salva la fiaba - Risparmiolandia

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I GIALLINDI di Gellindo Ghiandedoro
2 - I saltimbanchi
del Capitano Gions
GELLINDO INVESTIGATORE PRIVATO
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- FIABA DI MAURO NERI
- ILLUSTRAZIONI DI FULBER
I GIALLINDI di Gellindo Ghiandedoro
Era impossibile non venirlo a sapere,
visto che quel sabato mattina vennero trovate decine e decine di vo-
lantini appesi da mani sconosciute su
tutte le case del Villaggio degli Spaventapasseri.
Non perdetevi lo spettacolo dei
SALTIMBANCHI DEL CAPITANO GIÒNS
Acrobazie e Giocolerie all’aperto,
Maghi prestidigitatori, Pagliacci e Mangiafuoco,
Gemelli volanti e Contorsionisti…
I SALTIMBANCHI DEL CAPITANO GIÒNS
vi aspettano questo pomeriggio in piazza
SPETTACOLO A OFFERTA
– Hai visto che è arrivato il circo?
– disse Bellondina sedendosi sulla
panchina accanto al suo amico Gellindo Ghiandedoro.
– È un circo in piccolo, però, quello
dei saltimbanchi del Capitano Giòns
– rispose lo scoiattolo sgranocchiando una ghianda. – È un circo senza
tendone e senza animali, che si fa in
piazza o sulla strada…
– Meglio così: a me non piacciono i
domatori che obbligano gli animali a
far cose insulse come applaudire con
le zampe, fare l’inchino al pubblico
oppure correre in cerchio come dei
matti! Comunque ci vieni, questo
pomeriggio, in piazza a vedere i saltimbanchi?
– Come no! A me son sempre piaciuti i mangiafuoco e i contorsionisti…
Gellindo stava ancora chiacchierando con Bellondina, quando dalla
Famiglia Cooperativa si alzò un urlo
disumano. Era il povero Caramella
che strillava come un ossesso: – Al
ladrooo! Aiuto, mi hanno derubato!
Correte… prendeteloooo! Al Ladroooo!
Contemporaneamente dalla Cioccolateria venne un secondo urlo.
Questa volta era Casoletta: – Aiutooo! Aiutooo! Al Ladrooo! Qualcuno
venga ad aiutarmi… sono stata derubataaaa! Aiutooo!
Di solito il Villaggio degli Spaventapasseri era un luogo tranquillo: non
era quasi mai successo che la calma
venisse interrotta dalle urla di qualcuno che era stato derubato. Che i
ladri, poi, fossero addirittura due ed
entrambi in azione nello stesso istante, era una cosa da non crederci!
– Bellondina, tu corri da Casoletta,
mentre io vado a sentire quel che è
successo a Caramella! – strillò Gellindo, saltando giù dalla panchina e
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2 - I saltimbanchi del Capitano Gions
correndo in direzione della Famiglia
Cooperativa.
– Era un tipo piccolino vestito di
rosso – farfugliò Caramella agitato
e sudato, – con una calza sul viso: è
entrato di corsa, ha arraffato soprattutto dolciumi, biscotti e caramelle,
pasticcini e pan dolce… Ha infilato
tutto in un sacco ed è fuggito in direzione della discarica del Villaggio!
In quel momento entrò nel negozio
Casoletta: – Anche il mio ladro era
mingherlino e con pantaloni e camicia
rossi… È entrato di filato nella Cioccolateria a volto coperto, ha messo in
un sacco cioccolatini e bignè, biscotti
freschi e spumiglie ed è scappato
prendendo la strada che scende alla
discarica!
Gellindo guardò perplesso Casoletta e Caramella, poi anche Bellondina e tutti gli spaventapasseri accorsi
alle urla degli amici: – Secondo voi
com’è possibile che lo stesso ladro
rubi contemporaneamente il pan
dolce a Caramella e i cioccolatini a
Casoletta? In due botteghe diverse,
che stanno la prima da una parte e la
seconda dall’altra del Villaggio?
