il dialogo n3 2009 - Comune di VARALLO POMBIA

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il dialogo n3 2009 - Comune di VARALLO POMBIA
Giornale periodico del Comune di Varallo Pombia - Autorizz. del tribunale di Novara n.13
del 2-7-1976 - Poste Italiane - Spedizione in a. p. - 70% - DC/DCI/NO n. 2 giugno 2003
E-mail: [email protected]
Anno XXXIV - N. 3 dicembre 2009
Lavori pubblici
la situazione
l
e
d
a
Not se
me
Sorella acqua
Sono di questi giorni le notizie circa la definitiva approvazione del Decreto Legge n. 135/2009 contenente, all’art. 15, la
modifica del regime di affidamento della gestione del servizio
di distribuzione dell’acqua potabile sull’intero territorio nazionale.
Già la legislazione precedente, modificata per l’appunto
dall’art. 15, era pesantemente intervenuta, delineando le modalità di intervento degli ATO (Ambito Territoriale Ottimale) sul territorio.
Vale la pena di fare un po’ di cronistoria, partendo dal decennio passato nel corso del quale la legge 5/1/1994 n. 36, la c.d.
“legge Galli”, era intervenuta a dettare le nuove norme sulla
gestione del servizio idrico.
Sino ad allora la gestione del servizio idrico integrato (acquedotto e fognatura) era affidata in toto ai singoli Comuni. Essi
provvedevano pertanto alla gestione e alla manutenzione ordinaria della rete, agli investimenti per manutenzione straordinaria e potenziamento, alla bollettazione, alla riscossione
ed anche alla determinazione della tariffa del servizio idrico
(solo la tariffa di distribuzione dell’acqua potabile, giacché la
misura dei diritti di fognatura e depurazione era fissata per
legge).
La misura della tariffa dell’acqua potabile non è mai stata
nella piena disponibilità dei Comuni, trattandosi di un prezzo cosiddetto “amministrato”, cioè sottoposto alla vigilanza
del CIPE (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica) e degli ex UPICA (Ufficio Provinciale per
l’Industria Commercio e Artigianato).
A Varallo la tariffa dell’acqua è sempre stata molto bassa
(da ultimo 296 lire al metro cubo), essendo da sempre stasegue a pag. 2
Anche quest’anno in concomitanza con l’uscita del dialogo
di fine anno riassumiamo brevemente la situazione dei lavori
pubblici presso il nostro comune. Inaugurata la scuola materna anche le opere di completamento dell’asilo nido risultano
ormai in fase di finitura garantendo una struttura adeguata
funzionalmente e migliorata esteticamente. L’area del campo
sportivo Virgilio Maroso è stata messa in sicurezza e resa a
disposizione di tutti. A Cascinetta risultano in corso le operazioni da parte dell’Immobiliare Borghetto (vedi FACO) di
affidamento dei lavori per la realizzazione del nuovo collegamento stradale tra la Via Comunale e la via S.S. Trinità
sulla base della Convenzione stipulata con il comune; i lavori verranno realizzati nel 2010. A breve sarà invece eseguita
la sistemazione e pavimentazione dell’area adiacente alle ex
scuole. Per quanto riguarda la nuova mensa scolastica le autorizzazioni risultano acquisite e la progettazione esecutiva
completata e sono in corso le fasi di gara per l’individuazione
dell’impresa esecutrice con l’obbiettivo di iniziare i lavori nella primavera del 2010.
Anche per le nuove sepolture presso il cimitero comunale
(complete di cappelle, loculi, ossari, urne cinerarie ed apposite urne cinerarie comuni) le autorizzazioni risultano acquisite e la progettazione esecutiva completata; è in fase di definizione la gara per l’aggiudicazione dei lavori che potranno
iniziare sempre nella primavera del 2010. Sempre nell’ambito
dell’area cimiteriale è in corso l’aggiudicazione degli inter-
segue a pag. 2
1
continua dalla prima pagina
te perseguite finalità sociali e non avendo “caricato”, anche
quando sarebbe stato possibile farlo, i costi di gestione con
gli ammortamenti economici. Ciò nonostante il Comune ha
portato avanti la realizzazione di due fondamentali progetti
generali di potenziamento della rete fognaria e dell’acquedotto comunale.
Del primo, la rete fognaria, sono stati ad oggi realizzati tre
lotti su cinque; il quarto lotto, il depuratore, è stato interamente progettato e sono stati stipulate le relative convenzioni
per la realizzazione della stazione di pompaggio dei liquami
all’impianto di Dormelletto.
Manca solo l’inizio dei lavori.
Il secondo, l’acquedotto, è stato interamente realizzato.
Non potendosi provvedere ad adeguamenti della tariffa, trattandosi come si diceva poc’anzi di prezzi amministrati, gli
oneri derivanti dall’accensione dei mutui sono stati coperti
con l’introduzione dell’addizionale comunale Irpef.
Questa gestione, diciamo così, “autarchica” è perdurata sino a
tutto il 2005, anno nel quale anche le province di Novara e del
VCO, buone ultime, hanno dato applicazione alla legge “Galli”.
Da quel momento la gestione del ciclo idrico integrato è stata
affidata ad una società per azioni a totale capitale pubblico,
la “Acque Novara VCO Spa”.
Il Comune di Varallo Pombia entrò da subito nel capitale
come socio fondatore, altri Comuni vicini entrarono subito
dopo. Non si trattò comunque di una scelta ma di un preciso
obbligo legislativo imposto, per l’appunto, dalla legge Galli.
Acque Novara VCO opera sul territorio delle due province
attraverso cinque diverse società operative, per noi “Acque
Spa” di Dormelletto.
Il primo effetto di questi cambiamenti percepito dalla popolazione è stato l’aumento improvviso della tariffa, in maggior
misura a Varallo Pombia per effetto della bassa tariffa applicata precedentemente, in misura minore in altri Comuni nei
quali i cittadini già pagavano una tariffa più elevata.
Ma vi sono stati anche altri effetti, meno visibili ma egualmente significativi.
Prima le note positive. Va registrata una maggiore tempestività negli interventi di emergenza per guasti alle reti (ma il
lavoro degli operai del Comune aveva sempre e comunque
sopperito ad una minore disponibilità di mezzi).
Poi le note negative, gravi.
La situazione dei conti di Acque Novara VCO Spa non è mai
stata positiva, nonostante la libertà di manovra in tema di
fissazione delle tariffe.
Una recente sentenza della Cassazione in materia di esonero
dal pagamento dei diritti di fognatura (in termine tecnico, diritti di allontanamento) per gli utenti non allacciati, ha ulteriormente aggravato la situazione. In breve, si è dovuta verificare l’eccessiva onerosità della struttura, articolata attraverso
la società di gestione e le società operative territoriali.
Per dare un’idea, il Comune di Varallo Pombia spendeva per
la gestione del ciclo idrico circa 50 euro per abitante comprese le rate dei mutui, oggi non ne bastano 90. Quasi il doppio.
Ciò comporta la totale mancanza di risorse per gli investimenti. Tutto è assorbito dalla gestione corrente. Nel medio e
lungo periodo si tratta di una prospettiva drammatica.
Quali soluzioni? Prima dell’approvazione della nuova legge,
si parlava di un immediato assorbimento in Acque Novara
VCO Spa delle società operative, e di un ulteriore aumento
della tariffa, anche di trenta centesimi a metro cubo, con decorrenza 1/1/2010.
Ora la nuova legge ha di nuovo cambiato tutto.
Il servizio idrico andrà gestito non più attraverso le società
c.d. “in house” a totale capitale pubblico, ma da società miste
di nuova costituzione con sottoscrizione da parte di privati
di almeno il 40% del capitale sociale. Solo in via eccezionale,
potrà essere autorizzata la gestione del servizio da parte di
società ad intero capitale pubblico.
Dove ci porterà questa nuova soluzione? Potrà l’intervento
del privato condurre ad una maggiore efficienza o tutto si
tradurrà soltanto in aumenti ingiustificati del prezzo di un
bene vitale ed insostituibile al solo scopo di trarre profitti,
come già si sente dire con un approccio per la verità piuttosto
ideologico?
E’ troppo presto per dirlo. Di certo l’attuale gestione va profondamente rivista, allo scopo di ottimizzare i costi e di riprendere la spinta verso gli investimenti.
Inoltre va assolutamente messo a punto un meccanismo di
vigilanza, peraltro previsto dalla legge, delle nuove società
miste allo scopo di evitare speculazioni su un bene insostituibile come l’acqua.
A presto ne sapremo di più.
Il Sindaco
continua dalla prima pagina
venti di manutenzione sulle coperture degli attuali loculi che
verranno realizzate quanto prima. Dal punto di vista della
viabilità sono state eseguite le opere di riasfaltatura di alcune strade comunali tra cui (Vittorio Veneto, Ortigara, Monte
Grappa, Tagliamento, Piave, F.lli Bandiera, Monte, Verdi,
Montale, Dante Alighieri, parte Circonvallazione, Motto,
Bolognino, S.Spirito, Della Chiesa a Cascinetta) e con il ribasso ottenuto in sede di gara si provvederà ad eseguire nel
2010 ulteriori interventi tra cui abbiamo già individuate le
Vie Aldo Moro e Togliatti. Sempre dal punto di vista del2
la viabilità risultano completate da parte della Provincia di
Novara i lavori di costruzione del tratto della futura circonvallazione tra la Via Brera e la Via L.Da Vinci e risultano inserite nel piano triennale della stessa provincia all’anno 2011
le opere di completamento con il collegamento con la S.S.32
per il quale la fase di progettazione del cavalca-ferrovia è già
in corso. Risulta ancora in corso l’iter di autorizzazione della
nuova stazione di raccolta differenziata che sorgerà in terrisegue a pag. 3
T ribuna
A proposito di sicurezza
Il 20 settembre hanno trasmesso in TV un’inchiesta sulla sicurezza a Roma. Un’informazione dettagliata fatta di fotografie,
interviste, numeri e dati. La situazione è inquietante. Iniziamo
dall’intervista ai cittadini, tutti hanno affermato che la situazione è intollerabile e pericolosa, in tutti i quartieri periferici non si
vedono quasi mai le forze dell’ordine, furti e rapine sono ormai
giornalieri, denunciati vengono gestiti soltanto ai fini statistici.
Una rapina segnalata in tempo reale, con presenti i malviventi,
ha visto arrivare la polizia soltanto dopo 50 minuti, la risposta
del distretto di pubblica sicurezza è stata che non ci sono agenti
a disposizione. Nel quartiere più disagiato di TOR VERGATA,
in mezzo ai condomini esiste un vecchio mercato in disuso pieno
di rifiuti e centinaia di siringhe usate dai tossicomani; gli abitanti
della zona dichiarano che esiste smercio di droghe 24 ore al giorno con la presenza di oltre 250 tossicodipendenti …. però niente
polizia, se passa una volante nemmeno si ferma. Gli abitanti di
quasi tutti i quartieri asseriscono che non si vede mai nessuno,
né polizia, né carabinieri e nemmeno poliziotti di quartiere, alle
rimostranze dei cittadini la risposta è sempre la stessa: non abbiamo persone a sufficienza! Ricordiamo tutti lo stupro di inizio
anno, il Prefetto dichiarava che ci sarebbero stati rafforzamenti
delle forze di P.S. al distretto del quartiere, ad oggi non è stato fatto ancora nulla. Quello che è stato affermato da decine
di poliziotti sembrano irreali; il capo parco macchine dichiara
che a Roma sono in dotazione 1000 autovetture, di queste 700
sono inutilizzabili e ferme, le rimanenti sono in officina ogni 2
giorni! Ogni distretto ha una carenza di personale dal 35 % al
50%, a Roma mancano oltre 1500 poliziotti, questi dati sono
stati rilevati dalla pianta organica di ogni distretto. Nei quartieri periferici è in servizio un agente ogni 1820 abitanti, solo nel
quartiere centro le cose vanno bene, con la presenza di un poliziotto per circa 200 residenti. Oltre il 50% dei computer sono
di proprietà dei dipendenti, oltre alla carta, stampanti e relative
cartucce, “se vogliamo lavorare dobbiamo acquistarli noi”, tale
è la risposta di un poliziotto. Questi dati sono stati consegnati
a Maroni, Ministro degli Interni, oltre alle molte denuncie fatte anche dai giornali. La risposta? ….. smentita categorica su
tutto, sostenendo addirittura in Parlamento che vi è stato un
aumento di spesa per la sicurezza, al ché tutti i responsabili sindacali, compresi quelli di destra, hanno spiegato che l’incremento non è stato sufficiente per retribuire i rinnovi contrattuali e
gli straordinari. I poliziotti che hanno gestito l’operazione della
cattura di Provenzano sono stati pagati dopo 2 anni e successivamente ad una manifestazione di protesta. Alcuni agenti
giustificano la loro inefficienza effettuando volantinaggio tra i
cittadini; gli stessi decantati poliziotti di quartiere (45 in tutta la
città), non esercitano la loro funzione perché assegnati ad altri
incarichi. Sono previsti ancora tagli alle forze di polizia per circa
700 milioni di euro negli anni 2010 e 2011, per un totale, compreso il 2009, di 1 miliardo di euro. Mentre il Ministro Maroni e
il Governo smentiscono la realtà, si inventano le famose ronde
per migliorare la sicurezza, non vi sembra ci sia contraddizione?
