Cif, porre il "genio femminile" al servizio della società

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Cif, porre il "genio femminile" al servizio della società
VENERDÌ
15 GENNAIO 2010
Vittorio Veneto, Pizziolo: vicini ai migranti
VITTORIO VENETO (TREVISO).
Piena accoglienza degli immigrati
cattolici nelle parrocchie e
nell’associazionismo, fino a garantire
una loro rappresentanza nei consigli
pastorali, a tutti i livelli, anche
diocesano. In un affollato convegno a
Conegliano è stata presentata dal
vescovo di Vittorio Veneto, Corrado
Pizziolo, la nota pastorale su
"Comunità cristiana ed immigrati" in
cui, tra l’altro, si propongono tutta
una serie di atteggiamenti e
comportamenti da tenere nei
confronti degli extracomunitari,
cattolici o no che siano. Ma nei
confronti dei cattolici scatta una
preoccupazione pastorale del tutto
particolare. «Non è possibile, ad
esempio, rimanere indifferenti sottolinea il vescovo - di fronte al
fatto che un certo numero di
EMERGENZA
CARCERI
Il vescovo Corrado Pizziolo
immigrati abbandonano la fede
cattolica e passano ad altri gruppi
religiosi, nei quali trovano
un’accoglienza più calorosa rispetto a
quella delle nostre comunità
parrocchiali». Un rischio, questo,
evidenziato anche da alcune
testimonianze, come quella di
Clementa, arrivata nel 2001 dalla
Guinea Bissau, che ha detto. «Se qui
non troviamo sostegno alla fede, ne
va di mezzo, per riflesso, anche
l’opera dei missionari nei nostri
paesi». Gli immigrati, in quest’area del
profondo Nordest, sono - come ha
riferito don Bruno Baratto della
Caritas di Treviso - l’11,3% della
popolazione, ed in alcune scuole i
loro figli arrivano al 38%. I cattolici
rappresentano il 17%. Ogni 100 nati,
23 sono figli di stranieri.Tra le
raccomandazioni della Nota
pastorale, spiegata da Lamberto
Pillonetto, c’è anche l’invito a «vigilare
e, se necessario, denunciare tutti i
comportamenti e le disposizioni che
vanno contro l’accoglienza, la
comunione, la solidarietà, il bene
comune, la sussidiarietà», ma anche di
evitare «la costituzione di gruppi a sé
stanti, completamente isolati rispetto
alla vita della comunità parrocchiale».
Con questa operazione, la
Direzione distrettuale
antimafia ha sgominato
tre distinte organizzazioni
Francesco Dal Mas
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L’Aquila: Molinari prega per il lavoro
L’AQUILA. Quando il lavoro è
precario anche il futuro diventa
incerto. Pensa alle migliaia di
persone che dopo il terremoto
rischiano di perdere oltre alla casa
anche l’occupazione, l’arcivescovo
dell’Aquila Giuseppe Molinari. Ma
la speranza di avere un lavoro, e
con esso una vita degna, varca
anche il confine abruzzese. Nel
primo numero del 2010 del
quindicinale diocesano "Vola" il
prelato rivolge la sua preghiera a
Dio perché conceda a tutti il
lavoro quotidiano, visto che «il
lavoro che genera sicurezza è
anche la garanzia che i diritti e la
dignità di ogni persona vengono
rispettati». Come può fare una
famiglia, si chiede Molinari, a
guardare con serenità al futuro se
non ha più un’occupazione certa;
L’arcivescovo Giuseppe Molinari
come fanno i giovani soltanto a
pensare di crearsene una. Il
vescovo ha in mente le tante storie
di aquilani che in queste settimane
sono alle prese con aziende che
non ce la fanno a ripartire, con la
cassa integrazione o il terrore di
doversi allontanare dall’Abruzzo
per continuare a lavorare. Non si
riesce più a garantire un lavoro ad
ognuno, aggiunge Molinari, «eppure,
Signore, Tu hai fatto un mondo
dove c’è posto per tutti, dove c’è
lavoro per tutti. Hai fatto un
mondo destinato a diventare una
famiglia. E noi l’abbiamo ridotto ad
una accozzaglia di gente l’una
contro l’altro armata. L’abbiamo
ridotto ad un cumulo di egoismi,
dove chi ha più soldi e più potere,
riesce quasi sempre a prevalere
sugli altri». Poi il desiderio più
grande; «Signore, liberaci da questo
disordine da noi stessi creato»,
conclude, perché «dal lavoro può
rinascere una nuova civiltà».
