Ricerca badanti Pavullo - Terre di Castagno

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Ricerca badanti Pavullo - Terre di Castagno
Cooperativa Sociale
Libellula onlus
Studio-indagine sulla realtà del
badantato nel territorio dell’Appennino
Modenese
Una ricostruzione della situazione attuale attraverso la percezione dei
soggetti protagonisti
Soggetti finanziatori:
G.A.L.
Antico Frignano e Appennino Reggiano
Comunità Montana del Frignano
in collaborazione con
ASSOCIAZIONE
MEDIATORI INTERCULTURALI
PER LA PROMOZIONE SOCIALE
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A) Introduzione.......................................................................... 6
1. Lo studio-indagine sul badantato .................................................... 6
1.1 Obiettivo generale del progetto........................................................... 6
1.2 I territori coinvolti ........................................................................... 6
1.3 Gli obiettivi specifici ........................................................................ 6
2. Piano metodologico dell’attività di ricerca ........................................ 7
2.1 Articolazione delle azioni................................................................... 7
2.2 Nota metodologica: obiettivo “archivio informativo” ................................. 9
B) La mappatura degli attori del territorio ....................................... 10
1. Il coinvolgimento degli interlocutori privilegiati ................................. 10
1.1 Definizione dei gruppi di osservatori privilegiati e delle loro attività
caratteristiche............................................................................... 10
2. Il profilo della badante: i risultati dell’indagine ................................. 11
2.1 Condizione sociale .......................................................................... 11
2.2 Condizione economica ..................................................................... 12
2.3 La “professione” della badante: la risposta a un bisogno… ma quale? ............ 12
2.4 Percorso di vita .............................................................................. 13
2.5 Essere badante: problemi e difficoltà di una “professione” ........................ 14
2.6 La rete relazionale.......................................................................... 17
2.7 Come è cambiato il mercato del badantato............................................ 18
3. Alcuni indicatori ....................................................................... 19
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3
3.1 Quante badanti? ............................................................................. 19
3.1.1 I dati CGIL e CISL per il Comune di Pavullo .......................................... 21
3.2 Quale contratto? E quale salario? ........................................................ 21
4. Peculiarità dell’area montana....................................................... 23
C) Il giudizio delle famiglie .......................................................... 24
1. Introduzione............................................................................ 24
2. Alcune testimonianze................................................................. 24
2.1 Sara ............................................................................................ 24
2.2 Carla ........................................................................................... 25
3. Gli elementi chiave del “successo” della badante ............................... 26
D) La testimonianza delle badanti .................................................. 27
1. Premessa metodologica .............................................................. 27
2. Profilo generale dei soggetti intervistati .......................................... 27
3. Il Comune di Pavullo e limitrofi (in particolare: Fiumalbo, Fanano,
Serramazzoni).......................................................................... 28
3.1 Dati statistici sul profilo dei soggetti coinvolti ........................................ 28
3.2 Problematiche legate al lavoro ........................................................... 31
3.3 Regolarità, documenti, diritti............................................................. 32
3.4 Settimana lavorativa e giorni di riposo.................................................. 32
3.5 Ferie ........................................................................................... 33
3.6 Situazione di Soggiorno .................................................................... 33
3.7 Rapporti con i servizi, le associazioni di categoria e altri soggetti del territorio33
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3.8 Caratteristiche della famiglia datore di lavoro e dell’accudito .................... 33
3.9 Formazione ................................................................................... 34
3.10 Situazione abitativa e problema “casa” ............................................... 34
3.11 I gruppi informali e la rete di relazioni ................................................ 34
3.12 Relazioni con la famiglia di origine..................................................... 34
3.13 Privacy ....................................................................................... 35
3.14 Grado di soddisfazione della badante.................................................. 35
3.15 Le badanti raccontano... ................................................................. 35
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A) Introduzione
1. Lo studio-indagine sul badantato
La presente relazione riporta i risultati dello studio-indagine sulla realtà del
badantato dell’Appennino Modenese, la cui origine e i cui obiettivi sono richiamati dal
presente paragrafo.
1.1 Obiettivo generale del progetto
Lo studio-indagine è stato realizzato con l’obiettivo finale di sviluppare un servizio
di supporto alle famiglie che hanno necessità di servizi di cura e di qualificazione,
professionalizzazione e mediazione al lavoro per donne badanti. Tale servizio dovrebbe
concretizzarsi nella creazione di un archivio informativo per garantire la funzione di
mediazione al lavoro.
1.2 I territori coinvolti
Oggetto di studio sono stati i territori dell’Appennino modenese appartenenti alla
Comunità Montana Modena Centro (Comuni di: Pavullo, Fanano, Fiumalbo, Lama
Mocogno, Montecreto, Pievepelago, Polinago, Riolunato, Serramazzoni, Sestola).
In particolare, a seguito di un’indagine generale del fenomeno in tutti i territori
citati, si è approfondita la ricerca con un intervento diretto sul campo nei comuni di
Pavullo, Fiumalbo, Fanano, Serramazzoni.
1.3 Gli obiettivi specifici
Il fenomeno del badantato è caratterizzato da un enorme livello di sommerso ed
esprime significativamente la presenza, da una parte, di situazioni di disagio familiare
diffuse che trovano risposta autonomamente, informalmente e senza ricorrere a servizi
pubblici, dall’altra di una folta schiera di donne provenienti da paesi extracomunitari,
che accettano di prestare il proprio servizio in condizioni fuori da ogni criterio di legalità
e di laicità fiscale e sindacale. La reale portata del fenomeno tuttavia non è ad oggi
censita per ovvi motivi. Esistono solo alcune banche dati contenenti censimenti, tuttavia
parziali, dell’offerta e della domanda di servizi di badantato.
Partendo da queste sintetiche considerazioni, è risultata evidente l’opportunità di
fare precedere alla fase creazione di un archivio informativo che sia strumento di
mediazione al lavoro un’indagine preliminare, volta a descrivere quantitativamente e
qualitativamente il fenomeno nei territori individuati.
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Gli obiettivi specifici esplicitati durante la progettazione sono i seguenti:
1. Realizzazione di un’attività di animazione territoriale che permettesse di
raggiungere, attraverso un’attività di mediazione territoriale, le donne
protagoniste di servizi di badantato, coinvolgerle nel progetto,
2.
3.
descrizione qualitativa e quantitativa del fenomeno del badantato anche
attraverso il “filtro” rappresentato dai soggetti attivi sul territorio
relativamente al tema badanti,
rilevazione del punto di vista delle famiglie che usufruiscono del servizio di
badantato.
Tali obiettivi dovrebbero portare, in una seconda fase ancora da progettare, alla
realizzazione delle azioni seguenti:
1. Creazione di un archivio di curricula professionali, con bilancio di
competenze e sistema di bisogni, relative alle donne immigrate disponibili ad
un percorso di inserimento lavorativo come badanti e famiglie che richiedono
il servizio di badantato. Questa azione è fondamentale per implementare un
servizio di consulenza alle famiglie, selezione e qualificazione delle donne
2.
badanti, mediazione tra famiglia e badante,
realizzazione di servizi di sportello territoriale. L’implementazione dello
sportello permetterebbe di costruire un centro di servizi qualificato per le
famiglie e le donne badanti (consulenza professionale, servizi
amministrativi…), di mediazione e incontro formale tra domanda e offerta di
lavoro.
2. Piano metodologico dell’attività di ricerca
La relazione che siamo a presentare costituisce il risultato dell’attività di
animazione territoriale. Tale attività è stata svolta seguendo tre piani paralleli di lavoro,
articolati come descritto nel paragrafo che segue.
