Il Consiglio Provinciale del 1861 - Biblioteca Provinciale di Foggia

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Il Consiglio Provinciale del 1861 - Biblioteca Provinciale di Foggia
Il Consiglio Provinciale del 1861 1
Il 14 settembre 1860 Garibaldi decretava che lo « statuto costituzionale
piemontese, vigente anche nelle provincie precedentemente annesse », fosse
legge fondamentale di questa Italia meridionale. Due giorni prima egli aveva
destituito gli intendenti dal governo delle provincie, conferendone le
attribuzioni, accresciute col successivo provvedimento del giorno diciassette,
a governatori dichiarati prime autorità civili ed amministrative di quelle
circoscrizioni 2. Si uniformava così alla legge piemontese 23 ottobre 1859
sull'ordinamento provinciale, non ancora promulgata nel Mezzogiorno 3. Col
secondo dei cennati decreti, il Dittatore destinava a Foggia un suo figlio,
Giuseppe Ricciardi 4 , benemerito della rivoluzione meridionale; per il suo
inspiegabile rifiuto, nominava poi Gaetano del Giudice, che sarebbe stato
presto collocato a riposo e sostituito da Cesare Bardesono.
LA CAPITANATA PROVINCIA ITALIANA
Finalmente, per effetto del Plebiscito (votato il 21 ottobre e accettato
l'8 novembre) la Capitanata, insieme con le altre provincie napoletane,
entrava a far parte integrante dello Stato italiano. Lo stabiliva il decreto reale
17 dicembre, in relazione alla legge in data tre dello stesso mese, « con cui il
Governo del Re era autorizzato ad accettare e stabilire per decreti reali
l'annessione allo Stato di quelle provincie dell'Italia Centrale e Meridionale,
nelle quali si manifesti liberamente per suffragio diretto universale la volontà
di far parte integrante della nostra Monarchia costituzionale » 5. Col decreto
due gennaio dell'anno successivo a firma Farini, luogotenente g.le, era pro10
RISULTATI DELLE ELEZIONI PROVINCIALI DEL 19 MAGGIO 1861
(« Giornale del Governo di Capitanata », 1861, vol. V, p. 148 ) .
11
mulgata e resa esecutiva la legge 23 ottobre 1859 sull'Amministrazione
provinciale e comunale, vigente nelle altre provincie del Regno, « salvo alcune
deroghe e nuove disposizioni » 6.
Al suo ingresso nello Stato italiano, la provincia dauna, nella
circoscrizione territoriale del 2 maggio 1816, comprendeva 63 comuni, ordinati
in 3 distretti e 32 circondari, con una popolazione complessiva di 355.179
abitanti 7; ma il grande evento unitario non si era ancora moralmente
consolidato, che tra gli altri sacrifici le s'imponeva quello di gravi perdite
territoriali. Già dal 1811 il suo distretto di Larino faceva parte del Molise: per il
decreto luogotenenziale di Eugenio di Savoia Carignano 17 febbraio 1861 i
circondari di S. Bartolomeo in Galdo e Castelfranco andavano a incrementare
la nuova provincia di Benevento 8, e i circondari di Accadia e di Orsara con
Savignano (in tutto undici comuni) erano assegnati alla provincia di Avellino.
Pertanto il quoziente di popolazione si riduceva a 312.127 9.
ELEZIONE E INSEDIAMENTO DEL CONSIGLIO
Per le ministeriali di Spaventa 27 marzo e 16 aprile 1861 10, in base alla
legge 23 ottobre 1859 11, il 19 maggio '61 si svolsero le elezioni per il Consiglio
Provinciale 12. Con decreto 20 giugno il governatore Bardesono, riconosciuta la
regolarità delle operazioni in tutti i comuni, ad eccezione di Rignano (mancata
elezione), tenuta presente la nuova ripartizione, proclamò gli eletti nelle
persone dei candidati compresi nella tabella che segue 13. Quindi, per costituire
l'ufficio di presidenza e la deputazione provinciale, li convocò il 30 giugno alle
ore 10 in seduta straordinaria che, per mancanza del numero legale, fu rinviata
senza verbale al dì seguente in seconda convocazione.