Di queste ronde se ne è parlato nei Comuni di Roma, Massa
Carrara e Torino, il primo dato che emerge è quello che gli aderenti sono militanti di Partiti di Destra, come mai? A Torino la
situazione è ridicola, una ronda di militanti leghisti composta
da 6 persone sono seguiti a distanza di pochi metri da 16 operatori delle Forze dell’Ordine, la motivazione data dagli stessi
poliziotti è quella di evitare azioni violente, le ronde sono pericolose, possono generare liti e risse, per cui sono seguite per la
loro stessa incolumità. A Massa Carrara il Sindaco ha vietato
le ronde, ma militanti di estrema destra operano ugualmente e
si sono verificati scontri in più occasioni. A Roma, come riferito
dai giornali, violenze effettuate dalle ronde occasionali squadriste contro gli extracomunitari sono ormai numerose, anche
verso persone che lavorano da anni in Italia con regolare permesso di soggiorno, un caso su tutti: un fruttivendolo pestato a
sangue nel suo negozio rimasto in coma per 40 giorni e ancora
oggi impossibilitato a svolgere la sua attività, con la moglie che
a causa dello spavento ha perso il bambino che aveva in grembo.
Io penso che così non si possa continuare, dobbiamo veramente
pretendere un cambio di rotta, basta con le bugie che ci propinano sulla sicurezza, si è volutamente creato un clima di paura, qui
non si tratta solamente di democrazia e diritti, ne va della nostra
vita sociale, non possiamo vivere sempre con la paura e chiusi in
casa, i delinquenti di tutti i colori e razze devono essere presi e
condannati, non con le ronde (il poliziotto intervistato a Torino
asseriva che queste non hanno mai segnalato nulla che abbia
permesso di effettuare un arresto), ma con le Forze dell’Ordine
che devono essere aumentate e dotate di mezzi per operare con
efficienza. Penso che una riflessione sia doverosa perché la realtà
(siamo nel 2009) è molto simile al periodo fascista, quando le
squadracce oltre a manganelli ed olio di ricino, potevano anche
ammazzare gente inerme restando impunite.
Felice Liuzzi
continua dalla seconda pagina
torio di Pombia in adiacenza alla nuova circonvallazione e ci
si prefigge di iniziare le opere nel 2010.
Risultano in corso e si prolungheranno anche nel 2010 la
progettazione ed autorizzazione delle seguenti opere:
– pavimentazione e sistemazione di un primo lotto di strade ed aree sterrate tra cui le vie Vivaldi, Crosa, Ingignoli,
Gobetti e parcheggio cimitero
– messa in sicurezza della Via Comunale a Cascinetta, che
verranno attuate in parte sempre nel 2010 e parte nel 2011.
Guglielmetti Patrick
Errata Corrige
Nel numero 2 del mese di settembre 2009 del Dialogo,
per una svista del CDR a pagina 15
nella didascalia sotto la foto, il nome del Sindaco
Ing. Conte Priuli Caccia, è stato erroneamente scritto
Ing. Conte Privoli Caccia.
Il CDR si scusa con i lettori per la svista.
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D ibattito
Calimero e la “legge naturale”
Sul “Dialogo” di settembre Luca Sacchi se la prende con don
Sabino a proposito della “legge naturale”. Su alcuni punti
vorremmo replicare.
A Luca Sacchi quelli vestiti di nero fanno venire in mente
i fascisti e i preti. I fascisti come Fini li rispetta e li ammira
perché con gli anni sono evoluti e ora la pensano come quelli
di sinistra. I preti come don Sabino non li sopporta perché
continuano a manifestare “un’identità che credeva superata”. Cioè, osserviamo noi, perché continuano semplicemente
a dire quello che la Chiesa ripete da 2000 anni ogni volta
che riesce ad essere fedele alla sua missione storica. E non
si accodano a quelli tra i cattolici che per ragioni diverse nascondono la testa sotto la sabbia ogni volta che le loro convinzioni potrebbero innescare conflitti con altri.
Stendiamo poi un velo pietoso sul fatto che riflettendo sui
puntini neri a Sacchi non viene in mente nulla di meglio
dell’invito sessantottino a sparagli addosso. Come spiegava
agli inizi del secolo scorso un tipo di Vienna, certe associazioni di idee purtroppo non sono mai casuali. Speriamo solo
che non nascondano desideri inesprimibili. Un consiglio: la
prossima volta che vede un puntino nero, pensi a Calimero.
“La legge naturale unica tra i viventi è la legge della sopravvivenza del più forte, magari non come individuo, ma sicuramente come genoma”, afferma Sacchi con granitica certezza.
Questa tesi merita invece una risposta più seria.
Anche accettando la prospettiva evoluzionista, che peraltro
fino a prova contraria è una semplice teoria scientifica e non
una verità incontestabile, che cosa c’entra l’idea dell’adattamento fisico delle specie animali all’ambiente naturale con la
negazione della “legge naturale”? A Sacchi non è mai venuto
il dubbio che la radicale differenza tra l’uomo e le api stia
proprio nella capacità dell’uomo di andare oltre la pura lotta
per la sopravvivenza? Nella storia del genere umano, per fortuna, testimonianze di dedizione incondizionata che hanno
lasciato straordinarie eredità di bene sono non meno presenti
delle peggiori atrocità commesse dalle dittature naziste e comuniste (già: “gli opposti a volte sono vicini”, specie quando
cercano di cancellare Dio dalla coscienza dell’uomo).
E non ha mai considerato, il naturalista Sacchi, che questa
possibilità derivi all’uomo proprio dal possedere, unico tra
le specie animali, la capacità di riconoscere spontaneamente
una serie di principi fondamentali dal cui rispetto soltanto
dipende la possibilità di una convivenza pacifica?
Questi principi, che i cristiani chiamano “legge naturale”
e che per loro sono nient’altro che il riflesso nella realtà
dell’opera creatrice di Dio, e quindi un segno della finalità
ultima di ogni cosa, non sono in sé appannaggio della tradizione giudaico-cristiana. Proprio in quanto “naturali”, essi
sono propri di moltissime tradizioni culturali e religiose di
ogni continente e di ogni epoca. Di più: essi possono essere
tranquillamente compresi ed accettati anche da chi, non credente, si interroghi sulla realtà utilizzando fino in fondo la
ragione di cui dispone. Non occorre essere cristiani per riconoscere il valore generale e l’efficacia sociale di principi come
“non uccidere”, “non rubare”, non dire falsa testimonianza”, ecc. Basta avere buon senso.
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Per comprendere la valenza sociale di questi principi è sufficiente riflettere su che cosa succede quando essi non vengono
applicati. E non ci riferiamo soltanto alle conseguenze sociali
dell’uccidere e del rubare, che sono immediatamente evidenti
ma, per esempio, anche a quelle del non onorare il padre e la
madre, del commettere adulterio, perfino del non ricordarsi
di santificare le feste. Insistiamo: parliamo delle conseguenze
sociali, non solo di quelle individuali. Ogni comportamento
personale, anche quello apparentemente più intimo e marginale, ha sempre conseguenze sociali di qualche tipo. Anche
se, ovviamente, solo alcuni comportamenti hanno rilevanza
tale da richiedere di essere sanzionati o tutelati sul piano giuridico.
Se questi principi di civiltà non fossero ampiamente condivisi e condivisibili non si capirebbe per quale ragione essi si
ritrovano in quasi tutte le legislazioni del mondo (e perfino in
quelle dei regimi totalitari e fondamentalisti, ferme restando
le deformazioni interpretative ed applicative a cui vengono
sottoposti).
Se le conseguenze del “non uccidere” e di almeno alcuni degli altri comandamenti non fossero tanto evidenti, che criteri
avrebbe il legislatore per orientare i rapporti tra le persone
verso la convivenza pacifica e non verso la lotta per la sopravvivenza? O per limitare drasticamente la possibilità di
uccidere altri esseri umani? E che senso avrebbe, per esempio,
invocare il non uccidere come principio generale per giustificare la contrarietà alla pena di morte o alla guerra in Iraq,
come fanno spesso molti non credenti?
La “legge naturale”, che Luca Sacchi vorrebbe cacciare dalla
porta, finisce suo malgrado per rientrare dalla finestra.
A questa posizione egli obietta che “non c’è niente di naturale nel non rubare”. Qui commette un grave errore logico.
Confonde il dato oggettivo e indiscutibile che l’uomo, pur
conoscendo il bene, spesso compie il male, con il fatto che
il bene (indicato dalla “legge naturale”) non esiste. E chi
l’ha detto? Accettare l’idea di “legge naturale” non vuol dire
credere ingenuamente che l’uomo è sempre e naturalmente
portato ad osservarla. Vuol solo dire che quando l’uomo si
interroga con onestà intellettuale su che cosa è giusto e che
cosa è sbagliato non può che arrivare alla conclusione che
non uccidere è meglio di uccidere, che non rubare è meglio
di rubare, ecc. Anche se poi soggettivamente non sempre è in
grado di tradurre questi principi in comportamenti coerenti.
Approfondire le ragioni per cui l’uomo, pur conoscendo il
bene, spesso sceglie il male, ci porterebbe troppo lontano.
Ricordiamo solo che il pensiero cristiano si ferma di fronte
alla natura misteriosa del male e riconosce la suggestione che
esso in ogni epoca esercita sugli esseri umani. Afferma però
anche la capacità dell’uomo di sottrarsi alla sua logica. A
patto, appunto, che si conservi fedele alla “legge naturale”.
Impresa difficilissima in moltissime situazioni e per la maggior parte degli esseri umani ma non in sé impossibile.
Ci siamo dilungati su questo punto perché abbiamo la sensazione che alcuni problemi di convivenza tra persone di
segue a pag. 3
D ibattito
Dialogo e rispetto: un contributo alla riflessione
In una società in cui è sempre più difficile trovare accordi
sulle cose sostanziali (valore della vita umana, responsabilità
verso gli altri, accoglienza della diversità, ecc.), spesso ci si
illude che, evocando certe parole o espressioni capaci di trasmettere suggestioni positive, si possano risolvere i problemi
di rapporto tra le persone e i conflitti che nascono dal confronto tra diverse prospettive culturali.
Vorremmo allora offrire un piccolo contributo alla riflessione su due di queste parole, dialogo e rispetto, che ci sembra
abbiano assunto recentemente una rilevanza particolare nella nostra comunità.
Dialogo. Scrive il nostro Sindaco nella “Nota del mese” pubblicata sul “Dialogo” di settembre: “Se si vogliono cambiare
alcune regole, è necessario che le modifiche abbiano il segno
più e non il segno meno. Più libertà. Più confronto. Più pluralismo. Più democrazia. In una parola più Dialogo”.
La sfida è suggestiva e sicuramente condivisibile! Ma come
trovare l’equilibrio tra libera espressione del proprio pensiero
e rispetto per gli altri? Tra schietta manifestazione delle proprie idee e spirito di dialogo? Finché si resta nella genericità di
queste affermazioni, qualunque sia il contenuto in discussione chiunque potrà impugnare in modo strumentale qualche
nobile valore per difendere il proprio orticello, i propri amici, il proprio diritto individuale invece dell’utilità sociale e del
bene comune. Noi crediamo che chi ha la responsabilità debba
usarla ed avere il coraggio di definire e poi applicare, per la
valutazione di ciò che viene pubblicato, pochi criteri concreti
che chiariscano anticipatamente quale equilibrio è accettabile.
