Insieme a…NOI

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Insieme a…NOI
CIRCOLO SAN GIOVANNI BOSCO
San Pietro in Gù
Insieme a…NOI
Settembre 2015, n°8
Periodico di informazione dell'Oratorio di San Pietro in Gù
A TUTTO GAS...
I n v i ag g io a t to rn o a g l i o c ch i
...e se il fil di fumo del mio
sigaro fosse un garbato
Saluto a te in libertà?
INDICE
In viaggio attorno agli occhi
pg. 1
Anno pastorale 2015-16:
unità nella diversità
pg. 3
Viaggio in Armenia:
la terra della croce
pg. 4
Passo Cereda 2015
pg. 6
Gr.est. 2015: buono da
leccarsi i baffi!
pg. 9
Gruppo Giovani:
Riflessioni sulla preghiera
pg. 10
Viviamo in positivo: V.I.P.
anche a S. Pietro in Gù
pg. 11
Festa delle Associazioni:
Volontari protagonisti
per un giorno
pg. 12
d i Ma s s im i l ia no F r ig o
S
e andiamo su Wikipedia,
alla voce “compassione”
troviamo più o meno queste note iniziali: ”La com-
passione (dal latino cum patior soffro con - e dal greco συμπἀθεια ,
sym patheia - simpatia, provare
emozioni con ...) è un sentimento
per il quale un individuo percepisce
emozionalmente la sofferenza altrui
provandone pena e desiderando alleviarla”.
Se volessimo riscrivere questa definizione con altre parole, in modo da
scavarla un pochettino, essa potrebbe
suonare così: “La compassione è una
condizione cognitivo-affettiva più durevole delle emozioni e meno incisiva
delle passioni (sentimento), per la
quale una persona, nella sua capacità
indivisibile di essere senziente ed
amante (individuo), raccoglie e fa
sintesi di alcuni dati emozionali
(percezione emozionale) derivanti da
altri individui in stato di afflizione,
che provocano in lui patimento morale e psicofisico (prova pena),
desiderando intraprendere azioni
concrete che possano risolvere l’altrui sofferenza...
Si, mi rendo conto che il concetto si
è ingarbugliato, troppo mentale. Infondo stiamo parlando di un sentimento e quindi bisogna alzare il
livello del cuore e relegare l’apporto
del raziocinio a quel tanto che basta
per convincerci che non stiamo trattando di cose astratte.
Ricominciamo. E stavolta partiamo
dagli occhi. Partiamo, a caso, dagli
occhi di una delle persone che
stanno attraversando il filo spinato
tra Serbia e Ungheria, oppure, se
volete, che stanno scendendo dalle
passerelle delle navi in Sicilia, è
uguale, tanto lo sguardo è il medesimo. Si lo so, come facciamo?
Sono a migliaia di km da qui. Beh,
Continua a pagina 2
Continua da pagina 1
allora dobbiamo essere
bravi a fermare con l’immaginazione un fotogramma di uno dei video dei
vari TG. Ce ne sono
tanti, per tutti i gusti, di
TG intendo. Eccolo, trovato, fermato. Ma c’è
rumore. No, non quello
dei pianti, delle urla di
disperazione per la perdita di una persona cara o
di contentezza per essere
arrivati vivi a destinazione. No, quello non è
rumore. Intendo il rumore
dei commenti dei giornalisti che danno spiegazioni
e creano domande, intelligenti e struggenti magari, ma le loro. No, dobbiamo riuscire a restare
soli con quegli occhi, soli
con quei suoni di umanità
ferita. Fatto? Bene. Ma
per essere veramente soli
c’è ancora un rumore da
eliminare, il più difficile
da togliere. Sono le infinite frasi fatte sugli immigrati, i tanti discorsi su di
loro e sui problemi che
ci portano, è il rumore
dei comizi politici, di chi
li vuole e di chi non li
vuole, dello sbraitare in
piazza, al bar o a casa.
E poi il peggiore di tutti,
il rumore assordante della
nostra paura. Fatto tutti?
Ecco, ora siamo arrivati a
vedere due occhi immersi
in una confusione di voci
e di lingue diverse ma
che si comprendono fra
loro perchè la fame e il
pianto si traducono in
ogni luogo allo stesso
modo. Facciamo un altro
passo. Teniamoci forte,
questo è duro. Respiriamo a pieni polmoni l’aria
intorno a quegli occhi,
annusiamone
l’odore.
Nauseabondo, acre, penetrante. Forse i nostri
nonni se lo ricordano, ma
noi no, non ne abbiamo
esperienza. E’ l’odore
della miseria e della disperazione. Eh si, la
miseria ha un odore,
fisicamente intendo. E’
l’odore della pelle che
non vede l’acqua da tanto tempo, dei vestiti indossati da mesi, è l’odore delle ferite infette…
aggiungiamo? No, è già
forte così. E’ dura, è
vero. Ma come facciamo
a “percepire emozionalmente” la sofferenza di
quegli occhi se non ne
abbiamo
l’esperienza?
Qui, giocoforza, per la
maggior parte dobbiamo
fare un altro sforzo di
immaginazione. Fatto anche questo? Arrivati a
questo punto le emozioni
dovrebbero aver cominciato a dilatare il cuore.
Questo viaggio attorno
agli occhi non è facile,
siamo tutti, chi più chi
meno, affetti da oblio
della coscienza. Sullo
schermo più o meno
grande che abbiamo a
casa, stanno passando,
ormai da anni, immagini
e immagini di uomini,
donne e bambini stanchi,
disorientati,
disperati,
morti. Umanità ammassata sui barconi o stipata
dentro dei vagoni, che
cerca di raggiungere un
sogno, quello di vivere in
pace e con dignità. Non
tesori, non ricchezze,
semplicemente vita. E’
terribile,
desolante...
”Mario lo sai che ho
preso il telefono nuovo?
