francesco e le sue conversioni

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francesco e le sue conversioni
Sabati Francescani alla Creta 2014 / 15
FRANCESCO
E LE SUE CONVERSIONI
sé diversamente dal solito. Riavutosi un po’, per
ricuperare le forze, si mise a passeggiare qua e là per la
casa, appoggiato ad un bastone. Un giorno uscì,
ammirando con più attenzione la campagna circostante:
ma la bellezza dei campi e dei vigneti, tutto ciò che è
gradevole a vedersi non gli dava più alcun diletto. Era
meravigliato di questo repentino mutamento e riteneva
stolti tutti quelli che hanno il cuore attaccato a beni di
tal sorta. In quello stesso periodo inizia ad essere
sensibile al mondo dei poveri... Divenne più
compassionevole con i bisognosi»
B. IL SIGNIFICATO
Per ogni passaggio, cercheremo di esaminare:
a) innanzitutto i fatti accaduti dal punto di vista storico
b) poi il significato di ciò che è successo, l'interrogativo
di fondo del dramma interiore che Francesco ha vissuto.
c) quindi le tracce che questa tappa di conversione ha
lasciato nel pensiero e negli Scritti di Francesco
d) infine il senso che ancora può avere per noi, per la
nostra conversione e crescita nella vita cristiana
2. LA FRAGILITÀ DEL CORPO
É questa un'altra tappa della conversione di Francesco
A. I FATTI ACCADUTI
Nel 1202 Francesco ha vent’anni e partecipa alla guerra
contro Perugia. è fatto prigioniero. Le privazioni e le
condizioni malsane del carcere l’indeboliscono, la
mancanza di igiene poi lo stronca. Francesco si ritrova
colpito da un virus che lo tormenterà per il resto della
vita, presentandosi ciclicamente sotto forma di febbre
quartana. Dopo un anno di prigionia, Francesco torna a
casa sfinito, febbricitante e sconfitto: inizia quella che
alcuni biografi definiscono una lunga convalescenza,
durante la quale avviene una prima trasformazione. È
lecito pensare che abbia affrontato questa convalescenza
non solo limitato nelle forze fisiche, ma anche
profondamente segnato da tutte le cose scoperte in
prigione su se stesso, sugli altri e sulla vita.
Le biografie sottolineano in diverso modo questo
momento iniziale. Innanzitutto viene interpretata la
lunga malattia come mandata dalle mani di Dio per
preparare la sua anima all’effusione dello Spirito. Inoltre
è evidente che la prigionia, la malattia e la
convalescenza lasciano una profonda conseguenza
nell'animo di Francesco, in particolare un crescente
disinteresse per le cose terrene e un'attenzione per i
poveri.
Ecco cosa scrivono i biografi: «Cominciò a pensare tra
La prova del corpo
Il corpo diventa luogo simbolico che ricapitola in sé la
prova della malattia e della convalescenza. Dio sta
lavorando in Francesco attraverso ciò che egli ha di più
caro, il suo corpo, e ciò a cui il suo corpo è associato: la
salute, i vestiti preziosi, l’aspetto curato, i piaceri della
sua compagnia di amici, il mondo della natura. La sua
conversione passa attraverso il lato più superficiale della
sua vita umana e attraverso il suo modo d’agire della
“carne”. Con la parola “carne” intendiamo tutto quanto
riguarda la vita materiale, la vivacità dei sensi con i
desideri, i piaceri, le passioni. Questa realtà umana, in sé
bella e importante, spesso si oppone all'altra dimensione
ugualmente importante e bella: quella dello “spirito”. E
diventa addirittura un ostacolo per la crescita completa
della persona e in particolare del suo rapporto con Dio e
il mondo ultraterreno, soprannaturale,
In questa tappa della sua conversione, Francesco passa
attraverso una lunga esperienza del proprio limite
personale: perde le forze, è costretto a vivere quasi al
rallentatore e ad accettare il tempo della convalescenza.
Certamente per la prima volta in vita sua e per un tempo
prolungato, non dispone più di se stesso ed è nelle mani
di un Altro. Questa è certamente una prova profonda e
non voluta: la sua anima è spezzata dall’angoscia e il
corpo soggiogato dalla sofferenza.
Attraverso l’esperienza corporea della finitezza viene
cambiato il modo di vedere e gustare la vita e non si
coglie più il senso delle cose come si faceva prima.
L’esperienza è forte e sconvolgente: le cose esteriori non
gli bastano più, fisicamente menomato, vede e sente il
suo solito mondo scomparire e tutto il suo essere ne è
sconvolto. La malattia agisce nella profondità del suo
animo più che sul corpo.
La lacerazione del proprio Io
Quel che succede a Francesco, a questo punto, è tipico di
ogni percorso di maturazione umana: si tratta della
necessità di individuare un nuovo centro per la propria
vita. Ora si trova a dover togliere al proprio Io il
privilegio di essere l’unico centro delle relazioni con
l’esterno, con le cose, gli avvenimenti e gli altri.
In questa condizione di finitezza, fallimento e limite,
Francesco deve anche relativizzare la propria immagine
sociale superficiale per avanzare verso un centro più
personale e profondo.
Il convalescente è chiamato a scoprire il suo stesso
cuore, profondamente vivo eppure ancora misterioso.
Ciò che stava a cuore a Francesco prima della malattia
era esattamente quello che serviva per sentirsi realizzato
esteriormente e socialmente agli occhi suoi e a quelli
degli altri. Dopo la malattia corporea anche la sua
coscienza è profondamente colpita e, in conseguenza,
tutto il suo Io.
