Nero imperfetto di Ferdinando Pastori Edizioni Clandestine è un

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Nero imperfetto di Ferdinando Pastori Edizioni Clandestine è un
Nero imperfetto di Ferdinando Pastori Edizioni Clandestine è un libro davvero insolito e non lo dico tanto
per dire. Innanzitutto è il primo libro che leggo da non so quanto tempo scritto in seconda persona in cui
sono inserite divagazioni in corsivo in prima in cui l’io narrante getta una luce ambigua e malsana sul
mondo interiore del protagonista. Il passaggio dal tu all’io insomma disorienta e spiazza quasi ad indicare
un diverso canale di percezione, ma le stranezze non finiscono qua. E’ soprattutto l’originalità del
linguaggio ciò che mi ha colpito di più, la disinvoltura con cui con apparente immediatezza e semplicità
Pastori costruisce le frasi e sceglie il lessico. Processo molto simile a quello che nella poesia lega conscio e
inconscio a dire il vero ed è bizzarro vedere gli effetti che fa in un noir. Perché Nero imperfetto è un noir
almeno come io lo concepisco. Per alcuni il noir è morto per altri addirittura non è mai nato almeno in
Italia, beh penso che Nero imperfetto potrebbe essere in un certo senso il segno che l’aria sta cambiando,
che si può sperimentare, decostruire e innovare un genere che sembrava agonizzante ma che ha ancora
molto da dire. Leggendolo ho provato la sensazione molto vivida di assistere ad una mutazione in cui il
linguaggio viene piegato e accartocciato e infine divelto. E’ un romanzo sperimentale senza dubbio,
decisamente anomalo, forse imperfetto ma che vi consiglio di leggere se amate la scrittura pura e
caustica. La trama più che altro è un canovaccio in cui si muove Fabio, ex poliziotto ora investigatore
privato, traumatizzato dal suicidio della moglie Giulia che dopo una serie di lavori di infimo livello per
gente senza scrupoli che lo assolda per ritrovare persone scomparse finisce per essere assoldato da un
mafioso bulgaro che rivuole una partita di droga che la sorella di Fabio, Anna, prima di essere uccisa,
doveva custodire. Ora Fabio vuole recuperare la droga sì per adempiere al suo impegno, ma nello stesso
tempo vuole anche scoprire chi ha ucciso Anna. La componente investigativa, l’indagine tout court
apparentemente costituisce l’ossatura del romanzo ma in realtà le conseguenze dell’agire del
protagonista danno vita a sviluppi imprevisti e nulla sarà più come prima. Peccato per la copertina,
quell’occhio inquietante su sfondo nero un po’ scoraggia ma se non vi fate demotivare dalla confezione il
contenuto merita davvero
Quando la moglie si lancia nel vuoto e la sua morte scopre a un tempo insospettata disperazione e
un'altrettanto insospettata infedeltà - Giulia aspettava il figlio che il marito non poteva darle - il mondo di
Fabio si sgretola. Perde il lavoro di poliziotto e, per sopravvivere, mette le sue capacità investigative al
servizio di chiunque lo paghi. Non ci sono più valori in cui credere, progetti da perseguire o speranze da
nutrire, quando la vita è solo un peso fastidioso con cui scontrarsi ogni giorno. Così diventa possibile
muoversi nel sottobosco malato della società senza più remore morali o patemi di coscienza, in un
consapevole e voluto gioco a rimpiattino con la morte.
Quando la sorella viene uccisa in circostanze misteriose, Fabio indaga non per amore fraterno ma perché
ingaggiato da un losco trafficante di droga. Si imbatterà in un groviglio di malaffare e depravazione, dove
non esistono confini tra bene e male e sembra non possa allignare alcun sentimento di umanità. Eppure,
anche in simili circostanze, la vita può sorprendere e la verità, una volta trovata, può essere liberatoria,
anche quando svela il tradimento di qualcuno sulla cui lealtà si era disposti a giurare.
E forse può esserci ancora un barlume di luce in fondo al buio, se una donna senza nulla chiedere ti
medica le ferite e ostinatamente insiste a voler rompere il guscio di una amara e testarda solitudine.
Il racconto oscilla tra narrazione dei fatti e analisi introspettive, dove i soprassalti della memoria alterano
la percezione del presente in uno scarto continuo tra dolore e cinico rifiuto di ogni sentimento, tra istinto
insopprimibile di sopravvivenza e voluttà di morte.
