relazione per il conferimento della medaglia d`oro al merito della
Transcript
relazione per il conferimento della medaglia d`oro al merito della
RELAZIONE DI BASE PER IL CONFERIMENTO DELLA MEDAGLIA D’ORO AL MERITO CIVILE AL GONFALONE DELLA PROVINCIA DI LATINA Alle ore 23 dell'11 maggio 1944, gli Alleati lanciarono l’ultima offensiva contro la Linea Gustav difesa dai tedeschi. Scrisse il generale René Chambe, portavoce del generale Alphonse Juin, comandante del Corps Expeditionnaire Française:: "Undicimila bocche da fuoco creano nel cielo traiettorie che formano una cupola sonora, e ne tremano l'aria e il suolo”. Era l’ultimo atto della guerra che devastò il territorio della Provincia di Latina. La guerra in terra pontina e aurunca ebbe ufficialmente inizio il 19 luglio 1943, quando sulla Gazzetta Ufficiale del Regno n. 165 venne pubblicato il Regio decreto 14 luglio 1943 che disponeva la dichiarazione dello stato di guerra “anche nel territorio della Provincia di Littoria". Compresi fra tra i confini con il territorio del Governatorato di Roma (Aprilia e Cisterna) a nord e il fiume Garigliano a sud, i 30 Comuni che costituivano l’allora “più giovane provincia d’Italia” vissero la guerra guerreggiata per sei lunghissimi mesi, unica provincia italiana ad essere interessata da due fronti, da due prime linee: quella del Garigliano, tra la fine di novembre 1943 e maggio 1944 e quella del fronte di Anzio-Nettuno, che in realtà fu il fronte di Littoria-Cisterna-Aprilia, tra il 22 gennaio e il 31 maggio 1944. Il primo tributo di sangue fu pagato sul mare, che fu, in realtà, un terzo e anomalo fronte: il 24 luglio 1944 il piroscafo “Santa Lucia”, che collegava le Isole di Ponza e Ventotene a Gaeta e Napoli venne affondato da aerosiluranti inglesi: morirono circa cento persone. La guerra, prima ancora che si formassero e si consolidassero i due fronti, proseguì con bombardamenti dapprima sporadici su Formia, Gaeta, Cisterna, Terracina, e infine con tutte le conseguenze di una guerra di prima linea, inizialmente combattuta tra le case di Castelforte, SS Cosma e Damiano, Minturno, Spigno Saturnia e le immediate retrovie di Formia, Gaeta, Itri, Fondi. Il fiume Garigliano, che corre a valle degli abitati di Minturno e di Castelforte-SS Cosma e Damiano, fu l’esile linea di divisione tra due eserciti contrapposti, a partire dal mese di novembre 1943, quando gli Alleati, dopo aver conquistato Napoli grazie anche alla sollevazione popolare, e dopo aver eliminato la prima linea di difesa tedesca sul fiume Volturno, portarono tutto il peso della loro organizzazione sul confine tra Campania e Lazio, dove correva il tratto terminale della Linea Gustav. Dal 22 gennaio 1944, lo sbarco ad Anzio_Nettuno del II Corpo Alleato determinò anche il destino bellico dei paesi dell’Agro pontino, in particolare di Cisterna, Aprilia e Littoria che si trovarono, a loro volta, per cinque mesi sotto la violenza dei bombardamenti e cannoneggiamenti, mentre tutte le popolazioni della costa venivano fatte retrocedere con la forza verso posizioni più interne. La battaglia del Garigliano, che iniziò l’11 maggio 1944, consentì al Corpo di Spedizione Francese di rompere la Linea Gustav in prossimità di Castelforte-Minturno e di obbligare l’esercito tedesco ad un subitaneo arretramento su tutta la Linea Gustav, fino al caposaldo di Cassino che, dopo mesi di inutili bombardamenti, fu finalmente liberato dalla presenza tedesca, e poté essere superato consentendo agli Alleati di riversarsi verso Roma attraverso la via Casilina. A distanza di circa 10 giorni da quell’11 maggio partiva anche l’offensiva dalla testa di ponte di Anzio-Nettuno: qui le unità erano rimaste imbottigliate nella striscia di terra conquistata con lo sbarco del 22 gennaio e mantenuta a prezzo di gravissime perdite sia tra i combattenti che tra la popolazione civile con tre successive sanguinose battaglie combattute sull’asse Aprilia- Cisterna, e concluse il 4 marzo 1944. Aiutate dalla pressione del VI Corpo alleato che avanzava da sud, il II Corpo lanciò l’offensiva che portò alla rottura dell’assedio, e che si concluse prima con il ricongiungimento delle due unità nei pressi di Littoria (Borgo Grappa), poi con la violenta battaglia per conquistare Cisterna, combattuta con micidiali e ripetuti bombardamenti aerei, con cannoneggiamenti e con uno scontro campale di carri. Lo scenario Questi avvenimenti avevano investito una giovanissima Provincia, istituita meno di 9 anni prima, e inaugurata il 18 dicembre 1934. Nasceva dalla fusione del settore nord della ex Provincia di Terra di Lavoro, che il fascismo aveva soppresso nel 1926, con il settore sud della provincia di Roma, fino al confine con il Governatorato romano. Aveva, quindi, dovuto affrontare la guerra in condizioni di duplice precarietà: perché non era stata ultimata la piena fusione amministrativa e funzionale; e perché non era stata ultimata la bonifica e il connesso appoderamento, il che equivaleva a tenere circa 4000 famiglie coloniche in condizioni di precarietà lavorativa e reddituale. La guerra penetrò duramente in provincia, già nei giorni successivi allo sbarco anglo-americano in Sicilia, avvenuto il 10 luglio 1943, che aveva aperto uno scenario bellico nuovo, che doveva portare alla caduta della prima Capitale dell’Asse e alla conquista dell’Italia. Second hand front, fronte secondario era considerato il teatro bellico sulla penisola italiana nella valutazione degli anglo-americani. La rapida risalita attraverso la Calabria e lo sbarco di Salerno dell’8 settembre 1943 si accompagnavano, però, a due fattori apparentemente sottovalutati: la capacità strategica dell’esercito tedesco e le asperità dell’appennino laziale, che, grazie anche al concorso della stagione invernale, avrebbero grandemente ridotto il differenziale tecnico largamente favorevole agli alleati. L’immenso parco meccanico, tank, blindati, semoventi, autocarri era pressoché inservibile sulle aspre balze dei monti, come avrebbe dimostrato la battaglia di Castelforte, che