Willer ha dei Pards pronti a seguirlo e
una Lilyth pronta ad amarlo.
Adesso è tempo di partire, di concretizzare quei sogni, di
ricreare quell’emozione che ci ha fatto crescere, ma che
ancora custodiamo gelosamente nel profondo del cuore. È
tempo di realizzare quel sogno mille e mille volte sognato.
«Per tutti i diavoli, che mi siano ancora alle costole?». Così inizia la saga di Tex che ha appena lasciato il ranch di famiglia
nel Texas, tra Rock Spring. E così, stivali in spalla, si parte alla
volta del Texas, lo stato della stella solitaria, lasciandoci alle
spalle pensieri, costrizioni e stress quotidiano; in valigia, solo
la voglia di spazi aperti e di suggestioni.
È uno stato singolare il Texas, che mantiene vivissime le
sue tradizioni: si estrae il petrolio e si coltiva il cotone; i cowboys sono figure tutt’altro che folkloristiche e si ritrovano
ai rodei che, quasi sempre, si concludono con ricche grigliate di carne. Il Texas non basta vederlo, si deve vivere: è un
mondo a parte, vastissimo, la cui profondità, di fatto, è varietà. Meraviglie naturali e grandi parchi ne fanno meta ideale
per gli amanti delle attività all’aperto. Le grandi città offrono
arte, cultura, shopping e ogni sorta di movida. Ma soprattutto, partendo da qui, possiamo davvero dare voce a quel
fuoco selvaggio che ci brucia dentro.
10 I Viaggi di Sherman
A circa una mezz’oretta di macchina da Dallas, comincia il
west. Così amano dire gli abitanti di Fort Worth. Gli occhi
luccicano al Fort Worth Stockyards National Historic District:
ogni giorno, puntualmente, le mandrie lo attraversano
ancora. La tradizione western americana palpita nei saloon,
nelle strade acciottolate e nei lampioni a gas. Sembra che il
tempo si sia fermato: la diligenza, un piccolo treno a vapore,
le aste di bestiame... Questo è il vero old wild west! Ed è
concesso pure di montare il toro meccanico!
Scendendo verso la zona più remota dello Stato, la Big
Bend Country ospita uno dei parchi nazionali più grande
degli USA. Il Big Bend National Park è racchiuso a Sud da una
grande ansa del Rio Grande che segna il confine col Messico
e delimita una parte del grande deserto di Chihuahua. È
una straordinaria mescolanza di deserto, montagne, stretti
Canyon, oasi e dune. Varie sono la fauna e la flora, straordinaria la storia geologica, affascinante la successione di
insediamenti umani. A proposito, i Canyon sono tutti cavalcabili, ma se il cavallo non dovesse attirarvi, perché non
provare a solcare le dune del Monahans Sandhill State Park
in groppa a un cammello, o scivolare lungo le scintillanti
rapide del Guadalupe Mountains National Park?
E dopo tutto questo scorrere di adrenalina, calmare i sensi
nelle acque cristalline delle profonde piscine del Balmorhea
State Park è necessario.
Siamo ancora, però, nel Texas dei Rangers, poco battuto
dal nostro Tex, ma la vista del Rio Grande ci impone di
addentrarci in quel territorio che abbraccia l’Arizona, lo Utah
e il Nuovo Messico. Lambita dal Rio Grande, dal San Juan e
dal Colorado, siamo finalmente nella riserva Navajo, Diné
Bikéyah in lingua originale.
Un salto indietro nel tempo, un luogo dove la storia si anima:
benvenuti nella Monument Valley!
Per un’esperienza davvero esaltante, si monta in sella. Non
solo Tex Willer, ma anche John Wayne sembra debba raggiungerci da un momento all’altro. Del resto, se fa parte
dell’immaginario collettivo, un motivo c’è: è mozzafiato!
Dal John Ford’s Point, il promontorio che prende il nome dal
regista che tanto ha amato questo posto, tutte insieme si
lasciano ammirare Merrick Butte, Sentinel Mesa, West Mitten,
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Odore d i cuoio, polvere e sole ...
questa è la vera vita dei cow boy
I Viaggi di Sherman 11
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East Mitten Butte e Mitchell Mesa oltre ai sottili
profili delle Three Sisters. L’alba e il tramonto
offrono lo spettacolo più suggestivo, per i colori
indescrivibili, e perché Elephante Butte, verso
sera, sembra davvero un pachiderma e Camel
Butte un vero cammello.