– Se è per questo – disse a quel
punto Casoletta, – il “mio” ladro zoppicava un po’ con la gamba destra!
– Adesso che me lo dici, anche il
“mio” trascinava la gamba destra e
portava due guanti azzurri! – aggiunse Caramella
– I guanti… sì! Certo: anche il ladro
della Cioccolateria aveva i guanti…
ed erano proprio azzurri! – sussurrò
sconsolata la povera Casoletta.
Gellindo cominciò allora ad andare
avanti e indietro, sbuffando nervoso.
– Ma com’è possibile: un furto qui e
un furto là, alla stessa ora, allo stesso minuto, praticamente allo stesso
secondo! Un ladro qui e il medesimo
ladro là, vestiti nell’identica maniera,
con un sacco uguale e affamati praticamente delle stesse cose! Non è
possibile, lo capite anche voi!
Qualcosa di strano, però, rodeva in
fondo al cuore del nostro scoiattolo
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I GIALLINDI di Gellindo Ghiandedoro
“investigatore privato”: era un particolare che Gellindo sapeva d’aver
visto, ma che proprio non riusciva a
ricordare. – Fatemi uscire, ché devo
prendere un po’ d’aria… qui dentro si
soffoca e non riesco a pensare come
vorrei!
All’aperto, però, le cose non migliorarono: gli spaventapasseri s’erano
radunati davanti alla Famiglia Cooperativa e commentavano i due misteriosi furti chiacchierando spensierati
ad alta voce.
– Hai sentito che il ladro di Casoletta “non” ha rubato i pasticcini al
limone?
– L’avevo detto, io, che mettere il
limone nei dolci era una cosa insensata!
– E invece il ladro di Caramella ha
rubato tutta tutta tutta la liquirizia
che c’era nel negozio! Dev’essere un
goloso, quel malandrino…
– Certo però che… proprio oggi
dovevano mettersi a rubare?
– Perché? Cosa c’è di particolare,
oggi?
– Ma non hai letto i volantini che
sono appesi in giro? Ci sono i saltimbanchi! I Saltimbanchi del Capitano
Giòns, questo pomeriggio in piazza,
ma penso che non se ne farà nulla.
Con due furti misteriosi come questi,
avremo cose più urgenti a cui pensare, altro che divertirci coi pagliacci e i
mangiafuoco…
Gellindo aveva ascoltato parola
per parola quell’ultima frase, perché
finalmente s’era fatta un po’ di luce in
fondo al cuore: quel particolare che
non gli veniva in mente, adesso ne era
convinto, aveva a che fare con i Saltimbanchi del Capitano Giòns!
– Scusa, Abbecedario, mi andresti
a prendere uno di quei volantini appesi ai muri delle case? Quelli del circo in piazza… Grazie! Allora, adesso
leggiamo quel c’è scritto: i Saltimbanchi del Capitano Giòns, acrobazie e
giocolerie in piazza… va bene, fin qui
non c’è problema… poi maghi prestidigitatori, pagliacci e mangiafuoco…
Ecco! Guardate qui… leggete bene! “I
Gemelli volanti”! – Gellindo si guardò
in giro, e vide solo sguardi perplessi
e interrogativi. – Ma sì, amici: i ladri
di dolciumi, anche se sono vestiti allo
stesso modo e sembrano la stessa
persona, in realtà sono due… gemelli!
Sono i Gemelli volanti del Capitano
Giòns!
Il mistero era stato svelato, tutti
se ne resero conto con un generale
sospiro di sollievo, ma…
– E adesso che si fa? – domandò
Casoletta.
– Si fa che andiamo tutti da questo
Capitano Giòns per vedere se lui ne
sa qualcosa! – rispose lo scoiattolo,
prendendo Bellondina e Abbecedario
per mano e avviandosi verso la discarica del Villaggio.
Uno alla volta, tutti gli altri spauracchi seguirono il loro investigatore
privato che andava in cerca di verità
e di giustizia!