È pieno di app, è da 5
pollici… la vita va avanti e
mica ci posso fare niente”... l’oblio. Una sorte
benevola ci ha immeritatamente concesso di vivere
in un tempo ed in un luogo dove miseria e guerra
non sono parte della nostra quotidianità e lustri di
questo benessere ci hanno
portato a lamentarci in
maniera analitica e scientifica del poco che ci manca anziché gridare per il
molto che manca agli altri.
Ma nonostante tutto, se ci
fermiamo un attimo, dentro
di noi abbiamo ancora la
capacità di commuoverci e
di compatire. Se smettiamo
di pensare al Buon Samaritano come ad un fessacchiotto perditempo e spendaccione, troveremo le
radici della compassione al
di là della nostra appartenenza politica e culturale.
Noi cristiani, tra l’altro,
siamo fortunati. Il “nostro”
Dio ci ha offerto un gran-
de esempio di compassione
facendosi uomo, patendo
con noi le nostre pene e
morendo in croce per alleviarle. Per cui, da destra,
da sinistra, dal centro, dalle
stelle o da qualsiasi altra
parte politica arriviamo,
abbiamo questa luce che ci
guida. Sempre che lo vogliamo. Sempre che ci
svegliamo. Ora manca l’ultima parte della definizione
iniziale. Per compatire fino
in fondo dobbiamo anche
fare qualcosa per alleviare
le sofferenze di chi è in
difficoltà. Beh, qui il discorso si fa ampio, mille sono
i modi con i quali possiamo
aiutare. Credo però che il
primo e più grande aiuto
da dare sia quello di cambiare noi stessi, di rivedere
le nostre priorità, di relativizzare i nostri bisogni, di
cambiare il modo di guardare quei sofferenti per
iniziare un nuovo viaggio
intorno ai loro occhi.
Sabato 17 Ottobre
Insieme per la missione: il corso promosso dalla Diocesi
di Vicenza ha l’obiettivo di preparare i giovani (19-35
anni) al volontariato missionario.
Domenica 8 Novembre
Fai della tua vita un dono d’amore: percorso del Gruppo
Giovani in Discernimento per progredire nella vita vissuta
come risposta a Dio nell’orizzonte dell’amore donativo; si
basa su un presupposto di fede: Dio ha fatto dono della
vita con l’invito a metterci creatività e responsabilità per
“viverla in pienezza”. Questa “pienezza” è tanto più autentica e felice quanto più si allinea al SUO progetto
d’amore.
Martedì 8 Dicembre
Le religiose Figlie di S. Anna celebrano i 150 della loro
fondazione nella Chiesa. Non mancheranno iniziative e
celebrazioni anche nel nostro paese che ospita da molti
anni le sorelle di questo ordine. Il calendario sarà pubblicato sul sito internet della Parrocchia e sul prossimo numero di questo Giornalino.
Pagina 2
ANNO PASTORALE 2015-16: UNITA’ NELLA DIVERSITA’
di Luisa Giuliari
P
roprio ieri un
papà diceva che
la preparazione
al Battesimo era
stata per lui una bella
scoperta: incontrare altri
genitori, confrontare dubbi
e preoccupazioni, stringere
nuovi legami di amicizia,
crescere nella conoscenza
del Vangelo, pregare insieme col cuore, senza timore.
In poche parole questo
papà ha detto cos’è concretamente la parrocchia:
un luogo di accoglienza, di
relazioni, di spiritualità ed
esperienza viva di fede
dove ciascuno, con la propria originalità, è aiutato
ad essere e diventare cristiano.
Occorre però saper amalgamare le diversità perché
non diventino difficoltà o
divisioni, ma ricchezza per
tutta la comunità e far sì
che la parrocchia sia una
comunità è compito di tutti.
Ritrovandoci, accogliendo,
unendo le nostre forze,
collaborando, siamo la
Chiesa che qui, in questo
territorio, in questo tempo
annuncia e testimonia la
salvezza e l’amore senza
fine di Dio, in ogni situazione, per ogni uomo.
In particolare le associazioni, i movimenti e i
gruppi ecclesiali, ognuno
con la propria caratteristica, mostrano il volto fraterno della chiesa.
Già “facendo bene” il nostro servizio contribuiamo a
rendere più ricca di umanità e di fede la nostra
parrocchia: tessere relazioni
fraterne, autentiche, dare
un senso profondo a ciò
che si fa, essere fedeli ai
nostri impegni ci aiuta ad
essere più cristiani, più
maturi nella fede e nella
corresponsabilità.
Il rischio che corriamo,
per mancanza di tempo
soprattutto, ma forse anche per mentalità, è
quello di chiuderci nel
nostro impegno senza
considerare come “nostro”
anche il cammino che ci
accomuna a tutte le persone della parrocchia.
Com’è bello invece lo
stile di comunione che
porta a vedere nelle altre
esperienze e nelle altre
persone un dono per se’
e per il nostro gruppo. Il
divertimento dei giovani
che giocano alla Patrocup, l’entusiasmo dei
bambini e dei ragazzi
dell’ACR e dell’AGESCI,
lo spirito missionario del
Movimento della Speranza, i servizi della Caritas,
l’impegno di chi tiene
puliti gli ambienti della
parrocchia, la costanza di
catechisti, animatori, capi
scout, la cura delle liturgie... è gioia per tutti!
È interessante l’immagine
dei
vasi
comunicanti:
quando si riempie un vaso,
il contenuto si distribuisce
anche in tutti gli altri, raggiungendo lo stesso livello.
Così in una comunità il
bene fatto da uno va a
beneficio di tutti.
Che senso avrebbe un
vaso pieno e tutti gli altri
vuoti? La comunicazione è
uno degli aspetti più importanti del fare Chiesa:
non è informazione, ma
evento di incontro, simpatia, interesse, partecipazione. Il risultato della comunione-comunicazione è il
sentirsi tutti “dalla stessa
parte”, gioire dei successi
e condividere i pesi.