Sebbene i Navajos siano totalmente dediti ai
turisti, rimangono un po’ diffidenti. Tuttavia,
non è difficile trovare delle guide chiacchierine.
Raccontano le loro attività di caccia e pesca, la
passione per il tiro con l’arco e per i cavalli.
Non è raro imbattersi in una mamma che,
amorevole, protegge il suo pargolo nel cradleboard, una sorta di marsupio spesso e
coloratissimo. Alcuni anziani abitano ancora
le Hogan, case costruite in legno e argilla a
forma di cupola, e tutti si dedicano alle attività
in cui sono maestri: la tessitura dei tappeti, la
pittura con la sabbia, la lavorazione della terracotta e, soprattutto, l’arte di trattare l’argento
e i turchesi. Avete presente quel cinturone col
fibbione d’argento? Si chiama concha ed è
davvero abbagliante.
Una guida particolarmente loquace racconta
di quando gli uomini indossavano breechchloths, i nostri perizoma più o meno, e le
donne portavano gonne di yucca. Sulle spalle,
solo dei poncho di pelle di daino o di coniglio.
Per le feste, uomini e donne raccoglievano i
capelli in uno chignon a forma di otto chiamato
tsiyeel. Nel tempo, i costumi hanno risentito
molto dell’avvento della lana con l’arrivo delle
churro sheeps, e dell’influenza messicana.
Sopravvive l’uso dei mocassini, una calzatura a
metà tra scarpa e pantofola dall’aspetto caldo e
confortevole, che è anche un gradevole souvenir, a dire il vero! Questa guida particolarmente
allegra, canticchiava una canzone tradizionale
che parla degli Ayane, creature mitiche e
mostruose, alcune delle quali sono giunte a noi:
Vecchiaia, Povertà, Freddo e Fame. La giustificazione più sensata della loro persistenza!
La guida, con un pizzico di malcelato orgoglio,
continua a raccontare come una loro pastorella
scoprì l’Antelope Canyon, inseguendo una
pecora fuggita dal branco. Per il popolo Navajo,
questo è ancora «il luogo dove l’acqua scorre
fra le rocce». Pare che le vecchie generazioni
usassero fermarsi un attimo prima di attraversarlo per ristabilire un giusto equilibrio interiore,
proprio come se si apprestassero ad intraprendere un viaggio spirituale. Il motivo di tanta
sacralità è facilmente intuibile: è una misteriosa,
maestosa formazione naturale, disegnata
dall’acqua e dal vento a forma di strettissima
spirale. Quando il sole batte a picco, riesce ad
illuminarne le piccole insenature, a colorarle
come in un dipinto. Lo sguardo si perde verso
sopra
Grand Canyon
a fianco
12 I Viaggi di Sherman
Pueblo indiano
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l’alto, in quel perfetto equilibrio di forme geometriche dove è facile
immaginare forme, soggetti, figure animate!
Ma i Navajos amano anche fare festa. Con un po’ di fortuna, si può
partecipare a un Powwow, una festa interamente dedicata alla loro
cultura, con danze, canti e cibi tradizionali. È una festa piuttosto lunga
considerato che dura da un minimo di un giorno e cinque ore ad un massimo di una settimana. E durante l’anno ne organizzano più d’una!
Comunque sia, nella terra dei Navajos i posti magici non finiscono mai:
il Four Corners Monument solennizza l’incontro di quattro stati: Colorado,
Arizona, Nuovo Messico e Utah. E poi ancora mistero: perché più di
mille anni fa il Chaco Canyon fu abbandonato dalle popolazioni che lo
I Viaggi di Sherman 13
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abitavano? E che dire di Pueblo Bonito? Un sentiero incastrato nella roccia ci conduce sempre più in alto per godere in prospettiva di quelle rovine
testimoni di un vero e proprio paese. Il Canyon de Chelly è sicuramente il meno conosciuto. La sacralità dei luoghi è enfatizzata da un silenzio surreale, rotto solo dalla voce del vento. Il fondo valle è verdissimo. Il grande contrasto: dal verde, si ergono le maestose pareti rocciose. Rosse.