fu vinta con le tecniche con cui si combatté la Prima Guerra mondiale, ossia con sanguinosi assalti della fanteria e col micidiale uso dell’artiglieria. L’armistizio – preceduto dall’incomprensibile bombardamento di Terracina del 4 settembre 1943, che provocò un centinaio di morti civili - consegnò nelle mani dei tedeschi la provincia, i comandi militari di Gaeta, Sabaudia, Littoria e le scorte disponibili presso di essi. E mentre dallo sbarco di Salerno, contemporaneo alla proclamazione dell’armistizio, sarebbe scaturita la liberazione del primo comune della provincia, l’isola di Ventotene, avvenuta il 9 settembre 1943, iniziava per le popolazioni del sud provincia il dramma. Ma non va dimenticato che uno dei pochissimi episodi di resistenza armata ai tedeschi nelle ore successive all’armistizio si registrò proprio in provincia di Littoria, nella base navale di Gaeta che, dopo i combattimenti sviluppatisi nella notte tra l’8 e il 9 settembre, e dopo la clamorosa fuga dagli ormeggi delle navi militari Pellicano e Gabbiano e del sottomarino Axum, che si sottrassero alla cattura tedesca, dovette cedere le armi sotto la minaccia germanica di un bombardamento della città che sarebbe inutilmente costato vite umane, soprattutto di civili. I tedeschi, una volta messa sotto controllo l’area, temendo sbarchi tra Gaeta e Civitavecchia, ordinarono alla popolazione di abbandonare la costa e di arretrare all’interno: le popolazioni di Gaeta, Formia, Minturno si trovarono nella difficile situazione di cercare scampo tra le montagne di Spigno, Esperia, Castelforte, rese inospitali dal clima invernale e da lunghe e severe privazioni, e in aree dell’Agro pontino e della collina lepina e ausona. Erano rifugi precari, o piuttosto trappole nelle quali gran parte della popolazione residente e degli sfollati finirono per trovarsi dal novembre 1943 fino al maggio 1944, soffocati tra l’angustia e la durezza della vita in montagna, priva di vie di fuga, e sottoposta a rastrellamenti, razzìe e vigilanza spietata che le truppe tedesche esercitarono; e i bombardamenti e cannoneggiamenti che gli anglo-americani indirizzavano per sollevare la reazione dei civili, secondo una strategia psicologica che fu sperimentata per la prima volta proprio in Italia, e che sarebbe diventata modello nelle guerre successive. L’asse Castelforte-Minturno venne a trovarsi fin dal novembre 1943 nella peculiare situazione di essere territorio occupato dai tedeschi, ma con gli alleati a qualche chilometro di distanza, sulla linea del Garigliano. Le linee di difesa che i tedeschi predisposero per fronteggiare la risalita anglo-americana della penisola ebbero, com’è noto, una chiave di volta nello sbarramento che correva dall’abruzzese Ortona al Golfo di Gaeta e che s’incentrava in quello straordinario sistema difensivo noto come Linea Gustav, un bastione che era preceduto dalla linea Bernhardt e seguito fino a Roma da altre linee minori: la invernale, la Dora, la Caesar. Per superare quest’ostacolo, gli Alleati progettarono uno sbarco in forze alle spalle dello schieramento tedesco, nelle vicinanze di Roma. L’area prescelta fu quella di Anzio-Nettuno, dove americani ed inglesi effettivamente presero terra la notte del 22 gennaio 1944. La battaglia che qui si innestò e che durò fino alla fine del mese di maggio 1944, è nota col nome delle due città litoranee, ma il peso più duro degli effetti della guerra si scaricò sui comuni pontini di Cisterna, di Aprilia e dello stesso capoluogo Littoria. Essi si trovarono per circa cinque mesi quotidianamente sotto il tiro dei grossi calibri che sparavano dal mare e degli attacchi aerei che a centinaia colpirono tutti i centri, anche quelli che strategicamente non avevano alcuna ragione di essere attaccati. E se le conseguenze peggiori, in termini di vite umane e di danni materiali toccarono in particolare ad Aprilia e Cisterna, pressoché cancellate dal terreno, un forte tributo di sangue pagarono tutti i Comuni dell’interno verso i quali erano andate confluendo le popolazioni costiere e di pianura ricacciate dalla presenza dei due schieramenti avversari: Cori, Maenza, Priverno, Campodimele, Lenola, oltre a Castelforte, SS Cosma e Damiano, Minturno, Formia, Gaeta, Itri, Fondi e Terracina. L’intero territorio provinciale fu, perciò, coinvolto e travolto dalle lunghe operazioni belliche. Le popolazioni patirono, di conseguenza, lo sfollamento che colpì intere popolazioni, secondo i ritmi di un nuovo Esodo, come accadde a Cisterna, dove gli abitanti dovettero dapprima vivere, da gennaio a marzo, rifugiati nelle umide grotte di pozzolana scavate in profondità, e da dove vennero espulsi tutti insieme il 19 marzo, per essere dispersi tra Roma, Cesano, Narni e altre destinazioni. Anche la popolazione di Campodimele fu letteralmente prelevata e trasferita su camion in Emilia, da dover sarebbe rientrata solo a guerra terminata. Gli abitanti di Aprilia, a loro volta, vennero imbarcati sulle navi alleate e trasferiti in Calabria e Sicilia, insieme alle popolazioni del sud. Centinaia di nuclei familiari di Formia, Gaeta e altri centri fu, invece, trasferita nella campagna romana e allocati nella dismessa fabbrica della Breda in condizioni di vita del tutto primitive. Decine di cittadini, poi, subirono le rappresaglie tedesche o finirono davanti al plotone di esecuzione, a mo’ d’“esempio”: autentiche stragi furono consumate a Minturno, Terracina, Formia-Trivio, Cisterna e Borgo Montenero). E centinaia di uomini e di ragazzi furono catturati e deportati in Germania, come ricordano testimonianze che hanno assunto la dignità di libri. La maggior parte dei deportati non rientrò. La battaglia finale L’incarico di superare l’ostacolo dei monti, grandi alleati della difesa tedesca, venne affidato al Corps Expeditionnaire Française, al comando del generale Alphonse Juin. Il Corpo comprendeva soldati provenienti dalle colonie francesi, in particolare dalle colonie d’Africa, marocchini, tunisini, algerini. Mentre gli algerini erano inquadrati soprattutto tra gli