L’arcivescovo è da sempre in prima
linea accanto ai suoi fedeli dopo
l’esperienza del terremoto. Inq
juesti mesi si è dato da fare in
maniera instancabvile per alleviare
le sofferenze di tutti
Alessia Guerrieri
dedite, in concorrenza tra
loro, al traffico di droga. In
manette anche un exappuntato dei carabinieri
Catania, 72 in manette
ma in cella non c’è posto
Pieni i due istituti
della città etnea
Gli arrestati spostati
in altre città isolane
DA CATANIA GIUSEPPE VECCHIO
a Giustizia a Catania è quasi impossibilitata a
fare il suo corso per mancanza di posti in carcere. Ed è uno dei sostituti procuratori della
Direzione distrettuale antimafia del capoluogo etneo a denunciarlo, a margine della conferenza
stampa nella quale, ieri mattina, è stata illustrata la
vasta operazione antidroga che ha portato in carcere 72 persone, quasi tutte dirottate in altre prigioni
della Sicilia. «I due istituti penitenziari di Catania
(quello vetusto di piazza Lanza, in pieno centro cittadino, e quello di Bicocca, alla periferia Sud della
città, costruito una ventina di anni fa con all’interno un’aula bunker per celebrarvi i maxiprocessi antimafia, ndr) - afferma Francesco Testa - "scoppiano", sono troppo pieni e non possiamo più arrestare
le persone indagate perché non sappiamo dove
metterle».
Il magistrato precisa: «Nella casa circondariale di
piazza Lanza, già sovrappopolata di 200 unità, abbiamo potuto portare soltanto quattro degli arrestati e altri sei nel carcere di Bicocca, che ha 160 detenuti in più rispetto alla capienza prevista. Gli altri 40 sono stati distribuiti tra Siracusa, Augusta, Ragusa, Caltagirone, Enna, Caltanissetta e Messina.
In quest’ultimo ne abbiamo mandati pochi perché
un’ala è chiusa per il crollo del controsoffitto».
Il sostituto della Direzione distrettuale antimafia
spiega anche come la situazione sia «veramente
complessa», ricordando le difficoltà che, già da oggi debba affrontare l’Ufficio del Giudice per le indagini preliminari, i cui magistrati «dovranno girare le prigioni di tutta la Sicilia per gli interrogatori
degli indagati».
Alle difficoltà si aggiungono le maggiori spese che
il sistema giudiziario deve affrontare, oltre ai disagi della Procura e degli avvocati difensori.
Si tratta di un caso particolare nell’ambito del grande problema delle carceri italiane, sovraffollate e, in
gran parte, inospitali e certamente non adeguate al-
L
IL CASO
I DETENUTI «DI TROPPO» SONO QUASI 400
È drammatica la situazione delle due carceri di Catania. Sia nella casa
circondariale di piazza Lanza che nella struttura di Bicocca, le celle sono
sovraffollate, con circa 400 detenuti (180 per istituto) in più della
capienza prevista. Secondo l’associazione Antigone, a stare peggio è
l’istituto di piazza Lanza. Costruito nel 1950, il carcere, si legge nel sito
dell’associazione “per i diritti e le garanzie nel sistema penale”, si trova
«in pessime condizioni a tutti i livelli». In particolare, scrivono i
volontari di Antigone, «le celle sono sovraffollate (anche con 8 persone),
i gabinetti e le docce sporchi, gli spazi per la socialità inesistenti, la
cappella funge anche da laboratori per iniziative di intrattenimento».
Situazione critica, anche se leggeremente migliore, alla Bicocca, dove,
negli ultimi anni si sono verificati diversi casi di autolesionismo tra i
detenuti. In entrambe le strutture, sempre secondo il rapporto
dell’associazione, non è prevista la presenza dei volontari per le attività
dei detenuti.
la rieducazione dei detenuti, come vuole la Costituzione italiana. Ma è anche un caso che si è presentato nel passato, anche se non a questo livello.