Volete saperne ancora di più sulla cultura dei nativi? Poco fuori dalla riserva ci sono musei interamente dedicati alla loro storia. Non volendo raggiungere Phoenix, basta fermarsi a Flagstaff, punto d’accesso della Navajo Nation e magari godere dei suoi boschi lussureggianti.
E se i musei non bastassero, riprendete in mano Tex Willer e portatevi fino a Kayenta, punto d’accesso alla Monument Valley
e luogo d’elezione di Tex che qui, dopo essere diventato egli stesso Navajo, si faceva consegnare la posta. La cittadina ospita, tra l’altro, tutta una
serie di localini dov’è ancora possibile gustare la cucina navajo. Il profumo del pane fritto solletica l’appetito, la succotash mohegan e la cacciagione
sono davvero saporiti. L’atmosfera si scalda: musica un po’ country, un po’ messicana rinfranca la voglia di avventura, la voglia di selvaggio west.
Era il 26 ottobre 1881, erano da poco passate le 14:30. Una stretta striscia di terra accanto al recinto dei cavalli. Si scontrano qui Wyatt Earp
e la banda di Clanton nella celeberrima sparatoria all’O.K. Corral. Trenta secondi per un fuoco di 30 proiettili. Siamo a Tombston, la frontiera selvaggia
dell’Arizona. Era in forte espansione allora, ricca di miniere di oro e di argento, ma ancora la legge non vi era entrata e così l’alcool scorreva a fiumi,
imperversava il gioco d’azzardo, la prostituzione era legale e, soprattutto, il mercato del bestiame rubato dai ranch messicani era a dir poco fiorente.
Esiste ancora la Tombston di Sfida all’O. K. Corral. Vive nei Saloon, nei Post Office, e conserva le memorie del passato nel cimitero di Boot Hill. Come
veri pistoleri, l’emozione di sfidarsi a duello nella strada polverosa, tra insegne colorate e disegni sui muri. E dopo appoggiare le gambe tremanti sul
tavolo, fare finta che non stiano tremando, e ordinare birra ghiacciata nella veranda di un saloon.
Cosa penserebbe Tex di questa performance? E Lilyth?
Sogno evoca sogno. L’avventura evoca altre avventure. La polvere rossa sugli stivali è ancora troppo fresca per tornare a casa, l’odore del cuoio
delle sellerie è ancora vivo, reale, e richiama un’atavica voglia di libertà, un’inesauribile voglia di emozionarsi ancora...
Flagstaff non è così lontana, ed è anche il punto d’accesso al Grand Canyon che, per soli pochi chilometri, non fa parte della riserva Navajo. Solo per
una manciata di chilometri... La tentazione è forte e, parafrasando Oscar Wilde, per resistere ad una tentazione, bisogna cedere.
Vi racconterò...
14 I Viaggi di Sherman
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Horse shoe Bend
I Viaggi di Sherman 15
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a destra
Le Orche si possono facilmente
vedere da Victoria. Al largo
della costa vive una colonia
Dove giocano le orche
Alla scoperta del Canada più selvaggio.
Con un bel fiocchetto rosso fuoco, gli orsi grizzly sarebbero uguali agli orsetti che accarezzano le notti felici dei
bambini.
Uguali, ma molto, molto più grandi: possono raggiungere
i settecento chilogrammi di peso e superare i due metri di
altezza. E non sono poi così teneri, ma piuttosto guardinghi
e diffidenti.
Mamma orsa riemerge dalla placida acqua ghiacciata,
serra i denti intorno alla preda e raggiunge i suoi adorati
cuccioli che, giocosi, l’attendono sulla riva verde, di un verde
brillante e vivo, che già placa ogni tumulto. Chi non vorrebbe fare una coccola ad una mamma così premurosa e
stringere al cuore il musino mieloso dei cuccioli? Ma, credetemi, è più saggio mantenersi ad una distanza di sicurezza di
almeno duecento metri. Volete ammirarli mentre corrono e
giocano, mentre mangiano o scuotono la pelliccia bagnata?
