Un Giubileo tra sfide e prospettive

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Un Giubileo tra sfide e prospettive
Fa fede il discorso orale
Discorso del Presidente del 5 settembre 2012 per la Giornata dei banchieri
Un Giubileo tra sfide e prospettive
Patrick Odier, Presidente dell’Associazione svizzera dei banchieri
Gentili signore, egregi signori
Il Centenario dell’Associazione svizzera dei banchieri cade in un momento in cui le sfide
per la nostra piazza finanziaria sono più numerose che mai. Questi continui impegni mi
ricordano un’autostrada disseminata di cantieri: per uno che chiude, eccone subito un altro
che viene aperto. A volte sono lunghi per chilometri e chilometri, e sembrano non fare
progressi, altri rendono il percorso accidentato e pericoloso, suscettibile di cambiare da un
giorno all’altro. Eppure, i lavori procedono. Sulle parti di nuova costruzione si viaggia
meglio e si arriva a destinazione più in fretta e con maggiore sicurezza. Ecco, nel nostro
caso è esattamente la stessa cosa. Vi propongo di fare insieme una visita al cantiere
Piazza Finanziaria Svizzera, con sosta ai tronconi «accordi fiscali», «affari USA» e
«regolamentazione». Successivamente illustrerò in sintesi le modalità che dobbiamo
seguire per aprire nuovi tratti viabili. Nella seconda parte, vorrei ragionare con voi su tre
punti fondamentali e dedicare infine qualche parola al nostro anniversario.
Accordi fiscali – Ai tempi supplementari
Dopo le trattative serrate per la firma dell’accordo fiscale tra Svizzera e Germania segue
ora un processo di avallo politico dai tempi dilatati. Mentre in Gran Bretagna e in Austria le
convenzioni concluse con la Svizzera non hanno suscitato contrasti negli ambienti politici,
arrivando senza problemi alla ratifica in luglio di quest’anno, in Germania il dibattito sta
assumendo toni sempre più aspri. È stato necessario sottoscrivere un protocollo
aggiuntivo a integrazione dell’intesa di base, apportando modifiche che tuttavia non hanno
intaccato i principi sostanziali dell’accordo. Siamo stati peraltro irremovibili sul fatto che
non intendiamo fare ulteriori concessioni.
Giornata dei banchieri dell’ASB il 05.09.2012 – Discorso del Presidente Patrick Odier
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Il nostro assenso era subordinato a precise condizioni: l’equità delle aliquote fiscali per la
regolarizzazione del passato e l’allineamento di quelle per il futuro ai livelli usualmente
applicati nel paese in questione, la salvaguardia della tutela della sfera privata finora
garantita e l’accesso agevolato ai rispettivi mercati. Di conseguenza, le banche si sono
schierate con fermo convincimento a favore di tutti e tre gli accordi, impegnandosi a
rispettarne totalmente la lettera e lo spirito e raccomandando già nel marzo dello scorso
anno ai propri collaboratori di non fornire un appoggio attivo ai clienti che vogliono lasciare
la Svizzera. A giugno 2012 anche il Parlamento svizzero ha dato parere positivo.
Immediatamente dopo l’approvazione, gli opposti schieramenti politici hanno deciso di
impugnare l’arma del referendum popolare. Il termine ultimo per la raccolta delle firme
scade il 27 settembre. La sinistra vorrebbe servire su un vassoio d’argento la tutela della
sfera finanziaria privata, frutto di una tradizione decennale, come gesto di liberalità verso
l’estero. L’estrema destra fatica a comprendere che il mondo sta cambiando e che
un’economia nazionale aperta come quella svizzera non è in grado di agire senza
scendere a qualche compromesso. Ma, come spesso accade, il popolo sovrano elvetico
non si lascerà confondere e saprà capire che gli accordi fiscali non sono utili solo ai clienti,
agli Stati firmatari o alle banche, ma vanno anche e soprattutto a profitto della Svizzera,
della sua economia e – a lungo termine – dei posti di lavoro sul territorio nazionale.
