Residenze per anziani Un affare per pochi

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Residenze per anziani Un affare per pochi
Mercato & Polizze
welfare
Residenze per anziani
Un affare per pochi
Quali sono le condizioni per far convergere capitale pubblico e privato, per risolvere
un problema che sta diventando sempre più diffuso? Hanno provato a rispondere
Assoprevidenza e Itinerari previdenziali con uno studio. Ed ecco che cosa è emerso
Nino Mezzatesta
È
possibile coniugare sociale e business nelle residenze per anziani? E in che modo lo si può fare?
Per rispondere a questo interrogativo e
stimolare il dibattito pubblico in un paese dove gli ospiti di queste str utture
devono sostenere rette troppo spesso
insostenibili, a questo proposito, Assoprevidenza e Itinerari Previdenziali
hanno realizzato uno studio, denominato Quaderno di approfondimento.
E quindi? Quindi, «la risposta al quesito», spiega lo studio, «è af fermativa: il
fabbisogno assistenziale legato all’invecchiamento della popolazione non
deve essere considerato esclusivamente come fattore di costo, ma un’opportunità per il sistema economico e un
terreno ideale per sperimentare forme
innovative di investimento pubblico-privato, in par ticolar modo attraverso
par tnership con investitori istituzionali,
quali fondi pensione e casse di previdenza private».
Non a caso, decisamente favorevoli a
questo tipo di investimento si sono
espressi Alber to Oliveti, Annamaria
Trovò e Alessandro Baldi, rispettivamente presidenti di Adepp, fondo pensione Cometa e fondo di previdenza
“Mario Negri”.
Pensioni basse
Per Sergio Corbello (nella foto), presidente di
Assoprevidenza, la difficoltà maggiore
è rappresentata dalle indennità Inps troppo basse
per finanziare le lunghe degenze
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Modelli diversi Il punto di partenza è la visione della vecchiaia come
normale evoluzione e dell’arco di vita;
in questa ottica, piuttosto che concentrarsi esclusivamente sui ser vizi rivolti
alle situazioni di disabilità grave, occorre inter venire tempestivamente sui fattori di rischio. Individuando le dif ficoltà che emergono con il progr edir e
dell’invecchiamento e progettando le
relative soluzioni.
In questo contesto occorre cambiare il
modello di “residenzialità”, per proget-
tare soluzioni abitative. Queste, pur coerenti con il progressivo bisogno di
prestazioni assistenziali dell’età anziana, dovranno favorire una migliore qualità della vita, ridurre o ritardare la necessità di inter venire con ser vizi dedicati e privilegiare la permanenza della
persona nella sua abitazione.
Il Quaderno di Assoprevidenza e Itinerari previdenziali ha così puntato a spingersi oltre i fondamentali aspetti “sociali”. In altre parole, lo studio ha considerato la disciplina anche in chiave di in-
Polizze dedicate
Alberto Brambilla (nella foto) presidente di
Itinerari Previdenziali propone la diffusione
di speciali polizze assicurative dedicate agli
anziani. «Occorre trovare fin da subito delle
soluzioni per colmare il gap tra costo delle
rette e rendite pensionistiche», aggiunge.
«Magari guardando all’estero, dove in alcuni
paesi long term care è già obbligatoria.
Come, per esempio, in Germania».
vestimento, nell’ottica - al giorno d’oggi
molto di moda - delle sinergie tra pubblico e privato.
Due limiti tutti italiani Il problema centrale è come reperire le risorse necessarie allo sviluppo di un
“parco” abitativo coerente con i bisogni
della popolazione anziana. Un problema di non facile soluzione, in par ticolare considerando l’attuale congiuntura
economica. In un simile contesto, potrebbero avere un ruolo impor tante gli
investitori istituzionali (fondi pensione,
fondi sanitari, fondazioni). Per loro,
l’investimento immobiliare che ha come target i senior è par ticolarmente interessante. E questo, sia per le sue caratteristiche di lungo periodo, sia per la
sua funzione sociale.
