east10_Plastica e pannolini ma di alta tecnologia
Transcript
east10_Plastica e pannolini ma di alta tecnologia
La Nuova Pansac di Fabrizio Lori è la prova provata di come un’azienda che opera in un mercato maturo possa diventare competitiva e sfondare nel mercato globale. Perfino “Business Week” l’ha segnalata come una Plastica e pannolini, ma di alta tecnologia LEADER GLOCALISTI 1 a cura di Guido Vigna delle imprese europee più performanti. Il segreto? Più di uno, come racconta in questa intervista il suo numero uno, abituato alle sfide e a fare scelte controcorrente probabilmente il più capelluto degli industriali italiani, con una chioma, molto coccolata, che gli scende sino alle spalle. Forse anche il più disinvolto nel vestire perché, perlopiù, lo si vede con i jeans sbrindellati e bucherellati dei giovani, e il giubbotto di pelle come una volta avevano gli aviatori e stivaletti che più alla moda non si può. La capigliatura da capellone anni Settanta e l’abbigliamento finto trasandato da ragazzino di ricca famiglia devono essere il massimo della trasgressione che Fabrizio Lori – pardon il dottor Fabrizio Lori, come un piccolo esercito di segretarie e assistenti lo chiama calcando la voce sul “dottor” – si concede. Perché questo giovanotto di trentotto anni, atleticamente portati, timido e votato alla discrezione, dicono sia tutto casa e lavoro e da circa due anni, casa, lavoro e squadra, nel senso di squadra di calcio. Il lavoro si racconta nei ruoli di presidente, amministratore delegato e azionista unico di una società che è un gioiello da tanti desiderato, e la squadra è il Mantova, acquistato che era in C 1 e immediatamente portato in B (e in B il Mantova alla penultima giornata di campionato era È 74 ancora in lizza per i play-off e la promozione in A, Nda). La società si chiama Nuova Pansac, 1.500 dipendenti, 270 milioni di euro di fatturato nel 2005, l’utile taciuto, “perché lo sa anche lei che non conta più di tanto”, leadership internazionale in più di un prodotto, per esempio le pellicole che vengono usate per pannoloni e pannolini. Fabrizio Lori s’è trovato a pensare e a muoversi da azionista unico, presidente e amministratore delegato della Nuova Pansac da un giorno all’altro, nel 1993, per la morte improvvisa del padre, Dario, un geniale imprenditore che dall’edilizia, erano gli anni Settanta, s’era trasferito, con bella fortuna, alla chimica. Poteva, il dottor Lori, vendere tutto e vivere di rendita, e invece ha accettato la sfida che il destino gli aveva proposto in largo anticipo sulle sue intenzioni. E poi ha continuato con le sfide, andando controcorrente, insistendo ad aprire stabilimenti in Italia anziché andare oltre i confini, come tanti suoi colleghi, nel Veneto, soprattutto, hanno fatto e fanno, perché, parole sue, “ama questo Paese e andando all’estero porterei via lavoro agli italiani”. Ma andiamo con ordine. PLASTICA E PANNOLINI, MA DI ALTA TECNOLOGIA Si sentiva pronto, nel 1993, a prendere limento all’altro: perlopiù anziché parlare il posto di suo padre? con il direttore vado dagli operai. Mi fanno Direi proprio di no. E non ci pensavo per capire molte cose. niente a entrare in azienda. Stavo in È un modo di fare che ha funzionato? America, negli Usa… Veda lei. Da quando è morto papà, ho A fare che? aperto tre stabilimenti e potenziato tutti gli A studiare. Ma me la prendevo con altri. Ho registrato più di un brevetto intercomodo. Con molto comodo. nazionale e la Nuova Pansac è tra le aziende europee più dinamiche, più vivaci, è tra Che cosa studiava? quelle che sono più cresciute. E non lo dico Frequentavo l’università di Los Angeles, io… corso di laurea in Business Administration. Avevo il destino segnato… Chi lo dice? Una grande rivista come “Business E quando è morto suo padre, è stato Week”. Guardi qua. L’anno scorso, nel costretto a interrompere gli studi… 2005, hanno stilato una classifica delle Proprio così. Quando venne a mancare aziende maggiormente cresciute tra il 2001 papà, mi precipitai in Italia, dovevo prende- e il 2004 per fatturato e numero di dipenre il suo posto, mi assunsi tutte le cariche denti. Ebbene la Nuova Pansac è risultata che dovevo assumermi, poi ripresi a studia- prima in Italia e al sedicesimo posto in re. Mi