Fraternità di Comunione e Liberazione

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Fraternità di Comunione e Liberazione
Contributo della Fraternità di Comunione e Liberazione all’Assemblea Ecclesiale 2011
Il documento proposto quale strumento di lavoro per la fase preparatoria dell’assemblea ecclesiale 2011 è
sicuramente molto ricco di spunti di riflessione soprattutto conseguenti alle visite pastorali del Vescovo.
Esso contiene molte indicazioni per volgere uno sguardo prospettico sul cammino futuro della Chiesa di
Crema per sperimentare un modo di “essere chiesa” imperniato sulla corresponsabilità.
Il contributo della Fraternità di Comunione e Liberazione recepisce e sintetizza anche i contributi del
Movimento di Comunione e Liberazione, della Associazione Fraternità e del Centro Culturale Stefan
Wyszyński, in quanto aventi la medesima origine nel carisma di don Luigi Giussani.
1. La sfida educativa
Il tema scelto dal nostro Vescovo per il Piano Pastorale 2010-2011, “la sfida educativa”, riguarda la
principale emergenza che la Chiesa e la Società Civile si trovano ad affrontare nel terzo millennio.
Tre anni fa il Santo Padre Benedetto XVI ha messo davanti a tutti i cristiani e agli uomini di buona volontà
questa urgenza: “Educare [...] non è mai stato facile, e oggi sembra diventare sempre più difficile. Lo sanno
bene i genitori, gli insegnanti, i sacerdoti e tutti coloro che hanno dirette responsabilità educative. Si parla
perciò di una grande “emergenza educativa”, confermata dagli insuccessi a cui troppo spesso vanno
incontro i nostri sforzi per formare persone solide, capaci di collaborare con gli altri e di dare un senso alla
propria vita. [...] Proprio da qui nasce la difficoltà forse più profonda per una vera opera educativa: alla
radice della crisi dell'educazione c’è infatti una crisi di fiducia nella vita” (Benedetto XVI, Lettera alla Diocesi
e alla città di Roma sul compito urgente dell’educazione, 21 gennaio 2008).
Con la sua dote profetica, don Luigi Giussani individuava già nel 1987 questa deriva, che oggi è dilagata: “È
come se tutti i giovani [e adesso, possiamo dire, anche molti adulti] di oggi fossero tutti stati investiti dalle
radiazioni di Chernobyl [da un’enorme esplosione nucleare]: l’organismo, strutturalmente, è come prima,
ma dinamicamente non è più lo stesso. Vi è stato come un plagio fisiologico operato dalla mentalità
dominante”. (L. Giussani, L’io rinasce in un incontro)
A che cosa appellarsi, allora, per ripartire? Non possiamo fare appello alla tradizione, che per tanti è
completamente sconosciuta o è gravemente frammentata in coloro in cui ne rimane traccia. L’unico
appiglio che abbiamo è quello che nessun potere può distruggere e che rimane sotto tutte le possibili
macerie: l’”esperienza elementare” (L. Giussani, Il senso religioso) dell’uomo, il suo cuore che contiene le
esigenze costitutive di verità, di bellezza, di giustizia...
È qui dove il cristianesimo può, di nuovo, mostrare la sua verità e dare un contributo decisivo, proprio dove
tutti gli altri stanno fallendo. Questo contributo sarà possibile solo se l’attuale circostanza storica - così
difficoltosa - verrà affrontata come una grande avventura, come una opportunità per una nuova
autocoscienza della natura del cristianesimo. Infatti, una fede ridotta a etica o a spiritualismo (a questo è
stato ridotto il cristianesimo dalla modernità) non è in grado di rispondere alla sfida. La storia lo ha
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ampiamente documentato. Solo un cristianesimo che si presenta secondo la sua vera natura, cioè quella di
“fatto storico” che si documenta in una diversità umana, può essere in grado di dare un vero contributo a
questa situazione problematica.
