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L’OPERA NON HA CONFINI
2012 . 2013
DON GIOVANNI
Dramma giocoso in due atti
Musica: Wolfgang Amadeus Mozart
Libretto: Lorenzo Da Ponte
Prima rappresentazione:
Praga, Nationaltheater
29 ottobre 1787
IN BIBLIOTECA
SPIGOLATURE
TRAMA
L’OPERA NON HA CONFINI
2012 . 2013
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DON GIOVANNI
Oltre al libretto vi proponiamo - tra le moltissime - alcune letture di approfondimento sull’opera e sul compositore, e altre ispirate
al personaggio e al mito di Don Giovanni, disponibili presso la Biblioteca del CRAL o reperibili presso il sistema bibliotecario
regionale:
SULL’OPERA:
SUL COMPOSITORE:
- Aldo Nicastro (a cura di), Guida al teatro d’opera, 2011, pagg.
269-274
- Loredana Lipperini, Don Giovanni. Il potere della seduzione, la
musica, il mito. Parte seconda:Il Don Giovanni di Mozart,
nuovo acquisto
2006
- Giorgio Pestelli, Gli immortali, 2004, pag. 66
- Enrico Stinchelli, Mozart. La vita e l’opera, 1996, pagg. 91-95
- Michel Parouty, Mozart prediletto degli dei, 1992, pagg. 166169
- Michele Porzio (a cura di), Dizionario dell’opera lirica, 1991,
pagg. 144-147
- Franco Sgrignoli, Invito all’ascolto di Mozart, 1991, pagg. 112129
- Claudio Casini, Amadeus. Vita di Mozart, 1990, pagg. 193-202,
303-306
- Clemente Fusero, Mozart, 1947, pagg. 282-296
- S. Greger-Amanshauser, C. Großpietsch, G. Ramsauer,
Piacere, Mozart!, 2012
nuovo acquisto
- Massimo Mila, Mozart, Saggi 1941-1987, 2006
- Enrico Stinchelli, Mozart. La vita e l’opera, 1996
- Rodolfo Venditti, Piccola guida alla grande musica –
vol. 1, 1994, pagg. 131-168
- Michel Parouty, Mozart prediletto degli dei, 1992
- Franco Sgrignoli, Invito all’ascolto di Mozart, 1991
- Claudio Casini, Amadeus. Vita di Mozart, 1990
- Alberto Basso (diretto da), Dizionario enciclopedico
universale della musica e dei musicisti, Le biografie, vol. V,
1988, pagg. 223-278
- Gernot Gruber, La fortuna di Mozart, 1987
- René Leibowitz, L’affermarsi dell’opera completa
nell’arte di Mozart, in Storia dell’opera, 1966, pagg. 59-85
- Clemente Fusero, Mozart, 1947
- Massimo Mila, Lettura del Don Giovanni di Mozart, 1988
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- Stendhal, Vita di Mozart, 1995
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TRA LE FONTI DEL LIBRETTO:
- Tirso de Molina, Don Giovanni il beffatore di Siviglia e il convitato di pietra (a cura di Alfonso D’Agostino), 2011
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- Tirso de Molina, L’ingannatore di Siviglia e il convitato di pietra (cura e traduzione di Laura Dolfi), 1998
- Molière, Don Giovanni o il convitato di pietra (traduzione di Cesare Vico Ludovici), 1966 e 1998
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IL PERSONAGGIO E IL MITO DI DON GIOVANNI.