Il primo luglio, nel salone settecentesco della Intendenza a Palazzo
Dogana, risposero all'appello la metà esatta dei proclamati Amicarelli, Bucci,
Campanella, D'Amelii, De Ambrosio, De Martinis, D'Errico, Di Sabato, Fusilli,
Granata, Juso, La Bianca, Lepore, Lolatte, Macchiarella, Paolella, Pitta, Ricca,
Ripandelli, Vinciguerra. L'assemblea, presieduta provvisoriamente dal
consigliere anziano De Martinis, segretario Juso, con l'assistenza degli
scrutatori De Ambrosio e La Bianca, « con assoluta maggioranza » elesse
presidente De Luca, (v. 19), vice presidente D'Amelii (v. 17), segretario Pitta (v.
11), vice segretario Ripandelli (v. 12) e deputati provinciali effettivi, anch'essi
con maggioranza assoluta: Amicarelli, De Ambrosio, De Martinis e
Macchiarella (tutti con v. 19), Paolella e Del Sorbo (rispettivamente
12
con v. 17 e 12); designò a supplenti Campanella e Granata, ciascuno con v. 12 14.
La sessione ordinaria si aprì il 16 settembre, e non la prima domenica del
mese, come prescritto, anche questa volta per mancanza del numero legale,
presente il nuovo governatore, dottor Alessandro Strada 15, quale commissario
del Re, e con sedici consiglieri: Bucci, Campanella, Curato, D'Amelii, De
Ambrosio, De Luca, De Martinis, Granata, Lepore, Lolatte, Macchiarelli,
Paolella, Pitta, Ricca, Vinciguerra, Vasciminno.
Verificatosi il numero legale dei presenti, il cav. Strada, per dichiarare
aperta la sessione ordinaria, e il Presidente, per inaugurare i lavori, celebrarono
l'Unità ed enunciarono l'ordine del giorno, proclamando i propositi più saldi
intorno « agl'immegliamenti morali e materiali della Provincia ». Si fissò il
calendario delle riunioni, si delegarono tre membri a redigere gli indirizzi di saluto
al Re, al suo luogotenente, a Garibaldi e al Ricasoli, presidente del Consiglio dei
ministri, e si nominarono sei commissioni perché riferissero sull'ordine del
giorno.
Con questo esordio l'attività pubblica dell'assemblea procedette in dodici
sedute, partecipandovi ventidue consiglieri con duecentoventi presenze 16. La
legge del '59 fissava in quindici giorni la durata della sessione ordinaria dei
Consigli provinciali, consentendone la proroga, che nella dodicesima seduta (30
sett.) fu deliberata nel massimo di otto giorni (ma ne assorbì soltanto uno). Se ne
tentano qui di costa gli argomenti, raggruppandoli per materia.
LA « RIFORMA DEL TAVOLIERE »
La « riforma del Tavoliere » costituì l'oggetto principe di questa assise. Il
Presidente, che lo aveva impostato, franco e deciso, nel discorso inaugurale del
Consiglio, lo svolse poi in sede di discussione e di voto in apertura della XV
sessione (2 ottobre). La sua requisitoria contro l'arcaico sistema del Regal corpo,
attingendo alla critica dei novatori, le dà il crisma di un'adesione che, per
provenire da un nobile, acquista significato particolare 17.
Nell'introdurre il discorso con la rievocazione della Dogana, giustificando
l'Aragonese, che disciplinò la pastorizia là dove gli eventi avevano fatto il deserto,
il marchese De Luca biasima la « privata inerzia », che consentì il passaggio
nell'uso pubblico dei predi non tenuti a pascolo o a semina, e la « malizia o la
ignoranza » dei Fiscali,
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che attribuirono in gran parte i mali del sistema « alla natura delle contrade », così
lasciando lontana l'agricoltura e impedendo che con questa rifiorisse la pianta
umana, distrutta dalle guerre. Nè a suo giudizio la legge 3 maggio 1806 adempì i
voti dei doganati e le esigenze economico-sociali della Provincia. Alla deliberata
censuazione redimibile delle terre fecero riscontro la perdita dei privilegi e delle
esenzioni e la tassa di entratura, che insieme con i canoni annuali ridusse al
minimo le risorse degli armentari, e purtuttavia la loro condizione migliorò nel
Decennio con incremento di culture e di popolazione, tanto quanto non lo era
stato per l'intero secolo precedente.
