Globalizzazione: buona o cattiva? (e possibili risposte di politica
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Globalizzazione: buona o cattiva? (e possibili risposte di politica
Schema 1. Qualche dato su commercio e crescita mondiale. 2. Perché la globalizzazione può essere “buona” 3. Perché la globalizzazione può essere “cattiva” 4. Quali politiche per renderla migliore ? 1 1. Commercio mondiale cresce mediamente a velocità di 1,5 volte rispetto al PIL mondiale… 2 …e negli ultimi 30 anni è cresciuto del 50% il rapporto fra commercio e PIL mondiale 3 2. Perché la globalizzazione è buona? 1. Maggiore concorrenza stimola l’innovazione tecnologica e organizzativa del sistema produttivo. Senza concorrenza e innovazione si possono avere profitti e rendite, ma non sviluppo e crescita di buoni posti di lavoro. Analogia con effetto delle liberalizzazioni (purchè ben regolate per non passare da monopolio pubblico monopolio privato). 2. Allargamento del mercato, con “economie di scala”, scavando nicchie di specializzazione che aumentano produttività delle risorse nazionali. Globalizzazione favorita da crollo 4 dei costi di trasporto e comunicazione. Crollo dei costi di trasporto e comunicazione 5 5 2. Perché la globalizzazione è buona? • 3. Ampliamento della gamma di prodotti accessibili a consumatori e imprese. No logo (Naomi Klein 2001)? • 4. Emersione da povertà e sottosviluppo di milioni di abitanti nella “periferia” del mondo. In 30 anni il reddito medio per abitante dell’Asia Sud-Orientale (Cina et al.) è passato dal 2% al 18% di quello medio dei paesi ad alto reddito. La quota di quest’area sul commercio mondiale è salita dal 10% al 30%. E nello stesso periodo 550 milioni di questa popolazione sono usciti dalla 6 fascia di povertà estrema (< 1 dollaro/giorno). 2. Perché la globalizzazione è buona? 5. Mobilità delle persone, con bassa e alta qualifica lavorativa. Erasmus-turismocultura-occupazione. Tra 1870 e 1914 (prima fase di globalizzazione) circa 10% della popolazione mondiale migrò dal paese d’origine verso nuove destinazioni (60 milioni da Italia, Irlanda, Spagna, Portogallo, Svezia, Norvegia verso USA, Australia, Nuova Zelanda, Brasile, Argentina). Nel secondo dopoguerra (seconda fase di globalizzazione) flussi migratori ripresero ma con minore intensità, tranne che per gli 7 USA. 2. Perché la globalizzazione è buona? 6. Diffusione tra paesi avanzati e meno avanzati di tecnologie e cultura d’impresa tramite investimenti diretti esteri (IDE) da parte delle Imprese Multinazionali (IM) e outsourcing (fornitura) internazionale di prodotti e servizi. La presenza di IM fa direttamente e indirettamente salire il livello medio dei salari e della produttività nei paesi riceventi (es. GM a Shanghai). In generale, con poche eccezioni (soprattutto nell’industria estrattiva) le IM non amano investire nei paesi dove vi è minore rispetto dei diritti fondamentali dei lavoratori. 8 La Cina sta diventando il primo paese di destinazione degli IDE mondiali 9 2. Perché la globalizzazione è buona? • 7. Maggiore apertura commerciale induce migliore (o meno peggiore) qualità delle “istituzioni” e minore corruzione. A monte della globalizzazione, sviluppo di un paese arretrato esige quadro istituzionale (leggi, norme sociali) che superi l’economia “informale” (sommersa), riconoscendo i diritti di proprietà (che sono alla base degli scambi e dell’accumulazione di risparmio e ricchezza privata) e combattendo l’arbitrio e la violenza delle oligarchie dominanti (Hernando de Soto). 