È proprio lo stesso sindaco che ci offre, nella sua nota, due
di questi criteri. Auspica infatti che i varalpombiesi possano attraverso il periodico comunale “informarsi sulle varie
posizioni in campo civile, politico, economico” e conferma
l’obiettivo per “Il Dialogo” di essere “l’organo ufficiale di
dibattito e confronto dove i diversi orientamenti politici o
culturali trovano accoglienza e spazio di divulgazione”.
Ci sembrano ottimi criteri.
Proviamo allora a guardare l’articolo del sig. Luca Franzolin
apparso nello stesso numero e intitolato “Mister X” nel quale mette alla gogna una persona di questa comunità, chiunque
essa sia, senza avere il coraggio di nominarla, solo sulla base
dell’antipatia personale. Corrisponde ai criteri sostenuti dal sindaco? Non si tratta di censura nei confronti della persona. Anzi,
se il sig. Franzolin suggerirà contributi concreti per migliorare la
vita del nostro paese, gliene saremo senza dubbio grati.
Facciamo una proposta al Sindaco in quanto principale rappresentante istituzionale dei cittadini in questa comunità.
Organizzi un gruppo di lavoro presieduto da lui stesso che
definisca alcune regole non generiche e vaghe ma concrete,
partendo proprio da quelle che lui stesso suggerisce e dai casi
reali che si sono recentemente verificati.
Forse potremo avere davvero “Il ‘Dialogo’ che vorrebbe”.
Rispetto. Scrive l’insegnante Clara Gotter in una lettera inviata al dirigente scolastico, agli insegnanti, ai genitori e agli
alunni dell’Istituto Comprensivo “Varallo Pombia” a seguito
anche degli atti di vandalismo avvenuti nella nostra scuola:
“Contro una diffusa tendenza all’aggressività, all’odio, alla
vendetta, alla mancanza di dialogo la scuola deve farsi promotrice ed educare alla cultura del rispetto”.
Anche in questo caso, come non essere d’accordo? Ma cosa
intendiamo per “rispetto” e per “educare”? E chi saranno gli
educatori?
Un esempio. Treno da Varallo Pombia a Novara ogni mattina. Numerosi ragazzi si siedono e appoggiano i piedi sul
sedile di fronte. Gli adulti non fanno una piega.
segue a pag. 6
continua da pagina 4
diverso orientamento religioso e culturale, che negli ultimi
mesi sono esplosi con una certa virulenza anche nella nostra
piccola comunità, derivino proprio da una incomprensione
di fondo su questo tema.
I cattolici che intendono essere fedeli alla Chiesa e che non
intendono confinare il proprio giudizio sulla realtà alla sfera
strettamente privata, vengono regolarmente accusati di voler imporre agli altri i propri valori. E però essi dovrebbero
invece accettare passivamente di vedersi imporre da chi la
pensa in modo diverso differenti principi che sono tuttavia,
nella migliore delle ipotesi, altrettanto indimostrabili quanto
i loro. Da questo vicolo cieco non si esce con reciproci anatemi. L’unica strada è quella di spostare il confronto sul tipo
di società che deriverebbe da una applicazione coerente sul
piano legislativo dei principi degli uni e degli altri. Questo sì
che sarebbe un modo autenticamente “laico” (cioè “aperto” e
senza pregiudizi) di approfondire le varie opzioni.
Certo, ci vorrebbe una doppia disponibilità. Da parte dei cattolici ad accettare che, in uno stato democratico, delle loro
convinzioni etiche e sociali può diventare legge dello stato
solo ciò la cui positività (anche rispetto ad altri interessi in
gioco) può essere argomentata stando su un piano esclusivamente razionale.
E quindi che solo una parte di ciò che essi giudicano “bene”
può e deve diventare oggetto di speciale tutela e favore da
parte dello Stato. E che solo una parte di ciò che essi giudicano “peccato” può e deve diventare “reato”. Ma sarebbe
ugualmente necessario che taluni non credenti si aprissero
alla possibilità di scoprire che una società costruita “come
se Dio ci fosse” potrebbe essere molto meglio di una società
basata sull’idea “che Dio non esiste”. Anche per molti dei
cosiddetti “laici”.
Luca Giuliano
Lorenzo La Capria
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D ibattito
A proposito di viabilità...
Del 20 ottobre scorso è una interpellanza presentata dal nostro gruppo in appoggio a una raccolta spontanea di firme
(raccolta di firme – a nostro avviso - più che lecita e condivisibile!!!) proposta dagli abitanti di via Ticino e delle vie affluenti alla medesima, relativa ai gravi disagi dovuti al traffico a
carico dei residenti nelle vie sopracitate, a causa della carenza di elementi di dissuasione dall’alta velocità per i mezzi in
transito sulla SS336; si è chiesto il pronto interessamento da
parte della Amministrazione Comunale e dei tecnici preposti
per la notifica del problema e della richiesta agli organi competenti (es. ANAS) e la analisi delle possibili soluzioni.
Una prima discussione è già stata prontamente affrontata
nel Consiglio Comunale del 06/11/2009, durante la quale il
Sindaco ha esposto una lettera di richiesta di intervento già
formulata per l’ente competente.
Si è infatti già in attesa del sopralluogo da parte dei preposti,
sopralluogo al quale parteciperà il Sindaco e, secondo precisa (apprezzata) richiesta del medesimo, anche i capigruppo
dei due gruppi consiliari di minoranza.
Ci sembra già un primo passo per.. una strada migliore … di
nome e di fatto.
Come gruppo continueremo, insieme coi cittadini, a sollecitare e valutare le risposte le soluzioni offerte, convinti come
siamo che, se si vuole, qualcosa si può ottenere (in tempi ragionevoli), anche sulle strade statali!
Gruppo Consiliare Unione Comune
continua da pagina 5
Poi arriva il controllore per verificare i biglietti e qualche ragazzo ne è sprovvisto.
Se il controllore è “cattivo” il ragazzo dovrà risponderne, se
invece il controllore è “buono” l’avrà fatta franca. Buono o
cattivo che sia il controllore ai piedi sui sedili neanche un
cenno.
Cosa avranno imparato i nostri ragazzi a proposito del rispetto dovuto alle persone, alla cosa pubblica e alle norme?
Questo esempio, pur nella sua semplicità, suggerisce tre riflessioni.
Educare alla “cultura del rispetto” implica che si definisca
quali comportamenti concreti corrispondono ai valori che
vogliamo sostenere e richiede di conseguenza che i comportamenti contradditori siano sanzionati.
In secondo luogo l’educatore deve essere esempio di ciò che
propone e manifestare coerenza tra ruolo ricoperto e comportamenti personali pubblicamente e volontariamente sostenuti. Sottolineiamo l’espressione “pubblicamente e volontariamente sostenuti”: conosciamo infatti molto bene la fragilità che caratterizza ognuno di noi sul piano privato. Una
cosa però è non riuscire a praticare sempre i comportamenti
che riteniamo corretti, un’altra è teorizzare e sostenere comportamenti contraddittori appena cambiamo cappello.
È difficile che possiamo realmente educare al libero pensiero
se facciamo come quella insegnante delle nostre scuole medie
che in orario di lezione ha mandato gli studenti a raccogliere
firme di altri insegnanti contro una proposta di legge presentata da parlamentari di opinione diversa dalla sua.
E che dire di quell’insegnante che, quando riflette pubblicamente sul pensiero di un sacerdote della nostra comunità,
non trova di meglio che richiamare sul periodico comunale
(pur prendendone le distanze) frasi che invitavano a sparare
ai preti e agli oppositori politici?
Infine c’è da chiedersi se sia possibile essere educatori credibili ed efficaci quando si relativizzano valori e principi fondamentali e in situazioni simili si applicano riferimenti contradditori. Non illudiamoci: non si può educare a rispettare
un clandestino extracomunitario se contemporaneamente
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si propone una educazione sessuale che, nascondendo la responsabilità insita nei rapporti sessuali e la fallibilità degli
anticoncezionali, apre nei fatti la strada alla possibilità che,
se si presenta un “clandestino” nel grembo della madre può
essere eliminato fisicamente.
Ovviamente vale anche il contrario.
Alla luce di queste riflessioni è difficile pensare che, nella
scuola o in qualunque altro ambito, si possano facilmente
ricostituire ambienti con una visione educativa condivisa al
di là delle dichiarazioni di principio.
Qualcosa però si può fare.
La prima è che chi esercita responsabilità di qualche tipo
(nella scuola, nella politica, nella parrocchia) abbia il coraggio di dichiarare pubblicamente le proprie opzioni valoriali
sui temi fondamentali.
La seconda è che ognuno di noi, sui temi che gli stanno a
cuore, incominci a chiedere pubblicamente a chi riveste qualche ruolo pubblico o a chi si candida per ricoprirlo, le sue
personali posizioni e che cosa intende sostenere in concreto
nelle specifiche circostanze.
È necessario fare piazza pulita delle posizioni ambigue (dipende, non lo so, ne parlerò con gli altri, non sono né pro né
contro, ecc.). Nella chiarezza il dialogo è più efficace. Mettere
a nudo i propri punti di vista e quelli altrui rende più facile
trovare un punto di incontro.
Siamo consapevoli di proporre una strada difficile e che spesso genera tensioni e conflitti, ma l’unica alternativa sarebbe
quella di mantenere il dibattito su dichiarazioni generiche di
principio, di concentrare l’attenzione sulla forma e di non
confrontarsi mai sulle azioni concrete e sulle loro conseguenze sociali.
Questa alternativa però non genera altro che illusioni e non ci
aiuta ad essere veramente costruttori di amore, unità e pace.
In una parola di rispetto.
Carlo Nizzolini
Alberto Tonietti
D ibattito
“Non prendiamo fischi per fiaschi”
Sig. Luca Sacchi,
ho letto con molta attenzione e curiosità l’articolo che ha inviato al “Dialogo” ( n° 2, sett. 09), dove ha voluto esprimere
un suo parere circa il mio articolo comparso sul “Talento”
(anno II, n° 9), nel quale, prendendo le distanze da una affermazione dell’On Fini, mi soffermavo a parlare della legge
naturale.
Appurato che gli scambi di opinioni sono sempre arricchenti,
lei dovrebbe, prima di intavolare una qualsiasi discussione,
accertarsi di aver capito bene di che cosa si stia parlando.
Confrontando il mio articolo e la sua successiva risposta, si
nota come io orienti il discorso sulla legge naturale e lei, invece, si sia messo a fare un panegirico sulla natura in quanto
tale e su come vada contemplata e rispettata.
Peccato che, come ho detto, si parlasse di tutt’altra cosa. Ma
non si preoccupi, può capitare a tutti di prendere una cantonata!
Visto che da quanto ha scritto ho percepito che non abbia
bene in chiaro alcuni concetti filosofici, vorrei aiutarla a riordinare le idee.
Quando si parla di legge naturale si fa riferimento al riconoscimento di valori e principi ai quali l’uomo può arrivare con
la sua ragione.
In filosofia questo pensiero viene definito “Giusnaturalismo”
(dal latino ius naturale – diritto naturale). Lo troviamo già
espresso negli scritti di Aristotele. Si sviluppa anche nell’antica Roma con Cicerone e subirà alcune variazioni nel corso
dei secoli.
Quindi lei, che ci tiene tanto a separare le cose di Cesare da
quelle di Dio, dovrebbe essere contento che tale legge naturale, per molti, non faccia riferimento ad un credo religioso
specifico, ma si basi sul semplice utilizzo della ragione umana
(cfr. Ugo Grozio).
Certo, il credente compie un passo in più, perché in tale legge
naturale coglie già un po’ della sapienza divina donata all’uomo ed è consapevole che anche la stessa ragione umana è un
dono di Dio.
Il Catechismo della Chiesa Cattolica recita al n° 1955 “La
legge divina e naturale mostra all’uomo la via da seguire per
compiere il bene e raggiungere il proprio fine.
La legge naturale indica le norme prime ed essenziali che regolano la vita morale. [….] Questa legge è chiamata naturale
non in rapporto alla natura degli esseri irrazionali, ma perché
la ragione che la promulga è propria della natura umana”.