spahis, la cavalleria meccanizzata, i marocchini ebbero l’incarico di fare da massa d’assalto. Su di essi gravò il peso maggiore delle operazioni di sfondamento, e il più alto tributo di fatiche e di sangue: ne ricevettero come tragico premio 24 ore di libertà assoluta dopo la battaglia, e fu una libertà che essi, purtroppo, esercitarono in modo selvaggio. L’esperienza che ne fecero le popolazioni civili pontine, che ebbero la sventura di trovarsi nel settore di penetrazione affidato a queste truppe, è tristemente nota. Le operazioni di guerra si prestano malamente a valutazioni di carattere morale: ma non sembra esservi dubbio sul fatto che la scelta di soldati educati alle impervie montagne dell’Atlante, inviati a svolgere anche nelle montagne italiane il lavoro più sporco e più duro, e ai quali si chiedeva soltanto determinazione nell’assaltare e ferocia nel completare l’attacco, potesse comportare un “premio”: se interrogativi ci si possono porre, essi riguardano anche chi concepì quel “premio” come stimolo all’esercizio della ferocia, conoscendone gli inevitabili esiti. L'offensiva di primavera ebbe, dunque, inizio la notte dell’11 maggio 1944, alle ore 23, ed ebbe il nome di Operazione Diadem. L’azione di sorpresa condotta di notte dalle truppe francoafricane portò alla cattura dei monti Faìto, Maio, Feuci, e mise in crisi lo schieramento tedesco, che dovette ripiegare per non essere tagliato in due e preso alle spalle. Il ripiegamento divenne poi generale, e aprì la strada alla V Armata americana, sulla costa, e alla VIII Armata britannica su Cassino; e Cassino divenne il simbolo di quella battaglia, la "Termopili della 1^ divisione paracadutisti tedesca", voce tragica, “come la morte di Artù descritta da Tennyson", al termine di un giorno nel quale "il rumore della battaglia si rovesciò tra le montagne...", come ebbe a scrivere uno dei combattenti, lo scrittore-soldato Christopher Buckley. L’eco di quel rombo fu ulteriormente rappresentato dal tributo di sangue che la popolazione civile dovette pagare come sanguinoso supplemento della ferocia delle truppe coloniali: circa duemila persone, donne, vecchi e bambini, subirono violenza lungo tutto l’arco collinare, dagli Aurunci, agli Ausoni ai Lepini, i luoghi dove le popolazioni della pianura si erano rifugiate. La fine della guerra La guerra passò, ma non passarono i suoi effetti: la provincia di Littoria la pagava con circa 7 mila dei suoi cittadini uccisi, oltre 10.000 feriti. Ad essi si aggiunge il sacrificio della vita degli uomini in armi nei diversi teatri di combattimento in Patria e all’estero, dalla Russia all’Africa. I danni materiali furono sintetizzati, a fine guerra, nel seguente modo da Camera di Commercio e Consorzi di bonifica: - otto comuni rimasero distrutti con percentuali di demolizioni tra il 75 e il 92% - altri 8 furono severamente danneggiati sia nel patrimonio edilizio che nelle infrastrutture - 59.052 vani civili rimasero distrutti o furono resi inabitabili nei 16 Comuni che avevano maggiormente patìto la presenza della guerra; 23 mila delle 43 mila abitazioni furono annientate o danneggiate, infrastrutture civili, reti di comunicazione, ponti stradali quasi interamente demoliti - le banchine portuali di Gaeta, Formia e Terracina vennero distrutte da cariche di dinamite piazzate dai tedeschi - le flottiglie da pesca di questi tre paesi vennero quasi interamente affondate per rendere inutilizzabili gli accosti alle banchine già distrutte - una carta dell'Opera nazionale Combattenti, realizzata attraverso sopralluoghi e la istruttoria delle pratiche di risarcimento dei danni di guerra, attribuisce all’Agro Pontino 299 poderi (erano stati costruiti solo negli anni immediatamente precedenti) distrutti, 507 fortemente danneggiati e 954 danneggiati, con 4205 vani distrutti e oltre 8000 danneggiati - 10.468 ettari di superficie agricola furono allagati dai tedeschi mediante la rottura delle opere di bonifica e rimasero sommersi e sottratti all’agricoltura per due anni (1944-45) - 71 mila metri cubi di stalle e magazzini furono distrutti e circa 100 mila danneggiati - il 50 per cento dei macchinari agricoli o dei mezzi di trazione furono annientati - l’agricoltura subì la perdita di oltre 6.500 ettari di superficie boschiva, di 8,5 milioni di viti totalmente distrutti e di altri 4 milioni danneggiati; di 220 mila olivi perduti e 150 mila danneggiati, di 600 mila alberature varie distrutte o danneggiate - per quanto riguarda le scorte vive, andarono perduti 47.491 bovini, pari all'83,4% del patrimonio anteguerra; 6495 equini, 59.303 ovini, 11.000 suini - nel campo delle opere pubbliche e di bonifica, fu messo fuori uso il 50% degli impianti idrovori e andarono distrutti o gravemente danneggiati 30 ponti in cemento armato costruiti da pochi anni. Nel conto entra anche la perdita di diserbatrici per i canali, l’intasamento delle foci e il taglio di argini dei fiumi, il sabotaggio di paratie, di ponti, strade, porti, ferrovie, lo smontaggio e il furto di macchine idrovore. A queste perdite si aggiunsero due conseguenze direttamente connesse con la guerra: le malattie, a cominciare dalla malaria, che assunse un carattere epidemico e che investì tutti i paesi costieri e di pianura, da Cisterna a Minturno; e la morte per esplosioni di ordigni bellici. Va in proposito ricordato che circa 12.259 ettari di terreno agricolo furono minati, insieme a circa 100 km di litorale, per una profondità che andava fino a 5-600 metri. La bonifica dei campi minati comportò nuovi lutti e abbatté il valore commerciale dei beni, che si vendevano con la clausola del “salvi ordigni bellici”. Essa rimase operativa fino ai primi anni Sessanta del Novecento, ma la scoperta di ordigni efficienti è ancora cronaca attuale. Conclusioni Esigenze di sintesi e di ricordo riassumono solitamente una grande battaglia in un solo nome che ne diventa il simbolo; nella economia di una grande battaglia come quella sulla Gustav meridionale, si parla di “battaglia di Cassino”; così come quella dello