Reforms and Development in Chile: Macroeconomic

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Reforms and Development in Chile: Macroeconomic
SVILUPPO E RIFORME IN CILE:
ALCUNE RIFLESSIONI MACROECONOMICHE
Apertura commerciale, fondi pensione, privatizzazione dei servizi *
Reforms and Development in Chile: Macroeconomic considerations on International
Trade, Pension Funds and the Privatisation of Utilities *
Andrea de Panizza
Abstract
This paper examines the growth pattern followed by the Chilean economy with reference to the macroeconomic reforms undertaken
during the Pinochet regime, which have been largely maintained by successive democratic administrations and partially reproduced
by neighbouring countries. The focus is on the linkages between international specialisation, development of pension funds and privatisation of utilities. Assuming a joint macroeconomic and geo-political perspective, the analysis highlights how the positive interactions among this aspects favoured macroeconomic stabilisation, the deepening of the financial system, the setting up of corporations
able to stand in the international arena in services and medium-hi tech sectors and, overall, better growth and export performances.
On the other hand, it is shown how this ‘Chilean road to development’ was largely dependent on a rather unique complex of circumstances, from the early start of reforms, to an exceptionally favourable resource endowment and a strategic location, to the rare
opportunity of safeguarding national interests while meeting the wishes of what once was critically called the ‘Washington Consensus’, let alone the tribute paid in terms of human lives and civil rights. The Chilean model-experience is hence hard to reply in time
and space, as recent dynamics within the Chilean economy itself have confirmed.
In questo lavoro si analizzano le dinamiche dell’economia cilena fino agli anni Novanta in relazione alle riforme liberalizzanti attuatevi durante il regime del generale Pinochet, mantenute dalle amministrazioni democratiche e parzialmente seguite da altri Paesi latinoamericani. L’attenzione è rivolta in particolare al ruolo della specializzazione internazionale e delle
privatizzazioni nell’ambito del sistema pensionistico e delle imprese statali nel settore dei servizi pubblici, proponendo una
lettura della "via cilena allo sviluppo" fondata su argomentazioni macroeconomiche e geo-politiche insieme. L’analisi evidenzia l’esistenza di un’interazione positiva tra le riforme ai fini della stabilizzazione e della performance macroeconomica,
dell’approfondimento del sistema finanziario, della costituzione di gruppi in grado di competere internazionalmente nei
settori dei servizi ad alta tecnologia, tipicamente deboli nei Pvs. A questi risultati – pure raggiunti dopo notevoli "incidenti
di percorso", e non interamente positivi – avrebbero contribuito l’avvio precoce dell’azione riformatrice, con i vantaggi di
una "finestra" temporale rispetto ai Paesi concorrenti, e le peculiari condizioni economico-istituzionali del Cile, tra cui una
dotazione particolarmente favorevole di risorse in rapporto alla popolazione, una localizzazione strategica e la capacità di
perseguire una politica attiva di tutela degli interessi nazionali. Al tempo stesso, alla luce di questi aspetti, l’Autore evidenzia
la natura problematica della replicabilità del modello cileno in altri Paesi della regione.
JEL Classification codes (Key words): E63; G23; H63; L33; L97; N16; N26; O54
* This paper was originally presented at the National Research Council of Italy workshop on Development, Finance and the Firm
held in Rome, on Feb. 1998, and later published in SVILUPPO/DEVELOPMENT #7 (2000)
1
1. Introduzione
In questo contributo si propone una disamina del processo di sviluppo del Cile in relazione alle
riforme macroeconomiche “liberalizzanti” attuate sotto la dittatura del generale Pinochet e fatte
proprie dai successivi governi democratici.
In termini generali, oggetto dell’analisi è come sia stato possibile per questo Paese di intraprendere un sentiero di crescita sostenuta – mantenendolo finora – mentre le altre economie
della regione ancora ristagnavano per gli effetti della crisi del debito, e quale ruolo abbiano avuto al riguardo l’apertura al commercio e agli investimenti internazionali, le privatizzazioni di
gran parte delle imprese pubbliche e della quasi totalità del sistema previdenziale, considerando
le dinamiche parallele dei mercati finanziari e della finanza pubblica.
Si tratta di un complesso di tematiche – dalla diatriba antica sulla scelta del paradigma di sviluppo e sul ruolo dello Stato, ai legami tra settore reale e finanziario dell’economia – ognuna
delle quali richiederebbe un trattato a sé. La prospettiva – o la scorciatoia – adottata in questa
sede, è di limitare l’analisi a una lettura fattuale sintetica fondata su alcuni elementi macroeconomici e geo-politici. Un simile taglio dell’esposizione, nonché lo stato di elaborazione ancora
in evoluzione della ricerca, comportano una carenza di rigore cui si spera di porre rimedio in seguito; al tempo stesso dovrebbero tuttavia consentire di cogliere almeno il senso, seppure non
l’esatta portata, di alcune relazioni che si ritiene abbiano avuto un ruolo non secondario nel determinare gli effetti delle politiche.
Avendo come punto di partenza la performance brillante mostrata dall’economia cilena
nell’ultimo decennio in termini di crescita del prodotto, inserimento nel commercio internazionale e sviluppo del sistema finanziario, l’ipotesi di lavoro adottata è che la spiegazione del successo di quest’esperienza riposi sull’azione congiunta di un complesso di fattori che, pur convalidando alcune delle scelte di fondo delle politiche, ne demitizza parzialmente i risultati facendone, allo stesso tempo, anche un unicum difficilmente replicabile.
Tra gli argomenti su cui si fonda tale valutazione, filo conduttore della trattazione sono la
peculiarità e l’abbondanza delle risorse cilene – considerando anche le dimensioni relativamente
modeste dell’economia – e la precocità delle scelte di politica poi seguite anche dagli altri Paesi,
che ha consentito lo early start delle iniziative conseguenti e, parallelamente, un favorevole baratto politico-economico in termini di accesso ai mercati e alle risorse finanziarie. Questi elementi,
a loro volta, hanno determinato l’emergere di nuove specializzazioni settoriali a più elevato valore aggiunto e una vocazione internazionale come “base” per le operazioni degli investitori esteri che oggi matura anche attraverso le scelte operate nei confronti dei diversi processi di integrazione regionale in atto.
L’esposizione è articolata come segue: nella sezione seguente gli aspetti generali
dell’evoluzione macroeconomica vengono esaminati in relazione alle dinamiche del commercio
estero; mentre nella terza sezione si concentra l’attenzione sul sistema dei fondi pensione, esaminando i collegamenti con le imprese privatizzate nel settore dei servizi e proponendo una lettura complessiva tra politiche, caratteristiche peculiari del sistema-Paese ed evoluzione temporale delle economie regionali e di quella mondiale.
2. Reddito nazionale e commercio estero
Negli ultimi dieci anni l’economia cilena, per lungo tempo tra le meno dinamiche dell’America
Latina, ha mostrato una capacità di crescita sorprendente, e decisamente superiore a tutti i principali Paesi della regione (tab.1, fig.1)1.
1 Tra il 1950 e il 1970 l’economia cilena era cresciuta a un tasso medio annuo del 3,8%, e dell’1,6% in termini pro-
capite, gli incrementi più modesti tra i Paesi di medie e grandi dimensioni dell’America Latina. Anche prendendo in
esame il periodo 1963-1997 in tab.1, d’altro canto, la variazione complessiva è più elevata solo rispetto all’Argentina:
la crescita sostenuta degli anni più recenti potrebbe quindi essere interpretata meno enfaticamente, come un “recupero” del ritardo accumulato relativamente alle potenzialità comuni a diversi Paesi della regione.
2
Tab. 1: Variazioni percentuali medie annue e cumulate del Pil reale (procapite) in Argentina, Brasile, Cile e Messico; 1963 - 1997
Argentina
cumulate (procapite)
1990 vs. 1980
1997 vs. 1990
1997 vs. 1963
Brasile
Cile
Messico
-11 (-22)
42 ( 30)
117 ( 34)
16 (-7)
23 ( 8)
452 (160)
33 (13)
61 (44)
266 (105)
15 (-3)
17 ( 4)
325 (93)
2,5
6,2
-0,1
-2,2
2,5
4,4
3,5
2,7
1,9
1,1
8,7
5,4
6,7
7,4
6,1
-0,4
2,6
4,3
6,0
0,8
1,2
1,6
6,7
7,1
medie annue del periodo
1996-97
1991-95
1986-90
1981-85
1971-80
1963-70
Fonti: FMI-IFS; 1997 stima da dati nazionali
Figura 1- Cile, cicli economici 1963-1997: variazioni % annue del Pil reale e numeri indici (assoluto e procapite)
15,0
350
var.% annue (sx)
Pil
Pil procapite
10,0
300
5,0
250
0,0
200
-5,0
142
136
150
109
115
89
-10,0
100
-15,0
50
1962
1967
1972
1977
1982
1987
1992
1997
Tra le determinanti di tale risultato, un’attenzione particolare merita il ruolo svolto dalle esportazioni: queste, dopo un periodo buio nella fase iniziale della crisi del debito, nel 1987 hanno
superato il picco del 1980, e nel decennio successivo sono triplicate in valore, mantenendo un
tasso di crescita medio annuo in dollari del 12%, mentre il Pil reale cresceva “solo” del 6,5%
(fig.2).2
2
Nel periodo 1987-1996 le esportazioni sono infatti aumentate da 5.224 a 16.200 mln. US$, e se misurate a
prezzi costanti impiegando il deflatore del Pil USA, sarebbero comunque poco meno che raddoppiate rispetto
al picco del 1980.
3
Figura 2- Cile: rapporto esportazioni / prodotto (istogramma) e numeri indici base 1985 delle esportazioni (US $), del Pil (US
$ e reale), della quotazione del rame sul LME
35,0
500
rivalutazione
X/PIL (%; scala sx)
450
quotaz. rame
30,0
400
Export in US $
25,0
350
Pil in US$
Pil reale
svalutazione
300
20,0
250
15,0
200
150
10,0
100
5,0
50
-
0
1962
1967
1972
1977
1982
1987
1992
1997
La funzione di volano dello sviluppo svolta dalle esportazioni - che appare tanto più importante
quando si consideri la scarsa apertura precedente dell’economia in relazione delle sue dimensioni ridotte (fig.2) - riposa, in larghissima misura, su due aspetti evolutivi della specializzazione
commerciale cilena (fig.3), che fanno riferimento entrambi alle “risorse abbondanti” cui si accennava nell’introduzione. Questi sono il rafforzamento della posizione preesistente
nell’estrazione e nella lavorazione del rame – del quale il Cile è il maggior produttore mondiale,
e che determina un contributo da parte dei settori estrattivo e metallurgico a tutt’oggi vicino al
50% del valore delle esportazioni3 – e la nuova vocazione nei settori agro-forestale e della pesca
nonché, più di recente, nelle relative trasformazioni industriali, che hanno visto crescere la propria quota congiunta nell’export di beni dal 20 a ca. il 40%, in gran parte grazie alla valorizzazione di produzioni “non tradizionali”.
3 Tra il 1991 e il 1996 la produzione cilena di rame estrattivo è passata da 1,8 a 3,1 mln di tonnellate, equivalenti ri-
spettivamente al 22 e al 29% del totale annuo mondiale.
4
Figura 3 - Cile: composizione percentuale e valore delle esportazioni in mln di US $ ai prezzi costanti e correnti
100,0
20.000
altri manif
chimica
metalmeccanica
90,0
18.000
16.000
80,0
14.000
70,0
metallurgia di base
12.000
60,0
tot.mln $ 1996
10.000
50,0
estrattivo
8.000
40,0
carta e prodotti
tot mln $ corr.
30,0
6.000
legno e prodotti
alimentari &c.
4.000
20,0
2.000
10,0
agricoltura
-
1976
1977
1978
1979
1980
1981
1982
1983
1984
1985
1986
1987
1988
1989
1990
1991
1992
1993
1994
1995
1996
Fonti: UN, International Trade Statistics Yearbook (vari anni) - ns. riclassificazione merceologica
Il rapporto tra l’evoluzione di questi due macro-settori resource based e le politiche è stato sicuramente profondo, ma non sempre di immediata lettura.
Il rame, ad esempio, la più tradizionale e considerevole fonte valutaria del Paese, costituisce
forse il principale paradosso alla radice del successo del paradigma di “de-statalizzazione”
dell’economia. L’industria mineraria infatti, in precedenza concentrata in due grandi compagnie
di proprietà statunitense e la cui nazionalizzazione era stata completata durante la presidenza
Allende, è stato uno dei pochi tasselli nel settore pubblico dell’economia non (ri)privatizzato
durante tutta la permanenza al potere del generale Pinochet, e ha quindi potuto fornire un contributo determinante per fare attraversare al Paese nel migliore dei modi il periodo della crisi del
debito, sostenendo finanziariamente il successo della riforma pensionistica e dell’intero progetto
politico-economico di sviluppo che forma l’oggetto del presente studio.
