Adam, smettila di trastullarti con quel coso, vieni a mangiare prima

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Adam, smettila di trastullarti con quel coso, vieni a mangiare prima
Oggi vi leggo un racconto, una novella :
- Adam, smettila di trastullarti con quel coso, vieni a mangiare prima che si freddi ! Non è possibile
che passi tutte le tue sere a perdere così il tuo tempo ! Mi chiedo perché non puoi fare come i tuoi
fratelli ?! Perché non fai come tutti gli altri bambini della tua età ?! Ma cosa ho fatto io di male
per avere un figlio così...
Adam, nel buio della sua stanza, chiuso a chiave per non venir disturbato, dall'abitudine oramai non
sentiva nemmeno più le grida quotidiane della madre. Come un martello pneumatico, che batte ogni
giorno sotto la finestra di casa, dopo un po' di tempo ci si rassegna e si finisce per non sentirlo
nemmeno più; o quanto meno, se ne accetta il fracasso come un qualsiasi altro rumore e, senza
lasciarsene innervosire, si attende solo che finisca. 'Quel coso', come lo chiamava sua mamma, era il
telescopio Schmidt-Cassegrain, che il padre gli aveva comperato per il suo ottavo compleanno,
quattro anni prima. Adam adorava quel regalo, amava passare il tempo a guardar le stelle, i pianeti,
e tutto il magnifico universo che quel telescopio poteva offrire. E lo faceva sempre con suo papà,
che era il suo migliore amico, a dire il vero, il suo unico amico. Era da sempre stato un bambino
particolare: sin da piccolo, non era mai stato attratto da tutto ciò che piaceva agli altri coetanei: solo
con suo padre parlava e passava il tempo, se non da solo leggendo.
Suo padre conduceva un pò la stessa vita isolata. Certo aveva una vita più 'normale', con un lavoro e
delle responsabilità da 'adulto' e una famiglia, ma se parlava con la moglie, sembrava essere solo
per litigare e con gli altri figli, i due fratelli d'Adam (gemelli e di due anni più grandi), non aveva
certo questo tipo di rapporto che aveva con lui. Rapporto che suo padre non aveva nemmeno con i
suoi amici. Da quando si erano trasferiti nella città dove era nata la moglie Ansia, tutte le settimane
invitavano due coppie di amici, in realtà tutti amici di lei e sempre più noiosi, a cena, per vedere la
partita della domenica sera, non importava le squadre che giocassero, l'importante era ritrovarsi tutti
a mangiare sempre la stessa pizza con le stesse birre, incollati al televisore. Il padre, che odiava il
calcio, come del resto Adam, non aspettava altro che finire la pizza e, profittando dell'ipnosi data
dal match alla tele, scappare a rifugiarsi nella cameretta al piano di sopra, a guardare insieme al
figlio le stelle, dal loro piccolo mondo privato e segreto. Anche durante la settimana, per entrambi,
il solo bel momento della giornata era quello : trovarsi insieme, chiusi a chiave, confinati per non
farsi disturbare, nella stanza di Adam, a fantasticare su tutte le altre forme di vita che si potevano
nascondere dietro quei puntini luminosi che decoravano il cielo.
Ora il padre non c'era più: morto di cancro in una ghiacciata notte di dicembre. Ora Adam era
rimasto solo: in quella cameretta a guardare le stelle, la notte, solo a immaginare vite diverse e
migliori in quel fascio di pianeti, che solo il suo telescopio, oramai, poteva fargli vedere.
- Allora vieni giù a mangiare o no ?! I tuoi fratelli hanno già mangiato ! Un giorno o l'altro te lo
butto via quello stupido coso, e finalmente magari comincerai ad interessarti di più ai tuoi compiti
di scuola o a giocare ai videogame o a guardare la tele insieme a noi, come fa qualsiasi altro sano
bambino della tua età..
La madre continuava ad abbaiare dietro la porta, ben conoscendo l'unica minaccia in grado di
smuovere l'occhio del figlio dal suo Schmidt-Cassegrain, la minaccia un giorno di buttarglielo via.
Scese le scale, la scena era sempre la stessa di ogni sera, di ogni giorno : i due fratelli seduti per
terra ai piedi del televisore, attaccati alla playstation, indemoniati gridavano e si arrabbiavano,
mentre sullo schermo erano intenti a sparare e massacrare tutto quello che si muoveva. Impossibile
provare a parlar loro in questi momenti, come del resto in molti altri, se non per ricevere in cambio
urla e insulti, come se a uccidere qualcuno per davvero fosse Adam. Gli occhi iniettati di sangue, i
due gemelli passavano così la più parte del loro tempo, nella babele assordante e alienante di quel
videogioco che tanto amavano e dalla categoria emblematica : uno spara-tutto.