sono laureato qualche mese dopo. Europa. Abbiamo vivacchiato per anni, con una crescita che io chiamo fisiologica, e poi Mi pare di comprendere che lei sia c’è stata l’esplosione. Quando papà venne a figlio unico… mancare il fatturato era di un centinaio di No. Sono l’ultimo di tre. Ho due sorelle miliardi di lire. Quattro anni dopo, nel più grandi. Ma loro erano state liquidate da 1997, la Nuova Pansac fatturava 150 miliarpapà. È la forza della tradizione che anima di di lire. Nel 2005 abbiamo toccato 270 tante storie imprenditoriali familiari. Un milioni di euro. La trovi un’azienda che in industriale di prima generazione non vede otto anni arriva quasi a quadruplicare il fatmai di buon occhio i generi nella sua azien- turato. E si tenga conto che tra il 1997 e il da. Così, il più delle volte, le figlie vengono 1998 le cose andavano maluccio… liquidate al momento del matrimonio. È successo, e succede, così in tante aziende. Eravate in crisi? Non parlerei di vera e propria crisi, ma Come mai s’era iscritto a un’università di una mancanza di progettualità ed è comamericana? prensibile, stavo ancora imparando il Mi piaceva l’America, sa, la voglia di mestiere. Facevamo prodotti molto semplici, evadere che hanno i giovani… perlopiù sacchetti di plastica, quelli che si usano per la spesa, che non chiedevano E in Italia che studi aveva fatto? alcuna tecnologia, bastava comperare un Ragioneria al collegio Filippini di impianto e la materia prima e si poteva parBassano del Grappa… tire. Questo voleva dire muoversi su un palcoscenico pieno di concorrenti, non solCom’è stato l’impatto con l’azienda? tanto in Italia. È stato allora che è venuta Tutt’altro che semplice. Sono entrato in fuori la mia vena imprenditoriale… punta di piedi, è un po’ il mio stile. Dal 1993 al 1998 io non ho fatto altro che In altre parole… ascoltare, guardare, cercare di imparare. Per Mi sono convinto che bisognava puntare cinque anni ho ascoltato tutti, fabbrica per a prodotti più difficili, che fossero innovatifabbrica, dai più alti dirigenti agli operai. vi. La Cina cominciava a dar fastidio. Ma a chi? A chi faceva prodotti poveri, senza tecGli operai? nologia alle spalle. E allora, a mio avviso, Sissignore. E continuo. Ho otto stabilinon c’era che una strada da percorrere: menti e ogni settimana passo da uno stabi- investimenti, e non lievi, soprattutto nella 76 LEADER GLOCASLISTI 1 Otto fabbriche, tutte al nord La Nuova Pansac ha otto stabilimenti, tutti nel Settentrione, tre a Zingonia (Bergamo), due a Mira (Venezia), gli altri a Marghera, Portogruaro e Ravenna. Il più grande è il secondo di Mira, aveva 280 operai quand’è stato inaugurato e adesso ne ha 600; attivo dal 2004, architettura piuttosto audace, va fiero di un centro innovazione e ricerca nel quale si studiano nuovi prodotti e si sperimentano i brevetti internazionali. Negli otto stabilimenti si producono film traspirabili per pannolini e assorbenti, film laminati, per imballaggi alimentari e non, per protezione e per etichette adesive e, infine, pellicole per imballaggi, sacchi in bobina e a valvola, sacchetti per i rifiuti. ricerca. Ho speso parecchio, e ancora spendo parecchio, ma i risultati non si sono fatti attendere. Sono sotto gli occhi di tutti: da azienda che vivacchiava, la Nuova Pansac si è trasformata in azienda che, con tanto di autorevoli riconoscimenti, è collocata tra le più dinamiche. Con quali prodotti vi siete rilanciati? Uno, soprattutto, ci ha dato rilievo internazionale. L’ho voluto chiamare mira-air perché si fa in uno dei due stabilimenti di Mira, una fabbrica che è un gioiello, mi piace dire che è il mio fiore all’occhiello. Mira-air che cos’è? È, descritto nell’essenzialità, una pellicola che fa passare l’aria ma non l’acqua. Ha molte utilizzazioni, la più importante delle quali è per pannoloni, pannolini, assorbenti igienici. Nella produzione di questa pellicola siamo al primo posto nel mondo. I vostri clienti? Nomi non ne faccio, meglio di no. Ma posso garantirle che tutte le grandi multinazionali del settore pannolini-pannoloni e simili vengono a comprare da me. Altri prodotti per i quali siete leader? Le plastiche per gli alimenti. Sono le pellicole che si trovano all’interno delle confezioni alimentari. In