L'originale uso della punteggiatura, che crea delle pause dove il discorso non le prevede, sembra voler
sottolineare le apnee dell'anima quando l'affanno interno spegne il respiro e arresta per un momento il
fluire della vita. Così quei punti dove non ce li aspetteremmo sono la resa grafica degli inciampi del cuore
che pare voler fermare il suo battito per un attimo o per sempre.
Nel vasto panorama degli investigatori della letteratura, una delle categorie più interessanti è quella dei
detective senza licenza e al di fuori della legge, come il Matt Scudder di Lawrence Block, l'Alligatore di
Massimo Carlotto o il Joe Kurtz di Dan Simmons. Tra questi antieroi maledetti si inserisce a pieno titolo
Fabio, il protagonista di Nero imperfetto, che non è né ex alcolizzato né ex galeotto, ma qualcosa di
simile a una pallina d'argento che a volte rimbalza frenetica sulle pareti di un flipper, a volte sprofonda in
un baratro nero.
Il flipper si chiama Milano, rutilante città della moda e della coca, delle puttane e delle gang di etnie
assortite, dove molta gente cerca di sparire. Vuolesparire. Se dovete trovare giocatori d'azzardo che non
pagano i debiti, prostitute scappate dagli sfruttatori o ragazze che fuggono dagli abusi di famiglia,
rivolgetevi a lui. E se chi viene ritrovato lo ringrazia spaccandogli in testa una bottiglia, a Fabio non
importa più che tanto.
Perché lui è già morto, dentro.
Fino a poco meno di tre anni prima, Fabio era uno sbirro stakhanovista, forse anche ragionevolmente
onesto, innamorato della moglie Giulia ma non abbastanza presente come marito da rendersi conto di
alcune cose. Fino a quando Giulia non si è buttata da un cavalcavia. Incinta. Di un altro. Morte e
rivelazione hanno avuto un effetto devastante su di lui. Ha cominciato a soffrire di narcolessia. La sua
realtà si è disfatta, vita e lavoro sono finiti nel cesso. Non gli è rimasto che fare l'investigatore oltre la
legge, il cacciatore di disgraziati per conto di magnaccia, strozzini e spacciatori. Morto dentro, con il
segreto desiderio di farsi ammazzare anche fuori. Pronto ogni volta a farsi ricucire da un medico cinese
clandestino e anestetizzarsi con pasticche ordinate via internet. E a indagare su qualsiasi caso, pur di
evitare il proprio.
Piove sempre sul bagnato e un giorno Cesare, amico e collega poliziotto, gli porta un'altra ferale notizia.
Qualcuno ha ammazzato la sorella di Fabio: Anna, fotomodella a cui piacevano soldi, ragazze e cocaina.
Un altro «caso» personale da seppellire nell'oblio. Se non fosse che Fabio viene assunto da Salparov,
boss bulgaro della polverina bianca, proprio per scoprire chi abbia tagliato la gola ad Anna e, soprattutto,
si sia preso gli otto chili di cocaina purissima che lui le aveva affidato. Un lavoro è un lavoro è un lavoro.
Nonostante Cesare lo sbirro gli consigli di tenersi fuori dai guai e il nipote del boss non lo voglia tra le
palle. E a un certo punto il caso diventa ciò che doveva essere, un fatto personale, aldilà di diecimila euro
in contanti, aldilà della bella Denise che prima di finire a letto con Fabio è stata in quello di sua sorella,
aldilà dei figuri palestrati che gli spaccano la faccia su una spiaggia di Rimini. Perché ora Fabio non vuole
più la morte. Vuole la fottuta verità.
Un romanzo narrato a scatti, che passa tutto (dialoghi inclusi) attraverso la testa del protagonista, ex
sbirro la cui cultura sembra provenire dalla rubrica «Forse non tutti sanno che...» de La Settimana
Enigmistica ma non gli impedisce riflessioni, metafore e frasi a effetto. Un linguaggio che, in mano ad
altri, avrebbe rischiato il veterosperimentalismo di uno scrittore noir che non si vuole sporcare troppo con
la bassa letteratura, mentre qui fluisce spontaneo e naturale in una storia che sa di Chandler d'annata. O,
se preferite, di Chandler dannato.
Un ex poliziotto, paradigma dell’uomo distrutto a seguito della tragica dipartita dell’amata moglie, con
spirito nichilista accetta qualunque tipo di lavoro di cruda investigazione gli capiti, al di là di remore
morali. Prostitute in cerca di libertà, mogli fuggite da mariti violenti, malavitosi pentiti.
Un giorno, la sorella viene trovata assassinata ed inaspettatamente un uomo molto potente lo ingaggia
per scoprire il colpevole, ma alla fine scoprirà molto di più, anche qualcosa che avrebbe preferito non
sapere.
