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in questo numero
RomaLive Pubblicazione mensile
ANNO IV n° 4 - aprile 2008
registrazione tribunale di Roma
110/2005 del 24/03/2005
Editore:
Sergio Di Mambro
Direttore Responsabile:
Sergio Di Mambro
Consulenti di redazione:
Domenico Dell’Omo
Redazione:
Viale degli Eroi di Rodi n. 214
Tel. 06/5083731
Grafica:
Fabio Zaccaria
Eva Tarantino
Stampa:
Ripoli snc
Hanno collaborato:
Marta Cecchini, Fabio Zaccaria,
Alessia Niccolucci, Francesca
Colaiocco, Barbara Frascà, David
Caroli, Michele Torella.
4 editoriale - di Sergio Di Mambro
8 Cinema: Shoot ‘em up
14 Il Telaio di Elena: Antiche donne di oggi
12 Riletture
17 Cinema: Alla ricerca dell’isola di Nim
18 Consiglio Regionale informa
20 L’Italia degli anni ’90
22 Note storiche
23 Acqua, farina e...
24 Oroscopo
26 Romalive e IFO informano
28 Dossier Municipio Roma IX
32 Municipio XII informa
35 Arte a Roma
36 Planet Cinema
38 Teatro: Mi Vida
40 Bau & Miao: La rubrica degli animali
8
18
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La direzione si riserva di valutare i testi
pervenuti. Il materiale non verrà restituito.
Finito di stampare nel mese di
aprile 2008
44
46
Romalive al Vinitaly
La Regione informa
40
editoriale:
[ di • Sergio Di Mambro ]
Quest’anno, il 2008, è iniziato a tinte fosche e
con molte domande senza risposte. La gente è
preoccupata, spesso confusa e persa nel labirinto di una vita sempre più ritmata dal caos che
tutt’intorno si avverte. Pensate al petrolio che
continua la sua corsa verso i 200 dollari al barile,
i costi dell’energia che continuano ad aumentare, i prodotti di prima necessità sempre più costosi, un’economia virtuale (la borsa e i vari artifizi finanziari) al posto di un’economia reale, e
ancora nessuno ci dice quali strategie mettere in
campo per un’emergenza planetaria. Una crisi
politica, economico-finanziaria, strutturale e soprattutto umana. L’uomo è solo, confuso, annichilito e depredato di ogni sicurezza. Errori su errori di una classe politica vecchia e priva di idee e
ideali, persa nel pantano delle connivenze affaristico-mafiose e con un modello di paese “tombale”. Dietro paroloni inutili nascondono il loro
gretto uso del potere per conservare poltrone,
posizioni, aziende, senza sapere dove si sta andando. Pur di mantenere i loro poveri e vuoti privilegi sono disposti ad “uccidere il pianeta” e i
propri simili. Mai ho sentito politici di destra o di
sinistra occuparsi di ricerca, di nuove fonti energetiche, di un’economia con nuove regole, di
agricoltura, di turismo, ecc… No, li ho sentiti
parlare di piano regolatore regalando migliaia di
4:romalive
ettari di terreno ai costruttori, senza preoccuparsi della vita dei cittadini, li ho sentiti parlare di
nucleare come se fosse la soluzione al problema
petrolio. Fanno ridere, nemmeno gli Usa credono al nucleare. Sanno che l’uranio su questo pianeta ha giacimenti limitati? Le scorie dove le portiamo? Nelle loro case? C’è una via d’uscita, e
questa passa dal nostro grado di consapevolezza, dal volerci impegnare seriamente nella nostra vita senza delegare a chi è ormai cadavere
putrefatto (parlo di questa politica). La nostra
salvezza e quella di questo pianeta passa attraverso un cambiamento epocale, e precisamente:
oggi il mondo non può più essere governato dai
politici, ma dalla ricerca, unico strumento assieme a persone illuminate come lo era Papa Giovanni Paolo II, per reinvertire una rotta, quella
attuale, senza speranza.
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’EM
UP
Un film di Michael Davis.Con Clive Owen,
Paul Giamatti, Monica Bellucci Stephen
McHattie, Greg Bryk, Daniel Pilon.
Genere: Azione, colore 90 minuti.
Prodotto da Susan Montford, Don Murphy e
Rick Benattar - Distribuito da Eagle Pictures
Michael Davis, regista di Shoot’em up, ammette di aver tratto ispirazione dall’action movie di John Woo intitolato Hardboiled in cui il
protagonista è in ospedale
con una pistola ed un bambino.
Ma le vere basi di questo film
possono e devono essere ricercate in alcuni suoi racconti
scritti al tempo della scuola dal
titolo: Masquerade of death e
Spearhead, già allora Davis
sognava di fare un film tutto
d’azione che risentisse sia dei
racconti dell’infanzia che di
quelli dell’età matura.
La scelta di mettere insieme un
personaggio spietato con la cosa più innocente del mondo (il
bambino) provoca nello spettatore, sia una forte tensione
che una grande immagine, spiega così Davis la scelta di un inizio al cardiopalma, in cui tra
sparatorie incrociate e colpi di
scena continui, il nostro eroe
salva il bambino… ma è solo
l’inizio…”
“Un thriller rock and roll dove
c'è tutto lo spirito del fumetto, sicuramente violento ma di
una violenza surreale, a volte
ironica, quindi non veramente
credibile.
“Ma è anche una storia d'amore ricca di humour dove
sono una donna con molta
anima, rovinata dalla vita, che
torna a rinascere grazie all'amore”, Monica Bellucci racconta così il core del film, durante l'incontro
con la stampa in occasione della presentazione della pellicola, in uscita in Italia in 200
copie, venerdì 11 aprile.
“Una sorta di Dobermann americano – spiega la Bellucci, che nel 1997 fu protagonista
8:romalive
del primo film da regista del marito Vincent
Cassel – un fumetto dai ritmi altissimi, un
film d'azione in cui gli attori possono crearsi
dei veri personaggi fuori dagli schemi”.
Clive Owen interpreta Mr.Smith, un vagabondo dal passato misterioso arrabbiato con il
mondo, che si trova a dover far nascere un
bambino durante una sparatoria in cui viene
uccisa la madre del neonato, dopo aver
scampato l’iniziale pericolo Smith tenta
anche di abbandonare il piccolo per allontanarsi dai guai, ma il suo buon cuore e suoi ricordi del passato glielo vietano, decide quindi di prendersi cura del piccolo, ma il suo stile
di vita non sembra essere adatto per far crescere un bebè, il gesto benefico avrà per lui
[ di • David Caroli ]
conseguenze imprevedibili, visto che il piccolo è al centro di un complotto internazionale.
Clive interpreta quindi un “action hero”
molto originale, dai saldi principi morali ma
con una soglia di sopportazione veramente
bassa, si arrabbia con tutti e per le motivazioni più varie: dalla macchina che lo supera
senza mettere la freccia, all’uomo che beve
rumorosamente il proprio caffè; è sicuramente un personaggio sopra le righe ma è
difficile non identificarsi con lui e
con la sua propensione a mettere
“le cose a posto”.
Mr.Smith è all'apparenza un uomo normale, con una curiosa passione per le carote, ha un talento
particolare nel maneggiare le armi, lo dimostra in numerosissime
scene mentre dà del filo da torcere ai cattivi di turno, finendo per
sembrare addirittura un’immortale.
Tra una pioggia di proiettili e fronteggiando ogni tipo di scontro a
fuoco Clive Owen fa coppia con
una Bellucci in grandissima forma
che interpreta, ancora una volta
dopo il film “Per sesso o per amore?”, il ruolo di una prostituta di nome Donna Quintano; insieme rischiano la vita per proteggere il bambino, ma sarà anche grazie all’infante che entrambi capiranno chi
sono veramente e impareranno ad
amare.
Nasce così un nucleo familiare sgangherato ma molto forte che tra
mille peripezie porterà i nostri eroi
ad un finale ancora una volta imprevedibile ed emozionante. Paul
Giamatti interpreta il cattivo Hertz
che dà una caccia spietata a Smith
e al bimbo, anche Hertz è un violento fuori dagli schemi, uno che
chiama continuamente la moglie
a casa come se fosse un impiegato anziché un killer spietato… è un
agente corrotto sotto copertura dell’FBI, ma
allo stesso tempo è dotato di un intuito formidabile… un vero e proprio genio intuitivo.
Davis con questa pellicola ha scelto di calcare la mano in maniera giocosa su tre ossessioni degli americani: le armi, il seno e la vio-
lenza. Tutti vogliono il bambino morto… la
domanda è perché? Shoot’em up è un film
assolutamente spettacolare, afferma Clive
Owen, ed è supportato da una sceneggiatura innovativa e geniale che non lascia intravedere molto sulle motivazioni dell’azione, si
spara e si fugge, pena la morte. Degna di
nota è anche la scena più calda del film in
cui la Bellucci e Mr.Smith si abbandonano in
un vortice di passione che lascerà tutti con il
fiato sospeso: sia per la grande sensualità
espressa dalla nostra bella attrice, che per la
prontezza di riflessi mostrata dal protagonista, che passa dal piacere all’azione in una
frazione di secondo. Le scene d’azione e gli
effetti speciali non mancano di certo: come
quando Clive scende quattro piani attraverso la tromba delle scale mentre spara e viene
sparato a sua volta dalle armi degli uomini di
Hertz; lo vediamo ancora volare da una macchina dentro un furgone, uccidere gli otto oc-
cupanti del mezzo e riafferrare il bambino al
volo, per girare questa scena ammette M.
Davis sono stati utilizzati 8 stuntman, l’incidente è reale e i due veicoli correvano ad
una velocità di 25 miglia all’ora. Shoot’em
up sarà un film diverso, afferma Clive Owen,
da tutto quello che si è visto finora, darà
tutta l’azione che il pubblico si aspetta mixata con lo humor dark tipico dei grandi action
hero. Gli uomini si immedesimeranno in Mr.
Smith e fantasticheranno sulla Bellucci, le
donne invece ameranno Clive e Paul trovando molto sexy la relazione tra Clive e Monica. La struttura del film è avvolta nel mistero
fino alle battute finali, solo nelle ultime
scene ci si può sbilanciare per individuarne le
motivazioni generali, ma tante volte quello
che sembra essere una possibile chiusura del
cerchio non corrisponde a verità…
Per quel che riguarda l’uscita del film nei vari
Paesi Monica Bellucci afferma:
“In certe occasioni, come in questo caso,
rifaccio lo stesso film tre volte - prima lo recito in inglese, poi mi doppio in francese e in
italiano. Stavolta visto che in alcune scene
del film, quando mi arrabbiavo, dovevo parlare in italiano, in fase di doppiaggio è stato
deciso che dovessi rendere quei momenti in
napoletano così da rendere funzionale la
gag con Clive Owen che non mi capiva”.
Monica Bellucci confessa di non avere il tempo
di fare quasi nulla (non fa mai ginnastica, è
negata per la tecnologia e non va mai su
internet, non guarda mai film a parte quelli
della Disney di cui è ghiotta la figlia, legge
molti fumetti e adora “Diabolik”), sarà presto nei nostri cinema con altri due film italiani: Sangue pazzo di Marco Tullio Giordana e
L’uomo che ama di Maria Sole Tognazzi. Poi
altri progetti in Francia, Italia e America.
:9
romalive
Riletture...
Wasily Kandinsky, Lo spirituale nell’arte, Bompiani
[ di • Fabio Zaccaria ]
«Ogni opera d’arte è figlia del suo tempo, e
spesso è madre dei nostri sentimenti», questa l’apertura del testo scritto nel 1910 e in
seguito ampliato nel 1912, anno della sua
prima pubblicazione; l’autore era uno degli
esponenti di spicco del movimento Blaue
Reiter (‘Cavaliere Azzurro’): Wassily Kandinsky. Si tratta di un testo chiave per comprendere le mutazioni in atto nel mondo artistico
del primo quarto del Novecento, nel testo vengono infatti esposte le teorie che motivano
l’abbandono della figurazione e sanciscono
la nascita dell’astrattismo. Un viaggio nel mondo dell’arte primitiva che vuole essere un percorso alla scoperta delle radici della creatività, ancorando la ricerca ad intime convinzioni dell’artista, secondo il quale sussiste una
vicinanza tra linguaggio musicale e linguaggio pittorico. Un rifiuto dell’arte accademica
con lo scopo di giungere immediatamente,
attraverso l’opera, alle fonti più segrete dell’emozione e della spiritualità. La volontà specifica è quella di liberare il linguaggio figurativo dalla schiavitù della mimesi, facendone
un linguaggio espressivo a partire dai suoi stessi elementi costitutivi, cercare di toccare direttamente lo spirito dello spettatore senza passare attraverso nessun “appiglio” descrittivo.
Quando l’artista riesce, secondo Kandinsky,
ad esprimere i moti delle sua anima nell’opera, quest’ultima acquista una sua autonoma
vita spirituale, che le conferisce la capacità di
suscitare le medesime vibrazioni nello spettatore. Come spesso accade nei testi delle avanguardie artistiche, si percepisce una condizione di giovinezza, di nascita, ma la particolarità dello scritto in questione risiede nel fatto
che la speranza di una nuova arte, comune a
più artisti, si traduce sistematicamente, per Kandinsky, nella certezza di una nuova epoca.
Essendo l’arte una creazione della storia, l’arte spirituale considerata prossima a manifestarsi è il segno di un’età nuova: l’età dello spi-
Daniela Altobelli, Il Giardino dei salici piangenti, Il Filo
Gelosamente protetto dalla crudeltà del
mondo reale, custodito nell’angolo più
remoto di un’austera proprietà ottocentesca,
il giardino dei salici piangenti racconta la sua
favola. Un luogo segreto... incantato, un
rifugio per le vittime di un beffardo destino.
Tenacemente ancorato a una vita che sembra non volerlo più, il giardino conserva
intatta la sua magica bellezza traendo nutrimento dalla felicità e dalla sofferenza dei
protagonisti di questa tenera fiaba, i quali
assistono al corso degli eventi della loro esistenza, prigionieri in un vortice di emozioni
così intense da condurli a rasentare la follia.
Sentimenti vissuti fino all’esasperazione, nel
disperato tentativo di sentirsi maledettamente vivi, nell’instancabile corsa alla ricerca
della felicità. E questa è una storia dedicata a
tutti coloro che amano ancora le emozioni
che coinvolgono corpo e anima, a tutti colo-
ro che amano ancora fuggire, anche se per
pochi istanti, dalla vita reale per concedersi
l’evasione di un sogno.
Il romanzo di Daniela Altobelli è ambientato
in Toscana alla fine dell’800 e segue la scia
del genere letterario caratteristico dei “poeti
maledetti”, riprendendo alla lettera il loro
modo di intendere la vita e i sentimenti, in
nome di una vita passionale alla ricerca spasmodica della felicità “a tutti i costi”. Ed è
proprio quello che accade ai personaggi del
libro e alla protagonista Leonora che cerca
l’amore nella sua forma più alta.
Un percorso narrativo complesso e ricco di
sorprese, dove intrighi, bugie, tradimenti,
ricatti e colpi di scena si snodano attorno al
giardino dei salici piangenti, rifugio dei
segreti più intimi, gelosamente celati.
rito. L’autore distingue due tipologie di effetti
che il colore è in grado di suscitare: un effetto
puramente fisico, che genera nell’osservatore
un senso di appagamento, ma che come tutte
le sensazioni fisiche è superficiale e destinata a
durare poco; e un effetto psichico, in grado di
far emergere quella forza del colore che fa
emozionare l’anima. Ecco allora fiorire una
serie di associazioni tra determinate forme o
colori, con determinati stati dell’animo umano,
nel tentativo di elaborare un linguaggio visivo
che, come già precisato, parli direttamente allo
spirito del fruitore dell’opera d’arte. Ogni forma ha un proprio contenuto-forza, una capacità di agire come stimolo psicologico. Il segno,
come ricorderà Argan, «è qualcosa che nasce
dall’impulso profondo dell’artista e che dunque è inseparabile dal gesto che lo traccia […]
Un quadro di Kandinsky è soltanto uno scarabocchio incomprensibile e insensato finché non
venga a contatto con il tessuto vivo dell’esistenza del ‘fruitore’». Stimolo, non modello,
trasmissione di forze, non di forme. Un testo
attraverso il quale si teorizza il compimento di
quel salto quantico proprio dell’arte dell’inizio
del secolo scorso, in cui essa diviene operazione estetica, e non più disciplina o dottrina istituzionalizzata, aprendo scenari determinanti
per la storia dell’arte futura. Un modo per comprendere attraverso parole appassionate uno
dei periodi più fertili dell’arte contemporanea.
[ di • Marta Cecchini ]
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A
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Ipertermia e Onde d’Urto
a cura del Dott. Renato Mascaro (Specialista Ortopedico e Fisiatra, Direttore Sanitario Fisionir)
Negli ultimi anni queste due terapie innovative si stanno affer- l’impostazione del trattamento. Sulla superficie del bolo è situamando con successo nella cura di patologie osteo-muscolo-ten- ta una termocoppia che controlla ogni istante la temperatura
dinee, in cui l’approccio chirursuperficiale della cute. La valigico non è indicativo o è evita- TABELLA DELLE PRINCIPALI INDICAZIONI DELLE DUE TERAPIE dità dell’Ipertermia nelle pabile. L’Ipertermia ottiene un
tologie muscolo-tendinee coleffetto benefico sorprendente
loca questa terapia nel proIPERTERMIA
ONDE D’URTO
sulle tendino-patie, sui probletocollo di trattamento di
mi muscolari e nelle forme
molte problematiche sporti- Pseudoartrosi
artrosiche croniche. Il riscalda- TENDINEE:
ve, infatti è utilizzata da molte
mento controllato e selettivo è - Tendiniti
società calcistiche.
da decenni utilizzato in Terapia - Peritendiniti:
- Ritardi di consolidamento Per quanto riguarda le Onde
Fisica, per stimolare i processi
d’Urto, si tratta di onde focadell’achilleo
riparatori dei tessuti. I macchi- Calcificazioni della spalla lizzate in specifici volumi di
del rotuleo
nari più validi per ottenere un
tessuto che producono un’edella cuffia dei rotatori
effetto terapeutico completo
nergia stessa rilasciata, un
- Tendinopatie inserzionali: - Spina calcaneare
sono quelli per l’endotermia,
danno strutturale nel tessuto
Epicondiliti
ossia le attrezzature che si avinteressato.