sbarco di Anzio-Nettuno è ricordata da questi due nomi. Ma non è un caso che i Francesi chiamino “battaglia del Garigliano” o “battaglia di Castelforte” quella che vinse la Gustav; e che una vasta bibliografia (in parte citata in appendice alla presente relazione) americana ricordi la tragedia di Cisterna, mentre quella britannica ricorda soprattutto Aprilia. Nei libri di storia restano spesso solo le grandi manovre strategiche, mentre la più gran parte degli episodi, soprattutto quelli che riguardano i civili, è confinata negli angoli oscuri, quelli riservati alla indagine di dettaglio, affidata primariamente al ricordo di chi ne fu coinvolto. Essi, in definitiva, resterebbero il più delle volte anonimi se non soccorresse la memoria di chi li ha subìti: le medaglie, allora, diventano cognizione di quegli episodi, coscienza acquisita di una società che da locale diventa vasta come l’Italia, memoria collettiva della Nazione. Ed è per questa ragione che non è anacronistico sollecitare l’attribuzione di medaglie a 60 anni dagli avvenimenti che ne crearono le ragioni. Il ricordo passa attraverso le generazioni, si mantiene integro sopravvivendo ai nuovi eventi. E se undici città pontine hanno ottenuto attraverso medaglie d’oro, d’argento, di bronzo il riconoscimento delle proprie sacrosante ragioni di fregiarsi di quei simboli, la Provincia, nella sua unitarietà chiede quel riconoscimento nella compattezza e globalità del suo tessuto sociale e della forza della sua memoria. Essa, si è già ricordato, è stata una delle poche terre italiane nelle quali rimase operativo per diversi mesi – tra novembre 1943 e maggio 1944 - un duplice fronte: quello della Linea Gustav e quello di Anzio-Nettuno-Cisterna-Aprilia. Ma quella pontina è anche la terra dalla quale è partito il primo annuncio della nuova Europa in quel Manifesto per un’Europa libera e unita che nel confino di Ventotene concepirono e scrissero, con un sogno che si sarebbe dimostrato non utopico, Altiero Spinelli, Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni. La battaglia nell’area aurunca è patrimonio di un’ampia letteratura di guerra di tutte le parti che ne rimasero coinvolte: da Ernest Fisher che scrisse per l’Ufficio storico dell’Esercito americano, a Fridolin von Senger und Etterlin, comandante delle truppe corazzate prima a Cassino, poi in Italia; ai generali Chambe e Juin, agli ufficiali o storici francesi Robichon, Le Goyet, Goutard, Gaujac, Boulle e altri, al generale Mario Puddu, alle testimonianze del castelfortese generale Giuseppe Aloja, che fu Capo di S. M. Generale nei primi anni Sessanta del Novecento. Ma fondamentali sono e restano gli scritti definiti “locali”, che sono la vera storia di come la gente visse la guerra. Sono queste indagini e le testimonianze che esse raccolgono, modeste e vissute, che hanno contribuito a chiarire, al di là delle ricostruzioni di modello clausevitziano, che è l’Uomo qualunque il vero protagonista di qualsiasi dramma cosmico, ne sia o meno consapevole partecipe. Quelle memorie hanno reso tutti, e tutti insieme, protagonisti di un evento la cui portata sfuggiva al loro raziocinio, ma i cui effetti restavano profondamente infissi nelle loro carni. Le generazioni che hanno vissuto tra il 1945 ed oggi hanno avuto la fortuna di percorrere una lunga stagione di pace. Ma è stata una fortuna temperata dalla continua presenza di guerre. Sono, anzi, più di cent'anni che il nostro mondo conosce guerre senza interruzioni: le generazioni del Novecento hanno scandito i cicli storici sul metro delle due "grandi guerre", e misurato i problemi esistenziali valutando quelli del periodo interbellico, un ventennio, e quelli del secondo lungo periodo che si definisce post-bellico, ma nel quale la guerra ha continuato ad investire Oriente e Occidente, dalla Corea, alla ex Jugoslavia, all’Iraq. Molti hanno imparato a conoscere la geografia del mondo attraverso i reportage televisivi e giornalistici costruiti sugli eventi di guerra. E nei giorni che viviamo sono ancora in corso una cinquantina di conflitti armati, di alcuni dei quali s’è perduta anche la cronaca, e che continuano ad investire soprattutto civili e soprattutto bambini. E quando i bambini diventano parte così coinvolta di eventi bellici significa che la nostra civiltà non cammina bene. Quando, dunque, usiamo la parola composta “post-bellico”, diciamo, purtroppo, espressione imprecisa, perché priva di reale riscontro sul grande palcoscenico del mondo, perché su questo palcoscenico la guerra non è mai finita. Si è solo spostata, verso le contrade marginali, verso la povera gente. Si è “regionalizzata”, come si dice con neologismo che banalizza la tragedia. E questo fatalmente dimostra che la storia di un uomo, di un Paese, del mondo è storia dell'oggi ma costruita sulla storia di ieri senza discontinuità, senza interrompere i grandi cicli della Storia. Se questa è la logica della docenza della Storia, se ne dovrebbe dedurre che il passaggio dalla memoria al futuro è carico di di-speranza. Chi non fa memoria è condannato a rivivere la storia, ha detto il 16 ottobre 2003 a Roma il presidente Ciampi, ricordando la razzìa del ghetto ebraico del 1943. Lo svolgersi delle guerre è perciò indizio di memoria corta o di rifiuto della memoria, e anche nell'odierno nostro stato di pace si manifestano inquietanti i segni della polarizzazione delle posizioni, che può generare intolleranza, ossia un atteggiamento mentale aggressivo, ostile. Viviamo un'età di lunga transizione, una sorta di Quaternario delle relazioni, che non riesce sempre a far emergere i livelli della coscienza partecipativa, e che si rintana sempre di più nel particolare, nell’egoismo, nella esclusione dell’altro, che rifiuta l’altruità, che vuole non discutere ma imporre: l’economia, la razza, la religione, l’appartenenza politica, la forma di gestione. Ma riesce anche difficile vivere senza la speranza che dalla storia del precario perenne si passi ad una condizione di non-precarietà. Ovviamente, sarà inutile esercizio andare a cercare negli altri una risposta che andrà cercata dentro ciascuno di noi. Questo, forse, è l’insegnamento che viene dal ricordare le esperienze di una Provincia come quella di Latina, che chiede che si affidi anche al simbolo di una Medaglia d’Oro la funzione di perpetuare la memoria, perché la dimenticanza degli orrori non condanni a vivere nuovamente una stessa difficile storia. NOTA BIBLIOGRAFICA Questa nota tiene conto degli scritti relativi alla zona di operazioni cui la Relazione fa riferimento. Le opere generali citate sono limitate a quelle classiche, con qualche eccezione riferita ad argomenti particolari e agli aggiornamenti recenti. Scritti di Autori britannici ALEXANDER Harold, Le Armate alleate in Italia dal 3 settembre 1943 al 12 dicembre 1944, London Gazette, Supplem. 