Pagina 3
L’aria che si respira si fa
leggera e gioiosa.
- Che bella questa vostra iniziativa! Continuate!
- Coraggio! Se avete
bisogno...
- Non ho capito: volete
spiegarmi?...
Ma questo non si improvvisa, è frutto di un
cammino e di una costante attenzione all’interno dei gruppi, ma anche
tra i gruppi.
È necessario ritrovarsi a
pensare insieme alla comunità, liberi da pregiudizi, attenti a tutte le realtà
della parrocchia, creativi e
coraggiosi, dove ciascuno
dà il meglio per promuovere l'attività pastorale.
Non basta pensare per
gli altri, occorre pensare
con gli altri.
Questo valore lo possiamo sperimentare concretamente soprattutto nei
momenti della programmazione pastorale all’inizio dell’anno e nei momenti della verifica.
Qui è necessario quel
discernimento
spirituale
che ci aiuta a scegliere
ciò che è bene per la
nostra comunità, disponibili a “perdere” qualcosa
di nostro per il bene di
tutti.
Chiederci “che cosa ci
guida“, “dove siamo” ,
“verso dove andiamo” e
“in quale modo” e quindi
un “chi lo attua”, aiuta a
essere attenti alle diverse
realtà e dimensioni: annuncio della Parola, liturgia e carità.
Allora potremo essere
una CHIESA DELLA
PROFEZIA, dove c’è
unità nella diversità, dove
si dà spazio a tutti, dove
opera lo Spirito Santo.
VIAGGIO IN ARMENIA: LA TERRA DELLA CROCE
Vista del monte Ararat
D
al 17 al 25
giugno, io e
don Giuseppe,
abbiamo aderito
alla proposta di radio Oreb
e dell’ufficio pellegrinaggi
della diocesi di Vicenza, di
fare un viaggio alla scoperta dell’Armenia.
Due sono state le principali motivazioni che ci
hanno spinti: la prima è
stata quella di andare a
trovare don Mario Cuccarolo che, con l’ordine dei
camilliani, dal ‘92, dirige
un ospedale costruito dalla
Caritas Italiana per volontà
di S. Giovanni Paolo II,
dopo il terribile terremoto
subito dall’Armenia il 7
dicembre
1988
con
100.000 vittime e centinaia di migliaia di persone
senza tetto; il secondo
motivo è stato il desiderio
di conoscere meglio questo
popolo e la sua cultura
nell’anniversario dei 100
anni dal genocidio.
Andiamo con ordine: l’Armenia si trova nel Caucaso meridionale tra il Mar
Nero e il Mar Caspio, per
capirci a Nord-est della
Turchia, fra Georgia, Azerbaijan e Siria.
Racconta una leggenda
che, dopo aver creato il
mondo, il Signore volle
fare un regalo speciale a
ciascuna terra.
A chi regalò un bellissimo
e azzurro mare, a chi
laghi di cristallo… alla
fine mentre stava per
andarsi a riposare gli si
presentò dinanzi l’Armenia
che disse: “Signore, mi
hai dimenticata. Che cosa
mi regali?”.
Al Signore non rimaneva
più nulla se non un pugno di sassolini…
Egli allora disse: “Ecco ti
regalo questi sassolini” e
così l’Armenia divenne il
paese più sassoso del
mondo!
I suoi abitanti ne hanno
fatto buon uso per costruire case, chiese e
palazzi, facendola diventare il paese dalle “pietre
parlanti”.
Siamo stati subito conquistati dal verde degli
immensi altipiani, l’altitudine media infatti è di
2000 m e abbiamo avuto la fortuna di vedere le
aquile reali che abitano
questi scoscesi pendii.
Solo il 3% del territorio è
inferiore ai 650 m di
altitudine, dove si trova la
capitale Yerevan, una
ricca e moderna città che
ha oltre un milione di
abitanti (un terzo del
totale).
Pensate che è stata fondata nel 782 a. C. addirittura prima di Roma!
Abbiamo soggiornato qui in
un hotel con piscina
(peccato che non avevo
portato il costume visti i
40° costanti, mentre don
Giuseppe qualche bagnetto
se lo è fatto…).
Abbiamo visitato il museo
dei manoscritti dove vi
sono contenuti 18.000
esemplari di vari argomenti
della cultura antica di cui
14.000 in armeno.
Gli Armeni hanno l’alfabeto
più completo del mondo
con 36 lettere corrispondenti a tutti i suoni della
loro lingua.
Nel museo della storia
abbiamo potuto ammirare
enormi tappeti fatti a mano
dove ogni figura simboleggiava un grande significato
spirituale.
Vi erano perfino due carri
antichissimi e la scarpa più
antica risalente al 5000
a.C. trovata in una grotta
adiacente ad un fiume
usata come cantina.
Sì, cantina perché, guarda
caso, qui riescono a coltivare le viti ad altitudini
superiori alle nostre producendo un buon rosso secco o semidolce, un bianco
secco, e un vino di melograno e amarena.
Si dà il caso che in Genesi 9,20 c’è scritto che
Noè fu il primo a piantare
una vigna e un giorno si
ubriacò.
Tempio di Garni
Pagina 4
di Monica Scapin
Recenti studi dell’università di Milano che hanno
fatto ricerche sul DNA
delle nostre viti, dimostrano che la madre delle
viti provenga proprio dai
piedi del Monte Ararat,
monte dove si fermò
l’Arca di Noè.
L’Ararat è il monte sacro
agli armeni, nessuno vi
sale, proprio per il reverenziale rispetto; esso è
alto 5000 m e sui
4000 sono stati ritrovati i
resti di un’antica arca
che sopravvisse ad una
immensa alluvione della
mezzaluna fertile.