SAGGISTICA :
- Loredana Lipperini, Don Giovanni. Il potere della seduzione, la musica, il mito. Parte prima:L’evoluzione del mito dalla nascita
al Novecento, 2006
nuovo acquisto
- Giovanni Macchia, Vita avventure e morte di Don Giovanni, 1991
- Giovanni Macchia, Tra Don Giovanni e Don Rodrigo, 1989
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- Jonathan Miller (a cura di), Il libro di Don Giovanni, 1995
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DON GIOVANNI
NARRATIVA E DINTORNI:
DON GIOVANNI
- Alessandro Baricco, La storia di Don Giovanni raccontata da Alessandro Baricco, 2010
- Irène Némirovsky, La moglie di don Giovanni, 2006
- Vitaliano Brancati, Don Giovanni in Sicilia, 1987
nuovo acquisto
nuovo acquisto
- Peter Handke, Don Giovanni (raccontato da lui stesso), 2007
- Guido Davico Bonino (a cura di), Storie di don Giovanni. Da Hoffmann a Brancati, 2004
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MOZART
- Wolfang Amadeus Mozart, Lettere (a cura di Elisa Ranucci; introduzione di Enzo Siciliano), 2010
- Laura Mancinelli, Il fantasma di Mozart e altri racconti, [2005]
- Eduard Mörike, Mozart in viaggio verso Praga, 1991
- Laura Mancinelli, Amadé, 1990
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NUOVI ACQUISTI
Sabine Greger-Amanshauser, Christoph Großpietsch, Gabriele Ramsauer, Piacere, Mozart!
A che età Mozart cominciò a comporre? Che cosa c'è di vero nel racconto del "calcio nel sedere" ricevuto da Mozart?
Perché Mozart era massone? Salieri fu davvero rivale di Mozart? Quali misteri celava la commissione per il Requiem?
È possibile che Mozart sia stato avvelenato? Eccetera…..
Chi era veramente Wolfgang Amadeus Mozart?
In questo libro, nato sotto l'egida della principale istituzione austriaca destinata alla diffusione della figura e dell'opera di Mozart (la
Fondazione Mozarteum di Salisburgo), tre importanti studiosi ci aiutano a fare chiarezza rispondendo con semplicità e precisione alle
111 domande più frequenti sul compositore.
Loredana Lipperini, Don Giovanni. Il potere della seduzione, la musica, il mito.
Perché Don Giovanni è ancora, dopo secoli di scorribande, uno dei personaggi più vivi del presente? Perché è il mito dei miti, perché
incarna l’eros, l’autodistruzione, la libertà, il peccato, lo scontro con l’autorità e con la morte. E a renderlo imperituro ha contribuito in
modo decisivo il “dramma giocoso" di Mozart.
Il libro si articola in due parti: la prima esamina l’evoluzione del mito dalla nascita al Novecento, alla luce di interpretazioni sia antiche
che contemporanee, la seconda il Don Giovanni di Mozart.
Irène Némirovsky, La moglie di don Giovanni
La veste narrativa adottata da Irène Némirovsky è una lunga lettera, scritta in più giorni, dall’anziana domestica Clémence a una giovane
donna, Monique, presso i cui genitori aveva prestato servizio. Risale a quell’epoca la tragedia che ha distrutto la famiglia. L’epilogo del
matrimonio di una moglie senza bellezza ma ricca e di un marito troppo bello e seducente, un dongiovanni per l’appunto, è un colpo di
pistola con il quale la donna mette fine ai tradimenti del consorte. Questa almeno la versione ufficiale sancita dal tribunale, che assolve la
moglie assassina. Ma le ultime pagine del libro riserveranno una sorpresa.
Alessandro Baricco, La storia di Don Giovanni raccontata da Alessandro Baricco
Questo libro fa parte di una collana di classici raccontati ai ragazzi da grandi nomi della letteratura.
Alessandro Baricco riscrive la sua storia di Don Giovanni: la vita pazza e la morte coraggiosa di un uomo che amava troppo le donne per
volerne una sola. In dieci capitoli, con ritmo incalzante, Baricco riesce a trasmettere ai lettori di tutte le età il fascino di un personaggio al
tempo stesso amato e odiato, complesso e discutibile, la cui forza e mistero ha attraversato i secoli e ha stregato artisti, filosofi, scrittori,
musicisti, registi di tutti i tempi.