1950 CHURCHILL Winston, La II Guerra mondiale, Vol. V, Il cerchio si stringe, Mondadori, 1963 COLE David, Rough road to Rome, William Kimber, London 1983 FARRAR-HOCKLEY Anthony, Battuta d'arresto a Cassino. Il punto di vista alleato, su Storia della II Guerra mondiale, Rizzoli-Purnell, n. 62, 1967 GRAHAM D.- BIDWELL S., Tug of war. The battle for Italy: 1943-45, London 1986 GREEN J.H., Anzio, su After the battle, n. 52, Stratford, London 1986 HAPGOOD D. e RICHARDSON D., Montecassino, Congdom & Weed, N.Y. 1984; e riedizione aggiornata edita da Baldini e Castoldi nel novembre 2003 H.M. STATIONERY OFFICE, The Mediterranean and Middle East, Londra 1973 KIPPENBERGER Howard, Infantry Brigadier, Oxford-London 1949 LAMB Richard, War in Italy: a brutal story, John Murray, Londo 1993 MATHEW T. Sidney, General Clark's decisions to drive on Rome, su Command Decisions, Washington, D.C., 1960 MITCHELL Donald W., From Calabria to Cassino: analisys of Allied military mistakes in Italy, Current History, maggio 1974 PARKER Matthew, Montecassino. 15 gennaio-18 maggio 1944: storia e uomini di una grande battaglia, Il Saggiatore, 2004. PIEKALKIEWICZ I., Cassino. Anatomia di una battaglia, Istituto Geografico De Agostini, Novara 1981 TREVELYAN Raleigh, The Fortress, Collins, London 1956. Resoconto di un giovane ufficiale inglese impegnato nella campagna di Aprilia-Carroceto. Id., Anzio, attacco e contrattacco, su Storia della II Guerra mondiale, Rizzoli-Purnell, n. 61, 1967 Id., Anzio: la lunga bonaccia, su Storia della II Guerra mondiale, Rizzoli-Purnell, n. 61, 1967 Id., Rome 1944, The battle for the eternal City, Secker & Warburg, London 1981. Edizione italiana: Roma 44, per Rizzoli, 1983 VAUGHAN THOMAS Winford, Anzio, Garzanti, Milano 1967 VERNEY Peter, Anzio 1944: an unexpected fury, B.T. Batsford ltd, London 1978 Scritti di Autori francesi o riferiti al C.E.F. BOULLE Georges, Le Corps Expeditionnaire Française en 44, Vol. I e II, Paris Imprimerie Nationale, 1971 CARPENTIER Marcel, Planning et manoeuvres, su Revue Militaire Gen., gennaio 1960 ID., Le Corps Expeditionnaire Francaise en Italie, su Revue de Defense Nationale, 1 Novembre 1945 CHAMBE René, La victoire du Garigliano. Campaigne d'Italie 1944, su Revue d'Informations des troupes francaises d'occupation d'Allemagne, giugno 1946 Id., La bataille du Garigliano, J’ai lu, 1965 Id., La strada per Cassino, Edizioni dell'Albero, Cassino 1967 GAUJAC Paul, L’Armée de la Victoire: de Naples a l’Elbe, Paris, Charles-Lavauzelle, 1985 GERVASI Frank, The French fight for Rome, Collier's, 26 febbraio 1944 JUIN Alphonse, La Campaigne d'Italie, De Grey Victor, Paris, 1962 LE GOYET Pierre, La participation française a la Campagne d’Italie, French Army Historical Service,1969 Scritti di Autori statunitensi ADLEMAN Robert H. e WALTON George, La brigata del diavolo - Anzio 1944, Gerardo Casini Ed., Bologna 1976 (riguarda l'attività della 1st Special Service Force, Americana/Canadese nella zona di Borgo Sabotino-Cisterna) Id., Oggi è caduta Roma, 1968 ALTIERI James, The Spearheaders, Bubbs-Merril Co., Indianapolis, N.Y., 1960 Id., Darby's Rangers, Fisher, Harrison Co., 1977 AMERICAN ARMOR AT ANZIO, Fort Knox, maggio 1949, su Command Decisions, v. Ivi ANONIMO, Un Ranger sopravvissuto allo sfortunato raid racconta la storia di Cisterna, dal giornale Minneapolis Tribune, 1944 ANZIO BEACHHEAD - January 22-May 25, 1944, Serie American Forces in action, Historical Division, Dpt.of Army, Washington D.C., 1947 ANZIO BEACHHEAD, World War II 50th Anniversary Commemorative Edition, Center of Military History. U.S. Army, Washington D.C., 1990 BAUMER W.H., Darby's Rangers. We led the way, Presidio Press, San Rafael, California 1984 BLUMENSON Martin, Anzio, the gamble that failed, Lippingot, Philadelphia, 1963 Id,, L'azione della V Armata nella battaglia per Roma, Rivista Militare, maggio 1965 Id., General Lucas at Anzio, su Command Decisions, v. Ivi Id., In marcia verso Roma, su Storia della II Guerra Mondiale, Rizzoli-Purnell, n. 62, 1967 BOWERS Rodney, William O. Darby, su Southwest Times Record, 5 febbraio 1984. Dedicato alla figura del comandante dei Rangers e al gemellaggio tra il suo paese natale, Fort Smith, e Cisterna, la città in cui i Rangers furono distrutti BUCKLEY Christopher, Road to Rome, Hodder & Stoughton, 1945 CLARK W. Mark, La V Armata americana. Campagne d'Africa e d'Italia (Calculated Risk), Garzanti, Milano, 1952 COLLIER Richard, The Freedom road: 1944-45, Athenaeum, N.Y. 1984 COMMAND DECISIONS, Office of the Chief Military History, U.S. Army, Washington D.C., 1960. Degli scritti di questa pubblicazione generale, riferiti all'area qui trattata, vedi i singoli richiami CONRAD H., Non dimenticate cose come Anzio, articolo dal Progress Bulletin di Pomona, California, 25 gennaio 1944 DERRY Sam, The Rome escape line, Norton, N.Y., 1960 FEHRENBACH T.R., La battaglia di Anzio, Longanesi, 1973. Esposizione romanzata degli avvenimenti dello sbarco di Anzio-Nettuno e delle successive vicende FEROCITY of Nazi defense shows importance of Rome-Beachhead sulla rivista News Week, 14 febbraio 1944 FISHER Ernest, A classic stratagem on Monte Cassino, su Military Review, febbraio 1963 Id., Rome an open city, su Military