Una volta superato quel campo d'odio e di guerra casalinga, poi non del tutto così virtuale, riusciva
completamente assordato a raggiungere la cucina.
In cucina : altra solita, diversa ma non del tutto, scena : la madre, che con una spalla teneva il
telefono per raccontare, come ogni giorno, la propria estenuante giornata all'amica, era intenta a
lavare i piatti della cena. In un baccano da mensa scolastica, più che parlare, urlava nel telefono. Il
tono di voce della madre non si riusciva mai veramente ad interpretarlo : non si capiva mai
chiaramente se fosse arrabbiata come ogni giorno per qualcosa, o fosse solo per sovrastare con la
voce la guerra che sopraggiungeva dall'altra stanza, o gli spari che arrivavano dal televisore vicino
al micro-onde (alla tele : 'Distretto di Polizia 19', la sua serie preferita, come quella dell'intera
nazione, visto il successo di repliche).
Ogni volta che Adam abbanonava le stelle per atterrare in cucina, si sentiva come un alieno
catapultato all'improvviso in un mondo di pazzi frenetici. Provava quella sensazione che si potrebbe
provare svegliandosi da un profondo sogno, per ritrovarsi nel bel mezzo della metropolitana nell'ora
di punta. Aveva una tale sensazione di distacco da loro, dai loro movimenti nevrotici e caotici, che
era come se vivessero la vita a ritmi differenti, come se appartenessero a due mondi diversi.
Nessuno di loro, i fratelli e nemmeno la mamma che tanto lo reclamava sbraitando qualche istante
prima, sembrava accorgersi di lui. Un essere così silenzioso non aveva spazio nel loro mondo.
A tenere compagnia alle quattro sedie vuote, sulla tavola rotonda, c'era il suo piatto, la sua cena, o
per lo meno quello che i fratelli avevano lui lasciato, in genere solo le verdure. Solo il gatto, unico
altro lascito del padre insieme al telescopio, sembrava attendere con ansia il suo arrivo, cercandolo
con gli occhi come un disperato, alla ricerca della sola perosna normale della casa. Fuori dalla
finestra, le stelle, silenziose compagne, erano lì a dar loro fiducia di un mondo migliore, o anche
solamente diverso da quello che erano costretti a vivere : in una taciturna intesa di sguardi mentre
mangiavano veloci la loro cena, Adam a tavola e il gatto ai suoi piedi. Appena finito, risalivano poi
velocemente le scale per andare a chiudersi in camera, lasciando quell'incubo chiuso fuori dalla
porta, almeno fino la mattina seguente.
- Buonanotte. Come sempre nessuno gli rispose : tutti troppo intenti a far qualcosa, o a far niente
della loro vita, per rispondergli. Ma Adam non perdeva la speranza, continuava ad augurargliela
prima di salire le scale tutte le sere, forse era solo un modo indiretto di verificare se degli esseri così
differenti da lui, quantomeno, parlassero la sua stessa lingua.
- Non devi mai perdere la speranza. Anche quando tutto quello che vedi, e ancor più crescendo
vedrai, intorno a te non ti dovesse piacere. Se ti dovessi sentire solo in un mondo che non capisci,
che vedi diverso, impossibile per te, non devi mai perdere la speranza. Solo così eviterai di farti
cambiare da Loro, dalla società, da quelli che oggi chiami gli adulti. Cercheranno in ogni maniera
di farti diventare come loro, di farti dimenticare la tua infanzia, di farti gettare nell'Oblio tutto
quello che vuol dire essere un Bambino.
Per forza di cose crescerai, diventerai grande, non solo fisicamente ma anche mentalmente, è ciò è
bene: mi ricordo ancora come mi sentivo incompleto da ragazzo, ai mille difetti che pensavo di
avere, e invece ero solo giovane. La rivoluzione che t'inspirerà la giovinezza ti dovrà rimanere
sempre in mente, per far si che il tuo maturare sia un'evoluzione di quella gioventù, e non la fine.