Questi a grandi linee i tratti fondamentali del romanzo di Ferdinando Pastori, Nero imperfetto. Un
libro senza dubbio non banale, che cattura l’attenzione con il suo stile così particolare.
A posteriori, la trama risulta piuttosto lineare e segue l’andamento dei più classici thriller di stampo
poliziesco, ma è lo stile impresso dall’autore che lo rende unico e così accattivante alla lettura.
La narrazione infatti è impostata sulla seconda persona singolare e lo stile richiama un po’ il più
compulsivo dei Palahniuk.
Questa combinazione di fattori lo rende particolarmente avvincente: le frasi spezzate, il rivolgersi
direttamente al lettore, senza mai considerarlo tale ma facendolo agire da vero attore nella vicenda,
permette di ottenere l’effetto “immersione” tipico ad esempio di un videogioco noir.
La destrutturazione della sintassi, l’abolizione o quasi delle regole della punteggiatura e del discorso
diretto, rende relativamente più lenta la lettura, ma permette di calarsi ancora meglio nel personaggio, di
vedere con i suoi occhi e pensare con la sua testa: come in Palahniuk abbiamo un testo costellato da
informazioni e notizie variegate, che aiutano a rendere il testo ancora più surreale eppure ancora più
vicino al flusso di pensiero e quindi più realistico ed efficace.
Nero imperfetto è un noir con tutte le carte in regola (a dispetto del titolo), piacevole da leggere, ben
scritto e ben strutturato, con tanto di eroe maledetto e disilluso che fa tanto hard boiled e qualche
spruzzatina di grottesco per amalgamare il tutto. Un ottimo romanzo da leggere sotto l’ombrellone ma
anche da assaporare in una umida serata autunnale.
Ci sono eventi che sconvolgono un’esistenza. Il suicidio di una moglie, inaspettato, improvviso. La
notizia che aspettava un bambino, non si sa da chi. Una vita che scivola lentamente nella disperazione,
nella solitudine, nel disprezzo di sé. Fabio, ex poliziotto affetto da narcolessia, un lavoro ai limiti della
legge alla ricerca di persone scomparse con buoni motivi per non farsi trovare, vittime di violenza,
giovani prostitute, negozianti strozzati dagli usurai, viene ingaggiato per individuare l’uomo che ha ucciso
sua sorella, modella dalla vita sentimentale tempestosa, cocainomane e impegnata ad arrotondare le
entrate vendendo polvere bianca. Allettato dal guadagno più che da reale voglia di conoscere la verità,
ripetendo costantemente, più a sé che agli altri, quanto poco gli importasse di Anna, con cui non aveva
contatti da anni, Fabio si imbarca nell’impresa, scortato da Denise, giovane fiamma di sua sorella, vivace,
premurosa, positiva. Tra Milano e Rimini, tra discoteche e locali di lap dance, tra personaggi privi di
scrupoli e inusitata violenza, la storia si dipana fino alla sconvolgente, raggelante soluzione. Perché a
volte anche quelle che sembrano delle certezze assolute sono destinate a crollare.
Nero imperfetto è un romanzo intelligente e ben scritto. Il caleidoscopio di figure che lo popolano è
descritto in maniera coerente e credibile, e lo stile usato dall’autore, molto personale e caratterizzato da
una punteggiatura forzata che spezza il ritmo rendendolo simile a un singhiozzo dolente e affranto, si
accorda in maniera gradevole con la trama, sebbene a volte possa scadere in esagerazioni quasi
pirotecniche. L’espediente del racconto in seconda persona, alternato a brani in cui è la voce del
protagonista a descrivere la storia, dà vivacità a un tessuto forse a tratti un po’ banale. La volontà
dell’autore di mettere tra parentesi il proprio giudizio morale e di rappresentare con attenzione un
mondo di personaggi “ai margini” rende profonda l’analisi dei caratteri e delle reazioni dei personaggi,
rendendo il romanzo, oltre che un ottimo giallo, un interessante spaccato della società attuale e
delle sue pieghe meno visibili.
"Solo chi è già morto non ha paura di morire", con questa premessa in copertina, F. Pastori introduce
perfettamente il suo romanzo, catapultandoci nell'atmosfera cupa che lo contraddistingue e che è data
proprio dal protagonista, Fabio. Ex poliziotto segnato da un passato che lo ha spiazzato e distrutto, è
diventato un uomo che non ha più nulla da perdere e che, per questo motivo, sopravvive, senza più
chiedersi nemmeno se si trova dalla prte giusta o sbagliata della barricata.