Review, agosto 1965 Id., Cassino to the Alps, su U.S. Army in II World War, The Mediterranean theater of operations, su Command Decisions, Washington, 1977 FULLER J.F.C., The "second hand" front in Italy, sulla rivista News Week, 13 maggio 1944 HARMON F.N. e MAC MILTON, Our bitter days at Anzio, sul giornale The Saturday Evening Post, Settembre 1948 HEMINGWAY B., The anguish of Anzio, sulla rivista Empire, 19 novembre 1978 HIBBERT Cristopher, Anzio, the bid for Rome, Ballantine Books, N.Y. 1970 HOWE George F., The battle history of the 1st Armored Division, Combat Forces Press, Washington D.C., 1954 JACOBS B., Thunderbird! The story of the 45th Infantry Division, sulla rivista Saga, febbraio 1956 JACKSON W.G.F., La battaglia di Roma, Baldini e Castoldi, Milano, 1970 LEHMAN M., I Rangers morirono combattendo all'alba, dal giornale delle Forze Armate americane Stars and Stripes, s.d., 1944 MAJDALANY Fred, La battaglia di Cassino, Garzanti, Milano 1958 MALONE Paul p., The battle for Rome, sulla rivista News Week, 14 febbraio 1944 MATHEWS Sidney T., Gen. Clark' decisions to drive on Rome, su Command Decisions, v. Ivi Id., The French in drive on Rome, su Fraternité d'Armes Franco-Americaines, numero speciale della Revue Historique de l’Armée, Paris 1957 MORISON Samuel Eliot, Sicily Salerno Anzio, January 1943- June 1944. History of U.S. Naval Operations in II World War, Little Brown, Boston 1954 PETERMAN I.H., Peterman svela la storia dei Rangers perduti nella testa di sbarco di Anzio, su quotidiano americano non identificato, 15 aprile 1944 POLIS D. L'audacia dei Rangers di Darby salvò le forze alleate ad Anzio, dal Valley Time, 20 gennaio 1964 ROSS E. James, I morti sono miei, Longanesi 1968 SHEENAN Fred, Anzio, the epic of bravery, University of Oklahoma Press, Norman, Okla., 1964 SHEPPERD G.A., La campagna d'Italia 1943-45, Garzanti, Milano 1975 SHRIVENER Jane, Inside Rome with Germans, Macmillan Co., N.Y. 1945 SPARKS F., They held and died at Anzio, su rivista U.S. non identificata STARR Chestr G., From Salerno to the Alps, Infantry Journal Press, Washington D.C., 1948 SULZBERGER C.L., The doughboy's grim road to Rome, Times Magazine, N.Y., 20 febbraio 1944 THE German operations at Anzio, German Military Documents Section, Military Intelligence Division, Camp Ritchie, Md 1946, Su Command Decisions, (v. Ivi) TRUSCOTT K. Lucien, Command mission, Dutton & Co., N.Y., 1945 WILSON P.W., The Appian road to Rome, su Times Magazine, N.Y., 17 ottobre 1943 Scritti di Autori germanici BOHMLER Rudolph, Monte Cassino, Ediz. Accademia, 1974 Id., Battuta d'arresto a Cassino. Il punto di vista tedesco, su Storia della II Guerra mondiale, Rizzoli- Purnell, n. 61, 1967 Id., Cassino, una vittoria di Pirro, su Storia della II Guerra mondiale, Rizzoli-Purnell, n. 62, 1967 GREINER Heinz, Kampf um Rome. Inferno am Po, Kurt Vowinckel Verlag, Neckargemuend, 1968 KESSELRING Albert, Memorie di guerra (Soldaten bis zum letzten tag) , Garzanti, Milano 1954 KOCH L., Come i Germanici hanno vinto ad Aprilia, sul giornale Il Messaggero di Roma, 13 febbraio 1944 M.I.D., Order of battle of German Army, 1945 SENGER und ETTERLIN (Von) Frido, Neither hope nor fear, N.Y., E.P. Dutton & Co. Inc., 1964 Id., Monte Cassino, su New English Revue Id., La Guerra in Europa, Longanesi, 2003 STAIZER Jorg, Anzio-Nettuno. Eine Schlacht d. Fuhrungsfhlet, Nekarmund 1962 WESTPHAL Siegfried, The German Army in the West, Kassel- London 1951. Athenaeum Verlag, Frankfurt Id., Decisioni fatali, Longanesi, s.d. Scritti di Autori italiani ARENA N., Folgore. Storia del Paracadutismo militare italiano, CEN, Roma 1966 BALLARATI W., Anzio 1944, su Rivista Militare n. 7-8, 1965 CORARDESCHI Sergio, Bastava una spinta e Roma sarebbe caduta, su Italia illustrata, Gennaio 1984 GIGLI Guido, La Seconda guerra mondiale, Laterza 1964 ID., Lo sbarco ad Anzio nel rapporto segreto a Salò, su Storia illustrata, Gennaio 1984 ISTITUTO Romano per la Storia d’Italia dal fascismo alla Resistenza, Quaderni n. 1 (1969), n. 2 (1971), n. 3 (1980) MUSCO Ettore, Gli avvenimenti del settembre 1943 e la difesa di Roma, Tipografia regionale, Roma 1962 NARDINI Walter, Cassino fino all'ultimo uomo, Mursia, Milano 1975 PUDDU Mario, Lo sbarco e la battaglia di Anzio, Tip. Artistica Nardini, Roma 1956 ID., La battaglia di Castelforte (maggio 1944), Tipografia Artistica Nardini, Roma, s.d. ID., Tra due invasioni. Campagna d'Italia 1943-1945, Tip. Artistica Nardini, Roma s.d. ROMERSA Luigi, serie di articoli come inviato de Il Messaggero di Roma dal fronte. Tra essi : - Prevalenza tedesca nella battaglia di Nettuno (23 febbraio 1944) - Incendi sulla costa pontina (8 maggio 1944) - 100 ore di lotta (16 maggio 1944) - Le fasi della battaglia tra Minturno e Cassino (17 maggio 1944) - Senza tregua ( 22 maggio 1944) - La piana pontina in una cornice di fiamme (29 maggio 1944) TARCHIANI A., Il mio diario di Anzio, Mondadori Scritti sul confino fascista di Ponza e Ventotene AMENDOLA Pietro, L'Isola, Bompiani, 1980 AVENTI Giuseppe (Giuseppe Paganelli), Diario di Ventotene, a cura di Vanni Scheiwiller, 1975 BOLIS Luciano, Il mio granello di sabbia, JACOMETTI Alberto, Ventotene, Marsilio Editore, Padova 1974 MACCARI Mino, Visita al confino (a Ponza e a Lipari nel 1929), Cultura Calabrese Editrice, 1985 MAGRI M., Una vita per la libertà, Roma 1956 NENNI Pietro, Tempo di guerra fredda. Diari 1943-1956, Sugarco Editore, 1981 PERTINI Sandro, Sei condanne, due evasioni, Mondadori, 1970 ROSSI Ernesto, Miserie e splendori del confino di polizia, Feltrinelli, 1981 SPINELLI Altiero, Il lungo monologo, Roma 1968 Contributi per la storia locale ALESSANDRINI Mario, Dai pipistrellai al DDT, Latina 1960 AA.VV., Centoventisei giorni di ricordi, a cura del Comune di Cisterna di Latina, Tip. Boschi, 1990 AA.VV., Resistenza e libertà nel Lazio, a cura della Regione Lazio, Stab. Poligr. Cappelli, 1970 AA.VV., Sono centomila i morti tra il mare Tirreno e l'Adriatico?, Cassino, 1984 ALBANI Francesca, Civili allo sbaraglio, la guerra di liberazione nel basso Lazio. Microstoria di Lenola, relaz. al Convegno della Società Italiana delle Storiche, Firenze 15-16 novembre 2003 ALOIA Giuseppe, Il generale Giuseppe Aloia e la liberazione di Castelforte, lettera alla Rivista Il Golfo, Minturno 1980 ANDRISANI Gaetano, La Resistenza a Gaeta, La Poligrafica Editr., Gaeta 1974 ANGELINI Edmondo, Gli anni della guerra a Priverno (1940-1945). Documenti dell’Archivio storico di Priverno, su Comune di Maenza. Bombardamenti del 14 e 27 marzo 1944, Atti del Convegno 24-25 aprile 1999 ANZIO-CASSINO '79, Arti Grafiche Arese, 1979 BARIS Tommaso, Tra due fuochi, Laterza 2004 BERTI Antonio, Terracina 4 settembre 1943 ore 16.30. Il primo bombardamento aereo della provincia di Littoria, Grafiche Pd, Fondi 1996 BERTI Francesco, Guerra nelle paludi pontine, su Il Lazio in guerra. 