Frangipane di Regalbono A.*, Testoni S.**, Tess

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Frangipane di Regalbono A.*, Testoni S.**, Tess
INDAGINE SULLA SETARIOSI BOVINA NELLE PROVINCE
DI BOLOGNA E DI MODENA (ITALIA)
Frangipane di Regalbono A.*, Testoni S.**, Tessarin C.*
*Dipartimento di Scienze Sperimentali Veterinarie, Facoltà di Medicina Veterinaria, Agripolis,
Legnaro (Padova), Italy. **Dipartimento di Scienze Cliniche Veterinarie, Facoltà di Medicina
Veterinaria, Agripolis, Legnaro (Padova), Italy.
Abstract
Bovine setariosis is a parasitic disease due to Setaria digitata, found in the Far East, and S.
labiatopapillosa (sin. S. cervi) that is spread worldwide. In Italy setariosis is reported in Tuscany,
Piedmont, Friuli Venezia Giulia and Sardinia. The aim of this survey was to assess the prevalence
of setariosis in some areas of Emilia Romagna never investigated before. From 7 July to 1 August
2001, blood samples were collected from dairy cattle bred in 21 farms, 13 in the province of
Modena and 8 in the province of Bologna. Each sample was examined for microfilariae using
Difil test. The parasitosis was found in 2 farms, 1 in the province of Modena and 1 in the
province of Bologna. Out of 601 blood samples, only 3 (0.5%) were positive (confidence
interval: 0.13% - 1.58%; confidence level: 95%) with natural microfilaremia below 20
microfilariae/ml. Blood microfilariae were identified as S. labiatopapillosa. Although setariosis is
usually considered of little interest for health and productivity in cattle, its importance is closely
related to the transmission-risk to unusual hosts (sheep, goats and horses), which strictly depends
on the prevalence of the infection and on different levels of bovine microfilaremia. From this
point of view, this survey seems to describe a low transmission-risk in the investigated area.
Introduzione
La setariosi del bovino è una malattia parassitaria sostenuta da nematodi appartenenti alle specie
Setaria digitata e S. labiatopapillosa (sin. S. cervi). Gli adulti vivono nella cavità peritoneale
dell’animale, liberi o adesi alla sierosa. Qui le femmine producono microfilarie che, raggiunto il
torrente circolatorio, vengono prelevate da ditteri ematofagi della famiglia Culicidae, nei quali
sviluppano a larve infestanti. Una volta che queste vengono trasmesse ad un nuovo ospite
recettivo, raggiungono la cavità addominale ed il ciclo riprende.
La setariosi da S. digitata è segnalata esclusivamente nei paesi asiatici, mentre quella sostenuta da
S. labiatopapillosa è stata riscontrata in diversi Paesi europei ed extra-europei (Brengues e Gidel,
1972; Lepojev, 1978; Dadaev, 1984; Ogbogu et al., 1990; Theodoropoulos e Kostopoulos, 1993).
In Italia la setariosi è stata segnalata in Toscana (Pellegrini et al., 1980), in Piemonte (Rossi e
Meneguz, 1989; Rossi e Abate, 1990), in Friuli Venezia Giulia (Tampieri et al., 1994; Pietrobelli
et al., 1995) ed in Sardegna (Scala et al., 1995).
In relazione alla limitata azione patogena di Setaria spp. nell’ospite elettivo, la setariosi viene
generalmente considerata una patologia d’importanza marginale nell’ambito dell’allevamento
bovino. Tuttavia nelle zone endemiche, caratterizzate da alti livelli di trasmissione, questa
parassitosi può rappresentare un rischio per la salute di altri animali, come dimostrano i frequenti
casi di “paralisi lombare” in pecore, capre e cavalli del continente asiatico (Yoshihara et al.,
1987; Kawata et al., 1991; Hagiwara et al., 1992; Fan-PingChin et al., 1998).
Scopo del presente lavoro è stato quello di determinare la prevalenza dell’infestazione nella
popolazione bovina di alcune aree dell’Emilia Romagna, regione mai indagata per questa
parassitosi.
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Materiali e metodi
L’indagine ha interessato allevamenti di bovine da latte situati nelle province di Bologna e di
Modena, dove è registrato complessivamente un patrimonio bovino di 163.930 capi, buona parte
del quale è rappresentato da esemplari da riproduzione (22.279 manze e 85.865 vacche) (Fonte:
Regione Emilia Romagna, Direzione Regionale Agricoltura, Servizio Piani e Programmi aggiornamento 12/06/2001).