Quando si trova a subire la sconfitta in guerra, la
bruttura della prigionia, la perdita della salute,
addirittura l’angoscia interiore, di colpo perde anche la
sua sensibilità solo esteriore ed estetica che lo aveva
guidato fino allora. e sperimenta qualcosa di diverso
dalla vita facile su cui aveva costruito tutta la sua
giovane esistenza e la sua felicità.
Nel giro di due o tre anni si trova a dover fare i conti
con quelle esperienze per lui inedite che sono la
sconfitta e la sofferenza. La convalescenza lo inchioda
ad una specie di passività e anche la guarigione arriva
lentamente. La sofferenza fisica, secondo i testi, è un
duro colpo per il suo egoismo, il suo orgoglio, il suo
amor proprio.
Se l’esperienza gli appare negativa e lo spinge alla
passività, costretto dalle circostanze, porta però con sé
anche un aspetto più positivo: Francesco scopre in sé
una sensibilità sinora sconosciuta e inizia a vedere il
proprio corpo, la malattia, la natura, i poveri con uno
sguardo diverso da prima.
Il corpo e l’apertura dello spirito
Francesco ha iniziato il suo cambiamento interiore. Non
vede più le cose allo stesso modo di prima, ma non sa
ancora bene cosa vede
In questo modo Francesco inizia a lasciar purificare
tutto il suo essere attraverso il corpo malato. Dio lo
guida gradualmente a cambiare vita, prende di mira il
suo cuore partendo dal suo corpo. La risposta
dell’infermo è costituita dalla sua coraggiosa capacità di
accogliere la nuova realtà con un atteggiamento di
abbandono: all'inizio il disinteresse per le sue abitudini e
i suoi gusti di prima è subìto, solo dopo verrà scelto e
fondato sull’esempio di Cristo. La portata spirituale di
questa tappa della conversione è notevole, perché da
inizio ad un vero e proprio spostamento del centro;
Francesco si rende conto che deve iniziare a considerare
la vita secondo criteri diversi. La malattia si rivela
benefica nella misura in cui gli rivela la sua fragilità e
l’onnipotenza amorosa di Dio, nella consapevolezza di
Francesco per ora ancora assente e sconosciuto.
C. LE TRACCE NELLA VITA DI FRANCESCO
Le conseguenze spirituali
Nel corso della sua vita, Francesco, ormai frate minore,
arriverà ad una visione strettamente unitaria del mistero
cristiano: il Figlio di Dio si fa carne, assume il nostro
corpo mortale, vive e soffre per la nostra salvezza. Se
vogliamo parlare di una spiritualità francescana del
corpo, è necessario legarla alla visione di Cristo che ha
assunto la nostra carne; l’espressione «seguire le orme
del Signore nostro Gesù Cristo», che Francesco ripete
spesso, comporta che ogni frate minore segua il
cammino di incarnazione e di servizio che Gesù per
primo ha scelto: seguirlo «nella tribolazione e nella
persecuzione, nella vergogna e nella fame,
nell’infermità e nella tentazione e in altre simili cose» Il
suo biografo non si stanca di sottolinearlo: «sempre
fissava il volto del suo Cristo, sempre rimaneva a
contatto dell’Uomo dei dolori, che conosce tutte le
sofferenze» Il Cristo incarnato, conteplato da Francesco
per tutto il tempo della sua vita, gli si rivela come un
modello di perfezione. Da questa certezza nasce
l'esperienza del Natale a Greccio e delle stimmate a La
Verna.
L’addestramento del corpo
Per tutta la vita Francesco sarà segnato da una
costituzione debole, in parte come conseguenza della
malattia avuta in gioventù. Questo acuirà la sua
sensibilità di fronte al dolore e ad ogni forma di fragilità.
Nella Regola, per esempio, riserva un’attenzione
particolare ai frati ammalati Non stabilisce leggi o
norme rigide per loro, suggerisce piuttosto un
atteggiamento di grande attenzione e affettuosità. E così
scrive: «Se un frate cadrà ammalato, ovunque si trovi,
gli altri frati non lo lascino senza avere prima incaricato
un frate, o più se sarà necessario, che lo servano come
vorrebbero essere serviti essi stessi nella sua infermità.
Perché se la madre nutre e ama il suo figlio carnale,
quanto più premurosamente uno deve amare e nutrire il
suo fratello spirituale?» E per quanto riguarda i
malati suggerisce loro un atteggiamento di
abbandono, di ringraziamento in tutto, di pazienza
nella malattia, cercando l’accoglienza della volontà
del Signore, piuttosto che lasciarsi andare allo
scoraggiamento: «E prego il frate infermo di
rendere grazie di tutto al Creatore. E come lo vuole
il Signore, tale desideri di essere, sano o malato,
poiché tutti coloro che Dio ha preordinato alla vita
eterna, li educa con i richiami delle diverse prove e
dell'infermità. Se invece si turba e si adira contro
Dio e contro i frati, chiedendo con troppa insistenza
medicine e desiderando solo di risanare il corpo,
che è nemico dell’anima ed è destinato a morire
presto, questo frate non sembra essere un frate,
poiché ama più il corpo che l'anima» Sembrano
parole eccessive, ma sono nate dalla reale
esperienza personale che ha trasformato
profondamente l'anima di Francesco.
D. IL SENSO PER NOI
Questo secondo passaggio della conversione di
Francesco, maturato con LA FRAGILITÀ DEL CORPO
ha ancora molto da insegnare al nostro mondo, dove non
sempre a livello personale o più generale viene
compreso il pieno valore della salute e della malattia, del
modo migliore per affrontare l'infermità mia e degli altri.
E pensando alla mia esperienza:
Come ho vissuto la malattia?
Quali domande ha suscitato in me?
Quale senso sono riuscito a scoprire?
Per me dove è stato Dio?