Per meglio comprendere l’importanza della questione occorre rammentare la natura prevalentemente pubblica del debito estero4, che imponeva la realizzazione contemporanea di politi4 Nel caso cileno in gran parte non originaria, ma acquisita attraverso la ri-nazionalizzazione del sistema bancario
(v. infra). Si tratta della c.d. socializzazione del debito, che ha avuto grande rilevanza anche in Argentina in relazione al
medesimo tentativo “neo-monetarista” di stabilizzazione dei prezzi attraverso un processo di svalutazione programmata (in Cile a cambio fisso col dollaro nel periodo 1979-81) accoppiato ad elevati tassi di interesse reale e libera circolazione dei capitali, attuato in diversi Paesi del Cono Sud a fine anni settanta (cfr. ZAHLER, 1991; MELLER,
1990). Questo aveva consentito per diverso tempo la speculazione “al coperto” sui differenziali d’interesse con gli
USA (indebitamento in dollari e investimento in titoli nazionali), ma la discesa troppo lenta dei prezzi insieme
all’afflusso valutario aveva portato a un crescente apprezzamento del cambio reale. Si era quindi prodotto un progressivo infragilimento delle aspettative, aggravato dalla caduta delle quotazioni delle materie prime d’esportazione,
rapidamente sfociato nella fuga dei capitali, nell’insostenibilità del cambio e in maxi svalutazioni che ha determinato
il naufragio degli intermediari finanziari (spesso protagonisti in prima persona della speculazione).
A differenza dell’Argentina, nel caso cileno si provvide d’urgenza al salvataggio via nazionalizzazione di 14 delle 19
delle banche del Paese (e attraverso queste di numerosissime imprese), originariamente private, nazionalizzate da
Allende e pochi anni prima ri-privatizzate con la presa del potere di Pinochet. Il governo di Unidad Popular infatti aveva portato il numero delle imprese pubbliche da 46 nel 1970 a 503 nel 1973, con una quota nel Pil era passata dal
14% del ‘65 al 39% del ’73, senza però affrontare adeguatamente il problema della gestione, determinando un notevole aggravio del deficit pubblico (GOLDSTEIN, 1993; LARRAIN e MELLER, 1991, ma con dati dubbi) - Dopo la “restituzione” delle imprese nazionalizzate da Allende nel 1974-75, negli anni successivi furono privatizzate oltre 100
imprese, ottenendo un gettito di ca. 800 mln $, col metodo della licitazione pubblica seguita però da trattativa privata. Per fare cassa, lo stesso governo doveva concedere crediti agevolati agli acquirenti, con una riduzione di prezzo
5
che di risanamento sui fronti valutario e fiscale in generale non mutuamente neutrali tra loro.
L’aggiustamento “classico” di bilancia dei pagamenti attraverso il massiccio deprezzamento del
cambio reale inizialmente praticato in tutti i Paesi della regione5, pertanto, facendo aumentare il
valore in moneta nazionale di prezzi e contratti denominati in divise, ha avuto un considerevole
effetto fiscale il cui segno dipendeva dalla disponibilità o meno di entrate statali dirette in valuta
estera, e ha quindi corrispondentemente facilitato o reso impossibile la stabilizzazione della finanza pubblica e dei prezzi. Mentre per una trattazione più estesa sul tema dell’aggiustamento si
rinvia, tra gli altri, a un lavoro precedente (cfr. DE PANIZZA, 1997), vale la pena di sottolineare
come, nel caso del Cile col rame, insieme a Messico e Venezuela col petrolio, i proventi di queste esportazioni abbiano in gran parte sterilizzato gli effetti fiscali negativi della svalutazione,
creando anzi in taluni momenti un’eccedenza di risorse in pesos rispetto agli oneri dei pagamenti
per il debito. MELLER (1996) ad esempio, stima che le Corporations pubbliche in Cile abbiano generato profitti nell’ordine del 2,5% del Pil nel periodo 1980-81, il 2,1% negli anni duri 1982-84,
e di ben il 4,4% tra il 1985 e il 1989.
All’inizio degli anni ottanta le quotazioni del rame, come le altre materie prime della regione,
avevano subito una caduta che è stata tra le cause scatenanti della crisi (fig.2); a differenza di
queste, però, nella seconda metà del decennio sono cresciute notevolmente, con un effetto espansivo sul Pil che – mercé la precedente svalutazione – negli anni 1987-88 è stato superiore al
2% annuo, divenendo leggermente negativo solo all’inizio degli anni novanta, in associazione
con la rivalutazione (tab.2).
Tab.2 – Cile: Esportazioni di rame (mln $ e% Pil) e contributo della variazione nelle quotazioni del rame al Pil(*)
anno
X rame $
X rame/Pil
Quot./Pil
anno
X rame $
X rame/Pil
Quot./Pil
1976
1977
1978
1979
1980
1981
1982
1.539
15,6
0,9
1.380
10,3
-0,6
1.583
10,3
0,4
2.496
12,0
3,7
3.003
10,9
1,0
2.201
6,7
-3,0
1.796
7,4
-2,0
1984
1985
1.895 1.865
9,6
9,7
0,8
-1,4
1983
2.022
12,6
0,2
1986
1987
1988
1989
1990
1991
1992
1993
1994
1995
1.995
11,9
-0,3
2.615
13,8
2,2
3.702
16,8
2,7
4.347
17,1
0,6
4.638
16,7
-0,4
4.479
14,3
-0,8
4.724
9,4
-0,2
3.976
7,4
-2,2
5.192
8,9
2,5
7.850
12,4
2,2
(*) Computato come variazione percentuale dell’indice delle quotazioni del rame ponderata per il valore dell’export di rame rispetto al Pil, misura la variazione
percentuale del prodotto imputabile alle oscillazioni di prezzo del rame, al lordo degli effetti dalle variazioni sia della quantità di rame esportata che del Pil e del
tasso di cambio reale. In altri termini, ceteris paribus, un aumento della produzione di rame e/o la diminuzione del Pil reale hanno l’effetto di aumentare
l’ampiezza di Quot/Pil, indipendentemente dal segno; la svalutazione dà invece un impulso di segno positivo e la rivalutazione negativo.
Il rame ha quindi rappresentato un atout per le politiche, e la scelta di mantenerne l’industria sotto controllo pubblico, insieme agli investimenti per aumentarne la produzione, stempera nel
pragmatismo il progetto ultra-liberista cileno del quale - come si vedrà appresso - è stato perno
ideologico la privatizzazione del sistema pensionistico.
In merito alla risposta alla crisi e alla ripresa avviata nella seconda metà degli anni ottanta, va
precisato anzitutto che la situazione del Cile, aldilà della dinamica delle ragioni di scambio, era
decisamente meno compromessa rispetto agli altri Paesi, soprattutto per quanto attiene alla vita
media residua più prolungata dei crediti esteri, che ha risparmiato uno shock iniziale grave come
quello prodottosi in Argentina o in Messico nel 1982, e per la posizione solida del bilancio pubblico, con saldi positivi negli anni 1979-’81 (fig.4), ed entrate nell’ordine del 30% del Pil. Sul
fronte delle politiche, è opportuno menzionare il drastico e precoce aggiustamento salariale realizzato attraverso l’abbandono d’autorità dell’indicizzazione ai prezzi delle retribuzioni in corristimata nell’ordine del 30% rispetto al valore patrimoniale e del 40-50% del valore di vendita, portando inoltre a una
impressionante concentrazione della proprietà industriale e del sistema finanziario in pochi gruppi (cfr., rispettivamente, FOXLEY, 1982 e FRIEDEN, 1991 - da GOLDSTEIN cit) che, grazie all’opportunità offerta dalla normativa di
non procedere al consolidamento dei conti, indebitando società terze potevano non mostrare la propria effettiva fragilità. Il fatto che lo Stato con il crollo del sistema finanziario legato anche alla speculazione si sia trovato a rientrare
in possesso delle banche e di gran parte di queste imprese, da parte dei critici all’approccio monetarista propugnato
dai c.d. Chicago boys - i consulenti economici del regime formati a quella scuola - fu all’epoca ironicamente definito
come la via chicagoviana al socialismo.
5 In origine determinato autonomamente dalla fuga di capitali.
6
spondenza con la maxi svalutazione iniziale. La tempestività di questa misura ha comportato
una redistribuzione complessiva del reddito a favore dei profitti e del sistema finanziario6 e un
duplice risparmio fiscale: sul monte salari relativo dei pubblici dipendenti e, in relazione alla riforma pensionistica, sul valore relativo del debito previdenziale implicito, originariamente stimato all’80% del Pil. Il risparmio di spesa e gli effetti già menzionati sulle entrate erariali dal rame,
d’altro canto, hanno contribuito a contenere i deficit e la tentazione di monetizzarli (fig.4).
Figura 4 - Deficit pubblici finanziari in percentuale del Pil: Argentina, Brasile, Cile, Messico - 1972 -92/3
10,0
Arg
Bra
Mex
CILE
5,0
0,0
Austral
-5,0
-10,0
PSE
-15,0
-20,0
1972
1974
1976
1978
1980
1982
1984
1986
1988
1990
1992
Fonti: FMI, International Financial Statistics Yearbook; EIU, Banco de Mexico
Da questo, insieme alla minor pressione dei consumi, ne è risultata facilitata la relativa stabilizzazione dei prezzi. Si è in tal modo evitata la escalation inflazionistica che aveva portato a estremi
di instabilità e deprezzamento valutario Argentina e Brasile, salvaguardando per questa via il sistema finanziario, ancorché attraverso tassi reali elevatissimi.
Passando a considerare l’exploit delle esportazioni collegate alle filiere agro-forestale e della
pesca, le singole voci principali sono rappresentate dalla frutta fresca (uva, mele, pere), legname
e carta, salmone, e più recentemente da lavorazioni industriali e/o a maggior valore aggiunto,
quali i sottoprodotti, le conserve, il vino, l’editoria (fig.5).
6 Necessario a creare una disponibilità almeno teorica di fondi interni e il debito pubblico, incentivata attraverso
tassi reali nell’ordine del 30% e margini di intermediazione elevatissimi.
Nonostante nella prima fase della crisi, fino all’85, la quotazione reale di borsa delle imprese industriali fosse diminuita di quasi due terzi, assai più che non i salari, nel periodo 1975-85 risultava comunque aumentata del 600%, e
negli anni successivi avrebbe preso l’abbrivio. E’ abbastanza evidente, nel caso dell’aggiustamento iniziale, che la capacità di imperio del governo in Cile fosse notevolmente superiore, ad esempio, rispetto all’Argentina che si avviava
alla transizione democratica con grandi aspettative, salari depressi, sindacati ostili.
7
Figura 5 - Cile: la dinamica delle esportazioni non minerarie per aggregati selezionati; 1978-1996, mln di $
6.000
18000
carta e derivati
16000
semilavorati (cellulose e paste)
5.000
Legname e lavorazioni
14000
Vino
FRUTTA E ORTAGGI
12000
4.000
PESCE E DERIVATI
Totale (scala dx)
10000
altre non rame
3.000
8000
2.000
6000
4000
1.000
2000
-
0
1978
1981
1985
1988
1992
1993
1994
1995
1996
Fonti: riclassificazione da dati UN, International Trade Statistics Yearbook, e da dati nazionali
Il ruolo di madre natura e delle sue benedizioni in questa vicenda è tutt’altro che trascurabile.
Molte delle produzioni menzionate sono infatti caratteristiche di agricolture a clima temperato,
ovvero di quei Paesi dove risiede il potere d’acquisto, il costo della manodopera è elevato, le oscillazioni dei prezzi sono meno sensibili, e che generalmente sono ubicati nell’emisfero settentrionale, con stagionalità produttiva opposta e quindi un mercato disponibile, grazie anche
all’aumento del reddito, all’acquisto di primizie dall’altro capo del mondo.
Vi sono poi altri tre ordini di fattori da considerare: la tecnologia, le opportunità di produzione, gli sbocchi di mercato.
Sotto il profilo tecnologico, l’abbattimento dei costi di trasporto (solo in parte endogeno, in
relazione al potenziamento delle infrastrutture) ha contribuito ad aumentare la competitività
delle esportazioni “pesanti”. Le differenze tecnologiche in ambito produttivo inoltre, pur importanti, hanno un peso relativo minore nei settori primari d’origine, che sono generalmente caratterizzati da alta intensità di lavoro.
Il ruolo propulsivo delle politiche, pertanto, va guardato come prioritario nel determinare
soprattutto gli altri fattori menzionati.
In questo senso, ai fini delle opportunità, essenziale è stata la messa sul mercato di gran parte
di quel ca.30% delle terre meno produttive che la riforma agraria del precedente governo di Unidad Popular aveva destinato alle imprese statali, mentre la commercializzazione è stata sicuramente favorita dalla semplificazione e dagli incentivi derivanti dalle riforme daziarie e fiscali,
nonché dal cambio inizialmente molto vantaggioso. Esiste però un secondo livello di lettura,
che fa riferimento a quello che nell’introduzione è stato definito come il “baratto politicoeconomico” sotteso al progetto di sviluppo nazionale delle amministrazioni Pinochet.