A queste premesse di rinascita, che sembrò fossero accolte dalla
Restaurazione, venne però a mancare la tenacia dei Borboni. La legge 13 gennaio
1817 18, respingendo il Tavoliere al 1789, lo consegnava all'Unità nelle condizioni
meno idonee ad accoglierne i vantaggi.
« Ma ora che l'Astro italiano brilla più puro, rallegriamoci nella speranza di
un migliore avvenire, e cerchiamo i mezzi che a noi lo procurino e ne affrettino
l'arrivo ».
La certezza della proprietà e la libertà dell'industria sono i primi necessari
elementi di ogni pubblica prosperità. Questo canone fondamentale di civile progresso
è anche più valido per la Capitanata, tuttora vittima di « clamorosa ingiustizia »,
che soltanto il Governo può rimuovere con idonei provvedimenti. Il marchese
De Luca formula pertanto una serie di conclusioni, affinché le terre vadano in
libero uso ai censluari, e per il regolmento finanziario della affrancazione si apra
una partita nel gran Libro del debito pubblico o intervenga una « società di
banchieri con una operazione dalla quale potrebbe anche sorgere un istituto di
credito a Foggia ». L'assemblea unanime accolse il discorso, ordinandone la
notificazione al Parlamento nazionale.
I LAVORI DELL' ASSEMBLEA
Un altro problema, anch'esso fondamentale del governo nuovo, era quello
stradale. Ne trattò più volte il De Ambrosio con interventi sul restauro della
provinciale Foggia-San Severo, sulla progettazione di una rete garganica e la
costituzione in consorzio dei comuni interessati, sul passaggio graduale alle cure
della Provincia della « San Severo-Serracapriola ». I bisogni e le aspirazioni del
Promontorio ebbero in lui un fervido, efficace e fortunato interprete e
patrocinatore. Delle strade Manfredonia-Cerignola, Santagata-.Bovino-Ponte
(Albanito) e Lucera per Troia e per San Severo (rettifiche, manutenzione,
provincializzazione)
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si occuparono il Paolella, il Vinciguerra e il Pitta. Per il tracciato della ferrovia si
nominò una commissione. Si stanziò dunque in bilancio il primo contributo di
interessati alle seguenti strade: da Santagata a Candela; da Cerignola duc. 20.000
per la garganica, oltre un sussidio di duc. 17.200 in favore dei Comuni all'Ofanto
per la Basilicata; da Faeto per Castelluccio Valmaggiore a Troia; da Casalnuovo
per Castelvecchio, Castelnuovo, Pietra fino al bivio di Lucera ; da Roseto ad
Alberona per la sannitica; da Orta a Castelluccio dei Sauri per completare la
congiunzione della consolare al Ponte di S. Venere; da Biccari a Montaratro; da
Volturino alla sannitica; da Deliceto a Candela; da Serracapriola al bivio di
Civitate19.
Non meno impegnative per le commissioni di studio e per l’assemblea
deliberante, risultano un gruppo di « vertenze ». A conclusione dei rapporti svolti
dai singoli relatori: fu accolta la istanza del Comune di Lucera, per « sottrarre
l'amministrazione di 150 versure di terre 20, destinate alla festività di S. Maria la
Patrona di quella città, dalla dipendenza (sic) del Consiglio generale degli Ospizi »
(rel. Campanella); si disconobbe la spesa suppletoria a carico dell'Orfanotrofio
dei proietti di Foggia per la facciata della Chiesa delle Croci (rel. Lepore); si die’
atto che l'Opera pia istituita in Cerignola dal sacerdote Vincenzo Tonti « dovesse
continuare ad amministrarsi dalla commissione speciale indicata in testamento e
sotto la sorveglianza e dipendenza del Consiglio comunale » (rel. Granata); fu
deciso di proporre al Governo la nomina di una commissione, per conciliare il
giudizio insorto nella costruzione del grande Orfanotrofio provinciale di Foggia
(rel. Campanella).