L’Ararat è il grande ispiratore di canti, poesie e
preghiere… il punto d’incontro tra il popolo armeno e Dio.
Segno della grandezza
dell’antica Armenia, sì
perché quella attuale è
solo il 10% di quella di
un tempo.
Il monte Ararat ora si
trova sotto il confine turco e si può ammirare
solo dalla pianura sottostante.
Struggenti melodie abbiamo ascoltato che esprimono amore e nostalgia
espresse da un singolare
flauto dal nome “duduc”
fatto con legno di albicocco divenuto patrimonio
dell’umanità.
Oltre alle dolci albicocche, un altro frutto diffusissimo è il melograno,
del quale, ad ogni ambiente visitato, vi erano
venditori che proponevano
collane, e manufatti lignei.
Secondo una leggenda,
il melograno contiene
365 chicchi al suo interno, pari ai giorni dell’anno ed è pertanto ritenuto
il frutto della vita, un
buon auspicio da regalare
per augurare abbondanza
di anni.
Sempre legato ai simboli
della vita abbiamo visto
anche il paese delle cicogne dove su ogni palo
del telefono vi sono i
loro maestosi nidi.
Non ho ancora parlato
dei numerosi monasteri
che
abbiamo
visitato
(circa una ventina) ma
qui si aprirebbe un immenso capitolo, dove ogni
pietra è studiata per
grandezza,
forma
e
aspetto, centimetro per
centimetro.
L’altezza, la larghezza e
persino il numero delle
finestre hanno un significato simbolico ben preciso.
Le loro chiese non hanno
banchi o sedie e si partecipa in piedi, mentre
l’altare è rialzato più di
un metro da terra poiché
il tempio è quel luogo
sacro che collega la terra
al cielo.
Non usano esporre crocifissi ne statue ma icone
e quadri, specie del battesimo di Gesù sopra il
fonte battesimale.
Gli armeni amano fare
memoria della risurrezione
scolpendo una particolare
croce che non è simbolo
di morte, ma di vita!
Dai piedi del legno verticale zampilla acqua e
nuovi rami di vite prendono forma, ricordando
ciò che disse Gesù: “Io
sono la Vite, voi i tralci…” (foto in alto a sinistra). Questo popolo è
molto religioso e attaccato
alle tradizioni, tutta la vita
è impostata sul ritmo
delle ricorrenze cristiane.
In Armenia non vi sono
infatti stranieri di altre
religioni.
Questo paese è il primo
che ha accolto la fede
cristiana ascoltando il
Vangelo testimoniato dagli
apostoli S.Bartolomeo e S.
Giuda Taddeo.
Il loro re nel 301 d.C. si
convertì con tutta la famiglia grazie a S. Gregorio
l’illuminatore, dichiarando il
cristianesimo
religione
dell’Armenia, anche qui
anticipando l’impero Romano.
L’Armenia è l’unica nazione cristiana in mezzo a
paesi musulmani e per
questo da molto fastidio,
anche per il fatto che
questo popolo è ricco di
scaltri commercianti sempre
vissuti in mezzo alla via
della seta, a metà strada
tra la Cina e l’occidente.
Nonostante abbiano un
passato illustre e invidiabile
la popolazione vive nella
miseria basando la propria
condizione sui frutti della
terra e dell’artigianato manifatturiero.
Molte volte anziane signore
ci proponevano guanti,
berretti, presine, tovaglie
fatte con le loro mani,
oltre che marmellate, verdure sott’olio e frutta essiccata da gustare a casa.
Una nota di menzione la
merita il loro pane: finissimo più di una pizza, dalle
dimensioni 60x80cm, per
certi versi simile al pane
carasau della Sardegna,
ma lasciato morbido, con
Pagina 5
cui accompagnano antipasti, verdure e usato come
fagottino per contenere lo
spezzatino… è il loro
pane nazionale, usato
anche nella S. Messa.
Molte altre cose si potrebbero ancora dire specialmente sul genocidio e
sul periodo sovietico di
questo paese, ma lascio
alla vostra curiosità approfondire questi temi,
sofferenze di un popolo
che, aggrappandosi ad
una forte identità nazional
-religiosa, ha saputo affrontare problemi enormi
e piano piano sta giungendo ad un bel riscatto.
Per ottobre, il mese missionario, radio Oreb proporrà un DVD documentario sull’ospedale del
Cartiglianese P. Mario
Cuccarollo per raccogliere
fondi a loro favore e per
dicembre il diario del
nostro Viaggio che magari
si
potrà
condividere
proiettandolo in una serata al teatro.
E’ stata una bella esperienza della quale serberemo un grande ricordo.
N.B. per chi volesse fare
un bel pellegrinaggio,
l’ufficio pellegrinaggi diocesano è ricchissimo di
proposte vicine e lontane.
E
’
trascorsa
un’altra estate
all’insegna dei
Campi scuola
Parrocchiali proposti dalla
nostra parrocchia e l’esito
è stato positivo soprattutto grazie alla presenza
numerosa dei ragazzi che
vi hanno partecipato, i
veri protagonisti.
Ma non dimentichiamo
come sempre il generoso
servizio dei Capi Campo
con il loro staff di animatori e l’impegno speciale di cuochi e collaboratori che hanno permesso la buona riuscita di
queste esperienze uniche
di vita, di fede e di crescita.
1° TURNO: “ALL’AVVENTURA CON PETER PAN”
Sabato 27 giugno 38
bambini, 8 animatori e
Suor Anna Bertilla sono
pronti per partire .... valigie alla mano e via, si
salpa verso Passo Cere-
da per una nuova avventura!!
Una storia ed un’ambientazione ci accompagnano
per questa settimana:
“Peter Pan”.
In compagnia di questo
fantastico amico, l'equipaggio ha scoperto il
tesoro di alcuni valori,
imparando ad amare l'altro, ma ancora prima
rispettando ed amando
noi stessi; mettendo la
nostra fiducia nelle sue
mani, ci lasciamo guidare
completamente alla cieca.