2.1 Articolazione delle azioni
a) mappatura degli “osservatori privilegiati” del fenomeno. E’ stata realizzata
attraverso un ciclo di interviste - faccia a faccia e telefoniche – effettuate tra il
25 ottobre e il 10 novembre 2004. Gli obiettivi della mappatura sono stati:
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⇒ censire
i
soggetti
presenti
sui
territori
oggetto
dell’indagine
in
collegamento/contatto con le badanti e/o che svolgono attività di qualsiasi
genere a favore del badantato;
⇒ cogliere la percezione del fenomeno di tali soggetti “privilegiati”, in
termini sia qualitativi che quantitativi;
⇒ raccogliere informazioni e indicazioni utili rispetto allo “stato dell’arte”
dei servizi esistenti, nell’ottica di un successivo coinvolgimento di alcuni
soggetti nelle fasi di progettazione e sperimentazione che seguiranno.
b) Censimento delle donne badanti e loro coinvolgimento nell’indagine. Questa fase
della ricerca è stata condotta dall’Associazione A.M.I.C. (Associazione Mediatori
InterCulturali per la Promozione Sociale) di Trento. I mediatori e le mediatrici
hanno raccolto un campione significativo di donne badanti nei territori oggetto di
studio, intervistandolo per ottenere le seguenti informazioni:
– profilo socio-culturale della donna badante
–
–
percorso di vita e di lavoro e prospettive/aspettative
relazioni instaurate con i soggetti presenti sul territorio
– problemi e difficoltà incontrati
Oltre a ciò l’Associazione, insieme alla cooperativa, si è preoccupata di
individuare alcune donne, all’interno del campione intervistato, eventualmente
interessate a svolgere esse stesse attività di animazione/intermediazione qualora
gli sbocchi del progetto prevedano la necessità di attivare figure simili.
Il materiale raccolto durante le interviste è stato sistematizzato in forma di
relazione, che riporta il punto di vista delle donne badanti (punto D della
ricerca).
c) Raccolta di alcune testimonianze delle famiglie. Si è cercato di rilevare anche il
punto di vista delle famiglie, attraverso interviste telefoniche, con i seguenti
obiettivi:
⇒ verificare a quale bisogno/i risponde il servizio di badantato e
contestualmente la possibilità di una non coincidenza fra esigenze
dell’utente assistito e esigenze dei familiari;
⇒ individuare, all’interno del rapporto famiglia-badante, alcuni elementi che
rendono più efficace il servizio reso.
I tre punti sopra elencati costituiscono le tre “chiavi di lettura” del fenomeno utilizzate
per la realizzazione della ricerca. Essi sono al tempo stesso i tre “poli” del triangolo
relazionale generatore del fenomeno di badantato:
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PERSONA
UTENTE e
FAMIGLIA
Bisogno
assistenza e
cura
Servizio
badantato
DONNA
BADANTE
Risposte ai
bisogni (secondo
la mission)
Bisogni:
- assistenza domiciliare
- mediazione al lavoro
- supporto legale
Bisogno di
“rete
sociale”
Risposte ai
bisogni (secondo
la mission)
SOGGETTI
ATTIVI SUL
TERRITORIO
2.2 Nota metodologica: obiettivo “archivio informativo”
Per quanto concerne l’obiettivo, esplicitato nel progetto, di “creazione di un
archivio informativo volto a garantire la funzione di mediazione al lavoro”, si sottolinea
che, alla luce delle problematiche inerenti la legislazione relativa alla tutela della
privacy, la cooperativa ha ritenuto opportuno limitarsi alla creazione delle precondizioni
necessarie al conseguimento dell’obiettivo sopra citato. Si sono rese disponibili infatti,
fra le donne intervistate, alcune figure – giudicate idonee dalla cooperativa - attivabili
nel momento in cui si siano definiti i parametri ed il soggetto/i preposto alla creazione e
attivazione dell’archivio.
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B) La mappatura degli attori del territorio
1. Il coinvolgimento degli interlocutori privilegiati
Primo obiettivo dell’indagine è stata la realizzazione di una mappatura dei soggetti
operanti sul territorio che svolgono attività in collegamento/a favore del badantato.
Sono stati contattati e intervistati, a tal fine, enti pubblici, organizzazioni di categoria,
soggetti appartenenti al mondo del nonprofit, enti ecclesiastici e persone informate del
fenomeno. Ciascuno di essi ha fornito informazioni e indicazioni che riportiamo nel
presente capitolo in forma sistematica e ordinata.
Si sottolinea che i contenuti del capitolo rappresentano una percezione
particolare, un punto di vista non scientifico né incontrovertibile. Soltanto laddove
indicato le informazioni riportate costituiscono dato ufficiale, registrato in documenti
riconosciuti. Le restanti osservazioni e informazioni sono invece soggette a un certo
grado di approssimazione, tipico della ricerca qualitativa, da cui non è possibile
prescindere. Tuttavia in linea di massima è legittimo e anzi opportuno affermare che il
quadro di seguito illustrato dipinge una realtà condivisa dall’insieme dei soggetti, che
qui definiamo insieme degli osservatori privilegiati, che sul territorio sono a contatto
con il fenomeno in analisi.
1.1 Definizione dei gruppi di osservatori privilegiati e delle loro attività
caratteristiche
I soggetti contattati e intervistati nella fase di mappatura sono raggruppabili in
quattro categorie, a seconda del ruolo sociale e delle attività caratteristiche svolte in
collegamento/a favore del badantato:
1.
Enti pubblici: i servizi sociali e le USL. Questi soggetti erogano servizi di
welfare complementari a quello del badantato, quali l’assistenza
domiciliare, il sostegno all’assistenza attraverso la concessione di assegni
2.
di cura, la gestione di strutture residenziali e semiresidenziali.
Associazioni di categoria, Patronati e altri enti di emanazione pubblica:
sono stati intervistati i sindacati CGIL e CISL e il patronato ACLI, nonché i
centri per l’Impiego, i centri per l’Immigrazione e gli sportelli pubblici di
informazione, orientamento e formazione. Le attività dei sindacati, del
patronato ACLI e degli altri soggetti appartenenti a questa categoria si
riconducono tutte all’ambito della consulenza e dell’assistenza in materia
legislativa e fiscale, dell’informazione e dell’orientamento al lavoro e alla
formazione. I dati forniti dai sindacati e dalle ACLI (paragrafo 3.1) si
10
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riferiscono all’intero territorio della Provincia, e non solo all’area
montana. Non volendo avanzare ipotesi sull’incidenza del fenomeno in
questa zona particolar del modenese i dati sono stati riportati senza alcun
tipo di elaborazione, così da fornire un’informazione il più oggettiva
possibile, seppure non definita per lo specifico territorio considerato.
3.
Enti ecclesiastici e di ispirazione religiosa: molto attive sono le parrocchie
e la Caritas, che per vocazione offrono sostegno e supporto alle categorie
deboli, fra cui figura anche quella delle donne immigrate badanti. Gli enti
appartenenti a tale raggruppamento vengono identificati come punti di
riferimento per una prima accoglienza. Svolgono attività di distribuzione
abiti/vivande, di integrazione sociale e culturale, di sostegno nella fase
immediatamente successiva all’arrivo in Italia
4.
Mondo del nonprofit: cooperative sociali e alcune cooperative di servizi,
associazioni di volontariato, associazioni culturali. Questa categoria di
soggetti svolge attività di vario genere, compatibilmente con la mission
delle organizzazioni: sensibilizzazione culturale, integrazione sociale,
servizi dedicati alle fasce deboli, mutuo aiuto, orientamento.
2. Il profilo della badante: i risultati dell’indagine
2.1 Condizione sociale
Donna di età generalmente compresa tra i 35 e i 50 anni, la badante proviene
dall’Est Europa: Polonia, Moldavia, Ucraina sono i tre paesi di origine della maggior
parte delle donne badanti. Altri paesi da cui si registra una affluenza significativa sono
Romania, Bielorussia e Russia. In passato si è registrata pure la presenza di albanesi, che
oggi sono meno numerose e tendono ad orientarsi su un altro tipo di lavoro. Poche
invece le badanti provenienti dal Maghreb e dal Sudamerica.
L’assistente familiare ha un livello di istruzione medio-alto. Spesso è in possesso di
un diploma di scuola superiore, in alcuni casi è laureata. La sua formazione non è
necessariamente congruente con il lavoro di cura alla persona anziana o comunque non
autosufficiente, anzi nella maggior parte dei casi essa esula dalla “professione” di
badante.
Solitamente è sposata e ha figli, spesso minori, nel paese di origine. In alcuni casi
ha anche parenti anziani a carico.
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2.2 Condizione economica
La condizione economica è evidentemente precaria. Dietro la decisione di emigrare
in Italia sta pressoché sempre una situazione di disagio economico, al quale la famiglia
non riesce a far fronte nel proprio paese. Da qui la scelta di cercare un lavoro all’estero,
laddove si sa – o si crede, o si è sentito dire – che il mercato offra più possibilità. Il
paese è l’Italia, il settore è la cura alla persona anziana, il “badantato”.