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2 - I saltimbanchi del Capitano Gions
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I GIALLINDI di Gellindo Ghiandedoro
I due carrozzoni della compagnia
dei Saltimbanchi del Capitano Giòns
erano parcheggiati nello spiazzo davanti alla discarica, proprio vicino alla
casetta in cui abitavano le due pantegane di campagna Ratto Robaccio e
Lilli Spatoccia.
Anzi: i due topoloni erano seduti
sul tavolo all’aperto e stavano ingozzandosi di biscotti e cioccolatini, di
bigné e pan dolce, in compagnia di un
tipaccio che al solo vederlo metteva
i brividi. Grande e grosso come una
montagna di lardo, lo sconosciuto
aveva un barbone nero e riccioluto
che gli arrivava fino a metà del petto,
due braccia pelose grosse come tronchi di quercia, un paio d’occhi scuri,
torvi e cattivi, e il naso a patata rosso
come una ciliegia matura!
– Robaccio – berciò quell’individuo, pulendosi una macchia di crema
dalla giacca nera, – sbaglio o vedo
arrivare un gruppo di spaventapasseri guidati da uno scoiattolo? Ma che
mondo è mai, questo?
– Sono tutti amici, Giòns, non
preoccuparti… Gruppp! – rispose il
ratto con un ruttino. – Lo scoiattolo
si chiama Gellindo e gli altri sono tutti
spaventapasseri inoffensivi... Gruppp!
– Pensa che i loro più grandi amici
sono proprio i passerotti dei dintorni!
Eh! Eh! Eh! – sghignazzò Spatoccia.
– Ciao Lilli… Ciao, Robaccio – disse Gellindo quando fu all’altezza del
tavolo ingombro di dolci d’ogni tipo. –
Mi volete presentare?
– Già fatto, Gellindo – rispose Lilli
Spatoccia. – Abbiamo già detto chi sei
al nostro amico, il simpatico Capitano
Giòns!
– E così lei è il capo dei saltimbanchi – disse Gellindo mettendosi in
posizione di sfida, coi pugnetti ben
chiusi sui fianchi.
– Più che capo – rimbombò la voce
rauca di quel bestione con la barba,
– io sono il “padrone” dei saltimbanchi… Sono il proprietario dell’acrobata e giocoliere Augusto, del pagliaccio
Ambrogio e del mangiafuoco Vulcano, del Mago Arturo e di Elisir, la bella
contorsionista…
– Mi pare che all’appello ne manchino due, di saltimbanchi, vero?
– Dici? Allora… Augusto, Ambrogio, Vulcano, Arturo, la piccola Elisir…
Oh certo… Ah! Ah! Ah! Mancano i
due gemelli volanti, Agenore e Baricentro, i maghi del volo, le due libellule che saltano più in alto dei canguri e
delle gazzelle… Eh! Eh! Eh!
– È proprio con loro due che avrei
bisogno di parlare, signor Giòns.
– Con Baricentro e con Agenore? E
perché, poi? – mormorò il gigante piegandosi sullo scoiattolo e parlandogli
in un orecchio. – Mi vuoi dire, piccolino, per quale motivo hai bisogno dei
due gemelli violanti? Hai forse voglia
di imparare a volare? A quello posso
pensarci io: basta uno dei mei ceffoni
e voli fino in Cina! Ih! Ih! Ih!
– Dai, Giòns, non fare così – intervenne Ratto Robaccio, preoccupato
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per come si stavano mettendo le
cose. – Gellindo è mio amico e voglio
che sia trattato bene, soprattutto dai
miei amici!
– Sia ben chiaro – esclamò Giòns
alzando la voce e facendo arretrare
di due metri tutti gli spauracchi, – che
io non sono affatto amico di queste
due pantegane che puzzano più della discarica qui di fronte, perciò con
questo scoiattolo posso fare quel che
voglio… – E swiiimmmm… il terribile
ceffone partì… ma il terribile ceffone
non arrivò mai a destinazione! Gellindo fu più veloce, infatti: piegò d’istinto la testa e la manaccia di Giòns gli
sfiorò appena i peli impomatati della
testa.
