Ndm-1: l`ultimo nato tra i batteri multi

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Ndm-1: l`ultimo nato tra i batteri multi
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U.O. di Microbiologia, Policlinico S.Orsola-Malpighi, Università di Bologna
Direttore: Prof. Maria Paola Landini
Vol. 3 n. 8, Settembre 2010, a cura di Maria Paola Landini e Simone Ambretti
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Ndm-1: l’ultimo nato tra i batteri multi-resistenti viene dall’India
Grande risalto ha avuto sui mezzi di informazione nazionali e internazionali la
pubblicazione su “Lancet” di un lavoro che tratta della scoperta di ceppi batterici,
isolati in India, Pakistan e UK che mostrano un nuovo meccanismo di resistenza agli
antibiotici, denominato Ndm-1, che li ha fatti definire “Superbatteri”!.
QUAL’È IL REALE SIGNIFICATO DI QUESTA SCOPERTA?
QUANTO É VERAMENTE UNA GRANDE NOVITÀ NEL CAMPO DELLE ANTIBIOTICO-RESISTENZE?
Il meccanismo di resistenza in questione, sviluppatosi in alcune specie di enterobatteri (soprattutto Klebsiella
pneumoniae ed Escherichia coli), è rappresentato da una metallo-betalattamasi: l’acronimo Ndm-1 significa
infatti New Delhi Metallo-betalattamase. Questo enzima idrolizza ed inattiva i carbapenemi, una delle
ultime classi di antibiotici efficaci contro i batteri gram-negativi multi-resistenti. Non c'è dubbio quindi che si
tratti di una resistenza che implica gravi problemi terapeutici, anche perchè, in sua presenza, i pochi
antibiotici che rimangono efficaci hanno seri effetti collaterali (colistina) o non raggiungono tutti i possibili
siti di infezione (tigeciclina).
Peraltro non si può affermare che un meccanismo di questo tipo rappresenti una novità assoluta, dato che la
resistenza ai carbapenemi è un fenomeno noto ormai da vari anni. Inizialmente questa resistenza si sviluppò
nei batteri gram-negativi non fermentanti (Pseudomonas aeruginosa, Acinetobacter baumannii),
diffondendosi poi in misura sempre maggiore anche agli Enterobatteri. In questi batteri la resistenza ai
carbapenemi può essere mediata da tre meccanismi: 1) produzione di metallo-betalattamasi; 2) produzione di
carbapenemasi; 3) produzione di beta-lattamasi associata a perdita di porine di membrana.
E’ importante puntualizzare che le Klebsielle pneumoniae che producono carbapenemasi (carbapenemasi
KPC, hanno, dal punto di vista fenotipico, lo stesso tipo di resistenza dei nuovi “superbatteri indiani” e sono
emersi negli USA nel 2001, diffondendosi poi in tutto il mondo. In Italia i primi casi sono stati osservati nel
2009, ma la velocità di diffusione di questi ceppi è preoccupante, tanto che, nella realtà del nostro
Policlinico, nel 2° trimestre 2010, sul totale dei ceppi di K. pneumoniae isolati, l’11.4% è risultato resistente
ai carbapenemi per la produzione di KPC.
Mentre i ceppi produttori di KPC sono rappresentati in grande misura da K. pneumoniae isolate da pazienti
ospedalizzati, i ceppi Ndm-1 indiani sembrerebbero in grado di diffondere rapidamente anche in comunità,
probabilmente anche per le condizioni igienico-sanitarie di quel Paese. Inoltre Ndm-1 si è diffuso molto
rapidamente a varie specie di enterobatteri, indicando una notevole capacità di diffusione inter-specie.
Concludendo, il “Superbatterio indiano” non è di per se una novità assoluta in quanto si va ad aggiungere ad
altri simili già noti. Il problema complessivo dell’antibiotico-resistenza, soprattutto nei patogeni gramnegativi, rappresenta però una preoccupante e reale minaccia alla salute pubblica.
Appare quindi evidente come, per limitare la diffusione di questi ceppi multiresistenti, siano
assolutamente necessarie misure di sorveglianza e di controllo delle infezioni ma anche, se non
soprattutto, interventi mirati ad un utilizzo appropriato degli antibiotici, allo scopo di ridurre la
pressione selettiva che inevitabilmente favorisce l’emergere dei ceppi resistenti.
Per ogni chiarimento in merito si faccia riferimento ai seguenti recapiti:
Dott. Simone Ambretti, 051/6364515 – 051/6363672; [email protected]