2.3 La “professione” della badante: la risposta a un bisogno… ma quale?
Le mansioni assegnate all’assistente familiari sono molteplici, e afferiscono da un
lato alla cura dell’anziano/della persona non autosufficiente, dall’altro alla gestione
della casa. Non tutte le badanti svolgono le medesime funzioni – alcune si dedicano
principalmente alla persona assistita, altre hanno su di sé anche l’intero onere delle
attività domestiche -. In generale però si osserva che le attività tipiche svolte dalla
badante sono:
ü assistenza alla persona nelle attività quotidiane (es. aiuto nella
deambulazione, vestizione, alzata e messa a letto, compimento dei gesti
ü
quotidiani);
assistenza alla persona di carattere sanitario (es. aiuto nelle operazioni di
igiene personale e pulizia della persona, somministrazione di medicinali e cure
mediche, controllo dei parametri medici);
ü
ü
controllo e sorveglianza del riposo notturno;
aiuto alla persona nella preparazione e assunzione dei pasti;
ü
ü
gestione della dispensa e della spesa alimentare;
attività di gestione della casa: pulizie, lavaggio, stiro, rammendo;
ü
espletamento di attività significative per l’anziano (es. pratiche di tipo
burocratico, accompagnamento al parco/presso amici, gestione delle
ü
comunicazioni con familiari e amici);
attività di compagnia e stimolo per il mantenimento delle relazioni sociali.
In sintesi sono individuabili tre ambiti, entro i quali la badante svolge le attività di
cui è incaricata:
1.
2.
ambito sanitario
ambito della gestione domestica
3.
ambito sociale e relazionale
Si noti che il bisogno cui la badante risponde è poliedrico: il bisogno della famiglia
non coincide infatti con quello dell’anziano. Difatti, se le attività afferenti ai primi due
ambiti soddisfano le esigenze della famiglia, quelle della persona assistita si ritrovano
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anche nell’ambito sociale e relazionale. La famiglia ha bisogno di una persona che la
metta in condizioni di tranquillità e “libertà di movimento” e che assista l’anziano
espletando tutti i compiti di tipo assistenziale e sanitario necessari al suo benessere
fisico, oltre a mantenere pulita, ordinata e funzionante l’abitazione. Ma l’anziano
chiede qualcosa di diverso: chiede relazione di affetto e di amicizia, chiede di poter
instaurare un rapporto di fiducia e complicità con una persona, e dal momento che la
famiglia poche volte soddisfa questo suo bisogno di contatto umano, è evidente che tale
contatto è cercato nel rapporto con la badante. La badante è dunque fautrice di un
bene relazionale immateriale, non solo mera esecutrice di compiti e operazioni
concrete.
2.4 Percorso di vita
Il punto di vista dei soggetti intervistati sulle aspettative della donna immigrata
che intraprende l’attività di badante non è univoco. Ciò riflette la difficoltà della stessa
badante a costruire un progetto di vita e di lavoro che risponda adeguatamente alle sue
attese. La sua prospettiva tende a cambiare nel corso del tempo a seconda delle
occasioni colte e degli ostacoli incontrati in Italia, nonché a seconda dell’evolversi della
situazione familiare nel paese di origine. Tuttavia è possibile individuare un percorso
tipico, cui ricondurre il ciclo lavorativo e di vita della badante immigrata.
Il progetto iniziale della persona prevede una permanenza in Italia per un periodo
medio di due anni, durante il quale riuscire a tornare nel proprio paese tre o quattro
volte per visitare i familiari. Ma tale progetto si scontra con diverse difficoltà:
√ l’assentarsi dall’Italia per un periodo significativo può compromettere il posto di
lavoro, dal momento che l’assistenza alla persona anziana o comunque non
autosufficiente necessita di una continuità priva di interruzioni;
√ il periodo di permanenza previsto si rivela essere troppo breve, a fronte delle
crescenti necessità economiche della donna immigrata e della sua famiglia;
√ la distanza prolungata dal coniuge e dai figli porta molto spesso al disgregarsi
della famiglia, motivo per cui la badante modifica il suo progetto di vita pensando
di abbandonare definitivamente il suo paese, eventualmente ricongiungendosi con
i figli.
A tali argomenti è da aggiungersi il problema della regolarità: se è difficile per la
donna immigrata ottenere un contratto e una posizione a norma di legge, ancor di più lo
è mantenerla al momento della perdita di un lavoro, quando è necessario attivare tutti i
canali di conoscenza possibili per trovare una nuova persona da assistere.
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Per i motivi suddetti il progetto iniziale della badante nel 90% dei casi è destinato a
modificarsi: da una prima idea di permanenza di breve-medio periodo si passa a una
prospettiva di lungo periodo, di sei, sette anni – a volte anche di periodi più lunghi. A
seconda dell’evolversi dei rapporti con i familiari nel paese di provenienza la donna
immigrata opterà poi o per il ritorno definitivo a casa oppure per il ricongiungimento,
molto spesso con i figli, più raramente con il coniuge o con altri parenti. Pochissime
sono infine le donne che aspirano ad ottenere la cittadinanza italiana.
Una parte delle donne immigrate modifica il proprio progetto in una direzione
ancora diversa: dopo aver svolto per diversi anni il servizio di badante in convivenza,
queste donne prendono la decisione di condividere un appartamento in affitto e
orientarsi verso attività con un orario limitato, solitamente di pulizie o assistenza a ore.
Si osserva che essere badante al di fuori del proprio paese non significa per la
donna immigrata restare nella medesima città per tutto il periodo del soggiorno: alta è
la mobilità delle donne immigrate, che attraverso il passaparola delle reti informali si
spostano per la penisola dalla Sicilia a Napoli al centro-nord, ma anche negli altri paesi
dell’Europa e in alcuni casi addirittura negli Stati Uniti o in Canada. Di fondamentale
importanza per il funzionamento del mercato del lavoro delle badanti è dunque il
passaparola, che costituisce la vera e unica “rete di protezione sociale” di queste
donne.
2.5 Essere badante: problemi e difficoltà di una “professione”
Giungere sola in un paese straniero, dopo aver lasciato i propri affetti e la propria
rete sociale; accudire una persona anziana o non autosufficiente per 24 ore al giorno;
convivere con questa persona e spesso con i suoi familiari; dover pensare al bene della
famiglia lontana sacrificando la vita privata, il tempo libero, gli interessi coltivati e la
propria istruzione. Questo significa essere badante, oggi, in Italia.
Una condizione difficile, che genera malessere, disagio, ansia, che può diventare
insopportabile. Molti sono infatti i problemi che la donna si trova a fronteggiare. Si
enumerano qui i principali, comuni alla maggioranza delle badanti.
1.
La vita privata in convivenza e la privacy. La maggioranza delle badanti nei
Comuni oggetto dell’indagine convive con il proprio assistito. Non si hanno dati
invece per quanto riguarda la condivisione dell’abitazione anche con altri
familiari; tantomeno è possibile sapere in quanti casi, percentualmente, la
badante dispone di una stanza propria piuttosto che di un posto letto nella
stessa stanza dell’assistito o in altro locale della casa. Il dato certo è la
mancanza di privacy e l’impossibilità di condurre una vita privata
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soddisfacente. La badante è sempre “ospite” in casa di altri: non può invitare
amici o conoscenti – soprattutto uomini – neppure nei momenti liberi; non ha
libertà di movimento in casa, se non per i compiti specificamente assegnatile;
spesso non può utilizzare liberamente il televisore o altri elettrodomestici.
Evidentemente tale situazione non è identica per tutte le badanti: vi sono casi
in cui la famiglia datrice di lavoro è più aperta e flessibile, altri in cui è più
rigida. Ma ad emergere è sempre l’insoddisfazione della donna immigrata in
2.
convivenza.
