Borroni Marta - Associazione Succede solo a Bologna

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Borroni Marta - Associazione Succede solo a Bologna
La stanza in cui tu c’eri
Di Marta Borroni
Silenzi fatti di spuma bianca acerba e ferma
E vorrei sapere quale sia la barriera muta della mia schiena
Il pallore e l’amore di quella netta divisione
Ho cercato nei mari aridi
E nelle terre squarciate di acqua
Ma ancora tu, ancora la tu faccia io non trovo
Nello specchio invisibile di un terremoto
Quel nodo in gola che nessuno scioglie
E non ho che te lontano e foglie e la terra si capovolge
Così il cielo non è più cielo
Le strade non sono più strade
I piedi non sono più piedi
Oggi non è oggi domani è sempre ieri
E vorrei sapere quale sia la stanza in cui tu c’eri
Ho cercato le case nei vicoli
E i salotti in prati aperti
Ma ancora io, ancora il mio volto non trovo
Nello specchio di acqua che mi avvolge
Se provo a cadere senza frastuono
Quelle braccia che nessuno raccoglie
E non ho che me lontana e voglie e il mio corpo si capovolge
Così le mani non sono più mani
La bocca non è più bocca
I piedi non sono più piedi
Oggi non è oggi domani è sempre ieri
E vorrei sapere quale sia la stanza in cui tu c’eri
Così tu non sei più tu
Nel riflesso impercettibile di quella stanza
Io non sono più io e ogni cosa si capovolge
Così oggi non è oggi
domani è sempre ieri
Solo in quella stanza in cui tu c’eri
L’amore che si consuma
Di Marta Borroni
E sono ancora qui seduta con i pezzi di me in mano
A contemplare il tempo passato in mezzo
Tutto quello che è passato tutto quello che è restato
Posso ancora chiamarti casa?
Ho mai potuto chiamarti così?
I muri spogli di te e i tuoi regali pareti troppo piccole
A cui appoggiarmi, ricordi che non posso più dedicarti
Fogli di noi mai scritti e troppe foto e immagini di noi svanite
L’amore folle si consuma come un fiammifero acceso in fretta
Cenere e pelle nelle nostre macerie
Siamo bruciati troppo in rapidità e sono sola fra le tue lenzuola
Vorrei tu tornassi a casa ma troppe volte sei uscito da quella porta
E quante volte ho sperato che lo facessi davvero
E adesso che l’hai fatto mi sono perduta come un treno senza passeggeri
Dimmi se eri casa dimmi chi eri
Dimmi chi eri con me mentre il tempo passava ed io restavo
Quando tutti i muri erano alzati e il mondo ti era ostile
A me sembrava che brillassi e ho aspettato che ti voltassi
Mi hai cercato come si cerca l’oro
Ti ho voluto contro ogni ragione spiccando il volo dell’irrazionalità
Posso ancora chiamarti casa?
Ho mai potuto chiamarti così?
E cosa resta di questo sentimento se anche noi siamo passati
Se abbiamo lasciato entrare in noi la paura del senso logico dell’amore
Se siamo stati sogno ma non realtà
se abbiamo costruito una favola di speranze
e non abbiamo dato un tetto alla nostra fragilità
Vorrei tu tornassi da me ma troppe volte sei uscito dal mio cuore
E quante volte ho sperato che lo facessi davvero
E adesso che l’hai fatto mi sono smarrita come una bussola senza orientamento
Dimmi se eri casa dimmi chi eri
Dimmi chi eri con me mentre il tempo passava ed io restavo
Quando tutte le barriere erano contro ed eri inerme nel dolore
A me sembrava che brillassi e ho aspettato che ti voltassi
Mi hai cercato come si cercano i diamanti
Ti ho voluto contro ogni dubbio lasciando la paura della vulnerabilità
Posso ancora chiamarti casa?
Ho mai potuto chiamarti così?
E sono ancora qui in piedi con i frammenti di me in mano
A considerare il tempo passato in mezzo
Tutto quello che è passato tutto quello che è restato
Posso ancora chiamarti casa?
Ho mai potuto chiamarti così?
Le pareti piene di impressioni e le cornici muri troppo piccoli
In cui fotografarmi e ricordarmi di me, immagini che non posso più mostrarti
Capitoli di noi lasciati in sospeso, e troppe voci e telefonate di noi dimenticate
L’amore folle si consuma come un fiammifero acceso in fretta
Cenere e pelle nelle nostre macerie
Mi sono bruciata troppo velocemente e sono sola fra le mie lenzuola
Posso ancora chiamarti casa?
Ho mai potuto chiamarti così?
L’amore che si consuma non dura
E ora sono qui seduta con il mio cuore in mano
A contemplare l’amore passato in mezzo
Tutto quello che è passato tutto quello che è restato
L’amore è svanito e tu te ne sei andato
E ora che sono a casa a te lascio il passato
Occhi di voce e vino
A Massimo, con delicata amicizia
Di Marta Borroni
Pagine bianche che il poeta riempiva dei suoi occhi
E avevo brividi di voce e vino
Lui che non mi era ancora vicino
Dovevo parlare di lui e spezzare il pane
La tavola come un dipinto in cui mischiarsi
Di anima e pelle e capelli e gesti
E il poeta raccontava di viaggi lontani
Mi diceva: guarda nelle mie mani
Ho toccato terra rossa ed io parevo sconvolta
Mi arriva dentro come il sole che brucia
e nella sua poesia non c’era ferita
Ed io sentivo la solitudine sedermi accanto
Di un uomo appena perso
E profumi da smarrire nell’aria della notte
E un cane che si era fatto di cielo
Pagine scritte che il poeta riempiva dei suoi versi
E avevo occhi di voce e vino
Lui che non mi era ancora vicino
Dovevo capire la sua arte e addentare la carne
I commensali come un acquerellato in cui diluirsi
Di ricordi e memoria e pianti e gesta
E il poeta raccontava di persone straniere
Mi diceva: guarda le mie paure, guarda come sono vere
Ho toccato i miei confini ed io non avevo più pensieri
Mi arriva dentro come il vento
e nella sua poesia non c’era nessun tradimento
E avevo occhi di voce e vino
Lui ora mi era vicino
Ci eravamo trovati per destino
Una sera qualunque di poesia
Mi diceva: guardami amica mia
E non c’era più nessuna malinconia