Particolare l'uso della punteggiatura da parte dell'autore, un uso piuttosto bizzarro ma che riesce - con le
interruzioni improvvise dovute ai segni di interpunzione messi in punti inaspettati delle frasi - a
mantenere alta l'attenzione del lettore, trasmettendogli quell'impressione di continui flash, di visione "a
sprazzi" in cui sembra vivere costantemente il protagonista.
La trama è ben strutturata e l'intreccio scorre alternando le fasi dell'indagine ai momenti di riflessione del
protagonista, parentesi che non appesantiscono minimamente la trama, bensì la arricchiscono, fornendo
anche chiarimenti sulle vicende.
I personaggi sono descritti negli aspetti essenziali ed il linguaggio è netto, realistico e duro, come si
addice alla storia descritta. Nero imperfetto, infatti, mostra uno spaccato della società moderna, della
corruzione che ormai impera dappertutto, della facilità di finire, quasi per caso, dalla parte dei "buoni" a
quella dei "cattivi", proprio come accade a Fabio, protagonista ma certo non eroe, un uomo distrutto che
sa bene che - a prescindere dall'esito delle indagini - la sua vita non cambierà poi così tanto, che
continuerà a provare dolore e rimorso ed a essere narcolettico ma, perché no, magari potrà fare tutto ciò
con qualcuno accanto. Incisiva la frase finale in risposta alla domanda "Che fine ha fatto il poliziotto?",
con lui indeciso tra fornire una visione edulcorata della realtà o essere sincero... Sceglierà la seconda
soluzione, con una risposta dura, d'effetto, ma assolutamente realistica e in linea con il romanzo (e,
purtroppo, non solo con quello!). Davvero un bel libro, duro ma coinvolgente.
Ferdinando Pastori nel suo Nero Imperfetto ci descrive l'odissea psicologica del suo protagonista, Fabio
Paleari, da integerrimo tutore dell'ordine a prezzolato mercenario dal cuore di tenebra. Può un uomo
integerrimo sprofondare al punto tale da scendere a patti con uomini corrotti, con individui biechi e rotti
ad ogni nequizia? Può una persona, peraltro un ex tutore dell’ordine, non battere ciglio nell’anteporre il
conio alla giustizia? Quali eventi ed emozioni sono stati alla base del cortocircuito mentale che ha subito
Fabio Paleari, l’ex poliziotto creato da Ferdinando Pastori e protagonista del libro Nero Imperfetto? Il libro
edito da Edizioni Clandestine, sarà nelle edicole ad Aprile ed a Maggio nella famosa Fiera del Libro di
Torino. A causare la discesa di Fabio Paleari negli inferi dell’anima sono state due donne: la moglie Giulia
e la sorella Anna. Un suicidio e un omicidio. La scomparsa di queste donne, molto importanti per lui,
è stato l’input per trasformare il suo grande cuore in un cuore di tenebra. Straordinariamente simile al
personaggio di Nathan Never, Fabio Paleari si dimostrerà capace di un colpo d’ala che lo riscatterà, non
servirà a riportare indietro le sue donne ma, forse, basterà, come in un Nero Imperfetto, a salvarlo dalla
dannazione. Un libro da non perdere!
Fabio è un ex-poliziotto che, travolto dalla morte della moglie, non riesce a scendere a patti con il passato
e pare non vivere più, ma solo sopravvivere, galleggiando indifferente tra gli eventi della vita.Quello che
una volta era un poliziotto onesto ora è diventato una investigatore venduto al miglior offerente,
insensibile a tutto se non al proprio dolore..forse. Anche il brutale omicidio della sorella, coinvolta in una
storia di droga, pare non toccarlo più di tanto, chiuso come è nella sua disperazione,nel suo desiderio di
annientarsi. Accetta di indagare per soldi, su ordine di un mafioso bulgaro, che vuole rientrare in
possesso della droga sparita. L'indagine e la scoperta dell'assassino della sorella squarciano il velo sui
misteri del passato che lo stavano annientando e Fabio scopre che non ha poi così tanta voglia di morire,
che l'istinto di sopravvivenza è più forte del desiderio di morire." Solo chi è già morto non ha paura di
morire" si ripeteva spesso..beh,lui morto non lo è, non ancora almeno. Un libro molto originale nella
forma, dove la narrazione segue il ritmo sincopato dei pensieri, che fluiscono liberi, non soggetti alle
regole di logica e punteggiatura, che anzi è libera e della quale l'autore si serve per sottolineare il ritmo
del periodo. Pastori fa sì che il lettore debba mantenere alta la concentrazione, tornando a rileggere
alcune frasi, spostandone e indirizzandone l'attenzione. Altro valore aggiunto: alcune frasi ironiche e
ciniche mi hanno strappato un sorriso e si sa, io non resisto .