Le possibilità di integrazione sociale. Non soltanto la badante non è
sufficientemente libera all’interno della casa dell’accudito; non lo è neppure
nel momento in cui trasferisce la propria vita privata all’esterno. Questo è
legato certamente alla caratteristica tipica del lavoro di badante, che consiste
nella continuità e nell’assiduità dell’accudimento. La persona assistita ha
bisogno di un controllo costante: di conseguenza la donna badante non può
godere che di pochi momenti liberi, che in termini di tempo si traducono
mediamente in 25-30 ore settimanali (un pomeriggio in settimana e la
domenica). Queste occasioni di uscita sono per lei importantissime, essendo le
uniche in cui riesce a socializzare con altre persone e allontanare la mente dal
pensiero dell’anziano. In queste poche ore la badante si incontra solitamente
con amiche e conoscenti, badanti della sua stessa nazionalità, per
chiacchierare, prendere un caffè, fare una passeggiata. Ma questi momenti
sono insufficienti perché la donna immigrata possa realmente integrarsi con il
tessuto sociale. Sotto tale impossibilità stanno il pregiudizio dei cittadini
italiani – insofferenti per il solo fatto di vedere gruppi di badanti aggirarsi per
la piazza o per i parchi della città -, il timore ad esporsi dell’immigrata, il suo
bisogno di protezione e conforto soddisfatto esclusivamente dalle sue
“compagne”. Meno rilevante invece è il fattore dell’alfabetizzazione: la
comunicazione è uno dei requisiti fondamentali per assistere efficacemente
una persona, da ciò deriva il fatto che pressoché tutte le badanti
3.
comprendono l’italiano e la grande maggioranza lo parla correttamente.
La precarietà del lavoro: l’alloggio, la posizione legislativa. Accudire un
anziano affetto da patologie degenerative quali demenza, morbo di Parkinson
o morbo di Alzheimer non dà alcuna garanzia relativamente alla durata del
lavoro. Questa, come è evidente, è conseguenza diretta della aspettativa di
vita dell’assistito. Il fattore altamente destabilizzante nel caso della badante
è che al momento del decesso dell’accudito ella non perde soltanto
l’occupazione, ma anche l’alloggio e il vitto. E da qui deve ricominciare, deve
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ripartire dal “punto zero”: è in questa fase di passaggio che si concentrano i
fattori critici per la donna immigrata; ella può riconquistare tutto, o perdere
tutto. Dovrà riuscire a trovare un’altra persona da assistere, entrare in
relazione con essa e con la sua famiglia, abitare una nuova casa, trasferirsi a
volte in un’altra città. Allora si attiva la rete informale costruita nei momenti
liberi: sono le conoscenti e le amiche a dare informazioni sulle famiglie “in
cerca di badante” e, nel caso in cui il mercato non offra possibilità di lavoro
immediate, a indirizzare la donna verso un alloggio temporaneo. Tutto ciò ha i
suoi costi, ogni indicazione ha un prezzo ben definito, che varia da zona a
zona. Il rischio ulteriore per la donna è quello che, nel momento in cui trova
una nuova famiglia, questa non voglia regolarizzare la sua posizione lavorativa
con un contratto: allo scadere del permesso di soggiorno la badante che prima
4.
era in regola ritornerà nella condizione di clandestinità.
La distanza dalla famiglia: la malattia della “nostalgia” e le sue conseguenze.
La lontananza da casa e le condizioni di vita descritte sono causa di
stanchezza, stress e logoramento nervoso per la badante, che dopo pochi mesi
inizia a soffrire di una forte nostalgia sino ad ammalarsene. La depressione è
un fenomeno sempre più diffuso, al punto che sta diventando oggetto di studio
in quanto causa principale di devianza. E’ significativa la percentuale di donne
immigrate che trovano momentaneo sollievo dalle loro pene nell’alcolismo o
nell’assunzione di sostanze stupefacenti; altra manifestazione preoccupante
della depressione sta nel verificarsi di episodi violenti e drammatici, quali
improvvise aggressioni o tentativi di suicidio. Non è quindi da sottovalutare
l’impatto, anche a livello sociale, delle condizioni di vita claustrofobiche e
precarie in cui versa una buona parte delle donne badanti.
A tali problemi, specifici della “professione” di badante, si aggiunge la questione
della regolarità. Pochi mesi dopo la sanatoria del 2002, con la quale molte famiglie
ebbero l’occasione di regolarizzare la propria badante stipulando un contratto di lavoro
inquadrato a livello nazionale, il numero delle badanti irregolari ricominciò a crescere.
Questo accadde perché molte donne, una volta stipulato il contratto, chiesero alle
famiglie di poter ritornare nel proprio paese per uno o due mesi. Durante questo periodo
di assenza furono sostituite da una loro conoscente o amica, da loro segnalata, che
veniva dal loro stesso paese con un permesso di soggiorno per turismo. Una volta scaduto
il visto, la sostituta si fermava in Italia.. ed ecco una nuova immigrata irregolare.
Un secondo motivo dell’alta percentuale di irregolari è dato dal costo della
badante. Se tutte le famiglie desiderano stipulare un contratto che regolarizzi la
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posizione della loro badante, non tutte hanno i mezzi economici per farlo. Il costo
mensile che una famiglia sostiene per una badante in regola si aggira fra 1.200 e 1.500
euro (comprensivo oltre che dei contributi, delle spese per il vitto); una badante “in
nero” costa invece tra 800 e 900 euro.
Infine, anche per le famiglie che ora siano disposte a regolarizzare la badante, è
necessario attendere una nuova sanatoria. La donna immigrata è, prima che badante,
straniera clandestina, e non può modificare la propria posizione se non uscendo dal
paese e rientrandovi con un nuovo visto e con un nuovo permesso di lavoro, che le sarà
concesso soltanto se rientra nelle quote previste dal decreto flussi… un percorso irto di
ostacoli, lungo e privo di garanzie di successo.
2.6 La rete relazionale
Come in parte si è già osservato nei paragrafi precedenti, la “rete di protezione”
della donna badante in un paese straniero è costituita dalle relazioni informali. Il
capitale sociale è cruciale per determinare il “successo” o il totale “insuccesso” del
progetto di vita e di lavoro dell’immigrata. E’ attraverso l’analisi della rete di relazioni
che si spiega perché donne con le medesime potenzialità iniziali ottengono risultati
fortemente distanti. Non si tratta semplicemente di casualità: l’efficacia della strategia
è legata inevitabilmente alla rete relazionale, in particolare alla qualità delle relazioni e
soprattutto all’estensione della rete.
Il primo luogo di “approdo” della donna che emigra è scelto sulla base di
segnalazioni da parte di persone fidate; la possibilità di trovare un lavoro in tempi brevi
dipende dalla conoscenza dei “canali giusti” e dalla possibilità di accesso a questi
canali; il superamento dei momenti difficili (come quello vissuto tra l’occupazione
presso una famiglia e la successiva) è possibile soltanto se vi è la “rete” a proteggere la
donna dalla caduta…
La rete sociale, come ogni cosa, ha un prezzo: e questo prezzo è quantificabile in
termini monetari. Due situazioni registrate in tutti i Comuni analizzati – e ben note ai
soggetti che abbiamo intervistato - sono le seguenti.
Sono diffuse le situazioni in cui una o più immigrate in un Comune “gestiscono” il
mercato del lavoro delle badanti svolgendo un servizio di mediazione fra la domanda e
l’offerta, nel quale l’aspirante badante paga un prezzo che varia fra 500 e 800 euro per
avere il lavoro (la cifra è stabilita in base all’ammontare dello stipendio).
Vi sono poi badanti che, lavorando a ore e dunque non in convivenza con l’assistito,
hanno un proprio appartamento in affitto che subaffittano a donne senza lavoro per un
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prezzo che varia tra 5 e 6 euro per notte. Solitamente questo appartamento è costituito
da due o tre stanze, nelle quali in alcuni periodi vengono alloggiate sino a dieci persone.
2.7 Come è cambiato il mercato del badantato
Qual è la reale domanda di badanti oggi? E quale l’offerta? E’ praticamente
impossibile fornire indicazioni certe in risposta a tali interrogativi, data la mancanza di
banche dati ufficiali cui ricondurre l’intero mercato del lavoro. Tuttavia possiamo
avanzare considerazioni e ipotesi, sulla base degli elementi emersi.