Una questione sottile, che divise fino al voto i diciotto presenti alla XI
seduta (28 settembre), sollevò il Paolella (riscuotendo tredici suffragi contro
cinque, sostenuti dal Commissario reale) per chiedere che la Provincia «
rivendicasse la rendita intestata sul Gran Libro, all'Orfanotrofio provinciale, dopo
aver liquidato ciò ch'essa avrebbe da lui a ripetere in capitali ed interessi, per
sussidio annuo di duc. 3.000, pagatogli senza necessità dal 1845 al 1861 e fino
alla concorrenza di detta liquidazione ».
La cultura e l'istruzione scolastica ebbero la loro parte, ma oltre gli omaggi
dei discorsi di apertura, non fecero luogo a dibattito. Si adottarono
provvedimenti per: la nomina dei rappresentanti in seno alla Commissione voluta
dalla legge sulla istruzione secondaria; l'elevazione da duc. 400 a 480 delle
pensioni per gli studenti di belle arti; il contributo di duc. 2.400 per le istituende
scuole tecniche in aggiunta a quella agraria esistente; l'approvazione del conto
morale della Società Economica. La proposta De Ambrosio d'istituire in S.
Marco
15
in Lamis e Vieste collegi di scienze, lettere e arti belle, fu respinta per
incompetenza a provvedere.
In tema di circoscrizione territoriale, il consigliere Paolella espose il
rapporto della Commissione incaricata di occuparsene, concludendo per la
conservazione dello statu quo, che non poteva essere modificato senza grave
danno dei comuni condannati al distacco, e della economia, già misera, della
provincia 21. Il Consiglio si occupò anche dei voti di S. Marco la Catola, per
essere trasferito dal circondario di S. Severo a quello di Foggia, e di Stornara,
frazione di Stornarella, per erigersi a comune.
Poco di beneficenza e nulla di elargizioni, osservandosi di stretto rigore i
limiti dell'istituto. Soltanto allo « stampatore del Governo » Michele Russo un
sussidio di ducati 240 « in considerazione dei lavori e delle spese straordinarie
sopportate nel biennio '60-'61, e alla condizione che usi la massima accuratezza
nella stampa degli Atti del Consiglio ».
Furono approvati con osservazioni ed eccezioni i conti morali della «
Provincia » e dei « Fondi speciali » (rel. Lepore), del Consiglio generale degli
Ospizi (rel. Lolatte), dell'Orfanotrofio « Maria Cristina » (rel. Lepore), della
Società economica (id.) e non anche, per incompetenza, quello dell'Ospedale
delle donne.
SUL BILANCIO DI PREVISIONE
Si deliberò sul bilancio (stato discusso) di previsione del 1862 in base al
progetto elaborato dalla Deputazione provinciale ed esaminato dalla VI
Commissione. Ne riferì (X, 27 sett.) il consigliere delegato Ricca e subito s'iniziò
la discussione degli articoli, invertendone l'ordine per l'esame preliminare di
alcune voci.
Circa le partite d'introito si indugiò sul timonaggio, dazio « per il consumo
delle strade esterne ed interne ». Intervennero il Ricca, proponendo che la
Provincia rinunciasse al balzello perché era conteso dal Municipio del
Capoluogo; il De Ambrosio, per sostenere che « nessuno dovesse godere di quel
beneficio, tanto più che a Foggia si era costretti a ridursi per affari governativi » ;
il Vinciguerra, che opinò l'introito dovesse ripartirsi tra la Provincia e quella città.
Il Consiglio respinse i tre voti ed approvò tutte le partite di introito ad eccezione
di quella relativa al ratizzo a carico dei Comuni, rinviata alla seduta di chiusura.
Le partite d'introito risultarono dei duc. 79.226 contemplati nel progetto di
bilancio, della differenza sull'imponibile fondiario di duc. 4.137,20
16
e degli avanzi disponibili sugli esercizi precedenti in duc. 10.056,52: in tutto duc.
93.419,72.
Detratta questa somma dal totale delle partite di esito che, dopo le
proposte consiliari ascendevano a duc. 101.780,92, risultò un deficit di duc.