Vi è un passaggio, nel suo ragionamento, dove lei sostiene
che: “la legge naturale unica tra i viventi è la legge della sopravvivenza del più forte”.
Ciò che esprime in questo passaggio è simile al pensiero di
Hobbes il quale, in campo filosofico, non viene ritenuto autenticamente un giusnaturalista.
Sono infatti persuaso che l’uomo compia soprusi e violenze
nei confronti dei suoi simili proprio perché usa male la sua
ragione e la sua libertà.
Spero, seppur in forma sintetica, di aver fatto un po’ di chiarezza su tale argomento.
Vorrei ora dedicare un po’ di tempo all’ enigmatica frase che
lei scrive nel suo articolo e che cito per intero: “se vedi un
punto nero, spara a vista: o è un prete o è un fascista”.
Mi sono chiesto, che cosa centrasse una frase come questa in
un discorso puramente filosofico come quello che ha cercato
di intavolare.
Nelle sue premesse e precisazioni, lei mi è sembrata la tipica
persona che lancia il sasso e poi nasconde la mano. Infatti ci
tiene a dire che non condivide i contenuti di tale frase, però
intanto l’ha scritta e subito dopo cade in una palese contraddizione.
Mentre dice (cito le sua parole): “spero risulti chiara la mia
distanza da tutto ciò” aggiunge però di seguito, più o meno,
che mentre i fascisti sono oramai irriconoscibili, i preti sono
ancora tali e quali. E se la logica ha ancora valore, uno potrebbe dedurre che il colpo in canna per sparare ai preti è
meglio averlo sempre.
Nel riportare una così discutibile frase, lei cita anche gli anni
terribili degli scontri ideologici che hanno segnato il nostro
paese. Anni dove spesso, le ricordo, per eliminare l’avversario
scomodo si usavano i giornali per incitare all’odio, nella speranza che qualche invasato impugnasse davvero la pistola e
premesse il grilletto (è proprio vero che certe ideologie fanno
fatica a sparire!).
Ho definito la sua frase “enigmatica”, perché non si è compresa bene la sua utilità.
Forse ci troviamo davanti ad un suo “rigurgito” anticlericale?
Non so! Ma, se così fosse, posso già dirle che ogni volta che
svolgo il mio ministero, metto già in conto simili reazioni.
Conservo infatti, nella mente, le parole che Gesù ha detto ai
suoi discepoli: “Ecco io vi mando come agnelli in mezzo ai
lupi. Hanno odiato me e odieranno anche voi (Mt 10,16; Gv
15,18)”.
Quando un cristiano è fedele al suo mandato di testimone, sa
già in partenza che, coloro che non hanno accolto Cristo, si
mostreranno ostili anche nei confronti dei discepoli. Mi sovviene un’altra affermazione di Gesù, quella in cui dice “Guai
a voi quando parleranno bene di voi (Lc 6,26)”.
E’ ovvio che il Signore non ci sta chiedendo di farci dei nemici
a tutti i costi ma ci richiama alla coerenza, ci mette in guardia
dalla tentazione di non voler più annunciare con chiarezza
il Vangelo, se questo ci rende impopolari presso gli uomini.
Negli anni di formazione, ho imparato che un sacerdote, non
deve mai anteporre la sua reputazione, il suo quieto vivere
e anche la sua stessa vita, al bene della gente che gli è stata
affidata.
È per questo che continuerò a svolgere le mia missione che,
le ricordo, non è solo quella di dire un “oremus” qua e là ma
anche quella di guidare la gente sulle vie del bene, nella fedeltà a quanto il Signore ha annunciato e la sua Chiesa continua
ad insegnare da secoli.
Insegnamenti che non riguardano solo la parte spirituale della vita dell’uomo ma l’uomo stesso nella sua totalità e in tutte
le esperienze che vive.
Don Sabino Decorato
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V arie
Itinerari
Proseguiamo, come di consuetudine in concomitanza con
le uscite del Dialogo, questa sezione dedicata agli itinerari
socio-culturali scelti selezionati appositamente per farvi appassionare alle straordinarie bellezze che questo mondo racchiude.
Gerusalemme, antichissima città di grande importanza storica e geopolitica nonché città santa per le tre principali religioni monoteistiche (Ebraismo, Cristianesimo e Islam), è sin
dal 1949 la capitale dello Stato di Israele, sebbene lo status
internazionale della città sia oggetto di una complessa controversia internazionale. Si trova sull’altopiano che separa la
costa orientale del Mediterraneo dal Mar Morto, a est di Tel
Aviv, a sud di Ramallah, a ovest di Gerico e a nord di Betlemme.
La Città Vecchia e le sue mura, considerate patrimonio
dell’umanità dall’UNESCO, racchiudono in meno di un chilometro quadrato luoghi di grande significato religioso come
il Monte del Tempio, il Muro del Pianto, il Santo Sepolcro,
la Cupola della Roccia, la Moschea al-Aqsa. Nel corso della
storia Gerusalemme è stata distrutta e ricostruita due volte,
e fu assediata, conquistata e riconquistata in decine di occasioni.
Considerata già in epoca antica cuore religioso e culturale
della nazione ebraica e, sin dal sorgere del movimento sionista, quale capitale dello Stato di Israele, fu così proclamata
nel 1950 e designata come tale, completa e indivisa, nella legislazione israeliana il 30 luglio 1980. I Palestinesi, di contro, rivendicano Gerusalemme Est quale propria capitale.
Attualmente le maggiori autorità giuridiche e diplomatiche
internazionali considerano Gerusalemme Est quale territorio occupato.
STORIA:
Le origini di Gerusalemme risalgono all’età della pietra,
ma viene menzionata in alcuni testi egiziani del II millennio a.C. e in alcune lettere risalenti al 1400 a.C..Nel corso
della guerra dei sei giorni gli israeliani occuparono il settore
giordano, suscitando la condanna da parte dell’Assemblea
generale dell’ONU. Con un decreto approvato dal Parlamento israeliano (Knesset) si dichiarò, il 30 luglio del 1980,
l’ufficiale annessione del settore giordano e la proclamazione di Gerusalemme capitale “unita e indivisibile” di Israele.
Tale proclamazione tuttavia suscitò il malcontento non solo
degli arabi, ma anche della gran parte delle diplomazie mondiali, a causa del timore che il riconoscimento di tale status
legittimasse l’uso della forza nella soluzione delle controversie internazionali.
LUOGHI DI INTERESSE:
Entrata del Santo Sepolcro
La grandissima importanza storica di Gerusalemme, la rende una delle città medio-orientali più interessanti dal punto
di vista dei luoghi storicamente rilevanti. La concentrazione
maggiore di siti storici e religiosi ha sede nella Città Vecchia
di Gerusalemme, Patrimonio dell’Umanità dal 1981, circondata dalle mura costruite nel 1538 durante il regno del sulta8
no ottomano Solimano I il Magnifico. Il quartiere cristiano,
situato nella zona nord-occidentale, è confinante a sud-ovest
con il quartiere armeno, che sorge oltre la porta di Giaffa; il
quartiere cristiano inoltre confina a nord con quello musulmano, il quale si estende in un’area compresa tra la porta di
Damasco, la porta di Santo Stefano e la Porta Dorata (oggi
murata), a est della quale si trovano il Monte degli Ulivi e
l’Orto del Getsemani. Il quartiere ebraico, compreso tra le
sezioni musulmana e armena, occupa il quadrante sud-orientale della Città Vecchia.
Il Muro occidentale
Numerosi sono i monumenti di Gerusalemme, tra questi: la
moschea islamica della Cupola della Roccia, che rappresenta il simbolo della città, costruita in età omayyade sul luogo
che, secondo il Corano, è quello da cui il profeta islamico
Maometto ascese da vivo al Cielo per grazia divina; il secondo è la basilica cristiana del Santo Sepolcro, costruita su una
preesistente basilica del IV secolo, a sua volta eretta sul luogo
tradizionalmente considerato la tomba di Cristo; il terzo è
l’emblematico Muro Occidentale o Muro del Pianto, luogo
sacro per eccellenza degli ebrei, residuo del Tempio costruito
da Erode il Grande, re di Giudea. Si segnala inoltre la Chiesa
di San Salvatore, fondata nel 1559 dai Francescani, all’interno del complesso ancora oggi sede della Custodia di Terra
Santa, dell’archivio storico, della biblioteca, delle edizioni
Franciscan Printing Press. Il mercato popolare ebraico è in
Mahanè benJehuda, il suk da Porta Damasco verso Nord.
La parte moderna di Gerusalemme si è sviluppata attorno
alla Città Vecchia anche con insediamenti di grandi dimensioni (quartiere di Ghilo).
Dal 1981 la Città Vecchia di Gerusalemme è inserita tra i patrimoni dell’umanità dell’UNESCO. L’anno seguente viene
elencata tra i “patrimoni in pericolo” in seguito alla richiesta
avanzata dalla Giordania.
Danilo Gorla
V arie
Ad ognuno la sua “croce”... o crocefisso!!!
Come tutti abbiamo avuto modo di leggere nelle maggiori
testate giornalistiche nazionali e televisioni, aleggia da un po’
di tempo un misterioso segnale di allarmismo su quei punti
cardine e certi che fin da piccoli noi, ora “grandicelli”, avevamo come riferimento e che rientrano nel nostro vivere quotidiano.
Invece di combattere contro tutto quanto possibile immaginabile in questo momento…..e vi garantisco che ci sarebbe
da fare….., si combatte e si estremizza qualcosa che “fa comodo..ma a chi????
Un esempio lampante è il crocefisso. Pretendono che scompaia dai luoghi pubblici, in particolare dalle scuole, affinché
“non urti più la sensibilità di altre religioni”.
In che senso? Secondo molti saccenti dediti ai diritti umani
addetti a stabilire ciò che offende la persona mettendola a
disagio nella società multietnica, il simbolo per eccellenza del
cristianesimo, ossia Cristo sottoposto al supplizio romano,
va sacrificato in omaggio al dovere d’ospitalità.
Non è venuto in mente a chi vuole censurare il tutto che l’Europa è cristiana da secoli, che la sua storia è basata e fondata
sul cristianesimo e che, se qualcuno viene qui da lontano per
trovare e trarre tutti i benefici del caso come, lavoro, pace,
libertà come minimo dovrebbe essere in grado di rispettare i
nostri sentimenti, il nostro passato e il nostro presente senza
per questo rinunciare alla propria fede chiaramente non sia
mai……..
C’è di più. Tutti noi abbiamo frequentato la scuola dell’obbligo o magari un istituto tecnico o un qualsiasi liceo scientifico
e classico che sia sapendo che i programmi di italiano, storia
e filosofia sono pieni di riferimenti cristiani. Andrebbe abolito anche questo tipo di studio a questo punto. Gente “sconosciuta” come San Francesco, Dante (che si occupa di inferni,
purgatori e paradisi) e Manzoni, per citarne alcuni “non molto
conosciuti” dovrebbero uscire da quei testi scolatici e messi al
bando. Perché nuociono gravemente alla gioventù. Dimenticavo. Bisognerà togliere il segno più dalle operazioni aritmetiche
e algebriche perché graficamente somigliante alla croce.
A proposito di croce, ma la croce rossa che fine farà!!!!!!!!