La settimana è volata tra
scenette, attività e giochi
che ci hanno fatto crescere come persone e ci
hanno insegnato ad apprezzare davvero le cose
che ci circondano.
2° TURNO: “LA CREAZIONE”
Il campo-scuola dei ragazzi
di 1^ e 2^ media ha proposto come tema “la Creazione”.
Traendo spunto dal libro
della Genesi, si è pensato
di dividere il racconto in
base ai vari momenti che
biblicamente hanno dato
origine alla vita sulla Terra:
I° tema: “La luce e le
tenebre” trattando “il bene
e il male”;
II° tema: “Firmamento/
tenebre e mari” trattando
“scopro i miei Doni”;
III°
tema: “Natura”
trattando “la Vita Nuova”;
IV° tema: “il sole e la
luna” trattando “Le risorse energetiche oggi”;
V° tema “L’uomo e gli
esseri viventi” trattando
“Rapporto uomo e natura”.
L’esperienza è stata veramente
entusiasmante:
un bel gruppo di ragazzi
pronti a vivere una settimana intensa con entusiasmo e gioia, pronti a
stare assieme divertendoPagina 6
Il tutto tra le montagne,
ormai amiche, di Passo
Cereda, in un paesaggio
da sogno che abbiamo
imparato ad amare e
rispettare.
Ringraziamo i genitori che
hanno creduto in questo
campeggio
parrocchiale
come momento di crescita
per i loro figli ma soprattutto vogliamo ringraziare
i bambini che vi hanno
partecipato perché con i
loro sorrisi e la loro vivacità hanno reso unico
questo campo.
Pagina 8
disegni e dialoghi a cura di Martina Magrin
si, imparando e scoprendo cose nuove.
Questo è stato possibile
grazie alla presenza di
uno staff di animatori che
con entusiasmo e voglia
di mettersi in gioco hanno preparato, ancor prima
di salire a Passo Cereda,
tutte le attività da proporre giorno per giorno cercando di trasmettere ai
ragazzi argomenti e sen-
3°
TURNO:
Da alcuni anni la nostra
Parrocchia
propone
un
campo
estivo
riservato
esclusivamente ai ragazzi
cresimandi di terza media.
Questa idea è stata pensata principalmente perché,
a questa età, i ragazzi
stanno attraversando un
periodo di cambiamenti
profondi, sia in ambito scolastico, personale e dal
punto di vista delle fede.
Per questo il campeggio
vuole essere una sorta di
“ponte” con lo scopo di
accompagnarli verso quello
che sarà il gruppo giovanissimi che li accoglierà
con l'inizio delle attività a
settembre; i frutti di questo
campo, si vedono concretamente in un rigoglioso incremento dei giovanissimi
nella nostra comunità.
Il cammino verso la maturità come uomini e cristiani
non si ferma!
Quest'anno il tema del
campo è stato incentrato
sui diversi stili di vita che
la società odierna offre a
queste nuove generazioni.
Accompagnati dalla trama
del film “Into the wild” i
ragazzi hanno avuto la
possibilità di affrontare argomenti diversi come le
convenzioni sociali che
spesso caratterizzano la
nostra vita, l'importanza del
rispettare o meno le regole
imposte, l'amore analizzato
sotto diversi punti di vista, i
legami con la famiglia e gli
sazioni da per poter vivere e mettere poi in atto
nella vita quotidiana.
Le giornate sono trascorse tra momenti di attività
al mattino e giochi tutti
assieme al pomeriggio in
un’atmosfera allegra e
conviviale. Non sono
mancati durante la giornata i momenti di preghiera e di riflessione
sulle tematiche svolte,
“NUOVI
d’oggi non devono perdere. Sono occasioni sempre più rare per condividere con i coetanei argomenti di vita, attraverso
la preghiera, l’amicizia e
lo stare assieme.
Tutto questo, un giorno,
lo ritroveranno nel loro
zaino, pronti per affrontare con grinta il cammino
tortuoso della vita.
STILI DI VITA”
amici ed infine, hanno
ascoltato e discusso su stili
di vita di persone che hanno fatto scelte diverse da
quelle abituali.
La cosa più bella e stimolante del campeggio però,
è proprio il fatto che sono
i ragazzi stessi a costruirli:
noi animatori gettiamo le
basi di argomenti sul quale
vorremmo che i ragazzi
riflettessero,
ma
molto
spesso ci troviamo davanti
al fatto che sono loro a
creare nuovi argomenti sul
quale discutere con le loro
domande, i loro dubbi e le
loro convinzioni.
4°
questo per mettere in evidenza la quotidianità delle
cose.
La bellezza del paesaggio
poi ha permesso di vivere
a stretto contatto con la
natura i sette giorni a disposizione apprezzando i
profumi dei boschi, il cielo
stellato, il silenzio e la
calma della montagna.
Pensiamo che queste siano
esperienze che i giovani
TURNO:
Ogni giornata del campo
prevedeva di trattare una
possibile
differenza
“palpabile” all’interno del
contesto sociale attuale,
ci siamo poi appoggiati al
film “L’onda” per dare
seguito al campo.
Diventa quindi uno scoprirsi
a vicenda, nel quale non è
solo il ragazzo a crescere
e cambiare, ma anche noi
animatori impariamo dal loro
modo di pensare e di vedere la vita che, sicuramente è più semplice, ma
spesso molto sorprendente.
“DIVERSITA’”
In una maglietta bianca
veniva impressa giorno per
giorno una parola o una
frase “chiave” atta a riassumere il vissuto della
giornata appena trascorsa.
Nei giorni di permanenza a
Passo Cereda abbiamo
Pagina 8
trattato le varie diversità, a
partire dalla prima vera
differenza quella di sesso,
attraverso una testimonianza
concreta sull’esperienza di
vita coniugale delle due
coppie di cuochi.