8.361,20. Per la sua copertura si deliberò di aumentare di due grana addizionali
la imposta fondiaria del 1862 22.
Molti altri interessi e problemi particolari e generali arrivarono alla
tribuna di Palazzo Dogana. Chiestosi l'impianto di un faro sulla spiaggia di
Manfredonia, si accoppiò questo oggetto alla proposta presidenziale di «
costruire » il porto, accolta col voto d'intervenire a tal riguardo presso il
Governo. A quel medesimo comune, insieme con Volturino e Lesina, era
negato però un sussidio, per la creazione di monti frumentari.
Sempre in tema di lavori pubblici et similia, proponente De Luca, si
stanziò in bilancio la spesa di duc. 2.600, per l'adattamento e l'arredamento di
una sala consiliare, mentre si incaricò la Deputazione di reclamare l'indennizzo
della manutenzione della strada delle Saline » e di curare l'illuminazione del
Palazzo Dogana. Alla Commissione del bilancio (che non ne riferì mai) si
rinviò il progetto della sede governativa di Bovino. Si previde anche la spesa,
onde si riempissero le cave di brecciame intorno a Foggia.
La Deputazione fu incaricata di: 1) riscuotere dall'Amministrazione delle
Bonifiche una somma prestatale dalla Provincia e di liquidare al R. Liceo di
Lucera un credito vantato verso la Tesoreria generale, chiedendo a questa la
relativa rivalsa; 2) di esaminare una « domanda di ratizzi » di quella stessa città.
Per il « rimpiazzo » di sei giudici effettivi e due supplenti al Tribunale di
commercio, il Consiglio formò otto terne di candidati per il Governo; nominò
il tesoriere provinciale, elogiò e gratificò gli impiegati che avevano collaborato
con l'Assemblea e sorteggiò i consiglieri uscenti, che furono D'Amelii, Juso,
Perna, Paolucci, Ripandelli, Torella, Visciola e Zaccagnino.
*
Così riempiti i primi giorni del suo nuovo ciclo, questa volta italico,
l'Assemblea si aggiornava. Molto breve, senza dubbio, rispetto alle istanze della
cosa pubblica, fu quella sessione. Ma all'adempimento del precetto legislativo
presiedettero buon costume e competenza, che fecero quegli uomini degni del
mandato popolare.
Con i loro deliberati, essi verificarono il vaticinio di Mazzini e di
17
Gioberti, che l'Unità sarebbe stata affermazione di diritto e strumento di
giustizia; col voto sul Tavoliere e la circoscrizione territoriale, iniziarono la
lunga serie delle patrie rivendicazioni, qualificando politicamente il Consiglio.
Fino alla sua riconvocazione trascorrerà un anno, calamitoso per la
gente dauna; molte altre stagioni politiche sfioriranno alle sue spalle,
seppellendone speranze e fiducia, con i problemi ignorati, misconosciuti o
mal curati dal centralismo statale.
Verrà in fine la Repubblica, col retaggio del Risorgimento, a impostare
le soluzioni radicali, per concludere l'interrotta rivoluzione patriottica. I tempi
nuovi consentiranno di accogliere e riecheggiare gli auspici, che in quello
storico 1861 si levarono da Palazzo Dogana, quale messaggio antelucano a
una posterità, che siamo chiamati a testimoniare.
MARIO SIMONE
NOTAZIONI
Il 1961 la celebrazione governativa dell'Unità d'Italia coincise con una lunga vacanza
democratica della nostra « Provincia ». Ai commissari della gestione straordinaria spettò
prendere atto del padigione pugliese nell'Italia 61, dove la Capitanata era presente con una
sua modesta e inefficace rappresentazione, che non poteva esaudire specialmente gli
amministratori delle patrie memorie. Quella disagevole situazione non fece promuovere
dall'Ente manifestazioni adeguate all'apporto risorgimentale della Capitanata, tuttora
largamente inedito. Si tennero purtuttavia, conferenze, con al partecipazione anche di
personalità ufficiali della politica, degli studi e della pubblica amministrazione. A Torino, per
L'Unione delle Provincie pugliesi, tenne la celebrazione ufficiale il presidente del Consiglio
di Stato pro tempore, on. Petrilli, e parlarono a Foggia i professori De Miro D'Ayeta, allora
sindaco della Città, e Antonio Regina, preside del Liceo classico « Vincenzo Lanza »; a
Lucera lo stesso on. Petrilli e il prof. M. Viterbo, a Manfredonia e a S. Marco in Lamis il
preside prof. Soccio, a Monte S. Angelo il preside prof. Ciuffreda, a San Giovanni Rotondo
fu allestita una piccola mostra con materiali dell'Archivio di Stato di Foggia; a Ischitella fu
inaugurato un busto del Giannone e Manfredonia decorò la sede civica di una lapide
celebrativa. Nel campo della editoria germinarono a cura di chi scrive un gruppo di lavori,
che inaspettatamente spinsero la Provincia all'altezza delle più fortunate consorelle.