E allora, dove si può ritrovare la persona?. «Quella che sto per dare non è una risposta alla situazione in cui
versiamo […]; è una regola, una legge universale da quando l’uomo c’è: la persona ritrova se stessa in un
incontro vivo, vale a dire in una presenza in cui si imbatte e che sprigiona un’attrattiva, […] vale a dire
provoca al fatto che il cuore nostro, con quello di cui è costituito, con le esigenze che lo costituiscono, c’è,
esiste”. È una presenza che muove, che produce uno sconvolgimento carico di ragionevolezza, una
sommossa del nostro cuore. Quella presenza fa ritrovare l’originalità della propria vita, cioè “una
corrispondenza alla vita secondo la totalità delle sue dimensioni. Insomma, la persona si ritrova quando si
fa largo in essa una presenza - questa è la prima evidenza - che corrisponde alla natura della vita, e così
l’uomo non è più nella solitudine”. (L. Giussani, L’io rinasce in un incontro).
Due sono allora i fattori di una rinascita dell’esperienza educativa.
In primo luogo, la consapevolezza del metodo. L’unica cosa in grado di svegliare l’io dal suo torpore, non è
una organizzazione o un richiamo etico più accanito, ma l’imbattersi in una diversità umana. Perché questo
possa accadere occorrono - ed è il secondo fattore indispensabile - degli adulti che incarnino nella loro vita
una “risposta plausibile» (così la definiva a Genova Sua Eminenza il cardinale Angelo Bagnasco, nell’omelia
alla Messa per il quinto anniversario della morte di don Giussani, Genova, 23 febbraio 2010), che possa
offrirsi agli altri. Si tratta di una straordinaria possibilità di verifica: partecipando all’avventura educativa,
cercando cioè di introdurre altri uomini alla totalità del reale, viene a galla senza possibilità di astrazioni se
noi per primi partecipiamo all’avventura della conoscenza. Don Giussani ci ha sempre detto che la forma
dell’educazione è la «comunicazione di sé” (L. Giussani, Realtà e giovinezza. La sfida), cioè del proprio
modo di rapportarsi con la realtà; perciò noi possiamo educare solo se per primi accettiamo la sfida del
reale, comprese le paure, le difficoltà, le obiezioni. Proprio questo mostrerà a tutti la portata della fede
come risposta alle esigenze di un uomo ragionevole del nostro tempo. E renderà per ciascuno di noi
entusiasmante e carica di speranza l’avventura educativa.
2. La fraternità di Comunione e Liberazione
Proponiamo alcune riflessioni che descrivono la nostra esperienza:
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Nel libro intervista “Luce del mondo” pag 27 il Papa Benedetto XVI dice: “tutta la mia vita è sempre
stata attraversata da un filo conduttore: il Cristianesimo da gioia, allarga gli orizzonti. In definitiva,
un’esistenza vissuta sempre e soltanto “contro” sarebbe insopportabile”.
Nell’enciclica “Deus Caritas Est” afferma: “All’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica
o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo
orizzonte e con ciò la direzione decisiva”.
Il cristianesimo è qualcosa che innanzitutto si impone, è l’esperienza dell’imponenza di una Presenza nella
propria umanità e nella storia.
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Il riconoscimento di questo avvenimento (la Sua Presenza) è la conversione che genera una commozione
per cui possiamo amare per la sovrabbondanza di quello che riceviamo.
Il cristianesimo è l’esperienza, come per Giovanni, Andrea, Zaccheo, la Samaritana… di essere stati raggiunti
da uno sguardo di misericordia (Isaia: “ ti ho amato di un amore eterno, avendo pietà del tuo niente”) e di
conseguenza di poter guardare le cose solite, quotidiane, come nuove.
Inoltre Gesù Cristo ha introdotto nel mondo la libertà dalle cose, la libertà nel rapporto con le persone, per
cui si può fare l’esperienza di trattare le persone con gratuità, guardate per il loro destino e non per il
tornaconto del rapporto.