1943-1944, a cura di Armando Ravaglioli, Newton & Compton, Roma 1997 BIANCHINI Arturo, Storia di Terracina, Ed. Chicca, Tivoli 1977 BILLONE Pietro, La bonifica dei campi minati ed altri ordigni bellici in Italia dal 1944 al 1948, Bologna 1984 BOVE Cesare, 8 ottobre 1943: un giorno da ricordare, su Città Comprensorio, Priverno BOVE Giovanni, Io c’ero. 8 settembre 1943-18 maggio 1944: l’odissea del popolo formiano attraverso le testimonianze drammatiche dei sopravvissuti, Graficart, Formia 1998. BROCCOLI A., Gli "uomini rana" del Garigliano. La caduta del fronte di Cassino, Tip. Caramanica, Minturno 1982 ID., Un ricordo di coraggio e di pietà: Ernesto Ribaud fucilato dai tedeschi, sulla rivista Il Golfo CALDARAZZO DA MONTEFUSCO frate Eugenio, A nord del cielo di Anzio e di Nettuno, Tipolito Leone, Foggia 1966 CAMERA DI COMMERCIO I.A. di Latina, L'insediamento della Consulta economica provinciale, Camera di commercio, 1950 CAMPAGNA Alessandro, Ausonia negli anni di guerra 1943-1944, Arti grafiche Caramanica, Scauri, s.i.d. (2004) CAPOBIANCO monsignor Paolo, Una presenza benefica, su Gazzetta di Gaeta n. 7-1974 ID., Dall'8 settembre 1943 alla liberazione a Gaeta, La Poligrafica, Gaeta 1985 CAPOROSSI Franco, Monti Lepini 1943-45, Occupazione, resistenza, liberazione, A cura dell'Associaz. Artisti Lepini, Tip. Centenari, Roma 1981 CASALDI S. - ROSSI F., 22 gennaio-26 maggio, Quei giorni a Nettuno, Ediz. Abete, Roma 1989 CASSINO vent'anni dopo, testimonianze e documentazione, SEL Editr., 1964 CASSINO perché, Speciale Attualità di storia, Numero speciale per il trentennale della distruzione di Cassino, 1974 CASTRICHINO Raffaele, Il dramma di SS. Cosma e Damiano nel fronte della guerra, OPI, Roma 1962 Id., Il martirio di Santa Maria Infante nel turbine della II guerra mondiale, Ciclostilato, s.d. Id., Terrore tedesco a Minturno, Ciclostilato, s.d. Id., La resistenza a Spigno Saturnia distrutta e abbandonata, Ciclostilato s.d. Id., Pico nella storia dell II guerra mondiale, Ciclostilato, s.d. (1986) CAVALLARO Livio, Le battaglie per la Linea Gustav 12 gennaio-18 maggio 1944, Mursia, 2004 CICCONE Salvatore, Profughi a Roma da Formia distrutta, su Il Lazio in guerra. 19431944, a cura di Armando Ravaglioli, Newton & Compton, Roma 1997 CIMINO Francesco, Cinquant’anni dopo. Diario di un internato in un lager nazista, Latina 1996 COMUNE DI ITRI, Illustrazione e documentazione, Tip. Corsetti, Ceprano 1964 COMUNE DI LENOLA, Scarupatu. Testimonianze di guerra, Arti grafiche Kolbe, Fondi 1992 CONSORZIO DELLA BONIFICA DI LATINA, Breve monografia delle opere di bonifica in Agro Pontino, dattiloscritto del 1957 COPPETELLI Eliano, Il volto della guerra a Cisterna, Tip. Boschi, Cisterna 1959 DE AGOSTINI Marina, La lezione della memoria, a cura del Comune di Cisterna di Latina, Tip. Boschi, 1985 DE GREGORIO Tommaso, Il mulo sul tetto, Cori 2004 DE LIBERO Libero, Borrador. Diario 1933-1955, Nuova Eri, Roma 1994 D’ERME Francesco, La guerra a Sermoneta, su Il Lazio in guerra. 1943-1944, a cura di Armando Ravaglioli, Newton & Compton, Roma 1997 Id., Undici marzo a Sermoneta, San Marco Libri, 1992 DIARIO di uno sfollato anziate, nel XX della morte di Padre Leone Turco, Ediz. Abete, Roma s.d. DIES monsignor Luigi, Istantanea mussoliniana, Tipografia Atena, Roma s.d. DIREZIONE DIDATTICA I CIRCOLO FONDI, Sfollamento, Tip. Bianconi Priverno, Anno scolastico 1975-76 FICOCIELLO Vincenzo, Cisterna, Su Rivista Militare n. 2, marzo-aprile 1979 FOLCHI Annibale, La fine di Littoria. 1943-1945, a cura della Regione Lazio, 1995-Ristampa 1999 FORCINA G.P., Nella tormenta della guerra. Un frate racconta, Tip. Ambrosini, Penne 1948 GALLINARO Pasquale, Formia Settembre 1943-Giugno 1945, a cura dell'A.A.S.T. di Formia, 1991 GARZIA G., Il nostro 8 settembre. Anzio 1943-45, Tip. S. Lucia, Marino 1962 GIAMMARIA G.- GUILIA L.-IADECOLA C., Guerra, liberazione, dopoguerra in Ciociaria 1943-45, a cura dell'Amministrazione provinciale di Frosinone, La Tipografica, Frosinone 1985 GOZZER Tito, Verso Roma con gli Alleati, corrispondenze sul quotidiano Il Tempo, su La Resistenza a Norma e nei Monti Lepini (v.), Editrice Il Gabbiano, Latina 2004 GROSSI Tancredi, Il calvario di Cassino, Libr. Lamberti Edit., Cassino 1985 GUIDI Renato, Sul fronte di Velletri. Appunti e racconti di guerra con note storiche, Tip. Zampetti, Velletri 1964 IADECOLA C., Collelungo il giorno dei SS. Innocenti martiri, Ediz. La Riva, Cassino s.d. (1993) IL LAZIO in guerra. 1943-1944, a cura di Armando Ravaglioli (con diversi contributi), Newton & Compton, Roma 1997 LANZUISI Tommaso, I cinque fucilati di Borgo Montenero al Circeo, 2002 LARACCA Italo Mario, Tra le rovine di Velletri, M. Scopel LA RESISTENZA a Norma e nei Monti Lepini (contributi di Tito Gozzer et alii), Biblioteca dei Monti Lepini e Comune di Norma, Editrice Il Gabbiano, Latina 2004 LECCISOTTI Monsignor Tommaso, Montecassino, Vallecchi 1946 LISETTI Aldo, Silenzi di guerra. Campodimele 1943-44, Edizioni Alges, Arti Grafiche Kolbe Fondi, 2003 LISETTI Aldo, Martiri ed Eroi di Guerra Tra i Pastori Aurunci (1940-1945), Comune di Campodimele, Arti Grafiche Kolbe. 