Un cinico ex poliziotto indaga tra le ombre della sua tragedia personale. Il nuovo libro di Ferdinando
Pastori, Nero imperfetto, edito da Edizioni Clandestine, da aprile in libreria, sarà presentato alla prossima
Fiera del Libro di Torino. Ancora una volta Pastori propone un romanzo forte e crudele, minimalista nella
struttura e nella trama, un nero “imperfetto” perché, come spesso accade nella vita, le apparenze
ingannano e le certezze crollano. Fabio Paleari, ex poliziotto tutto cervello e intuizioni, come i moderni
detective delle serie televisive, viene ritrovato in coma, impasticcato e sanguinante dopo avere rotto tutti
gli specchi a testate. Due donne sono scomparse dalla sua vita, sua moglie Giulia e sua sorella Anna. Un
suicidio e un omicidio, a distanza di alcuni anni. E il suo mondo è crollato. Perché non è riuscito a
proteggerle? Distrutto dal senso di colpa, dagli incubi e dal rimorso, consapevole che il dolore cambia, ma
non si allontana mai definitivamente, Fabio perde ogni stimolo, non cerca né trova rimedio alla solitudine,
all’indolenza e alla sensazione di inadeguatezza nei confronti della vita. Per guadagnarsi da vivere, e
anche un po’ per ingannare il tempo, accetta di lavorare per un mondo corrotto e disonesto, fatto di
strozzini, usurai e spacciatori, locali notturni, droga e ragazze dell’Est, dove la sua specialità diventa
quella di rintracciare le persone scomparse, ma solo per ricompensa. Senza valutazioni morali, neanche
quando si tratta di riconsegnare un innocente al suo carnefice. Perché Fabio la sua vera missione l’ha
fallita, e non gli resta altro che sperare di incontrare qualcuno che riesca dove lui non è riuscito. Sarà
proprio uno di questi incarichi a fargli nascere dentro la forza di reagire, di scoprire il motivo della sua
personale tragedia. Pur sapendo che trovare l’assassino di Anna o il motivo del suicidio di Giulia non
cambierà le cose: nessuno tornerà in vita, la narcolessia sarà un continuo tormento, non ci saranno
medaglie da appendere al petto di un uomo migliore.
"Nero Imperfetto", il nuovo romanzo di Ferdinando Pastori, è un noir dove il confine fra vittime e colpevoli
è talmente sottile che le due parti spesso si confondono, forse perché in questo romanzo dalle tinte forti
non c’è nessuno che sia davvero innocente.
Sicuramente non lo è il protagonista, ex poliziotto passato dall’altra parte della barricata dopo la morte
della moglie avvenuta in una situazione tutt’altro che chiara. Tormentato dai sensi di colpa e indifferente
nei confronti della vita (“solo chi è già morto non ha paura di morire”), non vive, ma trascinato dalla
corrente sopravvive, almeno fino a quando non si trova a fare i conti con l’omicidio della sorella coinvolta
in un pericoloso giro di droga. Assunto da un mafioso bulgaro per scoprire l’assassino e recuperare otto
kili di cocaina rubati, accetta controvoglia l’incarico, ma a poco a poco si lascia coinvolgere nelle indagini
che lo porteranno a confrontarsi con delle rivelazioni che metteranno in discussione le poche e
ingombranti certezze della sua vita. L’autore mette a servizio della storia una forma ridotta all’essenziale,
dove la scelta delle parole, il ritmo delle frasi, assumono un ruolo determinante. I capitoli sono brevi e
scanditi da un utilizzo della punteggiatura a prima vista singolare, ma funzionale allo scopo. Mantenere
alta l’attenzione del lettore trascinandolo lungo un viaggio imprevedibile dove le apparenze ingannano e
la verità, come spesso accade, supera la fantasia.
Un autore trecatese, il suo romanzo “giallo” e la libreria Edicolè - Sogni di Carta. No, non sono indizi per
la soluzione di un “caso”, ma l'evento che avrà luogo proprio a Trecate a partire dalle 17 di sabato 7
maggio nella libreria di via Andante (di fronte alle elementari 'don Milani'). Ospite speciale Ferdinando
Pastori, che tornerà nella sua città d'origine (profeta in patria) per presentare la sua ultima fatica
letteraria: "Nero imperfetto". "Solo chi è già morto, non ha paura di morire!". Questa è la frase di
presentazione di questo nuovo avvincente giallo che merita di essere letto e l'appuntamento non è
assolutamente da perdere per chi ama la lettura e la suspense, perché non capita tutti i giorni, a Trecate,
di avere la presentazione di un libro (evento molto raro...) e nemmeno di ascoltare dal vivo emozioni,
racconti e curiosità di un autore di cui sentiremo - ne siamo certi - sempre più parlare.