Provate a cercarli: seguendone le tracce, scoprirete tante
altre cose!
Può anche capitare di far pace con se stessi durante
questo avventuroso pedinamento, una vacanza in cui i
bambini sono partecipi come gli adulti e gli adulti tornano
bambini e, con una serenità nuova e squisitamente infantile,
ci si può abbandonare ai colori, ai rumori, ai profumi dei
grandi parchi nell’Ovest del Canada.
Banff è il punto scelto per l’iniziazione all’atmosfera rilassata e amichevole che vi accompagnerà in tutto il tragitto.
Per trovare il pittoresco paesino nella valle del Bow River
basta guidare seguendo lo scintillio dei ghiacciai e prendere
tutto il tempo che occorre perché tra le foreste illuminate
da un sole dolcissimo si respira già un’aria nuova, di rarefatta
purezza, e appaiono come per magia le prime acque smeraldo e le prime cascate iridate.
E Banff si lascerà scoprire nell’aria fresca del mattino,
mentre un cowboy solitario comincia la sua salita verso
16 I Viaggi di Sherman
Sulphur Mountain, ma trova il tempo di un sorriso per raccontare di quell’autunno del 1883, quando alcuni operai della
Canadian Pacific Railway si trovarono per caso in una sorta
di caverna, nel cuore delle Montagne Rocciose canadesi,
dalle cui sorgenti sgorgava acqua calda. Un paio di anni
dopo, quella scoperta fortuita divenne il Banff National Park,
accogliente dimora per alci, volpi, scoiattoli e caribou che,
con nonchalance, si offrono agli obiettivi di turisti stupiti.
Poco distante, Lake Louise. Dal bar panoramico del
Fairmont Lake Louise, il lago abbaglia. I ghiacciai che in
primavera lentamente si sciolgono muovono i sedimenti
del fondale. Così, per qualche misteriosa magia, regalano
all’acqua un colore speciale, un blu profondo e unico. I laghi
sono infiniti, ma alcuni catturano particolarmente gli occhi
e la fantasia. La suggestione di Morain Lake che al sole di
primavera muta colore al mutar della luce, per esempio; o
Peyto Lake che appare all’improvviso tra gli alberi e sembra
una stella color cobalto.
Qui si specchia il cielo mentre le nevi perenni occhieggiano vanitose. Qui la natura vive due volte: di per se stessa
e per il riflesso palpitante in un’acqua appena increspata. E
qui i nostri orsi hanno deciso di fermarsi a giocare, dopo il
torpore invernale.
Rimane il tempo di una sosta in uno dei tanti, deliziosi
rifugi per appagare anche il palato con le superbe polpette
speziate del Canada prima di riprendere la Icefield Parkway
fino a Jasper. La strada, però, è di per sé un viaggio: dietro
ogni curva, una nuova emozione.
E una piccola sorpresa è anche il paesino di Jasper: tra
ghiacciai, laghetti che proteggono piccoli iceberg e foreste
verdissime, vive gente così conviviale da allestire un bbq
di granchi e salmone freschissimi per dare il benvenuto ai
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nuovi ospiti. Fieri, chiariscono subito che il Jasper National Park è grande e selvaggio. Non solo grizzly, ma anche alci, cervi, capre di montagna vivono qui,
insieme ad altri esemplari unici di fauna e di flora.
Un rombo potente echeggia: potente fragore e spuma d’arcobaleno alle cascate di Athabasca; profumo inebriante di muschi e licheni intorno al
Maligne Canyon; mentre solcando il Maligne Lake si raggiunge la Spirit Island: negli anni ‘30 la Kodak indisse un concorso fotografico. Un meraviglioso
e, da allora, celebre paesaggio vinse la competizione. Il fotografo decise di chiamare il posto Spirit Island perché, a suo dire, incarnava perfettamente lo
spirito delle Montagne Rocciose. In effetti il verde delle conifere, i ghiacciai che sembrano abbracciare le placide acque e l’atmosfera speciale del tardo
pomeriggio hanno un je ne sais quoi di mistico.