La grande operazione antidroga di ieri, denominata “Ouverture”, condotta dalla Polizia di Stato, oltre
che in Sicilia, in Piemonte, in Veneto, in Emilia Romagna e in Campania, ha visto impiegati ben quattrocento agenti per eseguire 83 ordinanze di custodia cautelare. Settantatrè sono le persone distribuite nelle carceri di mezza Sicilia, undici che
hanno beneficiato degli arresti domiciliari, mentre
l’ottantaquattresima è stata sottoposta soltanto all’obbligo di firma.
Tra gli arrestati ci sono un ex appuntato dei carabinieri, Vincenzo Catalano, 47 anni, e un impiegato
del Comune di Catania, Mario Giuffrida, di 48 anni. L’ex militare era stato scarcerato dopo il primo
arresto del gennaio 2006 perchè trovato in possesso di 3,7 chili di cocaina, insieme a un barelliere
dell’ospedale "Cannizzaro"; Giuffrida è finito in carcere perché accusato di essere il basista di una rapina.
Con l’operazione di ieri sono state sgominate tre
distinte organizzazioni dedite, in concorrenza tra loro, al traffico di stupefacente a Catania città e in
provincia, ma anche in altre zone della Sicilia. Parte della droga era importata da Napoli, proprio dal
tristemente noto quartiere di Scampìa.
Le indagini erano da qualche tempo concluse per
una parte degli arrestati, ma si è preferito "differire" la loro esecuzione per eseguire, appunto, un’unica operazione così da non lasciare vuoti di territorio che avrebbero permesso l’occupazione da parte delle altre bande.
Detenuto suicida: il 5° dell’anno
DA MILANO ILARIA SESANA
n sole due settimane sono già
cinque le persone che si sono tolte la vita all’interno delle carceri
italiane. L’ultimo drammatico episodio si è consumato nella notte tra
mercoledì e giovedì nell’infermeria
della casa circondariale di Massa Carrara: Abellativ Sirage Eddine, 27 anni, si è impiccato con un lenzuolo annodato al tubo della doccia. Malgrado il tempestivo intervento degli agenti, non ce l’ha fatta. Il giovane, a
quanto si è appreso, era detenuto in
attesa di giudizio.
Nel penitenziario di Massa, a fronte
di una capienza regolamentare di 185
detenuti (tollerabile fissata a quota
256 unità), sono presenti 253 detenuti (dati aggiornati al 10 dicembre
2009, ndr). I detenuti stranieri sono
155, pari al 45,45% del totale.
La morte di Abellativ Sirage Eddine,
si aggiunge a quelle di Pierpaolo Ciullo, 39 anni, che si è tolto la vita il 2
gennaio nel carcere di Altamura (Bari); tre giorni dopo è stata la volta di
I
È accaduto l’altra notte
a Massa Carrara, dove
un immigrato di 27 anni si è
impiccato al tubo della doccia
All’Ucciardone, 42 reclusi
fanno lo sciopero della fame
Celeste Frau, 62enne, che si è impiccato nel carcere Buoncammino di
Cagliari. Il 7 gennaio, infine, si sono
suicidati Amato Tammaro, 28 anni,
nel supercarcere di Sulmona, e Giacomo Attolini, 49 anni, nel penitenziario di Verona.
L’ennesimo suicidio, all’indomani
della dichiarazione dello stato di emergenza per le carceri, suscita la
reazione di Luigi Manconi, presidente dell’associazione “A buon diritto”. La decisione del ministro Alfano di assumere 2mila agenti di polizia penitenziaria è «giusta e opportuna», commenta. Ma il provvedi-
Cif, porre il "genio femminile" al servizio della società
DA ROMA LAURA BADARACCHI
imettersi in
gioco a un anno dall’accentuarsi della profonda crisi sociopolitica, amplificata dagli
effetti di quella economica
che ha interessato il nostro
Paese», ma anche a pochi
mesi dalla pubblicazione
dell’enciclica Caritas in veritate, «che ci ha offerto nuove
ragioni di speranza attraverso tre parole chiave: carità,
verità, sviluppo integrale».