In una frase, questo è riconducibile all’offerta di una apertura (quasi) totale della propria economia agli investimenti esteri in cambio dell’accesso ai mercati. Più in dettaglio, inoltrandosi
nel campo delle congetture, è possibile supporre anche un (tacito) patto reale con la prima
amministrazione Reagan, in collegamento con la crisi del debito.
Le possibili motivazioni al riguardo vanno dalle affinità ideologiche sul terreno economico,
pure esistenti, alla esigenza tutta economica degli Stati Uniti di avere almeno un “Paese vetrina”
per l’aggiustamento proposto dal FMI e l’impianto complessivo delle politiche, con scopi che
trascendevano le necessità immediate del proprio sistema bancario (di gran lunga il più esposto
8
con i Paesi latinoamericani), per arrivare all’attualità di una penetrazione molto maggiore degli
USA nelle economie della regione usando, in diversi casi, proprio la testa di ponte cilena.
In sintesi, da parte del Cile si sarebbe offerta non solo la disponibilità ad essere d’esempio
nel campo dell’aggiustamento e nelle scelte di politica, ma anche la rinuncia parziale di sovranità
economica implicita nella cessione di parte dell’apparato produttivo e del sistema finanziario. La
contropartita, nell’immediato, sarebbe stata l’afflusso di fondi in diverse forme (dalla via preferenziale in ambito creditizio agli investimenti diretti) e una consistente apertura di mercato, di
cui si trovano indicazioni nel ruolo temporaneamente assunto dagli USA come “grande acquirente” nel momento in cui l’export risentiva pesantemente del crollo delle quotazioni del rame e
della crisi dei mercati regionali: la quota dell’export assorbita dagli Stati Uniti è infatti passata dal
10% del 1980, al 21,6% nel 1982, fino al 26,1% nel 1983, ridiscendendo poi lentamente fino ai
valori recenti nella fascia 15-20% (fig. 6).
Figura 6 - Cile: valore e ripartizione delle esportazioni per Paese di destinazione; mln US$ e quote %, 1975-97
18000
100%
90%
16000
RdM
80%
14000
70%
12000
CEE *
60%
10000
50%
8000
ALAI
40%
6000
30%
USA
4000
20%
2000
10%
TOT $
scala dx
0%
0
1975 1976 1977 1978 1979 1980 1981 1982 1983 1984 1985 1986 1987 1988 1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997
I/ II I/ II
Fonti: UN International Trade Statistics Yearbook (vari anni) e fonti nazionali (1996-97)
* CEE a 10 fino al 1978; a 12 dal 1979;
Mentre le esportazioni agricole e ittiche cilene verso gli USA sono state facilitate dalla presenza
di investitori statunitensi in questi settori, è interessante notare la scarsa penetrazione di analoghi prodotti provenienti dagli altri Paesi della regione - ad es. dall’Argentina o dalla Colombia una cui possibile spiegazione è imputabile al differente trattamento in termini di restrizioni non
tariffarie - in primo luogo sanitarie7.
L’altro aspetto della collaborazione, i fondi necessari a una gestione meno emergenziale della
bilancia dei pagamenti, ha contribuito a determinare la miglior condizione complessiva del Cile
a confronto con i maggiori Paesi in termini di risorse disponibili che, come può vedersi dai dati
in tab.3, mostra una elevata correlazione con i tassi di crescita medi annui registrati nel periodo
core della crisi 1982-1990.
7 Negli anni successivi tuttavia uno sbocco di mercato è stato invece concesso ai succhi di agrumi brasiliani.
9
Tabella 3 - America Latina e Caraibi: trasferimento netto di risorse (a), 1982-1996
1982-90
TNR
Totale
Argentina
Brasile
Cile
Colombia
Messico
-221.500
-33.182
-74.749
-4.184
-6.840
-71.829
TNR %
Pil (b)
-
-4,3
-2,7
-2,2
-2,0
-4,6
1991 1992
1993
1994
1995
1996
8.367 18.452
7.458
-592
-723 19.951
1.813
-850
1.299 2.135
-1.808 -1.271
12.030
2.700
15.500
1.885
1.820
-11.410
var.%
Pil (c)
3.460 26.640 31.362
-0,5 -1.573 6.258 8.953
2,2 -8.570
584 -1.633
2,7
-872 1.186
763
3,5 -2.676 -1.648
783
0,7 14.777 16.406 18.427
(a)
TNR = entrate nette di capitali (autonomi e non) - saldo del conto "redditi da capitale" (pagamenti netti di profitti e interessi). Le quantità negative indicano trasferimento di risorse verso l'estero.
(b) Computato come rapporto sul totale degli anni considerati, sulla base del Pil espresso in US$ al tasso di cambio medio annuo
(c) Valori medi annui
Fonti: SELA, Financiamiento Externo, Deuda Externa Y Flujos De Capital Intrarregional En América Latina Y El Caribe 1997, su
dati CEPAL, Balance Preliminar de la Economia Latinoamaricana.. 1996; FMI, International Financial Statistics Yearbook (ns. elaborazioni)
Non bisogna tuttavia pensare che il “patto” Cile - Usa abbia implicato la cessione tout court
dell’economia, né che la situazione sia rimasta immutata. Nel periodo successivo infatti, pur
mantenendosi l’impronta di una scelta di fondo di “sviluppo aperto”, si è assistito a una marcata
evoluzione verso una maggior multilateralità sia in termini commerciali che finanziari e, parallelamente, all’affermazione di un capitalismo nazionale estremamente dinamico, che insieme hanno aperto una nuova prospettiva di specializzazione internazionale, di cui si discuterà appresso.
3. La riforma pensionistica
La riforma del sistema pensionistico attuata in Cile nel 1981 continua a rappresentare un modello di riferimento non solo nel dibattito scientifico, ma anche per la realizzazione di analoghe
iniziative in America Latina (tab.4) e altrove. Tale riforma, centrata sulla sostituzione radicale
del sistema previdenziale retributivo a ripartizione in gravi difficoltà con uno privatistico a capitalizzazione pura, ha comprensibilmente destato anche notevole interesse di natura politica, per
le sue implicazioni sulla concezione del contratto sociale tra i cittadini attraverso lo Stato8.
Ogni lavoratore, infatti, ora provvede alla propria pensione su basi individuali, versando i
contributi (obbligatori per almeno il 10% del reddito imponibile a fini pensionistici diretti, e un
ulteriore 2-3% a fini assicurativi, fino al raggiungimento di un tetto) a una delle c.d. Administradoras de Fondos de Pensiones (AFP), imprese finanziarie con uno statuto particolare in concorrenza
tra loro (la scelta dell’AFP è modificabile anche tre volte l’anno) che li investono sul mercato
seguendo una griglia di legge nella composizione del portafoglio. Raggiunti i 65(M)/60(F) anni,
o un capitale sufficiente a fornire un livello minimo di reddito, i fondi accumulati vengono messi a disposizione dell'affiliato, che può convertirli in una rendita vitalizia da acquistare presso un'assicurazione, oppure in un certo numero di annualità, e - se supera il minimo pensionistico prelevarne anche una parte a mo' di liquidazione.
8 La riforma, la cui paternità è ascrivibile all’allora ministro José Pinera, è stata di proposito introdotta il 1° di maggio, ed è integrale, con l’unica notevole eccezione delle Forze Armate. Il sistema a ripartizione (PAYG, dall’inglese
pay as you go) sostituito era il frutto di una precedente riforma del 1952 della sicurezza sociale (istituita nel 1924) che
già prevedeva la capitalizzazione per le pensioni, mentre la sanità era a ripartizione. Nel sistema PAYG convivevano
numerosissimi regimi specifici, con elevate disparità di trattamento tra le categorie; al tempo stesso quasi i ¾ delle
pensioni erogate erano al minimo (DIAMOND e VALDES, 1993, cit. in GOLDSTEIN, 1993) e, nonostante le iniquità, vi
era una moderata progressività generale (MARCEL e ARENAS, 1992).
10
prestazioni e gestione
contributi
Tabella 4 - Caratteristiche dei fondi pensione privati dell’America Latina a confronto (dati nov. 1996)
Anno di costituzione
Obbligatorietà
Contributi in %del salario
Contributi volontari
Contributi statali
Risparmi aggiuntivi
Commissioni fisse
Commiss. var. su att. gestite
Commiss. var. su contributi
Combinazione
Sconti permessi
Pensione d’anzianità
Invalidità e reversibilità
Spese funebri
Fondi singoli o multipli
Limiti d’investimento
Rendimenti minimi garantiti
Riserva su oscillaz. profitti
Riserva di legge
N. manager
N. contribuenti (mln)
N. affiliati (mln)
Patrimonio gestito (mln $)
Patrimonio gestito in % Pil
PREVISIONI
Totale
12/1996-Fondi
108.537
2000 – Fondi
201.377
2011 – Fondi
601.957
1996
% Pil
9,8
2000
% Pil
11,9
2011
% Pil
23,0
Argentina
Bolivia
Brasile(*)
Cile
Colombia
Messico
Perù
Uruguay
1994
1997
1977
1981
1994
1997
1993
1995
11%
10%
Variabile
10%
11,5%
11,5%
10%
15%
S
S
S
S
M
M
S
S
20
2
350
15
7
20
5
6
2,8
n.d.
n.d.
3
n.d.
n.d.
n.d.
n.d.
0,31
5,4
n.d.
1,75
5,5
1,8
n.d.
1,4
4.482
n.d.
65.723
28.130
511
n.d.
830
33
1,56%
n.d.
11%
40%
0,64%
n.d.
1,32%
0,2%
5.369
-
71.789
29.540
772
-
1.018
16
19.927
1.543
103.114
43.347
4.736
24.228
3.680
802
108360
2.885
241.211
94.816
35.484
94.436
19.980
4.785
1,9
-
12,2
41,0
1,0
-
1,5
0,3
5,9
21,8
14,7
50,0
5,1
6,6
4,7
4,0
19,6
23,0
21,2
67,3
23,4
19,2
16,6
14,7
Fonti: Infrastructure Investor (Mar. 1997); previsioni 1996-2011: Salomon Brothers
I rapporti solidaristici del sistema sono quindi ridotti alla ripartizione dei rischi sulla speranza di
vita effettiva (tra pensionati, congiunti beneficiari della reversibilità, assicurazioni che vendono i
vitalizi), con l’eccezione dell'assistenza agli indigenti e dell'integrazione al minimo9 che restano a
carico della fiscalità generale.
I sostenitori del modello cileno enfatizzano il successo avuto finora dall'esperimento in termini di rendimenti reali dei conti individuali accessi dai lavoratori presso le AFP, che dal 1981 al
1996 sono stati in media intorno al 12% annuo, di molto superiori al pur generoso 4% concesso
dallo Stato nei buoni di riconoscimento dei contributi già versati dai lavoratori che passavano al
nuovo sistema (fig.7); a questo sarebbero poi ascrivibili anche meriti presuntivi per la crescita
del saggio di risparmio10 e lo sviluppo del mercato finanziario (fig.7) e, di riflesso, per la crescita
9 Fissata per legge a un massimo di 300.000 persone.
10 La questione degli effetti dei fondi pensione sul saggio di risparmio nazionale è discussa da tempo in letteratura.
Il modello-base su cui si confrontano le teorie è quello controverso del ciclo vitale del risparmio individuale (cfr.
ANDO e MODIGLIANI 1963). Come riporta DAVIS (1995) la maggioranza delle analisi empiriche – condotte principalmente sul sistema USA e UK, con fondi a beneficio definito – concordano nel senso di un aumento del risparmio
privato nell’ordine dello 0,35 a uno (unità di versamento ai FP), e che considerando il costo per il settore pubblico si
ha comunque 0,2 a uno (FELDSTEIN 1977, THREADGOLD 1980, MUNNELL e YOHN 1992; con risultati simili cfr. anche PITELIS 1985 sul risparmio finanziario del Regno Unito). Il meccanismo chiave sembra essere quello
dell’imperfezione dei mercati del credito (VALDES-PRIETO 1994). Le comparazioni internazionali dirette dei saggi di
risparmio non indicano una relazione semplice FP-risparmio (USA, UK e SW, con forti FP, hanno tassi di risparmio
bassi, l’Italia con forte PAYG alti). Inoltre non è facile stabilire se l’aumento dei risparmi privati da FP si rifletta a
livello nazionale, per le difficoltà di stima sia dell’effetto sul settore pubblico, sia del grado in cui l’aumento dei ren-
11
economica accelerata11.
Figura 7 - Cile: rendimento reale delle attività delle AFP, 1981-96; valori percentuali
30,0
25,0
28,6
26,5
22,7
20,0
15,0
17,7
16,7
17,8
13,4
10,0
12,7
12,0
6,7
5,0
6,4
4,8
4,0
2,9
3,5
0,0
-1,5
-5,0
1981
1982
1983
1984
1985
1986
1987
1988
1989
1990
1991
1992
1993
1994
1995
1996
Fonti: Superintendencia de las AFP; El Mercurio
I detrattori di contro sottolineano le incertezze per il futuro, evidenziando gli effetti dubbi del
sistema non solo sotto il profilo dei rendimenti reali possibili nel lugno periodo12, ma anche per
la scarsa partecipazione dei lavoratori autonomi (fig.8)13, i meccanismi sperequativi interni14 e i
costi di gestione elevati15.
dimenti alza il risparmio (importanza degli effetti reddito e sostituzione), sia del grado in cui il risparmio aziendale
per i FP a beneficio definito non è compensato da spese altrove (ad es. per pagare dividenti più elevati).