D’obbligo attraversare la foresta di Prince George che nasconde un tesoro, il Goodsir Nature Park: come perla dall’ostrica, un laghetto fatato è racchiuso
da piante di ogni specie.
“Vedere le Orche a pochi metri dalla barca è sempre un’emozione incredibile”
E poi via, verso Prince Rupert e il Khutzeymateen grizzly bear dove un catamarano silenziosissimo arriva a sfiorare, pur senza disturbare, orsi ghiottoni in
cerca di pesce.
Quando sta per sorgere una nuova alba oceanica, da Prince Rupert parte una piccola crociera che conduce a Port Hardy fluttuando nell’Inside Passage
tra fiordi selvaggi, isole disabitate, foreste vivide di torrenti e cascate, mente un’aquila osserva sospettosa e le balene offrono il loro benvenuto piroettando
in acqua prive di peso. E quando il sole ha finito il suo giro e sta per tramontare, eccole: le orche! Lucide, ammantate da un alone di spruzzi e goccioline
d’Oceano, sono vere prime donne e danzano una danza nuova, inedita, esclusiva. E poi Port Hardy: poche case disegnate dalla geografia del mare e centinaia di imbarcazioni da diporto nella deliziosa Hardy Bay; ed è già ora di ripartire per Victoria, per Vancouver Island: pagaiare fra orche e balene, e magari
farsi lasciare sul piccolo molo di Hot Springs e seguire una passerella di legno che si addentra nella foresta. Una fonte termale si getta nel mare tra piccole
I Viaggi di Sherman 17
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cascate. Guardare negli occhi l’Oceano accarezzati dal tepore dell’acqua e sapere che niente e nessuno potrà sciupare questo momento... Se non il
richiamo dell’idrovolante che attende per il ritorno. Scende a filo d’acqua tra virate mozzafiato e il sole si tuffa in mare in uno spettacolo deliziosamente intimo.
Ancora oceano nel piccolo villaggio di Tofino: una lunghissima spiaggia e tanti grizzly che giocano coi sassi in cerca di granchi.
Quando sarà tempo di ripartire, probabilmente non sarà ancora tempo di smettere di giocare. Allora sarà bello prolungare l’incanto e riprovare
l’ebbrezza dell’idrovolante per raggiungere la città di Vancouver così da ammirare dall’alto tutta la costa e, una volta arrivati, ancora carichi di
adrenalina, attraversare Capilano Bridge: percorsi sospesi tra alberi giganteschi, rocce e precipizi col cuore che scoppia in gola perché ogni passo è
un sobbalzo!
Un delizioso hamburger al maple bacon completato da birra artigianale rimette le cose a posto, magari ascoltando musica canadese dal vivo.
Tornati a casa, in tanti vi chiederanno del viaggio. Riguarderete le foto, rivivrete avventure ancora intense e vi stupirete pensando che la «pienezza» è stata la vera essenza della vacanza: gli occhi ancora pieni di immagini, il cuore e la mente ancora pieni di vita. Come le cascate che accolgono
l’acqua dei ghiacciai: sempre nuova, sempre fresca, sempre pulsante.
18 I Viaggi di Sherman
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I Viaggi di Sherman 19
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Uno sguardo sul mondo
Il mondo in un click. Tante piccole finestre digitali che ritraggono posti da
favola. Ecco le nostre preferite.
New York
Broadway non è solo una strada, è anche un
mondo fatto di sogni, ambizioni, spettacoli
e luci. Camminare per le strade attorno
a Broadway, soprattutto la notte, è uno
spettacolo di per se. Vedere un musiacal qui
è un’esperienza che non può mancare a chi
visita NYC.
(foto di veronica Nencioni)
Caraibi - US Virgin Island St. John
Acque chiare e cristalline, spiagge di finissima sabbia bianca. Queste sono
le Isole Vergini Americane.
(foto di Luciano Loi)
20 I Viaggi di Sherman
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Canada - Vancouver Island (BC)
Una mamma Orsa protegge il suo cucciolo.
Il letargo è da poco terminato ed i Grizzly
scendono al fiume per cibarsi di minuscoli
crostacei che trovano sotto i massi.