La collaborazione, secondo gli specialisti che hanno contribuito alla ricerca,
non solo è possibile, ma non può neppure essere rimandata. In questo campo
l’Italia ha infatti due grandi limiti. Il primo è la totale mancanza di coper ture
long term care, indispensabili per gli
anziani e che non possono essere soddisfatte dal Ser vizio sanitario nazionale. Il secondo sono invece gli impor ti
medi delle pensioni erogate dall’Inps e
dalle casse professionali: su 16,259 milioni di pensionati, 7 ricevono assegni
che non superano i 1.000 euro lordi al
mese, altri 4 arrivano a 1.500 (poco più
di 1.000 netti) e 2,5 non superano i
2.000. Secondo lo studio, «si tratta di
pensioni con cui si può vivere se in buone condizioni di salute, ma che non bastano per af frontare la non autosuf ficienza: i costi giornalieri delle strutture
residenziali per anziani, sommando la
quota alberghiera in capo alle famiglie
a quella sanitaria pubblica, vanno dai
106 euro ai 233 euro al giorno».
Anche se il sistema pubblico, prosegue
lo studio, «si accolla in media il 51% della spesa, la quota che resta a carico
dell’anziano va dai 1.500 ai 3.400 euro al
mese. Costi impossibili da sostenere,
con la sola rendita pensionistica, per la
gran par te degli ospiti delle residenze».
Ltc obbligatoria? E allora? Che
fare? Secondo lo studio di Assoprevidenza e di Itinerari Previdenziali occorre introdurre, e con urgenza, l’obbligatorietà della long term care. Per
poter raddoppiare la rendita pensionistica all’insorgere della non autosuf ficienza (prevedendo magari integrazioni intermedie secondo i livelli di bisogno).
«Non capita spesso che business si
combini con sociale: questa è una delle
rare “congiunzioni astrali” favorevoli
che varrebbe la pena di percorrere, anche a passo spedito», sostiene Alber to
Brambilla, presidente del Centro studi
e Ricerche Itinerari Previdenziali, il
quale aggiunge che «occor re trovare
fin da subito delle soluzioni per colmare il gap tra costo delle rette e rendite
pensionistiche, magari guardando
all’estero, dove in alcuni paesi long
term care è già obbligatoria. Come, per
esempio, in Germania».
«Non sfugge», aggiunge Sergio Corbello, presidente di Assoprevidenza,
«l’impor tanza delle sinergie che possono essere realizzate con fondi e casse
sanitarie per migliorare la coper tura
sociale». Questo soprattutto visto che
la situazione attuale «impone di agire in
un’ottica di welfare integrato», af ferma
Corbello. «Lo sviluppo del compar to ha
anche potenzialità innegabili sotto il
profilo dell’occupazione, dato che determina la creazione di posti di lavoro
che cer tamente non possono essere delocalizzati. E neppure sostituiti facilmente con la tecnologia, per quanto
avanzata possa essere».
Ma chi ha par tecipato al Quaderno di
approfondimento? Presto detto: lo studio è stato coordinato da Laura Crescentini per Assoprevidenza e da Edoardo Zaccardi per Itinerari previdenziali. Ed è stato realizzato con vari contributi: oltre a Brambilla, Corbello, Baldi hanno par tecipato Rosemarie Serrato, Agostino Papa e Vito Bisceglie
(rispettivamente senior counsel, par tner e of counsel dello studio legale Dla
Piper); Alessandro Bugli e Paolo Novati (componenti del Centro studi e ricerche itinerari previdenziali); Guido
Cisternino, responsabile enti, associazioni e terzo settore di Ubi Banca;
Amedeo Duranti, presidente di Ribes;
Fabio Toso (vicedirettore generale
n
della Fondazione Oic). ”
Lo sviluppo di questa attività ha molte potenzialità
sotto il profilo dell’occupazione: infatti, determina
la creazione di posti di lavoro che non possono
essere delocalizzati. E neppure sostituiti con
la tecnologia, per quanto avanzata possa essere
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