Epitrocleiti
- Tendinopatie achilee
valgono di una sorgente in graSi generano con tecnologie
Pubalgie
elettromagnetiche, elettroido di raggiungere i tessuti proTendinosi
- Tendinopatie rotulee
drauliche o ad ultrasuoni. L’efondi, per poi convertirsi in canergia meccanica conseguenlore. La temperatura di esercite ad un’applicazione di Onde
zio ideale per ottenere i mag- Epicondiliti
d’Urto può produrre sia un
giori risultati è fra i 41 e 45 MUSCOLARI:
effetto antalgico, per l’effetto
gradi.
- Epitrocleiti
- Contratture
prodotto sui recettori nervosi,
L’assorbimento di calore da
- Contusioni
sia un effetto riparativo a
parte dei tessuti varia molto in
- Borsiti sottoacromiali
seguito del sanguinamento lorapporto alla dimensione e alla - Elongazioni
calizzato, dovuto sempre al
co posizione degli stessi.
- Achillodinie
danno prodotto sul tessuOccorre quindi un’apparecto necrotico osteo-tendineo.
chiatura in grado di stimare in OSTEO-CARTILAGINEE
Stu di scientifici con trollati
modo preciso la temperatura - Artrosi:
- Fasciti plantari
dalla Società internazionale
vigente all’interno dei tessuti.
Gonartrosi
per la Terapia ad Onde d’Urto
L’ipertermia prodotta, median- Contratture muscolari
Lombartrosi
te un’onda elettromagnetica
hanno dimostrato che tale teraCervicoartrosi
con frequenza di 433.92 MHz,
pia trova indicazione, in ambi- Stiramenti
Rizoartrosi
attiva specifici meccanismi di
to ortopedico, in molte patodifesa, che attivano un increlogie che non si risolvono con
- Pubalgie
mento sia dell’apporto emati- - Borsiti
le terapie convenzionali:
co proveniente dal cuore sia
pseudoartrosi, pseudoartrosi
del diametro dei
vasi sanguigni esposti al trattamento.
Per evitare il surriscaldamento dei
tessuti superficiali,
l’Ipertermia si serve
di una fonte esogena di raffreddamento, costituita
da un bolo contenente uno specifico liquido, la cui
temperatura viene
variata in base al-
con ritardo di
consolidamento,
spina calcaneare,
epicondilite,
periartrite, sindrome da impingement con tendinosi calcifica
etc. Sia l’Ipertermia che le Onde
d’Urto trovano oggi molte applicazioni nella riabilitazione dello
sportivo.
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Il telaio di Elena:
Antiche donne di oggi
[ a cura di • Alessia Niccolucci ]
Notre-Dame ha detto di no al massacro degli
angeli del Tibet: Parigi vale più di un'Olimpiade,
oltre che di una messa.
La vita e la sua difesa devono essere al centro di
tutte le politiche e di tutte le scelte: sia che la vita sia un bene in arrivo, sia che sia nel presente,
negli occhi di una donna dinnanzi a un bivio, sia
che sia rugosa e si avvii al suo termine, cercando
il diritto di un lieto fine.
Alle base di una politica al femminile, che sia
fatta in una cucina o altrove, ci deve essere lo
sguardo di una donna. Non di una donna qualunque, non di un essere nato casualmente di
sesso femminile, ma di una giardiniera della vita, di una nutrice che senta della poesia nella
scelta, ne colga la filosofia, l'amore della conoscenza della vita. Filomena non capisce la guerra: accetta la legge degli uomini, ma lei non capisce cosa significhi morire se non quando, come un albero o una pianta del suo orto, la fine
naturale o un'altrettanto naturale catastrofe
non la recida o la spenga. Filomena sa solo che
i suoi figli vanno a morire, se qualcuno non li
proteggerà, e il resto non conta. La vita va protetta ad ogni costo, la vita di tutti. Il potere della ragione, per quanto affascinante nel suo narcisismo, non tutela le nostre vite, le esistenze
dei nostri figli e ci si dimentica che il potere della madre è più forte di quella del padre, di fronte alla vita, come maggiore è la sua responsabilità. Si sentono frasi vendute per femminili, come "Io sono una donna non convenzionale", o
"Io sono una donna semplice" o "libera" e così via. Ma quale donna, dicendolo, volge un occhio anche alla sua pancia? A quella calamita
che ti trattiene a terra, vicino ad essa e ai suoi ci-
cli naturali, fonte di vita fisica e psichica, ricchezza del cuore per le donne e per chi attorno
a loro ruota?
Chi di noi si ricorda del senso della vita quando
decide chi sposarsi, quando vota, quando sceglie, insomma, qualunque via che comporti una
responsabilità non solo verso se stessa, ma anche verso qualcun altro?
Filomena amava "combinar matrimoni" per tutelare la vita, di chi amava e di chi sarebbe venuto dopo di loro.
Alcune bambine piangono quando divegono
donne: capiscono, pur senza saperlo in coscienza, che da quel giorno devono lasciare l'in-
nocenza per prendersi una responsabilità che
non è più solo della propria persona.
L'era presente ci soccorre con la scienza e la conoscenza: ma la coscienza è un dovere tutto
tuo, donna.
Il silenzio è d'oro, purché non sia vigliaccheria o
ipocrisia: un tempo forse, le donne non potevano parlare. Oggi, credo, debbano.
A volte c'è molta più saggezza nel centrino di
una nonna che nelle tesi di laurea e nei bilanci
economici di una giovane donna, poiché nei
primi si legge, intessuta nella trama, l'arte della
pazienza.
Filomena
Donne che parlavano con gli alberi
Libreria Nuova Europa - Via Tazio Nuvolari 1 (I Granai)
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IN OCCASIONE DELLA FESTA DELLA MAMMA
CAMPAGNA DI PREVENZONE PER IL CARCINOMA MAMMARIO
Il tumore della mammella è la lesione patologica più frequente nella donna, soprattutto nei Paesi più sviluppati.
La larga maggioranza dei tumori della mammella è costituita dai carcinomi, negli ultimi
anni si è registrato un aumento dei casi di
carcinoma della mammella e, se tale tendenza proseguirà, prossimamente si prevede che
saranno oltre un milione i nuovi casi ogni
anno in tutto il mondo.
Tuttavia, da circa un ventennio, si è registrata nei Paesi industrializzati una tendenza alla
riduzione, sia pur lenta ma continua e progressiva, della mortalità.
Tanto è dovuto alla diagnosi sempre più precoce e al miglioramento delle terapie, ma
anche ad una maggiore sensibilità conoscitiva della donna nei confronti di questa problematica. Un simile trend indica che è molto
importante rafforzare le strategie di “prevenzione” e diagnosi precoce, dando anche facilità di accesso a cure efficaci, e consentendo
un equo trattamento a livello nazionale.
È possibile invece prevenire il tumore
della mammella?
I principali fattori di rischio
Il più importante fattore di rischio per il carcinoma della mammella è l’età, infatti, il rischio di ammalarsi aumenta con il passare
degli anni, ed aumenta, inoltre, in caso di:
- familiarità per tumore della mammella e
dell’ovaio;
- nessuna gravidanza (o prima gravidanza
oltre i 35 anni);
- obesità dopo la menopausa.
È possibile ridurre il proprio rischio di ammalarsi con un comportamento sano e corretto:
- un'opportuna attività fisica sembra avere
un ruolo favorevole,
- gli aspetti della dieta che possono ridurre il
rischio dei tumori della mammella non sono
ancora chiari; è comunque consigliabile un
maggior consumo di frutta e verdura riducendo il consumo di grassi;
- limitare il consumo di alcool.
Quali esami possono scoprirlo?
È importante scoprire un tumore della mammella il più precocemente possibile, in quanto più il tumore è piccolo più saranno elevate le possibilità di guarigione.
Gli esami più importanti per la diagnosi di un
tumore mammario sono:
1. Autopalpazione: è una tecnica che consente alla donna di individuare precocemente eventuali trasformazioni del seno ed è
buona norma eseguirla una volta al mese.
2. Visita senologica: è buona abitudine
fare una visita al seno presso un ginecologo
o un medico esperto almeno una volta l’anno a partire dai 20 anni.
3. Mammografia: è il metodo attualmente
più efficace per la diagnosi precoce, è consigliabile eseguirla una volta l’anno per tutte le
donne dai 40 anni in su. Si consiglia caldamente di effettuare l’esame in centri che vi
consegnino sempre, oltre alla risposta, anche
i radiogrammi (le lastre). Questo permetterà
un confronto tra due esami successivi, confronto molto utile alla corretta interpretazione dell’esame.
4. Ecografia: è un utilissimo metodo che
serve ad integrare l’esame radiologico.
Quando gli esami clinici e radiologici evidenziano un sospetto è necessario sottoporsi ad
accertamenti più approfonditi.
Obiettivo prioritario resta quello di poter
effettuare campagne di “screening” mammografico.
Il GRUPPO CID, già da anni impegnato
nel sensibilizzare le donne con un “progetto donna” che rafforza il concetto di
prevenzione, in occasione della
FESTA DELLA MAMMA offre alla propria clientela uno
SPECIALE PACCHETTO PREVENZIONE
DEL CARCINOMA MAMMARIO
Tutte le donne che decideranno di aderire a tale
campagna, valida per tutto il mese di MAGGIO, potranno eseguire contestualmente:
MAMMOGRAFIA – VISITA SENOLO GICA – ECOGRAFIA MAMMARIA
alle seguenti particolari condizioni:
EURO 176.00 anziché EURO 220.00
Inoltre in vista della MINI - MARATONA che si
svolgerà a Roma nel mese di Maggio, organizzata dalla Komen Italia, associazione no
profit che opera dal 2000 per una raccolta
fondi destinati alla ricerca del tumore del
seno, il GRUPPO CID invita a partecipare a tali
iniziative TUTTE LE DONNE che riscontrano
in questo screening di prevenzione una strategia reale e vincente contro questa patologia.
Via di Villa Patrizi 22/a 00161
Roma (adiacente Porta Pia – Piazza
Bologna)
tel 064402087 r.a. fax 064402076
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ALLA RICERCA DELL’ISOLA DI NIM
[ di • Michele Torella ]
[ di • Michele Torella ]
Regia: Mark Levin & Jennifer Flackett
Con: Abigail Breslin, Jodie Foster, Gerard
Butler. Durata: 94 min
“Un posto selvaggio dove l’immaginazione
non conosce confini”. Con queste parole è
stata descritta l’isola di Nim, lo scenario principale di questa favola presentata dalla
Moviemax arrivata nelle sale italiane l’11
aprile. Il film è ispirato ad un racconto per
bambini scritto nel 2002 dalla novelist canadese Wendy Orr, un libro dal quale gli sceneggiatori non hanno voluto modificare
nulla, eccezion fatta per alcuni espedienti
che amplificano la resa cinematografica.
Dalla pellicola viene fuori una storia fantastico-avventurosa all’interno della quale fa da
padrona Nim, interpretata dalla sorprendente Abigail Breslin, non una novità nel panorama hollywoodiano (Little Miss Sunshine),
circondata da animali esotici che la assistono
nelle vicende quotidiane. La piccola protagonista scopre quanto possa diventare difficile
la realtà quotidiana quando Jack, il padre
scienziato (Gerard Butler), rimane intrappolato in mare per alcuni giorni. La piccola si affida tramite mail al suo eroe immaginario,
Alex Rover, nato dalla penna dell’omonima
scrittrice, in realtà una donna prigioniera
delle sue paure che la rinchiudono in un per-
sonaggio che si dimostra
esattamente l’alter-ego del
letterario
avventuriero.
Quando però la donna
(Jodie Foster) dovrà indossare i panni del suo lontanissimo eroe, per mantenere fede all’impegno di
aiutare la piccola Nim in
difficoltà, ecco che si apre
un mondo di riflessioni che
dalla fantasia ci calano
nella nostra realtà. Alla
ricerca dell’isola di Nim
non si presenta infatti semplicemente come la favola
della buonanotte da raccontare dopo cena ai propri bambini, nella
quale una bambina sconfigge la solitudine e
persino i pirati per conquistare un finale in
cui l’amore e gli affetti si ricongiungono, ma
è uno specchio all’interno del quale guardarsi e in parte riconoscersi. Le paure non sono
solo quelle della piccola protagonista, che
vive comunque in un mondo molto lontano
da quello della realtà, costruito su misura e
rispondente solo ed esclusivamente alle proprie esigenze. Le ansie che ci fanno riconoscere nella storia sono quelle della scrittrice
Alexandra Rover, interpretata magnificamente da una Jodie Foster che
sembra recitare da sempre in
ruoli come questo, immersa
in un mondo esattamente
identico al nostro, al quale
evidentemente fatichiamo a
volte ad adattarci. Così l’incontro con l’altro, o semplicemente con i ritmi e i suoni
della quotidianità possono
trasformarsi in una sfida. La
risposta sta nel coraggio che
occorre trovare per rispondere
a questa sfida e superare se
stessi, un messaggio che è
particolarmente istruttivo per
spettatori di tutte le età, e che
raggiunge facilmente anche i
bambini perché nella storia l’isola diventa il posto in cui la
nostra scrittrice riesce impensabilmente a trovare la pace e
l’equilibrio interiore. La scelta
del cast si rivela più che adeguata alla resa della narrazione. La scelta di associare l’immagine di Nim a quella di
Abigail Breslin si è rivelata da
subito una soluzione vincente. Come gli stessi registi e
sceneggiatori hanno dichiarato sin dall’inizio delle riprese,
il talento e la maturità dell’at-
trice appena undicenne, hanno fatto sì che
operazioni complesse come quelle richieste
dal ruolo di Nim, diventassero semplici e naturali in poco tempo, agevolando il lavoro
dell’intera troupe e accorciando i tempi dedicati alle riprese. Efficace anche la scelta di affidare a Gerard Butler il doppio ruolo di Jack,
padre di Nim, e di Alex Rover, il fantastico
eroe letterario. In realtà si tratta di due figure piuttosto affini nell’immaginario della bambina protagonista, anche se una estremamente reale e l’altra davvero poco probabile.
Sorprende la naturalezza con la quale Jodie
Foster si cala in un ruolo e in vicende molto
lontani dall’immagine che la sua lunghissima
carriera cinematografica ci ha offerto rinunciando, come ha dichiarato al termine dell’anteprima ufficiale italiana a Roma, all’utilizzo di controfigure, eccezion fatta per una
sola scena, esclusivamente per tassativa
imposizione da parte della produzione. Lo
spettacolo di uno scenario naturale come
quello del film spiega perché il WWF abbia
deciso di sponsorizzare la pellicola. Il tema
della difesa dell’ambiente diventa parte integrante della narrazione, dal momento in cui
Nim si trova a dover difendere quel paradiso
che lei e suo padre proteggono da sempre
dall’assalto di curiosi e turisti portati fin lì da
speculatori senza scrupoli. E proprio le tematiche ambientaliste sono emerse fortemente
nel corso dell’incontro tenutosi presso la
Casa del Cinema fra Jodie Foster e la stampa. L’attrice ha sostenuto la scelta di associare il lancio del film alla presentazione della
speciale campagna adozioni delle tartarughe
marine, per contribuire alla salvaguardia
della specie come simbolo della biodiversità
degli ambienti marini. Probabilmente l’unica
pecca di questa pellicola è la presentazione
di situazioni a tratti al limite del grottesco,
ma in fondo in una favola come questa espedienti del genere sono perdonabili, anche
perché forse ci aiutano a sognare e ci permettono di sganciarci dalla nostra quotidianità.
:17
romalive
CONSIGLIO REGIONALE INFORMA
[ a cura della • Redazione ]
Clikkiamo il futuro: confronto tra giovani e istituzioni
Presso una scuola di Roma, la scuola media
Ulderico Sacchetto, gli studenti hanno incontrato le Istituzioni: il Presidente del Consiglio
della regione Lazio, On. Guido Milana e la Polizia di Stato, nello specifico la Polizia Postale.
Un incontro importante per i giovani della
scuola media per capire meglio internet, la cosiddetta rete, e saperla padroneggiare evitando rischi e pericoli. Di seguito riportiamo alcuni stralci di tale incontro. Nella prima parte è
stato il presidente del consiglio regionale a rispondere alle domande dei giovani. La sua
premessa è stata: “Cari giovani sono contento
di essere qui con voi, perché come vedete è
proprio vero, la politica è cambiata e si avvicina sempre di più ai cittadini cercando di eliminare quel gap di comunicazione e vicinanza. A
prescindere dai qualunquisti oggi chi fa politica seriamente e con passione non può prescindere dalla disponibilità verso gli elettori e
dalla partecipazione, soprattutto ascoltando.
Oggi io sono venuto a trovarvi per ascoltarvi.
Vorrei aggiungere che la regione ha un rapporto forte con i giovani, infatti esiste il Forum
a loro dedicato. Spesso le scolaresche visitano
il consiglio regionale, e invito anche voi a visi-
tarci. Un’altra nostra iniziativa è la carta giovani, tale strumento permette di avere benefici
diretti come sconti su spettacoli teatrali, cinema, ma anche un luogo virtuale di partecipazione dei ragazzi”.
Uno dei ragazzi della scuola pone la seguente
domanda al Presidente del consiglio Milana:
“Presidente come intendono le istituzioni diffondere questo nuovo modo di comunicare
che è internet ?”
Risposta del presidente del consiglio Milana:
“Internet poteva creare una grossa spaccatura, molto più profonda tra paesi ricchi e poveri, ma non è stato così. Grazie alla rete sta avvenendo il contrario e il Nord del mondo si sta
avvicinando al Sud, quindi una straordinaria
risorsa per l’umanità di comunicare in tempo
reale, ma anche e soprattutto per il lavoro. Un
operario in Perù può lavorare allo stesso progetto con un operaio italiano e un indiano.
Tutto ciò grazie a internet.
Internet permette di comunicare, scambiare
opinioni e avere amici a distanze infinite e soprattutto farlo in tempo reale. Internet, la rete:
un mezzo potente e utilissimo, colonna portante del prossimo futuro, ma che dalla stessa
On. Guido Milana
parola rete presuppone buchi, falle, dove possono annidarsi pericoli e individui senza scrupoli. Tale strumento si può utilizzare per il bene ma anche per il male, quindi bisogna essere bravi nel padroneggiare la rete per fini importanti ma sapendo riconoscerne i pericoli.
Ascoltando i consigli delle Istituzioni come la
Polizia di Stato e mettendole in pratica i rischi
vengono minimizzati”.