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1/8
Bibliografia su Don Giovanni
“Quando Armand Edwards Singer licenziò per i tipi della West Virginia University Press la seconda edizione della sua
bibliografia su Don Giovanni (The Don Juan Theme: An Annotated Bibliography of Versions, Analogues, Uses and Adaptations,
1993), si accorse d’aver messo a disposizione dei suoi colleghi oltre tremila titoli. Erano passati, è vero, più di
trecentosessant’anni da quando in una raccolta di commedie spagnole (1630) era apparso El Burlador de Sevilla, attribuito a un
frate, un certo Gabriel Tellez detto Tirso de Molina: ma la cifra aveva lo stesso qualcosa di prodigioso. Si comprende benissimo
come il Dictionnaire de Don Juan, che Pierre Brunel, illustre comparatista e specialista di miti letterari, ha ideato e realizzato per
l’editore parigino Laffont nel 1999, abbia visto all’opera oltre cento specialisti, impegnati a stendere circa trecento voci, per un
insieme di mille pagine in corpo piccolo su due colonne.
Questa straordinaria mole di referenze bibliografiche e riferimenti critici è dovuta al fatto che questo mito letterario s’accampa
sin dal Medioevo (assai prima dunque della data della prima edizione del Burlador) in tutta Europa.” (1)
Il libretto di Don Giovanni
“Da Ponte, letterato di straordinaria cultura ed abilissimo rielaboratore, fuse nel suo libretto elementi provenienti dalle più
importanti versioni del passato, attingendo sia da Tirso de Molina sia da Molière e da Goldoni. Soprattutto però si basò sul
recentissimo libretto di Giovanni Bertati, Il convitato di pietra (andato in scena nel gennaio 1787 a Venezia con musica di
Giuseppe Gazzaniga), che egli fece confluire interamente nella sua versione. […]
La conoscenza del libretto di Bertati sembrerebbe dunque togliere a Da Ponte gran parte dei meriti: l'articolazione della
vicenda, le caratteristiche di gran parte dei personaggi, e persino i loro reciproci rapporti appaiono infatti già definiti con
chiarezza nella sua fonte principale. […] Ma [Da Ponte] ha saputo soprattutto darle [alla vicenda, ndr] una nuova e diversa
organicità. Il ritmo drammatico serrato e conciso, cosi peculiare in questo libretto, è infatti merito esclusivo di Da Ponte. […]
A Da Ponte, oltre a ciò, è poi da riconoscere un altro grandissimo merito, e cioè l'aver saputo piegarsi magnificamente agli ideali
musicali di Mozart, intuendone e perfino anticipandone le esigenze.” (2)
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(1) Guido Davico Bonino (a cura di), Storie di don Giovanni. Da Hoffmann a Brancati, BUR, 2004
(2) Franco Sgrignoli, Invito all’ascolto di Mozart, Mursia, 1991
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Don Giovanni, «dramma giocoso»
“Le nozze di Figaro era a tutti gli effetti un'opera buffa, e così anche Il convitato di pietra di Bertati e Gazzaniga; Don Giovanni,
invece, sembra superare i confini di quel «genere», per collocarsi in una zona di non facile identificazione. Gli stessi Da Ponte e
Mozart ne erano forse consapevoli, e ciò potrebbe senz'altro spiegare l'insolito sottotitolo da loro posto all'opera, «Dramma
giocoso». La questione del «genere», comunque, ha appassionato intere generazioni di critici e commentatori, che si sono
accapigliati nel tentativo di stabilire una volta per tutte se Don Giovanni vada inteso come opera buffa, opera seria, oppure
come un genere teatrale del tutto nuovo ed unico. […]
La struttura formale ed il ritmo scenico del Don Giovanni sono senza alcun dubbio quelli dell'opera buffa, ed è dunque evidente