Fabio è un ex poliziotto, indifferente alla vita, non gli interessa vivere o morire, vive in un limbo nero,
pieno di pessimismo e dolore. Perché ha perso tutto qualche anno prima dopo il suicidio della moglie che
scopre essere in cinta dopo l'autopsia, ma non è lui il padre. Tant'è il suo dolore che rimane
disinteressato anche quando Cesare, ex collega di Fabio quando era nella polizia, gli dice che sua sorella
Anna è stata uccisa. Perché con la sorella aveva chiuso i rapporti anni prima quando aveva scoperto che
faceva uso di cocaina.
La sua indifferenza finisce però quando Salparov, lo spacciatore Bulgaro, lo convoca per un nuovo lavoro:
trovare chi ha ucciso Anna per riuscire a rimpossessarsi degli otto chili di cocaina che le aveva dato in
custodia. Inizia così la caccia all'assassino, tra night club e amiche lesbiche di Anna, ma non per
vendicarla, ma per portare a termine il suo lavoro: ritrovare la Cocaina. Il primo libro di Ferdinando che
leggo e devo dire che sono rimasto spiazzato e piacevolmente sorpreso, perché questo noir è differente
dagli altri libri che ho letto. Primo perché la storia è raccontata in seconda persona e per abituarmi c’è
voluta qualche pagina e poi perché oltre alla trama, l'autore mette in risalto l'anima nera di Fabio, parte
principale del libro, rendendo la storia molto cupa.
Fabio Paleari è un ex poliziotto e il suo mondo è andato in frantumi con il suicidio della moglie. Se un
tempo il suo lavoro lo portava a dare la caccia ai criminali, adesso sono proprio questi ultimi a pagare per
i suoi servizi. La sua specialità consiste nel rintracciare le persone scomparse. Usurai, protettori,
spacciatori e genitori pedofili sono i suoi principali clienti e Fabio soddisfa le richieste senza fare troppe
domande e senza scrupoli morali. Ma a cambiare le carte in tavolo sopraggiunge un nuovo lutto familiare,
l’omicidio della sorella, ex modella lesbica e cocainomane. Fabio, anche se in primo momento poco
convinto, accetta di mettersi al lavoro per scoprire l’assassino e recuperare un carico di cocaina che la
sorella aveva in deposito. E’ l’inizio di un viaggio che lo porterà a fare luce non solo sugli avvenimenti più
recenti, ma anche su quelli del suo doloroso passato.
Nero Imperfetto è un noir amaro e per nulla consolatorio. Il punto di vista privilegiato è quello dei
perdenti, di chi esce sconfitto dal confronto con la vita, ma che nonostante i colpi ricevuti si sforza di
restare in piedi. Magari aggrappandosi al cinismo e a una macabra ironia. Un romanzo che non si limita a
raccontare una storia, ma che indaga fra le pieghe di un malessere che malgrado tutto non vuole cedere
all’abbandono.
Dopo il suicidio della moglie - avvenuto in modo poco chiaro - Fabio Paleari, ex poliziotto, inizia una vita
che scivola lentamente nella disperazione, nella solitudine, nella perdita di se stesso. Paleari è un
sopravvissuto, uno senza più nulla da perdere che si muove in una Milano cupa, fatta di silenzio e grandi
sforzi per sopravvivere. Dopo la scoperta dei tradimenti coniugali (l’autopsia aveva rivelato una
gravidanza della moglie nonostante lui fosse sterile) e accertato il fatto che lei lo tradisse, Paleari arriva a
idealizzare la coniuge scomparsa, al punto di cercare un’espiazione, nonostante fosse infedele e il loro
rapporto ormai in crisi. La tragica combinazione di eventi spingono l’ex poliziotto a degradarsi come
essere umano e a diventare un cacciatore di taglie spietato. Tormentato dai sensi di colpa e indifferente
nei confronti della vita e della morte si trova a fare i conti con l’omicidio della sorella (con la quale aveva
chiuso i rapporti anni prima, perché lei faceva uso di cocaina) coinvolta in un pericoloso giro di droga.