Danilo Gorla
Ristrutturazione del campanile della chiesa di Cascinetta
Il campanile a pianta quadrata della Chiesa della S.S. Trinità
a Cascinetta, dalle forme tipicamente barocche, situato nella
parte sud, adiacente alla chiesetta, da tempo aveva assoluto
bisogno di una ristrutturazione, in quanto si trovava in
uno stato di avanzato degrado dovuto, soprattutto, per
la mancanza di manutenzione e di cura, al vento ed ai vari
agenti atmosferici. Infatti, le condizioni dell’intonaco - in
particolar modo nella parte superiore della torre campanaria
– che si sfaldava e che avrebbe potuto creare seri danni
anche per le persone, ha imposto un radicale intervento di
consolidamento e di sistemazione, ovviamente nel rispetto
delle norme architettoniche. Ciò ha portato ad uno studio di
fattibilità dell’intervento, grazie ad un approfondito esame da
parte di esperti del settore, che, verificato lo stato dell’opera,
hanno messo in atto tutti i lavori necessari per riportare agli
antichi splendori questo simbolo ed orgoglio della comunità
cascinettese. Un ringraziamento particolare, per tutto questo.
va rivolto al parroco Don Pierangelo Cerutti. I lavori sono
proseguiti per più di un mese e, oltre alla ristrutturazione
ed alla messa in sicurezza del campanile, si è provveduto,
altresì, all’elettrificazione dell’impianto per il suono delle due
campane. Questo consentirà, oltre ad un più agevole utilizzo
delle campane stesse, di poter rallegrare ancor meglio, nei giorni
di festa, la piccola frazione, i cui abitanti si sono dimostrati
particolarmente sensibili, contribuendo tangibilmente per la
realizzazione dell’opera. Domenica 8 novembre si è tenuta
nella picola chiesetta la Messa solenne, celebrata da Don
Pierangelo, durante la quale il parroco, oltre ad illustrare
ampliamente i recenti lavori eseguiti per la ristrutturazione del
campanile, ha benedetto la croce in ferro momentaneamente
rimossa causa i lavori dalla cima del campanile stesso e
risistemata da Gianni Franchini che ha seguito con dedizione
e costanza anche tutti i lavori di ristrutturazione.
Cinzia Tosi
L’associazione per Cascinetta ha organizzato per il 21
novembre presso il palazzo delle ex scuole elementari
una favolosa cena a base di polenta e cervo come sostegno per i lavori di ristrutturazione del campanile. Domenica 6 e martedi 8 dicembre davanti alla chiesa si terrà
anche il tradizionale mercatino di Natale il cui ricavato
sarà anch’esso devoluto alla chiesa della S.S. Trinità.
9
C omune
Voci di donne. Presentato il libro di M.A. Garavaglia
“Il taglio del riso”.
Venerdì 13 novembre, presso la Sala Consiliare di Villa Soranzo, si è tenuto il primo degli incontri dal titolo “Voci di
donne”, organizzati dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Varallo Pombia e dalla Biblioteca Comunale “G.C.
Tiboni”, in collaborazione con Interlinea Edizioni. La serata prevedeva la presentazione del volume “Il taglio del riso”
dell’autrice novarese Maria Adele Garavaglia. Il presidente
della Biblioteca Comunale, Giovanni Musetta, nel presentare l’iniziativa, ha ricordato come pochi anni fa fosse già stato
trattato un argomento simile in una serie di pomeriggi dedicati a testi inerenti le figure femminili.
Inoltre ha voluto ricordare la recente scomparsa di due
scrittrici: Fernanda Pivano, lo scorso anno, e Alda Merini,
lo scorso mese. Proprio in ricordo di queste due figure femminili, che hanno segnato il mondo letterario e poetico del
nostro tempo, Teresa Meardi, fondatrice del Gruppo teatrale
“la Corte dei Miracoli” ha declamato una lirica della Merini,
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“Lascio a te queste impronte sulla terra” da “Vuoto d’amore”. La professoressa Marina Airoldi Tuniz ha introdotto la
serata sottolineando come nel libro, che racconta episodi di
vita della Bassa novarese, viene evidenziato il grande principio del mondo rurale: la solidarietà. Ha inoltre aggiunto
come la Garavaglia vanti una lunga esperienza di scrittrice e
come si sia cimentata in diversi generi e settori narrativi: dalla letteratura per ragazzi al poliziesco, al romanzo. Sempre
la Airoldi ha sottolineato come nelle pagine di questo ultimo
libro appaia una grande sensibilità nel narrare i ricordi più
intimi della sua vita familiare.
La professoressa Garavaglia, da pochi mesi “felicemente”
pensionata e nonna, ha preso la parola spiegando i motivi
che l’hanno spinta alla stesura di questo nuovo lavoro: il desiderio di fare un omaggio alla madre ormai morta e la nesegue a pag. 11
C omune
Progetti realizzati con il sostegno:
continua da pagina 4
cessità di testimoniare, in qualche maniera,
il proprio amore e la propria gratitudine per
quanto aveva fatto per lei. Sospinta dall’onda dei ricordi la Garavaglia ha poi raccontato alcuni episodi della vita in cascina con
i nonni e gli zii, memorie che hanno accompagnato la sua infanzia e che le hanno permesso di conoscere alcuni momenti significativi del periodo bellico e del dopoguerra
nella terra novarese.
Questi racconti l’hanno inoltre stimolata
ed incuriosita inducendola a ricercare ed
approfondire figure e episodi importanti
di storia locale. L’intervento dell’autrice è
stato più volte intercalato dalla lettura di
alcune pagine del libro a cura della “Corte
dei Miracoli”. Al termine della serata, veramente “volata”, la scrittrice ha risposto,
sempre in modo cortese e dolce, alle numerose domande dei presenti.
Valeria Parachini
11
S toria
Una stazione ferroviaria
a Varallo Pombia
1881 CORRISPONDENZA INTERCORSA FRA IL
SINDACO CAV. EDOARDO CACCIA CON IL CAPO
DEL GABINETTO DEI LL.PP. PER LA COSTRUZIONE
DI UNA STAZIONE FERROVIARIA A VARALLO
POMBIA.
Nell’archivio privato del Conte Giulio Priuli Caccia sono
conservati importanti documenti che riguardano la richiesta
di costruzione della stazione ferroviaria in località Porto in
prossimità del Fiume Ticino.
Il Cav. Av. Edoardo Caccia, Sindaco di Varallo Pombia, nacque a Novara il 30 ottobre del 1840, fu sindaco dal 1869 fino
alla sua morte che avvenne nel 1907.
Una lettera inviata al Capo di Gabinetto del Ministero dei
Lavori Pubblici novarese, suo vecchio amico, chiede l’appoggio del Ministro per ottenere l’autorizzazione per la costruzione di una stazione ferroviaria sulla linea ferroviaria Novara – Pino a Porto Varallo Pombia.
Novara 30 gennaio 1881 – Mio caro amico – ti parrà strano
il ricevere questa mia lettera; sono già passati tanti anni dalla
tua partenza da Novara, tu sei salito tanto e tanto giustamente alto che comprenderai ipso facto che il dirigermi a te
vuol dire che io abbisogno di te e questo senza tanti preamboli è la pura verità.
Non farne meraviglia; confido pienamente nella tua amicizia
che non sarà venuta meno col tempo e quindi che vorrai aiutarmi nell’opera per la quale ti chiamo mio ausiliario tanto
più che non si tratta di interesse personale, ma di far cosa
giusta imparziale a preferenza di altra che non saprei come
qualificare. Ma veniamo al motivo di questa mia ed eccoti di
cosa si tratta.
Devi sapere che io sono Sindaco da undici anni del mio paese
di Varallo Pombia e che ho la coscienza d’essermi dedicato
in tutto questo tempo al bene di quel Comune non senza una
certa compiacenza d’aver fatto qualche cosa di buono: ho vigilato adunque per quanto ho potuto sopra i suoi interessi ed
è appunto in causa di questa vigilanza che in questi giorni,
nell’atto della pubblicazione dei disegni della nuova ferrovia
Novara – Pino, ho dovuto accertarmi di cosa che mi fu preannunciata, che un tiro mortale all’avvenire del mio Comune
lo aveva ferito gravemente assegnando al vicino Comune di
Pombia anziché a lui grosso due volte e più tanto una stazione ferroviaria, che egli per mio mezzo aveva chiesto con
nota che ho indirizzato al Ministero dei Lavori Pubblici nel
gennaio 1880.
La ragione per cui i Signori Ingenieri autori del progetto
commisero questa ingiustizia sta in questo a loro dire che
lungo quasi tutto il territorio di Varallo Pombia la nuova ferrovia scorre in un tunnel e che la stazione la si doveva fare o
ad un capo o dall’altro del medesimo: che la si fece al capo
sud sotto il comune di Pombia perché il farla dall’altro capo
si sarebbe fatta una stazione troppo vicino a quella di Castelletto Ticino che vi disterebbe quattro chilometri, mentre il
farla dove l’hanno progettata sarebbe quasi il punto di mezzo
tra Oleggio e Sesto Calende.
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Che sia questa la vera causa, coscienziosamente ti devo dire
che sia tale perché me l’hanno detto loro stessi, ma son tali
gli inconvenienti ai quali si va incontro colla affettuazione del
loro progetto che io non posso darmi pace, come quei bravi
Signori non abbiano voluto darmi ascolto ed ostinarsi nella
loro idea.
Per mezzo di questo Signor Prefetto ho spedito al Ministero
dei Lavori Pubblici una nota nella quale ho cercato meglio
che ho potuto e senza dilungarmi preventivamente di far
notare quali vantaggi darebbe la collocazione della Stazione
di Varallo Pombia sul suo territorio anziché sovra quello di
Pombia ed oggetto di questa mia non è altro che questo di
pregarti di prendere quel mio scritto sotto la tua protezione e rassegnandola nelle mani del Ministro dire allo stesso:
conosco quel buon diavolo che l’ha fatta, egli non desidera
altro che il bene del suo paese al quale si dedica continuamente, verifichiamo o facciamo verificare coscienziosamente
se quanto ha scritto è conforme a verità e se ha ragione che
giustizia gli sia resa.
Per te non è molto e il tuo buon cuore non me lo negherà certamente. Se avrai tempo e pazienza di leggere la mia tiritera
che ho indirizzato al Ministero vi troverai che le mie ragioni
sono ben fondate, almeno così spero, e confido che mi vorrai
dare ragione.
Ma v’ha di più; io, e quando dico questo voglio dire il mio
Paese stesso, credo di aver un certo diritto verso una certa tal
quale considerazione del Governo; di favori straordinari non
glie ne abbiamo mai chiesto ne per strade ne per scuole come
fanno tanti Comuni che hanno una […..], eppure per rapporto a questo articolo siamo in considerazione di modelli,
ed invece da alcuni anni a questa parte colla protezione che
abbiamo dato ad una industria, che vi aveva messo stanza
all’industria (non spaventarti) della dinamite, abbiamo fatto
versare nelle casse dello stato e nel breve spazio di tempo di
quattro anni circa mezzo milione di lire per imposte e trasporti in ferrovia.
Dove trovasi un altro Paese di 3000 abitanti che abbia fatto altrettanto? Attualmente è vero questa industria è cessata
non per causa di esplosioni che non ne avvennero mai o per
fallimento ma intanto i denari che si è beccato il Governo
non sortono più e poi dal momento che una industria così
importante vi trovò terreno adatto ad impiantarsi non è mica
detto che altra non venga a surrogarla. Io so anzi di trattative per impiantare nello stesso luogo dov’eravi la Fabbrica di
Dinamite un altro stabilimento industriale di primo ordine
e se non dormo, te lo accerto, farò il possibile per riuscirvi.
Ho potuto contro tanta guerra tanti bagiani, tanti gelosie far
impiantare la Fabbrica di Dinamite otterrò anche questo.
E’ giusto però che tu sappia che la Fabbrica di Dinamite ha
cessato per la morte del suo Capo spirituale il FAVRE l’impresario del tunnel del San Gottardo, perché il tunnel è finito e la fabbrica era stata fatta per il suo servizio avendogli
fornito per quattro anni quasi un milione di chilogrammi di
dinamite senza un accidente senza il minimo inconveniente.
Ebbene a questa fabbrica dietro suggerimento del Generale
Cadorna parente dei miei parenti, e parente del Banchiere del
Sig. FAVRE, fui preposto in amministratore capo e vi attesi
colla massima cura ed ho ora la grande consolazione d’essere
stato interessato negli affari per quattro anni col compenso
d’aver fatto del bene a tanta gente e del bene al mio Paese
acquistandogli un titolo alla benemerenza del Governo.
Invece mi trovo che esso chieda una Stazione e questa è collocata non ha vantaggio suo ma a vantaggio d’un Paese vicino,
segue a pag. 13
ove non vi è mai esistito industria ove i poveri impiegati alla
stazione creperanno per la mala aria che vi regna col sovrapiù del disagio del dover recarsi fuori del Paese a farci ricerca
di medici e medicinali.
Davvero che è un torto che mi fa male che mi indispettisce
mi scoraggia; l’uomo che sente di aver lavorato per il proprio
Paese e che è disposto a lavorare ancora e sacrificarsi anche
per essi se lo si richiedesse.