11 Sul tema della relazione causale tra risparmio e crescita economica in riferimento all’America Latina cfr., nella
prospettiva di unidirezionalità dalla crescita al risparmio, il saggio di GAVIN, HAUSMANN e TALVI (1997) e il commento critico di PAGANO (1997).
12 Già negli ultimi anni, in relazione con diversi fattori di cui in parte si vedrà appresso, i rendimenti sono tornati a
livelli più “terreni” (fig. 7), e la stessa Banca Mondiale (1995) prevede un tasso di lungo termine tra il 2,5 e il 4% annuo.
13 L’affiliazione a una AFP è obbligatoria per tutti i lavoratori, e in effetti il sistema è giunto a coprire la totalità
della forza lavoro ufficiale. I lavoratori autonomi, tuttavia, contribuiscono su base volontaria, presupponendosi che
abbiano strumenti e risorse per poter provvedere altrimenti alla propria vecchiaia.
14 Legati a diversi ordini di fattori, dalla presenza di commissioni fisse (parzialmente ma non totalmente eliminate),
alla regressività insita nella diversa speranza di vita tra affiliati di diverse classi sociali (che non è considerata nel
computo delle prestazioni), ai costi “finali” per l’acquisto del vitalizio presso l’AFP o una compagnia di assicurazioni.
15 Intuibilmente, i costi di gestione sono assai superiori a quelli dei sistemi pubblici centralizzati e, anche se nel sistema a contributo definito (CD) delle AFP non c’è la “punizione” per il lavoratore che cambia occupazione e conseguentemente fondo propria dei sistemi a beneficio definito (BD) come quelli aziendali USA, le commissioni e le
spese vive sono comunque molto elevate. Difatti, oltre a quanto osservato nella nota precedente, e nonostante le
commissioni nette (esclusi i premi per invalidità e decesso) siano cadute dal 23% dei contributi degli anni iniziali
(prima dell’abrogazione dei “diritti” di accesso) al 15% dell’89-90 , e dal 14 al 2,3% dei beni amministrati (VITTAS e
IGLESIAS, 1992), nel successivo periodo 1992-1996, quando oramai la popolazione attiva era coperta, si è assistito al
raddoppio del personale di vendita fino a ca.14.000 unità (il 70% degli occupati totali del settore) e, nel periodo
1990-96, a una (conseguente) mobilità degli affiliati pari al 31% annuo in media. Questa, da sola, avrebbe comportato costi nell’ordine dei 100 mln di dollari per anno (dati Superintendencia AFP), e per tale motivo in una dichiarazione
alla stampa del 10/1/1997 il responsabile dell’autorità di controllo Bustamante ha prospettato una riduzione della
facoltà di passaggio tra le AFP a una volta l’anno.
12
Figura 8 - Cile: affiliati e contribuenti effettivi alle AFP; mln e rapporto %, 1981/2 - 1995
6.000.000
80%
contrib./affiliati
(%, scala dx)
contribuenti
5.000.000
75%
affiliati
4.000.000
70%
3.000.000
65%
2.000.000
60%
1.000.000
55%
-
50%
1981
1982
1983
1984
1985
1986
1987
1988
1989
1990
1991
1992
1993
1994
1995
Fonte: Superintendencia de AFP
L’opinione di chi scrive è che critici e sostenitori abbiano entrambi ragione su aspetti differenti.
I fondi pensione (FP) hanno effettivamente fornito un contributo determinante allo sviluppo
del mercato finanziario cileno e della stessa economia reale. Il sistema, al tempo stesso, è realmente oneroso (v.n.15) e non sembra in grado di assolvere appieno la sua funzione primaria di
tutela da solo, senza cioè l’intervento dello Stato quale finanziatore in ultima istanza non solo in
caso di rovesci finanziari, ma soprattutto nei confronti di quei lavoratori a basso reddito che
con forme povere di lavoro autonomo o lunghi periodi di vacanza contributiva verrebbero a
trovarsi in condizioni di indigenza16, assoluta se l’economia – cui per il momento è strettamente
collegato (fig. 10) – non continuasse a crescere così in fretta, e sicuramente relativa nell’ipotesi
sperabile di un continuato “miracolo” economico per la regione17.
In breve, rebus sic stantibus, si sarebbe optato per una ripartizione futura della ricchezza a relativo vantaggio dei giovani (sia in virtù delle prestazioni +grazie al basso rapporto contributi/reddito) e dei ceti più abbienti. Ma non è questo il punto: l’errore, se ve n’è, potrà forse essere
corretto in seguito (e da parte nostra si rinvia alla versione definitiva del saggio). Ai fini della
presente analisi, infatti, si trascura completamente di considerare costi sociali e aspetti distributivi18, per concentrare l’attenzione sull’interazione complessiva delle politiche nel determinare la
posizione odierna (e futura) del Cile nell’economia regionale.
Al riguardo è possibile enucleare diversi elementi, iniziando dalle ragioni del successo delle
AFP, che sono strettamente connesse alle politiche di stabilizzazione. Nei primi anni di vita del
sistema, infatti, i tassi d’interesse reali elevatissimi (fig. 9) hanno consentito di lucrare su titoli
che direttamente o attraverso l’apparato finanziario e industriale facevano riferimento al settore
pubblico.
16 Per una stima in questa direzione (nonché un esame critico della conformità agli accordi ILO) cfr. GILLION e
BONILLA (1992); contra, cfr. la replica in BUSTOS CASTILLO (1993)
17 Il forte legame tra il portafoglio delle AFP e l’economia nazionale – comune all’esperienza internazionale dei FP,
ma ancora più accentuato – è stato considerato eccessivamente rischioso per i FP dei Pvs (cfr. REISEN, 1996). Nel
caso del Cile, la paura di rischi eccessivi di investimento idiosincratico non appare tenere adeguatamente conto delle
finalità strategiche sottese alla composizione del portafoglio, che vanno oltre il generico financial development (v. oltre
nel testo), né della graduale modificazione di quest’ultimo; per un modello di ripartizione geografica ottimale degli
investimenti delle AFP, cfr. SANDOVAL-ALAMOS (1996)
18 Dagli oltre 2700 desaparecidos, alle implicazioni distributive delle riforme.
13
Figura 9 - Cile: impieghi e tassi reali del sistema bancario, 1970 - 1989
70
Cile: impieghi e tassi del sistema bancario, 1970-89
tassi d'interesse (%)
impieghi (mld PS 1989)
10000
60
50
40
30
20
10
0
1000
-10
-20
Investimenti finanziari
-30
Crediti
-40
tassi reali creditori
-50
Tassi reali deb. su operaz.a t.variabile
-60
tassi reali debitori
-70
100
1970 1971 1972 1973 1974 1975 1976 1977 1978 1979 1980 1981 1982 1983 1984 1985 1986 1987 1988 1989
La composizione del portafoglio inoltre (fig.10), nonostante non renda giustizia alla proprietà
effettiva di banche e imprese, attraverso la fissazione di massimali per categoria d’investimento,
in questa prima fase vincolava le AFP a impegnare i fondi esclusivamente in questa direzione.
Figura 10 - Cile: ripartizione del portafoglio delle AFP al luglio 1997
100%
estero
80%
attivo disponib,
Dis investimento
Azioni
60%
Obbligazioni
Buoni bancari
40%
Lettere di credito
depos iti a termine
Titoli di Stato
20%
0%
1981
1982
1983
1984
1985
1986
1987
1988
1989
1990
giu-91
1994
1996
lug-97
Fonti: Vittas e Iglesias 1993 su dati Habitat 1991; AFP Provida, Proteccion, Cuprum
Le imprese private, piuttosto ovviamente, in questo periodo hanno evitato per quanto possibile
di ricorrere al sistema finanziario, aumentando il proprio tasso di risparmio interno via profitti
non distribuiti. La grandissima parte dell’onere di questi rendimenti, in una fase in cui
l’economia ancora stagnava, è dunque andata in carico allo Stato, che in tal modo ha rastrellato
risorse a carissimo prezzo, modificando le etichette sui propri flussi di cassa19, ma allo stesso
tempo ha creato le condizioni per far sopravvivere il mercato finanziario nazionale e attrarre
fondi dall’esterno.
L’altro elemento cardine di questa costruzione è la parte terminale della “terza ondata” di
privatizzazioni, che a partire dal 1987 ha messo sul mercato le imprese dei servizi impiegando
tecniche finanziarie diversificate e, attraverso il sistema dei debt-equity swaps, ha portato alla redenzione di ca. 10,5 mld di debito estero nel periodo 1985-9120. La cessione delle imprese è in19 ad es. le entrate previdenziali divenivano debito interno ripartito tra governo e settore pubblico dell’economia, mentre le uscite venivano tosate in termini reali attraverso le politiche indicate nella sezione precedente.
20 Già nel 1985-86 erano state cedute per ca. 1 mld $ 16 banche e 125 imprese, creando forme di azionariato diffuso che aumentassero il sostegno di opinione alle privatizzazioni e al regime (GOLDSTEIN, 1993), dopo un’opportuna ricapitalizzazione che,
nel caso delle banche, beneficiava anche degli alti margini di intermediazione evidenziati in fig.9. Tra le tecniche finanziarie, rilevante è stata la cessione progressiva di pacchetti azionari, in modo da evitare la sottovalutazione eccessiva. I debt-equity swaps (con-
14
fatti avvenuta in gran parte attraverso la borsa, e in parte - nel caso dei monopoli pubblici elettrico e delle telecomunicazioni - anche per cessione diretta alle AFP. L’impatto di queste privatizzazioni sulla borsa e sulla redditività delle AFP è stato enorme. Il mercato borsistico si è
“gonfiato”, con una capitalizzazione vicina al 100% del Pil nel 1991, dal ca. 25% del 1987. I tassi reali sono potuti diminuire leggermente, mentre la profittabilità delle AFP beneficiava della
cospicua sottovalutazione delle azioni acquistate, garantendo nel contempo liquidità di lungo
periodo alle medesime imprese. E’ questo, probabilmente, il punto di non ritorno dell’intero
processo.
L’importanza della cessione delle utilities, infatti, può essere meglio compresa se si tiene a
mente il percorso delle analoghe privatizzazioni precocemente avviate dal governo Tatcher nel
Regno Unito, che ha reso imprese come British Telecom o British Airways dei giganti a livello
continentale. Le aziende vengono svendute, ma allo stesso tempo sono messe in grado di superare la sotto-capitalizzazione, tanto più importante nel caso di un Pvs come il Cile. Il loro valore
cresce quindi non solo perché si riaccosta a quello effettivo, ma anche perché vengono avviati
grandi investimenti, che nel caso cileno si sposano alla complessiva ripresa di ciclo e alla cronica
(in tutti i Paesi della regione) domanda inevasa. Sia nel Regno Unito che nel Cile, infine, si ha
l’enorme vantaggio di essere arrivati primi, e di poter quindi cogliere le opportunità a mano a
mano che si presentano.
Per il Cile, la cessione all’estero di un pacchetto di controllo (non necessariamente maggioritario), d’altro canto, significa poter fare un salto tecnologico che non ha eguali nella regione,
con delle implicazioni di cui si dirà tra breve.
Tornando alle AFP, queste “crescono e prosperano”, in un mercato con pochi attori ma estremamente concorrenziale, nel quale la concentrazione di mercato permane elevata ma in leggera flessione nel tempo, e un rapporto tra affiliati e valore dei versamenti tutt’altro che lineare
(fig. 11-12)21.
Figure 11 - Indicatori della concentrazione di mercato: quote delle prime AFP per valore e affiliazioni, 1981-1996
a) valore
b) affiliazioni
90
80
C1
C2
C4
C5
C3
100,0
90,0
80,0
70
70,0
1981
1985
1990
1996
60
60,0
50
50,0
40
40,0
30
30,0
20
20,0
10,0
10
0,0
0
C1
1981
1985
1990
1995
ott-96
C2
C3
C4
C5
C6
C1
C2
C3
C4
C5
C6
corretto corretto corretto corretto corretto corretto
Fonti: dati SAFP e (1995-6) forniti dalle AFP
nota: il coefficiente di correzione in b) è computato come 0.5 volte la differenza tra il numero delle AFP alle diverse date e nel 1981
cambio tra titoli del debito e titoli obbligazionari o azionari in valuta nazionale) sono stati effettuati considerando il debito al 66%
del valore di facciata. Ciononostante, è opinione diffusa che la sottovalutazione delle obbligazioni conferite sia stata ben più importante.