Mozzarella – De Lillo (FI): Istituire marchio mozzarella di bufala nel Lazio
On. Stefano De Lillo
Stefano De Lillo, consigliere di Forza Italia alla
Regione Lazio, ha dichiarato: “L’incapacità del
centrosinistra di governare lo smaltimento dei
rifiuti e la crisi della Campania sta mettendo ingiustamente in crisi allevatori di bufale e produttori di mozzarella del Lazio: dobbiamo impedirlo, perché il latte di bufala della nostra regione è sano. Il problema è che i consumatori
italiani ed esteri non lo sanno perché il prodotto
non è conosciuto come locale dato che non esiste un marchio che identifichi la mozzarella di
bufala del Lazio. Eppure la mozzarella di bufala
è prodotta nella nostra Regione da tempi immemorabili, quando mandrie di bufale venivano allevate nelle paludi pontine e nella valle del-
l'Amaseno, ed è quindi un prodotto autoctono,
autonomo e soprattutto tipico che però non è
distinto da quello della Campania. Per questo
bisogna al più presto identificare non uno ma
due fattori di produzione della mozzarella, e
cioè area di produzione del latte e area di trasformazione in mozzarella, bisogna poi certificare filiera produttiva e controlli ed infine racchiudere il tutto in un ‘pacchetto’, il marchio,
che è l'unica garanzia efficace per il mercato,
Ma fin da subito è indispensabile che la Giunta
si impegni con la massima efficacia a spiegare ai
consumatori che il prodotto del Lazio è diverso
da quello della Campania, e che la Regione è
impegnata a tutelarlo”.
New York Times – De Lillo (FI): Degrado Appia Antica merito del centrosinistra
Stefano De Lillo, consigliere di Forza Italia alla
Regione Lazio, ha dichiarato:
“Dopo quella per i rifiuti e per le mozzarelle in
Campania, il Pd e tutto il centrosinistra dovranno rendere conto agli Italiani e ai Romani della
figuraccia internazionale procurata dal degrado
del patrimonio archeologico romano descritto
con realismo dall’articolo del New York Times
sul Parco dell'Appia Antica. È singolare che il
Parco sia ancora dotato di così scarso personale e manutenzione dopo che il duo "piddino"
Rutelli-Veltroni si è alternato alle poltrone di Sindaco di Roma e di Ministro per i Beni Culturali.
18:romalive
Ed è bizzarro che in una città come Roma il centrosinistra che amministra la città da quindici
anni non abbia pensato di fronteggiare le invasioni di immigrati clandestini che si accampano
nei parchi dotando le Forze dell'Ordine di procedure e normative che consentano lo sgombero degli accampamenti già nella fase di formazione. Prendiamo atto che l'attenzione di
Rutelli e Veltroni si è fissata in questi anni sui
film ed ha dimenticato le cronache ed i documentari sulla realtà di Roma, prendiamo atto
che lo sguardo dei due esponenti del Pd si è
concentrato su Cinecittà e non è arrivato neanche al confinante Parco dell'Appia Antica, igno-
rando perfino le continue denunce di Forza Italia e dell'opposizione, in particolare in IX Municipio ed in Campidoglio. Per Roma e l'Italia questo ha significato l'ennesima figuraccia, stavolta per l'incapacità di conservazione di un patrimonio archeologico e paesaggistico che tutto il
mondo ci invidia: una figuraccia che purtroppo
non può essere smentita visto l'effettivo e documentato degrado del Parco, e che è dovuta
all'incapacità amministrativa che appare ormai
connaturata al centrosinistra e al Pd e che i romani e gli italiani non meritano”.
Presentata la Gazzetta Amministrativa dei Comuni e delle Province
Una sorta di Gazzetta ufficiale offrirà assistenza, informazione e formazione agli enti locali
È stata presentata oggi a Roma, nella sede del
Tar del Lazio, la Gazzetta Amministrativa dei
Comuni e delle Province d’Italia - Sezione
Regione Lazio. Realizzata da Anci Lazio con
Upi, Uncem e Consiglio regionale del Lazio,
essa racchiude norme regionali, ma anche
sentenze di Tar, Consiglio di Stato e Corte dei
Conti. Una sorta di Gazzetta Ufficiale regionale, un Trimestrale di informazione e formazione giuridica dei Comuni e delle Province
d’Italia in grado di dare assistenza e fornire
formazione e informazione agli amministratori degli enti locali del Lazio.
“La Gazzetta Amministrativa - ha commentato il presidente del Consiglio regionale del
Lazio, Guido Milana, nel corso della cerimonia
di presentazione - è uno strumento figlio di
genialità e passione. È geniale perché è qualcosa che poteva essere pensato prima, nasce
in un momento di riposizionamento dei poteri, ma è anche figlia della passione di persone
che hanno lavorato per questo, per la battaglia
di protagonismo degli enti locali”.
“Agli enti locali - prosegue - forniamo uno
strumento che aiuterà l’intero sistema a ‘soccombere’ un po' meno. Sarà luogo privilegiato di confronto tra enti locali e regioni. I problemi vanno risolti là dove sorgono e la
Gazzetta può essere strumento per fare tutto
questo, giacché i cittadini hanno adesso un
luogo per consultare documenti e atti utili alla
realtà socio-economica della Regione”.
Per Milana, il trimestrale costituisce uno strumento utile anche “a chi si avvicina - ha
detto - alle professioni legate al diritto e
anche a chi vuole costruire una carriera politica. È uno strumento nel quale i cittadini trovano un supplente alle vecchie scuole di partito. È un punto di consultazione e un luogo
privilegiato di incontro e confronto con le
istituzioni locali ed accompagnerà la nuova
stagione di trasferimento delle funzioni agli
enti locali, contribuendo ad evitare il neocentralismo regionale”.
“Con questo strumento di supporto - ha
aggiunto il presidente del Tar del Lazio
Pasquale De Lise - vogliamo offrire un contributo utile e un quadro completo della nostra
giurisprudenza alle amministrazioni locali. Il
Tar del Lazio deve essere aperto alle amministrazioni”.
“L’obiettivo prioritario della rivista – ha dichiarato l’avvocato Enrico Michetti, direttore del
trimestrale - è quello di promuovere, nel pieno
rispetto dei ruoli, una efficace collaborazione
tra le autonomie locali, l’associazionismo a
queste collegato, la magistratura amministrativa e contabile e gli altri organi del comparto
degli enti locali. La pubblicazione è rivolta specificamente ad amministratori e dirigenti degli
enti locali e viene redatta da un comitato
scientifico composto da docenti universitari,
magistrati, avvocati amministrativisti, dirigenti
e segretari comunali che mettono a disposi-
zione competenza ed esperienza acquisite sul
campo, per fornire servizi più efficienti”.
“Servirà a dirimere i dubbi sulle controversie di
interesse degli enti locali - ha concluso il presidente di Anci Lazio Francesco Chiucchiurlotto. Si tratta di un progetto condiviso da
tutte le rappresentanze dell'associazionismo e
ha l’ambizione di mettere insieme, assistenza,
formazione e informazione, soprattutto ai piccoli Comuni, lontani e disagiati e con poche
risorse sotto il profilo umano ed economico”.
Sanità, con l’odontoambulanza la prevenzione arriva nelle case
dei cittadini più deboli e svantaggiati
Dai volontari della Simo e i medici dell’ospedale George Eastman oltre 40 visite ad Olevano Romano
L’odontoambulanza dell’ospedale George
Eastman è giunta ad Olevano Romano.
L’iniziativa, patrocinata dall’assessore alle politiche sociali Maurizio Bonuglia e dalla
Presidenza del Consiglio regionale del Lazio,
ha portato in piazza Laudenzi l’ Unità Operativa Odontostomatologia Domiciliare Regionale per una giornata di prevenzione delle
malattie della bocca. Nell’arco della giornata
i volontari della Simo (Società Italiana Maxillo
Odontostomatologica), che lavorano in stretta sintonia con i medici dell’ospedale Eastman,
hanno effettuato oltre 40 visite con diagnosi
di lesioni precancerose per 5 diversi pazienti.
Le visite mediche sono state precedute da
una conferenza tenuta dal professor Mauro
Orefici e dal dottor Francesco Cianfriglia, della
Simo, che hanno spiegato in modo concreto
i punti salienti della corretta prevenzione attraverso visite autoguidate per prevenire le
malattie tumorali della bocca.
“La prevenzione – spiega il professor Orefici,
presidente della Simo – ha una forte valenza
anche sotto il profilo dell’economia. Il progetto di odontoiatria domiciliare, infatti, oltre a
vantare il primato nella prevenzione delle
malattie della bocca ha il primato del risparmio della spesa sanitaria”.
“In questo momento – aggiunge il presidente
del Consiglio regionale Guido Milana – in cui si
è costretti a convivere con il duro piano di rientro della spesa sanitaria, iniziative di questo
genere sono fondamentali perché, laddove
mancano strutture pubbliche odontoiatriche,
non è più il cittadino che va in ospedale ma l’ospedale che arriva nella casa del cittadino”.
Particolare soddisfazione per l’arrivo dell’odontoambulanza è stata espressa dal sindaco
di Olevano Guglielmina Ranaldi e dall’assessore Bonuglia il quale spiega: “si tratta del quarto appuntamento di prevenzione dopo quelli
sulle malattie dermatologiche dei giovani,
sulle malattie cardiache e sul tumore al seno.
Contestualmente all’odontoambulanza del-
l’ospedale Eastman si è tenuta ad Olevano
anche “Cuore di donna”, la giornata di prevenzione per malattie del cuore nelle donne”.
Un tema, quello della prevenzione, che vede
il comune di Olevano particolarmente impegnato anche per il futuro. “Vogliamo evitare
– sottolinea Bonuglia – che sia una giornata
fine a sé stessa, occorre dare continuità. È per
questo che con i volontari della Simo abbiamo concordato che l’odontoambulanza tornerà in paese con cadenza periodica per
effettuare visite nelle scuole, nella casa famiglia, nel centro anziani e nelle case delle famiglie appartenenti ai ceti più deboli e savantaggiati”.
:19
romalive
L'Italia degli anni ’90,
svenduta alle Multinazionali
[ a cura di • Marta Cecchini ]
Dott. Li Vigni
La puntata di Romalive dal tema «Dal locale al
globale: come impoverire una nazione e saccheggiare un territorio», parlerà del nostro
paese, del processo di impoverimento graduale che ha colpito la nostra nazione, l’Italia, saccheggiata nella sua identità economica, svenduta miseramente alle grandi multinazionali
dell’epoca. Torniamo indietro nella storia, ai
nostri anni ’90, per capire le ragioni di fondo
all’avvio inarrestabile del declino economico
italiano. Ospite della trasmissione, il Dott.
Benito Li Vigni, esperto di Geopolitica.
Dott. Li Vigni: L'anno chiave è il 1992, una
data segnata da avvenimenti importanti, partendo dalla svendita dell'economia pubblica
italiana e dagli attentati ai giudici Falcone e
Borsellino. L’anno della crisi della Prima Repubblica, del ciclone di tangentopoli e dell’attacco alla lira. Ricordo che il Ministro degli Interni Vincenzo Scotti, intervistato nel Marzo di
quell’anno, parlò di forze internazionali che si
preparavano per sferrare l’attacco decisivo all’economia e alla finanza italiana. E dopo aver
avvisato i prefetti, allertandoli sulla imminente
azione destabilizzatrice contro l’Italia, parlò di
riunioni segrete organizzate da gruppi internazionali. Anni dopo rivelò che il capo della Polizia,
Parisi, gli aveva comunicato che ci sarebbe
stata una riunione segretissima, importante
per il futuro dell’Italia.
Nel 1992 è iniziato il tracollo italiano: per
quali motivi?
Vorrei tornare indietro per spiegare le ragioni
alla base dell’attacco all’economia italiana, partendo dalla caduta del muro di Berlino che
scompaginò lo scenario economico europeo,
dando spunto alle grandi oligarchie finanziarie
angloamericane per attaccare un paese politicamente debole come l’Italia, alle prese con tangentopoli e la crisi dei partiti. La crisi della Prima
Repubblica fu terreno fertile per questi gruppi.
La riunione, di cui parlava Scotti, si tenne il 2
giugno del 1992 sul panfilo Britannia, ancorato
a largo di Civitavecchia. A rappresentare l’America, c’erano le banche d’affari come la Merrill
Lynch, la Goldman Sachs, la Salomon Brothers
e altri personaggi come Soros. Per conto delle
aziende italiane, invece, erano intervenuti i diri-
20:romalive
genti dell’IRI e dell’Eni, alla presenza anche di
Beniamino Andreatta, per discutere sulla privatizzazione. Il nostro paese non ha mai avuto un
capitalismo vero. È sempre esistito solo il Blood
Capitalism, ovvero il capitalismo di sangue con
grandi famiglie, come la Fiat. Persino Mussolini,
nel 1938, fondando l’Iri, l’Istituto di Rifinanziamento Italiano, cercò di creare un capitalismo,
non riuscendo nell’impresa.
Quando finì la guerra e Mattei venne incaricato
di liquidare l’Agip, fondata nel ’26, si ribellò
perchè sapeva che era un’azienda dalle grandi
risorse. Trovato il gas naturale nella Val Padana,
fondò l’Eni assieme a De Gasperi, per dare energia a basso costo all’Italia.
Stiamo parlando di aziende italiane a partecipazione statale?
No, parliamo di organizzazioni sindacali perché la partecipazione statale dà forza a chi con
disprezzo parla di statalismo. Ciò che permise
il decollo del nostro paese, fu lo stato imprenditore che opera con le leggi di mercato indirizzando strategicamente l’economia e creando i presupposti per la nascita di un’economia
privata. L’Eni organizzò la nascita di molte
aziende nel sud che, successivamente, entrarono in crisi quando declinò lo stato imprenditore. Lo scopo era quello di creare occasioni di
lavoro dove non esistevano, con contratti paritetici per una collaborazione a 360° portando
l’Eni a diventare un gruppo avanzatissimo e
importantissimo. L’economia pubblica che è
stata debellata, era la forza di questo paese.
Quali sono gli attori principali di questo
momento storico per l’italia?
Davanti agli impegni di Maastricht e al pericolo di una possibile uscita del Governo italiano
dall’Europa, il governo Amato decise di incaricare queste grandi banche d’affari a mettere
in atto la privatizzazione delle aziende, mettendole sul mercato. Il problema è che, queste
grandi banche d’affari, come la Merrill Lynch,
la Goldman Sachs, la Salomon Brothers ecc.,
hanno fatto invece i propri interessi. Non mancarono anche avventurieri, come Soros, che si
inserirono in questo progetto, guadagnando
15.000 miliardi di lire attraverso un’operazione scandalosa.
In quegli anni si ipotizza una sorta di mani
pulite «internazionale», un’operazione di
intelligence che ha mirato a destabilizzare
l’economia italiana attraverso l’attacco
della magistratura alle istituzioni democratiche del nostro paese. Da qui si è dunque aperta la strada della destabilizzazione che dura fino ai nostri giorni?
Certamente gli attacchi che seguirono in quegli anni, come anche gli attentati a Falcone e a
Borsellino, aprivano grandi questioni, come
l’inchiesta sul riciclaggio dei capitali sporchi
che appartenevano alle grandi lobby, e servirono per accelerare una svolta, per far comprendere alla gente quello che stava accadendo.
Qual è stata la conseguenza di aver affidato a queste grandi banche d’affari il
sistema di privatizzazione in Italia?
Le banche dovevano svolgere la funzione di
intermediari, trovando degli acquirenti, ma
erano anche l’espressione di quell’oligarchia
finanziaria ed economica che aveva l’interesse
a destabilizzare l’Italia, per dare l’avvio in
Europa al processo di globalizzazione finanziaria che ha portato alla distruzione dello stato
nazione.
Quando parliamo di privatizzazione, cosa
è stato privatizzato?
Un decreto del governo Amato, trasformava in
società per azioni alcune aziende pubblche italiane, come l’ENI, l’IRI, la Società Autostrade,
l’Istituto Finanziario del Credito Italiano, che
erano pronte per essere vendute.
Il caso mani pultite e i processi di Antonio
di Pietro, servirono alle privatizzazioni?
L’attacco al sistema partitico è servito, visto
che non si spiega come mai il ciclone tangentopoli sia servito solamente a far fuori Craxi e
qualche democristiano. Con il governo Amato
e successivamente Ciampi, l’Italia stava attraversando una situazione drammatica, aveva il
timore di uscire dall’Europa, dal trattato di
Maastricht. Purtroppo, la situazione è stata
gestita senza una strategia economica. L’ENI
era una società fortemente integrata, con presenze nel tessile, nel metalmeccanico, nel meccanico e nel settore alberghiero. Avevamo le
migliori sonde al mondo e gestivamo i più
grandi centri turistici.
Perché la svalutazione della lira è iniziata
proprio con Ciampi?
Il programma doveva essere gestito da manager, e non da banchieri. Ci si doveva opporre
allo smantellamento del gruppo Eni. La sonda
Nuova Opinione, un gioiello mondiale, fu ceduta e svenduta alla Philips. Serviva una strategia diversa e invece si affrontò solo il tema
del risanamento.
Questo risanamento di cui si parla, in realtà, combacia con la svalutazione del 30%?
Eravamo al collasso economico, con manager
professionisti avremmo potuto evitare di privatizzare, senza liberalizzare. Mancò una vera
strategia economica.
Visto che in italia non ci sono più aziende
che fanno impresa, parliamo di un declino
irreversibile?
L’Italia ha perduto le aziende di alta tecnologia. Gestendo una privatizzazione in questa
maniera, abbiamo perso l’occasione di creare
un sano sviluppo economico e valore alla competizione. Abbiamo trasformato il monopolio
dello Stato in monopolio privato, chiudendo
decine e decine di aziende, strategicamente
importanti.
Estrapolata dalla trasmissione Romalive in onda
ogni mercoledì alle ore 22:45 su GoldTV.
note storiche
C.S.I.
[ di • Fabio Zaccaria ]
Nella notte del 18 settembre 1992, durante un
concerto per la promozione di due giovani
band (gli Ustmamò e i Disciplinatha) si esibiva
un quintetto composto da artisti provenienti
da due delle esperienze musicali più importanti degli anni Ottanta: Massimo Zamboni e
Giovanni Lindo Ferretti dei CCCP, e Gianni Maroccolo, Giorgio Canali, e Francesco Magnelli
gravitati attorno al progetto Litfiba prima che
questo naufragasse alla rincorsa di un Pop Rock da
classifica. Era uno degli atti fondativi del Consorzio Suonatori Indipendenti, una delle più
importanti realtà del Rock italiano ed, azzardiamo, europeo degli ultimi anni.