2005 L’OPERA da ritrovare. Repertorio del patrimonio artistico italiano disperso all’epoca della Seconda Guerra mondiale, Ministero degli Affari Esteri – Ministero per i Beni Culturali e Ambientali, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, 1995 MAGLIOCCA Nicola, Il triste natale gaetano del 1943, su La Gazzetta di Gaeta, n. 4/1978 MAIORINO Gennaro, Sfollamento, su Confronto, rivista èdita a Fondi, anno 1980 MARAFFINO Donato, 1943: l’operazione sabotaggio della bonifica, tra bioguerra e tattica militare, su Contemporaneità pontina. Rivista di storia, cultura ed eventi civili del Liceo Scientifico G.B. Grassi di Latina, Anno I, n. 0, Novembre 2003 MARAFINI Luigi, Quando la guerra si accanì su Cori, su Il Messaggero di Latina, del 27 gennaio 1984 MARINI Sebastiano, Mussolini a Ponza. Memorie di un suo carceriere, su Due anni di storia, 1943-1945, di S. Tamaro, Roma 1948 MIGNANO Alberto, Le vittime civili e militari nel calvario di Minturno, sulla rivista Il Golfo MINNOCCI Senatore Giacinto, I Ciociari e la Resistenza, Ediz. EPT Frosinone, s.d. MORONI Francesco, Per non dimenticare gli anni della guerra a Cori, Assoc. Artisti dei Lepini, 1995 MOTTO Francesco, “Non abbiamo fatto che il nostro dovere”. Salesiani di Roma e del Lazio durante l’occupazione tedesca (1943-1944), Las, Roma 2000: contiene il diario dei Salesiani a Littoria nel 1943 e 1944, sotto il titolo: Littoria (Latina), Parrocchia e oratorio quotidiano. Cronaca: anno 1943 (pagg. 205-251) OPERA NAZIONALE COMBATTENTI, Carta dell'Agro Romano e Pontino. Eventi bellici, presso l'Archivio di Stato di Latina, che conserva anche le pratiche di risarcimento di danni di guerra relative alle distruzioni delle abitazioni pontine. ORTI V., Con gli Alleati allo sbarco c'era anche uno di Anzio, su Rassegna del Lazio, Ammin. Prov. le di Roma, 1974 PAGINE SULLA RESISTENZA, su Rassegna del Lazio, Ammin. Prov.le di Roma, Novembre 1973 PARISELLA Antonio, Comitati di liberazione, prefetti e sindaci nella provincia di Latina 1944-1946), su AA.VV., L’altro dopoguerra Roma e il Sud 1943-1945, a cura di N. Gallerano, F. Angeli, Milano 1985. PECORINI MONFORTE Candida, La guerra sugli Aurunci. Diario di uno sfollamento, Graficart, Formia 1994 PISTILLI Emilio (a cura), Cassino - Seconda guerra mondiale (1943-45) - Bibliografia generale, Ediz. Azienda Autonoma Soggiorno e Turismo Cassino, Stampa Ingrac, 1989. PONTECORVO Cosmo Damiano, L'olocausto di Minturno nella II guerra mondiale Tip. Pontone, Cassino 1979 Id., Nove mesi d'inferno tra le Mainarde e il mare Tip. Pontone, Cassino 1979 Id., Il sacrificio di Spigno Saturnia nella II guerra mondiale, Tip. Pontone, Cassino 1979 Id., Le vittime di Ausonia nella II Guerra mondiale, Tip. Pontone, Cassino 1979 Id., Visita al fronte del Garigliano del Capo di Stato Charles De Gaulle, Rivista Il Golfo, n.3/1982 RACCONTARE la storia. Borgo Montenero 4 maggio 1944, I.T.C. “A. Bianchini”, Quaderni dell’oralità, Graficart, Formia 2003 REGIONE LAZIO, Quaderni della Resistenza laziale, Vol. VI, Stilgraf, Roma 1976 RICINIELLO Antonio, Il carrubo di Ottaiano (settembre 1943-primavera 1944), La Poligrafica, Gaeta 1982 RICORDI di guerra, ricerca dell’Istituto Comprensivo di Castelforte – Scuola Elementare Plesso “Francesco Petronio” – Classi 5^ A e 5^ B, Anno scolastico 2002-2003 Id., Gaeta. Primi passi verso la rinascita. 19 maggio 1944-24 luglio 1949, Meganetwork, Sabaudia 1998 ROSATI Mariano, Dalle retrovie di Cassino. Gennaio-maggio 1944, Tip. Fabrizio, Itri 1987 RUGGIERO Duilio, L’urlo e il silenzio, Arti Grafiche Caramanica, 1997 RUGGIERO Duilio, Castelforte alla patria, Arti grafiche Caramanica, Scauri, 1989 Id., L’olocausto di Castelforte nella Seconda guerra mondiale. Viventibus per aevum Castrifortis Gentes, Arti Grafiche Caramanica, Scauri 2003 SANDRI G., La bambina di là del fiume. Garigliano 1943-44, Garzanti 1945 SCIARRETTA Antonio, Da Anzio a Cisterna, su Il Lazio in guerra. 1943-1944, a cura di Armando Ravaglioli, Newton & Compton, Roma 1997 SOTTORIVA Pier Giacomo, Cronache da due fronti, Editrice Il Gabbiano, Latina 2004 Id., I giorni della guerra in Provincia di Littoria. Luglio 1943-Maggio 1944, Cipes, Latina 1974. La guerra dal punto di vista di chi la subì. Id., I giorni della guerra ecc., edizione riscritta da un punto di vista militare. Id., Tra la Gustav e l’Agro Pontino. Immagini di una guerra, Meganetwork, Sabaudia, 1994 Id. Le Isole dietro il confino, Ed. Il Gabbiano, Latina, 1997 Id., Tra l'Agro Pontino e la Gustav, su Resistenza e libertà nel Lazio, a cura della Regione Lazio, 1979 Id., L’Istituto Vittorio Veneto tra guerra e dopoguerra, su Gli affreschi dimenticati, a cura dell’Istituto Vittorio Veneto di Latina, Edizioni Novecento 2003 Id., Castelforte icona della guerra, su Castelforte Informa, anno V, n. 6, Novembre-dicembre 2003 SPADA Populin Luigia, I giorni della guerra a Borgo Podgora (1944),su Economia Pontina TAGLIAVENTO Armando, Tra fascisti e germanesi, Feltrinelli, Milano 1973 TERRACINA 1944-46. Un contributo per la storia della ricostruzione della città, a cura della Classe V F del Liceo Scientifico Leonardo da Vinci di Terracina, Anno scolastico 20012002, su La scuola entra in archivio. Laboratori di storia a Tarquinia, Terracina e Tivoli, Gangemi editore per Regione Lazio, s.i.d. TIBALDI Carlo Marcantonio, Storia di una medaglia, Castelforte 2002 Id., Le città decorate della provincia di Latina: Castelforte, Cisterna, Formia, Gaeta, Itri, SS Cosma e Damiano, Terracina, Il Golfo 1987 TUCCIARONE R., Viaggio nella memoria. Spigno e la Gustav, Nuova Poligrafica 1994 TUCCINARDI M. – CANNELLA R., Minturno nella Seconda Guerra mondiale, 1943/44 – 1993/94, a cura del Comune di Minturno, Arti Grafiche Caramanica, Scauri 1996 VERONESE Valerio, Diario dal 22 gennaio 1944 al 6 maggio 1944, Ediz. Il Gabbiano, Latina 1993 VIOLA Tommaso, Raus! Cronistoria di un'occupazione, Gaetagrafiche, 1988 Id., La fuga delle corvette Gru, Gabbiano e Pellicano, su Gazzetta di Gaeta, n. 9-1978 ZACCHEO Luigi, La guerra vissuta a Sezze, su Il Lazio in guerra. 1943-1944, a cura di Armando Ravaglioli, Newton & Compton, Roma 1997