Bisogna dire che il nostro paese non è il solo in cui vengono utilizzati tutti gli strumenti
democratici, rischiando così di far naufragare l’intesa. Anche in Germania la maggioranza
dei paesi, retti dall’opposizione, cerca di trasformare l’accordo fiscale in una tribuna
elettorale, usando a volte toni particolarmente virulenti. È inoltre inaccettabile e in palese
violazione della lettera e dello spirito dell’accordo che si ricorra all’acquisto di CD di dati
veri o fittizi. Quale dimostrazione di cinismo da parte di coloro che ci accusano di tutti i mali
del mondo e che sono poi pronti a acquistare dati , ben sapendo che sono stati rubati. Il
principio secondo cui il fine giustifica i mezzi non dovrebbe mai valere per uno Stato. Ma io
non perdo però l’ottimismo. Al più tardi a fine novembre o inizio dicembre si presenterà
l’opportunità storica di chiudere definitivamente questo cantiere, che dura ormai da
decenni, e di percorrere una strada nuova e migliore. Voglio sperare che tutti coloro che
sono coinvolti non si lascino sfuggire questa occasione irripetibile, dato che le alternative
possibili sono inesistenti o insostenibili. Questa è l’unica via che porta al futuro. Bisogna
ora ultimare l’opera.
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Operazioni transfrontaliere con gli USA: una situazione sempre molto
difficile
Un altro cantiere – aperto anch’esso da tempo immemorabile, ma molto più pericoloso a
causa dell’intenso controtraffico – è il dossier dell’US cross-border, cioè l’insieme delle
operazioni transfrontaliere con gli USA, una tematica che all’inizio dell’anno ha conosciuto
purtroppo un’ulteriore escalation con i guai giudiziari della Banca Wegelin. Negli ultimi
mesi molto è stato fatto per trovare una soluzione globale per tutte le banche. Penso in
particolare alle integrazioni della Convenzione sulla doppia imposizione che, basandosi su
criteri comportamentali, consentono la presentazione di domande raggruppate.
Malgrado gli sforzi, undici banche sono ancora oggetto di procedimenti a loro carico
intentati negli Stati Uniti e sono state obbligate a fornire informazioni alle autorità
giudiziarie USA circa le loro attività transfrontaliere con clienti statunitensi. Molte di loro
sono state costrette inoltre a rendere noti anche i nomi dei propri dipendenti, legittimate
dalla rimozione da parte del Consiglio federale del divieto sancito dall’art. 271 CP, nel
rispetto sempre e comunque delle normative svizzere su lavoro e protezione dei dati. Lo
dico con chiarezza: in uno scenario così complesso è responsabilità tassativa delle
banche coinvolte dare ai propri collaboratori tutto il supporto necessario. La situazione che
si è venuta a creare è estremamente incresciosa e tutti noi l’avremmo volentieri evitata,
ma si è trattato di un’emergenza che avrebbe potuto mettere a repentaglio l’esistenza
stessa delle banche indagate.
Pure la nostra Associazione vuole dare il proprio contributo affinché si riesca a conciliare
gli interessi di tutte le parti in causa, sia sul piano giuridico che su quello morale.
Tocca ora agli Stati Uniti dimostrare di essere interessati a trovare un approccio negoziale
di tipo consensuale. Per le banche in Svizzera resta fermo il proposito che tale soluzione
debba essere definitiva ed estendersi all’intera piazza finanziaria.
Una corsia importante di questo imponente cantiere statunitense potrebbe essere
transitabile al più presto,. L’Associazione dei banchieri è stata una delle prime
organizzazioni al mondo a richiamare l’attenzione sugli enormi problemi posti
dall’attuazione del Fatca. Ciò accentua la positività del fatto che Svizzera e Giappone
abbiano potuto intavolare con gli USA trattative volte a definire un’applicazione più
ragionevole di questa legge antievasione. A differenza degli accordi siglati con i cinque
Stati europei, una soluzione di questo tipo si inquadra, tra l’altro, in modo più armonico nel
nostro ordinamento giuridico.