Capirai meglio il fanciullo che sei stato quando sarai un vero e proprio uomo e i problemi che
pensavi di avere avranno forse una risposta. O forse, più semplicemente, capirai che spesso è
inutile cercare una risposta, che ci son domande che non la prevedono nemmeno e, pur
continuando a fartele, imparerai a vivere e non a cercare di sopravvivere con le risposte che gli
altri ti daranno come veritiere.
E se oggi ti tacciano come diverso, come un bambino 'strano', bé resta così : nessun bambino
'normale' è poi diventato Qualcuno nella vita, al massimo si è poi trasformato in un numero utile
per la massa, chessò: impiegato in banca o per lo stato, poliziotto o vigile... Tu continua a dire di
no a chi ti vorrà far smettere di sognare, di inseguire i tuoi sogni.
Mira sempre alle stelle, male che vada cadrai comunque più lontano di chi pensa che bisogna
restare sempre coi piedi per terra.
- Non fare come me. Sempre si dice di seguire l'esempio dei genitori, di onorarli... Non è che voglia
dirti il contrario, sarei triste se un giorno non mi volessi più bene così come me ne vuoi oggi, ma un
giorno ricorda che dovrai staccarti da noi, dalla tua famiglia. Solo saltando nel vuoto, potrai un
giorno imparare a volare, e più che dirti come funzionano le ali noi genitori non possiamo fare. - Il
resto lo devi fare tu, da solo, andando in giro per il mondo a cercare altre persone come te, che
magari non troveresti mai dove sei nato, vedere altre realtà diverse dalla tua, non per forza
migliori o peggiori, ma giusto diverse. La diversità è fondamentale, un valore che devi presto
imparare.
- Il problema di questa nostra epoca, credo, sia il parlare tanto di libertà, e di passi in avanti ne
son stati fatti parecchi al proposito, ma di una libertà confusa, che è diventata globalizzazione e
appiattimento della diversità, delle culture e delle tradizioni, dei modi di pensare o vivere la vita, di
tutto. Credo che il problema della nostra epoca sia il parlare talmente tanto di libertà e di
progresso, che ci siamo riempiti la bocca con la confusione degli slogan della tele : libertà è
diventata globalizzazione ed appiattimento della diversità, delle culture e delle tradizioni, dei modi
di pensare o di vivere, di tutto.
- Rispetta sempre chi è diverso da te, cerca almeno di capirne la posizione, ascolta cosa ha da dire.
E, se continuate a rimanere diversi, fai in modo che la sua libertà non leda mai la tua; combatti
sempre perché ognuno possa dire quello che pensa, anche se questi pensieri dovessero andare
contro i tuoi.
- Rispetta sempre tua madre, che se anche oggi la puoi vedere in modo strano, magari come una
donna cattiva o solo 'diversa' da te, è comunque la tua mamma, e nel miglior modo possibile ha
cercato di crescerti. Non ci son corsi per farlo, s'impara da soli e non tutti ci riescono nel migliore
dei modi. Un modo migliore semplicemente non esiste, tu amala sempre.
Ma non lasciarti mai condizionare dall'amore di qualcuno, per fare o meno ciò che pensi sia
meglio per te: fai sempre quello che reputi giusto, e al massimo ti sbaglierai, cadrai, ma ti rialzerai
e riproverai. Solo così si diventa veramente un Uomo, e non giusto un noioso adulto. Ama gli altri
come te stesso, ma sopratutto prima impara ad amare te stesso.
Ma perché hai detto non fare come me ? Con gli occhi attenti, Adam, cercava di capire quello che il
padre stava cercando di dirgli.
- Tu non sei come gli altri adulti, gli somigli molto, ma io vedo la differenza, e anche Shamalù, ne
sono convinto. Il gatto acconsentì con gli occhi e con le testa.
- Può darsi tu la veda, come la veda il gatto, questa differenza: anche io mi sento spesso solo in
questo mondo di adulti, dove il necessario ( o per lo meno quello che questa società ci fa credere
tale) prende il posto dell'essenziale, il quotidiano e la realtà a scapito dell'immaginario e del sogno
personale ; ci son giorni dove mi guardo allo specchio e non mi riconosco più. Mi sento uguale a
loro, uguale a tutti quei volti grigi che la mattina vedo andare al lavoro in macchina, che hanno
dimenticato che la cosa più bella del mondo è gratis, ed è tutti i giorni a loro disposizione, sopra le
loro teste : il cielo. Con le sue nuvole, gli uccelli, il sole e la luna, la pioggia e la neve. E le stelle...