I CCCP di Ferretti e Zamboni erano stati senza
dubbio l’espressione più compiuta del punk
italiano: conosciutisi a Berlino, i due iniziarono
un percorso musicale ispirato dall’esperienza
degli Einsturzende Neubauten, dei Kraftwerk,
dei PIL e dei Bauhaus, operando un’ibridazione quanto mai originale di queste istanze con
la cultura popolare emiliano-romagnola, riuscendo a coniare alcuni degli “slogan” più incisivi e memorabili che la musica italiana ricordi, rimasti poi nel cuore di migliaia di fan che
ancora oggi tributano ai CCCP il giusto omaggio (Non studio, non lavoro, non guardo la TV,
non vado al cinema non faccio sport, da Io sto
bene, è solo un banale esempio del nichilismo
graffiante dei testi di Ferretti e Zamboni). Gianni Maroccolo e Francesco Magnelli cercano ormai altre strade da percorrere dopo la militanza nei Litfiba, e dal loro incontro con Zamboni
e Ferretti, ai quali si unirà l’anima tormentata
di Giorgio Canali alle chitarre e al violino, ha
origine, nel 1990, il disco Epica, Etica, Etnica,
Pathos, uscito sempre sotto l’insegna CCCP
ma proiettato ormai verso orizzonti musicali
del tutto nuovi. Indubbiamente le capacità tecniche e compositive delle personalità aggregatesi al duo Zamboni-Ferretti rappresentano un
valore aggiunto: il superamento di quell’approccio primitivo, che aveva nella rozzezza e semplicità il suo punto forte, e che aveva carattterizzato la prima fase della band è ormai defini-
22:romalive
tivamente alle spalle. Annarella è il brano che
forse meglio di tutti sintetizza le nuove atmosfere in cui si galleggia,
con un Ferretti che inizia ad utilizzare il cupo
timbro vocale di cui è
dotato in un modo sempre più toccante, avviando un lavoro di progessivo affinamento che
lo porterà di lì a breve
ad essere un punto di
riferimento per generazioni di vocalist italiani.
Il vero esordio della sigla CSI avviene con la
realizzazione dell’album
Ko’ De Mondo nel 1993,
con la formazione ormai
stabilizzata in “ritiro” per tutto il periodo delle
registrazioni presso la località bretone di Finistère. Il disco, musicalmente impeccabile, ha
i suoi punti di forza nell’affiatamento che l’organico riesce a rendere tangibile materia musicale, e nella carismatica vocalità di Ferretti, uno
dei pochi in Italia in grado di utlizzare la metrica della lingua italiana in maniera tanto efficace nell’ambito della musica Rock. Il gioco di incastri sonori e delle situazioni evocate dai testi
è pregno d’una emozionalità intensa, avvolgente, arricchita dai lamentosi feedback di un musicista di assoluto valore quale Giorgio Canali.
Inizia dunque una stagione nuova, che ha nella registrazione del live In quiete una delle fondamentali tappe per il processo di consacrazione nell’empireo della musica italiana. Ripercorrendo alcuni passaggi della precedente fase
CCCP, misti ad episodi di Ko’ De Mondo, e
riuscendo nel non facile compito di instaurare
un rapporto di intimità con la platea catturato
con efficacia nel disco, il live è una fotografia
fedele delle innate qualità musicali dei CSI. Gli
arrangiamenti più morbidi mitigano le asperità
degli episodi dell’era Punk e chiariscono la diretta discendenza delle composizioni più recenti dal periodo precedente, palesando un
processo dipanatosi nel solco della continuità
più che della rottura. Il 1996 è l’anno in cui il
collettivo dà alle stampe il nuovo album Linea
Gotica, dedicato alla memoria della Resistenza
italiana e di quella bosniaca a Sarajevo durante la Seconda Guerra Mondiale. Cupo e riflessivo, intimo e dirompente allo stesso tempo, è
senza dubbio una delle pietre miliari della scena alternativa italiana ed europea. Le sfumature chiaroscurali del duo vocale Ferretti/Di Marco hanno il loro perfetto contrappunto nei panorami musicali dipinti dalle essenziali tastiere
di Magnelli, dalle tormentate chitarre di Zamboni/Canali e dall’opera di cesello del maestro
Maroccolo, una delle personalità più influenti
del rock italiano di qualità di quegli anni, autentico collante umano e sonoro. I riferimenti
letterari, presenti in gran quantità (Pasolini, Fe-
noglio) non escono mai dai binari di un flusso
emozionale messo a fuoco attraverso parole
pesanti come macigni, mai fuori posto, incastonate metricamente in un mosaico di rara
bellezza formale. Il pubblico omaggerà la band
assai calorosamente durante le tappe del fortunato tour che farà seguito alla pubblicazione
del disco. L’affermazione, anche commerciale,
seppure nell’ambito della cosiddetta “scena alternativa”, è ormai totale. Ovviamente nei consueti (ridottissimi) spazi di informazione musicale dei principali media italiani i CSI non esistono, e nonostante il consenso del pubblico
continui a crescere, la band è ancora un fenomeno “di nicchia”. Il 1997 è l’anno in cui si volge
lo sguardo a oriente: un lungo viaggio di Zamboni e Ferretti in Mongolia sarà lo spunto per
le composizioni e i testi del terzo album dei CSI:
Tabula Rasa Elettrificata. Il gruppo accetta di
aprire, a mo’ di performance promozionale per
il nuovo disco, un concerto di Lorenzo Cherubini, alias Jovanotti, potendo così per la prima
volta accedere ad una platea numericamente
assai più vasta rispetto a quella abituale. Accade
che il disco T.R.E. schizza in vetta alle classifiche di vendita in Italia: caso più unico che raro
per una band di siffatta tempra. “Sorpresa”
che conferma una teoria quanto mai elementare: proponendo al pubblico musica di qualità, questo è perfettamente in grado di apprezzarla. Il problema, se si vuol vederlo come tale,
risiede nella pressoché totale “conformità” della promozione musicale effettuata dai canali
d’informazione quotidiana, che semplicemente operano una selezione accurata, scegliendo
consapevolmente di “occultare” determinate
esperienze del panorama musicale italiano a
favore di altre. Per tornare alla musica: T.R.E.,
ancora una volta composto arrangiato e suonato con il gruppo in ritiro presso un agriturismo di Reggio Emilia, non delude le aspettative: forse meno intenso del precedente lavoro, suona sicuramente come il più “potente”
dal punto di vista dell’impatto sonoro (Forma
e sostanza e Unità di produzione esemplificano il concetto). Fanno di novo capolino episodi che rinnovano i fasti punk scanzonati (M’importa ‘na sega) e non (Matrilineare), e non mancano toccanti capolavori (Brace, Ongii) in cui la
bravura degli esecutori ed interpreti coinvolti
raggiunge vette qualitativamente altissime. La
storia del Consorzio Suonatori Indipendenti subisce un brusco stop a causa dei dissidi tra il
duo Ferretti-Zamboni, che porteranno all’abbandono da parte di quest’ultimo. Come da
promessa solenne: all’atto dell’abbandono di
uno dei suoi componenti il CSI avrebbe cessato
di esistere. Grazie all’iniziativa di Maroccolo i
superstiti si riuniranno sotto la sigla PGR (Per
Grazia Ricevuta), salvo poi perdere pezzi durante il cammino ad oggi ancora in essere, con
risultati dignitosi, ma non esaltanti.
La fine dei CSI rappresentò in fondo anche la
fine di una stagione della musica italiana vivace
e ricca di fermento, i cui semi sarebbero stati
raccolti da ben poche band dell’italico stivale.
Acqua, farina e...
Frico con patate - Bunet
Q
[ a cura di • Valeria De Rentiis ]
uesto mese salutiamo l'inverno, a
dire il vero molto poco freddo, per
dare il benvenuto alla primavera con
patate sono praticamente cucinate aggiungete il formaggio e coprite per 20 minuti
cuocendo a fuoco lento.
50 minuti, facendo attenzione che l'acqua
sobbolla appena. Estraete lo stampo, lasciatelo raffreddare e mettetelo in frigorifero
per qualche ora. Sformate il bunet su un
piatto per dolci.
due ricette tipiche del nord Italia. Potrete far
finta di averle riportate dalla settimana bianca!
Iniziate con il "Frico" piatto tipico del Friuli e
concludete con il "Bunet" dolce tipico del
Piemonte. E buon appetito!
FRICO CON PATATE
ingredienti:
• 1 kg patate
• 1 cipolla
• 1/2 kg formaggio latteria (tipo montasio)
• olio, sale, pepe q.b.
Sbucciate le patate e tagliatele a fettine
spesse meno di mezzo centimetro. Fate
intanto soffriggere la cipolla in una casseruola ben unta d'olio, facendo attenzione a
non alzare troppo la fiamma. Quando la
cipolla è imbiondita buttate le patate e
aumentate il calore della fiamma per pochi
minuti. Salate, pepate e fate andare a fuoco
moderato, girando spesso le patate. Girate il
tortino con l'aiuto di un coperchio e aumentate il calore della fiamma. Quando sarà
dorato da entrambe le parti capovolgete il
frico su un piatto da portata e servite ben
caldo accompagnato da polenta. Intanto
preparate il formaggio a fettine. Quando le
BUNET
ingredienti:
• 280 gr. di zucchero
• 6 uova
• 5 amaretti
• 6 cucchiai di rum
• 1 lt. di latte intero
• scorza grattugiata di 1/2 limone
• 20 g. di cacao amaro
Sbriciolate gli amaretti in una terrina;
aggiungete la scorza di limone e mescolate.
Rompete le uova e separate i tuorli dagli
albumi. Battete i tuorli con la frusta, insieme
a 200 gr. di zucchero, fino ad ottenere un
composto chiaro e spumoso, quindi unite gli
amaretti, il cacao e la scorza di limone.
Montate a neve ferma gli albumi e incorporateli alla crema mescolando delicatamente
dal basso verso l'alto; bagnate con il rum e
il latte bollito e raffreddato. Mettete lo zucchero rimasto in una piccola casseruola,
unite 1/2 cucchiaio di acqua e, ruotando il
recipiente su fuoco basso, fate caramellare
lo zucchero. Distribuite il caramello, che
dovrà essere color nocciola, in modo uniforme in uno stampo da budino con foro centrale. Versare la preparazione, cuocere a
bagnomaria in forno a 200/220°C per 40-
:23
romalive
l’Oroscopo
Buon Compleanno Toro!
Il Toro occupa lo spazio dello Zodiaco compreso
tra il grado 30 e il grado 59. È attraversato dal
Sole tra il 21 Aprile e il 20 Maggio di ogni anno.
Generalmente, le persone nate sotto questo segno sono caratterizzate da un utile senso pratico. Una delle cose che sta a loro più a cuore è la
conquista del benessere materiale per se stesse
e per i loro cari. Amano le cose belle della vita:
l’arte, la musica, i cibi gustosi, ma sono anche
capaci di lavorare sodo e di sacrificarsi per i propri familiari. Con un’azione lenta, ma tenace,
perseverante e costruttiva, finiscono quasi sempre per assicurarsi un’ottima posizione economica. Sul piano professionale e delle ambizioni
sociali, i nati Toro non sono degli arrivisti e non
hanno un’eccessiva fretta di conquistare la meta. Si accertano, prima di compiere qualsiasi
passo, che il terreno sotto i loro piedi, sia veramente solido. I Toro lavorano volentieri solo se
si lasciano liberi di organizzarsi i propri impegni
e se si rispettano le loro abitudini. Sopportano
molto bene le contrarietà della vita quotidiana,
in virtù di una tolleranza e di una pazienza che
non troviamo in altri nativi zodiacali; possono,
peraltro, avere delle rabbiose reazioni esplosive
quando qualcuno tenta di strumentalizzare la
loro indulgenza. Sono leggermente possessivi
sia verso le persone, che verso gli oggetti di loro proprietà. Nei rapporti umani, in genere, dimostrano di essere costanti e fedeli. A volte, i
nati Toro, si compiacciono eccessivamente nella critica verso il prossimo. Un cenno a parte
merita la donna del Toro per la dedizione con
cui alleva i figli, per la cura che ha dell’ambiente domestico e per il suo carattere gradevole e
spontaneo. Manifesta, inoltre, buon gusto nel
proprio abbigliamento e nell’arredamento della sua casa.
Cosignificante del Toro è la seconda casa, che si
riferisce ai beni materiali e a tutto ciò che ri-
[ a cura di • Shanty ]
guarda il guadagno: non si tratta soltanto del
denaro acquisito con il proprio lavoro o di quello che si spende, ma anche della mentalità con
cui si considerano le questioni economiche, gli
oggetti che si hanno o si desiderano e il tenore
di vita in cui si è nati.
Previsioni astrologiche per il mese di maggio
ARIETE
Dal 3 Maggio, con l’ingresso favorevole di Mercurio dai Gemelli,
la vita quotidiana risulterà favorita
soprattutto nel campo del lavoro, specie se al
momento vi mancano le comodità che la tecnologia avanzata potrà facilmente offrirvi. Attenti a non pagare prezzi eccessivi.
LEONE
Marte è dal 10 nel vostro segno
dandovi maggiore autorevolezza,
sia con gli amici che con la famiglia. L’importante è essere disponibile alle novità: puntate con sicurezza in alto, farete centro!
SAGITTARIO
L’ottimismo e il buon senso, di cui
siete dotati, vi aiuteranno a risolvere quasi tutti i problemi. Se invece siete incerti, significa che non avete ancora
sufficienti elementi di giudizio, ma li scoverete proprio dove non vi sareste mai aspettati.
TORO
Cedendo alle stuzzicanti sollecitazioni di Venere nel vostro
segno, lasciatevi pure andare che
si tratti d’amore, di sesso o di acquisti di
lusso. Evitate però gli eccessi.
VERGINE
Il rigore di Saturno nel vostro segno vi
esorta a riflettere con spregiudicatezza su ciò che non và. Nelle questioni di
cuore fidatevi del vostro intuito e senza troppe chiacchiere muovetevi nella direzione che sentite più vostra. Le questioni di lavoro possono attendere, si risolveranno naturalmente.
CAPRICORNO
Contate pure su Giove che facilita
i rapporti d’amore e quelli di lavoro. Se poi riuscirete a gestire con
eleganza un rapporto difficile, non sono esclusi positivi sviluppi, non facili per ora da prevedere. Farete un decisivo passo in avanti.
GEMELLI
Mercurio nel vostro segno vi fa risolvere un problema che vi sta a
cuore. Un progetto che non avete
ancora messo a segno potrebbe subire qualche mutamento a causa di positive novità. Nel
lavoro la cautela è opportuna.
BILANCIA
Usate tutta la vostra diplomazia per riuscire in un progetto coraggioso. Mercurio dal segno dei Gemelli e Nettuno
dall’Acquario, vi sollecitano a fare chiarezza in
una situazione che vi sta a cuore: capirete così qual è
la direzione da prendere scoprendo, probabilmente,
che sarà diversa da quella che pensavate.
ACQUARIO
Marte all’opposizione dal 10/5 vi
invita ad evitare gli eccessi, specialmente quelli verbali che potrebbero prima o poi ritorcersi contro di voi.
Difendete però strenuamente i vostri princìpi, non è il caso di cedere.
CANCRO
Marte vi lascia dal 10/5 e gli altri
pianeti vi consigliano di riflettere
con spregiudicatezza su ciò che non
va’. Se si tratta d’amore, sforzatevi di guardare a fondo nel rapporto che state vivendo, anche a costo di pagare il prezzo. Sappiate gestire una situazione in evoluzione.
SCORPIONE
Il favore dei pianeti dal Capricorno vi esortano ad osare sia nel lavoro che negli affari. Impegnatevi
perché avrete la soddisfazione di cogliere nel
segno. Nel lavoro, sforzatevi di essere più elastici.
PESCI
Umiltà e pazienza sono le vostre
giuste armi per fare chiarezza in
una situazione che vi sta a cuore;
per venirne a capo non esitate a chiedere
aiuto a qualcuno che ne sa più di voi. Fidatevi del vostro intuito.
Toro con chi?
Il temperamento taurino, semplice e pacato, si
accorda con facilità agli altri e poche sono le
unioni veramente sconsigliabili. Tuttavia, tra i
segni di fuoco, l’unione con migliori possibilità di riuscita è quella che si realizza con il
Leone. I nativi di questo segno sono orgogliosi, esuberanti, amano il prestigio e tutto ciò
che ha il potere di metterli in vista ed apprezzano in modo particolare la vicinanza di un
tranquillo Toro che non entra mai in competizione con loro e si adatta ad adorarli, lascia
che si credano i più grandi, i migliori, badando a rimediare alle loro intemperanze e stringendo i cordoni della borsa, cui altrimenti i
leoni darebbero fondo. Il rapporto sarà vivace,
ma solido. Tra i segni di terra, il Toro preferisce
spesso la Vergine, con la quale realizza un rapporto solidissimo, fondato sul lavoro per il
quale entrambi hanno il massimo rispetto. La
Vergine porta una dote di precisione, di analisi che spesso al Toro manca, ma ne trae un
conforto che lenisce il suo perenne senso di
inadeguatezza. Insieme possono anche lavorare e spesso, in questo modo, costruiscono le
cose migliori. Tra i segni d’aria è assai promettente il rapporto con i nativi della Bilancia.
Questi ultimi, nella loro perenne ricerca di
equilibrio e di armonia, trovano nella pazien-
za e nella tenacia taurine un preciso punto di
riferimento: qualcuno che riesce, con un sorriso, a smussare il loro rigore logico e a scaldare la loro freddezza.
Tra i segni d’Acqua, il rapporto migliore si realizza con i Pesci. La fantasia, l’evanescenza,
ma anche il sentimentalismo con cui affrontano (subiscono) la vita risulta assai gradito al
Toro che, in compenso, rappresenta per il
sognatore Pesci, il tramite con la realtà concreta dell’esistenza. Danno vita ad un rapporto molto intenso, talvolta anche tormentato,
ma sempre molto ricco sentimentalmente e
creativamente.
:25
romalive
Romalive e IFO informano:
La ricerca al servizio dei pazienti
[ a cura di • Marta Cecchini ]
condizioni normali, le funzioni di questi geni
sono necessarie alla vita della nostra cellula e
del nostro organismo. In seguito a dei particolari processi, come ad esposizioni ambientali, si generano delle alterazioni che fanno
impazzire ed alterare questi geni, contribuendo alla generazione del fenotipo trasformato
di una cellula tumorale, con tutte le caratteristiche della cellula tumorale. È un processo
che impiega un lungo arco di tempo. Per il
tumore della mammella, per esempio, è stato
calcolato che questo processo può anche
impiegare 20 anni. Non si tratta, come molti
pensano, di un processo repentino e a cui il
nostro organismo assiste in maniera indifesa.
Al contrario, il nostro organismo cerca di
rispondere al processo di trasformazione
della cellula, cercando di bloccarlo. Trascorso
questo ventennio, quando ormai il processo
ha raggiunto la sua completezza, si arriva alla
vera e propria formazione del tumore che
cerchiamo di sconfiggere.
Prof.ssa Paola Muti
Perché nei nostri paesi si passa dalla cellula normale a quella cancerogena?