A Te adunque a levarmi da questo incubo che mi addolora,
adoperati presso il Ministro in nome della nostra amicizia, e
ti sarò davvero riconoscente per tutta la vita.
Tuo aff.mo
Edoardo Caccia
Novara, 30 gennaio 1881
IL CAPO DEL GABINETTO DEI LAVORI PUBBLICI
RISPONDE ALLA LETTERA DEL CAV. EDOARDO
CACCIA
Roma 5 febbraio 1881
Caro Conte Ebbi la tua lettera; ti ringrazio della buona memoria che serbi di me, e ti prometto che farò quanto posso
per l’esaudimento della tua domanda; la quale però è nel dominio della Direzione Gen. Delle Ferrovie.
Credimi aff.mo…………..
Roma 15 luglio 1881
Caro amico il Ministero risponde al Direttore dei lavori per
la costruzione della Novara – Pino che non ha nulla ad osservare in merito alla costruzione della Stazione con fermata
proposta dal Comune di Varallo Pombia ed invitandolo a
presentare la perizia relativa.
Mi pare che la cosa proceda secondo i tuoi disegni, e ne ho
piacere. Riveriscimi la Tua signora.
Tuo aff.mo
Roma 29 luglio 1881
Caro Caccia la tua questione, dico Tua perché non potrebbe
starti maggiormente a cuore, è stata rimessa per procura al
Direttore della costruzione Novara – Pino, Ing. Gianbastiani, che ha il suo ufficio in Arona. Farai bene a parlargliene,
mostrandogli le ragioni che stanno in sostegno della Tua tesi.
Ciao, e voglimi bene
Tuo aff.mo
Strade Ferrate dell’Alta Italia – Linea Novara – Pino – Ufficio di Direzione N° 3859 oggetto Stazione di Porto Varallo
Pombia
Lettera inviata al Sindaco di Varallo Pombia in data 19 agosto 1881 dall’Ingegnere Capo, direttore G.B. Bradego.
Onorevole Sig. Sindaco.
Rispondo alla pregiata di Lei n° 341 del 27 decorso mese
confermandole ciò che le dissi a voce, cioè che in seguito
all’assenso dato in massima dal Ministro si sta studiando il
progetto di una Stazione con fermata da costruirsi in cod.a
località. Non le posso comunicare nulla di più concreto finchè il Ministro non abbia approvato il progetto in parola e
che gli sarà presentato tra giorni – L’Ingegnere Capo Direttore G.B. BRADERO. Il Sindaco Cav. Edoardo Caccia riuscì nel suo intento, il progetto fu approvato dal Ministro dei
LL.PP., iniziarono subito i lavori di costruzione della Stazione con fermata a Porto Varallo Pombia. La linea Novara –
Pino si innesta nel progetto della Galleria ferroviaria del S.
Gottardo, lunga 14,920 km trivellata in 8 anni dal 1872 al
1880, da Airolo Ticino a Goschenen nel Cantone URI con
il contributo della Svizzera, Germania, Italia, ad opera della
Ditta Louis Favre, e venne inaugurata il 1 gennaio 1882. (Per
la Fabbrica di Dinamite vedi Bollettino Storico della Provincia di Novara – L. Galli e C. Mazzella 1970 n° 1)
Carlo Mazzella e Teresa Gallo
Archivio Carlo Mazzella - Sponda Piemontese vista da Coarezza (VA)
A sinistra l’Osteria del Porto, sopra il Casello della Ferrovia all’uscita della Galleria – Linea Novara – Pino. A destra in alto la
Stazione Ferroviaria di Porto Varallo Pombia, in basso il porto natante sul fiume Ticino – Foto prima metà del secolo scorso.
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A ssociazioni
Arles - Camargue - Avignone
Oggi 5 Maggio 2009, riguardo tutti i depliant raccolti durante la gita turistica in Francia, organizzata dalla PRO-VARALLO POMBIA e non so descrivere le emozioni provate in
questi bellissimi tré giorni appena trascorsi.
Primo giorno:
II viaggio anche se un poco faticoso, è stato bellissimo. Grazie al nostro bravo autista e alle spiegazioni della nostra
Guida, ci siamo trovati ad Aries nel primo pomeriggio, quasi senza accorgerci. Per nostra gioia abbiamo avuto un bei
“FORUM”, sia come albergo che come tempo.
Abbiamo visitato il centro storico della Città e ci siamo recati
all’Arena per uno spettacolo che non avremmo mai immaginato di poter vedere.
Alla sera cene presso il ristorante “LA BOHEME” e di giorno pranzo nei posti più caraneristici che ognuno liberamente
si sceglieva. Ci sembrava di vivere al tempo della Belle Epoque, vedendo anche i magnifici costumi portati con eleganza e signorilità dalle donne di ogni età e i segni lasciati sulle
strade dai cavalli.
Secondo giorno:
Non ho parole per descrivere il Tour della Camargue; la visita al Parco ornitologico, la città capitale dei Gitani (Les Saintes Maries de la Mer) e la città fortificata ( Aigues Mortes).
Terzo giorno:
Arrivo ad AVIGNONE. Abbiamo potuto assistere a mezza
Messa nella Parrocchia principale di Avignone Centro, dove
il Parroco ci aspettava con grande gioia per poterci salutare
personalmente, sapendo che siamo partiti da Varallo Pombia. Poi visita al Palazzo dei Papi, dove con una tecnologia
non di quell’epoca, potevamo audioguidarci e ascoltare per
ogni stanza, la sua antica storia. Nel pomeriggio visita al
Duomo, le Mura e finalmente siamo arrivati sul mezzo Ponte St. Benezet. (alcuni volonterosi hanno raggiunto a piedi
l’altra riva, non so come) Ore cinque, purtroppo, il ritomo.
Stanchi, ma felici di questa esperienza vissuta in perfetta armonia e tempismo.
Nei nostri spostamenti in autobus, abbiamo sempre avuto la
compagnia della verde campagna, dei fiumi e canali, di bianchi Cavalli e Tori. Siamo stati tutti veramente felici e contentissimi, della super organizzazione di LUIGI - MAURO e
della segretaria MARIA ENZA.
A nome mio e dei partecipanti
Ringraziamo in italiano (che già conosciamo) Ringraziarne
in francese (che abbiamo imparato) Ringraziamo in Tedesco
(che impareremo entro un anno, per recarci in Austria alla
prossima gita). Grazie infinite Pro-Loco di Varallo Pombia
Carmen e Company
Gita culturale gastronomica a Cremona e Lodi
II pullman in partenza da piazza Risorgimento, domenica, 27
settembre alle 7,15, è al completo. Sono 60 le persone, forse
qualcuna in più, tutte desiderose di visitare e conoscere meglio
queste due belle città lombarde. Prima tappa, Cremona, posta
nel centro della pianura padana, col contorno lontano, delle
Alpi e degli Appennini. (Magna Phaselus) "grande nave", veniva anticamente chiamata, per la sua forma oblunga, delineata
da forti bastioni di difesa. Cremona è città di origini antiche,
nel 218 a.C divenne colonia romana e nel 90 a.C fu eretta a
Municipio, distrutta nel 69 a.C fu ricostruita poi per volere di
Vespasiano. Fu sede vescovile e libero comune. La sua storia
è lunga, molto movimentata: fece parte del ducato di Milano, quindi fu soggetta al dominio spagnolo ed austriaco. Ai
nostri visitatori interessa molto più la Cremona di oggi, con
le sue belle strade, fiancheggiate da eleganti negozi davanti ai
quali fermarsi un poco ad osservare le vetrine. La vera visita
inizia dal Duomo, eretto nel 1107. L'interno, maestoso e solenne, ha pareti e volte completamente affrescate. Accanto al
Duomo, il Torrazzo, o torre campanaria, meraviglia e simbolo
della città. Un'altra meraviglia attende di essere ammirata, il
Battistero della Cattedrale, solido edificio romanico a pianta
ottagonale,eretto nel 1167, da otto secoli accanto alla Chiesa
Madre. Entrando si rimane stupiti dalla grandiosità di questo
edificio, dalla bellezza della Cantoria in legno intagliato, della Cisterna per l'acqua battesimale e del Fonte battesimale in
marmo rosso di Verona, degli altari laterali di S. Biagio, del
Crocifisso e dell'Addolorata, in legno intagliato e policromo.
Si vorrebbe restare per gustarne tutta la magnificenza, ma vi
è ancora una interessante visita da fare, quella nel Palazzo del
Comune ad ammirare, in una sala apposita dove si entra pochi
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per volta, "gli archi del Palazzo Comunale", i violini di Antonio Stradivari, di Giuseppe Guameri e altri, datati fine 1600,
inizio 1700. Cremona ha un posto importante nella storia della musica, ma la sua importanza maggiore risiede nelle scuole
di liuteria rese celebri da Stradivari, Guarnirei, Amati. Ancora una passeggiata nella città fino alla chiesa di S.Agostino,
che, data l'ora, è mezzogiorno, è chiusa. Ma si è fortunati, in
quel momento esce il Vescovo accompagnato dal parroco, che,
vedendo un così grande numero di possibili visitatori, la fanno riaprire. E' una visita breve, ma interessante, nella chiesa si
può ammirare un grande quadro che raffigura la Madonna
col Bambino fra S. Giacomo e S.Agostino, preziosa opera di
Pietro Vannucci, detto il Perugino. Una piacevole sosta in un
bei ristorante per il pranzo, poi in viaggio verso Lodi, città
situata sulla riva destra dell'Adda, fondata da Federico Barbarossa nel 1158, dopo la distruzione di Lodi Vecchio, da parte
dei Milanesi. G|ato il breve tempo concesso, si raggiunge subito il centro cittadino nella piazza della Vittoria, attorniata
da portici e dominata dal Duomo che è fiancheggiato da un
imponente campanile. Antistante la facciata, vi è un protiro
(portichetto) sorretto da due colonne con alla base, due leoni
in pietra. Usciti dal tempio e, per fortuna appena in tempo, la
visita al santuario dell'Incoronata, tempio di notevole bellezza
e fastosità, iniziato sulla fine del secolo XV. Sull'altare maggiore, racchiuso da un ricco cancello, un polittico in quattro tavole, tra cui "L'Annunciazione" e "L'Incoronazione di Maria".
Con negli occhi ancora le meraviglie e le bellezze ammirate in
queste due città, i gitanti, molto soddisfatti, riprendono la via
del ritomo.
Iris Brocca Romanelli
A ssociazioni
Ridi pagliaccio
Con lo spettacolo “Ridi pagliaccio”, che si è svolto sabato 17
ottobre, si è concluso il laboratorio teatrale estivo organizzato dall’Oratorio.
Vi hanno partecipato 12 ragazzi e ragazze dalla terza media
alla seconda superiore.
L’iniziativa, che ha dato continuità al laboratorio teatrale del
2008 sul tema del rapporto tra Pinocchio e il Padre, è stata
finanziata dal Centro Diocesano Giovanile con fondi della
Regione Piemonte.
Il laboratorio è stato diretto dall’attore professionista Davide
Giandrini.
Oltre a lodare la bravura dei giovani attori, che per un’ora
hanno fatto divertire e ridere di gusto i tanti bambini e le
tante famiglie che hanno riempito la sala dell’oratorio, mi
preme sottolineare alcuni aspetti propriamente educativi di
questo progetto.
Esso infatti é nato con un triplice obiettivo:
1. aiutare i ragazzi a riflettere su alcuni temi chiave che sono
alla base dell’attività teatrale del clown e che - se ben
compresi - possono influenzare positivamente la loro maturazione personale (la scoperta del proprio corpo come
possibilità di servizio per gli altri; la perseveranza come
forma di responsabilità; ecc.);
2. rendere ragazzi consapevoli della propria potenzialità creativa ed aiutarli a svilupparla positivamente, favorendo in
loro la disponibilità ad esprimerla “per” e “con” gli altri;
3. fornire alcune nozioni fondamentali di teatro complementari a quelle già acquisite attraverso i laboratori espressivi
della scuola media (nella convinzione che il teatro può
rappresentare anche un efficace strumento di educazione
al gusto ed alla bellezza).
Confrontandosi con la figura del clown teatrale, infatti, i partecipanti hanno potuto prendere coscienza in modo semplice e profondo di come le proprie possibilità di espressione
creativa passino attraverso la serena accettazione di sé e dei
propri limiti individuali.