Una prima osservazione riguarda la domanda di lavoro. I soggetti intervistati
sostengono che questa tendenzialmente aumenterà, per i seguenti motivi:
ü la popolazione anziana pesa sempre di più, in termini percentuali, sulla
composizione della popolazione italiana;
ü nel sottoinsieme della popolazione anziana aumenta inoltre l’incidenza delle
patologie tipiche dell’età senile, quali morbo di Alzheimer e di Parkinson, e le
altre forme di demenza degenerative che hanno bisogno di un “controllo” della
persona non altamente qualificato ma continuo;
ü le politiche pubbliche sono insufficienti: non si è investito adeguatamente nei
servizi pubblici a domicilio, la ricettività in strutture residenziali è
sottodimensionata, si è puntato eccessivamente il focus su programmi fondati
sulla distribuzione di indennità e di sussidi monetari alle famiglie, lasciando che
esse provvedano da sole a fornire le cure di cui gli anziani necessitano. Questa
erogazione monetaria, attuata senza porre vincoli di sorta alle famiglie, senza
verifiche né controlli ha contribuito ad alimentare il mercato nero delle badanti.
ü una ragione ulteriore, di carattere sociologico, che vogliamo addurre per
rafforzare questa tesi riguarda il ruolo della famiglia oggi e il suo rapporto con
l’anziano. Il rapporto affettivo fra l’anziano e la sua famiglia è andato
indebolendosi, al punto che, una volta che questi viene affidato alle cure della
badante, la famiglia raramente gli fa visita, se non per controllare che tutto sia in
ordine. L’anziano non è più visto come una risorsa all’interno della famiglia ma
piuttosto come un problema e un vincolo, un ostacolo alla libertà del familiare
che dovrebbe accudirlo. Per questo vi sono situazioni in cui la famiglia è
addirittura disposta a spendere anche più di un intero stipendio per la badante,
piuttosto che fare la scelta - economicamente più vantaggiosa - di accudire in
prima persona il familiare. Nonostante si tratti di una scelta diseconomica la
famiglia opta per la badante piuttosto che per la cura diretta dell’anziano…Siamo
di fronte a un caso di irrazionalità dell’homo economicus davvero interessante.
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Per quanto riguarda le valutazioni sul lato dell’offerta, i soggetti interpellati
esprimono posizioni diverse: per alcuni il mercato è saturo, per altri una quota di
domanda rimane insoddisfatta. Probabilmente questo differente posizionamento
dipende dall’oggetto dell’osservazione: le valutazioni cambiamo se parliamo di donne
regolari o di clandestine. Si può affermare con un buon grado di certezza che il mercato
nero è saturo, diversamente da quello delle badanti regolari, che forse presenta ancora
spazi per un incremento.
3. Alcuni indicatori
Il presente paragrafo riporta alcuni dati significativi per una descrizione
quantitativa del fenomeno, volta a definirne la dimensione e gli indicatori principali.
Non disponiamo di dati univoci e ufficiali, se non per quanto riguarda il numero dei
contratti di lavoro regolarmente registrati presso i due sindacati di CGIL e CISL e presso
le ACLI. Per quanto riguarda gli altri valori che riportiamo - riferiti al numero di badanti
sul territorio alla percentuale di regolarità e irregolarità, al salario mensile – segnaliamo
che si tratta di valori medi. Tali indicatori non sono la risultante di calcoli matematici,
né rappresentano la media esatta di quanto comunicato dai soggetti intervistati; sono
invece una stima, cui attribuiamo un buon grado di affidabilità essendo il frutto della
percezione dei soggetti privilegiati, a diretto contatto con il fenomeno.
3.1 Quante badanti?
Il dato sulla cui base abbiamo effettuato la stima del totale delle badanti presenti
in provincia di Modena è il numero complessivo dei contratti di lavoro di colf stipulati
presso i sindacati di CGIL e CISL e presso le ACLI, riportato in tabella.
Numero di contratti di lavoro con inquadramento CCNL COLF attualmente
in essere presso CGIL, CISL e ACLI provinciali.
CGIL
648
CISL
800
ACLI (stipulati quest’anno)
581
TOTALE
2.029
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Teniamo conto che esistono altri luoghi presso i quali le badanti e i datori di lavoro
si recano per la stipula del contratto di lavoro – come gli studi di consulenza privati -, i
quali assorbono una percentuale di contratti che si aggira attorno al 20% dei contratti
totali, per cui rivediamo il totale di badanti regolari come segue:
Numero totale di contratti di lavoro con inquadramento CCNL COLF
attualmente in essere in provincia di Modena.
TOTALE CGIL, CISL e ACLI
2.029
TOTALE ALTRI ENTI (20% del totale regolari)
507
TOTALE REGOLARI
2.536
La stima relativa alla percentuale di badanti con contratto regolare e viceversa,
alla percentuale di sommerso, varia a seconda dei soggetti.
Secondo i sindacati la percentuale di badanti regolari si aggira attorno al 60%;
secondo gli enti ecclesiastici e di ispirazione religiosa essa scende per attestarsi sul 50%;
infine, il mondo delle associazioni e del nonprofit ritiene che l’irregolarità sia maggiore,
e le badanti in regola siano meno del 40%. Evidentemente queste tre posizioni riflettono
il tipo di contatto preferenziale di cui fanno esperienza i tre gruppi di attori: se i
sindacati sono di norma incaricati della regolarizzazione e della stipulazione del
contratto, organizzazioni quali la Caritas e il mondo nonprofit svolgono attività di
carattere più assistenziale, informale e volontaristico; per questo le donne con le quali
hanno maggiori contatti sono le più esposte al rischio, senza tutele né diritti.
Un secondo elemento di cui tenere conto per la formulazione di una stima è che,
dopo la sanatoria 2002, il numero delle irregolari è certamente aumentato, e ciò a detta
della totalità dei soggetti.
A conclusione di tale ragionamento possiamo affermare che la percentuale delle
badanti irregolari sta realisticamente tra il 45% e il 65%:
Percentuale di badanti irregolari in provincia di Modena (stima)
45%
< percentuale irregolari <
65%
E quindi, considerato il dato sulle regolari, il numero di irregolari si colloca tra i
seguenti valori:
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Numero di badanti irregolari in provincia di Modena (stima)
2.075
< numero irregolari <
4.710
Da queste osservazioni giungiamo alla conclusione che il numero di badanti totale
sulla provincia si colloca fra i seguenti valori:
Numero totale di badanti in provincia di Modena (stima)
4.611
< numero totale badanti <
7.246
3.1.1 I dati CGIL e CISL per il Comune di Pavullo
La CGIL e la CISL hanno fornito, oltre al numero complessivo di contratti di
colf/badante attualmente in essere nell’intera provincia di Modena, anche il dato
scorporato, riferito ai singoli Comuni. I contratti in essere presso il solo Comune di
Pavullo sono riportati in tabella:
Numero di contratti di lavoro con inquadramento CCNL COLF attualmente
in essere presso la CGIL e la CISL nel Comune di Pavullo
CGIL Pavullo
26
CISL Pavullo
68
TOTALE CGIL-CISL PAVULLO
94
3.2 Quale contratto? E quale salario?
Come per la dimensione del fenomeno, anche per l’ammontare del salario medio è
necessario sottolineare che gli interlocutori intervistati non hanno dato una percezione
uniforme. In questo caso, però, la forbice fra il valore minimo di salario e quello
massimo non è troppo ampia. Prendendo a riferimento le due fonti che hanno dichiarato
il valore più alto e quello più basso, possiamo dire che mediamente il salario si colloca
fra tali estremi:
Valore medio del salario in provincia di Modena (stima)
€ 750,00
< salario mensile netto <
€ 950,00
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Il contratto per la maggior parte delle badanti prevede un monte ore settimanali
compreso fra 25 e 54.
Anche se le ore effettivamente lavorate sono nella quasi totalità dei casi superiori
a quelle dichiarate da contratto, esistono ragioni fiscali per cui conviene, al datore di
lavoro ma anche alla lavoratrice, dichiarare un numero di ore più basso. I contributi che
il datore di lavoro deve versare per la colf per ogni ora lavorata, a partire dal 1° gennaio
2004, aumentano da 0 a 24 ore, per poi diminuire al di sopra delle 24 ore. Si applica cioè
uno “sconto” notevole sulla contribuzione per i contratti a più di 24 ore. Ciò dovrebbe
incentivare il datore di lavoro a stipulare un contratto rispondente alla realtà dei fatti,
ma in ogni caso restano molti coloro che ancora decidono per un contratto a orario
ridotto, di 25 ore, tale da tagliare il costo del lavoro e al tempo stesso di risparmiare
sulle ore retribuite (in regola). Dal punto di vista della lavoratrice la cosa importante è
avere un contratto di 25 ore, che le permetta di mantenere il permesso di soggiorno per
lavoro e dichiarare un minimo salariale uguale o superiore a quello richiesto dalla legge
(pari a 594,84 euro). Il contratto di 25 ore settimanali costituisce dunque il
“compromesso” vantaggioso per entrambe le parti. Le restanti ore lavorate vengono in
questi casi riconosciute “in nero”. Il problema a latere sorge quando il datore di lavoro
non paga tale surplus fuori contratto o la lavoratrice non è soddisfatta di quanto
corrispostole: sono sempre di più i casi di vertenze presentati ai sindacati, relativi alla
questione “pagamenti insoluti”.