Paleari viene assunto anche da un malavitoso dell’Est, per scoprire l’assassino della sorella e recuperare
un quantitativo di cocaina rubata. Si trova ad accettare controvoglia l’incarico, ma a poco a poco si lascia
coinvolgere nelle indagini che lo porteranno a confrontarsi con delle rivelazioni che lo faranno rivedere le
poche certezze della sua vita…
Tutti i personaggi sono ottimamente caratterizzati, coerenti e credibili. Ferdinando Pastori usa una come
forma una punteggiatura serrata che spezzando cosi il ritmo e rendendolo simile a un singhiozzo che si
ferma in gola (“Nove messaggi sulla segreteria telefonica. Prima di ascoltarli cambi la camicia sporca di
sangue, pulisci la ferita e i punti sulla fronte e cambi la medicazione. L’armadietto dei medicinali è un
banco dei dolciumi. Confezioni colorate e nomi improponibili. Hai bisogno di qualcosa, ma resisti alle
lusinghe e ti accontenti di un blando analgesico”). L’espediente del racconto in seconda persona,
alternato a brani in cui è la voce del protagonista a descrivere la storia (le parti in corsivo), dona ritmo e
profondità alla storia, che potrebbe risultare non troppo originale in alcuni suoi passaggi. Forse un difetto
di questo romanzo potrebbe essere il fatto che ci sia “tanta carne al fuoco”. La volontà dell’autore di
mettere tra parentesi il proprio giudizio morale e di rappresentare con attenzione un mondo di
personaggi ai margini, completamente alienati, rende profonda l’analisi dei caratteri e delle reazioni dei
personaggi, rendendo il romanzo, oltre che un giallo onesto e di buona scrittura, un interessante spaccato
della società attuale e delle sue pieghe meno visibili. Pastori, senza troppi complimenti o rispetto per il
lettore, sbatte in faccia tutto il marcio che si nasconde tra le pieghe di una città e degli uomini che vi
fanno i proprio affari. È sincero in quello che narra anche se l’intero racconto può soffrire anche di alcune
pesantezze, proprio per il fatto che ha tante situazioni che esplodono una dietro all’altra ma è nel suo
complesso una storia da affrontare leggendola perché “solo chi è già morto non ha paura di morire”.
Fabio Paleari è una persona che ha subito un danno.
Come dice la protagonista del film omonimo di Luis Malle 'chi ha subito un danno è pericoloso: sa di poter
sopravvivere'.
E Paleari è anche questo: un sopravvissuto. Alla morte della moglie, alla scoperta dei tradimenti cnoiugali
per via di una gravidanza che non poteva essere sua, visto che lui è sterile, alla perdita del lavoro come
poliziotto, e, ultima in ordine di tempo e importanza, all'omicidio efferato della sorella Anna, ex modella e
pusher dei giri giusti della Milano da bere, trovata sgozzata nel suo appartamento.
La morte della moglie adorata e insieme allontanata su un piedistallo ideale, anche dopo averne scoperto
l'infedeltà e nonostante la depressione minasse le basi del rapporto coniugale, è il primo gradino di una
inesorabile discesa, facile come tutte le discese nell'abisso degli inferni personali.
La degradazione di sè nell'abbandono del lavoro 'pulito' del poliziotto per diventare una sorta di cacciatore
di taglie a spese di deboli e indifesi sprofonda il protagonista in un abisso di abiezione: il suo unico fine
più ancora che procurarsi un reddito purchessia sembra quello di abbrutirsi senza rimedio, il suo unico
impulso pare il senso di colpa per la perdita della moglie, per non aver saputo o voluto comprendere nulla
di ciò che si nascondeva dietro la sua maschera.
La narcolessia potrebbe essere anche sorta di estrema autodifesa dell'io subconscio che cerca di
ottundere una consapevolezza troppo dolorosa attraverso il sonno.
E, in alternativa, durante gli stati di veglia, con l'alcool, la droga e l'auto annichilimento.
Sono questi sensi di colpa, per quanto possa negarlo il protagonista, a spingerlo verso la ricerca
dell'assassino della sorella. Uniti al generoso compenso di un boss della malavita dell'Est europeo, certo,
ma innegabilmente una parte delle motivazioni è legata anche all'istinto di sopravvivenza, di
autoconservazione, che si oppone alla lenta ma inesorabile deriva verso il nulla che il protagonista aveva
cominciato. Questa parte del racconto è sviluppata in maniera profonda, il personaggio è convincente e
interessante e il suo avvitarsi sulle proprie vicende psicologiche giustifica il fatto che il resto dello scenario
narrativo rimanga piuttosto vago, come una sorta di fondale nebbioso.