21 All’avvio del sistema nel 1981 erano presenti 20 AFP. Nel tempo, diverse AFP anche di rilievo sono uscite dal mercato, sia
attraverso fusioni che per fallimento (con l’occasione si è visto che, seppure su scala ridotta, il sistema è in grado di fronteggiare
gli shock), e altre sono entrate, alcune acquisendo rapidamente quote di mercato significative (Cuprum, Proteccion e Habitat);
attualmente le AFP operanti sono 13. La forte contendibilità del mercato è legata ai bassi costi di entrata, mentre nel complesso
le AFP devono subire la concorrenza delle assicurazioni sulla vita per accaparrarsi lo “stock” dei fondi dei pensionandi. Complessivamente, si è registrata una tendenza importante alla redistribuzione dei contributi, ma soprattutto all’interno di un “gruppo di
testa”, e una meno apparente verso la redistribuzione degli affiliati. Vi è comunque una relativa stabilità nelle quote di controllo
di quello che abbiamo definito come “gruppo di testa”, seppure con mutazioni al suo interno. Tra queste AFP ne figurano alcune
- in particolare PROVIDA, la maggiore - con un rapporto molto basso tra affiliati e contributi, mentre nella coda della distribuzione, come era prevedibile, ne troviamo altre con un rapporto molto elevato. Di fatto, la composizione del portafogli è relativamente simile, anche se (preliminarmente) sembra che diano prova di scelte più innovative (benché non necessariamente più rischiose in termini sistemici) e rendimenti più elevati soprattutto le AFP con raccolta superiore alla media.
15
Figura 12 - valore delle attività e rapporto fondi/affiliati nel 1996
Le attività gestite, attraverso il progressivo accumularsi dei versamenti
valore fondi mmPS
e la fantastica performance di rendi2,50
2.500.000
fondi/affiliati
standardizz.
mento che si è loro garantita, ancora
Lineare (fondi/affiliati
standardizz.)
2,00
2.000.000
una volta attraverso un trasferimento
-> (AFP sotto la media)
di ricchezza pubblica (abbinato però
1,50
1.500.000
alla sua valorizzazione), tra il 1989 e
il 1991 si impennano di quasi 10
1,00
1.000.000
punti percentuali del Pil (fig. 13),
rendendo possibile, finalmente, il fi0,50
500.000
nanziamento del deficit pubblico in
maniera più consistente proprio
0,00
mentre le quotazioni del rame ritornano giù (fig.14).
Nel 1990 quindi, con versamenti che hanno raggiunto il 3,4% del Pil, e attività pari al 26,5%, le
AFP risultano detenere il 9%del valore totale delle azioni quotate e il 56% dei titoli ipotecari e
obbligazionari di società, il 20% dei depositi bancari, il 38% dei titoli della banca centrale e quasi
il 100% dei titoli del tesoro: l’economia - unica col Brasile in America Latina - da questo versante risulta ancorata da un vero investitore istituzionale, con comportamenti ben lontani dallo short
termism di cui vengono ritenuti responsabili gli analoghi FP ad es. nel Regno Unito.
3,00
ARMONIZA
FUTURO
y = 0,0487x + 0,6104
R2 = 0,0926
APORTA
VALORA
MAGISTER
FOMENTA
UNION
PLANVITAL
SUMMA
BANSANDER
PROTECCION
CUPRUM
SANTA MARIA
HABITAT
PROVIDA
3.000.000
Figura 13 - Cile: Attività dei FP in mln di $ e in %
Figura 14 - Cile: Titoli di stato nel portafoglio delle AFP del Pil 1981-2011
in percentuale delle attività e del Pil, 1981-1996
70
100000
20,0
90000
18,0
80000
16,0
40
70000
14,0
35
60000
12,0
30
50000
10,0
25
40000
8,0
20
30000
6,0
15
4,0
10
2,0
5
Titoli di Stato acquistati dalle AFP in % PIL
50
Attività delle AFP in % del Pil (scala dx)
60
mln $ (scala dx)
% del Pil
50
40
Quota % dei titoli di stato nel
portafoglio delle AFP (scala dx)
45
30
20
Previsioni
20000
10
10000
0
1981
1982
1983
1984
1985
1986
1987
1988
1989
1990
1991
1992
1993
1994
1995
1996
2000
0
2011
0,0
1981
1982
1983
1984
1985
1986
1987
1988
1989
1990
1991
1992
1993
1994
1995
0
1996
Ed è a questo punto che entra in gioco la scelta di intraprendere un sentiero di sviluppo “aperto”, attraverso quello che abbiamo raffigurato come ipotetico “patto”.
Il controllo delle AFP è abbastanza frammentato tra grandi investitori, e alcune sono gestite
direttamente da associazioni sindacali di categoria; l’elemento di maggior rilievo è però la presenza, in particolare nel gruppo di testa, di banche e società finanziarie estere, segnatamente
USA (tab.5).
16
Tabella 5 - Azionariato di riferimento delle maggiori AFP (quote di mercato nov.’96; azionariato lug.’97)
Quote di mercato
Azionisti di riferimento
1° azionista
2° azionista
The Bank of New
York
Genesis Chile
Fund Ltd
3° azionista
PROVIDA
19,7%
HABITAT
17,1%
CUPRUM
16,5%
SANTA MARIA
13,0%
Aetna : 61,6%
PROTECCION
10,0%
Security Holding
SA
Inverseguros y
Pensiones Ltda
Bolsa de Comercio
de Santiago
SUMMA
7,4%
Inversiones Siemel SA
Cia Man.de Papeles y Cartones SA
Indiver SA
BANSANDER
UNION
5,3%
Santander Chile
Holding
Inversiones Interamericana SA
(AIG)
Inversiones Santander
Bolsa de Comer- Andres Rodriguez
cio de Santiago
Cruchaga
PLANVITAL
2,8%
MAGISTER
FOMENTA
1,3%
APORTA
0,7%
4,3%
0,8%
4° azionista
The Emerging
The Baring
Markets Chile
Puma Fund Ltd
Fund
Inversiones previ- Inversiones Union Genesis Chile
sionales s.a (InveEspanola SA:
Fund Ltd: 2,06%
sco & Citicorp) :
3,69%
67,79%
gruppo Penta
Immobiliare
Genesis Chile
Cobarrubo
Chushuenco
Fund Ltd
Cia.Seg.Vida
Inversiones Marte Bolsa de CoCons.Nac.Seg.SA
SA
mercio de Santiago
altri (n)
note
irrilevante
x
(345): 26,46%
x
6
x?
Soc. Nacional
de Agricultura
6
nel gruppo altri
partecipano diversi brokers e la
Bolsa de Comercio de Santiago
nel gruppo altri
partecipano brokers e immobiliaristi
nel gruppo altri
partecipano diversi brokers, e il
Genesis Chile
Fund
x
6
6
nel gruppo altri
partecipano diversi fondi esteri
x
7
Cia de Consumidores de Gas
de Santiago SA
Inversiones Erra- Distrubudora y
Comania Minera
zuriz SA
Comercializadora
del Norte SA
Cidef SA
Colegio de Profe- Instituto de EspeSamuel Sotosores de Chile AG cialidades Medicas Aguilar Novoa
Inversiones FoInversions y
Inversions y
Inversiones y
menta Ltd
Rentas Etica S.A.
Rentas Unidad Rentas FraterniS.A.
dad
fondo assist.
Sindacato dei
lavoratori Banco lavoratori Banco
del Estado de
del Estado de
Chile
Chile
Azionariato Estero
con- partetrollo cipaz
x
x
x
nel gruppo altri
partecipano diverse società del
settore agricolo
x?
x
x?
associazione
professionale
x
associazione
d'impresa privilegiata
Nota: Genesis Chile Fund è un fondo d’investimento britannico (?) con sede a Guersney, nelle isole del Canale; Il Banco Santander (controllore di Bansanderr) è
spagnolo; la Aetna Securities è Statunitense, come pure la Invesco
La penetrazione finanziaria USA peraltro non si esplica solo attraverso le AFP, ma riguarda anche le banche e le assicurazioni; il peso degli USA, inoltre, attraverso la crisi del debito si è accresciuto pure nella dinamica del commercio estero dei Paesi latinoamericani, insieme ai rinati
scambi regionali. Tuttavia, non sembra si possa considerare quest’insieme di circostanze come
indizio certo di una prospettiva geopolitica di blocco continentale a leadership statunitense né,
ove fosse, si tratterebbe di un fatto rilevante per l’analisi. L’aspetto saliente della questione, invece, è costituito dalla forte prevalenza USA nello specifico campo dei servizi finanziari, che sta
manifestandosi in tutta l’America Latina, e nel ruolo che il Cile può svolgere al riguardo, come
centrale operativa regionale.
In questa direzione, infatti, sta già avviandosi una forte dinamica espansiva delle AFP sui
mercati assicurativi latinoamericani in rapido sviluppo (dove i vantaggi della “finestra temporale” acquisita dal Cile risultano particolarmente evidenti), di cui si propone un’indicazione in
tab.6.
17
Tabella 6 - Le attivita’ internazionali delle AFP: I casi di Provida (Bank of New York) e Santa Maria (Aetna Securities)
Nota: Aetna Securities, attraverso Aetna International, gestisce Fondi e attività assicurative in numerosi Paesi, sia in America che in Asia. La filiale sudamericana è in
Brasile, ma la gestione FP per il momento fa capo alla Santa Maria del Cile.
MESSICO (96)
Proprietà:
Proprietà:
Quote:
PERÙ (94)
Proprietà:
Quote:
AFORE PROFUTURO GNP (fondata 1996 - attiva 1997)
Provida:
24%
Grupo Nacional Provincial (Mex) 51%
Banco Bilbao de Vizcaya
(Sp.)
25%
AFORE BANCOMER
Santa Maria:
16%
Grupo Financero Bancomer
Aetna Inc.
Affiliati:
1.680.000(Leader di mercato)
A.F.P. HORIZONTE
(1993)
Provida:
100%
Fondi amministrati:
226 mln $
(24% del mercato)
Affiliati:
390.000
(25% del mercato)
Posizione:
2° delle 5 AFP operanti nel Paese
A.F.P. INTEGRA (1993)
Proprietà:
Quote:
COLOMBIA
Proprietà:
Quote:
Santa Maria:
Fondi amministrati:
Affiliati:
20%
(29% del mercato)
(20% del mercato)
A.F.P.
PORVENIR (1994)
Provida:
100%
Fondi amministrati:
197 mln $
(25% del mercato)
“
“ quiescenza:
200 mln $
Affiliati:
607.000 (30% del mercato)
Posizione:
Leader di mercato (1500 venditori; 66 succurs.)
ECUADOR
Proprietà:
A.F.P. GENESIS
ARGENTINA
FORNITURA SOFTWARE AFJP NACION (Provida)
Provida:
25%
Filanbanco
75%?
Fondi amministrati:
10 mln $ (100% del mercato)
Affiliati:
78.000
(100% del mercato)
Posizione:
monopolista di fatto (unica opzione volontaria)
entrate aggiuntive per 310.000 $
La congiunzione di questi fattori lascia vedere un mercato continentale in concentrazione - soprattutto se assecondato dalla politica nel senso di una crescente integrazione economicofinanziaria tra i Paesi dell’America Latina - nel quale le AFP cilene, e attraverso queste le società
finanziarie USA, vengono ad acquisire una posizione importante, seppure seriamente contrastabile dall’eventuale sviluppo di “giganti” brasiliani ancora di là da venire.
Un processo analogo sta poi avvenendo nel campo delle utilities, dove però sono protagoniste le imprese spagnole, sia in Cile che - in misura minore - nel resto della regione. In tab. 7
propone un altro assaggio di questo sviluppo per il caso dell’ex impresa statale monopolista elettrica Enersis (v. anche appendice), tracciandone il reticolo di partecipazioni in analoghe compagnie estere.
18
Tabella 7 - Il controllo e le partecipazioni estere del gruppo Enersis/Chilectra
(maggioranza azionaria =
(partecipaz.di controllo =
)
)
ENDESA
(SPAGNA)
ENDESA (CILE)
BETANIA
ENERSIS (29%)
CHILECTRA
(74,5%)
EDESUR
(Argentina -B.Aires) 2.000.000 clienti (17% popol.)
EDELNOR
(Peru - Lima)
CERJ
(Brasile - Rio de J.) 1.200.000 clienti
750.000 clienti
ENDESA
ENERSIS
CHILECTRA
F.P. FODELIC
(USA)
(42,5%)
(20%)
(15%)
(7,5%)
CODENSA
(Colombia - Bogotà) 30-35% merc. distribuzione
(1.250 mln $; 1997)
ENDESA
BETANIA
(49,5%)
(50,5%)
EGMESA (Colombia - Bogotà) 25% merc. della generazione
(951 mln $; 1997)
In entrambi i casi, è notevole il fatto che a queste iniziative, seppure non in veste di primo attore, partecipino investitori locali, tra cui in particolare le AFP e, in tono minore, i grandi gruppi
familiari nazionali, di cui si sono riportate in appendice le partecipazioni azionarie. Le AFP
dunque, attraverso le società infrastrutturali che hanno contribuito a fare sviluppare, di fatto
hanno diversificato a livello regionale il proprio portafoglio nel settore con le maggiori opportunità di crescita senza superare il tetto di legge, e l’interazione tra queste e le imprese di servizi
pubblici (l’esposizione del caso della telefonia, in piena evoluzione, è rinviato alla stesura definitiva), entrambe sul mercato prima delle omologhe imprese estere, si è rivelata fortemente sinergica fino al punto di creare i presupposti per una nuova specializzazione nei servizi ad elevato
valore aggiunto, ma non solo.