In « Raccolta di Studi Foggiani » a cura del Comune, iniziandosi la seconda serie,
apparve Cronistoria di Foggia 1848-1870 di Carlo Villani, riveduta e annotata in nuova
edizione col titolo Risorgimento Dauno ; due Quaderni di "Risorgimento M e r i d i o n a l e „
furono dedicati rispettivamente a Gian Tommaso Giordani e il liberalismo d a u n o nel 1820 e
a Vincenzo L a n z a e l a vita universitaria e ospedaliera a N a p o l i nel primo Ottocento; nel vol.
XII degli Atti dell'Amministrazione Provinciale per il 1961 fu inserito il nostro scritto La
Capitanata eretta a provincia dello Stato italiano (apparso anche in estratto con lo stesso
titolo). Ad esso, e particolarmente alle prime due parti, si rimandano quei lettori curiosi di
trovare una traccia del cammino storico della pubblica amministrazione dauna.
MARIO SIMONE, pubblicista.
18
2
Atti governativi per le provincie napoletane raccolti dall'Avv.To GIUSEPPE
D'ETTORE. Napoli, Stamp. del Fibreno 1861, vol. I, 1860, p. 131.
3
Atti, l. c., p. 125. Ma i poteri « illimitati » dei governatori meridionali (decreto 18
settembre 1860) rientrarono nelle attribuzioni dei vecchi intendenti col decreto 8 ottobre 1860
del prodittatore Pallavicino (Atti, l. e.).
4 Atti, l. c., p. 156. « I foggiani esultarono nel vedere elevato a tale ufficio un loro
stimato cittadino, che per meriti personali e precedenti politici riscuoteva la fiducia di
Garibaldi, e rimasero delusi, apprendendo che non aveva accettato » ( V I L L A N I C A R L O , op. cit.,
p. 137; v. anche C A R L O G E N T I L E , Giuseppe Ricciardi, Foggia, Studio Editoriale Dauno 1941,
in « Biblioteca del Risorgimento Pugliese » diretta da Mario Simone sotto gli auspici
dell'Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano).
5 Atti, l. c., p. 430.
6 Atti, l. c., p. 382.
7 Atti, 1862, vol. I, p. 5 s., ed anche in « Giornale del Governo di Capitanata »
(Foggia, Tip. Russo) 1861, pp. 25 s.
7
In tabella allegata al decreto 7 gennaio 1861: Distretto di Foggia - Circondari 11
con 18 comuni: Foggia, Orta, Stornarella, Cerignola, Casaltrinità e Saline, S. Ferdinando,
Manfredonia, Montesantangelo, Vieste, Lucera, Biccari, Alberona, Roseto, Volturara,
Volturino, Motta, Montecorvino, S. Bartolomeo in Galdo. Distretto di Sansevero - Circondari
12 con 25 comuni: Sansevero, S. Marco in Lamis, Rignano, S. G. Rotondo, S. Nicandro,
Cagnano, Carpino, Vico, Peschici, Rodi, Ischitella, Apricena, Lesina, Poggimperiale,
Torremaggiore, S. Paolo, Serracaprio. la, Chieuti e Tremiti, Castelnuovo, Casalvecchio,
Casalnuovo, Pietra, Celenza, Carlantino, S. Marco la Catola. Distretto di Bovino - Circondari
9 con 21 comuni: Bovino, Panni, Castelluccio Sauri, Savignano, Deliceto, S. Agata, Ascoli,
Candela, Troia, Celle, Castelluccio Valm., Faeto, Castelfranco, Montefalcone, Ginestra,
Accadia, Monteleone, Anzano, Orsara, Montaguto, Greci.
