Mamma non mi grattare la crosta lattea, mi fai male

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Mamma non mi grattare la crosta lattea, mi fai male
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Mamma non mi grattare la crosta lattea, mi fai male
Author : Michele Lomuto
Date : feb 1, 2015
Comunemente nota come crosta lattea, la dermatite seborroica infantile (DSI) è una patologia
eritemato-desquamativa, poco o nulla pruriginosa, di scarsa rilevanza clinica, generalmente
autorisolutiva, che nulla ha a che fare con la dermatite seborroica dell’adolescente o
dell’adulto. Questa patologia colpisce circa il 50% dei neonati, senza differenza di sesso, tra la
seconda settimana ed il quinto mese di vita e regredisce verso il sesto mese. Sede
preferenziale è il cuoio capelluto, ma volto, collo, pieghe (retro auricolari, ascellari, inguinali) ed
area genitale e perigenitale possono essere interessate.
Sul cuoio capelluto si manifesta con chiazze di dimensioni variabili, di colorito rossastro, isolate
o confluenti in chiazze più ampie sino a formare una calotta unica (casco seborroico), ricoperte
da squame piuttosto spesse, aderenti, giallastre ed untuose; a volte le squame possono
presentarsi sottili, secche e biancastre. Il prurito è generalmente assente. Il volto (fonte e/o
arcate sopracciliari e/o guance) può essere interessato per estensione delle lesioni del capillizio
o indipendentemente da queste.
Le pieghe retro auricolari, cervicali, ascellari, inguinali ed anali possono essere interessate
contemporaneamente al cuoio capelluto, realizzando il quadro della DSI bipolare. In queste sedi
l’aspetto prevalente è il rossore spesso piuttosto intenso della cute mentre la desquamazione è
più evidente alla periferia delle chiazze. In sede genitale e perigenitale si può osservare eritema
piuttosto intenso, generalmente poco o nulla desquamante che, contrariamente a quanto
avviene nella classica dermatite irritativa da pannolino, interessa anche il fondo delle pieghe
inguinali ed anali. E’ questa la napkin disease da dermatite seborroica infantile, da porre in
diagnosi differenziale con le forme di napkin disease da candida, da irritazione (più
frequentemente da ristagno di feci ed urine trattenute nelle mutandine in plastica non cambiate
con frequenza), da psoriasi, ma anche con la dermatite atopica.
La DSI può estendersi anche piuttosto rapidamente ad interessare gran parte della superficie
corporea (malattia di Leiner o eritrodermia desquamativa); anche in questo caso l’andamento è
benigno e reversibile. Da non sottovalutare è invece il caso in cui si assista ad una
generalizzazione dell’eritema e della desquamazione, con compromissione dello stato
generale, frequenti scariche diarroiche, episodi infettivi, ritardo della crescita. Questo quadro
clinico, che prende il nome di malattia di Leiner-Moussous, è strettamente in rapporto con una
immunodeficienza primitiva e richiede quindi un accurato studio immunologico.
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Circa l’eziopatogenesi della DSI le idee non sono ancora del tutto chiare. Fattori genetici, fattori
metabolici (come lo scarso apporto nella alimentazione materna di zinco, biotina, ecc.), fattori
immunologici, fattori fisici (come l’uso di abbigliamento eccessivamente protettivo, quale la
lana, che induce un aumento della traspirazione), i lieviti Malassezia, ecc., sono stati tutti
chiamati in causa ma il loro ruolo reale è ancora tutto da definire. Una qualche relazione, ancora
non del tutto chiarita, sembra esservi in alcuni casi con la psoriasi infantile e con la dermatite
atopica. Attualmente si ritiene che l’iperandrogenismo di origine materna, responsabile
dell’ipersecrezione sebacea, sia causa della DSI. Infatti, le manifestazioni cliniche si
localizzano proprio dove è maggiore la presenza di ghiandole sebacee. Massimo alla nascita,
l’iperandrogenismo di origine materna va riducendosi nei mesi successivi, così come la DSI.
Il ruolo, per lungo tempo enfatizzato, attribuito ad una intolleranza al latte materno è del tutto
inesistente. No, quindi, alla sospensione dell’allattamento al seno.
Essendo la DSI è autorisolutiva l’intervento terapeutico generalmente si limita all’applicazioni
di emollienti e lenitivi. Il ricorso all’uso di prodotti cortisonici (di moderata potenza, quali
l’idrocortisone, e per brevi periodi) è giustificato solo nei casi di manifestazioni fortemente
infiammatorie. Per un buon controllo delle lesioni cutanee si possono utilizzare creme e latti
contenenti antimicotici (chetoconazolo, ad esempio); per il capillizio shampoo antiseborroici,
applicazioni locali di olio minerale o d’oliva seguiti dalla asportazione delle squame mediante
spazzola morbida.
Mai usare le unghie o altri mezzi abrasivi per l’asportazione delle squame per non ferire il
bambino. In caso di casco seborroico si possono utilizzare prodotti moderatamente cheratolitici
(acido salicilico all’1%, urea al 5%, ecc.). Alle pieghe utile l’impiego di detergenti oleosi e
l’applicazione di creme e latti alla ciclopiroxolamina, imidazolici, ecc. nonché l’applicazione di
paste protettive all’ossido di zinco. In linea di massima quindi nessuna aggressione
terapeutica, qualche attenta pratica igienica e, soprattutto, tranquillità per il parentado. Il
problema si risolve in tempi sufficientemente brevi e senza lasciare tracce (sempre che sia con
certezza una dermatite seborroica infantile e non altro).
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