Il lunedì si è trattato il tema della disabilità, o meglio della diversa abilità.
L’idea era quella di ricavare
da tutta una serie di materiale di scarto (tappi, bottiglie di plastica, spaghi,
cartoncini, etc.) il proprio
“capolavoro”, un qualcosa
che potesse mostrare agli
altri la propria abilità.
Il martedì si è svolta la
camminata al “Velo della
Madonna”, che si è dimostrata motivo di ulteriore
coesione tra i partecipanti.
Un’altra diversità è stata
quella etnica. I ragazzi
hanno conosciuto alcuni
amici provenienti dall’Africa
ospiti presso una comunità
della diocesi di Vicenza.
L’incontro della mattina si è
dimostrato molto positivo e
ciascuno dei “nuovi arrivati”
ha raccontato un po’ della
sua esperienza di vita e
del suo viaggio.
Proprio per calarci maggiormente nella cultura africana,
il pranzo è stato predisposto a gruppi e a ciascun
gruppo veniva data una
caraffa d’acqua e due recipienti contenenti spezzatino
e polenta. Il tutto si è
consumato senza utilizzare
bicchieri o posate.
La diversità proposta il giovedì è stata quella di pensiero.
Durante la mattinata si è
svolta l’attività di deserto al
fine di scavare un po’ più
a fondo nel proprio io, e
conoscere la possibilità,
come ci insegna Gesù, di
vedere e agire nei confronti
del prossimo non sempre
secondo le regole della
società ma con gli occhi di
Dio, volti sempre verso
coloro che hanno più di
bisogno. Nel pomeriggio
ciascuno ha cercato di riflettere su una di queste
semplici domande: sono
felice?, sono libero?, credo? e nel gruppo ognuno
ha espresso il suo pensiero. Il venerdì si è trattata
la differenza religiosa e con
tale tematica ogni gruppo
ha conosciuto, attraverso un
breve filmato, alcuni aspetti
della religione affidatagli:
cristianesimo,
ebraismo,
buddhismo e Islamismo.
Per ciascuna religione ogni
gruppo ha indicato un simbolo che la rappresentasse.
Nel pomeriggio a conclusione dell’esperienza si è
svolta una messa di ringraziamento.
GR.EST. 2015: BUONO DA LECCARSI I BAFFI!
di Sonia Galdeman
C
he dire? Anche quest'anno
ce
l'abbiamo
fatta, e, come
al solito, devo ringraziare
un sacco di persone!
In primis Andrea, il mio
“tato” di cinque mesi,
che mi ha accompagnato
in questo gruppo estivo,
attirando l'attenzione e le
coccole di tutti i presenti,
curioso e speranzoso di
assaggiare la marmellata,
ingrediente dei nostri cornetti; le animatrici e gli
aiuto animatori che mi
hanno aiutata nella gestione dei gruppi; Don
Giuseppe e il Noi Associazione che ci hanno
messo a disposizione l'ex
bar del patronato, locale
adatto ed accogliente, ed
infine le mamme e i ragazzi che hanno accolto
con molto entusiasmo
l'invito al Gr.est.
Come ogni anno la mattina cucinavamo ed impastavamo, mentre il pomeriggio ritagliavamo e incollavamo,
realizzando
splendidi lavoretti di cartonaggio.
Con questa esperienza i
ragazzi hanno avuto modo di chiacchierare e
confrontarsi, riscoprendo il
bello dello stare insieme
con poco e la soddisfa-
zione di portare a casa,
qualcosa confezionato interamente da loro.
Tra le realizzazioni di cucina mi vengono subito in
mente la pizza, le rose di
pasta frolla, le girandole
bicolore (che mi hanno
detto esser state un po'
dure), i coniglietti al cocco,
il salame di cioccolato, le
palline al cioccolato e i
cornetti ripieni.
Abbiamo combinato anche
qualche pasticcio, tipo far
cadere sul pavimento le
uova o quantità industriali
di farina e marmellata o,
meglio ancora, di impasto
che ben si appiccicava
sulle piastrelle e sotto le
suole delle scarpe!
Anche se abbiamo impiegato molto tempo per fare
le pulizie finali siamo stati
ripagati dai volti felici dei
ragazzi
che
all'uscita
dell’appuntamento quotidiano
Pagina 9
mostravano con entusiasmo ai genitori la loro
creazione, mentre raccontavano dettagli tecnici
sulla preparazione.
Gli stessi visi che venerdì
sera, durante la piccola
festicciola conclusiva con
proiezione del filmato
riassuntivo delle attività,
ridevano a crepapelle.
Anche la gita di sabato
8 agosto, in una splendida giornata di sole, si è
rivelata un successone: la
meta, raggiungibile in
un'oretta, è stata l'Acquaestate di Noale.
Uno splendido parco acquatico con numerosi
scivoli, piscine coperte e
scoperte
e
attrazioni
spruzza-acqua per i più
piccoli.
Mentre i ragazzi si sono
scatenati, i genitori presenti si sono rilassati, se
non trascinati a forza dai
loro figli in acqua, ma
tutti hanno passato una
giornata senz'altro divertente e diversa dalle solite.
Che dire ragazzi… l'avventura continua: se Andrea me lo permette, ma
penso di si visto che è
divertito un sacco, ci
vediamo a dicembre, per
un nuovo appuntamento
con il Gr.inver…
A prestoooo!!
GRUPPO GIOVANI: RIFLESSIONI SULLA PREGHIERA
di Manuel Loreni
Q
uando si parla
di preghiera,
soprattutto in
ambito giovanile, la tentazione più
grande è quella di considerarla una cosa noiosa,
da vecchi e profondamente inutile.
A che cosa serve pregare? Perché “dobbiamo”
pregare? E soprattutto
perché ci viene chiesto
costantemente, da un
sacco di persone soprattutto in difficoltà, di pregare per loro?