Da questo punto di vista l'intreccio noir è piuttosto lineare, non crea grandi colpi di scena, è ben
tratteggiato - per esempio in poche pennellate c'è una descrizione molto sommaria, ma anche coerente
con l'atmosfera del racconto, di una Milano nebbiosa, fredda e scostante -, è abbozzato in maniera
credibile: segue fondamentalmente il viaggio del protagonista nel suo 'inferno' privato, da dove una volta
toccato il fondo potrà ricominciare una vita nuova, aiutato, anche lui, dalla spinta di una figura femminile,
che fa da tramite tra lui e la sorella Anna.
Ciò che lascia più incerti invece è lo stile che viene usato per rendere l'estremo disordine mentale e
psichico, quasi una sorta di nube oscura, che incombe sul personaggio di Fabio Paleari: ad alcuni brevi
flash, lasciati in corsivo nel corpo del testo, in cui parla in prima persona, si alterna come registro
prevalente la seconda persona, quasi come se il protagonista volesse rivolgersi direttamente al lettore,
come a un confessore o uno psicoterapeuta. In più questa sorta di dialogo, che mantiene una velleità
sperimentale troppo forte per essere davvero persuasivo, è caratterizzato da una polverizzazione
sintattica delle frasi, spezzate, rotte, come se chi parla inciampasse continuamente in un ostacolo.
Il che, oltre a rendere più complessa la lettura e meno immediata la comprensione, risulta alla fine un
metodo un po' ingenuo per fare da riverbero del malessere interiore del personaggio.
Forse, se questo tipo di andamento narrativo si fosse limitato a porzioni meno estese del racconto,
avrebbe avuto un effetto meno pesante: sarebbe rimasto l'imperfetto del titolo, ma affidato alla
soggettività dell'io narrante prima che a un espediente narrativo.
Nero imperfetto. Centonovantadue pagine di galleggiamento in un’atmosfera caustica, struggente e
crudele come una malattia grave ma lenta, un solo fiume di parole tremendamente reali che si attacca
come un peso nelle tasche del lettore, una specie di pietra appiccicosa e sgradevole che non chiede altro
che essere ascoltata.
Nero imperfetto è un libro strano, in seconda persona. Tra gli spazi bianchi ci sono le vicende di Fabio,
ex-poliziotto narcolettico e autodistruttivo che è passato “all’altra sponda”, quella sbagliata
probabilmente. Si potrebbe pensare che soffra per il suicidio della moglie, ma le cose sono più complicate
perché la donna che si è uccisa aspettava un figlio che l’autopsia ha rivelato non essere suo. Fin qui
nient’altro che una brutta storia, se non fosse che ci si aggiunge un altro omicidio, quello della sorella
Anna, una drogata con la quale non parla da anni. E neanche qui ci sarebbe molto da argomentare, se
non fosse che Salparov, uno spacciatore Bulgaro davvero poco raccomandabile, vuole sapere che fine
abbiano fatto gli otto chili di cocaina che Anna aveva in custodia. E il compito di ritrovarli viene affidato
proprio a Fabio, che potrebbe approfittarne per vendicare il “sangue del suo sangue”, se non avesse già
capito che, nella solitudine che lo avvolge, è meglio pensare alla propria pellaccia e che in fondo “gli affari
sono affari” tanto: Solo chi è già morto non ha paura di morire.
Nero imperfetto, il nuovo libro di Ferdinando Pastori, è un inquietante noir dove, alla base dell’alone di
terrore che pare quasi aleggiare sulla carta bianca, sta la difficoltà nel distinguere le vittime dai colpevoli,
i buoni dai cattivi. Nessuno sembra essere davvero innocente, nemmeno il protagonista, Fabio Paleari, un
ex poliziotto passato dall’altra parte dopo la morte della moglie, avvenuta in circostanze piuttosto
ambigue. L’uomo vive una vita al limite, lontano dai comuni canoni adottati dalla gente “normale, quasi
limitandosi a sopravvivere, in attesa del giorno che verrà.
Tutto questo però, viene bruscamente interrotto dalla morte della sorella, coinvolta in un pericoloso giro
di droga. Assunto da un mafioso bulgaro per scoprire l’assassino e recuperare otto chili di cocaina rubati,
accetta controvoglia l’incarico, ma a poco a poco si lascia coinvolgere nelle indagini che lo porteranno a
confrontarsi con delle rivelazioni che metteranno in discussione le poche e vacillanti certezze della sua
vita. Un thriller scabroso, pungente, che rapisce il lettore, cogliendolo di sorpresa e infierendo sulle paure
più recondite dell’animo. Un libro entusiasmante che merita di essere aggiunto alla propria libreria.