quest’ambito siamo i primi in Europa e promettiamo di crescere ancora. Questa è una produzione delle fabbriche di Zingonia. Le pellicole sono nate lì. Pensi che questo prodotto era talmente innovativo che abbiamo dovuto progettare anche le macchine per farlo. Continuo a spendere parecchio in ricerca e sviluppo. A Mira, nell’ultimo stabilimento che abbiamo aperto, circa due anni fa, c’è un laboratorio che tutti ci invidiano. Quanto spende in ricerca e sviluppo? Spendiamo più o meno il 2-3 % del fatturato, contro una media, almeno in Italia, dell’1%. E ho speso molto di più per migliorare gli ambienti, per allargare gli stabilimenti, per crearli. Faccio presto a fare i conti: dal 2000 a oggi ho investito da 120 a 130 milioni di euro. Ma forse anche di più. Posso dire che tutto quello che ho guadagnato l’ho subito investito nell’azienda. 77 PLASTICA E PANNOLINI, MA DI ALTA TECNOLOGIA Beh, non proprio tutto. Lei è il presidente del Mantova, una squadra di serie B. È vero. Ma il Mantova l’ho comperato che era in C, C 1, per essere precisi, e il costo era accessibile. Tra l’altro è stato un acquisto proposto dal caso, non avrei mai pensato di entrare nel calcio, ma vennero a chiedermi di sponsorizzare la squadra che era appena salita in C 1, mi incuriosii, cercai di saperne di più ed è finita che ho acquistato la società. Si è pentito? Tutt’altro. È un’esperienza molto positiva, ho un bel rapporto con i giocatori e i tifosi e della società ho fatto un modello da imitare. Qui non corrono gli stipendi folli di altre squadre e il Mantova non ha un centesimo di debito. Oltretutto è sempre stato nelle posizioni di alta classifica. Mi piacerebbe dimostrare che si può andare in A con il cuore e con la testa. aziende di Paesi nei quali si lavora cinquanta ore la settimana, e noi siamo a trentacinque, a un costo che è un ventesimo del nostro se non investi in innovazione e fantasia. La concorrenza la puoi fare soltanto così, cercando di arrivare prima degli altri. È la mia ricetta e funziona. Noi esportiamo tra il 60 e il 70% della produzione. Che è come dire che la globalizzazione la faccio standomene tranquillo in Italia. Può darsi, però, che domani anche innovare non basti più per reggere alla concorrenza. E perché? Perché se anche il Giappone, come sta facendo, si mette a produrre in Cina hai poco da competere, ti troveresti a combattere con la massima tecnologia accoppiata al minimo sforzo imprenditoriale, perché in Cina il costo del lavoro è infinitesimale. Che cosa si può fare? Bisognerebbe lavorare di più. L’ideale Torniamo alla Nuova Pansac. Lei, parole sarebbe tornare alle quaranta ore settimasue, ha aperto, da quando è entrato nali. Nel mio caso vorrebbe dire, con il ciclo nella stanza dei bottoni, tre nuovi stabi- continuo, mi faccia fare i conti, 8 milioni di limenti. Tutti in Italia. Una scelta contro- euro in meno l’anno. Sarebbe un problema corrente. Lei è tra i pochi che ha saputo in meno. resistere al fascino dell’Est, a trasferire le sue fabbriche là dove il lavoro costa E alla Borsa non ha pensato? di meno. Come spiega queste scelte? Me lo chiedono in continuazione e la Non è facile rispondere. Non è che io mi mia risposta è sempre la stessa, no. Finchè senta patriota e che, dunque, per questo riuscirò a far da solo alla Borsa non voglio non vada all’estero con le mie fabbriche. È pensarci. che non me la sento. Prenda le fabbriche di Mira. Due anni fa lì c’erano 280 operai, adesso sono 600. Dovessi trasferire le mie produzioni all’estero, che cosa avrei da dire ai miei dipendenti? Cari miei, ho deciso di chiudere qui per aprire altrove perché così risparmio e quindi da domani vi lascio a casa. Siamo matti? Non ci riuscirei. Io ci parlo ai miei operai, ma per sapere come va, come si trovano, non per dir loro “mi costate troppo e vado in Romania, in Bulgaria, in Cina, insomma là dove gli operai costano meno, molto meno”. Sa che cosa le dico? Che piuttosto di trasferire una fabbrica all’estero, vendo. Ma vedrà che non venderò e intanto continuerò ad andare avanti I NUMERI DELLA NUOVA PANSAC per la mia strada. Che sarebbe? Innovare e rinnovare, rinnovare e innovare. Non si può pensare di competere con 78 Anno di nascita: Fatturato: Dipendenti: 1980 270 milioni di euro 1500