che è in questo contesto che l'opera va oggi considerata, così come è stata considerata ai suoi tempi dal pubblico di Mozart. E
ciò resta vero anche se i risultati espressivi non sono certo buffi, anche se i personaggi mutuano in vario modo caratteristiche
dal genere serio; se i confini dell'opera buffa - detto in altri termini - risultano decisamente allargati.” (1)
Don Giovanni secondo Søren Kierkegaard
“Non soltanto Don Giovanni è l'eroe dell'opera e l'interesse principale si accentra in lui, ma egli rende interessanti anche tutti gli
altri personaggi. Questo però non va inteso in senso esteriore: il segreto di quest'opera è che il suo personaggio principale è la
forza degli altri personaggi, la vita di Don Giovanni è il loro principio di vita. La sua passione mette in moto la passione degli
altri, la sua passione echeggia ovunque, risuona e sostiene la serietà del Commendatore, l'ira di Elvira, l'odio di Anna, la
superbia di Ottavio, il terrore di Zerlina, l'amarezza di Masetto, l'imbarazzo di Leporello. Don Giovanni come eroe dell'opera dà
a essa il titolo come di solito fanno i personaggi principali, ma gli [sic] fa qualcosa di più, se mi è lecito esprimermi così: egli è il
comune denominatore dell'opera. In rapporto alla sua, ogni altra esistenza è soltanto derivata. Se si richiede da un'opera che la
sua unità consista in un tono fondamentale, è facile vedere quanto sia impensabile un'opera più riuscita del Don Giovanni.” (2)
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(1) Franco Sgrignoli, Invito all’ascolto di Mozart, Mursia, 1991
(2) Citazione riportata in: Michel Parouty, Mozart prediletto degli dei, Electa/Gallimard, 1992
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Don Giovanni secondo Massimo Mila
“[..] Il personaggio di Don Giovanni […] si è staccato dalle opere letterarie nelle quali aveva visto la luce per vivere di vita
propria. Don Giovanni è di fatto un'intuizione popolare, l'intuizione di un rapporto primario e fondamentale tra l'uomo e il
mondo dei suoi simili. Grazie a questa sua vita indipendente dalle creazioni di singoli artisti, la figura di Don Giovanni ha potuto
arricchirsi di significati nuovi e sempre più profondi che le si incrostavano attorno per un'azione naturale del tempo. In origine,
niente di più chiaro: Don Giovanni è "il dissoluto punito", il simbolo, cioè, di un così intenso, incorreggibile peccare, che alla fine
il cielo stesso, o meglio l'inferno si muove, evocato dall'immensità delle sue colpe, per punirle.
Colpe, come si sa, amorose: centinaia, migliaia di donzelle allegramente sacrificate, in ogni parte del mondo, alla sua
inesauribile brama amatoria. […]
[Ma] l'empietà è l'elemento che si mescola alla incontinenza amorosa di Don Giovanni per darle carattere di colpa tragica. Sì,
Don Giovanni o il dissoluto punito; ma anche, Don Giovannì o l'ateista fulminato. […]
I due significati della parola "libertino" - quello culturale e storico, e quello moralistico corrente - si uniscono: Don Giovanni è, sì,
lo sforzator di donzelle e l'insidiatore della virtù coniugale, ma è anche il libero pensatore, l'uomo nuovo che fa della ragione il
suo dio e tutte le vecchie fedi osa riproporre al suo scettico esame. […] Il vero danno delle sue colpe non sta nel fatto fisico
delle vergini sforzate e delle spose sedotte, ché per questo basterebbe ancora la punizione d'un buon bastone: comunque,
basterebbero un giudizio ed un castigo di ordine umano. Ma il danno delle sue colpe è il veleno ch'egli spande nelle anime, e
per questo a punirlo si muove l'inferno stesso venendoselo a pigliare fra le fiamme.” (1)