Il terzo e ultimo elemento di questa evoluzione, infatti, è rappresentato dai grandi gruppi
privati ai quali si è fatto cenno, e che nelle diverse traversie dall’inizio della presente storia hanno accresciuto il proprio ruolo con l’acquisizione di numerose imprese. Non si tratta però oggi
di controllo globale sul mercato come nella grande “sagra” delle prime privatizzazioni, quanto
di una forte proiezione internazionale sostenuta da una situazione solida all’interno, anche attraverso le AFP. Dall’azione congiunta di questi tre elementi, negli ultimi anni ne è derivato un
forte flusso di investimenti verso l’estero, concentrato in Argentina (un mercato più che doppio
di quello cileno) e in misura minore il Perù (fig.15), spesso mediato dai paradisi fiscali regionali,
per eludere sia le imposte che le normative sull’esportazione di capitale.
19
Figura 15 - Cile: flussi lordi di capitale verso l'estero per Paese di destinazione e aree geo-economiche al 31/8/1997, in mln. US$
Flussi lordi di capitale verso l'estero per Paese di destinazione, al 31 agosto 1997, in mln $
2.000
Ripartizione per aree geo-economiche
1.800
Altri
9%
Argentina
1.600
(TOTALE = 4.687 mln $)
America Latina
67%
1.400
"Paradisi"
24%
1.200
1.000
Altri
Liberia
Liechtenstein
Messico
Svizzera
Regno Unito
Isole Vergini UK
Colombia
200
Bolivia
Uruguay
USA
Isole del Canale (UK)
400
Brasile
Isole Caimane
600
Panama
Perú
800
-
Fonte: elaborazione da dati SELA,
La maggioranza di tali investimenti è diretta verso l’acquisizione di imprese privatizzande, che
vede oggi il Cile come il maggior protagonista cross-border, con una prevalenza netta prevalenza
settoriale nel campo finanziario e dei servizi, che in fig. 16 è enfatizzata dal passaggio per i “paradisi” di cui sopra.
Figura 16 - Cile: flussi lordi cumulati di capitale verso l'estero al 31 agosto 1997, per settore di destinazione (tot. 4.867 mln US$)
Imprese finanziarie e
assicurative,
beni immobili e servizi
60%
Trasporti e comunic.
11%
Commercio 5%
Costruzioni 2%
Estratt.
2%
Elettricità, gas e acqua 7%
Ind. Manifatturiera 12%
Agric.
1%
Serv. coll.
soc. e
pers. 0%
Il sistema delle AFP e l’esperienza gestionale acquisita sul terreno assicurativo, il capitale proprio accumulato dai gruppi finanziari e industriali di origine familiare (v. appendice), che già
spesso avevano messo un piede in Argentina nel periodo di Allende ritornando a casa con Pinochet, la capacità di proporsi come base per imprese estere dinamiche – segnatamente le spa-
20
gnole Endesa e Telefonica - e grandi gruppi finanziari fanno quindi presagire un percorso di integrazione speciale da parte del Cile, che trova il suo corrispettivo anche in termini commerciali,
attraverso la estensione di fitti rapporti bilaterali più di libero scambio che di integrazione tout
court (ultimo in ordine di tempo quello col Canada), senza però entrare in alcuno dei gruppi regionali esistenti (fig. 17).
Figura 17 - Mappa degli accordi di integrazione regionale in America Latina e posizione del Cile
MESSICO
$
VENEZUELA
$
SURINAME
$$
$GUYANA FRANCESE
GUYANA
$
COLOMBIA
ECUADOR
$
BRASILE
PERU
$
$
BOLIVIA
$
PARAGUAY
$
ARGENTINA
CILE
$
$$
URUGUAY
$
Mercosur
Argentina, Brasile, Paraguay, Uruguay
Gruppo Andino
Bolivia, Colombia, Ecuador, Perù, Venezuela
Gruppo dei Tre
Colombia, Messico, Venezuela
Legami:
Nafta
Mercosur
FTA con Cile xvia bilat.
Una simile strategia, che si accompagna alla revisione della struttura tariffaria, con l’abbandono
21
dell’aliquota unica dell’11% che per lungo tempo era stata una bandiera (cfr. MELLER, 1997),
trova infatti riscontro già nella crescita di peso e nella struttura “più evoluta” delle esportazioni
verso l’America Latina rispetto al complesso dell’export cileno (fig. 18), entrambe le quali potranno aumentare in ragione delle opportunità di mercato che vanno aprendosi a livello regionale per le specializzazioni produttive acquisite in questo torno di tempo, e che verranno trattate
con maggior dettaglio nella stesura definitiva.
Figura 18 - Cile: Esportazioni totali e verso l'America Latina per tipologia dei beni
1504 mln US$
8706 mln US$
Quota AL vs
100%
Mondo
[17,3%]
90%
(32,2%)
80%
(39,00%)
Altre non rame [20,9%]
(35,40%)
Non rame
principali[21,8%]
70%
60%
(28,1%)
50%
40%
30%
20%
(25,60%)
10%
(39,7%)
RAME [11,1%]
0%
America Latina
Mondo
Conclusioni
La lettura proposta dell’esperienza di sviluppo cilena ha messo in luce il ruolo notevole delle
condizioni esterne (dagli shock esogeni ai prezzi, all’evoluzione complessiva dell’economia
mondiale verso l’internazionalizzazione e la terziarizzazione, alle dinamiche proprie della regione)22 e delle peculiari caratteristiche del Paese (abbondanza di materie prime, dal rame alle risorse “non tropicali” agricole, forestali e della pesca, in passato non adeguatamente sfruttate; migliore situazione di partenza in termini di finanza pubblica e indebitamento complessivo), evidenziando però pure una strategia di fondo coerente e, per molti versi, lungimirante, della politica economica.
La scelta di uno sviluppo “aperto”, teoricamente supportata dall’impossibilità di realizzare
una struttura produttiva autosufficiente in un mercato dalle dimensioni così ristrette (ad oggi
meno di 15 mln. di abitanti), infatti, è stata perseguita a più livelli, e per tappe successive che
portano alla collocazione prospettica del Paese quale punto di riferimento a livello sub-regionale
(cono Sud) nei settori delle attività finanziarie, delle infrastrutture economiche (comunicazioni,
energia) e in molteplici potenziali nicchie produttive manifatturiere.
Un sostegno importante in questa direzione è venuto dall’accesso ai mercati, ai finanziamenti
e alle tecnologie, nel caso cileno contropartite reali di una parziale - e per alcuni versi anche
temporanea - cessione delle strutture economiche all’esterno.
Il sistema delle AFP in tale strategia è stato elemento essenziale per la creazione di risorse
interne di lungo termine per lo sviluppo delle imprese privatizzate. Di converso, la “svendita” i22 Per un modello applicato sul ruolo degli shock esogeni nel determinare il saggio di crescita dell’economia e la politica monetaria del Cile dal 1975 al 1995, cfr. SERRANO (1996)
22
niziale di tali imprese ha contribuito notevolmente al mantenimento di tassi di rendimento reali
elevati per i FP (consentendo non una ridistribuzione, ma almeno la partecipazione quasi proporzionale al festino anche da parte di ceti che altrimenti non avrebbero potuto accedervi) e
lauti guadagni per i grandi gruppi privati finanziari e industriali23. Lo early start di entrambi (AFP
e privatizzazioni), d’altro canto, ha permesso il raggiungimento di una capacità competitiva internazionale sia in termini di know how che per dimensioni e dinamismo d’impresa che i latecomers
– tranne che in alcuni casi, soprattutto nei “grandi” Brasile e Messico – possono solo subire. La
recente revisione delle strategie commerciali conforta d’altronde una prospettiva di “ispessimento” della tendenza alla concentrazione dell’interesse a livello regionale, pur mantenendosi ancora un atteggiamento multicentrico, da free rider presente ovunque ma con nessuno legato troppo
strettamente.
Il “modello cileno”, peraltro, ha avuto successo anche grazie al fatto di essere stato seguito
dagli altri Paesi della regione, che in tal modo hanno offerto delle opportunità di investimento,
oltre che di mercato. Da questo punto di vista, si è trattato di una scommessa vinta che non può
però offrire le stesse opportunità agli imitatori di piccole e medie dimensioni, data la natura gerarchica dei rapporti economici che lo stesso Cile ha accettato, ponendosi in una posizione di
vantaggio.
Da parte di questi ultimi, l’adozione di misure analoghe finalizzate alla creazione di un sistema previdenziale (almeno parzialmente) a capitalizzazione e alla privatizzazione delle infrastrutture, in prospettiva può avere senz’altro degli effetti positivi in termini di approfondimento del
sistema finanziario e di modernizzazione dell’economia. Allo stesso tempo, comportando sovente la de-nazionalizzazione (completa) di settori che tipicamente realizzano i propri profitti
sul mercato interno, senza però la possibilità di espansione sull’estero, tali politiche non offrono
le stesse prospettive di crescita, e possono anzi costituire un fattore di vulnerabilità strutturale
della bilancia dei pagamenti.
23 risparmio nazionale concentrato nel settore delle imprese (settore famiglie negativo), in relazione alla politica di alti tassi di
interesse e alla normativa sulle imprese, che porta a una ritenzione pressoché totale degli utili (cfr. ROJAS-SUÁREZ e WEISBROD,
1996)
23
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24
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APPENDICE: LE HOLDING CILENE1
(Risultati al 31/12/1996, mln. di Pesos)
Combustibili
Gruppo Angelini
Investimenti
Copec
Antarchile S.A. (1)
Inversiones Socoroma
Inversiones y Desarrollo
Los Andes
Inversiones Siemel
Inversiones Década
Inversiones Lascar
ABC Inversiones
Legname e derivati
Celulosa Arauco y Const.
Alto Paraná (Arg)
Forestal Cholguán
Maderas Cholguán
Forestal Arauco
Bosques Arauco
Forestal Celco
Forestal Chile
Forestal Valdivia
Aserraderos Arauco
Paneles Arauco
Pesca
Pesquera Eperva (3)
Pesquera Igemar
Patagonian Pride ( Arg.)
Finanziario
Cruz del Sur Seguros Grles. (2)
Cruz del Sur Seguros de Vida (2)
A.F.P.Summa
El Roble Seguros de Vida (2)
El Raulí Seguros de Vida (2)
Seg. La República (Arg.)
Navale
Astilleros Arica S.A.
Sudamericana de Vapores (#)
Elettrico
Saesa
Frontel
Empresa Eléctrica Guacolda
Chilgener (#)
Arauco Generación
quota %
proprietà
30,0*
35,0*
30,0*
Risul- % Var. Fatturato var. % Capitalizzazion
tato '96/'95
‘96/'95
e borsa
93.553,5
-49,7 650.294,5
19,6
1.982.277
25.979,5
-47,4
296.581
27.759,0
-50,2
50,0*
55,0* -5.426,1
2.773,3
-1,3
29,0* 4.537,8 -37,4
18,0* -658,5
29,0*
-
quota %
proprietà
Risul- % Var. Fatturato
tato '96/'95
30.0*
28.4*
44.0*
37.0*
30.0*
30.0*
30.0*
30.0*
30.0*
30.0*
30.0*
quota %
proprietà
40.838
7.383,4
2.343,6
16.893
17.169
4.530,5
-581,6
-2.729,7
3.150,7
-8,8
-70,2
-6,3
-24,6
11,8
-7,9
222,2
164,0
-
170.425
9.710,1
9.780,0
-
Risul- % Var. Fatturato
tato '96/'95
31.0*
26.0*
20.0*
quota %
proprietà
-616,9
1.168,9
-
-
37,972
Risul- % Var. Fatturato
tato '96/'95
55.0*
55.0*
-834,9
-4,612,3
-
20,6
-1.972,8
20,6
20,6
53,0*
-570,2
741,2
-
quota %
proprietà
35.0*
8.0*
quota %
proprietà
46.690,7
27.483,6
Capitalizzazion
e borsa
-37,9
-7,5
-5,8
-
var. %
‘96/'95
113.471
34.008
-
Capitalizzazion
e borsa
-24,8
-
var. %
‘96/'95
32.351
-
Capitalizzazion
e borsa
199,9
75,0
-
-
-
-
48,2
-
-
Risul- % Var. Fatturato
tato '96/'95
828,4
16.425
var. %
‘96/'95
-4,6
401.427
Risul- % Var. Fatturato
tato '96/'95
28,0*
27,0*
7,4
10,0
11.918
4.400,1
7.407,8
41,859
19,3
-5,8
490,9
-14,8
30,0*
-
-
28.754,0
155.543
var. %
‘96/'95
Capitalizzazion
e borsa
15,5
var. %
‘96/'95
235,470
Capitalizzazion
e borsa
12,4
22,8
520.723
-
-
1 Fonte: ESTRATEGIA, sulle informazioni FECU 31/12/96. Patagonian Pride ( Arg.) = IN ALTRO PAESE
Sonacol
Abastecedora de Combustibles
Petroleum S.A.