Perché si accumulano nel tempo esposizioni
croniche a questi agenti, in parte ambientali
e molto spesso endogeni, appartenenti al nostro stesso organismo, e che si producono
come risposta ad una forma di adattamento
all’ambiente. È come se il cancro rappresentasse un effetto collaterale del vivere una
situazione particolarmente privilegiata, ricca
di benessere, di cibo e di mezzi di comunicazione.
Dott. Blandino, cos’è la cellula tumorale?
La cellula tumorale origina da una cellula
normale, in cui si accumulano una serie di
alterazioni. Per cui una cellula che normalmente svolge delle funzioni fisiologiche nel
nostro organismo, a causa di una serie di alterazioni genetiche, impazzisce fino a non
svolgere più le funzioni normali. La cellula
tumorale è capace di proliferare in maniera
incontrollata. È una cellula che non risponde
più al controllo del nostro organismo ed è in
grado di metastatizzare, ovvero di riprodursi
a distanza rispetto all’organo originario in cui
questo tumore cresce e si sviluppa.
Come si può curare il tumore?
Visto che il tumore è la risultante di una serie
di alterazioni geniche che interessano aspetti diversi di una cellula normale, non dobbiamo immaginare che trovando un'unica
molecola, un farmaco specifico, si può risolvere il problema cancro, indipendentemente
se si tratti di un tumore del colon, dello stomaco, del polmone, ecc. Ci troviamo di fronte ad un nemico abbastanza complesso,
peculiare nella sua perversione, perché realizza la sua estrinsecazione nei distretti dell’organismo, in maniera molto diversa. Oggi
abbiamo due armi fondamentali per sconfiggere il cancro. Una è la prevenzione, ovvero
agire nel corso di quel ventennio di incubazione del processo tumorale, intervenendo
nel corso di queste tappe, cercando di bloccarne l’evoluzione: è il grande obiettivo della
prevenzione primaria e secondaria che ha già
dato risultati positivi, come per il tumore alla
mammella. La seconda arma a disposizione è
quella di trasferire nel tempo più rapido le
informazioni che i ricercatori di base riescono
ad ottenere con le sperimentazioni, al letto
del paziente. Lavorando giornalmente con le
colture cellulari e con gli animali, riusciamo
ad entrare nelle cellule tumorali e ad identificare i meccanismi di alterazione, i bersagli
molecolari che possiamo colpire attraverso
l’uso di farmaci specifici. C’è una differenza
notevole tra le colture cellulari e i tumori dei
pazienti. Abbreviando al massimo i tempi di
trasferimento delle informazioni dai laboratori alla cura del paziente, ci avvicineremo senz’altro alla vittoria nei confronti del cancro.
Parliamo di ricerca sul cancro: dal passato al presente, cosa è cambiato?
Questo cambiamento non vale solo per la
ricerca sul cancro, ma per la ricerca in gene-
Come mai si creano le alterazioni geniche?
Le alterazioni geniche sono delle alterazioni
a carico dei geni che normalmente presiedono alle funzioni fisiologiche della cellula. In
Questa vittoria potrebbe essere la sconfitta definitiva del cancro o la convivenza. In che modo la tecnologia può aiutare
i ricercatori a trovare una via d’uscita?
Romalive torna assieme all’IFO (Istituti
Fisioterapici Ospitalieri) per parlare del male
del secolo, il cancro, attraverso un ciclo di
trasmissioni su Gold Tv in diretta il mercoledì
sera dalle ore 22.45 per portare l’informazione scientifica direttamente nelle case dei cittadini. Uno spazio dedicato ad argomenti
quali ricerca e prevenzione, assieme ad alcuni ricercatori dell’IRE.
In questo numero riportiamo la prima parte
dell’intervista alla Prof.ssa Paola Muti,
Direttore scientifico dell’IRE (Istituto Nazionale Tumori Regina Elena).
Intervista alla Prof.ssa Paola Muti.
Come mai dalla cellula si è passati al cancro?
Il cancro è una patologia dei paesi sviluppati a
cultura occidentale, esposti a diversi tipi di aggressioni oncogeniche ambientali. Questa patologia esiste anche nei paesi sottosviluppati,
ma è secondaria rispetto alle patologie infettive.
26:romalive
re, visto che segue gli stessi orientamenti. La
ricerca del passato era focalizzata e legata
alle diverse scuole, quindi molto parcellizzata. Negli ultimi 25 anni di storia, la ricerca è
uscita dagli ambiti istituzionali locali per diffondersi e coagularsi intorno a situazioni
multicentriche, dove i ricercatori tendono a
collaborare insieme su diverse ipotesi.
Esiste, oggi, una maggiore integrazione, non
solo nell’ambito di specifiche specialità, ma
anche tra i diversi aspetti della ricerca, la biologia con la medicina, la medicina con la fisica. È il grande sviluppo tecnologico che ci ha
permesso di lavorare ad un livello di cooperazione maggiore.
Presente alla trasmissione d’apertura “Dalla
cellula al cancro”, il Dott. Giovanni Blandino,
Coordinatore per la Ricerca dell’IRE.
Il problema del tumore non è solo un problema dei medici o degli oncologi. Essendo una
patologia multifattoriale ha bisogno della collaborazione di diverse competenze. La tecnologia, per esempio, ci ha permesso di creare
strumentazioni alla base delle radiografie
molecolari, per poter analizzare il DNA delle
cellule tumorali e stabilire le alterazioni responsabili dell’insorgenza di quel tumore. Per razionalizzare i risultati di queste analisi tecnologiche complesse, è necessaria la competenza dei
nostri bioinformatici e dei matematici: un supporto fondamentale nell’approccio che stiamo
portando avanti, per sconfiggere il tumore.
Dalla complementarità delle diverse competenze può nascere un processo sinergico che ci
permetterà di giungere a soluzioni definitive.
Quindi, la matematica, l’informatica, la biologia e le varie branche che compongono
la scienza devono essere messe in campo
per trovare assieme una risposta al problema, magari anche cercando altre strade?
Più che cercare altre strade, direi, bisognerebbe approfondire quelle che abbiamo già
percorso in maniera riduttiva, proprio perché, anni fa, non si valutavano approcci più
integrati e complessi in relazione alla complessità e alla pericolosità della patologia.
Questa è la speranza?
Più che una speranza, siamo vicini ad una
realtà. Per alcune patologie tumorali, sono
stati fatti grandi passi avanti, con risultati
Dott. Giovanni Blandino
molto positivi. Mi riferisco ad alcune patologie tumorali con le quali, oggi, si può convivere ed uscirne molto bene, con ampie percentuali di sopravvivenza. Per altre patologie
tumorali, invece, siamo moto indietro e dobbiamo lavorarci sopra, per raggiungere gli
stessi risultati positivi.
L’intervista è stata realizzata durante la trasmissione Romalive, in onda su Gold Tv.
Riduzione della mortalità per tumore,
lo rivela la Relazione sullo stato sanitario del Paese
La salute degli italiani presenta molti aspetti
soddisfacenti, come testimonia innanzitutto
l’aspettativa di vita che ci pone ai primi posti
nel mondo. È quanto rileva la Relazione sullo
Stato Sanitario del Paese relativa agli anni
2005-2006, inviata nei giorni scorsi ai presidenti di Camera e Senato dal Ministro della
Salute Livia Turco, come previsto dal Decreto
Legislativo 229 del 1999, per fornire un’informazione al Parlamento e al Paese sullo stato di
salute degli italiani e sulle politiche sanitarie.
Come sottolineato nel documento, si può
ben sperare per l’andamento epidemiologico
di alcune patologie in particolare, se si considera la risposta del Paese ad iniziative di prevenzione, che cominciano a dare i loro frutti.
Ad esempio, si osserva una diminuzione
costante del fumo di tabacco (noto fattore di
rischio per molte patologie di tipo respiratorio, cardiovascolare e oncologico), una riduzione progressiva della mortalità per tumore
(merito delle campagne di screening e delle
diagnosi fatte più precocemente, che permettono interventi terapeutici più efficaci).
Tuttavia, vi sono ancora aree che possono
essere migliorate: le malattie respiratorie croniche sono tuttora un problema diffuso, il
consumo di alcool rimane piuttosto elevato,
soprattutto nelle fasce di età più giovani, il
diabete e l’obesità hanno una diffusione
preoccupante, specialmente per le possibili
complicazioni future.
Un quadro complesso e articolato che presenta - come si legge nella relazione - molti
motivi di ottimismo ma che indica anche la
necessità di interventi che il Ministero della
Salute ha in parte già intrapreso alla luce del
programma di governo della sanità del
Ministro Livia Turco. Un New Deal della
Salute, a quanto stabilito dal Patto per la
Salute tra Governo e Regioni siglato nel settembre 2006, che si compone di un accordo
non solo normativo e programmatico ma
anche di certezza finanziaria, e che ha portato ad offrire più risorse, più servizi, più efficienza e a combattere gli sprechi.
Per quanto riguarda la prevenzione, si ricorda il programma Guadagnare salute, rendere facili le scelte salutari, voluto dal Ministro
Livia Turco e approvato dal Governo con il
Decreto del Presidente del Consiglio dei
Ministri del 4 maggio 2007, in accordo con
le Regioni e Province autonome, che rappresenta il primo atto di coordinamento delle
azioni e delle campagne di comunicazione
tra tutti i livelli istituzionali, il mondo della
scuola, dei produttori e dei consumatori per
la prevenzione delle malattie croniche, per
esempio i tumori, il diabete, le malattie respiratorie e cardiovascolari, attraverso l’adozione di stili di vita corretti: una alimentazione
sana, niente fumo, meno alcool, più movimento.
:27
romalive
DOSSIER Municipio Roma IX
[ a cura di • Marta Cecchini ]
Comitato Abitanti di Via Lidia, Via Segesta e Zone Limitrofe
Intervista al presidente Roberto Schirru
Com’è nato il Comitato e di cosa si occupa?
Il comitato è nato per protestare contro un ex
cinema adibito a discoteca, la Macuba In che
poi diventò lo Stellarium. Il problema più
grande era l’allocazione della cupola all’interno delle palazzine di via Segesta e di via Lidia
che creava un rimbombo acustico terribile per
chi abitava in quei comprensori. Per non parlare poi dei gruppi musicali più assordanti che
suonavano musica Heavy Metal che, oltre a
rompere letteralmente i timpani, creavano
confusione anche fuori dalla discoteca: macchine in tripla fila, ragazzi di 14 – 15 anni
senza cura per l’igiene e senza il rispetto degli
orari notturni. Non mancavano episodi di
naziskin che cantavano a squarciagola anche
fuori dal locale. Dopo tanti anni di battaglia,
per cercare di rendere il locale un posto più
tranquillo, adibito solo a musica soft, l’amministrazione ha deciso di revocare l’autorizzazione alla discoteca. Circa un anno e mezzo
fa, il Comune ha comprato l’ex cinema con
l’intento di realizzarci due scuole, una di musica e l’altra di teatro: un centro per avviare i
giovani, e non solo, alla passione per la musica e il teatro.
Siete d’accordo con il programma del
Comune?
Sì, anche perché il programma è decisamente
conforme alla struttura del luogo, che è caratterizzato da meravigliosi affreschi del Capotosti, che negli ultimi anni sono stati coperti
dai gestori della discoteca: un vero peccato!
Parliamo del Parco della Caffarella.
Inizialmente il Parco è stato difeso a spada tratta dai “canari” della zona che hanno speso
diversi soldi per la sua pulizia, per portarci a
spasso i propri cani. Noi, vorremmo che fosse
sistemata la parte del Parco limitrofa alla zona
di via Lidia e di via Segesta, per realizzare piste
ciclabili, percorsi per il jogging, uno spazio giochi per i bambini e uno dedicato esclusivamente ai cani. Il Parco è bello così com’è, per-
ché si è costruito negli anni con una vegetazione naturale, cresciuta naturalmente e progressivamente nel tempo.
Parliamo di sicurezza e di nomadi.
Noi riusciamo a convivere con tutti, anche con
i nomadi. Ritengo infatti che ci sia troppo
allarmismo riguardo al problema nomadi,
anche perché i furti ci sono sempre stati e non
sono di certo commessi dagli abitanti di questa zona, tanto meno dai nomadi che girano
nel quartiere. Sono furti commessi da gente di
altre zone.
Viabilità e segnaletica stradale.
Non abbiamo eccessivi problemi di viabilità. È
un quartiere normale come tanti altri di Roma.
L’attesa eccessiva per i mezzi pubblici è causata probabilmente dal traffico, dalle macchine
in doppia fila e dalla carenza di personale sui
mezzi. Il traffico intenso in alcune ore della
giornata, deriva dalla tangenziale che dista
solo poche centinaia di metri dalle nostre abitazioni. Pensi che riusciamo a sentire le macchine che sfrecciano a tutta velocità da via
Cilicia! Speriamo che la nuova amministrazione prenda in considerazione un nuovo piano
per sistemare la Tangenziale, attraverso studi
specifici con l’ausilio di architetti esperti.
Comitato di Villa Fiorelli
Intervista a Maria Cordua, cittadina ed ex collaboratrice del Comitato
Dalla recente ristrutturazione di Villa
Fiorelli, cos’è cambiato?
Sicuramente rispetto a prima sono stati risolti
molti problemi, vista la situazione di degrado
in cui versava la Villa. Attualmente, però, si
rischia di rovinarla nuovamente per via dei
pochi spazi a disposizione per far scorazzare
liberi i cani e per la confusione che si crea tra i
bambini che vogliono giocare nel parco con il
pallone e gli anziani che appartengono al
Centro Anziani, ex bocciofilo. Riguardo all’area
specifica per i cani, avevamo proposto di creare uno spazio più ampio, oltre la via della stazione Tuscolana, dietro le mura di via Casilina.
La Villa non ha molti spazi per poter far convivere serenamente i cani, i bambini e gli anziani insieme: ognuno ha esigenze diverse che
sono difficili da far conciliare in un piccolo
parco. Poi anche le siepi aromatiche che avevano piantato, hanno iniziato gradualmente a
rovinarsi, non solo per colpa dei cani che continuano a fare le buche nel terreno, ma principalmente a causa dell’inquinamento. Del bel
prato all’inglese e delle rigogliose siepi, ne
sono rimaste ben poche. La villa è troppo piccola per l’utenza della zona e la conseguenza
è che si sta di nuovo deteriorando, perché
28:romalive
manca la manutenzione.
Quali sono i cambiamenti apportati alla Villa?
Precedentemente ai lavori, la Villa aveva un
aspetto omogeneo con le ville e i giardini circostanti, come se fosse un tutt’uno con loro.
Oggi, al contrario, è stata ampiamente recintata. Per delinearla hanno creato un cerchio
realizzato con dei sanpietrini e con gli alberi di
pino che sono stati poi sostituiti per i problemi in superficie, derivanti dalle radici.
Non si possono realizzare lavori di ristrutturazione di un certo livello, se poi si pecca di negligenza nel mantenimento della struttura.
Manca completamente la cura degli alberi
presenti nella Villa, e un riassetto per lo scolo
delle acque, nella parte più alta che, a lungo
andare, ha formato diversi canali, scombinando l’assetto originario dei vialetti, con la conseguente formazione di solchi profondi creati
dall’acqua piovana.
Parliamo ora di viabilità.
Il problema principale del quartiere è la mancanza di una segnaletica stradale adeguata nei
pressi di via della Stazione Tuscolana, via
Taranto e piazza Ragusa. Mi riferisco alle strisce pedonali e ai cartelli dello STOP che non
sono stati posizionati a dovere, creando non
poche difficoltà ai pedoni, nella fase di attraversamento stradale. Per non parlare poi dei
parcheggi: la situazione è drammatica. Hanno
creato ulteriori parcheggi a pagamento, delimitati con le strisce blu, senza disporre di una
zona con parcheggi liberi (striscia bianca).
Questo comporta un altro problema per l’automobilista, la ricerca di un parcometro funzionante nel quartiere, che sta diventando
quasi un’impresa. Sono molti, infatti, i parcometri per il pagamento del ticket distrutti dalla
delinquenza. Cosa si aspetta a sostituirli? Il
problema va risolto al più presto perché sta
diventando un vero disagio. Bisogna intervenire prima che la situazione diventi catastrofica.
Comitato di Quartiere “Sveiete Roma”
Intervista al presidente Anna M. Macioce
Come state gestendo i problemi presenti
nel vostro territorio?
Grazie all’aiuto di una persona nel Municipio
di nostra conoscenza, sensibile ai problemi del
nostro quartiere, abbiamo iniziato a mettere
in atto il programma per ristrutturare quello
che serve. Ogni anno ci manda dei fondi per i
lavori di ristrutturazione necessari a rendere la
zona agibile ai cittadini. In un anno e mezzo è
venuto quattro volte sul territorio per alcune
emergenze che si erano presentate, e visto
che è anche presidente della Commissione
Sicurezza del Comune di Roma si è impegnato per impedire la tendopoli che era stata prevista, senza criterio, per il ricovero dei senza
tetto. La tendopoli, che poteva accogliere circa
300 persone, era infatti posizionata davanti
all’oratorio di San Gaspare, accanto alla scuola, e gestita da semplici volontari, senza alcuna competenza in questo campo. Per evitare
problemi di sicurezza pubblica, avevamo proposto di spostare queste persone all’interno
della struttura della parrocchia. Il presidente
del IX Municipio, la Fantino, aveva firmato al
parroco un’autorizzazione illegale. Noi ci
siamo mossi contro questa iniziativa, non allo
scopo di ledere la sua buona opera, ma contro le modalità sbagliate con cui è stata realizzata. Visto che non era possibile lasciare la
gestione dei senza tetto solamente ai volontari, sono dovute intervenire le forze dell’ordine.
Torniamo ai lavori di ristrutturazione.
Per il rifacimento dei marciapiedi di via di
Rocca di Papa, al Dipartimento XII sono stati
previsti due impegni di 10.000 Euro. Il
Municipio sapeva che era passato l’emendamento e che, a breve, si sarebbe aperto il
bando per i lavori, ma di sua iniziativa ha sprecato altri 10.000 euro che non facevano parte
del progetto, per il rifacimento di una parte
dei marciapiedi. Finiti quei soldi, che avanzavano al Municipio, hanno bloccato i lavori. Ma
perché non usare i 20.000 euro che avevamo
a disposizione? Ora sono costretta a far presente al dipartimento che alcuni lavori sono
stati già realizzati e che manca di finire solo il
tratto centrale del marciapiede di via di Rocca
di Papa e di utilizzare la parte restante dei
20.000 euro per ristrutturare i marciapiedi di
via Genzano. L’Ufficio Tecnico mi ha risposto
che i soldi non ci stanno. Ma come è possibile sprecare dei soldi in più quando ci sono a
disposizione i 20.000 Euro previsti? Ho parlato con il direttore tecnico del lavori, esortandolo a telefonare alla signora del dipartimento, ma si è rifiutato di collaborare. Qui la politica non c’entra. È un problema di mancanza
di comunicazione tra il Municipio e il dipartimento.
