La pagina del Sole 24ORE Progetti e Concorsi con il testo integrale
Transcript
La pagina del Sole 24ORE Progetti e Concorsi con il testo integrale
Il Sole 24Ore - Progetti e Concorsi PRIMA PAGINA sabato 31 maggio 2014 pagina 1 Progetti e Concorsi - 2014-05-31 - Pag. 1 Operazione Marsiglia. Matthieu Poitevin parla della riqualificazione a 800 euro a mq La Friche, rigenerazione partecipata e low cost L’architettura più riuscita è quella che sparisce dopo che è stata realizzata». Matthieu Poitevin, architetto 49enne di Marsiglia, socio dello studio Arm Architecture, è molto popolare in Francia per aver ridato vita alla vecchia manifattura tabacchi della città portuale, trasformandola in «La Friche belle de mai», uno dei casi esemplari in Europa di valorizzazione di spazi pubblici a basso costo: perno di un progetto culturale «dal basso» che non gode di alcuna assistenza da parte dello Stato e può contare su 1 milione e 600mila visitatori l’anno, di cui 500mila alle esposizioni d’arte. È una proprietà comunale data in gestione per 60 anni a una cooperativa pubblico-privata che chiude il bilancio in pareggio coprendo anche la manutenzione ordinaria. «È una proprietà pubblica – spiega Poitevin – che non è mai stata oggetto di squat, erano spazi abbandonati che sono stati occupati per dar vita ad attività culturali ed economiche, in regime di piena autorizzazione». Intorno all’area di 45mila metri quadrati spuntano le gru come funghi, a conferma che la rigenerazione urbana produce mercato immobiliare anche quando parte dal basso, anche quando avviene in zone periferiche ad alta tensione sociale, come in questo cuore nord della capitale della Provenza. «Friche belle de mai» contiene laboratori d’arte affittati a nove euro a metro quadrato, spazi espositivi di arti plastiche e visuali, due sale teatrali, scuole d’arte, scuole materne ed elementari, orti di quartiere, terrazze, ristoranti. «Questo è un parco, una strada pubblica», sintetizza Matthieu. Poitevin racconta la storia della metamorfosi dal basso di questo complesso di edifici, un esempio vincente della trasformazione urbana partecipata, cominciata nel 1992 con l’occupazione dello spazio da parte di 70 associazioni giovanili sociali e culturali, poi portata avanti dallo studio Arm, a partire dal 2001. di Giorgio Santilli Continua a pag. 3 segue Il Sole 24Ore - Progetti e Concorsi SVILUPPO URBANO sabato 31 maggio 2014 pagina 3 Progetti e Concorsi - 2014-05-31 - Pag. 3 Operazione Marsiglia. Laboratori, orti urbani, scuole, mostre Modello La Friche per uscire dalla crisi Poitevin: «Il progetto è stato scelto non dalle autorità, ma da chi usava questi spazi». Riqualificazione esemplare, ora è un centro di performance per l’arte, le gru nelle aree intorno dicono che ha rilanciato il mercato L’architetto – racconta Matthieu – arriva in questo spazio quasi per caso, chiamato dalle associazioni che lo occupano perché i vigili del fuoco non danno autorizzazione a fare spettacoli e a usare gli spazi. Allora abbiamo detto: perché, oltre a firmare gli atti necessari alle autorizzazioni, non cogliamo l’occasione per proporre uno schema direttorio degli spazi, un progetto capace di riorganizzare complessivamente gli spazi? Quindi non è stata una proposta della città, delle autorità cittadine, ma la città è stata costretta ad accettare una proposta da parte di chi già usava questi spazi». Quintessenza della trasformazione partecipata, intrinsecamente legata a una visione leggera dello spazio e dell’architettura. «Per la loro storia, questi spazi restano così mutevoli e cangianti». Un tratto che è rimasto a caratterizzare La Friche anche quando al governo della città andò la destra con il sindaco Jean-Claude Gaudin (appena riconfermato nelle ultime tornate di amministrative): pretese di rafforzare qua e là gli spazi istituzionali all’interno dell’area, teatro, luoghi espositivi, ma senza cambiare la natura del progetto e dell’area. E Matthieu rivendica questo tratto: «Concepiamo l’architettura come danza, arte che si esprime in forma di improvvisazione». Spontaneità che assurge a modello e diventa esemplare a Belle de mai. Uno dei punti fondamentali del piano direttivo messo a punto da Arm fu subito l’utilizzo della splendida terrazza che affaccia sulla città e che in precedenza era chiusa. «Un’enorme piazza che è stata forata e sfondata per consentire di entrare in comunicazione con il piano sottostante degli atelier». Matthieu ci tiene a ricordare che gli interventi qui hanno un costo di 800 euro al metro quadrato per il Comune che li sostiene, contro cifre tra 2.500 e 5.000 euro al metro quadrato degli interventi realizzati da Euromediterranee, l’agenzia pubblica mista Stato-città che dal 1995 gestisce la trasformazione di una ampia fetta del centro della città intorno al porto vecchio. Per i laboratori degli artisti l’affitto a Belle de mai è di 9 euro al metro quadrato e comprende anche la bolletta dell’energia. «Qui venivano 50mila visitatori l’anno prima dell’avvio dei cantieri, ora è diventato un luogo alla moda di Marsiglia», ricorda Matthieu rivendicando «un modello di risanamento e rilancio partendo dall’esistente». Ci sono ancora 3.500 metri quadrati liberi. A portare la «missione Marsiglia» dell’Ance e del Consiglio nazionale architetti in questo luogo inusuale per l’esperienza di molti costruttori sono stati i consigli di Matteo Robiglio, docente di Progettazione architettonica al Politecnico di Torino e socio dello studio Tra. Già con Avventura urbana, Robiglio aveva puntato sulla trasformazione partecipata come fattore di innovazione nel mercato immobiliare. Continua a pensare che sia una delle leve per far ripartire il mercato e dargli più aderenza alla domanda di spazi ormai fortemente diversificata. «Da qualche tempo abbiamo iniziato una riflessione – dice Robiglio – sul punto di inizio di un’esperienza di rigenerazione urbana: quali spinte consentono di costituire una massa critica iniziale che poi attrae anche investimenti privati? Molte esperienze in Europa, da Berlino a Bercy, a East London, dove sta avvenendo il rilancio del mercato immobiliare dopo il blocco seguito alle Olimpiadi, sono partite proprio da investimenti a costo molto basso su aree ed edifici che hanno un valore prossimo allo zero. La sfida è rimettere in moto i mercati immobiliari partendo dal basso, con costi limitati, dando una risposta ai bisogni della fascia dei giovani e della ex classe media impoverita. Questo genere di esperienze offrono disponibilità di spazi a prezzi contenuti, iniziano con un uso temporaneo, poi cominciano a produrre valori immobiliari, facendo ripartire un ciclo di quartiere dove venti anni prima si concentrava il disagio sociale». Robiglio chiarisce che «questo è un modello di sviluppo, non c’è nessuna forma di assistenzialismo, non c’è a fine anno un comune che ripiana le perdite». Belle de mai è diventato un centro per performance di arte alla moda, i locatari acquisiscono lo spazio dalla cooperativa che lo gestisce. Il ruolo del pubblico semmai è proprio nell’innesco: un accordo contrattuale per dare certezze a chi usa lo spazio e una partecipazione all’investimento iniziale. Poi, è solo mercato. Innovativo rispetto a quello tradizionale, ma mercato. © RIPRODUZIONE RISERVATA di Giorgio Santilli