– Capitano Giòns, lascia stare quel
povero scoiattolo!
Erano state due voci in coro, a
parlare: due voci che appartenevano
ad Agenore e a Baricentro, i gemelli
volanti vestiti di rosso che uscirono dal carrozzone più vicino. Erano
veramente magri, i ladruncoli: magri
e deboli. Vennero avanti zoppicando
entrambi dalla gamba destra e fronteggiarono il loro padrone.
– Cosa vi salta in testa, disgraziati! – strillò Giòns alzando la mano sui
due gemelli. – Tornate nel vostro carrozzone assieme agli altri. Non voglio
vedervi qui fuori! Sparite!
Agenore andò barcollando a sedersi accanto a Spatoccia. – Scusami,
Lilli, ma sono proprio stanco. E da tre
giorni che non mangiamo…
– Vuoi un biscottino? – disse la
pantegana intenerita.
– Lascia giù quel biscotto! – sbraitò Giòns con due occhi rossi di rabbia. – Decido io quando mangiano, i
miei saltimbanchi, e quando invece
devono far dieta per mantenersi in
forma!
– Giòns – mormorò quasi piangendo Baricentro, – tu però ci stai
facendo morir di fame! Non solo: ci
torturi, anche, mandandoci qui e là
per i negozi a rubacchiar dolci e cioccolatini…
– I dolci ingrassano – ribatté il
mostro di cattiveria, – e se voi gemelli
ingrassate, che salti fate, poi? Altro
che gazzelle e libellule: mi diventate
degli ippopotami pigri e lenti!
Finalmente Gellindo riprese coraggio dopo il mancato ceffone e…
– Ma allora è tutta colpa tua, Capitano Giòns! Hai obbligato tu Agenore
e Baricentro a rubare alla stessa
ora alla Famiglia Cooperativa e alla
Cioccolateria! E il bottino non lo hai
nemmeno diviso con loro e con i loro
amici saltimbanchi: te lo sei tenuto tu,
invitando a pranzo solo Ratto Robaccio e Lilli Spatoccia!
– Gellindo – intervenne a quel
punto Robaccio, – sia chiaro che Lilli
ed io non c’entriamo! Noi non sapevamo… non potevamo sapere… Guarda Agenore, prendi questo cioccolatino, anzi: mangiali tutti. Sono tuoi e di
tuo fratello… sono per tutti i saltimbanchi chiusi nei due carrozzoni!
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I GIALLINDI di Gellindo Ghiandedoro
Lo scoiattolo si girò a guardare le
due carrozze ferme sotto al sole e
fece un cenno d’intesa a Quantobasta. Lo spaventapasseri farmacista
corse ad aprire le porte e fece uscire
uno dopo l’altro i poveri saltimbanchi, tutti magri, accaldati e affamati:
l’acrobata Augusto, il pagliaccio Ambrogio e il mangiafuoco Vulcano, il
Mago Arturo ed Elisir, la bella contorsionista…
Gli spauracchi si fecero subito
intorno ai saltimbanchi, offrendo
loro dolcetti e biscotti, cioccolatini e
pan dolce… – Mangiate, su… dovete
riprendere le forze e d’ora in poi ci
saremo noi a difendervi e a proteggervi!
E accadde proprio così: i saltimbanchi si fermarono al Villaggio tre mesi
interi, nel corso dei quali recuperarono le energie, ma anche l’allegria e
la voglia di vivere, grazie agli ottimi
pranzetti di mamma Pasticcia e di
Casoletta, ma soprattutto per merito
dell’affetto che tutto il Villaggio gli
dimostrò.
E il Capitano Giòns? Quel mostro
di malvagità sparì dalla circolazione,
inseguito dai rimproveri di Gellindo e
dalla fama di cattivo che non lo lasciò
più. Mi dicono che è andato a rintanarsi in fondo a una vecchia miniera
nel paese di Chissaddove, lontanissimo da dove abitiamo noi e da dove
abitano i nostri amici spaventapasseri.
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