Queste – ed altre simili –
sono state le domande
che come gruppo giovani
ed animatori ci hanno
spinto a camminare insieme, nell’anno che abbiamo trascorso, con il
desiderio di scoprire il
gusto e il senso di un
tempo, come quello della
preghiera, dove si è costretti a fermarsi, a
rimanere un poco in silenzio, a lasciarsi stupire
da quel Dio che ci viene
incontro.
Un tempo dove non si
produce: in nessuna fabbrica si riserva un quarto
d’ora per la preghiera; e
giustamente, almeno per
due motivi. Il primo: la
preghiera non risponde
all’ordine dell’economico;
non ragiona “come la
macchinetta del caffè: se
io ti do 30 centesimi tu
mi dai il cappuccino”.
La preghiera non produce.
Essa appartiene al regno
del Dono, dello spreco,
dell’in-utile, del gratuito.
È un tempo che non fa
cambiare il mondo attorno
a noi, ma ci fa cambiare
il nostro modo di stare
nel mondo, non più sempre indaffarati e affrettati,
ma consapevoli delle ricchezze e delle ferite che
stiamo vivendo.
E, soprattutto, ci ricorda
che in questo mondo non
siamo soli.
Abbiamo un fratello e
una sorella per cui pregare, che ci chiede di
pregare, e abbiamo un
Dio a cui rivolgerci.
Un Dio che ascolta …
anche quando non ci
esaudisce.
Cito a memoria una frase
del teologo protestante D.
Bonhoeffer: “Dio non
esaudisce tutte le nostre
preghiere; è fedele alle
sue promesse”. E credo
che sia profondamente
vero.
Il secondo motivo per cui
nelle nostre fabbriche non
si riserva un tempo per
la preghiera è che la
preghiera non ha un
tempo.
Provo a spiegarmi: tante
volte siamo convinti che
per pregare serva prima
di tutto silenzio, essere in
pace col mondo, essere
ben concentrati, ecc …
per cui siamo costretti a
concludere: “Facile per
voi preti, … ma la vita in
famiglia è un'altra cosa!”.
No, non credo.
La preghiera non è
un’altra cosa dalla vita,
dalla frenesia e dagli
impegni quotidiani. Guai a
me se fosse così: vuol
dire che ogni incontro,
ogni riunione, ogni singolo
lavoro, anche questo articolo sono … vuoti!
La preghiera è la vita
che sale come incenso
davanti a Dio.
È ciò che Paolo scriveva
ai
Romani
dicendo:
“offrite i vostri corpi come
sacrificio vivente, santo e
gradito a Dio; è questo il
vostro
culto
spiritual” (Rm 12,1).
Quindi non c’è un tempo
in cui si prega e un
tempo in cui non si
prega: certo, ci saranno
dei momenti in cui ci si
ferma e si ascolta la
Parola, si celebra l’Eucaristia … ma guai a noi
pensare che preghiera sia
solo questo!
E quando assisto la
nonna inferma? Quando
cucino per mio marito?
Quando metto tutto quello
che sono nel mio lavoro,
per assicurare una vita
buona alla mia famiglia,
non è forse preghiera?
Abbiamo bisogno di imparare a pregare.
Lo chiedevano i dodici a
Gesù, e noi, talvolta,
abbiamo la presunzione di
“fare da soli”, tanto basta
un’Ave Maria ogni tanto.
Pagina 10
Da giovane che parla a
degli adulti, non credo
possa bastare.
Che cos’è, alla fine, la
nostra vita cristiana, se
non il continuo sforzo di
imparare a pregare?
Mi fermo qui, anche se
ci sarebbe molto altro da
dire.
Dal canto nostro, come
giovani, abbiamo scoperto
che si può pregare con
la musica, con il corpo,
nella liturgia, nella sofferenza… che ci sono persone che dedicano tutta
la vita alla preghiera per
il mondo, nei monasteri.
Nostri maestri sono stati
uomini e donne di fede e
il libro dei Salmi, la
scuola di preghiera contenuta nella Bibbia.
Ora, per noi, è tempo di
ripartire, è tempo di un
nuovo cammino, è tempo
di continuare a crescere
nella fede. Se vuoi, puoi
unirti a noi..
Ti aspettiamo il martedì
sera, una volta al mese,
per camminare insieme.
REDAZIONE
Coordinatore di redazione:
Isabella Ballaustra
Articolisti e collaboratori:
Manuel, Massimiliano, Luisa,
Monica, Don Giuseppe, animatori del I°, II°, III° e IV°
turno, Sonia, Marianna, Giuseppe e tutta la Comunità.
Illustrazioni e vignette
Martina Magrin
Impaginazione e grafica:
Pierandrea Giaretta
Stampa:
Parrocchia San Lorenzo in San
Pietro in Gù (PD)
Tiratura:
400 copie
Pubblicazione gratuita, disponibile anche nel sito internet della
Parrocchia al link :
http://parrocchiasanpietroingu.it/
joomla/
VIVIAMO
IN POSITIVO:
V.I.P.
ANCHE A
S. PIETRO
IN
GÙ
di Marianna Campagnolo
L
unedì 31 agosto,
in occasione della
sagra
paesana,
una dozzina di
clown colorati, buffi e con
dei nomi strampalati hanno
animato una serata di festa per la gioia di grandi
e piccini.
Si tratta di giovani volontari dell’associazione V.I.P.:
(Viviamo In Positivo Onlus) che da più di dieci
anni si occupa di portare il
sorriso negli ospedali, nelle
case di riposo, in carcere
e in tutte le situazioni di
disagio, tramite la più piccola delle maschere esistenti: un naso rosso.
Questo naso, insieme al
nostro camice/divisa, ci
accompagna in tutte le
nostre attività: dal servizio
in ospedale, all’evento
"Hey, tu! Hai midollo?", la
giornata nata dalla collaborazione di V.I.P. Italia con
A.D.M.O. per sensibilizzare
la donazione del midollo
osseo.