Avete avuto un confronto anche con il
presidente?
Sì. La Sig.ra Fantino, mi ha detto che se a loro
arrivano queste piccole cifre, gli fanno più
danno che altro! Da questa sua risposta, non
prenderà neanche un voto dal nostro
Comitato perché si capisce che poco le importa dei problemi dei cittadini che abitano nel IX
Municipio. Saranno anche piccole cifre, è
vero, ma sono i soldi necessari per risolvere i
disagi presenti nel territorio.
Quali sono i disagi che avvertono i cittadini del municipio?
Alla Fermata dell’85 a via Genzano, manca la
pensilina che abbiamo già riiesto nel giugno
2007. Non capisco il perché di questo ritardo
visto che le pensiline non si pagano, ma vengono pagate dagli sponsor. Le hanno messe
ovunque, anche nella piazza di Santa Maria
Ausiliatrice, dove non ci sarebbe neanche
stato bisogno, visto gli alberi e le panchine a
disposizione di chi aspetta l’autobus. Davanti
a questa fermata c’è un bar, che giornalmente fa il pronto soccorso agli anziani che si sentono male, alla fermata dell’85. In inverno,
non sono riparati dalla pioggia e durante il
periodo estivo attendono l’autobus, sotto il
sole cocente. Abbiamo scritto alla presidente
Fantino e all’Atac circa un anno e mezzo fa,
senza ottenere nessuna risposta. Mi hanno
detto solamente che il problema compete alla
presidente che deve prima cedere il suolo
pubblico all’Atac. Ma è rimasto tutto bloccato.
A che punto sono i lavori di ristrutturazione del Mercato Colli Albani?
Il municipio affermava di avere 200.000 Euro
a disposizione per i lavori di adeguamento e
messa a norma del mercato Colli Albani. Solo
che, all’evidenza, non hanno fatto i lavori previsti in piantina. Hanno chiuso di corsa il mercato per fare solo piccoli lavori. Attualmente
non è stato rifatto ancora l’impianto elettrico
e non hanno ancora portato l’acqua (hanno
portato solo i tubi). L’impianto delle fogne
ancora non è stato allacciato. Gli assessori del
Municipio ci hanno ostacolato nella raccolta
firme per la richiesta di altri finanziamenti per
la ristrutturazione del mercato. Finite le lezioni partirà una campagna informativa e una
p e t i z i o n e p e r i n s e r i re n e l p ro s s i m o
Assestamento di bilancio la cifra necessaria
per la ristrutturazione del mercato Colli albani.
Quali sono gli altri problemi della zona?
La situazione degli alberi di via Genzano e di
via Albano è veramente disastrosa. Per gli
anziani e per le mamme con il passeggino è
veramente pericoloso camminare sui marciapiedi, visto che l’asfalto è completamente rialzato dalle radici degli alberi. Pensi che abbiamo dovuto far cambiare tutti gli alberi di via di
Rocca di Papa perché erano malati e perché i
rami cadevano improvvisamente, con il rischio
di uccidere i passanti. Inoltre, riguardo alla
segnaletica stradale, vorrei far presente la
pericolosità dell’incrocio di via Genzano e via
di Rocca di Papa. Gli incidenti sono all’ordine
del giorno, vuoi per il fatto che lo stop non lo
rispetta nessuno e perché le strisce andrebbero riverniciate di bianco, per una migliore visibilità. Appena aprirà l’area verde farò richiesta
ai Vigili Urbani per far mettere il semaforo a
quell’incrocio. Le strade sono tutte in queste
condizioni. I cartelli del dare precedenza e
dello stop non sono visibili perché, spesso,
sono nascosti dai rami e dalle foglie degli
alberi.
Parliamo della sicurezza nel vostro quartiere.
I cittadini della zona avvertono un certo disagio per la presenza di nomadi itineranti che
provengono da altre zone e che non vogliono
integrarsi, come hanno fatto invece quelli di
Arco di travertino che sono stati inseriti nel
tessuto della nostra società attraverso un progetto di rieducazione e inserimento nel
mondo del lavoro. I nomadi, sgombrati dal
Parco della Caffarella o da quello di Tor
Fiscale, creano problemi di sicurezza pubblica
perché rovesciano i cassonetti e rendono inutilizzabili i vestiti raccolti all’interno dei contenitori per la beneficenza. Furti e borseggi sono
all’ordine del giorno, anche perché questi
nomadi si camuffano da gente normale.
Quelli poi che provengono dalla Romania con
i pullman, bivaccano sui prati e si ubriacano.
Serve un serio provvedimento per riuscire ad
integrarli nella società o provvedere presto al
loro spostamento.
Nel IX Municipio ci sono dei punti di ritrovo per gli anziani?
Sì. Esistono diversi centri anziani che funzionano in maniera ottimale. Si organizzano, di
frequente, iniziative per lo svago, come le gite
culturali fuori porta.
Per i giovani, invece?
Purtroppo non c’è nulla e gli oratori delle parrocchie del quartiere non rispondono più alle
esigenze dei ragazzi di oggi. Siamo in attesa
della realizzazione del Centro Culturale Polivalente sulla piazza di Arco del Travertino, come ritrovo sociale per ragazzi e la struttura
composta da palestra e piscina a via Genzano.
C’è anche il problema drammatico della droga: capita spesso di vederli insieme scambiarsi la sera “non solo chiacchiere”, vicino alle
macchine posteggiate a motore spento.
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romalive
Municipio XII informa
[ a cura del Presidente del Consiglio del Municipio Roma XII • Augusto Culasso ]
L’agro Ostiense con le capanne
L’Agro Ostiense si presentava come un immenso stagno paludoso che si estendeva intorno alla foce del Tevere, punteggiato dalle
capanne dei contadini.
Tutti erano al servizio del mercante di campagna che forniva ai lavoratori dell’Agro alloggio
in case, capanne o grotte nella più assoluta
promiscuità. Le capanne erano isolate o raggruppate in villaggi, abitate per nove mesi all’anno, il tempo in cui i lavoratori si trattenevano sui campi.
Le capanne, che somigliavano a quelle preistoriche, avevano una forma circolare con il
tetto a punta acuta ed erano di legno, granoturco e paglia. L’ingresso era un buco attraverso il quale si doveva entrare curvi, ma che
aveva lo scopo di proteggere questi poveracci
dalle intemperie e dal freddo… In pochi metri
quadrati vivevano anche 20-25 persone mentre nelle capanne più grandi, rettangolari, alloggiavano fino a 150 persone. Al centro si
trovava il focolare senza sfogo per il fumo ed il
pavimento era la terra. Il focolare, ancora preistorico era una pietra posta al centro alla quale si dava fuoco… Qui, quando la pietra era infuocata, o nel caldaio, si cucinava la focaccia
di granoturco. Qualche volta si cucinava anche la carne di bestie trovate morte o disseppellite alla bisogna.
I lavoratori meno fortunati alloggiavano in
grotte umide, che tutt’ora a centinaia costellano la campagna romana. In ognuna di esse
abitavano una quarantina di persone.
Nelle paludi i villaggi di campagna si chiamavano lestre. Attorno ai villaggi lungo l’Ostiense fiorivano una serie di piccole industrie: lo
sfruttamento del bosco con la raccolta delle
ghiande, qualche volta usate per la panificazione, la fabbricazione del carbone, ma soprattutto per l’allevamento dei porci, dei cavalli e degli ovini. Molti vendevano i loro porodotti in città. C’erano i ranocchiari, i raccoglitori di violette, i giuncaroli, i cercatori di lumache e di more, ma anche i mignattari, cioè i
raccoglitori di sanguisughe… Era tutto un sottobosco di lavoratori che in un modo o nell’altro mandavano avanti le loro famiglie. Questi lavoratori dell’agro si spostano da una tenuta all’altra formando una carovana pittoresca di uomini e di donne, con le loro povere
cose sotto il braccio. Le donne recavano i lattanti in un canestro sulla testa, mentre i più
piccoli seguivano la processione sgambettando attaccati alla gonna della madre. La carovana procedeva tra canti di stornelli, frizzi, lazzi, bestemmie o parolacce con le quali si intrecciavano le risate argentine degli innamorati. I lavoratori possedevano un solo vestito
per tutte le stagioni. Questa era la dura e triste
vita del latifondo.
identità locale che è a mio parere un elemento
strutturale necessario per accrescere il senso di
appartenenza che, oltre a dare un tono alla
nostra esistenza quotidiana, consente ai cittadini di riappropriarsi attraverso la riscoperta
dei luoghi della storia e della memoria dei tan-
ti Quartieri dei nostri Municipi, del loro habitat
naturale, sociale e urbano. Su tale “senso“ si
può far leva per migliorare i nostri quartieri, liberandoli dal degrado e dall’abbandono, riscoprendo così il piacere dello stare insieme
per costruire la vera qualità urbana.
Sicurezza
Dobbiamo dire che a Roma il tema della sicurezza risulta essere percepito dai cittadini come un problema reale. Occorre quindi dare
delle risposte con adeguate politiche di contrasto dei fenomeni di criminalità e di devianza. Servono politiche attive di prevenzione
che, agendo sulla morfologia dei legami sociali, accrescano la fiducia e infondano maggior sicurezza nel cittadino.
Si tratta di attivare interventi di stabilità culturale verso la “sicurezza percepita” attraverso
politiche di cablaggio sociale che favoriscano
la messa in rete delle insicurezze individuali in
un quadro di rete sociale di comunità allargata o di vicinato che potrebbero aiutare la persona sola, fragile, diversa o povera a non sentirsi esclusa dalla Comunità dei cittadini.
Tante iniziative attivate dal Comune di Roma
come le Notti Bianche, le Domeniche ai Fori o
le Domeniche Ecologiche, hanno in fondo
questo scopo “ rifondativo “ per una città impegnata a contrastare il mugugno, l’ insicurezza, la paura, la defezione e la disaffezione
al fine di accrescere e far diventare egemone il
senso civico e la partecipazione ai processi decisionali della città.
Sto personalmente lavorando sul concetto di
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Aprite al transito delle auto civili la città militare
Sono anni che i cittadini residenti nei quartieri
limitrofi alla Città Militare sono costretti a subire spesso file estenuanti per raggiungere le
proprie abitazioni, le scuole i servizi o gli uffici.
Infatti, nonostante l’espansione verso il mare
della città di Roma che soprattutto nel quadrante Ovest porterà all’edificazione di molti
nuovi insediamenti edilizi, non c’è nessun segnale di “comprensione” verso i tanti cittadini,
costretti ad aggirare la Città Militare per potersi spostare. Chi abita alle Cecchignola, sull’Ardeatina, a Castel di Leva, a Fonte Meravigliosa
o lungo la Laurentina (oltre 70.000 abitanti), è
fortemente penalizzato da una realtà che un
tempo periferica, si trova oggi inserita nella città consolidata costituendo di fatto una vera e
propria barriera architettonica.
Credo che si debba fare qualcosa per risolvere
questo problema più volte segnalato dai nostri
concittadini del Municipio.
Un suggerimento mi permetto di darlo: aprire
al transito delle auto civili, via dell’Esercito, oppure in alternativa aprire via dei Genieri.
Decentramento
Dopo la lunga stagione del decentramento
che ha spostato poteri e competenze dal centro alla periferia, assistiamo ora ad un “irrigidimento“ dell’amministrazione centrale nei
confronti del decentramento municipale incapace di assolvere appieno all’ “onda d’urto”
prodotta dalla Società reale nelle sue varie articolazioni.
A mio parere non sempre ciò risulta privo di
plausibili motivazioni, in quanto oggi, l’amministrazione municipale, sia nella accezione
squisitamente amministrativa che in quella politica esercente il ruolo di organo di prossimità,
non risulta ancora in grado a far fronte adeguatamente a quel fiume in piena rappresentato dalle innumerevoli domande espresse
dalle varie nuove forme di partecipazione popolare. Oggi possiamo dire che la società della conoscenza, diventa sempre più una società
della consapevolezza a cui la politica non sem-
pre è in grado di fornire adeguate risposte, accompagnandone i processi. I quartieri romani
un tempo borgate capaci di esprimere domande a bisogni essenziali (acqua, strade, luce
e fogne), si stanno trasformando in centralità
di servizi e di reti cablate, in cui i bisogni sono
sempre più complessi
e sofisticati. La sala
del Consiglio municipale, un tempo luogo
di scelte e di decisioni
solitarie, è un pullulare di iniziative promosse delle innumerevoli associazioni dei
bisogni e organizzazioni degli interessi,
che producono istanze,
domande, proposte ai
quali la sgangherata
organizzazione municipale, espressione di un rapsodico decentramento amministrativo non può
far fronte spesso neanche sul piano formale. È
un discorso complesso che attiene agli istituti
del decentramento!
Poesia: Se potessi
Se potessi cogliere quel fiore
nel recinto irto di bottiglie
se potessi osservare il suo colore
per poterlo confrontare con il mio
Se potessi mirarlo da vicino
per poter risaltare le sue forme
il profumo che sento da lontano
quando il vento soffia da quel verso
Se potessi abbattere quel muro
su cui prono affaccio la mia testa
con il corpo dall’altra del recinto
ed il cuore sospeso su quel fiore
Augusto Culasso
:33
romalive
arte a Roma
[ di • Francesca Colaiocco ]
Alle Scuderie del Quirinale, lo splendore del XIX secolo
”L’Ottocento. Da Canova al Quarto Stato”, fino
al 10 giugno presso le Scuderie del Quirinale, è
la prima rassegna italiana dedicata ad un secolo emblematico per l’indipendenza del nostro
Paese, caratterizzato allo stesso tempo da una
grande ricchezza artistica non sempre riconosciuta a livello internazionale. Ne sono un esempio i circa 100 capolavori selezionati da Maria
Vittoria Marini Clarelli (Soprintendente alla
Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma),
Fernando Mazzocca e Carlo Sisi, importanti studiosi dell’arte ottocentesca che hanno riportato
all’attenzione del pubblico bellissimi dipinti
quali l’appassionato “Il bacio” di Francesco
Hayez, lo storico “Il Quarto Stato” di Pellizza da
Volpedo e alcune sculture tra cui “I pugilatori”
di Antonio Canova. “Tutte le opere - spiegano i
curatori dell’esposizione - sono collocate in un
dialogo immediato ed emozionante e segnano
una dimensione eroica, quella dell’arte come
impegno di fronte alla società e alla storia, l’inizio e il termine di un Ottocento che non ha
smarrito, pur attraverso radicali e dolorose trasformazioni, il senso della grande tradizione italiana”. Canova, Tenerani, Bartolini, Vela, Duprè
e Medardo Rosso sono solo alcuni dei 72 artisti
che, pur con linguaggi differenti, raccontano
passioni, speranze e delusioni di un secolo cruciale per l’apertura dell’Italia alla società moderna: dalla caratteristica pennellata dei Macchiaioli, basata sulla sintesi plastica e cromatica,
alle vibrazioni luminose di Morelli o alle sperimentazioni atmosferiche della Scapigliatura e
del Divisionismo. Movimento artistico, quest’ultimo, che comprende pittori come Pellizza da
Volpedo, Segantini, Morbelli, Novellini e Previati, testimoni della grandezza e dell’innovazione dell’epoca. Le Scuderie del Quirinale offrono
una panoramica degli artisti che tra Roma,
Milano, Firenze e Napoli hanno saputo reinterpretare l’arte classica realizzando capolavori
ispirati alla semplicità della natura, alla quotidianità della vita e alla profondità dell’animo umano. Un’idea del bello del tutto originale e conforme all’esistenza dell’uomo moderno che è
possibile riscoprire in opere come il già citato “Il
bacio” di Hayez, abitualmente collocato nelle
sale della Pinacoteca di Brera a Milano. Ed è
proprio questo bellissimo dipinto, frutto del
lavoro del massimo esponente della scuola
romantica italiana, a farci rivivere alcuni degli
ideali che hanno caratterizzato l’Ottocento: la
passione amorosa dei due innamorati che si
scambiano un bacio nel momento dell’addio e
il patriottismo di un ragazzo che saluta la sua
amata prima di partire volontario per la guerra.
Altrettanto emblematico è il celebre ed enorme
dipinto di Pellizza da Volpedo (ben 5 metri e
mezzo di lunghezza per 283 centimetri di altezza), simbolo della lotta sociale del cosiddetto
“quarto stato”, il proletariato, considerato dall’ordinamento giuridico francese precedente
alla Rivoluzione come ceto inferiore rispetto al
clero, alla nobiltà e alla borghesia.
Degni di nota anche i ritratti, come il Napoleone
Bonaparte di Andrea Appiani (prima raffigurazione dell’imperatore francese), le malinconiche
scene familiari di Silvestro Lega e le intense
opere di Giovanni Fattori, provenienti da importanti raccolte pubbliche e private. Obiettivo
della mostra romana è quello di testimoniare
ancora una volta la rilevanza artistica di opere
che, al pari di altri capolavori europei, esprimono il sentimento di un Paese in lotta per l’indipendenza e la realizzazione di una società
moderna. Orari: da domenica a giovedì
10.00 - 20.00 venerdì e sabato 10.00 - 22.30
Prezzi: Intero 10 euro, Ridotto 7,50 euro
Pierre-Auguste Renoir: artista moderno dal gusto classico
Dopo nove anni di assenza, torna al Complesso
del Vittoriano di Roma, fino al 29 giugno 2008,
una mostra dedicata ad uno dei maggiori esponenti dell’arte dell’Ottocento: “Renoir. La maturità tra classico e moderno” comprende circa
130 opere tra dipinti, lavori su carta e sculture
che ripercorrono gli oltre quarant’anni di percorso artistico del grande maestro francese. La
rassegna è curata dalla storica dell’arte Kathleen
Adler e le opere in esposizione provengono da
prestigiose collezioni private e importanti musei
pubblici di tutto il mondo come la National
Gallery of Art di Washington, il Montreal
Museum of Fine Arts di Montreal, il Museu de
Arte de São Paulo Assis Chateaubriand di San
Paolo del Brasile, il Musée National d’Art Moderne di Parigi, la National Gallery di Londra e la
Mahmoud Khalil Collection del Cairo. Obiettivo
principale dell’esposizione è quello di porre l’accento sull’opera completa del pittore senza soffermarsi esclusivamente sulla fase impressionista, alla quale l’artista è generalmente associato. “Lo stretto coinvolgimento di Renoir con il
gruppo impressionista - spiega infatti la curatrice della mostra - durò dalla fine del 1873 al
1877, un periodo brevissimo nell’arco di una
carriera molto estesa. Si pone pertanto l’esigenza di ripensare la definizione di ‘impressionista’
attribuita al pittore e di valutare sotto una luce
diversa i quarant’anni di carriera successivi al
suo legame con il movimento. Se negli anni settanta dell’Ottocento l’attenzione alla rappresentazione della vita moderna, tipica dell’‘impressionismo’, fu per Renoir una priorità, nel
periodo successivo i suoi interessi subirono un
mutamento sostanziale. Ancora una volta, allora, vale la pena notare quanto breve sia stata la
parentesi impressionista rispetto ai lunghi anni
consacrati all’elaborazione di una rappresentazione in chiave moderna dell’eterno e dell’atemporale”. Pierre-Auguste Renoir, quarto di
cinque figli, nasce a Limoges nel 1841 e all’età
di 3 anni si trasferisce a Parigi con la famiglia.