(foto di Luca Arioli)
Ko Phangan - Thailandia
Un’altra giornata volge al termine e le
barche dei pescatori si preparano per la loro
uscita notturna.
(foto di Novella Lazzeri)
INVIACI LE TUE FOTO:
Se vuoi condividere una foto di un tuo viaggio,
inviacela a [email protected] o usa
l’hastah #shermanviaggi #ilmondoinunclick su
Instagram. Le foto più belle saranno pubblicate
sui prossimi numeri della nostra newsletter.
I Viaggi di Sherman 21
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Soggiorno a
Parrot Cay:
Si dice che....
Abbiamo ricevuto una lettera da una nostra gentilissima
cliente al ritorno dal suo viaggio e, con un pizzico di compiacimento, vogliamo condividerla con voi.
«Ero stanca e infreddolita. Sognavo spiagge bianche e
mare blu. L’ho trovato qui a Parrot Cay, incantevole isola privata delle Turks and Caicos, dove la vegetazione è rigogliosa,
dove il mare ogni giorno ha un colore nuovo.
Se dovessi descrivere il posto con un solo aggettivo,
probabilmente direi «seducente», eppure la differenza l’ha
fatta il resort: completamente immerso nel verde, in assoluta
sintonia con l’ambiente grazie a un legno bianco e invecchiato che ispira relax, col suo look total white, cuscinoni
invitanti e quel letto a baldacchino che mi faceva sentire
come una principessa mentre le tende frusciavano lievi
baciate dal vento e io, seduta in terrazza, ascoltavo il canto
della natura. È stato un soggiorno divertente: con l’aiuto
del personale, si può praticare ogni sport acquatico. Io, per
la prima volta, ho provato il windsurf anche se con scarsi
risultati; è andata meglio con lo snorkeling lungo le scogliere
circostanti. Ho goduto di un giro in barca, persa in un languido tramonto e di un pic nic su un’isoletta deserta.
Ho camminato a lungo, alla scoperta del mondo che
mi circondava.
In qualunque momento barman esperti shakerano profumati cocktail esotici e la carta dei vini è altrettanto inebriante.
È stato un soggiorno all’insegna della rigenerazione. Ho
potuto praticare molto sport perché l’hotel dispone di palestra, campi da tennis e, volendo, campi da golf. Ma... Voi non
me l’avevate detto ed è stata una sorpresa piacevolissima...
La spa non è una spa qualunque, ma una delle migliori al
mondo! Oltre alla sauna, il bagno turco e la yacuzzi, ho sperimentato terapie olistiche e ayurveda che mi hanno rimessa
al mondo. Il punto di forza dell’hotel è senz’altro l’attenzione
al benessere psicofisico del cliente perché, oltre a disporre
di una biblioteca e di una quiet area che aiutano nella meditazione, ci sono ogni giorno corsi di yoga e pilates tenuti da
istruttori di fama mondiale.
Insomma, racconto tutto questo solo per ringraziarvi.
Sono partita grigia e stanca poi, coccolata da personale
esperto, sono tornata dorata dal sole, con la luminosità di
chi, su una spiaggia candida, davanti a un mare trasparente,
ha riscoperto se stessa e i propri ritmi; con la tonicità di chi,
finalmente, ha dedicato del tempo a se stessa. Grazie, ragazzi! Grazie Parrot Cay!».
Grazie a te, cara amica! Alla prossima!
Parrot Cay a Turks and Caicos è una delle isole private piú
rinomate dei Caraibi settentrionali.
Ho fatto molto mare, proprio come desideravo. Il resort
dispone di piscine private, ma merita molto la sua spiaggia,
bianca e soffice come borotalco. È grande, ma ha un’unica
fila di ombrelloni e quando si fa buio, come per magia, si
accendono decine e decine di candele.
Il cibo poi... Davvero eccellente! Si può scegliere tra più di
un ristorante, il mio preferito era a bordo piscina: piatti caraibici in un ambiente molto easy, ma ho assaggiato anche una
cucina principalmente vegetariana, molto leggera e salutare.
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sinistra momenti di relax
a fianco La vista dalla piscina
del Parrot Cay
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