La Fraternità di Comunione e Liberazione (espressione istituzionale del movimento di Comunione e
Liberazione) è un’associazione universale di fedeli generata dal carisma di don Luigi Giussani, approvata ed
eretta in persona giuridica dalla Santa Sede ed ha per scopo l’educazione alla fede della persona e la
testimonianza cristiana nel mondo. Essa si propone di favorire e promuovere l’impegno della persona con
l’esperienza cristiana, secondo il Magistero e la Tradizione della Chiesa cattolica, perché ciascuno realizzi,
nel tempo, la propria identità e vocazione. Tale impegno viene attuato e sostenuto da una comunione
vissuta, come dimensione ed esigenza fondamentale della persona, che rende quotidiana la memoria
dell’avvenimento di Cristo, trasfigurando l’esistenza fino ad incidere, secondo tempi e modi adeguati,
nell’intera società.
Sotto la guida del Papa e dei Vescovi, i membri della Fraternità partecipano alla vita della Chiesa nelle
rispettive diocesi e collaborano alla testimonianza cristiana in ogni ambiente, scuola e università, fabbriche
ed uffici, mondo della cultura, quartiere e città, e con il lavoro che è forma specifica del rapporto adulto con
la realtà.
Nell’Associazione sono momenti e dimensioni fondamentali l’annuncio e la catechesi capillari ( che ha nella
scuola di comunità lo strumento educativo fondamentale); la partecipazione a ritiri ( Avvento e Quaresima):
ad esercizi spirituali (una volta all’anno unitariamente) promossi dall’Associazione; la celebrazione
frequente dei Sacramenti; il lavoro culturale come approfondimento ed espressione della propria fede e
come condizione di una presenza responsabile nella società (il centro culturale Cremasco Stefan Wyszyński
ne è una espressione); l’azione caritativa come educazione al servizio gratuito dell’altro e come impegno
sociale della persona (l’Associazione Fraternità, i banchi di solidarietà, il doposcuola Porto Palos, …);
l’impegno missionario come educazione al senso della cattolicità della Chiesa e come scelta vocazionale.
Riteniamo che l’esperienza della Fraternità di Comunione e Liberazione, sostenuta dalla gratitudine per
quanto è accaduto nella nostra vita, possa “servire” la parrocchia nei suoi momenti di vita di popolo, in un
clima di positività di relazioni, mettendo a disposizione l’originalità del proprio carisma per aiutare molte
persone a incontrare Cristo. La dimensione carismatica e la dimensione istituzionale sono coessenziali alla
presenza di Cristo nella storia. Così come ha avuto modo di sottolineare il Santo Padre Benedetto XVI, il 24
marzo 2007, in occasione dell’incontro con il movimento di Comunione e Liberazione a Roma: “Cari amici, il
vostro Movimento si inserisce così in quella vasta fioritura di associazioni, movimenti e nuove realtà
ecclesiali suscitati provvidenzialmente dallo Spirito Santo nella Chiesa dopo il Concilio Vaticano II. Ogni
dono dello Spirito si trova originariamente e necessariamente al servizio dell'edificazione del Corpo di
Cristo, offrendo una testimonianza dell'immensa carità di Dio per la vita di ogni uomo. La realtà dei
Movimenti ecclesiali, pertanto, è segno della fecondità dello Spirito del Signore, perché si manifesti nel
mondo la vittoria di Cristo risorto e si compia il mandato missionario affidato a tutta la Chiesa.”
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Nel messaggio al Congresso mondiale dei Movimenti ecclesiali, il 27 maggio del 1998, il Servo di Dio
Giovanni Paolo II ebbe a ripetere che, nella Chiesa, non c’è contrasto o contrapposizione tra la dimensione
istituzionale e la dimensione carismatica, di cui i Movimenti sono un'espressione significativa, perché
entrambe sono coessenziali alla costituzione divina del Popolo di Dio. Nella Chiesa anche le istituzioni
ecclesiali sono carismatiche e d’altra parte i carismi devono in un modo o nell’altro istituzionalizzarsi per
avere coerenza e continuità. Così ambedue le dimensioni, originate dallo stesso Spirito Santo per lo stesso
Corpo di Cristo, concorrono insieme a rendere presente il mistero e l’opera salvifica di Cristo nel mondo.