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4. Peculiarità dell’area montana
Il quadro appena delineato registra una realtà che può definirsi valida per l’intera
area modenese. Tuttavia abbiamo potuto isolare alcuni elementi caratteristici della
zona appenninica, accentuazioni di particolari aspetti del fenomeno o viceversa loro
attenuazioni, collegate a ragioni di tipo geografico, sociale e culturale. Riportiamo in
forma tabellare i più significativi ed evidenti, sottolineando che probabilmente non si
tratta delle uniche particolarità esistenti, quanto piuttosto delle più visibili.
Provincia di Modena
Area Montana (Pavullo e
limitrofi)
(in generale)
Secondo la media indicata
Percentuale
badanti irregolari
Presenza
informali
reti Reti
di
territorio
presenti, Reti informali presenti, molto
organizzazione per piccoli gruppi organizzate e visibili a tutte le
e per etnia.
badanti,
per
le
quali
costituiscono
il
riferimento
principale
organizzate
Rapporto
soggetti
informali
Molto superiore rispetto agli altri
territori (ca. 70%)
con
di
reciproca Sentimento
i Rapporto
del conoscenza, rispetto e tolleranza diffidenza
soprattutto
pubblici
di
maggiore
e
distanza,
rispetto agli enti
Le peculiarità evidenziate in tabella, oltre che attraverso il contatto con i soggetti
osservatori privilegiati del fenomeno, sono state rilevate anche dall’indagine sul campo
effettuata dall’associazione A.M.I.C., come si evince dalla relazione di cui al punto D.
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C) Il giudizio delle famiglie
1. Introduzione
Un secondo “vertice” del triangolo ideale che disegna il fenomeno del badantato è
quello della domanda, concretamente espressa dalle famiglie con uno o più anziani o
comunque con familiari non autosufficienti.
Per i motivi che di seguito si espongono si è scelto di non svolgere la ricerca
estraendo dall’universo un campione scientificamente significativo di oggetti ma di
procedere con interviste “spot” effettuate per via telefonica, che potessero dare
testimonianza dell’esperienza con il servizio di badantato. Tali motivi sono:
√ bassa disponibilità delle ad essere intervistate, legata per lo più alla condizione
non regolare della badante;
√ limitatezza delle risorse a disposizione per la realizzazione dell’indagine su un
campione statisticamente significativo;
√ obiettivo delle interviste: non è stato quello di fare un “bilancio” complessivo
dell’efficacia del servizio (ogni esperienza ha le proprie peculiarità); piuttosto si
è voluto verificare come la badante risponda effettivamente a un bisogno e si è
cercato di isolare alcuni elementi positivi, che possono fare del rapporto badantefamiglia-anziano un fattore di efficacia.
2. Alcune testimonianze
Riportiamo dunque nel presente paragrafo parti delle interviste effettuate, con
l’avvertenza che esse non sono affatto rappresentative della globalità della situazione.
Inoltre segnaliamo che, per motivi di privacy, i nomi utilizzati sono fittizi e sono state
modificate alcune informazioni, comunque non rilevanti per la veridicità della
testimonianza. Nel paragrafo successivo abbiamo isolato gli elementi positivi che
emergono dalle interviste quali fattori-chiave del successo del lavoro delle badanti con
gli assistiti.
2.1 Sara
Ha assunto una badante ucraina - Anna, di 52 anni - da 2,5 anni. Si tratta per Sara
di un’esperienza bellissima e molto positiva. E’ anche grazie ad Anna che la madre di
Sara, cui era stato diagnosticato il morbo di Alzheimer, è migliorata moltissimo sino a
recuperare tutte le facoltà mentali e a riprendersi anche dal punto di vista fisico.
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Sara in passato faceva parte dell’Associazione Familiari Alzheimer, e sua madre
aveva perdite di memoria, faceva spesso cose “da pazzi”, non la riconosceva. Allora ha
assunto Anna, che era in Italia già da 3,5 anni. Era stata a Napoli e poi era venuta a
Modena. Dopo alcuni problemi di convivenza è nato un rapporto di amicizia e affetto
fra la madre di Sara e Anna. I problemi sono stati:
-
iniziale incomprensione da parte di Anna dei gesti della signora e
conseguente sua reazione “aggressiva”;
-
resistenza dell’anziana a entrare in contatto con una persona estranea
(che si è placata gradualmente, ma è durata circa un anno);
scontro di due caratteri “forti”.
I problemi sono stati superati grazie alla mediazione di Sara, che ha lasciato il suo
appartamento per trasferirsi con la madre e con Anna. Sara ha fatto capire ad Anna
come trattare la madre, ad essere più comprensiva nei suoi confronti. Così dopo un po’
di tempo la situazione è migliorata, e ora le cose vanno benissimo: Anna gestisce la casa
e si occupa di tutto. Il problema ora sta nel fatto che Anna mostra di voler tornare al
suo paese.
Dopo la sanatoria, in estate 2003, Anna che non era mai tornata a casa si è
assentata per 1,5 mesi. Quest’anno se ne è andata per 3,5 mesi. In entrambi i casi è
stata sostituita da una conoscente irregolare, ucraina anch’essa. Ma Sara non è
d’accordo con queste continue richieste di ferie, poiché ne va del rapporto con la
madre…
Anna ha un marito malato in Ucraina di cui si occupano le figlie. Da un lato
vorrebbe tornare per accudirlo personalmente, dall’altro rimane perché qui ha un buon
stipendio (900 euro mensili) e i soldi le servono. Inoltre si trova bene in casa e ha due
giorni liberi: mercoledì pomeriggio e domenica, in cui esce e si incontra con le amiche e
ai quali tiene moltissimo.
Anna essendo in Italia ormai da 6 anni conosce bene l’italiano e non ha partecipato
a corsi di alfabetizzazione. Non ha seguito alcun corso nemmeno per l’assistenza
all’anziana; la “formazione” è stata fatta direttamente da Sara, sotto forma di consigli
e indicazioni. E’ stata poi l’esperienza a insegnare ad Anna come relazionarsi con la
madre di Sara.
2.2 Carla
Si sente molto fortunata per aver trovato una badante affidabile, con la quale ha
instaurato un buon rapporto di amicizia.
Sua madre ha problemi di salute dal 1986, anno in cui le fu diagnosticato un
tumore. Carla è tornata a vivere con lei dal 1989, anno della separazione dal marito.
Sono stati anni difficili, in cui si è occupata della madre e del figlio continuando a
svolgere la professione di impiegata. Pochi anni fa la madre manifestò principi di
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demenza, acuitisi nel tempo. Nel gennaio 2004 ebbe un ictus, da cui il culmine della
malattia. Carla dovette accudire la madre in ospedale per diversi giorni, e capì che non
poteva affrontare la situazione da sola. Così proprio in ospedale le fu proposto, da una
famiglia che aveva avuto una badante sino a quel momento e la cui anziana era morta,
di assumere lei questa persona. Il primo incontro con Silvia fu molto positivo: era una
donna sorridente, solare e ispirava fiducia. Così Carla tornò a casa con la madre e con
la Silvia. Fu da subito un buonissimo rapporto, incrinato nella fase iniziale soltanto a
causa della gravità della malattia della madre, non sempre facile da gestire. Carla fece
da supporto e da mediazione in tale fase, e dopo un primo periodo le cose andarono
molto bene. Dopo 5 mesi la badante, ucraina di 45 anni, tornò per un periodo a casa per
visitare il marito e il figlio ventenne, che frequenta l’università. In questa occasione fu
sostituita da una sua conoscente, Maria, ucraina e con un permesso regolare: anche con
questa persona si creò da subito un buon rapporto, seppur non un così stretto legame di
amicizia. Poi, tornata Silvia, la prima badante, si è creato un accordo fra questa, Maria
e la signora Carla: faranno turni di 3 mesi ciascuna affinché entrambe possano tornare
periodicamente in patria e al tempo stesso garantirsi un reddito adeguato per
mantenere le famiglie. Le due badanti hanno spirito di adattamento e flessibilità, e non
vi sono stati grandi scogli neppure a livello culturale.