Trans. de Combustibles Chile
Clap S.A.
Servizi
CCU S.A.
ABC Comercial
Puerto Lirquén
Minerario
Cocar
13,0*
quota %
proprietà
14,0
29,0*
30,0*
30,0*
20,0*
quota %
proprietà
2,0
29,0*
7,0
quota %
proprietà
14,00*
15,2*
Risul- % Var. Fatturato
tato '96/'95
3.761,9
7.509,4
1.212,9
139,6
473,6
62,1
19,6
13,2
-1,9
-
var. %
‘96/'95
-
Risul- % Var. Fatturato
tato '96/'95
18.173
4.705,7
4.992,6
-32,0
-37,4
0,9
226.858
9.599,9
Risul- % Var. Fatturato
tato '96/'95
1.652,9
-
Minería Sancarrón
8,00*
Cía. Minera Can Can
Note
• (1): La capitalizzazione di borsa considera le serie A e C (ord.+priv.).
• (2): nel fatturato si considerano solo le vendite dirette.
• (3): La capitalizzaz. Considera solo la serie A (ord.)
• (#): Controllo
14.739
Capitalizzazion
e borsa
-
var. %
‘96/'95
-
Capitalizzazion
e borsa
13,9
2,2
var. %
‘96/'95
347,655
61.432
Capitalizzazion
e borsa
-
13,3
-
-
-
-
CB Industrial S.A.
Cía. Papelera Industrial del Perú
(Perú)
Forestal de Valparaíso S.A.
Gruppo Cruzat
Investimenti
CB S.A.
CB Trans. e Infrest. (1)
Trasporti
CB Transportes S.A.
Fepasa
EFO
Empresa Ferroviaria Andina
Infrastrutture
CB Infraestructura
Caminos Nogales Pichuncaví
Ruta 5 Talca-Chillán
Carretera Cali Candelaria
Puerto Colonial
Immobiliare
CB Inmobiliaria S.A.
Inm. Las Tacas S.A.
Inm. Curauma S.A.
Inmobiliaria Los Alerces
CBI Adm. de Complejos Turísticos
Inmob. Las Cruces S.A.
CB Inmobiliaria Internacional
Rentas Urbanas
Inmob. Bahía Coique S.A.
Finanziario
CB Capitales S.A.
CB Corredores de Bolsa S.A.
CB Adm. de Fondos Mutuos S.A.
CB Factoring S.A.
CB Securitizadora S.A.
CB Adm. de Fondos de Inv. S.A.
CB Compañía de Leasing S.A:
Banco Serbanco S.A. (Perú)
CB Internacional (2)
Minerario
Soc. Minera Pudahuel Ltda.
Minera La Cascada Ltda.
Industriale
quota % Risultato % Var. '96/'95 Fattu- var. % ‘96/'95 Capitalizz.
borsa
proprietà
rato
99,0*
68,0*
1.395,8 -88,1
8.514,1 -60,8
73.786
quota % Risultato % Var. '96/'95 Fattu- var. % ‘96/'95 Capitalizz.
borsa
proprietà
rato
68,0*
20,1*
40,8*
68,0
-568,4
-1.782,5
1.817,3
88,7
-
13.697,0 -6,7
-
-
quota % Risultato % Var. '96/'95 Fattu- var. % ‘96/'95 Capitalizz.
borsa
proprietà
rato
68,0*
24,4
51,6
68,0*
68,0*
-884,6
-
-
-
-
-
quota % Risultato % Var. '96/'95 Fattu- var. % ‘96/'95 Capitalizz.
borsa
proprietà
rato
55,0*
51,0*
72,0*
27,5
49,5*
43,4*
55,0*
55,0*
87,0*
2.748,4
-687,3
1.668,9
-17,8
543,5
-208,9
504,9
-
-19,7
-
7.656,5 15,2
-
-
quota % Risultato % Var. '96/'95 Fattu- var. % ‘96/'95 Capitalizz.
borsa
proprietà
rato
68,68
68,68
-
-
-
-
-
68,68
68,68
68,68
68,68
68,68
34,33
68,68
-1.877,4
-
-
-
-
quota % Risultato % Var. '96/'95 Fattu- var. % ‘96/'95 Capitalizz.
borsa
proprietà
rato
54,33*
54,33*
-
-
-
-
-
quota % Risultato % Var. '96/'95 Fattu- var. % ‘96/'95 Capitalizz.
borsa
proprietà
rato
Previd. e assicuraz. (2)
68,68*
22,66
-
-
-
-
-
100,00*
-
-
-
-
-
quota % Risultato % Var. '96/'95 Fattu- var. % ‘96/'95 Capitalizz.
borsa
proprietà
rato
18,00
3.971,5 -30,9
78.218,2 12,2
Cruz Blanca Isapre S.A.
-3.908,6 33.938,7 -8,7
Cruz Blanca Cía. de Seg. de Vida (3)(4) -753,1 4.054,0 173,0
Cruz Blanca Cía. de Seg. Generales (3) 68,67
Note:
• (1): Ex Cruz Blanca S.A.
• (2) % di partecip. a dic. 1996. Venduta al gruppo Hurtado Vicuña nel 1997.
• (3): nel fatturato si considerano solo le vendite dirette
• (4): A dicembre l’azionariato è stato stabilizzato con patto di riacquisto azioni.
50.041
-
Gruppo Enersis
Elettrico
Chilectra (*)
Río Maipo
Diprel
Endesa (*)
Central Costanera (Arg.) (1)
Edelnor (Perú)
Edesur (Arg.) (2)
Pehuenche (1)
Pangue (1)
Transelec (1)
Edegel (Perú) (1)
Cía. Elect. San Isidro (1)
Energía del Norte (1)
Hidroeléctr. El Chocón (Arg.)(1)
Investimenti
Enersis (#)
Enersis Argentina
Enersis Internacional
Distrilec Inversora
Argelec (1)
Chilectra Panamá
Chilectra Internacional
Chilectra Argentina
Endesa Argentina
Endesa Chile Overseas
Inverandes (Perú)
Hidroinvest. (Arg.)
Distrilima
Informatica
Synapsis
Synapsis Argentina
Synapsis Colombia
Immobil. e concess.
Manso de Velasco
Constructora El Gobernador
Manso de Velasco Argentina
Elenet (Arg.)
Ingendesa
Infraestructura 2000 (1)
Tunel El Melón (1)
Enigesa
quota %
proprietà
74,8*
85,5*
99,9*
25,3*
12,8*
33,0*
58,7*
23,4*
24,3*
25,3*
6,5
18,9*
25,3*
10,8*
quota %
proprietà
100,0*
100,0*
49,5*
16,4*
75,0*
75,0*
75,0*
25,3*
25,3*
25,3*
62,4*
51,7*
quota %
proprietà
100,0*
100,0*
100,0*
quota %
proprietà
100,0
100,0
99,9
49,0
22,7
15,2
12,8
25,2
Risultato % Var. '96/'95 Fatturato var. % ‘96/'95 Capitalizz.
borsa
71.132,4 26,8
275.079,9 1,2
774
7.224,7
19,8
34.721,6
6,1
70.799
1.922,1
141.217,5 -12,7
484.026,2 29,5
1.730.570
40.346,7 24.312,6 -29,1
55.358,1
-12,3
226.309
4.082,2
4.268,9
6.069,1
-28,8
Risultato % Var. '96/'95 Fatturato var. % ‘96/'95 Capitalizz.
borsa
105.968,5 1,9
1.160.666,8 47,9
1.513.000
-2,7
7.201,3
-14,6
27.153,2 79,6
-0,1
5.066,8
427,1
-54,5
6.852,7
163,3
1.356,9
-*
14.216,3 -0,7
Risultato % Var. '96/'95 Fatturato var. % ‘96/'95 Capitalizz.
borsa
1.070,7
381,7
Risultato % Var. '96/'95 Fatturato var. % ‘96/'95 Capitalizz.
borsa
18.069,7 3,1
47.763,3
32,1
89,6
4,4
1.148,3
19,1
-258,7
-909,3
675,6
-7,3
-
Note:
• (*):Controllo.
• (#): Bilancio consolidato.
• (1): Partecipazione attraverso Endesa.
• (2): Partecipazione diretta e indiretta di Enersis e della sua filiale Chilectra.
GruppoLuksic
Finanziario
quota % Risultato % Var. '96/'95 Fatturato var. % ‘96/'95 Capitalizz.
borsa
proprietà
Banco de Santiago (1)(2)(3)
Santiago Leasing
Santiago S.A . Corr. de Bolsa (1) (5)
Santiago Adm. de Fondos Mutuos
Santiago Adm. Fondos de Inversión
Santiago S.A. Serv. y Ases. Financ.
Banco O'Higgins (2)(3)
O'Higgins Agente de Valores
O'Higgins Corr. de Bolsa
O'Higgins Adm. F. Mutuos
O'Higgins Asesorías Financieras
O'Higgins Leasing
AFP Qualitas (4)
Andina Ltda.
Banco Tornquist (Argentina)
Banco del Sur
25,0*
25,0
25,0
25,0
25,0
25,0
51,0*
51,0
51,0
51,0
51,0
51,0
25,0*
49,9
50,0
50,0
9.398,6
4.211,6
52,9
548,4
105,4
9,3
22.501,6
127,5
651,8
264,5
158,4
2.402,7
-
Industria
quota %
proprietà
56,0*
55,4
23,0
28,0
55,2*
40,0*
56,0*
56,0
33,0
28,0
Risultato % Var. '96/'95 Fatturato var. % ‘96/'95 Capitalizz.
borsa
9.130,7 -54,8
100.561,1 0,2
324.240
1.238,6 888,0
1,9
216,5
11,8
4,9
3.827,69 34,0
19.225,0
4,9
-
Madeco
Madecotel
Colada Continua Chilena
Elaboradora de Cobre Chileno
Indalum
Alusa
Indelqui (Arg.)
Lavallo (Arg.)
Decker (Arg.)
Indeco (Arg.)
Elettrico
Endesa (#)
Telefonia
VTR Larga Distancia
CNT Telefónica del Sur #
Telefónica del Sur Carrier
Telefónica de Coyhaique
Startel
VTR Cable Express
Alimentari
Empresas Luchetti
Italpasta
Agromaule
Nieto S.A.
Luchetti (Argentina)
Luchetti (Perú)
Comercial Luchetti
CCU S.A. #
Comercial CCU Santiago
Embotelladora Modelo
Aguas Minerales Cachantún
Cervecera Santiago
Agua Mineral Porvenir
Comercial CCU Norte Sur
Comercial CCU Santiago y Cía.
Viña San Pedro #
-40,4
12,7
-5,9
-0,2
18,6
-71,1
16,7
367,0
-27,5
22,6
509,2
17,6
-
1.762.524,6
1.441.922,0
-
9,7
13,2
-
145.041
380.926
-
quota % Risultato % Var. '96/'95 Fatturato var. % ‘96/'95 Capitalizz.
borsa
proprietà
2,00-3,00 141.217,5 -12,7
484.026,2 29,5
1.730,570
quota %
proprietà
26,4*
36,5*
36,6*
32,1*
22,8
50,1*
Risultato % Var. '96/'95 Fatturato var. % ‘96/'95 Capitalizz.
borsa
-4.721,7 17.380,0
-9,0
6.604,0 57,7
29.327,9
20,1
66,619
670,1
205,8
5.369,5
21,5
1.221,5 35,2
3.302,0
27,7
10.448
7.697,9 -8.713,6 -
quota %
proprietà
71,6*
70,9*
70,9*
45,1
70,9
70,2
70,9
30,8*
27,7
29,3
30,8
29,7
30,7
29,7
30,8
15,4
Risultato % Var. '96/'95 Fatturato var. % ‘96/'95 Capitalizz.
borsa
2.574,2 -3,8
3.495,9
-10,2
50.360
2.403,2 18,01
264,4
-76,5
1,6
-1.066,6 -1.460,2 -83,8
18.173,7 -32,0
226.858,2 13,9
347.655
4.594,7 -55,5
-78,6
2.120,6 7,9
3.403,8 89,1
105,7
1.514,7
4.834,5 6,0
2,7
32,9
303,9
16.462,9
17,0
32.107
CCU Argentina
Comercial CCU Central Ltda.
30,8
29,7
-3.217,2
9.700,9
Minerario
quota %
proprietà
64,0*
82,0*
83,3*
71,2*
Risultato % Var. '96/'95 Fatturato var. % ‘96/'95 Capitalizz.
borsa
13.321,1 -41,3
62.833,9
-7,6
-5,1
503,2
7,6
6.231,8
21,3
-
quota %
proprietà
64,0*
55,9*
92,4*
56,0*
100,0*
50,0*
50,0*
Risultato % Var. '96/'95 Fatturato var. % ‘96/'95 Capitalizz.
borsa
1.213,5 22.164,4 -76,3
3.444,2 -69,9
15.128,5 -4,6
-
Cía. Minera Los Pelambres
Cía. Minera Michilla
Cía. Minera Pampa de Oro
Cía. Minera Tamaya
Investimenti
Antofagasta Holdings P.L.C.