In fondo, ognuno di noi, quando agisce da clown, si spoglia
della presunzione di essere bello, intelligente e forte e mette
a nudo debolezze e lati ridicoli che, rivelandosi, provocano il
riso e generano simpatia e solidarietà.
La timidezza, il pudore, il rispetto, la dedizione diventano
quindi un punto di forza, offrendo agli altri e a se stessi la
possibilità di un sorriso autentico.
Oltre a colmare il vuoto di proposte interessanti per i preadolescenti i preadolescenti che spesso caratterizza il periodo
estivo, la preparazione dello spettacolo finale è servita quindi
a creare un ambiente di gruppo favorevole alla proposta di
valori educativi “forti” (tra cui, per esempio, la fedeltà alla
propria missione, la responsabilità verso gli altri, la relazione
con l’altro fondata sul rispetto e sull’umiltà).
Don Sabino Decorato
I giovani partecipanti: Nicoletta Colombo, Martina Ferrero Elena Giuliano, Giorgia Liuzzi, Kevin Mazzeo, Edoardo Pascarella,
Andrea Ruggeri, Federica Russo, Francesca Salina, Marta Scattolin, Riccardo Silvestri, Riccardo Zonzin.
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S toria
Varalpombiesi e non
sparsi per il mondo
Il motivo per il quale anni fa ho deciso di fare una ricerca
sulle origini della mia famiglia, è stato perché mi sono sempre chiesto che rapporto ci fosse tra i miei nonni, infatti su
quattro nonni, tre avevano lo stesso cognome. I miei genitori
non mi hanno mai saputo rispondermi con precisione, mia
mamma mi diceva che lei e mio papà forse erano figli di cugini, ma che non lo sapeva con certezza, i nonni non li aveva
conosciuti, ma sapeva solo che per potersi sposare, si erano
dovuti recare in Curia a Vicenza a chiedere il permesso.
I miei sono nati a Marsan di Marostica in Provincia di Vicenza.
Si sono sposati l’ 11 Novembre del 1934, e nel 1935 si sono
trasferiti a Varese , dove io sono nato,
il 6 ottobre 1944.
Nel 1970 ho conosciuto la mia futura moglie Franchini Daniela nata a Varese il 27 Ottobre del 1953 e residente a Sesto
Calende. Ci siamo sposati il 6 maggio del 1973 nella chiesa
della Verbanella di Castelletto Ticino e il 14 Ottobre del 1976
è nato nostro figlio Francesco.
Nella ricerca fatta nella parrocchia di Santa Maria Assunta
di Marostica ed all’ufficio anagrafe del comune, sono riuscito
a ricostruire almeno in parte l’albero genealogico della mia
famiglia, ma mi rimane comunque ancora molto da risolvere.
1932: matrimonio di Ernesto Franchini e Tonioli Emma
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Dovrei trovare il tempo di andare a Marostica e consultare
i registri di nascita, di battesimo e di matrimonio dei miei
bisnonni. Purtroppo gli zii che avevo nel Veneto sono tutti
deceduti, ma anche quando erano in vita non sono stati in
grado di darmi informazioni più ampie, tanto meno i 64 cugini non hanno voluto interessarsi e purtroppo i dati antecedenti al 1861 in Comune non esistono (Allora il Lombardo
Veneto era ancora sotto L’Austria ).
Allo stesso modo, ho voluto ricostruire anche l’albero genealogico della famiglia di mia moglie. Mio suocero Franchini
Roberto mi raccontava spesso che suo nonno Giuseppe era
nato a Cascinetta e che una volta da bambino era andato
con lui in questo piccolo paesino a trovare degli zii, ma poi
col passar del tempo si erano persi i contatti e non aveva più
saputo niente. Allora non vi erano i mezzi per spostarsi o
per comunicare come oggi o forse neppure nessun interesse a
mantenere certi contatti......
A questo punto ho scritto al Rev. Parroco della Parrocchia di
Varallo Pombia il quale mi ha messo in contatto con la sig.na
De Filippi Roberta e, grazie alla sua disponibilità, ho potuto
ricostruire l’albero genealogico della famiglia Franchini.
Il nonno di mio suocero Giuseppe (deceduto nel 1940 a Sesto
Calende) era nato nel 1858 a Cascinetta.
Tramite la ricerca si è potuto risalire anche ai nomi dei suoi
fratelli: Giovanni nato nel 1856, Antonio Natale nato nel
1861 e Rosa Angela Maria nata nel 1866 delle cui discendenze purtroppo se ne sono perse ogni traccia.....
La famiglia del nonno Giuseppe aveva abitato da generazioni
a Cascinetta, ma negli anni tra il 1866 ed il 1871 si era trasferita a Sesto Calende, probabilmente dopo l’unità d’Italia,
non si sa per quale motivo.
Giuseppe proprio a Sesto Calende si era coniugato con Maria
segue a pag. 17
V arie
Gemellaggio in terra abruzzese
Acciano è un comune italiano di 470 abitanti della provincia
dell’Aquila in Abruzzo, è il primo Comune nell’elenco dei
comuni terremotati, non ha avuto vittime fortunatamente ma
è stato trascurato da molti ma non da noi; fino ad oggi forse
nessuno o pochissimi lo conoscevano ma da ora in poi ne
sentiremo parlare spesso e per quale motivo mi direte voi?
Facile, ovvero la reale possibilità di un gemellaggio tra il Comune di Varallo Pombia e il Comune in questione. Tutto inizia dal lontano Aprile quando la nostra Protezione Civile si
rende protagonista per l’aiuto alle persone terremotate e non
ultimo, in Agosto, l’incarico di gestire in prima persona un
campo, insomma un vero impegno riconosciuto dalla regione Piemonte in Novembre con una manifestazione tenutasi a
Torino con relativo encomio ufficiale per i partecipanti.
Non potevamo fermarci qui però ma dovevamo fare un passo avanti per dare un segnale molto forte di presenza “fisica”
nel territorio dell’Abruzzo e per questo motivo nasce l’idea di
gemellaggio tra il Comune di Acciano e il nostro Comune che
ad oggi vanta una rispettabile immagine di professionalità e
collaborazione.
Le pratiche di gemellaggio sono state avviate il 6 dicembre
alle ore 13,00 quando i nostri volontari, capeggiati dal sempre attivo e instancabile Vittorino De Giorgi, sono stati in
Abruzzo per una visita ufficiale ad Acciano e in quella sede
hanno consegnato una lettera di intenti, direttamente al Sin-
daco e all’amministrazione comunale preparata dal nostro
Comune e controfirmata. Con l’occasione il Comune di Varallo Pombia ha pensato anche di mandare un messaggio
simbolico ovvero alcuni prodotti tipici della nostra terra
piemontese ricca di tradizione, di sapori e soprattutto di un
cuore grande come la terra dell’Abruzzo.
Danilo Gorla
Veduta del paese
continua da pagina 16
Adele Besozzi e dalla loro unione erono nati due figli: Edoardo (1896/1968) coniugato con Bertona Amalia di Cressa
(1897/1952), genitori di mio suocero, ed Ernesto (1898/1975)
coniugato con Tonioli Emma, senza figli.
Da qui tramite una lunga e difficile ricerca svolta dalla sig.
na Roberta si è potuto risalire alla tredicesima generazione rispetto a mio figlio Francesco, a quel Bartholomeo (de)
Fanchino del 1550 circa sposato con Joann(in)a Grazianetta
abitante già in quel periodo a Cascinetta.
Ho potuto scoprire che nelle trascrizioni di alcuni documenti, il cognome Franchini ha avuto molte varianti: Fanchina,
Fanchino, Franchina e Franchino. La stessa cosa avevo già
riscontrato in Veneto: il cognome Marini, ad esempio, si trova anche come Marin.
Importante è stato anche poter risalire ai cognomi delle mogli, cosa che purtroppo non viene tramandato da madre in
figlio, così da poter risalire ai parenti più prossimi di mio suocero, ancora abitanti a Cascinetta.
Infatti da una foto del matrimonio dello zio Ernesto con sua
moglie Tonioli Emma, mio suocero si era ricordato che erano
presenti dei parenti della Cascinetta: un certo Giuanot con
sua moglie ed una loro nipote Elisa. Dopo lunghe ricerche,
proprio attraverso le discendenze femminili, si è potuto individuare questo “Giuanot” nella persona di Fanchini Giovannni, grande invalido della prima guerra mondiale e nonno di
Fanchini Gianpietro.
Scomazzon PierLuigi
Franchini Roberto nato a Sesto Calende il 9 aprile 1925
e deceduto a Varese il 6 marzo 2009.
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V arie
Fate quattro conti
Prima di tutto qualche dato: l'Italia detiene il record mondiale di consumo
procapite di acque minerali in bottiglia. Si stima che l'80% degli italiani
ritenga che sia più pura e più sana di quella che esce dai rubinetti delle loro
case e per soddisfare questo bisogno annualmente le aziende produttrici
imbottigliano complessivamente 11000 milioni di litri all'anno. In maggior
parte quest'acqua finisce in bottiglie di plastica (PET) e si stima che dopo
l'uso queste vengano riciclate solo nel 30% dei casi. Il resto va in discarica.
Per raggiungere i punti vendita l'80% di queste bottiglie viaggiano su gomma
(leggasi camion in autostrada) e percorrono mediamente svariate centinaia
di chilometri. Questo dato dipende ovviamente dall'ubicazione dello
stabilimento di produzione (di solito di proprietà di grosse multinazionali
come Nestlé e Parmalat), che utilizza fonti (sorgenti, fiumi o addirittura
acquedotti pubblici) il cui utilizzo viene concesso dallo stato (leggasi da
tutti noi) a costi irrisori se non a volte gratuitamente. Le aziende produttrici
fatturano 1750 milioni di euro all'anno (dato del 2002) e spendono circa 340
milioni di euro all'anno in pubblicità. Il 50% di questa viene trasmessa in
televisione.
È universalmente riconosciuto che l'acqua del rubinetto sia in realtà
qualitativamente migliore di quella in bottiglia (chiedete conferma al vostro
medico o all'ASL, oppure fate qualche ricerca su internet in merito) e che
abbia un costo monetario e sociale in confronto irrisorio (da 1 a 3 millesimi
di euro al litro, senza produzione di plastica e consumo di carburante per
essere trasportata). Vi diamo un consiglio civile, che nessun telegiornale o
opinionista televisivo vi darà mai: imbottigliate l'acqua del rubinetto e
ovunque abbiate la possibilità di farlo provate a bere quella per un po'. Il
vostro portafoglio, la vostra schiena e il pianeta intero vi ringrazieranno...
rai, mediaset, testimonial e multinazionali un po' meno. Ma non credo sia il
caso di dispiacersi troppo per loro.
Marco Faedo
Bando alle ciance...
e all'ipocrisia, in questa sede vogliamo «lanciare» la X Rassegna del
Cortometraggio e dell'Avanspettacolo che si terrà l'8 ed 9 Gennaio 2010,
naturalmente al teatro La Tinaia di Varallo Pombia!
Un Festival da non perdere perchè unico nel suo genere ed ultimo della sua
storia.
Siamo infatti al giro di boa; si sta pensando a nuovi eventi, a nuove situazioni
probabilmente estive. Infatti il tema di quest'anno è l'apocalisse, ovvero il
cambiamento, un nuovo ordine.
Insomma il Popolo delle Ortiche chiude il cerchio e va a capo ricominciando
da 1, un po' come quando Valentino è passato alla Yamaha.
Dieci anni di pazzie, di risate, di invenzioni. Dieci anni di voglia di far bene
nel modo più spensierato possibile.
È sempre difficile superare il successo del festival precedente ma è chiaro che
con il decimo bisogna per forza chiudere in bellezza.
Quindi, buoni e cattivi, vi consiglio di non mancare.
Ciao, Sandro Vanzan
A proposito
del nostro giornale...
Sin dalla sua nascita Il Dialogo ha sostenuto apertamente la
libertà di espressione, consentendo a chiunque di esprimere le
proprie opinioni indipendentemente dall’appartenenza politica, di religione o credo.