Lo stipendio è 860 euro mensili più i contributi. Il giorno libero è la domenica, più
un pomeriggio a settimana. La badante inoltre esce circa 2 ore al giorno (anche con la
madre). La stanza è in condivisione con l’anziana.
La malattia è degenerativa, però in seguito a un primo momento difficile, in cui
Carla non riusciva ad accettarne la malattia e non sapeva bene come comportarsi, ora
la situazione è tranquilla, e la badante è un elemento che ha accresciuto tale
tranquillità.
3. Gli elementi chiave del “successo” della badante
Dalle testimonianze raccolte abbiamo potuto isolare alcuni fattori importanti per la
buona riuscita del difficile compito della badante:
ü l’instaurarsi di un buon rapporto con la persona accudita va ricondotto non
solo ai fattori caratteriali e alle caratteristiche personali della badante, ma
anche alla presenza di un “mediatore” – un parente dell’anziano – che
sappia mettere in comunicazione le due persone e le informi
rispettivamente sulle peculiarità dell’altro;
ü il ruolo del “mediatore” risulta efficace soprattutto nei casi in cui esso
condivide la stessa abitazione della badante e dell’accudito;
ü un comportamento flessibile da parte della famiglia contribuisce a creare
un rapporto di rispetto e di fiducia reciproca.
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D) La testimonianza delle badanti
1. Premessa metodologica
La fase di ricerca sul campo è stata realizzata dai mediatori dell’AMIC, secondo
un’agenda di appuntamenti programmati dalla Cooperativa Sociale Libellula in base alle
indicazioni emerse nella fase di mappatura dei soggetti attivi sul territorio in tema
badanti (si veda il punto B).
Gli interventi previsti per le 26 giornate/mediatore sono stati degli interventi del
tipo diretto ossia identificazione, “abbordaggio” e intervista ai soggetti coinvolti nel
fenomeno del badantato presente nei Comuni interessati.
Tali interventi sono stati effettuati dalle donne straniere di AMIC, che hanno
maturato grande esperienza nel settore della mediazione culturale e possiedono
adeguate competenze linguistiche (polacco, russo, albanese, bosniaco, inglese). Tali
caratteristiche delle mediatrici hanno reso possibile l’abbordaggio e facilitato la
comunicazione con le badanti - che spesso hanno mostrato poca confidenza con la lingua
italiana.
2. Profilo generale dei soggetti intervistati
I soggetti identificati e intervistati sono donne per la grande maggioranza oriunde
provenienti dall’Europa dell’Est con sostanziale presenza in ordine di importanza di
moldave, polacche, ucraine, romene, albanesi. E qualche caso sporadico di maghrebine.
I luoghi comuni di ritrovo di queste lavoratrici sono i mercati dei paesi, le piazze, il
parco e i bar appositamente scelti per brevi incontri settimanali.
La maggior parte delle badanti vivono in situazione di clandestinità, alcune di loro
con Permesso di Soggiorno scaduto dalla ultima sanatoria.
Il livello di informazione è molto basso nonostante l’istruzione media sia alta,
fattore questo che si spiega con la paura che la ricerca di informazioni presso gli enti
pubblici possa portare all’espulsione.
I contratti, quando ci sono, ammontano a 25 ore settimanali, soglia richiesta per il
rinnovo del permesso di soggiorno. Ma in realtà la giornata lavorativa inizia all’alba e
finisce quando l’accudito inizia il riposo notturno. Tante di loro restano comunque a
casa per la somministrazione di medicinali e per rispondere agli eventuali bisogni
notturni dell’accudito.
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Le bandanti godono di un riposo settimanale, che varia fra le 4 ore e l’intera
giornata, che generalmente spendono fra le connazionali, colleghe di lavoro e una
piccola parte con la famiglia.
Il rapporto badante/accudito é mediamente molto buono, poiché oltre al badare la
donna svolge anche un ruolo affettivo: ci si affeziona a vicenda.
Le malattie più comuni fra gli accuditi sono morbo di Alzheimer, paralisi dei
membri inferiori o comunque impedimenti che li rendono non autosufficienti. L’età
media degli accuditi è compresa fra i 75 e i 90 anni.
Il rapporto accudito/badante per la maggior parte dei casi è 1:1, con qualche caso
di 1:2 e più raramente di 1:3 (cioè: una badante per tre accuditi).
3. Il Comune di Pavullo e limitrofi (in particolare: Fiumalbo, Fanano,
Serramazzoni)
La relazione specifica sul distretto di Pavullo si compone di due parti. Nella prima
(paragrafo 3.1) si illustra, attraverso dati quantitativi, il profilo dei soggetti intervistati.
Nella seconda (paragrafi successivi) invece si portano all’attenzione del lettore alcune
situazioni particolarmente critiche, per mettere in rilievo la condizione di disagio in cui
vivono le donne badanti.
3.1 Dati statistici sul profilo dei soggetti coinvolti
Profilo soggetti
Numero donne intervistate
Età
54
Dai 35 ai 50 anni
E’ da evidenziare che il numero delle donne in arrivo qui è in
notevole aumento, poiché si attende una sanatoria che dovrebbe
essere approvata, secondo le badanti, nei primi mesi del 2005.
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28
Paese di provenienza
Valore Percentuale
Moldavia
60%
Ucraina
15%
Polonia
10%
Romania
8%
Albania
5%
Marocco
2%
Condizione lavorativa
Occupate
60%
In cerca di occupazione
40%
Composizione nucleo familiare
Valore Percentuale
sposata con marito e figli nel paese di
origine
sposata con marito e figli in Italia
55%
separata / divorziata
20%
nubile
10%
Ha parenti in Italia (diversi da marito e figli)
Anno di arrivo in Italia
10%
5%
Valore Percentuale
1999
10%
2000
10%
2001
10%
2002
40%
2003
15%
2004
15%
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29
Prospettive di permanenza
Valore Percentuale
Breve (da 1 a 12 mesi)
15%
Media (da 12 a 24 mesi)
70%
Lunga (da 24 a 36 mesi)*
15%
*Prospettiva di lunga permanenza: modalità della
permanenza
Valore
Percentuale
Stabile
67%
Alternata
[modalità di soggiorno, più frequente fra le donne di nazionalità
polacca, in cui due donne si accordano con la famiglia (datore di lavoro)
per occupare lo stesso posto di lavoro in periodi differenti di durata
media di tre mesi]
Livello di istruzione
33%
Valore Percentuale
Licenza Media
10%
Scuola Superiore
40%
Diploma/Laurea*
50%
*Livello di istruzione: diploma/laurea
Valore Percentuale
Settore: sanità
20%
Settore: altro
80%
Conoscenza della lingua italiana
Orale
Scritta
Scarsa
5%
15%
Sufficiente
15%
60%
Discreto
35%
15%
Buono
45%
10%
Ottimo
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Altre lingue conosciute (non madrelingua)
Valore Percentuale
Rumeno
70%
Russo
50%
Inglese
20%
Francese
10%
Ucraino
10%
Tedesco
5%
Polacco
2%
Moldavo
1%
Remunerazione mensile
Valore Percentuale
€ 650,00
60%
€ 700,00
€ 800,00
[Reddito complessivo derivante dal lavoro di badante
25%
unito ad altri lavori domestici, talvolta svolti presso lo
stesso datore di lavoro talvolta presso altri]
15%
3.2 Problematiche legate al lavoro
Problemi molto frequenti riguardano i documenti, le ferie, la continuità del lavoro.
Nel momento in cui le donne vanno in ferie per tornare al loro paese d’origine, non
trovano più il posto di lavoro. Il 90% delle donne straniere aveva un lavoro nel paese
d’origine.
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Le donne che prendono un stipendio più alto solitamente fanno doppio lavoro, ossia
sono badanti e contemporaneamente colf presso la stessa famiglia.