Questo spiega l’attenzione con cui il Papa e i Pastori guardano alla ricchezza dei doni carismatici nell’epoca
contemporanea. A questo proposito, durante un recente incontro col clero e i parroci di Roma,
richiamando l’invito che san Paolo rivolge nella Prima Lettera ai Tessalonicesi a non spegnere i carismi, ho
detto che se il Signore ci dà nuovi doni dobbiamo esserne grati, anche se talora sono scomodi. Al tempo
stesso, poiché la Chiesa è una, se i Movimenti sono realmente doni dello Spirito Santo, devono
naturalmente inserirsi nella Comunità ecclesiale e servirla così che, nel dialogo paziente con i Pastori, essi
possano costituire elementi edificanti per la Chiesa di oggi e di domani.”
3. Osservazioni
Liturgia
Per favorire l’acquisizione della consapevolezza che la liturgia è la più grande scuola di educazione alla fede,
occorre che sia ricondotta alla sua essenzialità, onde chi partecipa faccia l’esperienza di entrare in qualcosa
di molto più grande; che in un certo qual modo usciamo da noi stessi per prender il largo. Per questo è
tanto importante che la liturgia non sia in qualche modo una nostra creazione. (Benedetto XVI, Luce del
mondo, pag 253)
Il volto missionario delle nostre parrocchie (Andare verso i fratelli perché sorpresi dalla grazia e raggiunti
dalla misericordia)
Fin dal principio di Gioventù Studentesca, i ragazzi venivano educati alla missione anche attraverso
l’interesse verso figure di missionari impegnati in luoghi lontani e difficili. Per tutta la storia del movimento
quel gesto ha significato che non v’è distinzione tra l’invito al Raggio, alla Scuola di Comunità, (catechesi di
Comunione e Liberazione) o a un gesto della compagnia rivolto al collega, e l’azione di annuncio cristiano
svolto da tanti missionari, oggi anche di CL, in terre difficili d’Africa, d’Asia o d’America. È la stessa
universale missione della Chiesa, lo stesso annuncio.
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La missione nel proprio ambiente, la testimonianza a cui il movimento richiama, sono intesi innanzitutto
come offerta della propria disponibilità a Cristo, più che come capacità di iniziativa o di strategia
comunicativa. Anche la diffusione del movimento in tutti i continenti non ha seguito né piani preordinati né
strategie.
Sotto questo profilo, più che preoccuparsi della propria diffusione, CL ha sempre inteso la missione come
servizio alla missione della Chiesa e come possibilità di richiamo all’esperienza cristiana in ogni ambiente di
studio o di lavoro in cui i suoi aderenti si trovino, ovunque nel mondo.
La collaborazione pastorale (Per una azione più missionaria e organica sul territorio)
Riguardo a questo punto riteniamo condivisibili le considerazioni espresse da don Giorgio Zucchelli su il
Nuovo Torrazzo nel punto uno del suo intervento, dove ritiene non motivato l’allarmismo sulla mancanza di
clero in diocesi. La situazione delle singole parrocchie richiede una valutazione specifica senza dover
strutturare l’urgenza di affrettare “l’ora dei laici”.
Riprendendo quanto descritto al paragrafo 2, circa la coessenzialità della dimensione carismatica e della
dimensione istituzionale, si auspica una sempre maggior testimonianza “comune” tra associazioni, gruppi e
movimenti fondata sulla accoglienza e sulla valorizzazione di ogni singolo carisma, per un nuovo slancio
apostolico della nostra Diocesi. Il contributo dei movimenti è descritto da Giovanni Paolo II nel suo
messaggio ai partecipanti al Congresso Mondiale dei Movimenti Ecclesiastici (Roma, 27-29 maggio 1998):
“L'originalità propria del carisma che dà vita ad un Movimento non pretende, né lo potrebbe, di aggiungere
alcunché alla ricchezza del depositum fidei, custodito dalla Chiesa con appassionata fedeltà. Essa, però,
costituisce un sostegno potente, un richiamo suggestivo e convincente a vivere appieno, con intelligenza e
creatività, l'esperienza cristiana.” Sta in ciò il presupposto per trovare forme di testimonianza “comune”
adeguate alle sfide e alle urgenze che l’Assemblea Ecclesiale 2011 intende affrontare.
Crema 31/01/2011
Paolo,Diego,Emilio,Carlo,Giuseppe.
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