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Regolamentazione: necessario un coordinamento più efficiente
Una regolamentazione valida e adeguata è un elemento determinante per noi e per la
piazza finanziaria svizzera. Per questo motivo ci siamo sempre mostrati molto costruttivi
nei confronti delle nuove proposte di regolamentazione, recentemente ad esempio per
quanto riguarda la tematica TBTF o le esigenze in materia di fondi propri. Occorre, a tale
proposito, menzionare anche l’autodisciplina, come abbiamo visto recentemente
nell’ambito ipotecario. Nel corso di numerosi colloqui con le nostre autorità normative
abbiamo però sottolineato a più riprese le specificità della Svizzera, caldeggiando
l’instaurazione di un level playing field e, in particolare, mettendo in guardia dalle ricadute
nocive di una (iper)regolamentazione, soprattutto nel confronto con le piazze finanziarie
concorrenti. Sono proprio queste considerazioni, lontane da qualsiasi dogmatismo, che ci
hanno guidato nelle nostre prese di posizione circa l’attuale revisione della Legge sugli
investimenti collettivi. Lo abbiamo sempre sostenuto: proprio in un momento delicato come
quello che stiamo vivendo, è indispensabile che operatori del settore, autorità e classe
politica uniscano le forze. Solo se tutte le maestranze di un cantiere procedono in perfetta
armonia, si accordano e coordinano le loro azioni, è possibile far progredire i lavori nella
giusta direzione. Per avere questa sinergia ideale sulla piazza finanziaria dobbiamo
impegnarci con ancora maggiore incisività. È il solo modo per poter potenziare la capacità
di competere e ottimizzare l’accesso ai mercati. Tra le misure da adottare vi è
indubbiamente un marketing comune più offensivo.
Prepararsi per il futuro
L’Associazione dei banchieri è consapevole della necessità di lavorare alla soluzione dei
problemi del passato, senza però trascurare le soluzioni per il futuro. La nostra piazza
finanziaria è in grado di mantenere il suo ruolo di leader mondiale e preservare i posti di
lavoro in Svizzera. Senza entrare in dettagli tecnici che non appartengono a questa
presentazione, direi che due sono i requisiti indispensabili per realizzare tali obiettivi. In
primo luogo, come già accennato in precedenza, dobbiamo continuare ad adeguare il
quadro normativo. In secondo luogo dobbiamo sviluppare incessantemente nuove fonti di
crescita, sia nei nostri ambiti di attività tradizionali che in quelli dell’avvenire. Su questo
punto, l’ASB e l’insieme degli operatori del settore finanziario stanno mettendo a punto una
strategia offensiva che sfrutta pienamente il grande potenziale della piazza finanziaria
svizzera lungo tutta la catena di creazione del valore.
Per quanto concerne l’evoluzione futura della regolamentazione, la Svizzera dovrà
implementare le ultime revisioni del GAFI, segnatamente la configurazione dei reati fiscali
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come prodromo del riciclaggio di denaro. Altre misure sono attualmente all’esame. La
Svizzera dovrebbe tuttavia evitare, nel contesto della strategia del denaro pulito, di andare
oltre gli standard internazionali, altrimenti la sua piazza finanziaria rischierebbe di ritrovarsi
in una posizione di svantaggio competitivo dovuto al fatto che le banche nazionali
sarebbero le uniche a dover applicare tali provvedimenti. In particolare occorre respingere
l’autodichiarazione sistematica, in quanto non corrisponde ad alcuna pratica internazionale
e, men che meno ad alcuno standard, e getta indirettamente un sospetto generalizzato su
tutta la clientela. A questo proposito, appare lecita la decisione del Consiglio federale di
non affrettare i tempi e concedersi più tempo per esaminare il dossier.
Vorrei presentarvi ora tre comparti a cui dedichiamo particolare riguardo nello sviluppo
degli affari e delle attività. La nostra industria del private banking, che si avvale di un knowhow unico nel suo genere a livello mondiale, vanta una posizione privilegiata per gestire i
nuovi patrimoni provenienti dai paesi emergenti. Per mantenere questo atout è necessario
che le condizioni quadro restino concorrenziali. Inoltre, il rafforzamento di una politica di
sviluppo della Svizzera nel suo ruolo di protagonista nel campo dell’asset management
permetterebbe di generare nuovi redditi e creare un numero considerevole di posti a forte
valore aggiunto. Stiamo lavorando a questo scopo, in particolare nell’ambito dell’attuale
revisione della Legge sugli investimenti collettivi. La Svizzera ha tutte le carte in regola per
diventare un centro nevralgico negli scambi del renminbi, destinato nei prossimi anni a
giocare un ruolo importante nelle negoziazioni commerciali internazionali.