Da bambino amavo le stelle, passavo intere notti sdraiato nell'erba a guardarle, a immaginarmi
mondi lontani e diversi dal nostro. Tuo nonno mi aveva iniziato a questa pratica, aveva un gran bel
telescopio artigianale, che da piccolo si era costruito da solo, tuo nonno da giovane, era già un
super ingegnerie sai... finché un giorno mi son scordato di come fosse bello guardarle, senza
saperne i nomi o le posizioni, giusto guardarle, così, per ore, e fantasticare.... finché un giorno non
ho avuto più tempo per farlo.
- E come mai te ne sei dimenticato papà ?
- Come mai... ? Come mai... ? Non lo so, sai... o meglio, non mi ricordo quando esattamente, ma è
andata così : quando avevo quattordici anni, papà, il mio papà, è morto in guerra, lasciando tua
nonna con me e altre 5 bocche da sfamare (le tue zie). Di tempo per giocare, una volta diventato
l'unico uomo della famiglia, non ne rimaneva molto. Anzi, non ne avevo più : iniziai subito a
lavorare e quando non lavoravo, aiutavo mia mamma in casa; la sera arrivavo talmente stanco che
non riuscivo nemmeno più a tenere la testa alta. Con gli occhi fissi per terra, avevo solo un
desiderio: andare a dormire. Per la fatica non sognavo neanche più, e così, da un giorno con
l'altro, mi son scordato delle stelle...
Era come se ancora adesso lo avesse di fronte a sé, ancora vivo in quel momento, nel pomeriggio in
cui suo padre gli aveva enunciato tutti quei comandamenti per diventare un adulto felice. Quel
giorno poi, come se si fosse perso nei ricordi della sua gioventù da tempo andata, suo padre restò a
guardare nel vuoto alcuni secondi, mentre Adam lo guardava come si potrebbe guardare da vicino il
proprio idolo, intensamente senza esser percepito. Alcuni secondi che ora, in Adam goloso di
quell'immagine di suo padre ora scomparso, sarebbero rimasti impressi nella mente per sempre.
Finché poi concluse : - Sai, io ho già fatto molto nella vita. Ora tu sei già quasi un ometto e i tuoi
fratelli già grandi, anche se sembra il contrario a guardarvi; e viviamo in una posizione agiata
rispetto a molta parte del mondo. Sei un ragazzo fortunato, non lo scordare, sfrutta questa tua
fortuna per essere felice, e per far qualcosa di buono per altri che meritino la tua felicità, ma che
per varie ragioni non possano permettersela. Io son da tempo malato, mi sento stanco... non ci sarò
per sempre..
In Adam, le lacrime che gli sgorgarono quel giorno spontanee al suono di « non ci sarò per
sempre », ancora adesso erompevano come quella prima volta: irrefrenabili. Oggi ancora più amare,
perché malinconiche di quei giorni andati, perché consce di quello che volevano dire : il padre morì
qualche mese dopo, di cancro.
- Io non ci sarò per sempre, ma le stelle sì. Loro ti guarderanno sempre da lontano, veglieranno su
di te, anche quando tu non alzerai gli occhi per vederle o non le vedrai perché avrai la vista
offuscata dalle nebbie della vita. Tu non ti scordar mai di loro.
E un giorno, quando cercherai una risposta, quando vorrai guardar qualcosa di diverso da quello
che ti sta intorno, alza la testa, e le stelle saranno lì, sempre tue fedeli amiche. Le stesse che
guarderemo stasera io e te, anche se un giorno le guarderai da solo, resteranno le medesime, e
sarà come continuare a guardarle insieme, anche se quel giorno saremo lontani. E adesso basta
parlare ! Vestiti che andiamo, ho trovato il regalo che voglio farti per i tuoi otto anni : andiamo a
prendere il telescopio più bello della Terra!
Rientrato in stanza e chiusa la porta, era come immergersi in una bolla, come quando metteva la
testa sott'acqua mentre faceva il bagno: tutti i rumori del mondo esterno venivano attutiti, perdevano
il loro fracasso, per divenire giusto delle vibrazioni lontane. Chiusa la porta della stanza, quella
sera, gli si era aperta quella dei ricordi: quella del giorno in cui suo padre gli aveva praticamente
annunciato la malattia, ma gli aveva anche detto un sacco di cose belle che mai avrebbe potuto
scordare: i ricordi sopratutto di quel giorno in cui poi il padre gli aveva regalato il telescopio.