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(1) Massimo Mila, Lettura del Don Giovanni di Mozart, Einaudi, 1988
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Le donne “di” Don Giovanni
Donna Anna
“Studiosi e artisti continuano ad accanirsi sull'identità di Anna: è la fanciulla casta e ossequiosa del dovere che le parole rivolte a Ottavio
vogliono lasciar intendere? È la figlia morbosamente attaccata alla figura paterna e incapace di superarne la morte? È, come suggeriva
Hoffmann, la donna passionale segretamente innamorata del suo seduttore dietro l'apparenza di un odio fin troppo violento? O ancora,
come ritiene Hocquard, in Anna si concentra simbolicamente il futuro turbamento romantico, e nel suo dolore insistente va ravvisata
un'evoluzione interiore tesa al superamento delle passioni? Ancora una volta, la genialità mozartiana sembra consistere proprio in questo
lasciare aperte tutte le ipotesi nei confronti della sua eroina: perché, a ben vedere, Anna presenta tutte insieme le caratteristiche sopra
elencate.“
Donna Elvira
“Se Anna sembra appartenere di diritto all'opera seria, qualcosa del suo passato «buffo» conserva Elvira, senza con questo togliere nulla
alla nobiltà del personaggio: è il suo realismo a denunciarne la provenienza, un realismo che la porta spesso a esprimersi con un linguaggio
musicale straordinariamente impulsivo e sensuale e quindi fuori della convenzione «seria». […] In Mozart Elvira è soprattutto una donna
innamorata […]: alla scelta del convento Elvira giunge qui solo dopo la morte dell'uomo amato, e quindi dopo la definitiva caduta di ogni
speranza. […] Agisce come la «legittima», come colei che a pieno titolo può dare a Don Giovanni il nome di «marito», che può ricondurlo
alla ragione e forse alla salvezza dopo averne, per prima, presentito la morte. […] Di tutti, Elvira è colei che ha assorbito più profondamente
l'influenza del suo seduttore.”
Zerlina
L’influenza esercitata da Don Giovanni su Zerlina “sembra in effetti [quella] più labile, dura lo spazio di un atto, anche se non manca di
lasciare in lei effetti neanche troppo secondari: ben lontana dalla convenzionale servetta del melodramma, la deliziosa Zerlinetta subisce
con fresca condiscendenza la vicinanza del cavaliere […]. E di quell'avventura non serba che una spontanea malizia che riverserà sul suo
Masetto […]. Per la sua capacità di godere con semplicità dei piaceri che le si offrono, Zerlina è il personaggio più vicino a Don Giovanni: il
quale, del resto, la ricambia con un'insistenza gaia e pressante. Peccato che le circostanze non abbiano loro concesso altro che una
sbrigativa aggressione durante il ballo che chiude il primo atto, e che si rivelerà foriera di tragedia: ma è difficile convincersi che Zerlina non
si aspettasse davvero quello che il «nobil cavaliere» esigeva da lei. Ancora una volta è la musica di Mozart a smentirla, conferendole per
tutta l'opera una carica di incantevole sensualità.” (1)
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(1) Loredana Lipperini, Don Giovanni. Il potere della seduzione, la musica, il mito, Castelvecchi, 2006
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L’ouverture del Don Giovanni composta in due ore
“IL MANOSCRITTO DEL' DON GIOVANNI' presenta cancellature e correzioni ma non tradisce mai la fretta: rivela appunto solo la
mano veloce di colui cui le note scorrono per la mente più rapide di quanto non passino sotto la penna. L'atto dello scrivere,
sempre e da sempre male necessario, dovere fastidioso, diventava automatico una volta che Mozart si rassegnava a compierlo.
