Altre immagini del killer di Brindisi ma indagini al palo
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Altre immagini del killer di Brindisi ma indagini al palo
VENERDÌ 25 MAGGIO 2012 LA SICILIA i FATTI .7 L’ATTENTATO ALLA SCUOLA Altre immagini del killer di Brindisi ma indagini al palo Veronica trasferita all’ospedale di Pisa Studenti abbracciano la madre di Melissa LUISA AMENDUNI BRINDISI. Ci sarebbero altre immagini riprese da telecamere di altri negozi del quartiere che potrebbero inchiodare chi il 19 maggio scorso, alle 7.45, ha compiuto l’attentato davanti all’istituto professionale “Morvillo Falcone” di Brindisi, uccidendo una studentessa di 16 anni, Melissa Bassi, e ferendo altre cinque ragazze. Nelle immagini si vedrebbe la stessa persona che è stata ripresa dalle telecamere del chiosco di fronte alla scuola, mentre aziona il telecomando, che si aggira nelle strade del quartiere poco prima dell’attentato. La notizia non è stata confermata dagli investigatori ma è stata riferita dal preside della scuola, Angelo Rampino. «Io le immagini non le ho viste - chiarisce il preside - ma mi è stato detto che si vedrebbe l’uomo girare nella zona, prima dell’attentato. Lui era solo e si aggirava a piedi». Secondo il preside, ci sono anche immagini dell’attentatore riprese «forse nella via di fuga dopo l’esplosione». Una fiducia, quella del preside, che trova eco nelle parole del presidente del consiglio, Mario Monti, il quale, concludendo il Forum dei giovani a Roma, ha sottolineato che «colpire un bersaglio innocente, una ragazza che stava andando a scuola, è un gesto vile e un segnale di allarme che non può essere e non sarà sottovalutato. Lo Stato è arrivato immediatamente sul territorio per PRESIDIATA. La scuola “Morvillo Falcone” di Brindisi presidiata dalla polizia LA PISTA È QUELLA DI UN MITOMANE DUE MISSIVE RECAPITATE AD ANCONA «Falcone è morto, Melissa anche» sms di minacce a un liceo di Roma E’ giallo su lettera Br agli studenti «Non siete voi i nostri obiettivi» ROMA. Difficile che la mafia mandi sms e si autodefinisca «mafia» in un messaggio in cui si minaccia di far esplodere una bomba in una scuola. Ma considerando il clima dopo l’attentato di Brindisi, l’allarme della preside che mercoledì sera ha ricevuto l’avvertimento sul proprio cellulare ha portato la polizia al liceo romano Lucrezio Caro. Durante l’ispezione notturna non è uscito fuori nulla di strano, a parte della colla nella serratura di un cancello di ingresso, e le lezioni oggi si sono svolte regolarmente. Sull’episodio indaga la Digos, e ora è caccia al mitomane. «Falcone vent’anni fa è morto, Melissa ha fatto la stessa fine, la mafia non si limiterà a una bombola di gas. Domani al Lucrezio Caro parecchi ragazzi moriranno. Bomba». Questo il testo dell’sms arrivato alla dirigente del liceo classico e linguistico. ANCONA. «Non sono certo gli studenti e i lavoratori i nostri obiettivi», ma «padroni, classi dirigenti, banchieri, prostitute di Stato». Firmato: Brigate Rosse-Brigata Gino Liverani “Diego”. Una lettera in fotocopia, recapitata alla redazione dell’Agenzia Ansa di Ancona, in busta affrancata e senza mittente, per qualche ora ha creato allarme, in giorni già segnati dall’attentato anarcoinsurrezionalista all’ad dell’Ansaldo Nucleare Roberto Adinolfi, dall’esplosione a Brindisi, e da segnali più o meno concreti di una possibile recrudescenza del terrorismo brigatista. Poi però i dubbi dell’intelligence sull’attendibilità della missiva sono cresciuti, mentre un secondo plico, indirizzato al Direttore Banca Marche-Ancona, con la stella a cinque punte disegnata sulla busta, veniva bloccato alle Poste ad Ancona. assicurare che i responsabili saranno puniti». Alle parole del preside, gli investigatori non replicano né per confermare né per smentire, continuando a lavorare a testa bassa. Vengono ascoltati gli studenti, i docenti, i collaboratori, tutte le persone che hanno avuto contatti con l’istituto professionale. «Ma - è convinto il preside - l’attentato non è una vendetta nei confronti della scuola». Ipotesi, questa, che gli investigatori invece continuano a non escludere. Nell’istituto