Come spesso gli succedeva la sera, suo papà gli mancava da morire. Ora il telescopio lo guardava,
come sempre affacciato alla finestra, sembrava aspettarlo, come a dirgli : - Bé, ti ricordi quindi, hai
sentito cosa ha detto tuo padre no ?! Su, lascia stare quel mondo di adulti e vieni a guardare le
stelle, che è già da un po' che ti aspettano tutte in cielo.
Il telescopio Schmidt-Cassegrain, il gatto Shamalù, e le stelle in cielo: quello era il mondo a cui
apparteneva Adam, quello in cui era felice d'essere se stesso. Non è che avesse poi grandi problemi
con se stesso, o con la sua diversità dagli altri, ma era piuttosto vero il contrario, cioè che erano gli
altri che sembravano non poter accettare che lui non fosse uguale a loro, in tutto e per tutto. A
scuola, i compagni gli davano del gay perché non amava il calcio, cosa che tra l'altro facevano pure
le ragazze, che amavano guardare i ragazzi mentre giocavano a pallone, durante l'ora di ricreazione.
A casa, le cose non andavano meglio : coi fratelli quasi non aveva rapporti, se non per subirne gli
insulti gratuiti e gli scherzi, ai quali oramai non faceva nemmeno più caso. E con sua mamma, sua
mamma.. non aveva mai capito come potesse essere la moglie di suo padre.
Ma lui era contento per come era, non voleva certo essere come gli altri, o sforzarsi e dannarsi per
provare ad assomigliar a loro. Se riusciva a sentirsi bene nonostante tutto, era sopratutto grazie al
ricordo delle parole del padre, per il fatto quindi di aver avuto la conferma un giorno, che anche suo
papà era come lui : un pesce fuor d'acqua in un mondo di alieni più che d'esseri umani.
Quando appoggiava il suo occhio alla lente per vedere le stelle, scordava immediatamente tutto
quello che poteva vedere di giorno intorno a lui: lassù nel cielo, niente di quello che contava sulla
piccola Terra aveva significato alcuno. Nell'universo, la vita non si interessava minimamente alle
cose terrestri, un po' come lui, e di colpo così Adam non si sentiva più solo. E come quel primo
giorno, quando suo padre lo iniziò all'uso di quel prezioso strumento, ancora adesso ci si avvicinava
sempre con la stessa emozione ; solamente che oggi, dopo quattro anni, ne era diventato un'esperto
utilizzatore e non più solamente quel bambino curioso che faceva persino fatica a capire come
guardarci dentro.
- Vedi, allora... questo che abbiamo preso oggi è un telescopio Schimdt-Cassegrain, cioè un
telescopio catadiottrico, un telescopio che utilizza un sistema compatto di specchi sferici. Un
telescopio catadiottrico è un tipo di telescopio che si basa su un sistema ottico costituito da specchi
e lenti... Capisco che quello che ti sto dicendo, suona come arabo per te: che senso ha raccontarmi
tutte queste cose invece di ammirare lo spettacolo del cielo ?!
Il padre aveva, tra gli altri, il poteredi leggergli nella mente, di questo Adam ne era convinto.
- Bé, ha senso perché, in primis, tu non sei più un bambino, ma il mio piccolo ometto. E poi perché
trovo che sia giusto fare qualcosa ben sapendo cosa si sta facendo. Avrai tutto il tempo di studiare
termini, particolarità, definizioni varie e tutto quello che riguarda i telescopi e l'astronomia in
generale, ma intanto, almeno la prima volta, mi piace essere io a raccontarti queste cose,
foss'anche solo per vedere se mi ricordo ancora qualcosa di quello che mi raccontava ai tempi tuo
nonno...
E come spesso gli succedeva, quando tornava alla sua giovinezza, rimase sospeso con lo sguardo
nel vuoto per alcuni secondi.
- Comunque... questa breve introduzione era per farti notare che tutto il telescopio funziona su una
serie di specchi e lenti, come il nostro occhio. Il nostro occhio, sì anche il tuo che ti stai toccando
adesso, è un telescopio, forse il più perfetto, solo che non è 'calibrato' per arrivare a vedere
lontano fin l'universo. Per questo, per vedere meglio quei fantastici puntini luminosi che decorano i
nostri cieli, qualche lontano sognatore curioso ha cominciato a pensare ai telescopi. Solo una
questione di lenti e di specchi, per imparare a vedere bene la realtà che ci interessa. Tutti possiamo
guardare la stessa cosa, ma nessuno la vedrà mai esattamente uguale, questo perché ciascuno di
noi ha in realtà una lente diversa per guardarla. Purtroppo la lente umana è spesso influenzata da
altre cose, come le nostre credenze e il nostro vissuto : i nostri pregiudizi. Imparare ad usare questo
telescopio (che dal latino vuol dire guardare lontano), non potrà che giovarti anche per imparare a
vivere in questo mondo con un occhio nuovo, diverso, capire che, se tu vedi le cose diverse, è solo
perché hai una lente differente dagli altri.