Considerando i risultati ottenuti in una precedente esperienza condotta in Friuli Venezia Giulia,
dove la parassitosi era stata riscontrata nell’11,3% dei capi (Pietrobelli et al., 1995), è stato
possibile definire il numero minimo di animali da esaminare (427) per determinare la prevalenza
della parassitosi con un livello di confidenza del 95% ed un errore massimo del 3% (Thrusfield,
1995).
Il numero di capi da esaminare per ogni azienda è stato determinato secondo le indicazioni di
Cannon e Roe (1982), per un margine di errore del 5% ed un livello di confidenza del 95%.
Tutti i prelievi ematici sono stati effettuati nel periodo 7 luglio 2001 - 1 agosto 2001, escludendo i
soggetti di età inferiore ai 18 mesi. Ogni campione di sangue è stato prelevato dalle vene
coccigee con provette Vacutainer contenenti EDTA e analizzato nelle ore immediatamente
successive sottoponendolo ad esame per concentrazione delle microfilarie mediante filtrazione
(Difil test). I campioni risultati positivi sono stati processati con la metodica di Knott modificata
(Rawlings, 1986) per isolare le microfilarie, osservarle microscopicamente e misurarle per
evidenziarne le caratteristiche morfologiche utili all’identificazione.
Risultati e discussione
In totale sono stati indagati 21 allevamenti, 13 dei quali distribuiti in 7 località della provincia di
Modena e 8 in altrettante località della provincia di Bologna.
La parassitosi è stata diagnosticata in 2 allevamenti, 1 in provincia di Modena e 1 in provincia di
Bologna.
In totale, nel periodo 7 luglio - 1 agosto 2001 sono stati prelevati 601 campioni di sangue da
altrettanti animali. Di questi, solo 3 (0,5%) sono risultati positivi (intervallo di confidenza: 0,13%
- 1,58%; livello di confidenza: 95%), con valori di microfilaremia inferiori a 20 microfilarie/ml.
Complessivamente sono state isolate trenta microfilarie, le cui dimensioni e caratteristiche morfomicroscopiche (presenza di guaina, corpo e nuclei somatici) hanno consentito di imputare la
parassitosi a S. labiatopapillosa.
La prevalenza dell’infestazione nell’area indagata è risultata decisamente bassa, così come i
livelli di microfilaremia riscontrati nei soggetti positivi. Questo risultato si discosta nettamente da
quanto evidenziato in precedenti esperienze condotte nel nostro Paese, come ad esempio in Friuli
Venezia Giulia, dove gli Autori hanno riscontrato la parassitosi nell’82,6% degli allevamenti e
nell’11,3% dei capi (Pietrobelli et al., 1995), con valori di microfilaremia, nel periodo estivo,
superiori a 2000 microfilarie/ml (Pietrobelli et al., 1998).
Nonostante si attribuisca alla setariosi uno scarso interesse in termini di impatto sul benessere e
sulla produttività dei bovini allevati, nelle aree caratterizzate da elevati tassi di trasmissione essa
potrebbe rappresentare un rischio per la salute di ospiti non elettivi e, tra questi, anche l’uomo.
Non bisogna dimenticare che la malattia è trasmessa da numerose specie di culicidi alcuni dei
quali, duttili sotto il profilo trofico, compiono indifferentemente il pasto di sangue sia sugli
animali che sull’uomo. Sebbene non esistano segnalazioni di casi di infestazione dell'uomo (che
sarebbero comunque di difficile diagnosi), è stato ipotizzato che Setaria spp. possa essere
responsabile di alcune neuropatologie (Nelson, 1962). A rischio potrebbero essere soprattutto gli
allevatori, che vivono a stretto contatto con gli animali.
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I risultati ottenuti nella presente indagine sembrano comunque descrivere, per le province di
Bologna e di Modena, una situazione caratterizzata da basso rischio di trasmissione. Questo
infatti è strettamente legato, oltre che alla presenza di vettori efficaci (Cancrini et al., 1997), alla
prevalenza dell’infezione ed ai livelli di microfilaremia nei bovini, che rappresentano il serbatoio
del parassita.
Ringraziamenti
Gli Autori ringraziano il dott. Massimo Lugli, il dott. Lorenzo Rossi, il dott. Marco Morara e il
dott. Domenico Bevilacqua per la preziosa collaborazione.
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