Allora la sua memoria funzionava in maniera-fotografica, durante la stesura conversava o si faceva raccontare qualcosa. […]
Possiamo dunque tranquillamente prestar fede a ciò che ci viene tramandato - certo infiorato d'aneddotica e quindi destinato
come tanto d'altro al campo del frivolo e divertente - che cioè Mozart avrebbe scritto l'ouverture del Don Giovanni poco prima
della rappresentazione, di mattina presto, in un paio d'ore. È probabile invece che siano pura invenzione il ponce che Constanze
gli avrebbe dovuto preparare e i lazzi e i frizzi con cui lo doveva intrattenere. Scrisse il brano, potremmo dire, sotto dettatura
della memoria perché « composto» era già tutto.” (1)
Esordio del Don Giovanni a Praga
“Il resoconto della «Prager Oberpostamtzeitung» è splendido: «Intenditori e musicisti concordemente affermano che a Praga
non si era mai eseguito nulla di simile. Diresse il signor Mozart in persona; e quando apparve in orchestra venne salutato con un
triplice evviva. L'opera è difficilissima; ciò nonostante tutti si meravigliarono per l'eccellenza dell'esecuzione preparata in cosi
breve tempo. Teatro, orchestra, tutti fecero del loro meglio per ricompensare Mozart con una buona esecuzione. L'eccezionale
affluenza di pubblico è la miglior garanzia del consenso generale». E Guardasoni [Domenico Guardasoni, regista e condirettore
della compagnia operistica di Pasquale Bondini, ndr], l'esperto uomo di teatro, scrisse al proprio compatriota già ripartito per
Vienna: «Evviva da Ponte! Evviva Mozart! Tutti gli impresari, tutti gli artisti devono portarli alle stelle. Perché fintantoché
vivranno uomini simili non si sentirà più parlare di crisi teatrali!»” (2)
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(1) Wolfgang Hildesheimer, Mozart, BUR, 1982
)2) Bernhard Paumgartner, Mozart, Einaudi, 2006
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6/8
Il Don Giovanni a Vienna
“Nelle Memorie, Da Ponte riferì […] che Mozart lo aveva informato del successo [ottenuto a Praga, ndr]. […]
Inoltre, testimoniò che Don Giovanni non ebbe alcun successo a Vienna, […] e che tutti credevano fallita l'opera, salvo Mozart.
L'Imperatore disse:
«L'opera è divina; è forse forse più bella del Figaro, ma non è cibo pei denti de' miei viennesi.»
Mozart, di rimando, quando seppe il giudizio di Giuseppe II:
«Lasciam loro tempo da masticarlo.»
E secondo Da Ponte ebbe ragione, perché il successo viennese di Don Giovanni andò crescendo e i viennesi «posero il Don
Giovanni tra le più belle opere che su alcun teatro drammatico si rappresentassero».
Naturalmente, nella sua improntitudine Da Ponte attribuiva i meriti di Don Giovanni al proprio libretto e non alla musica di
Mozart.” (1)
"Là ci darem la mano"
“Secondo un aneddoto di storicità non rigorosamente accertata Bassi [Luigi Bassi, baritono, ndr], contrariato dalla mancanza di
una grande aria nella sua nuova parte, avrebbe costretto Mozart a cambiare ben cinque volte l'inizio del duetto con Zerlina Là ci
darem la mano. Soltanto in seguito a questo il celebre pezzo avrebbe raggiunto quell'alto grado di efficacia per cui l'effetto non
fallisce mai. Ammesso che al Bassi spetti veramente questa piccola parte di merito nella creazione della pagina immortale è
certo che, prima ancora di giungere a Praga con la partitura incominciata, Mozart avrebbe potuto accampare un merito ben
maggiore: perché il fascino di quella voce adamantina [quella del Bassi, ndr] viveva già nei fogli e negli appunti che egli portava
con sé nella carrozza. Il portamento di gran signore, il dono della recitazione di quell'artista capace di muovere al riso più
schietto anche nel corso d'una fosca tragedia erano ormai stati colti ed eternati nel personaggio di Don Giovanni. L'arguzia del
cantante trasformista, abilissimo nell'imitare gustosamente i vezzi e i malvezzi dei colleghi, era stata fissata nell'immortale
situazione scenica di Don Giovanni che, avvolto nel manto di Leporello, si fa scambiare per il proprio servitore rifacendone la
voce e il gestire grossolano.”(2)
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(1) Claudio Casini, Amadeus. Vita di Mozart, Rusconi, 1990
(2) Bernhard Paumgartner, Mozart, Einaudi, 2006
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Il catalogo delle conquiste di Don Giovanni
“Le sequenze di numeri, […] erano predilette da Wolfgang che, da tempi immemorabili, si divertiva con giochi aritmetici. Ed
ecco quale fu il gioco inventato da Mozart nell'aria del catalogo e puntualmente versificato dall'obbediente librettista: si tratta
dell'applicazione di una ben nota formula riguardante la proprietà commutativa delle somme, in cui la somma delle cifre
equivale alla somma dei numeri che costituiscono le cifre stesse .