VTR S.A.
Quiñenco
Metalúrgica e Industrial
Inversiones Financieras
OHCH
Inversiones Aurum
Servizi
Hoteles Carrera
Note:
•
•
•
•
•
•
325,2
-
-
-
quota % Risultato % Var. '96/'95 Fatturato var. % ‘96/'95 Capitalizz.
borsa
proprietà
72,5*
355,2
72,3
6.784,5
8,5
-
(*): Controllo o controllo congiunto.
(1): La capitalizzaz. di borsa considera le serie B e C.
(2): Nel fatturato si considera il totale.
(3): dal 1.1.1997 le banche Santiago e O'Higgins si sono fuse come “Banco Santiago”.
(4): Prodotto della fusione delle AFP Armoniza e Valora.
(#): Bilancio Consolidato.
Gruppo Matte
Investimenti
Empresas CMPC
Bicecorp
CMPC Investment
Cominco S.A.
Inversiones CMPC
Pasur
Inmurbana
Chilquinta S.A.
Minera Valparaíso
Soc. Inmobiliaria Las Granjas
CMPC Capital de Riesgo
Soc. Adm. Carena Ltda.
Forestale
Forestal Cominco S.A.
Forestal Coindustria S.A.
Forestal y Pesquera Callqui
Aserraderos Mininco
Forestal Angol Ltda.
Forestal Mininco
Forestal y Agrícola Monte Aguila
Cellulosa e carta
Celulosa del Pacífico
Forestal Renaico
Laja
Inforsa
Forestal e Ind. Santa Fe
CMPC Celulosa
CMPC Papeles
Sanitari
Protisa (Argentina)
Prosan Chile
CMPC Productos Tissue
Ipusa (Uruguay)
Prodotti in carta
Chimolsa
Propa
Envases Impresos
Grafex
Fabi (Argentina)
Edipac
Sorepa
CMPC Productos de Papel
Finanziario
quota %
proprietà
55,4*
48,0*
55,4*
65,0*
55,4*
70,0*
64,0*
7,8
65,0*
55,4*
55,4*
27,7
Risultato % Var. '96/'95 Fatturato var. % ‘96/'95 Capitalizz.
borsa
42.3721,3 -49,0
5.374,6 -96,5
914.000
5.588,5
38,1
699,2
-74,8
1.454,6
-39,8
32.726,9 439,1
13.356,3 -45,6
220.625
6.086,5
1,4
4.650,3 9,8
226.309
25.191,4 145,2
18.205,1 -65,9
222.643
25.047,2 -34,4
893,1
-7,2
-7,3
10,3
12,7
-44,6
-
quota %
proprietà
65,0*
67,5*
65,0*
55,4*
27,7
55,4*
11,1
Risultato % Var. '96/'95 Fatturato var. % ‘96/'95 Capitalizz.
borsa
11.075,6 -35,7
1.634,5
-57,9
1.172,2
-9,0
-499,2
-864,6
4.081,8
-55,8
-
quota %
proprietà
25,6
55,4*
55,4*
45,4*
11,4
55,4*
55,4*
Risultato % Var. '96/'95 Fatturato var. % ‘96/'95 Capitalizz.
borsa
-632,5
9.378,6
-40,4
36.246,5 -26,3
140.182
3.434,9
-81,6
-
quota %
proprietà
55,4*
27,7
55,4*
53,3*
Risultato % Var. '96/'95 Fatturato var. % ‘96/'95 Capitalizz.
borsa
-
quota %
proprietà
22,6
55,4*
55,4*
55,4*
55,4*
55,4*
55,4*
55,4*
Risultato % Var. '96/'95 Fatturato var. % ‘96/'95 Capitalizz.
borsa
5.026,6
-
quota % Risultato % Var. '96/'95 Fatturato var. % ‘96/'95 Capitalizz.
borsa
proprietà
Banco Bice (1)
Allianz Bice Cía. Sgros. Vida (2)
Soc. de Bolsa Norinvest Bank
Bice Leasing
Bice Chileconsult Agente Valores
Bice Adm. Fondos Mutuos
Bice Corredores de Bolsa
Seguros de Vida El Roble (2)
Seguros de Vida El Raulí (2)
AFP Summa
48,0
24,0
7,5
48,0
48,0
48,0
48,0
37,5
37,5
37,5
Telecomunicazioni
quota % Risultato % Var. '96/'95 Fatturato var. % ‘96/'95 Capitalizz.
borsa
proprietà
3,0
6.084,6
-44,5
135.176,3 11,0
322.956
Entel
Energia
Chilquinta Energía
Hidroeléctrica Guardia Vieja
Hidroeléctrica Aconcagua
Hidroeléctrica El Melocotón
Endesa #
Colbún
Porti
Puerto Lirquén
Portuaria Lirquén
Muellaje San Vicente S.A.
Obras y Desarrollo
Industria
Minera Lo Valdés
Cía. Industrial El Volcán
Empresas Pizarreño #
Placo do Brasil
Note:
•
•
•
•
8.547,7
-2.134,5
823,2
1.645,2
219,5
145,3
-570,5
741,2
-1.963,3
23,7
16,1
37,9
-50,8
-76,1
-
391.156,0
17.116,9
-
12,2
22,6
-
-
quota %
proprietà
5,0
65,0*
55,3*
13,7
2,3
9,6
Risultato % Var. '96/'95 Fatturato var. % ‘96/'95 Capitalizz.
borsa
7.748,8
37,211,7 148.342
9.834,9
-15,0
-0,013
141.217,5 -12,7
484.026,2 29,5
1.730,570
4.417,8
-80,2
48.604,2 -13,4
235.158
quota %
proprietà
43,0*
43,0*
55,2*
26,0
Risultato % Var. '96/'95 Fatturato var. % ‘96/'95 Capitalizz.
borsa
4.992,6
0,9
9.599,9 3,1
61.432
2.401,7
7,4
-
quota %
proprietà
55,0*
37,2
13,4
16,7
Risultato % Var. '96/'95 Fatturato var. % ‘96/'95 Capitalizz.
borsa
113,5
86,4
5.550
9.463,2
10,2
22.377,7 11,0
90.000
10.046,9 28,7
100.671,8 4,6
106.492
-168,6
-
(*): Controllo.
(1): Nel fatturato si considerano le vendite complessive
(2): Nel fatturato si considerano solo le v. dirette.
(#): Bilancio consolidato.
Gruppo Pathfinder
Investimenti
Campos Chilenos
Empresa Iansa S.A. (#)
Iansa Perú
Iansa Overseas Ltda.
Inversiones Industriales
Agroindustria
Iansa S.A.
Iansagro S.A.
Biomaster S.A.
Iansafrut S.A.
C y B Agrifruta Limitada
Anagra
Forestale
Maderas y Sintéticos (#)
Masisa Argentina
Industria/altro
Comercial Miraflores (**)
Comercial e Industrial Texviña
Vidrios Lirquén
Portuaria Corral (1)
Soc. Pesquera Eicosal
Proterra
Note:
•
•
•
quota %
proprietà
39,56*
19,00*
19,00*
19,00*
26,00
Risultato % Var. '96/'95 Fatturato var. % ‘96/'95 Capitalizz.
borsa
6.246,9
-57,3
11,8
3,5
56.253
18.621,4 -10,6
219.396,4 1,5
242.126
0,0
-85,7
-
quota %
proprietà
19,00*
19,00*
19,00*
19,00*
51,00*
3,37
Risultato % Var. '96/'95 Fatturato var. % ‘96/'95 Capitalizz.
borsa
4.911,9
-76,4
10.288,3 2.245,3 3.440
985,6
783,8
-
quota % Risultato % Var. '96/'95 Fatturato var. % ‘96/'95 Capitalizz.
borsa
proprietà
45,24*
6.969,4
-26,0
70.499,3 32,8
136.412
45,24*
3.521,6
quota %
proprietà
97,00*
97,00*
48,06*
23,06*
42,00
19,00*
(#): Bilancio consolidato.
(*): Controllo.
(**): Comparato con Fecu di Texviña'95.
Risultato % Var. '96/'95 Fatturato var. % ‘96/'95 Capitalizz.
borsa
-246,2
5.339,7 -59,4
5.479
-586,0
7.460,7 1.761,0
16.671,3 -4,7
-39,4
342,6
-6,9
0,0
-
Grupo Said
Industria
Embotelladora Andina (**)
Brazilian Copa Participacoes Ltda (1)
Envases Multipack0
Vital S.A.
Envases Central
Servicios Multivending Ltda.
The Sterling Pacific Corp.
Envases del Pacífico
Immobiliare
Parque Arauco S.A.
Const. y Adm. Uno S.A.
Const. y Adm. Parque Arauco
Todo Arauco
Comercial Arauco Ltda.
Adm. Parque Arauco Shopping Center
Sociedad de Abasto Prov. (Arg.)
Finanza
Banco Bhif (2)(3)(4)
Bhif Leasing (4)
Bhif Transvalores (4)
Bhif Asesorías (4)
Bhif Adm. de Fondos de Inversión (4)
Bifactoring
Interbanco (Bolivia)
Bhif América Seguros
Serbanco (Perú)
Investimento
Inversiones del Atlántico
Note:
•
•
•
•
•
•
Grupo Sigdo Koppers
quota %
proprietà
26,55*
25,2
25,1
12,5
12,5
25,1
25,2
51,0*
Risultato % Var. '96/'95 Fatturato var. % ‘96/'95 Capitalizz.
borsa
38.464,6 19,9
143.423,6 10,6
726.347
1.518,2 -65,9
3.559,7 -15,5
2.352,2 0,4
732,2
206,3
-214,0
868,5
-42,2
8.727,9 -13,3
-
quota %
proprietà
30,0*
30,0
30,0
30,0
28,5
28,5
8,9
Risultato % Var. '96/'95 Fatturato var. % ‘96/'95 Capitalizz.
borsa
7.223,7 40,6
8.601,8 1,6
80.500
993,0
281,8
818,0
19,6
0,02
0,04
24,1
1.026,7 -19,9
-226,5
-
quota %
proprietà
30,5*
30,5
21,4
30,1
30,5
58,0
25,0
25,0*
25,0
Risultato % Var. '96/'95 Fatturato var. % ‘96/'95 Capitalizz.
borsa
13.408,1 99,9
900.569,7 13,5
136.135
-141,5
-25,4
35,6
-1.120,4 16.048,8 26,8
-
quota % Risultato % Var. '96/'95 Fatturato var. % ‘96/'95 Capitalizz.
borsa
proprietà
8,5
-
(*): Controllo.
(**): Il 23/2 la partecipazione è diminuita al 25,3%.
(1): Río de Janeiro Refrescos (Brasile).
(2): Nel fatturato si considerano le vendite totali
(3): La capitalizzazione di borsa considera la serie G.
(4): percentuale della famiglia prima della collocazione delle ADR.
Industria
CTI S.A.
Somela S.A.
Frimetal (Argentina)
Vitroquímica
Ipacor
Enaex S.A.
Enexsa (Perú)
Fertica S.A. (Costa Rica)
Automobilistico
Itala S.A.
Daewoo Motors S.A.
Comercial Chrysler S.A.
Vinsa S.A.
Elettrico
Emec S.A. (#)
Transnet S.A.
Agua Negra (Arg.)
Edessa (Arg.)
Commercio
SK Comercial S.A.
Ingegneria
Ingeniería y Construcción S.K.
Sikor S.A. (Argentina)
Note:
•
•
•
(#): Bilancio Consolidato.
(*): Controllo.
s/i: senza informazioni.
quota %
proprietà
44,55*
34,99*
44,50*
28,54
44,55*
50,00
15,54
13,50
Risultato % Var. '96/'95 Fatturato var. % ‘96/'95 Capitalizz.
borsa
6.284,3
-45,9
64.783,1 -9,5
57.312
2.068,5
-19,8
15.295,7 -7,8
15.180
644,5
-60,4
454,4
18,2
8.321,1
33,6
44.972,3 11,1
118.000
11,6
1,1
-
quota %
proprietà
100,00*
70,00*
100,00*
80,00*
Risultato % Var. '96/'95 Fatturato var. % ‘96/'95 Capitalizz.
borsa
-
quota %
proprietà
75,77*
53,04
50,01*
45,01*
Risultato % Var. '96/'95 Fatturato var. % ‘96/'95 Capitalizz.
borsa
4.063,2
-29,9
50.344,3 106,0
53.379
259,0
0,1
747,4
-
quota % Risultato % Var. '96/'95 Fatturato var. % ‘96/'95 Capitalizz.
borsa
proprietà
100,00*
quota % Risultato % Var. '96/'95 Fatturato var. % ‘96/'95 Capitalizz.
borsa
proprietà
100,00*
5.884
s/i
50,00*
-