8
« Circoscrizione della nuova provincia di Principato Ultra (Avellino) ».
Questo decreto si richiama a quello del 25 ottobre 1860, che proclama la
Delegazione di Benevento incorporata al nuovo Regno (Atti 1861, pp. 250 s. con la
Relazione di Liborio Romano, consigliere incaricato dei Dicasteri dell'Interno,
dell'Agricoltura e del Commercio).
9
Ibidem, pp. 253 s. Per effetto di tali mutilazioni, con decreto del 1 aprile 1861 di
quello stesso Principe, su relazione di Spaventa (Atti, ib., p. 437), si annullava e sostituiva
con altra « aggiornata », la tabella della circoscrizione dauna unita al decreto che promulgava
tra noi la legge « Sul Municipio » 23 ottobre 1859. Ne riproduciamo gli elementi nella tavola
a pag. 11 con i risultati delle elezioni provinciali. Il censimento del 31 gennaio 1861 in base
alla nuova circoscrizione, darà i seguenti risultati: Circondario di Bovino (Km.2 1.077,31,
comuni 21) pop. 46.131; cir. di Foggia (Km. 2 3.639,84, comuni 18) pop. 140.588;circ. di S.
Severo (Km.2 3.318,78, comuni 25) pop. 126.166: totale ab. 312.885).
10 Atti, 1861, II, pp. 425 e 463.
11 A capo della provincia (divisa in circondari, mandamenti e comuni), quale
rappresentante del potere secutivo, è il Governatore (con un suo vice e il Consiglio
di Governo). Vi è anche il Consiglio provinciale che nelle circoscrizioni con
popolazione non superiore a 200 mila ab., come la Capitanata, consta di 40 membri,
nominati dagli elettori dei mandamenti insieme con i consiglieri comunali. Esso
dura in carica cinque anni ed è annualmente rinnovabile per un quinto; le sue
sessioni annuali durano 15 gg., dal primo lunedì di settembre, sono aperte e chiuse
dal Governatore, quale regio commissario, con facoltà di sospenderle,, e il
Consiglio elegge la deputazione prov.le di quattro membri, che dura un anno.
12 Ecco il panorama di quella consultazione: Foggia, iscr. 3277, vot. 2133, media per
100 iscr. 65.09; Sansevero, iscr. 3199, vot. 2313, media 72,30; Bovino, iscr. 1467, vot. 1030,
media 70,21.
13 Estratto dal « Giornale del Governo della Capitanata » 1861, n. V, p. 148.
14 Dedicheremmo a ciascuno degli eletti un cenno biografico se non vietassero lo
spazio e le angustie, che tuttora da noi ostacolano la ricerca storica.
15 Per il decreta reale 31 agosto 1861 al Bardesono successe l'avvocato Alessandro
Strada, già direttore presso il Dicastero dell'interno e della polizia (« Gior.
19
nale del Governo di Capitanata », 1861, p. 203). Con lui si iniziò la serie dei funzionari, che
all'esordio del Regno d'Italia fecero in Capitanata un « cinematografo prefettizio » (CARLO
VILLANI , op. cit., cap. XVII. Su la imparzialità di quest'opera del facoltoso autore foggiano,
si veda l'ampio resoconto critico di TOMMASO FIORE : La formazione dell'Unità d'Italia
attraverso la Capitanata 184870, in « Montecitorio », Roma, lu.- ag. 1961, pp. 5-16).
