Il fenomeno delle forze di lavoro potenziali in Italia

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Il fenomeno delle forze di lavoro potenziali in Italia
Il fenomeno delle forze di lavoro potenziali in Italia
di Gianni Pitti
ECONOMIA SICILIANA
L'articolo propone un'analisi delle forze di lavoro potenziali in Italia attraverso l'uso di indicatori
complementari a quelli tradizionali.
Introduzione
Gli indicatori che fino ad oggi sono stati utilizzati per studiare il mercato del lavoro
permettono di classificare i lavoratori in tre categorie: occupati, disoccupati e inattivi. Il presente
articolo dedica un approfondimento alle caratteristiche di un gruppo particolare di soggetti che
risultano essere potenzialmente impiegabili: persone tra 15 e 74 anni che dichiarano di voler
lavorare e di essere disponibili a farlo immediatamente o nelle due settimane successive
all’intervista, nonostante non cerchino attivamente un’occupazione. Questo segmento della
popolazione inattiva, sommato a coloro che cercano attivamente un lavoro ma non sono disponibili
a iniziarlo subito o entro le due settimane successive all’intervista, costituisce, secondo Eurostat le
forze di lavoro potenziali, (FdLP ).
Ciò che ci proponiamo come obiettivo è comparare aree geografiche ampie (Mezzogiorno,
Centro e Nord) relative allo stesso fenomeno oggetto di studio.
Nella prima parte del lavoro, per ciascuna area, ci concentreremo sul primo insieme delle
FdLP, ovvero, sui soggetti che non cercano attivamente un lavoro, ma che si dichiarano disponibili
a lavorare immediatamente. Per questa categoria di soggetti, quota maggioritaria delle forze di
lavoro potenziali, intendiamo analizzare le ragioni sottostanti la mancanza di una ricerca attiva.
Affronteremo questo tema, anche sotto il profilo della “questione di genere”, indagando le diverse
caratteristiche delle componenti maschili e femminili delle FdLP.
Si ringrazia S. Nerozzi (Unipa) per il contributo apportato con i suoi preziosi suggerimenti.
1. Individui potenzialmente impiegabili. Una analisi quantitativa
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In Italia, nel primo trimestre 2014, i dati sulle forze di lavoro potenziali evidenziano circa
3,2 milioni di persone tra i 15 e 74 anni che, pur non cercando attivamente un lavoro, sarebbero
state disponibili a lavorare [Tav.1 - (1)]. Questo è un dato in crescita di oltre 270 mila unità rispetto
al primo trimestre del 2013. A questa categoria di soggetti, si aggiungono circa 91 mila persone
inattive che pur cercando non sono disponibili immediatamente a lavorare, [Tav.1 - (2)] e
comprendono le persone non occupate o disoccupate che: - hanno cercato attivamente un lavoro
nelle quattro settimane che precedono quella di riferimento ma non sono disponibili a lavorare entro
le due settimane successive; − hanno cercato un lavoro non attivamente ma passivamente (ad
esempio, sono stati in attesa degli esiti di un colloquio di lavoro) nelle quattro settimane che
precedono quella di riferimento e sono disponibili a lavorare entro le due settimane successive
(Fonte: Istat). Esistono differenze territoriali importanti: per il Mezzogiorno il dato al primo
trimestre 2014, nella classe di età 15-74 anni, ammonta a circa 2,1 milioni di persone
potenzialmente occupabili, che rappresentano il 62% del totale nazionale, segue il Nord con 744
mila unità, circa il 23% sul totale, e il Centro con 451 mila unità (il 14% sul totale) (Tav. 1).
La Tav. 2 segmenta l’intera popolazione di soggetti che non cercano lavoro, ma sarebbero
disponibili a lavorare immediatamente [punto (1) della Tav. 1] in relazione alla condizione da questi
dichiarata. Anche in questo caso i dati mostrano un significativo divario tra le regioni del CentroNord rispetto a quelle del Mezzogiorno.
In Italia, il 50% degli inattivi potenzialmente impiegabili dichiara di essere “disoccupato e
alla ricerca di nuova occupazione”, il 26% risulta “Casalinga/o”, il 16% si dichiara “In cerca di
prima occupazione” e solo il 5% si trova nella condizione di “Studente”; in particolare, la categoria
“Disoccupato e alla ricerca di nuova occupazione” è maggiormente concentrata nel Centro-Nord
rispetto al Mezzogiorno, mentre la condizione di essere alla ricerca di prima occupazione, in termini
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percentuali, sembra prevalere nelle regioni del Sud (isole comprese)1. Per la categoria
“Casalinga/o”, condizione dichiarata dai soggetti potenzialmente impiegabili, i dati, in valore
percentuale, mostrano una incidenza omogenea sia per il Centro-Nord che per il Mezzogiorno.
Gli inattivi potenzialmente impiegabili censiti in Italia nel primo trimestre 2014, presentano
differenze rilevanti a seconda delle caratteristiche individuali, in particolare, il genere e il motivo
della mancata ricerca di un lavoro. L’indicatore evidenzia una maggiore concentrazione nell’area
del Mezzogiorno (il 64% circa) e la componente femminile ne rappresenta la porzione principale
(Tav. 3), con circa 1,3 milioni di donne, pari al 63% rispetto al totale della popolazione italiana
femminile inattiva ma potenzialmente impiegabile.
E’ opportuno chiedersi quale sia il motivo della mancata ricerca di un lavoro.
1
L’area geografica del Mezzogiorno contiene informazioni relative al Sud (Isole comprese). La disaggregazione del dato
FdLP, che ha riguardato una particolare categoria, quella dei soggetti potenzialmente impiegabili, non ha permesso di
condurre una analisi distinta per la sola area geografica rappresentata dalla Sicilia.