La difficoltà nel trovare lavoro: chi ha i documenti si reca all’ufficio di
collocamento, le irregolari invece hanno paura di presentarsi. C’è una forte sfiducia
verso gli enti poiché la percezione delle donne è di non aver avuto nessun tipo di aiuto
da essi. Esiste anche una rete informale di relazioni per il lavoro. Le donne si scambiano
il numero di telefono, o forniscono il numero di telefono delle persone in cerca di una
badante. Molto spesso queste donne sono costrette a pagare fino a 400,00 euro per
avere un posto di lavoro. Siamo stati testimoni diretti di questo fenomeno a Fiumalbo,
dove una donna moldava ci ha detto: “ho venduto un lavoro…”, e poi: “... per una amica
ho dovuto comprare il lavoro…”.
3.3 Regolarità, documenti, diritti
La richiesta per il ricongiungimento familiare arriva ad un percentuale di 2%. Molte
donne sono irregolari e non conoscono i loro diritti sul lavoro. La gran parte delle
badanti è priva della tessera sanitaria, non solo fra coloro che non hanno il permesso di
soggiorno, ma anche fra chi è regolare con documenti.
Le irregolari non sanno che possono aver diritto ad una tessera sanitaria solo per le
urgenze, la tessera STP (straniero temporaneamente presente), con la quale poter
ricevere l’assistenza medica recandosi al Pronto Soccorso. Alcune di loro ci raccontano
che non vanno mai dal medico, neppure nel momento in cui sono ammalate; si curano da
sole con le medicine che hanno portato dal loro paese).
3.4 Settimana lavorativa e giorni di riposo
Data la complessità del lavoro la grande maggioranza delle badanti, pur essendo in
attività mediamente per 10 ore al giorno, rimane a casa per soddisfare gli eventuali
bisogni di assistenza dell’accudito.
Si prevedono due pomeriggi di riposo (mercoledì e domenica) che di solito si
trascorrono assieme alle connazionali, in incontri all’aperto nel periodo estivo - parchi,
piazze, mercatini - e al bar nel periodo invernale.
Il punto di ritrovo è spesso il parco. Anche quando piove stanno lì, perché non
sanno dove andare.
Le moldave non frequentano i bar.
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3.5 Ferie
Le badanti non hanno diritto alle ferie – o meglio non riescono a godere di tale
diritto -, e per tornare in patria molte si mettono d’accordo con una connazionale e il
datore di lavoro per una temporanea sostituzione.
Alcune donne di nazionalità polacca hanno modalità di soggiorno alternato, ossia
due donne si accordano con la famiglia (datore di lavoro) per occupare lo stesso posto di
lavoro in periodi differenti, di durata media di tre mesi.
Per quanto riguarda altre nazionalità la possibilità di andare all’estero è limitata a
causa della spesa ingente, necessaria per “comprare” un visto d’ingresso in Italia nel
mercato nero.
3.6 Situazione di Soggiorno
L’80% percento delle donne badanti non è in possesso di un permesso di soggiorno
per motivo di lavoro, a parte le donne di nazionalità polacca (che nonostante il mancato
permesso di soggiorno per motivi di lavoro hanno libero transito dopo l’entrata della
Polonia nella UE).
3.7 Rapporti con i servizi, le associazioni di categoria e altri soggetti del
territorio
I rapporti con i servizi sono scarsi: solo 3 persone sono a conoscenza dell’esistenza
di patronati, sindacati e servizi sociali. Non sono conosciute invece associazioni degli
stranieri.
3.8 Caratteristiche della famiglia datore di lavoro e dell’accudito
Generalmente la famiglia è a nucleo unico, con un anziano con malattia di tipo
degenerativo (Alzheimer), paralisi dei membri inferiori o altra malattia che rende
l’individuo anziano non autosufficiente. In alcuni casi si è verificata la presenza di 2 o 3
anziani accuditi da una sola badante.
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3.9 Formazione
Per quanto riguarda il livello di studio, abbiamo riscontrato che la maggior parte è
laureata, e tra le laureate una percentuale rilevante si è formata nel settore sanitario
(infermieristico), con un corso di formazione della durata di un anno.
Il livello di istruzione più alto è quello delle donne russe/ucraine. Le moldave si
distinguono in due livelli: chi arriva dalla città ha un livello d’istruzione più altro, invece
le donne che arrivano dalla zona rurale hanno un livello più basso; hanno imparato a
lavorare la terra nel loro paese.
3.10 Situazione abitativa e problema “casa”
Il 90% delle donne occupate ha trovato alloggio presso il datore di lavoro.
Abitano presso al datore di lavoro e questo a volte comporta un problema per le
donne, perché devono fare più ore di lavoro e altri mansioni come quello di colf ecc.
Abbiamo trovato solo 3 donne che erano in ricerca di una casa in affitto.
Abbiamo saputo che ci sono 2-3 persone che hanno una casa in affitto e che
subaffittano un posto letto da 5,00 a 7,00 euro a notte (alla mattina presto però il posto
deve essere lasciato libero). Quando piove le donne senza lavoro vanno a mangiare dalle
amiche connazionali (che hanno la casa in affitto), però anche questa “ospitalità” è a
pagamento.
3.11 I gruppi informali e la rete di relazioni
E’ presente una rete informale di conoscenza fra le donne badanti della stessa
nazionalità, fra le quali vigono rapporti di lavoro e vi è uno scambio di informazioni in
merito alle possibilità di impiego (fungono da agenzie di mediazione al lavoro). Il
rapporto con le donne badanti di diversa nazionalità è limitato, a bassa coesione.
Tra le badanti si conoscono tutte, ma hanno diversi pregiudizi nei confronti delle
altre nazionalità. Le badanti moldave conoscono quelle di nazionalità polacca ma non
fanno amicizia, anche al parco si raccolgono in gruppetti ben distinti. Le moldave
parlano male delle donne russe.
3.12 Relazioni con la famiglia di origine
Le badanti spediscono i soldi e i pacchi alla famiglia tramite un pulmino che parte
ogni sabato di fronte alla stazione delle corriere. Pagano il “corriere” il 5% della somma
dei soldi spediti e 1,50 Euro al kg per i pacchi.
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Tante donne, soprattutto moldave e ucraine, tornano a casa una volta all’anno o di
più, perché per tornare devono comprare il visto (mercato nero) che varia da 2.500 a
3.000 Euro. Questo significa che, prima di poter tornare a casa, devono raccogliere tale
somma; altrimenti rimangono in Italia per due anni senza vedere la famiglia (per non
doversi indebitare). Alcune ci raccontano che ancora non hanno saldato i debiti dalla
prima volta che sono arrivate.
3.13 Privacy
Le badanti di solito hanno poca libertà per mettersi a loro agio. Le più fortunate
hanno la loro stanza, invece le altre dormono vicino alla persona che curano, dovendo
svegliarsi parecchie volte per accudirla.
3.14 Grado di soddisfazione della badante
Il livello di soddisfazione delle donne badanti è generalmente alto: esse instaurano
con l’assistito una relazione di amicizia e rivestono anche un ruolo affettivo.
3.15 Le badanti raccontano...
“Accudisco 3 persone non autosufficienti (1 sordo, 1 muto, ed uno cieco) e inoltre
altre 5 persone, componenti della famiglia in cui lavoro. Non posso dormire la notte
perché mi sveglio 2 volte per ognuno di loro (3 anziani di età 92, 88, 82 anni).
Faccio anche i lavori come colf anche per il resto della famiglia. Ho solo un
pomeriggio libero. Lo stesso lavoro fa anche mia figlia e ci troviamo insieme al parco
ogni sabato pomeriggio. Sto cercando disperatamente, da un paio di mesi, una casa in
affitto ma fino adesso non sono riuscita a trovarla, non appena sentono che sono una
straniera mi dicono che la casa è stata affittata”
“Mi ha colpito molto il fatto di una ragazza giovane incinta che si è recata
all’ospedale presso il pronto soccorso con sua madre e non la hanno visitata perché non
aveva il permesso di soggiorno, e per di più le hanno consigliato di tornare soltanto per
partorire. La ragazza con sua madre sono andate a fare un visita da un medico privato a
pagamento, su indicazione da parte di una infermiera del pronto soccorso dello stesso
ospedale”.
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