10 3. Perché la globalizzazione può essere “cattiva” 1. La concorrenza delle importazioni spiazza i settori produttivi nazionali che non riescono a riqualificarsi per il mercato interno e per i mercati di esportazione su cui è possibile sfruttare i propri vantaggi competitivi. Rischio di “corsa verso il basso” nei paesi ricchi. Caso emblematico: Cina e Sud est asiatico entrati in accelerazione sui mercati mondiali come “fabbrica del mondo”. Ma paesi emergenti dinamici (BRIC e altri) crescono come clienti (importatori) non meno che come concorrenti. Nel 2011 Cina è 1° esportatore e 2° importatore del mondo! “La nostra benedizione è la Cina, vale il 40% delle nostre vendite” (Mauro Medici, DG Pomini Tenova di Castellanza, macchine rettificatrici per cilindri, 100 milioni di ricavi, 250 addetti di cui 65 ingegneri e tecnici all’innovazione: Sole”24Ore del 13 11 novembre 2012, p. 44) Cina-HongKong-Taiwan, Sud Corea, India, Singapore, Messico, Russia, Brasile tra i primi 22 importatori-esportatori nel 2011 3. Perché la globalizzazione può essere “cattiva” 2. Motore di accresciute disuguaglianze tra paesi e all’interno dei paesi. Ma vi è ampia evidenza empirica (Banca Mondiale e altri) circa una relazione positiva tra apertura e crescita dei paesi. Nella storia degli ultimi 150 anni è sensibilmente cresciuta la disuguaglianza tra paesi, ma calata la quota dei poveri (che vivono con meno di 1-2 dollari al giorno) sulla popolazione mondiale. Alcuni paesi africani e asiatici prigionieri della “trappola della povertà” per ragioni legati a collocazione geografica (lontani da sbocchi di mare) e soprattutto guerre intestine e conflitti etnici. Legame assai incerto tra crescita e 13 disuguaglianza all’interno dei paesi . Richest and Poorest Countries 1900-2006 reddito per abitante in dollari correnti (1900-2006) e in dollari a parità dei poteri d’acquisto (2006) 1900 1. UK 2. USA 3. GERMANY 4. FRANCE 5. ITALY 6. JAPAN 7. CHINA 8. INDIA 9. EGYPT 10. GHANA 4,593 4,096 3,134 2,849 1,746 1,135 652 625 509 462 Top/Bottom 10:1 (Maddison, OECD 2001) Top: Bottom 10:1 Atlas PPP Methodology (international 2006 (US dollars) dollars) 1. LUXEMBOURG 76,040 55,970 3. NORWAY 66,530 43,920 6. SWITZERLAND 57,230 40,630 16. UK 40,180 35,690 19. JAPAN 38,410 33,730 20. GERMANY 36,620 31,280 22. FRANCE 36,550 32,130 28. ITALY 32,020 29,840 33. SPAIN 27,570 28,420 46. ISRAEL 18,580 25,470 49. KOREA 17,690 23,800 86. ARGENTINA 5,150 15,390 92. BRASIL 4,730 8,800 129. CHINA 2,010 7,730 143. EGYPT 1,350 4,680 161. INDIA 820 3,800 177. GHANA 520 2,640 209. BURUNDI 100 710 (World Development Indicators 2007) Atlas Methodology PPP Top: Bottom Top: Bottom 760:1 79:1 14 14 15 3. Perché la globalizzazione può essere “cattiva” 3. Danni ambientali e riscaldamento globale (deforestazione, inquinamento, perdita di biodiversità…). Ma la storia dello sviluppo insegna che il grado di inquinamento tende a crescere fino a soglie di reddito per abitante intorno ai 5800-6000 dollari, poi cala per l’intervento di politiche attive. E le IM (grandi e piccole)possono contribuire a politiche ambientali migliori (in Amazzonia: “taglio 1, pianto 10”) 16 4. Quali politiche per renderla migliore? 1. Istruzione, istruzione (education)! es. in India gli stati (grandi regioni) con più bassi livelli di istruzione hanno meno beneficiato della crescita e relativa riduzione della povertà nell’ultimo ventennio. Cominciando dalle scuole d’infanzia (Pr.Nobel Heckman: differenze di classe emergono fin dai 3 anni d’età! 2. . Rete di protezione sociale per le fasce più vulnerabili della popolazione. 3. Politiche “attive” per mobilità e 17 riqualificazione del lavoro. 4. Quali politiche per renderla migliore? 4. Incentivi alla nascita di nuove imprese (startup), anche con microcredito 5. Infrastrutture per agevolare la mobilità territoriale della manodopera (trasporti, housing sociale, affitti…). 6. ILO (International Labour Office): promozione degli standard fondamentali del lavoro, incluso lavoro minorile. 18 4. Quali politiche per renderla migliore? 7. WTO (World Trade Organization): misure legittime di difesa contro “market disruption” (dazi anti-dumping e anti-sussidi, clausole di salvaguardia), licenze obbligatorie per rendere accessibili farmaci salva-vita ai paesi più poveri. 8. OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico): codici di comportamento delle IM, programmi di sostegno allo sviluppo delle PMI, incentivi all’innovazione tecnologica. 19