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Analizzando il fenomeno a livello nazionale emerge che, per il 50% delle donne e per il 45
% dei loro coetanei maschi, il principale motivo della mancata ricerca di un lavoro è attribuibile allo
scoraggiamento. Oltre allo scoraggiamento, la cura dei figli e/o dei familiari rappresenta per la
componente femminile il motivo più significativo della mancata ricerca del lavoro (il 18%).
Riguardo alla componente maschile appare rilevante l’attesa dei risultati di passate azioni di
ricerca, circa il 26% (Tav. 4 e Tav. 5).
Scendendo ad un analisi per macro-regioni e per genere, si nota che per la componente
femminile (Tav. 4) lo scoraggiamento concentrato incide maggiormente nel Mezzogiorno (il 53%)
rispetto al resto del paese, mentre la cura dei figli e/o dei familiari presenta valori leggermente più
elevati nelle aree del Centro, circa il 20% (Tav. 4).
Per quanto riguarda i maschi appartenenti alle FdlP, è maggiore, lo scoraggiamento
raggiunge i suoi livelli più elevati anche in questo caso nelle aree del Mezzogiorno (circa il 50%),
mentre l’atteggiamento di attesa dei risultati di passate azioni di ricerca pesa per il 29% nel Nord,
per il 25% al Sud (isole comprese) e per il 23% al Centro (Tav. 5).
Al di là dunque della diversa incidenza che le FdLP hanno sulla popolazione totale nelle tre
aree del paese, si registra, tuttavia, una sostanziale omogeneità riguardo alle motivazioni che
spingono lavoratori di entrambi i sessi ad astenersi dalla ricerca attiva di un lavoro.
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L’analisi dell’andamento nel corso del tempo delle Forze di lavoro potenziali, mette in luce
come l’impatto della crisi sia stato forte non solo sui tassi di disoccupazione, ma anche sulla
crescita degli inattivi. I numeri indice della popolazione degli inattivi potenzialmente impiegabili
elaborati per tutte le ripartizioni territoriali utilizzando il 2004 come anno base, mostrano, nel
Mezzogiorno e nelle regioni del Nord, andamenti tendenzialmente crescenti per tutto il periodo
considerato, con un’accelerazione di questa tendenza dopo il 2010: complessivamente è nel Nord
che l’indice cresce di più, sia nella componente maschile che femminile, mentre nelle regioni
centrali la crescita delle forze di lavoro potenziali si ha solo a partire dal 2010 (Graf. 1a e 1b). Da
notare come nel Sud si abbia all’inizio della crisi una flessione nel numero assoluto degli inattivi,
una tendenza che potrebbe essere spiegata con il primo impatto della crisi che potrebbe aver
prodotto fenomeni di riallocazione di forza lavoro informale dalla condizione di inattivi a quella di
disoccupati, condizione in seguito riassorbita, in assenza di opportunità, nell’inattività dovuta a
scoraggiamento.
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Passiamo adesso a considerare l’incidenza delle forze di lavoro potenziali sulla popolazione
(Graf. 2a e 2b). Gli indicatori osservati in corrispondenza delle tre macro aree territoriali,
evidenziano le seguenti dinamiche: i valori dell’incidenza delle FdLP nel Mezzogiorno si
posizionano molto al di sopra del Centro-Nord ma si presentano relativamente stabili nel tempo,
con una leggera flessione a partire dal 2010-2011. Più che doppia risulta poi l’incidenza per la
popolazione femminile rispetto a quella maschile: nel Mezzogiorno la prima componente supera
costantemente il 40% a partire dal 2007, mentre nel Centro e nel Nord si colloca rispettivamente
intorno al 10% e al 5%, rispettivamente, con una tendenza lievemente crescente negli anni della
crisi. I maschi si collocano al di sotto del 20% nel Mezzogiorno e intorno al 5% nella altre aree del
paese.
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Conclusione
L’analisi mostra l’impatto forte della crisi sulle forze di lavoro potenziali soprattutto nel Nord,
mentre nel Mezzogiorno le FDLP hanno un carattere più strutturale e con il rischio che molti di
coloro che sono stati espulsi dal mercato, o non sono neanche riusciti ad entrarvi, restino a lungo
fuori dal processo produttivo. Ciò potrebbe indicare fenomeni di transizione verso l’area del lavoro
non regolare.
Lo scoraggiamento, la cura dei figli e/o dei familiari rappresenta per la componente femminile il
motivo più significativo della mancata ricerca del lavoro. Per quanto riguarda il genere maschile,
pesa l’attesa dei risultati di passate azioni di ricerca.
In questo quadro, le donne risultano nettamente più svantaggiate degli uomini anche in
connessione con carichi di lavoro domestico che probabilmente scoraggiano la ricerca attiva del
lavoro.
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Nel Mezzogiorno risultano meno sviluppate le reti di aiuto formali e questo ha reso più difficile
per le donne meridionali conciliare eventuali ricerche, e/o responsabilità, lavorative con le esigenze
familiari.
Bibliografia
Istat 2014 - Rapporto annuale, La situazione del Paese, Cap.3, Il mercato del lavoro negli
anni della crisi. Maggio 2014, Roma
Istat 2013 – Disoccupati, Inattivi, Sottoccupati. Indicatori complementari al tasso di
disoccupazione. Anno 2013, Statistiche report, 11 Aprile, Roma.
stat 2011 – Disoccupati, Inattivi, Sottoccupati. Indicatori complementari al tasso di
disoccupazione. Anno 2011, Statistiche report, 10 Novembre, Roma.
Sitografia
www. istat.it
http://www.istat.it/it/files/2014/06/Rapporto_Bes_2014.pdf
http://www.istat.it/it/files/2013/03/bes_2013.pdf
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