Nessuno in realtà ha la lenta buona o non buona, ognuno ha la sua. Tutti ad occhio nudo
potrebbero facilmente dire che l'elefante è uno degli animali più grandi visibili sulla terra e che la
pulce uno degli esseri più piccoli che possano esistere, ma cosa succede se utilizziamo un
microscopio? La stessa pulce diventa grande come un elefante, e altri milioni di esseri non visibili
ad occhio umano possono prendere forma solamente grazie as una lente. Solo grazie a questa tua
lente, potrai arrivare a vedere lontano.
La realtà che esiste per i tuoi occhi, non per quelli degli altri, è la sola realtà che conta; e se vicino
a te non trovi nulla che ti piaccia, non devi far altro che continuare a cercare, guardare lontano.
- Sì papà, ma io voglio guardare le stelle ora! Come rimarrebbe in silenzio ad ascoltarlo ora suo
padre! Solo dopo gli fu chiara quella voglia che il padre aveva di dirgli tutte queste cose, andando
spesso fuori tema, come se sapesse che non gli sarebbe rimasto più molto tempo. E in effetti di
tempo non gliene restò molto.
- Hai ragione, pensiamo al telescopio, lasciamo stare tutti questi discorsi ! Son sicuro che hai
capito cosa voglio dirti, perciò ora spazio alle stelle !
E da quella prima sera, passarono così molte altre sere, quasi tutte, almeno finché suo padre non
cominciò ad essere veramente malato. Con gli occhi nell'universo, in silenzio, uno vicino all'altro:
tutto il male, che il giorno Adam era costretto a subire sulla terra, era niente in confronto al bene che
provava quando era con suo padre tra le stelle, nel loro universo costellato di felicità. Ed ancora
quattro anni dopo, quando era da solo a guardarle, era come se fosse ancora lì con suo padre, che gli
sorrideva ogni volta che staccava l'occhio dalla lente, che come una stella brillava per tutta la sua
assenza. Adam ha poi continuato a guardare le sue stelle, a studiarle, ha fatto le migliori università.
Non si è lasciato cambiare dagli altri, ma, al contrario, continuando a restare appassionato
all'astronomia è stato poi lui a cambiare la realtà degli altri.
Drin drin ! La campanella decretava la fine della lezione, il professore aveva finito di leggere il
racconto, ma aveva ancora qualcosa da dire: - La storia, che vi ho appena raccontato, è quella
di Adam Riess, lo studioso americano che ha vinto tre anni fa il premio Nobel per la fisica,
raccontata in una novella da un suo amico. Studiando le lontane Supernova, Adam è arrivato a
dimostrare, insieme a due colleghi, che l'universo è in continua espansione e sopratutto in
accelerazione. Lo stesso universo che per altri prima di lui era limitato e finito, era ora visto da
tutti con un occhio, con una lente differente. So che non vedete troppo il legame con la storia o
con la filosofia che avrei dovuto insegnarvi oggi, ma trovo sia una bella storia, e alla prossima
lezione, che sarà su Galileo Galilei, l'inventore del telescopio moderno, capirete forse meglio
perché.
La prossima volta parleremo bene del genio toscano, ma per il momento sappiate solo che,
partendo da un punto di vista differente da quello del mondo intero dell'epoca, è riuscito a
dimostrare che la Terra non fosse piatta come tutti credevano, ma sferica; e se, perfino Galileo
Galilei, non fosse rimasto se stesso, se non fosse rimasto ostinatamente convinto della sua visione
dell'universo, tanto da andare in contro all'emarginazione e alla prigione, ancora oggi saremmo
tutti convinti che la Terra è piatta.
Come Adam e come Galileo, quindi, vi chiedo di cercare sempre di trovare la vostra lente per
vedere la realtà che vi circonda, restare con un occhio che sia vostro e non omologato dagli altri:
solo così potrete trovare un giorno voi stessi, nuove stelle, o giusto la felicità.
*Andrea Giramundo, Brest 2016