La Svizzera ha la fortuna di poter contare su dirigenti e collaboratori di alto profilo, su
ottime università e su fondamentali microeconomici e macroeconomici di provata solidità.
Per difendere questa eccellenza, dobbiamo assolutamente ribadire i nostri sforzi nella
formazione, un fattore chiave per la nostra riuscita futura e per la nostra capacità di
innovazione.
Permettetemi ora, a conclusione del mio discorso, di fare tre riflessioni di fondo sulla
situazione delle banche nel nostro paese.
Salvaguardia del settore bancario come motore dell’economia
La piazza bancaria svizzera attraversa una fase molto delicata e impegnativa. Il
riposizionamento dell’attività di gestione patrimoniale internazionale, deciso oltre due anni
fa, non è privo di rischi. Operazioni ritenute sicure possono prendere altre direzioni. Nuovi
affari richiedono tempo, condizioni quadro favorevoli e un migliore accesso al mercato.
Non è quindi certo che la piazza finanziaria possa continuare ad assolvere anche in
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avvenire la sua funzione vitale per la Svizzera. E importante di ricordare che durante tutta
la crisi finanziaria c’è stata nessuna stretta creditizia in Svizzera, a differenza di quanto
avvenuto nei paesi nostri vicini. Un dato di fatto ascrivibile in particolare al nostro sistema
finanziario sano e a banche tra le meglio capitalizzate del mondo. La piazza finanziaria
contribuisce alla creazione di valore con una quota del 10,5% e, direttamente o
indirettamente, al gettito fiscale con il 12-15%, oltre a offrire 200 000 posti di lavoro più
qualificati. Finora le cose sono andate bene, ma tutto questo non è garantito a vita.
Affinché quanto raggiunto venga conservato, il settore bancario deve fare diligentemente i
compiti a casa. Dobbiamo essere preoccupati a migliorare incessantemente, essere
ancora più innovativi e rafforzare il nostro orientamento alla clientela. I modelli operativi
devono essere impostati esclusivamente in funzione dei patrimoni dichiarati. La nostra
visione è chiara: vogliamo continuare a essere una piazza finanziaria di punta a livello
mondiale.
Responsabilità degli operatori finanziari
Malgrado gli sforzi tangibili compiuti nel corso degli ultimi anni, la nostra piazza finanziaria
deve continuare ad adottare gli standard di professionalità più stringenti. Troppi eventi di
cronaca, spesso ereditati dal passato, continuano a compromettere la nostra immagine,
appannando i nostri sforzi. Certi comportamenti devono cambiare. L’Associazione dei
banchieri intende intensificare senza sosta il suo impegno a favore di una piazza
finanziaria sostenibile nel tempo e responsabile. Quello stesso impegno che ci lega non
solo ai nostri clienti, ma anche all’economia, a tutta la comunità e ai nostri collaboratori.
Il ruolo della politica: dialogo e sostegno
Una cosa voglio che sia chiara: da soli non possiamo centrare l’obiettivo. E non mi
riferisco, a questo proposito, ai «lavori di sgombero» per rimettere ordine nel passato. La
piazza bancaria può continuare a operare con successo solo se riceve il sostegno dal
potere politico, oltre che dagli organi di vigilanza. Contenziosi con gli USA in materia di
tassazione, nodo TBTF o, attualmente, referendum sugli accordi fiscali: su queste
problematiche sono necessari dibattiti approfonditi, improntati al raziocinio, che non
vengano utilizzati come tribuna elettorale. La posta in gioco è troppo importante, sia per la
piazza finanziaria svizzera che per tutto il nostro paese, soprattutto in termini di posti di
lavoro. In caso contrario, ci dovremmo accollare il danno, mentre le piazze finanziarie
concorrenti in Europa e in Asia si prenderebbero i vantaggi.