Nel 1854, incoraggiato dal padre, entra in un
laboratorio come apprendista pittore di porcellane e qualche anno dopo comincia a lavorare
con un pittore specializzato nella produzione di
immagini sacre, facendosi apprezzare ancora
una volta per il suo talento. Nel 1860 ottiene il
permesso di studiare i maestri antichi presso il
Louvre, in particolare Rubens, del quale ammira
la morbidezza e la sensualità delle figure, e pittori del Settecento come Fragonard e Boucher,
che lo affascinano per i delicati passaggi tonali
e l’armonia dei corpi con l’ambiente circostante. Due anni dopo si iscrive all’École des BeauxArts, dove ha modo di perfezionare la sua tecnica e di conoscere Alfred Sisley, Claude Monet
e Frédéric Bazille, accostandosi alla poetica del
gruppo di Barbizon e al grande maestro Manet.
Decisivo anche l’incontro con il più anziano
Courbet, avvenuto nel 1865, esperienza fondamentale per il suo percorso artistico e per la
nascita dell’Impressionismo (la prima esposizione risale al 1874). Ma è proprio nel nostro Paese
che Renoir scopre, tra il 1881 e il 1882, i capolavori della tradizione classica e dell’arte italiana:
grazie alla conoscenza dell’opera di Raffaello,
l’artista comincia a intraprendere una seria
riflessione sull’evoluzione del proprio stile, che
da quel momento sarà caratterizzato da una
maggiore delicatezza ed essenzialità (ne è un
esempio il ricorrente tema delle “bagnanti”).
Verso la fine del secolo, la serenità dovuta al
successo e ad una stabile situazione familiare si
manifesta nelle opere di celebrazione della vita
delle classi borghesi, come il “Ritratto delle figlie
di Catulle Mendès al piano” o le “Fanciulle al
piano”, prima opera acquistata dallo Stato francese. Il periodo della maturità è segnato invece
da gravi malattie, soprattutto quell’artrite che
ostacolerà quasi completamente la sua libertà
di espressione artistica, fino alla morte per congestione polmonare avvenuta nel 1919 a
Cagnes. La mostra romana, oltre a presentare il
viaggio di Renoir nel nostro Paese quale
momento decisivo nel suo percorso artistico, testimonia la grande varietà di tecniche e soggetti scelti dall’artista per le sue opere, che rivelano
una forte passione per la natura sotto ogni aspetto. Il percorso parte dall’esposizione delle nature morte, passando per i volti e i nudi femminili della sala centrale, ricordi della classicità e del
colorismo veneto. Bellissimi i ritratti, specialmente le immagini di donne, raffigurate nella semplicità dei gesti quotidiani o in pose ufficiali: solo
un esempio dell’opera di un grande maestro dell’Ottocento. Orari: dal lunedì al giovedì 9.30
- 19.30 venerdì e sabato 9.30 - 23.30 domenica 9.30 - 20.30, Biglietti: Intero € 10,00
Ridotto € 7,50
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romalive
PLANET CINEMA
Appuntamento al cinema:
le anteprime di maggio
[ a cura di • Francesca Colaiocco ]
Un amore di testimone (dal 9 maggio al cinema)
Questa commedia di Paul Weiland può essere considerata la versione maschile de “Il matrimonio del mio migliore amico”,
film portato al successo da Julia Roberts, Cameron Diaz e Rupert Everett. Nel racconto di Weiland, Tom (Patrick Dempsey)
e Hannah (Michelle Monaghan) sono amici di lunga data e tra loro non c’è mai stato alcun legame sentimentale, anche
perché le loro aspirazioni sono completamente diverse: Tom è uno “sciupafemmine” che colleziona avventure senza alcuna voglia di impegnarsi, mentre Hannah è una sognatrice che crede nel principe azzurro e nel matrimonio. Quando finalmente Hannah confida all’amico Tom di aver trovato l’uomo dei suoi sogni e gli chiede di farle da testimone al matrimonio, il ragazzo si rende conto di essere innamorato di lei. Quale stratagemma userà Tom per rivelare ad Hannah i propri sentimenti e impedire il matrimonio? Con Michelle Monaghan, Patrick Dempsey, Kevin McKidd, Sydney Pollack,
Kelly Carlson, Busy Philipps, Kathleen Quinlan, Sarah Wright e Kadeem Hardison.
Certamente, forse (dal 16 maggio al cinema)
Will Hayes (Ryan Reynolds, già protagonista di “Smokin’ Aces” e “The Amityville horror”) è un giovane consulente politico in procinto di divorziare dalla moglie. Fulcro di questo racconto diretto da Adam Brook è il dialogo tra Will e la figlia
undicenne: la bambina (interpretata da Abigail Breslin) non riesce a comprendere le motivazioni che hanno portato i genitori alla separazione, così il padre comincia a raccontarle le esperienze sentimentali e non della sua vita, dall’arrivo a New
York in occasione delle primarie democratiche del ’91 passando per gli amori abbandonati e le passioni finite male. Un racconto moderno di amore, amicizia e vita ambientato nella città di Manhattan, teatro di molte commedie romantiche americane. La fotografia è di Florian Ballhaus. Con Elizabeth Banks, Isla Fisher, Kevin Kline, Kevin Corrigan, Rachel Weisz, Ryan
Reynolds, Derek Luke, Abigail Breslin, Annie Parisse e Alexie Gilmore.
Oltre il fuoco (dal 16 maggio al cinema)
Film drammatico di Susanne Brier (candidata all’Oscar per il precedente “Dopo il matrimonio” come miglior film straniero) sul coraggio di affrontare i periodi bui della propria esistenza e ricominciare a sperare grazie alla forza del sostegno reciproco. Audrey Burke (Halle Berry) ha perso tragicamente il marito ed è rimasta sola insieme ai due figli. Le loro giornate
scorrono molto tristemente, fino a quando la donna non decide di ospitare in casa Jerry (Benicio Del Toro), migliore amico del marito e avvocato con alle spalle una dipendenza dalla droga, del quale Audrey ha sempre diffidato. Comincia così il rapporto tra due estranei, accomunati dall’affetto per una persona scomparsa: “Things we lost in the fire”, titolo originale della pellicola, non è solamente l’elenco degli oggetti persi nell’incendio ma la lotta di un uomo e una donna che
cercano di affrontare il presente con vicendevole forza d’animo, regalando ai due bambini l’affetto di una figura paterna.
La sceneggiatura è di Sam Mendes.
Indiana Jones e il Regno del Teschio di Cristallo (dal 23 maggio al cinema)
Indiana Jones era scomparso dal grande schermo nel 1989, anno della sua ultima avventura. Ma l’attesa del pubblico è
stata premiata: il regista Steven Spielberg è tornato alla ribalta con un film d’azione incentrato sul tema del soprannaturale. Scritto da David Koepp e prodotto da George Lucas, l’ultimo capitolo della saga è caratterizzato dalla presenza di Shia
LaBeouf, eroe dei “Transformers” nel ruolo del figlio di Indiana Jones, e da Cate Blanchett che interpreta la donna del protagonista, oltre al veterano Harrison Ford. Mistero sulla presenza nel cast di Sean Connery, che per il momento non è ancora esclusa. E visto lo scarso successo degli eredi delle imprese di Indiana Jones (vedi “La Mummia” e “Il mistero dei Templari”), non resta che attendere ancora per poco l’avventura diretta dal grande Spielberg. Nel cast anche Ray Winstone,
Karen Allen, John Hurt, Jim Broadbent, Alan Dale e Joel Stoffer.
The Hitcher (dal 30 maggio al cinema)
Remake dell’omonimo film dell’‘86 realizzato da Robert Harmon e interpretato tra gli altri da Jennifer Jason Leigh, “The
Hitcher” racconta il viaggio di una coppia di collegiali (Grace Andrews e Jim Halsey) a bordo di un’automobile degli anni
Settanta, in occasione delle vacanze primaverili. Durante il tragitto, l’incontro con un uomo in cerca di un passaggio finirà per trasformare la vacanza in un vero e proprio incubo, dal quale i ragazzi cercheranno in ogni modo di fuggire. Un thriller firmato, questa volta, dal regista Dave Meyers e da Michael Bay, produttore di film di enorme successo come “Armageddon” e “Pearl Harbor”. Uscito lo scorso gennaio nelle sale cinematografiche americane, il film è stato apprezzato e allo stesso tempo additato come “road movie adolescenziale” condito da scene di violenza. Nel cast anche la giovane Sophia Bush, protagonista del telefilm americano di successo “One Tree Hill”. Con Sean Bean, Zachary Knighton, Neal
McDonough, Kyle Davis, Travis Schuldt, Jeffrey Hutchinson e Yara Martinez.
Sex and the City: The Movie (dal 30 maggio al cinema)
Ritorno in grande stile per le quattro fantastiche amiche newyorchesi, questa volta in versione cinematografica: la bionda Carrie (Sarah Jessica Parker), la spregiudicata Samantha (Kim Cattrall), la timida Charlotte (Kristin Davis) e la rossa Miranda (Cynthia Nixon) sono ancora una volta alle prese con i problemi quotidiani, così come le abbiamo lasciate. A quattro anni dall’ultima puntata trasmessa dalla rete americana HBO, la serie televisiva più amata dal pubblico femminile approda al cinema nell’usuale veste di commedia romantica, per regalare una degna conclusione alle vicende delle quattro
donne in carriera accomunate dalla passione per la moda e da un problematico rapporto con gli uomini e il sesso. Il lungometraggio realizzato da Michael Patrick King darà finalmente risposta agli interrogativi rimasti in sospeso: Carrie e Big
finiranno per sposarsi? Samantha continuerà ad essere felice con un solo uomo? Charlotte coronerà il sogno di diventare mamma? Miranda e Steve resteranno insieme per sempre?
36:romalive
MI VIDA
TEATRO
[ di • Barbara Frascà ]
Regia e coreografia di Cristina Benitez, coadiuvata dall’assistente Lia Rustica, le musiche di
Davide Galgani, i testi di Linda Galgani, i ballerini Cristina Benitez, Lia Ruscica (“Paquita”,
madre), Or Feldman (“Consuelo”, insegnante), Mirko Lucarelli (l’Angelo), Gianpaolo
Roncarati (“Davide”, fidanzato), Simona di
Espirito, Annalisa Brignola, Martina Frasari,
Lavinia Pasanisi (amiche), i musicisti Josè
Salguero (cantaro, “Juan”, padre), Rosarillo
(cantora), Fabrizio di Melis (violino), Nucho
Nobile (chitarra flamenco), Kiko Farias (chitarra
flamenco solista), Gabriele Gagliarini (percussioni) e la voce recitante di Federico Fiordigiglio.
Presso il Teatro Italia di Roma, dall’11 al 20
Aprile 2008 la Compagnia di Flamenco
Cristina Benitez presenta “MI VIDA”, un’opera musicale che recupera i tradizionali valori
ed elementi cardine dell’arte flamenca, per
raccontare la storia della regista e coreografa
Cristina Benitez.
L’autrice nasce a Barcellona nel 1978, avvicinandosi alla danza già da piccolissima.
Comincia gli studi di danza e coreografia con
specializzazione “FLAMENCO” presso l’Acca-
38:romalive
demia Superiore di Danza
“Istituto del Teatro” di Barcellona, terminati col massimo
dei voti. Nel 1995 riceve il
Premio Straordinario di Danza.
Il flamenco è il nome di uno
stile musicale ed una danza tipiche dell'Andalusia. Le sue fondamenta risiedono in un dialogo tra culture, nella necessità di
creare a partire dal sentimento.
Fortemente influenzato dal
popolo nomade dei Gitani, è
un’arte intensamente espressiva e misteriosa. Un tempo
ristretto nella zona dell'Andalusia, oggi il flamenco fa parte della cultura e della tradizione
musicale della Spagna intera.
Infanzia, Lotta, Sofferenza e Amore sono i
quattro quadri in cui scorre l’opera, in un percorso che dalla nascita della protagonista, si
snoda attraverso le diverse tappe dell’esistenza, senza escluderne le più ostili e difficili, rendendo la danza uno strumento di espressione
e totale liberazione dello spirito della giovane
danzatrice che conquista infine quell’amore e
quell’appagamento che sono propri solo di
coloro che vivono la propria vita pienamente.
Cantaores, chitarristi e bailaores con irresistibile fascino incantano e seducono lo spettatore.
Teatro Italia, via Bari, 18 - Roma.
Per informazioni: 06 44239286
[email protected]
Bau & Miao:
la Rubrica
degli Animali
Galline ovaiole: una vita in prigione
[ a cura di • Marta Cecchini ]
Qui non si parla solo di animalismo o di senso di
civiltà, ma della salute dell’uomo. Infatti, le uova che provengono dalle galline in gabbia, sono
uova malsane, viste le condizioni innaturali in
cui sono costrette a vivere le galline, durante la
loro breve esistenza.
Cari animalisti, la Direttiva Europea del 1999,
che ha introdotto finalmente il bando delle
gabbie di batteria convenzionali dal 1° gennaio
2012, è in pericolo: l’industria avicola fa pressione per prorogare quella data.
FIRMA ANCHE TU LA PETIZIONE a favore
della Direttiva, per il benessere degli animali,
per il rispetto verso ogni forma di essere vivente
e per la sicurezza alimentare.
http://www.infolav.org/lenostrecampagne/allev
amenti/petizionegallineovaiole/
LAV allo 06.4461325
Come si può chiamare “vita” quella delle galline ovaiole allevate in gabbia in uno spazio poco
inferiore a quello di un foglio A4, dove non potranno mai distendere le proprie ali e beccare
sul terreno?
Non vi sembra paradossale continuare a parlare
di civiltà e di democrazia in Italia quando si continua a ridurre in schiavitù gli animali, senza garantire loro i bisogni primari?
APRIAMO GLI OCCHI, ogni anno milioni di
galline vivono così:
- Esposte alla luce artificiale per molte ore, al fine di alterare il loro naturale ciclo giorno-notte,
evitando la riduzione del bioritmo dell’animale,
con un conseguente aumento della produzione da parte degli stessi.
- Chiuse in una gabbia sopra un pavimento in
rete metallica che provoca loro gravi lesioni e
deformazioni ai piedi e alle unghie, le quali crescono a dismisura fino a ritorcersi e spezzarsi
con gravi conseguenze sanitarie. Diverso sarebbe se le galline vivessero all’aperto dove,
nella ricerca del foraggio, le unghie tendono a
consumarsi naturalmente.
- Colpite da una anomala fragilità delle ossa,
con fratture costanti e diffuse forme di osteoporosi.
Private dei loro bisogni elementari, come muoversi, razzolare, covare e pulirsi il piumaggio,
le galline vivono in un perenne senso di frustrazione, fino ad assumere atteggiamenti aggressivi nei confronti delle altre “compagne di
cella”. Non mancano, infatti, i fenomeni di
40:romalive
cannibalismo, ragione per cui le galline vengono sottoposte ad un altro brutale trattamento:
la mutilazione del becco.
Perché allora preferire le uova in gabbia rispetto
ad un uovo sano e nutriente come quello che
proviene da altri allevamenti?
OCCHIO ALL’ETICHETTA: NON SCEGLIERE
LE UOVA ALLEVATE IN GABBIA!
Le uova sono etichettate secondo il metodo di
allevamento, per indicare al consumatore in
quali condizioni di vita sono state tenute le galline che hanno prodotto le uova.
ALLEVAMENTO BIOLOGICO - IDENTIFICATO CON IL CODICE 0
Le galline possono razzolare liberamente all’interno e all’esterno di capannoni, su un
terreno ricoperto da vegetazione e coltivato con metodo biologico. Le galline sono alimentate con cibi biologici, integrati al massimo con un 20% di mangimi convenzionali.
ALLEVAMENTO ALL’APERTO - IDENTIFICATO CON IL CODICE 1
Le galline possono razzolare all’aperto per alcune ore al giorno in un ambiente esterno protetto dal contatto con altri animali. Le uova in questo tipo di allevamento possono essere deposte sul terreno o nei nidi. La densità all’esterno di questo allevamento
è di 1 gallina ogni 4 m2.
ALLEVAMENTO A TERRA - IDENTIFICATO CON IL CODICE 2
Le galline vengono allevate in capannoni all’interno dei quali possono muoversi liberamente ma non hanno accesso all’esterno. Le uova sono deposte sul terreno o sui
nidi. La densità di questo allevamento è di 4 galline per 1 m2.
ALLEVAMENTO IN GABBIA - IDENTIFICATO CON IL CODICE 3
Le galline sono rinchiuse in gabbie disposte in file da 4 a 6, all’interno di capannoni
chiusi, con ventilazione forzata e luce artificiale. La densità di questi animali è di circa
16 - 18 galline per metro quadrato. Le uova sono deposte su un nastro trasportatore
che automaticamente le raccoglie.
Bacheca Annunci
La solita storia: una cagna
randagia ha partorito in prossimità di una stazione di servizio, a Capua (Ce), 8 meravigliosi, splendidi cuccioli di non
più di un mese e che non possono essere più “ospitati” dal
gestore. Cercano una famiglia perché vagheranno presto per la strada.
Loredana 335 6576182
Ricoverati in clinica d’urgenza, servono
aiuti per curarli.
[email protected]
Jitka 328 6171490
con bonifico bancario:
Associazione Canili Lazio Onlus
c/c 2701430
Banca di Roma, agenzia 090
Abi: 3002
Cab: 3390
Splendido cucciolone
incrocio p. tedesco
giovanissimo, di neanche un
anno, è stato trovato
vagante sulla Via
Braccianese in balia delle
macchine che lo sfioravano.
Ha pochissimo tempo per
trovare una famiglia che lo
ami per tutta la vita.