Italia
Lamagna
Francia
Turchia
Spagna
TOTALI
640
231
100
91
1003
---------2065
=
=
=
=
=
10
6
1
10
4
----31
=
=
=
=
=
1
6
1
1
4
----13
Se si sommano i numeri della cifra 2065 si ha la cifra 13, uguale alla cifra della colonna di destra e inversa della cifra 31, che è la
somma delle cifre della colonna di centro. Infine, se si sommano i numeri delle cifre 13 e 31, si ha la cifra 4. La cifra 31
corrispondeva all' età di Mozart nel momento in cui stava componendo Don Giovanni. La cifra 4 corrisponde al numero di morti
che avevano recentemente colpito Mozart: il conte Hatzfeld, Leopold, Barisani, lo stornello [uccellino cui Mozart era molto
affezionato, ndr]. Mozart, per ricostruire il numero delle donne amate da Don Giovanni era partito dalla sinistra (per lui) cifra 4,
rendendo inequivocabile l'allusione fondamentale: Don Giovanni è un'opera sulla morte.” (1)
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(1) Claudio Casini, Amadeus. Vita di Mozart, Rusconi, 1990
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8/8
Il grido di Zerlina
“ Mozart prediligeva la recitazione naturale e realistica; amava il «parlato» scorrevole, la spontaneità, quasi estemporanea, del
canto e degli atteggiamenti, la calda espressività nelle parti «ariose», il manifesto fervore di tutti gli «affetti». […] La Bondini,
[Caterina Bondini, soprano, ndr] anche dopo aver provato e riprovato, non riusciva a emettere con naturalezza il famoso grido
di Zerlina nel primo finale. Allora Mozart salì di soppiatto in palcoscenico dall'orchestra e l'afferrò con mossa così repentina e
violenta da farle cacciare un urlo terribile. «Così va bene! Così si grida!», le disse sorridendo. Questo crudo realismo e l'agogica
assai più appassionata che non nel Figaro, riuscirono certamente difficili alla compagnia Bondini, abituata al tono del bel
conversare mondano. Ma pare che Mozart riuscisse spesso a far superare agli attori tali ostacoli imprevisti ricorrendo a efficaci
esempi pratici.” (1)
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(1) Bernhard Paumgartner, Mozart, Einaudi, 2006
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TRAMA
1/2
Atto primo.
Quadro primo. L'azione si svolge in una città della Spagna.
Davanti alla dimora del commendatore, Leporello attende il suo padrone: don Giovanni, mascherato si è infatti introdotto nella
casa per insidiare donna Anna ma, sventato il suo tentativo, irrompe sulla scena inseguito dal commendatore, che cerca di
trattenere l'ignoto fuggitivo. In un breve duello il commendatore resta ucciso e don Giovanni fugge.
Quadro secondo. È ormai l'alba e don Giovanni si accinge a nuove imprese amorose, quando sopraggiunge donna Elvira, da lui
un tempo sedotta e abbandonata; il cavaliere si sottrae al poco gradito incontro affidando a Leporello l'incarico di rivelare alla
fanciulla la vera natura del suo carattere cinico e dissoluto. Il lungo elenco degli amori di don Giovanni lascia sconvolta donna
Elvira.
Quadro terzo. Nei pressi di un'osteria don Giovanni incontra un corteo nuziale. Il cavaliere è attratto dalle grazie della sposa,
una contadina di nome Zerlina, e incarica Leporello di invitare tutti a una festa nella sua casa. La giovane, lusingata dalle
attenzioni del cavaliere, sta per cedergli, quando interviene donna Elvira. Entrano in scena anche donna Anna e Ottavio, in
cerca dell'assassino del commendatore. La situazione si fa complicata: da una parte donna Anna e Ottavio chiedono, ignari della
verità, aiuto a don Giovanni nella loro vendetta, dall'altra donna Elvira rivela a tutti ciò che ha appena appreso da Leporello.