L’associazione opera in
ambito nazionale e perfino all’estero e ogni anno
la federazione organizza
alcune missioni con l’intento di contagiare la
gente del luogo con i
nostri motti, che sono
"vivere in positivo" e
"uniti per crescere insieme", tramite attività, giochi, spettacoli con gag e
micromagia.
Quest'anno i clown hanno
portato la loro allegria in
Moldavia, presso alcuni
centri di accoglienza per
bambini con forte disagio
familiare, con handicap, o
ragazze madri allontanate
dalla famiglia, in Romania
presso un carcere minorile, un carcere di massima sicurezza per donne
e un centro educativo
esclusivo e a fine novembre in Cambogia.
Murales realizzato alla Bosco Bakery School in Cambogia
assieme ai clown in missione lo scorso anno
Proprio per quest’ultima
missione è stata organizzata la serata di raccolta
fondi che si è tenuta lunedì 31 agosto dove sono
stati allestiti una piccola,
ma interessante, mostra
fotografica con le immagini
scattate durante la missione svolta nel 2014 ed
uno stand dove venivano
distribuiti alcuni gadget;
infine i clown hanno regalato palloncini ai più piccoli, con lo scopo di raccogliere fondi da poter donare agli istituti che incontreremo durante la nostra
esperienza e per la costruzione di una casa famiglia per i bambini del
passato di ricchezza e
splendore.
Ora la Cambogia si sta
risollevando grazie al turismo anche se, tutt’ora,
gran parte della popolazione
viene occupata nel lavoro
nei campi.
Con questo progetto noi
clown ci impegniamo a
portare il nostro "vivere in
positivo" in queste realtà
tanto diverse dalla nostra,
ma che sono accomunate
da un unico bisogno: l'amore e l’aiuto verso il
prossimo: solo così potremmo essere uniti per crescere insieme! Grazie a tutti
coloro che ci hanno aiutato
nella realizzazione di questa
Lo stand allestito durante la festa paesana a S.P.I.G.
posto. La missione partirà
il 28 novembre e si concluderà il 12 dicembre:
durante questo periodo
avremo il piacere di giocare con i bambini della
scuola
Bosco
Bakery
School di Siem Reap e
dei villaggi nella periferia
di Phnom Penh per cercare di infondere in loro la
fiducia nel prossimo. Questi bimbi, infatti, stanno
vivendo in un contesto non
facile: il paese ha da pochi anni superato le situazioni di sofferenza e morte
instaurate dal regime di
Pol Pot e dal genocidio
praticato dai khmer rossi
che hanno riportato il paese all’anno zero, dopo un
Pagina 11
serata, in particolar modo
alla Pro Loco Guadense
che ci ha dato la possibilità
di farci conoscere. Grazie a
tutti voi che avete creduto
nel nostro progetto e ci
avete sostenuto! A gennaio
vi racconteremo la nostra
esperienza.
Un forte abbraccio da parte di tutti i
clown della missione Cambogia:
Doremi - Vip Bergamo
Badoche - Vip Torino
Boby - Vip Siena
Briccciola - Vip Siena
Frogghi - Vip Cittadella
Miqui - Vip Asti
Sisimó - Vip Parma
Spanky - Vip Senigallia
Taipei - Vip Arzi
Tecia - Vip Cittadella
FESTA DELLE ASSOCIAZIONI: VOLONTARI PROTAGONISTI PER UN GIORNO
di Giuseppe Morselli
D
omenica
20
Settembre, nel
parco giochi, si
è svolta la II^
Festa delle associazioni,
una giornata che la Pro
Loco ha voluto fortemente
per un incontro conviviale
con tutti i volontari che
operano nel nostro paese e
che mettono a disposizione
il loro tempo libero per il
bene comune, il che non è
sempre facile. Un grazie a
tutti i partecipanti: al gruppo
Scout che ha montato tende sotto le piante e griglie
con foto delle loro attività;
alla Fides calcio che con
l’occasione ha improvvisato un campetto da calcio per fare giocare i
giovanissimi e che ha
preparato un gazebo
esponendo varie foto con
le coppe vinte; ai Pescatori che sono intervenuti
con vari attrezzi di pesca,
alcuni anche antichi e
con bellissime foto; ai
Bocciofili che hanno improvvisato un campo da
gioco portando anche loro
varie foto dei tornei fatti;
al gruppo della Pallavolo
che ha costruito un cam-
petto per fare partite con
i ragazzi. E ancora all’Avis e all’Aido che con
l’aiuto della Croce Rossa
di Fontaniva SOS hanno
mostrato le loro iniziative;
alla Caritas che ha partecipato con un banchetto
dove si vendevano dolci
fatti in casa e il cui ricavato andrà per opere di
bene; stessa cosa per il
Gruppo della speranza,
sempre attiva per queste
cose; al gruppo del
Campeggio
alternativo,
che come l’anno scorso
ha cucinato la porchetta
allo spiedo; al Coro S.
Anna che quest’anno, pur
essendo molto impegnato,
non è mancato all’appuntamento e ci ha intrattenuto con le sue canzoni
a fine del pranzo.
Noi della Pro Loco siamo
soddisfatti di questa bella
giornata e di questa iniziativa e speriamo che lo
scopo dello stare insieme
e conoscerci serva anche
per poter collaborare di
più. Per la comunità tutti
questi gruppi sono una
ricchezza e non dobbiamo
dimenticarlo...
Ancora a tutti un grande
grazie.
L’angolo dei piccoli
CONIGLIO
ELEFANTI
GALLO
OCA
PAPPAGALLO
SCOIATTOLI
TARTARUGA
UCCELLINO
SCOIATTOLO
AGNELLO
APE
ASINO
BISONTE
CAMMELLO
COCCINELLA