Massimo 347 0816563 069942186
Daniela al 347.3911127 mailto:[email protected]
Gattina di 5 mesi, grigio perla, cerca casa. È stata abbandonata in un parco di Roma,
l’abbiamo curata e sterilizzata. Ora è pronta per una
nuova famiglia. È dolcissima, fa in continuazione le
fusa. Chi la vuole adottare?
È ancora una cuccioletta!
SCILLA 333-6396022
con versamento postale:
Associazione Canili Lazio Onlus
c/c 77251890
Poste Italiane, Agenzia Roma Prati
Abi: 7601
Cab: 03200
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Cin: W
Canile ex Poverello
via del Mare, km 13,800 - Roma
Per adozioni: 349 3686973
Apertura al pubblico, lunedì-sabato 10.00/14.00
PIETRO: Allegro, adora giocare
con l'acqua e con la palla,
come tutti i pastori tedeschi. Ha
molto bisogno di un padrone
come punto di riferimento.
FOLCO: È un meraviglioso
pastore tedesco a pelo lungo,
ormai quasi cieco. Sta invecchiando in canile e non ha mai
conosciuto il calore di una famiglia. È chiuso in una gabbia da
più di 10 anni! Aiutateci a trovargli una degna pensione.
GIOCONDO: È davvero un
tenero cane, molto bello e dal
pelo soffice e sempre pulito. È
un cane equilibrato e socievole,
non tira al guinzaglio ed è facilmente gestibile.
BETTY: È una giovane cagnolina, taglia medio/piccola. È dolcissima quando cerca coccole e
massaggi, sdraiandosi a pancia
in su. Sempre gioiosa, è uno
spettacolo vedere come sta letteralmente "appiccicata" a
qualsiasi persona le si avvicini.
ALBA: Maremmana adulta,
buonissima, non tira al guinzaglio e non mostra nessun problema con gli altri cani, maschi
o femmine che siano. Socievole
e tranquilla, è adatta ad ogni
situazione.
Olaf: incrocio lupoide di circa
due anni, è in canile da quando aveva solo pochi mesi e sta
continuando a crescere senza
conoscere il calore umano e
senza avere la possibilità di
correre libero. Vive in un box
chiuso…ma continua a sperare! Equilibrato e socievole con
tutti. Affettuoso, vivace e tenero.
Nina 339.7755954 Raffaella 347.5879364
BRANDO: Bel derivato di
pastore tedesco, biondo. Cane
gestibile ed affidabile, pieno di
vita ma anche educato. La sua
mole è proporzionale alla delicatezza dei suoi movimenti.
ARGO: Inizialmente confuso
per un derivato chow chow,
appartiene in realtà alla razza
Eurasier, pregiatissima in Italia.
Esistono solo pochi esemplari,
generalmente posseduti da
amatori. La lingua blu è una
sua caratteristica. Ha un carattere forte e quindi è indicato ad
esperti della razza.
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per un amico speciale? Trovati 6
cuccioli (5 femmine e un maschio)
taglia Media, tipo Lupetto, di circa
60 giorni. STEFANIA 3478924579
Potete conoscerli di persona tutti i
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dalle 10 in poi dove vengono portati regolarmente per l'adozione.
SORRISO: È un cane adulto,
estremamente affettuoso con
l'essere umano, allegro e solare, ma anche ubbidiente e
misurato.
ARAMIS: È un cane giovane di
taglia medio grande, con uno
sguardo molto intenso. Molto
buono, avrebbe bisogno di trovare una persona che gli dia
l'affetto che merita...Fatti rapire
dal suo sguardo!
È un cagnolino sfortunato,
adottato da poco, rischia di rientrare in canile! Non ha nessuna colpa se non quella di soffrire
di incontinenza. Questo dolce
schnautzer nano, dolcissimo e
socievole, subirà un forte trauma se non dovesse ritrovare al più
presto una nuova famiglia. È comunque autosufficiente.
MATRICOLA 1606-06 CANILE MURATELLA Adozione 349/3686973
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E NOI PROVVEDEREMO AD INSERIRLI NELLA BACHECA ANNUNCI DEL PROSSIMO NUMERO.
:41
romalive
42:romalive
RomaLive al Vinitaly
Il Vinitaly è l’evento mondiale nel settore vitivinicolo, ogni anno a Verona i produttori, le cantine, presentano i loro vini. Un momento importante contraddistinto da conferenze, confronti, premiazioni e qualche polemica. Quest’anno la parte del leone spetta alla regione Lazio con una innumerevole serie di
premiazioni ai vini della regione. Grazie all’Assessore Daniela Valentini, i vini del Lazio competono con i mostri sacri nazionali e mondiali spesso vincendo la
sfida. Si è contraddistinta tra le altre la Cantina Cerveteri con due premiazioni. A seguire alcuni momenti del Vinitaly e dei protagonisti presenti.
Il presidente della Cantina Cerveteri Romolo
Conti e Riccardo Cotarella, enologo di assoluta fama mondiale, brindano al grande
successo della Cantina Cerveteri al Vinitaly. Riccardo Cotarella è anche consulente
della Cantina Cerveteri, nel passato l’ha diretta e ne è stato anche l’enologo. Romolo Conti, attuale presidente della Cantina,
ha portato la Cantina
alla svolta con un marketing decisivo ed una continua costante innovazione nel processo tecnico, pur nel
rispetto della tradizione. L’ultima grande innovazione è stata l’apertura del Caerevetus Club, un wine bar nel cuore della cantina.
Romolo Conti e Riccardo Cotarella si scambiano opinioni
sul Vinitaly e sulle sfide che attendono il mondo vitivinicolo. La competizione interna ed internazionale, la tecnologia come costante riferimento per rimanere al passo
con i tempi nel rispetto delle radici e del territorio
Altro momento esaltante con il Commissario straordinario dell’ARSIAL dottor Fabio
Massimo Pallottini e il
presidente della Cantina Cerveteri. L’arsial ne
ha ben donde di brindare vista la grande affermazione dei vini
della regione Lazio e il
raggiungimento della
vetta.
L’euforia per la grande affermazione dei vino e la gioia
dei due grandi protagonisti e registi di tale affermazione. Il Presidente Conti ringrazia tutti i soci della cantina. Grazie a loro è stato possibile scalare vette impensabili nel panorama nazionale.
Riccardo Cotarella enologo di fama mondiale
parla delle nuove sfide
che attendono le produzioni nostrane, le
opportunità ma anche
le difficoltà dei mercati, come utilizzare un
marketing efficace e
come competere in un
rapporto giusto qualità/prezzo.
Il commissario Pallottini gusta e si interessa ai vini delle Cantine che hanno scalato le vette enologiche al vinitaly.
Romolo Conti, presidente della Cantina Cerveteri, parla del Vinitaly e della presenza dei soci della cantina.
Fabio Massimo Pallottini commissario straordinario ARSIAL ai microfoni di Roma Live confessa la sua soddisfazione per come la regione Lazio è cresciuta.
Un altro dei soci della cantina presenti al Vinitaly parla
ai microfoni di Roma live della manifestazione.
Uno dei soci della Cantina Cerveteri al Vinitaly esprime
la sua soddisfazione ai microfoni di Roma Live.
In esposizione i vini della cantina Cerveteri al Vinitaly
La grande protagonista della rimonta dei vini della regione Lazio fino al raggiungimento della vetta, stiamo
parlano dell’Assessore della regione Lazio Daniela Valentini. Grazie al suo assessorato all’agricoltura, al costante dialogo con i produttori, ad un nuovo modo di
intendere il mercato e la promozione, ha permesso ai
vini della regione Lazio di uscire da ruolo di cenerentola per diventare attori protagonisti ai vertici.
CÆRE
VETUS
Club
La Regione informa
[ a cura della • Redazione ]
Nieri e De Angelis: «Dalla Giunta Marrazzo 18 Milioni di Euro
per la Videocon di Anangni»
«È un provvedimento strategico a favore di
una delle aziende più importanti della nostra
regione, un impegno finanziario forte da parte
della Giunta regionale per sostenere il rilancio
industriale della Videocon di Anagni, favorire
investimenti in ricerca e innovazione e salvaguardare lavoro ed occupazione».
È il commento di Luigi Nieri e Francesco De
Angelis – assessori rispettivamente al Bilancio,
Programmazione economico-finanziaria e partecipazione ed alla piccola e media impresa,
commercio e artigianato –alla delibera approvata oggi dalla Giunta regionale, che autorizza
il cofinanziamento regionale al contratto di
programma per la Videocon di Anagni, stipulato il 25 luglio 2007, stanziando 18 milioni e
299mila euro quale contributo per le attività di
ricerca e sviluppo dell’azienda. «Si tratta di un
intervento di straordinaria importanza – ha dichiarato De Angelis – che fa seguito ad una
serie di azioni concrete a favore del rilancio di
Videocon e per la tutela dei livelli occupazionali. La Giunta Marrazzo ha dimostrato nei fatti di saper mantenere appieno gli impegni assunti a sostegno dell’azienda di Anagni, un impegno totale e deciso perché siamo convinti
che restituire slancio alla Videocon significa
rafforzare la competitività dell’azienda sui
mercati ed al contempo sostenere l’indotto
delle PMI operanti nell’area». «Si tratta di un
atto di estrema responsabilità da parte della
Regione, ha aggiunto l’Assessore Nieri, soprattutto se pensiamo alla carenza di risorse
attualmente a disposizione dell’Amministra-
zione. In particolare il cofinanziamento regionale è stabilito nella misura del 30% del contributo massimo concedibile per le attività di ricerca e sviluppo». «Il sostegno regionale al
piano di rilancio di Videocolor, ha concluso De
Angelis, si inserisce in un ampio progetto rivolto alla provincia di Frosinone, teso a favorire linee di collaborazione pubblico-privata, a
rafforzare il programma di industrializzazione
delle aree produttive, attivando tutti gli strumenti destinati a potenziare le infrastrutture
ed i servizi per migliorare la competitività delle
aziende e determinare le condizioni perché il
territorio possa attrarre investimenti e salvaguardare l’occupazione».
De Angelis su Videocon: una buona notizia per l’impresa e gli occupati
On. Francesco De Angelis
«La conclusione positiva dello studio tecnico da
parte del Ministero sulla validità del progetto di
ristrutturazione di Videocon è una buona notizia per l’azienda e soprattutto per i lavoratori».
È il commento dell’Assessore alla piccola e media impresa, commercio e artigianato Francesco De Angelis agli esiti dell’istruttoria tecnica
condotta dal prof. Nicosia.
«Il lavoro di sinergia avviato sin dal 2005 da Ministero e Regione sta dando buoni frutti, prosegue l’Assessore. Siamo fiduciosi che il supporto
pubblico alle progettualità dell’azienda sul fronte dei programmi di ricerca e sviluppo potrà restituire slancio competitivo a Videocon. Con la
decisione di oggi, il Ministero avvierà le valuta-
De Angelis: Dalla Regione un milione di Euro
per lo sviluppo dei consorzi industriali
«La Giunta regionale del Lazio ha finanziato,
nell’ambito del piano di riparto del “Fondo unico regionale per le attività produttive”, la legge
regionale 13 del 1997 (“Consorzi per le aree
ed i nuclei di sviluppo industriale”), stanziando
un milione di euro a sostegno dei cinque consorzi industriali presenti ed operanti nel Lazio».
Lo rende noto l’Assessore alla piccola e media
impresa, commercio e artigianato Francesco De
Angelis, commentando la delibera approvata
su sua proposta nell’ultima seduta della Giunta
regionale.
«Si tratta di un importante sostegno all’attività
dei consorzi industriali, spiega De Angelis, realtà territoriali strategiche per la crescita dell’economia e dell’imprenditoria. Le risorse regio-
46:romalive
nali andranno a sostenere i progetti di qualificazione e di sviluppo promossi dagli enti, la programmazione della loro attività, favorendo gli
investimenti pubblici e privati nei territori produttivi, programmi di marketing e l’ingresso di
nuove imprese nelle aree di pertinenza di ciascun consorzio industriale».Il provvedimento
regionale interessa i seguenti enti consortili:
– Consorzio industriale di Frosinone
– Cosilam (Consorzio industriale per lo sviluppo
del Lazio meridionale)
– Consorzio industriale Roma-Latina
– Consorzio per il nucleo industrial
di Rieti-Cittaducale.
– Consorzio industriale Sud Pontino
zioni per l’impegno delle risorse a favore dell’azienda. E si tratta di risorse consistenti: oltre ai
136 milioni di euro di investimento privato, infatti, il Ministero ha stanziato 36 milioni ed altri
18 milioni la Regione Lazio, con la delibera di
Giunta approvata sabato scorso».
«Oggi dunque, conclude De Angelis, è possibile guardare al futuro con più fiducia. E lo dico
pensando soprattutto ai lavoratori. La Regione
continuerà ad impegnarsi al fine di garantire il
mantenimento del sito produttivo, il riassorbimento graduale dei cassaintegrati e la salvaguardia dei livelli occupazionali».
Nella foto: On. Francesco De Angelis,
Assessore alle PMI della Regione Lazio
Bufala: Valentini, nessuna traccia di diossina in allevamenti
“Non c’è traccia di diossina nei nostri animali.
Tutti i controlli fatti dall’Istituto Zooprofilattico
negli ultimi due anni sono risultati negativi e
attestano la salubrità del territorio laziale”. Ha
esordito così l’assessore regionale Daniela Valentini al Tavolo con i produttori, le associazioni di categoria, sindaci e rappresentanti istituzionali di alcuni dei 39 comuni laziali dove si
allevano le bufale. “Proprio per tutelare il nostro prodotto che, ribadisco, è esente da alcuna contaminazione – ha proseguito la Valentini – credo sia necessaria la creazione di un
marchio di qualità che permetta di distinguere
il latte prodotto sul nostro territorio da quello
proveniente da altre regioni o, addirittura,
Paesi dell’Est. Il marchio garantirà sia la qualità
dei nostri prodotti che la loro tracciabilità”.
Sono 800 gli allevamenti di bufala e 50 mila i
capi presenti sul territorio regionale. Di questi
20 mila si trovano nella provincia di Frosinone
che, insieme a Latina, produce la quasi totalità
dei 400-500 mila quintali di latte del Lazio, pari al 20% della produzione nazionale.
“È importante tutelare la salubrità di questo
prodotto di eccellenza – ha proseguito la Valentini – evitando che la crisi che purtroppo
sta coinvolgendo il settore lattiero-caseario
possa travolgere anche il latte di bufala. Il marchio permetterà di garantire anche la mozzarella campana prodotta con il latte laziale”. Il
90% del latte regionale, infatti, viene esportato in Campania, regione dove si produce
l’80% del prodotto nazionale.
On. Daniela Valentini
Nella foto: On. Daniela Valentini, Assessore
allʼArgricoltura della Regione Lazio
Valentini: Un marchio tutelerà il latte Made in Lazio
È nato il marchio di qualità del latte Made in
Lazio. Sarà il logo raffigurante il Colosseo, il
simbolo di Roma più conosciuto al mondo, a
garantire la qualità di tutti i tipi di latte prodotti
nella regione. E sarà proprio il Colosseo a ospitare mercoledì 2 aprile a partire dalle 12:30, la
giornata dei prodotti caseari laziali durante la
quale il logo di qualità verrà presentato.
Durante l’incontro di questa mattina con le organizzazioni di categoria e della cooperazione, i caseifici e gli allevatori, Daniela Valentini,
assessore regionale all’Agricoltura, ha dichia-
rato che il marchio di qualità: “sarà un modo
per ribadire la sicurezza del nostro latte, visto
che i controlli effettuati negli ultimi due anni
hanno dimostrato l’assenza di diossina e altri
contaminanti nella produzione laziale e gli allevamenti sono completamente indenni da
brucellosi, tubercolosi e leucosi. Contemporaneamente al marchio avvieremo una forte operazione di marketing e degli accordi con la
grande distribuzione e i mercati rionali per la
commercializzazione del nostro latte”.
Il marchio di qualità aiuterà infatti anche la ven-
dita di prodotti erroneamante penalizzati da una
crisi che sta colpendo la vicina Campania e permetterà la riconoscibilità del prodotto laziale.
“Chiederemo inoltre ai ministeri della Salute e
dell’Agricoltura la convocazione di un tavolo
nazionale per affrontare l’emergenza – ha
proseguito la Valentini – dove esporremo le
problematiche del Lazio, discusse durante l’incontro odierno”. Si tratta soprattutto di risolvere la questione del latte in esubero anche
attraverso indennizzi economici e la dichiarazione dello stato di crisi di mercato.
Valentini: Polo e marchio di qualità per rilancio bufalino
“Un polo lattiero-caseario e un marchio di
qualità con un disciplinare sul latte e la mozzarella di bufala per controllare l’eccellenza del
prodotto e la tracciabilità degli animali”, è
questo il progetto dell’assessore regionale all’agricoltura, Daniela Valentini, per rilanciare
lo sviluppo del comparto bufalino e fronteggiare la crisi che sta attraversando la Campania e rischia di travolgere anche il Lazio.
Il progetto verrà discusso al Tavolo di filiera lattiero-caseario convocato per il prossimo 27
marzo.
“L’allarme provocato dai rifiuti campani – pro-
segue la Valentini – sta infatti disorientando i
consumatori provocando delle conseguenze
sulla commercializzazione della mozzarella di
bufala; un prodotto sano e di qualità che da
sempre appartiene alla tradizione gastronomica del nostro territorio. Per questo motivo –
ha concluso l’assessore – vogliamo impiantare
una strategia di rilancio capace di salvaguardare un settore strategico, sia per la tutela dell’ambiente sia dei posti di lavoro, e dare risposte concrete anche alla crisi che ha colpito due
presidi territoriali di fondamentale importanza
come la Pettinicchio e la Cisternino”.
Valentini: Risultati controlli presto pubblicati su sito Regione Lazio
“Saranno pubblicati sui siti degli assessorati all’Agricoltura e alla Sanità del Lazio tutti i risultati delle analisi e dei controlli effettuati negli
ultimi anni dal sistema veterinario della Regione
Lazio negli allevamenti e nei caseifici del nostro
territorio”. Questo è quanto deciso da Daniela
Valentini, assessore all’Agricoltura della Regione
di concerto con Augusto Battaglia, assessore alla Sanità. “In questo modo vogliamo fornire garanzie concrete sulla salubrità, sulla qualità e
sulla totale sicurezza alimentare delle mozzarelle di bufala prodotte dai caseifici laziali, le quali, come ho già ribadito ieri al tavolo di filiera,
sono garantite e assolutamente prive di diossina
e di qualsiasi altro contaminante chimico”.
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camere, 3 bagni, sala hobby con bagno e sauna. Veranda con
forno e barbecue. Giardino. € 530.000,00.
R/101
R/156

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