1 6 Quattordici su quaranta eletti al Consiglio disertarono i lavori: Caruso, Cessa,
D'Addetta, Giuliani, Paolucci, Perna, Torella, Tozzi, Visciola, Zaccagnino. Nel suo
intervento del 1 ottobre il De Ambrosio rilevò l'assenza di quasi tutti i suoi colleghi del
circondario di San Severo, « intimiditi ragionevolmente dal brigantaggio ». Si vorrebbe dare
ingresso a questa spiegazione, per giustificare coloro che non risposero mai, o dissero una
sola volta «presente » (furono in quattro: Del Sordo, Jusi, Labianca, Ripandelli) nel primo
consesso italico della loro provincia. Ma la scusa del brigantaggio, se poteva essere valida - e
fino a un certo punto a discolpa di chi era investito di un mandato, - per i consiglieri del
Gargano e del Subappennino (non impediti del resto, di chiedere la protezione delle Autorità
o di dimettersi), non calzava, invece, per quelli di Manfredonia, Cerignola, Casaltrinità e San
Severo (di cui rimase... contumace l'altro eletto, il Del Sordo), che non erano infestate da
fuori legge.
17 Il titolo marchionale dei De Luca, legato alla terra di Roseto Valfortore, rimontava
al 1797, anno del soggiorno dei Reali in Foggia per le nozze del principe ereditario Francesco
con Clementina d'Austria. Don Luigi d. L., sindaco di Foggia nel gennaio 1848, tenne
onorevolmente la carica, poi non sdegnando anche la vice presidenza del comitato foggiano
che, dopo la reazione del 15 maggio di quello stesso anno, accarezzò la illusione di un
governo provvisorio (C ARLO VILLANI , Scrittori ed artisti pugliesi antichi, moderni e
contemporanei. Trani, Vecchi 1904, p. 533; Risorgimento dauno, p. 54).
I8 Queste e altre leggi sul Tavoliere in FRANCESCO DIAS, Corso completo di diritto
amministrativo del Regno delle Due Sicilie. Napoli, ed. Rossi-Romano, 1854. Cospicua la
letteratura intorno alla Dogana e al Tavoliere, nonostante l'indifferenza che fino a un
decennio fa mostrava per l'argomento la cultura ufficiale. Tra i nuovi contributi, notevole
quello di Raffaele Colapietra in « Rassegna di Politica e di Storia» (Roma): Vicende
storiche ed ordinamento della Dogana di Foggia fino a Carlo di Borbone (n. 57); Gli
economisti settecenteschi dinanzi al problema del Tavoliere (n. 58-59); Riforma e
restaurazíone del Sistema del Tavoliere di Puglia (n. 60); La grande polemica ottocentesca
intorno al Tavoliere di Puglia (n. 74-75). Per esaudire le istanze della cultura, appare
quest'anno una « Miscellanea della Dogana e del Tavoliere di Puglia », affidata a chi nel
1950, a traverso le Società di Storia Patria e Dauna di Cultura, ottenne il risveglio degli studi
intorno a quel colossale istituto, che il reggente Capace Latro definì « nervos nostrae
Neapolis » (MARIO SIMONE, Una singolare istituzione della pastorizia: la Dogana di
Foggia, in «Giornale del Levante», Bari, 2 maggio 1961, n.ro dedicato alla Fiera di Foggia,
e in « La Martinella », Milano, vol. XVI).
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A proposito di strade, in sede di discussione di bilancio (XI, 28 sett.) il Paolella
avanzò e ritirò la proposta che quelle provinciali si dichiarassero consortili e che in avvenire,
costruite da consorzi di comuni e sussidiate dallo Stato e dalla Provincia, questa imprendesse
a manutenerle soltanto a rete compiuta.
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La questione ha radici in un istituto « sui generis » (v. ALFONSO LA CAVA, Il
terraggio lucerino, in « Archivio Storico per le Provincie Napoletane », vol. X X I X 1938,
pp. 29 s.).
21 Vana protesta. Ma quelle mutilazioni, giudicate quanto meno frettolose, non
lasciarono cheta la Provincia fino a quando non furono indennizzate.
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Sarebbe interessante, oltre che doveroso, soffermarci ad analizzare quel
fondamentale documento contabile, che non risulta nella raccolta degli atti provinciali
antichi. D'altra parte il fascicolo a stampa, dedicato a quella prima assemblea, non ne
riproduce integralmente i lavori, nè contiene gli allegati, compreso i1 bilancio, cui si
richiama nella parte narrativa e in quella dispositiva dei processi verbali. (Atti del Consiglio
Provinciale di Capitanata per l'anno 1861. Foggia, Tip, Provinciale, 1862).
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