Don Giovanni impassibile cerca di tenere a bada la situazione promettendo agli uni il suo appoggio, accusando di pazzia donna
Elvira, corteggiando la giovane Zerlina. Ma donna Anna ha riconosciuto in don Giovanni, dalla voce, l'uccisore del padre e
chiede vendetta.
Quadro quarto. Giardino nel palazzo di don Giovanni.
Zerlina è profondamente turbata: un vero profondo affetto la lega a Masetto, il suo promesso sposo, ma il fascino che emana
da don Giovanni è irresistibile. Compaiono nel giardino alcune maschere: sono donna Elvira, donna Anna e Ottavio decisi a fare
vendetta; don Giovanni, che non le ha riconosciute, le invita alla festa.
Quadro quinto. Nella sala da ballo entrano le maschere accolte da un inno del padrone di casa alla libertà. Iniziano le danze;
don Giovanni riesce a trarre in disparte Zerlina che invoca aiuto. Le maschere si scoprono il volto, apertamente accusano don
Giovanni di tutti i suoi misfatti e predicono vicina la punizione del cielo.
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Atto secondo.
2/2
Quadro primo. Una strada, davanti alla casa di donna Elvira.
Leporello è stanco della vita che conduce, ma il tintinnare di alcuni scudi lo induce non solo a continuare il suo servizio, ma ad
indossare anche i vestiti del padrone per sostituirlo in un'avventura galante, che ha come oggetto proprio donna Elvira; don
Giovanni, preso l'aspetto di Leporello, si dedica alla cameriera. Il travestimento dà vita a due scene simmetriche. Nella prima
don Giovanni, scambiato per Leporello dal furibondo Masetto, non solo riesce a sottrarsi alla vendetta, ma scarica sulle spalle
del povero contadino un sacco di legnate.
Nella seconda scena (quadro secondo) Leporello viene scambiato per don Giovanni e quasi ci rimette la vita, riuscendo a stento
a sfuggire all'ira di Masetto, Zerlina, donna Anna, Ottavio e donna Elvira, ognuno fermamente deciso a vendicarsi.
Quadro terzo. Un cimitero con la statua del commendatore. Don Giovanni, ancora una volta reduce da un'avventura galante,
entra in scena scavalcando il muro di cinta per sfuggire agli inseguitori. L’avventura l'ha messo di buon umore e, mentre
racconta a Leporello l'accaduto, ride. Ma dall'oscurità risuona una voce minacciosa; invano don Giovanni cerca tra le tombe chi
ha parlato, alla fine si rende conto che è stata la statua del commendatore, lì sepolto. Costretto da don Giovanni, Leporello,
tremante, invita da parte del suo padrone il commendatore a cena. La statua risponde: «Sì».
Interrotta momentaneamente l'atmosfera drammatica da una breve scena d'amore tra donna Anna e don Ottavio (quadro
quarto) si arriva alla conclusione della vicenda.
Quadro quinto. In una sala del palazzo don Giovanni siede a mensa. La tavola è imbandita, i musicanti allietano il convito.
Donna Elvira irrompe in un ultimo disperato tentativo di indurre don Giovanni al pentimento, ma, schernita e derisa, fugge.
Sulla porta si imbatte nella statua del commendatore che ha accettato l'invito. La commedia ormai volge rapidamente al
dramma. Don Giovanni non ha esitazioni e quando il commendatore chiede di restituirgli la visita, accetta e, come pegno, porge
la destra alla statua che gliela afferra. Già il gelo percorre le membra del cavaliere e ancora egli rifiuta di pentirsi e con questo
«no» ostinato sulle labbra don Giovanni è inghiottito dalle fiamme dell'inferno. A questo punto entrano in scena tutti i
personaggi e le loro voci si uniscono per cantare la morale della storia.
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da: Michele Porzio (a cura di), Dizionario dell’opera lirica, Arnoldo Mondadori Editore, 1991
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