Molte discussioni sono emerse dopo un articolo pubblicato sul foglio comunale lo scorso anno, ritenuto da una parte del Comitato di redazione “offensivo” se non addirittura
“blasfemo” verso la Chiesa Cattolica (articolo che si invita
a rileggere, in quanto riteniamo che di offensivo non vi sia
nulla); a quanto ne sappiamo, dell’articolo era stata proposta
la censura da alcuni componenti del Comitato di redazione
stesso; dopo insistenze e interventi vari anche verso il Direttore Responsabile nella figura del Sindaco, veniva pubblicato
con strascichi che proseguono tutt’ora, con l’idea di mettere
un “bavaglio” al Dialogo che rimane sempre attuale.
Ma come realizzare l’oscuramento degli articoli scomodi?
Semplicemente modificando, come già proposto, il regolamento del Dialogo, per cui ogni scritto dovrebbe essere
sottoposto al parere del Comitato di Redazione (dunque un
provvedimento di censura mascherato), anche se la modifica
non è di competenza del Comitato di redazione ma del Consiglio Comunale.
Come diceva benissimo il Sindaco durante il Consiglio Comunale del 28 settembre u.s. (www.comune.varallopombia.
no.it/FileDownload.asp?T=1&I=72557) rispondendo ad
una interpellanza presentata dal gruppo di minoranza “Azione Sociale” con la quale veniva chiesto di modificare il regolamento eliminando l’art. 16, articolo che recita testualmente: “Il contenuto degli articoli inviati dai gruppi, enti, associazioni, partiti politici non è soggetto a correzioni”, questo è un
giornale finanziato con i contributi di tutti i Varalpombiesi,
e di conseguenza non si può togliere la parola o il diritto di
esprimere le proprie opinioni a nessun gruppo o associazione
presenti a Varallo Pombia e una eventuale modifica al regolamento deve essere condivisa da tutti.
Secondo noi è pacifico il fatto che gli scritti non debbano
essere offensivi nei confronti di nessuno (buona educazione
prima di tutto), che debbano essere scritti in lingua grammaticalmente corretta (questo sarebbe già un grosso passo
avanti) e che debbano essere sempre firmati dall’autore; ma
oltre a ciò, auspichiamo che il regolamento “illuminato” che
ci accompagna da trent’anni, non venga modificato in maniera miope e riduttiva. Per il resto, invece di eliminare le
idee diverse dalle nostre, sforziamoci di pensare che, volendo,
abbiamo tutti i mezzi (seminari, incontri, catechesi, eventi
formativi, spettacoli su cui già molti varalpombiesi lavorano, anche in silenzio, presso Villa Soranzo, presso le Associazioni, all’interno dell’Oratorio ecc), per creare momenti
di educazione, approfondimenti di conoscenza, dibattiti che
ci rendano persone migliori in modo da tendere “ponti” di
tolleranza e ridurre l’inchiostro inutilmente sprecato. Meglio
i fatti che le parole.
Senza voler essere supponenti, invitiamo a meditare su una
frase di Voltaire: “NON SONO D’ACCORDO CON QUELLO CHE DICI E SCRIVI. MA DAREI LA MIA VITA AFFINCHE’ TU LO POSSA SEMPRE FARE”.
Gruppo Consiliare Unione Comune
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V arie
CREA
VEN R
OAD
Luca Toffanello
IMPRESSIONI DI DICEMBRE
Ben più celebri quelle di settembre, le attuali sono impressioni di
deriva.
Le rassicurazioni che ci dà l’informazione puzzano di presa in
giro, gradirei uno speciale “chi l’ha visto” sul potere d’acquisto.
Il peggio credo debba ancora arrivare e già si parla di ripresa,
si distoglie l’attenzione con gli scandali di Palazzo e tante altre
belle fritture, in fondo i problemi degli altri non fanno pensare
ai propri.
L’impressione è di navigare a vista, finché la barca va… A picco!
Mi spaventa l’idea che qualcuno sia ricorso ad un finanziamento
per fare regali, mi spiazza che si pensi al dialetto nelle scuole più
che alla ricerca e alle lingue straniere, o almeno all’italiano, che sia
un’illuminata riposta al mondo globalizzato?
Sono confuso dal politico che fa il comico e dal comico che fa il
politico, non so spiegare Cassano non convocato in Nazionale.
I seminari Cambridge Esol
Yle inaugurano la Lim
all’Istituto Comprensivo
“Varallo pombia”
Come vivere creativamente l’incipit formativo di un lifelong
learning, ovvero come insegnare ed imparare l’inglese nella
scuola elementare: questo l’obiettivo del percorso di formazione iniziato lo scorso anno e di cui i due seminari*, YLE
Listening & Speaking Skills e Reading & Writing Skills del 10
e del 17 Novembre 2009 sono stati il complemento essenziale.
L’I.C. “Varallo Pombia”, diretto dalla Preside Prof. Angela
Palmiotto, sempre molto sensibile alla qualità delle competenze linguistiche di docenti e alunni, ha ospitato per il secondo anno consecutivo due giornate di formazione offerte
gratuitamente da Cambridge ESOL agli insegnanti di inglese della Scuola Primaria e Secondaria di Primo grado del
novarese. La preparazione ai corsi per i Cambridge Young
Learners English Tests, diretti ai bambini dai 7 ai 12 anni, è
stata presentata come sistema per educare i giovani alla musicalità della lingua, a saper comunicare con naturalezza e ad
affrontare e superare i test con impegno e consapevolezza.
Quest’anno, proprio in tale occasione, si è avuto il privilegio
di sperimentare la LIM (Lavagna Interattiva Multimediale)
LA MINA VAGANTE
La Mina vagante spesso mi spaventa.
In questo periodo vaga tra Varallo e Bellinzago, qualche tempo fa, tra
Varallo e Dormelletto, ancora prima al lago o all’entrata di Borgomanero. Al comando della sua automobile nera, carica di ogni miscela, con la faccia stralunata si muove per la provincia a caccia di nuovi
obiettivi.
Mina come Bruna ovviamente, vagante perché (Bamboo – Pirolino –
Cafè 33 – Koala) non si ferma mai, da quando ha lasciato la lana in
via Bolognino la sua è stata una vita rock, all’insegna della scommessa, dormendo pochissimo e mangiando ancora meno, una vita che ha
fatto la storia di quest’ultimo ventennio varalpombiese.
Nel marzo del 1990 infatti apriva il Joker, per chi lo ha frequentato
non si è trattato di un semplice Bar, è stato sicuramente molto di più:
un ritrovo, un centro sociale, un casinò, una sala riunioni, un teatro,
un salone per feste, un aula magna… C’è passato di tutto e chiunque,
dal professore al giocatore, dal pischello alla tardona, dall’alcolista
allo sportivo (e spesso lo sportivo-alcolista). Per Noi il posto giusto
dove andare a perder tempo o a ubriacarci, ma anche il luogo dove
si sono potuti realizzare gran parte dei nostri progetti comuni, dove
abbiamo trovato il sostegno, la spinta e molta fiducia, tutto questo
soprattutto per merito dell’Anima del Joker, la Bruna.
Sono sicuro che senza di lei non sarebbe stata la stessa cosa, ora speriamo che davvero si fermi a Varallo.
Questo pezzo celebrativo mi frulla nella testa da troppo tempo, ho
aspettato fino ad ora in attesa che architetti e imprese edili finalmente
partorissero quella che sarà la nostra nuova seconda casa, che permetterà finalmente alla Mina di non vagare più, ora pare che ci siamo il
nuovo locale è quasi pronto… Dunque ci vediamo al Joker!
Bruna Mina e sai cosa bevi (?!?)
di cui è stato recentemente dotato l’I.C: sono stati proposti
veri e propri workshops operativi basati su giochi e attività di
interazione, che ben si prestano ad essere valorizzati da attività multimediali tali da stimolare l’interesse e la creatività di
ragazzi ormai da considerarsi veri e propri digital natives in
grado di competere e di collaborare con l’insegnante, nonché
di apprendere divertendosi, come ha dimostrato la docente
con un colpo di magic touch sulla LIM.
L’auspicio formulato dalla relatrice, Cambridge ESOL Seminar Presenter Prof. Alba Rizzi Di Capua, è che l’entusiasmo
espresso dagli insegnanti alla fine di tale percorso e la loro
volontà di preparare gli studenti a sostenere YLE Starters
& Movers possano concretizzarsi, in sinergia con genitori e
Dirigenti Scolastici, in una programmazione sistematica di
questi corsi di inglese “di qualità” nell’arco del quinquennio.
Alba Rizzi
*I seminari sono stati organizzati in collaborazione con British Institutes (Novara).
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V arie
In ricordo di un amico
Profonda
commozione ha suscitato la morte di
Angelo Parachini, spentosi dopo
lunga malattia il
12 di ottobre.
Angelo è stato
donatore, consigliere e collaboratore Avis per tanti
anni, dove si è fatto apprezzare per
puntualità e cordialità nelle domeniche in cui era
presente l’emoteca Avis nella nostra sezione, dove
era responsabile
della disinfettazione della sala
dei prelievi come
scherzosamente
gli facevo notare.
Dopo un periodo di assenza per malattia, negli ultimi tempi
sembrava che il male gli avesse dato un po’ di tregua, tanto
da permettergli di ritornare con noi, sempre puntuale e con
gran voglia di vivere.
Grande devoto del Santuario della Madonna, dove spesso
era impegnato in lavori di pulizia e manutenzione e dove
come il nostro Ugo Gotter ha valuto che si celebrassero le
sue esequie.
Ciao Angelo, il Presidente e tutto il Consiglio Direttivo Avis
ti ricorderanno sempre.
Servizio civico persone
anziane
Nel mese di aprile 2009 la Regione Piemonte ha approvato il
progetto in materia di Servizio Civico Volontario delle persone
anziane, adottato dal Comune con delibera della Giunta Comunale n.87 del 18.10.2008, ed ha assegnato un contributo
di € 10759,68 su una spesa totale di progetto di € 13449,60.
Nell’ambito delle azioni previste dal progetto, è stato organizzato un corso di informatica per pensionati e ultrasessantacinquenni, a cui hanno aderito 13 cittadini; le prime cinque
lezioni si sono svolte nei mesi di ottobre e novembre presso la
sala consiliare il venerdì mattina, dalle 9,00 alle 12,30, tenute da un docente della agenzia di formazione CampuLab di
Mondovì che ha coadiuvato il Comune nella progettazione
e che gestisce la parte informatica delle attività. Le lezioni
sono state molto partecipate e coinvolgenti; 97% la presenza
complessiva degli “allievi”.
La seconda parte del corso di informatica è articolato in
quattro lezioni a partire dal 14 dicembre 2009 e sino al 18
gennaio 2010.
Sono inoltre previsti alcuni incontri con esperti su aspetti e
problematiche specifiche della terza età; le paure e le ansie
dell’anziano – nonni e nipoti generazioni a confronto – introduzione al volontariato.
A fronte dell’offerta di queste attività è previsto il coinvolgimento delle persone anziane in alcuni progetti, a servizio della collettività, quali ad esempio il servizio di vigilanza all’ingresso delle scuole e/o sullo scuolabus, la tutela, vigilanza e
manutenzione delle aree verdi, la collaborazione nell’ambito
delle attività del dopo-scuola.
Pertanto invitiamo i cittadini, pensionati o ultrasessantacinquenni, ad aderire alle attività proposte, così come è stato
per il corso di informatica.
Per ulteriori informazioni: ufficio di segreteria tel 0321 95355
interno 2.
La Redazione
Direttore Responsabile:
Luigi Mario Parachini
Teresa Gallo
Barbara Gattoni
Maria Carla Baù
Capo Redazione:
Giovanni Musetta
Segretario di Redazione:
Iris Romanelli
Redattori:
Luca Franzolin
Gabriele Spinardi
Danilo Gorla
Roberta De Filippi
Germano Baccaglione
20
Consulenza editoriale,
impaginazione e stampa:
Via Verbano, 146
28100 NOVARA - Veveri
Tel. 0321 471269
e-mail: [email protected]
Biblioteca Comunale
Orario di apertura invernale
Dal 1 dicembre 2009 al 31 Marzo 2010
Martedì - Mercoledì - Giovedì 15.30 - 17.30
Venerdì 9,00 - 12.00
Sabato 11.00 - 12.00 / 15.30 - 17.30
Dal 22 dicembre al 6 gennaio
chiusura per festività natalizie