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Anniversario dell’ASB
Quest’anno festeggiamo i 100 anni di esistenza. Nonostante la situazione attuale sia molto
problematica, permettetemi di concludere il mio intervento con una nota un po’ più leggera.
«Il passato è un trampolino di lancio, non un divano», ebbe modo di dire l’ex primo
ministro britannico Harold Macmillan. E questo è l’approccio con cui oggi vogliamo
celebrare il nostro Centenario: pronti per la trasformazione, orientati al futuro ma ben
radicati nei valori tradizionali che hanno portato la piazza finanziaria in cima, là dove si
trova ora.
In questo anno dell’anniversario non vogliamo focalizzarci troppo sul passato. Pertanto,
rievocherò solo brevemente le tappe principali della nostra storia. L’Associazione è stata
fondata il 16 novembre 1912 come «Associazione di rappresentanti delle banche
svizzere». A poche centinaia di metri da qui, ossia nella sala del Gran Consiglio, si è
tenuta l’assemblea costitutiva con la partecipazione di 316 soci e rappresentanti di 159
istituti bancari. Questa è anche la ragione per cui quest’anno abbiamo scelto la città di
Basilea per la nostra Giornata dei banchieri.
Uno dei promotori, l’ex direttore della Bank in Basel, Friedrich Frey, è stato eletto primo
Presidente della nostra Associazione. Sono il suo nono successore, e questo dimostra che
i vertici della nostra Associazione svolgono mandati piuttosto lunghi.
Il primo budget approvato dall’Associazione ammontava a 25 600 franchi con uscite annue
pari a 9600 franchi. Pertanto già il primo anno è stato possibile accantonare delle riserve. I
tempi sono decisamente cambiati.
L’Associazione svizzera dei banchieri ha sempre ricoperto un ruolo centrale nei momenti
importanti della storia della piazza finanziaria, principalmente in riferimento al nostro
quadro normativo. Le parole chiave sono Legge sulle banche, Legge sulle borse, Legge
sugli investimenti collettivi, Convenzione relativa all’obbligo di diligenza delle banche e le
nuove norme sui servizi finanziari, ormai imminenti. Ovviamente, nemmeno noi siamo stati
risparmiati dalle crisi. Ben impressi nella mente sono rimasti lo scandalo di Chiasso e la
questione aperta degli averi non rivendicati. Nulla di particolarmente sorprendente, le
problematiche fiscali esistono già da un bel tempo. Sfogliando il libro dell’anniversario
potete vedere come dalla sua costituzione, la nostraAssociazione si sia impegnata sempre
con tenacia su più fronti e come le sfide e i problemi che si trova ad affrontare siano
sempre gli stessi, solo in forma diversa. Sono convinto che domani, come ieri, sapremo
affrontarli e continuare il nostro sviluppo.
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Grazie e ....
Con il motto «Grazie e valori», nel corso dell’anno si sono tenute varie iniziative per
ringraziare tutte le persone di questo paese che, unitamente alle banche, hanno
contribuito a generare il grande benessere di cui gode la Svizzera. Per farlo abbiamo
allestito un album contenente le fotografie di 100 persone, una galleria fotografica che a
fine anno sarà messa all’asta e il cui ricavato sarà devoluto in beneficienza; ma ne
sentirete ancora parlare. Abbiamo anche creato un sito web dedicato all’anniversario e
installato un Dankomat itinerante che attraverserà la Svizzera e che oggi si trova qui,
pronto a registrare i messaggi video di ringraziamento. Infine abbiamo realizzato un
cortometraggio per trasmettere il nostro messaggio di ringraziamento con spaccati di
quotidianità svizzera. Ma guardate voi stessi.
... valori
Il film mostra anche ciò che ho sottolineato già un anno fa: dobbiamo ritrovare i valori
grazie ai quali il paese e la piazza finanziaria svizzera spiccano nel panorama
concorrenziale internazionale da oltre 100 anni: stabilità, universalità, eccellenza e
responsabilità.
Sono anche questi i messaggi che trasmettiamo nell’anno del Centenario.
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