professionale “Morvillo Falcone” ieri intanto sono riprese regolarmente le lezioni, con l’aiuto di psicologi inviati anche dal ministero. E le presenze nelle classi stanno aumentando. Il preside sta incontrando tutti i genitori degli alunni, in primis quelli delle ragazze ferite: ieri ha visto i genitori di Sabrina, una delle ragazze ricoverate nell’ospedale di Brindisi. Doriana Santoro e Marcello Ribezzi, uscendo dalla scuola dove avevano incontrato il preside, hanno detto che «Sabrina non ricorda niente. È scesa dall’autobus ed ha fatto un volo dall’altra parte della strada». «Voglio sapere perché», ripete il papà della sedicenne. «Non ho parole. Non le trovo», ha detto mamma Doriana. Sui loro volti lo sgomento di chi vive un incubo che non ha spiegazioni. A Brindisi si chiude un’altra giornata fatta di “perché” mentre un aereo di Stato accompagna Veronica, la più grave tra le ragazze ferite, dall’ospedale di Lecce in quello di Pisa dove avrà assistenza contemporanea sia per quanto riguarda le prestazioni chirurgiche toraciche sia per le ustioni. È per lei tutto il tifo. E poi c’è un’altra persona che è nel cuore di tutti: la mamma di Melissa. La signora Rita è ancora ricoverata nell’ospedale di Mesagne dopo essere stata colta da malore nell’apprendere la notizia della morte della sua unica figlia ma le sue condizioni stanno leggermente migliorando: la sua medicina ieri sono state le carezze delle amiche di classe di Melissa che sono andate ad abbracciarla. CONTINUA LO SCIAME SISMICO CON PICCHI DI 4,3 GRADI RICHTER Le scosse danno il colpo di grazia ai “tesori” emiliani BOLOGNA. Le scosse, soltanto nelle ultime ore, sono state 34, con una magnitudo che la scorsa notte ha toccato i 4.3 gradi della scala Richter. Una potenza seconda soltanto a quella di domenica mattina, che ha fatto crollare l’ultimo brandello ancora in piedi dalle torre del castello di Finale Emilia. Il terremonto non dà tregua alle province di Modena e Ferrara, continuando a seminare il panico tra la popolazione. Anche i cittadini la cui casa è agibile preferiscono infatti i centri d’accoglienza, ormai al limite, dove ora le persone assistite sono circa 6.500. A San Felice, uno dei centri colpiti dal terremoto che domenica mattina Le macerie dell’Oratorio Ghisilieri, gioiello del seicento barocco, nella Chiesa Vecchia di San Carlo in provincia di Ferrara. «Sembra di vedere i risultati della guerra», è stato il commento sconsolato del ministro dei Beni culturali, Lorenzo Ornaghi ha causato sette morti e una cinquantina di feriti, le richieste d’aiuto sono raddoppiate a causa delle scosse che creano «ulteriore fibrillazione e momenti di panico». E che, come per la torre di Finale Emilia, continuano a fare danni. «Sembra di vedere i risultati della guerra», è stato il commento sconsolato del ministro dei Beni culturali, Lorenzo Ornaghi, che ha effettuato un sopralluogo nelle zone terremotate, promettendo «risorse specifiche» per il recupero dei beni culturali, una delle emergenze di questo terremoto. Nei prossimi giorni, gli esperti del ministero per i Beni culturali daranno inizio alla schedatura delle opere ferite dal sisma, che saranno prelevate dalle macerie e custodite a Sassuolo, dove verranno custodite e restaurate. «È necessario arrivare in tempi brevi osserva ancora Ornaghi - a una classificazione precisa dei danni». Da salvare non c’è soltanto un patrimonio economico, ma anche i tanti simboli di questo territorio martoria- Allarme sciacalli Denunciati ieri cinque italiani to nella sua identità, oltre che nella sua gente e nelle sue attività. Aziende agricole, industrie, attività artigianali che per il quarto giorno consecutivo sono rimaste chiuse. L’unica soluzione, in attesa che lo sciame sismico finisca, è quella di rimboccarsi le maniche. Oltre a tenere gli occhi bene aperti per evitare il pericolo sciacalli: polizia e carabinieri hanno intensificato i controlli dopo che cinque italiani sono stati denunciati a Medolla. Avevano cercato di vendere due anelli di dubbia provenienza in una gioielleria e, nella loro auto, trasportavano arnesi atti allo scasso. ALESSANDRO GALAVOTTI