Riparte da queste sfide il percorso del Centro italiano
femminile, da ieri riunito alla Domus Mariae per il suo
28° congresso nazionale elettivo patrocinato dal mini-
«R
stro per le Pari opportunità,
che sarà seguito il 16 e 17
gennaio dal congresso
straordinario per approvare
lo Statuto rinnovato, riconoscendo il Cif quale associazione di promozione sociale.
Una realtà che compie 65 anni ed è alla ricerca di una formazione sempre più incisiva, ma sempre nel solco della dottrina sociale della Chiesa, ha ricordato alle 300 delegate Anna Maria Mauro Pastorino, presidente nazionale giunta al termine del suo
mandato. Proprio oggi sarà
designato il Consiglio nazionale, formato da una cinquantina di aderenti, che guiderà il Cif nel prossimo triennio e che eleggerà a metà feb-
braio la nuova presidente.
mentre nel 2009 ammonta«Donne e sviluppo della perva al 2,15%», ha riferito la Pasona e della comunità. Per un
storino, auspicando le adenuovo umanesimo», il tema
sioni delle più giovani. Il Cif,
al centro dei lavori dell’assoquindi, è chiamato alla sfida
ciazione feme alla svolta
minile, pre«dell’avvicensente in 500
damento geComuni di
nerazionale»,
tutte le regioha ribadito
ni con 11mila Fino a domenica
monsignore
aderenti che il 28° congresso
Domenico
hanno tra i 50
Pompili, sote i 70 anni del Centro italiano tosegretario e
nella maggio- femminile
portavoce
ranza dei casi.
della Cei; porDopo
una
tando il suo
flessione più consistente nei
saluto all’assemblea, ha evigruppi, si notano segni di ridenziato che il Centro «rappresa: «Nel 2007 si è registrapresenta ancora oggi una
ta una diminuzione del
possibilità, legata a una sto5,05%, nel 2008 del 2,71%,
ria significativa che non può
convegno
essere nostalgicamente rimpianta, ma va nuovamente
calata dentro i vertiginosi
cambiamenti cui siamo soggetti quotidianamente».
In questo scenario, tuttavia,
occorre contrastare sia un
«diffuso atteggiamento di pigrizia sociale» che il desiderio di fuga: «Oggi, infatti, la
donna scappa: da casa, dalle
sue responsabilità, dalla sua
umanità e dalla sua maternità», ha osservato la presidente del Cif. Al contrario, il
«genio femminile» dovrebbe
essere ulteriormente valorizzato, quando invece «permangono, in tanti ambiti
della società, del lavoro e della politica, ostacoli che impediscono alle donne un pie-
no inserimento, pari opportunità e una effettiva uguaglianza, ostacoli che ultimamente le stesse donne contribuiscono a ricreare dopo
averli parzialmente abbattuti, attraverso la mercificazione del corpo, e la rinuncia al
proprio ruolo attivo», ha evidenziato ancora la Pastorino.
Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, infine, ha voluto destinare al Cif
una medaglia accompagnata da un messaggio: un riconoscimento che «testimonia
l’apprezzamento per il lungo
e appassionato impegno nel
promuovere la partecipazione attiva delle donne alla vita sociale e civile del Paese».
mento rischia di «evidenziare ancora di più la mancata assunzione, da
anni e anni, di educatori e psicologi.
Essenziali per ridurre il numero di
suicidi». La presenza di psicologi in
carcere infatti è fondamentale per
portare avanti un’efficace politica di
prevenzione dei suicidi, in modo particolare tra i nuovi giunti.
«Mai ho detto e mai dirò che la responsabilità di questa strage infinita
debba attribuirsi al ministro della
Giustizia – scrive Manconi sul sito di
“A buon diritto” –. Ma non ho taciuto e non tacerò che l’immobilismo
delle autorità politiche rischia di farsi complice».
La tensione nelle carceri resta alta in
tutta Italia. All’Ucciardone, 42 detenuti rifiutano il cibo da due giorni per
protestare contro le condizioni di sovraffollamento in cui sono costretti a
vivere. Mentre a Sulmona, all’indomani del suicidio di Amato Tammaro e del tentato suicidio di un altro
detenuto, i reclusi protestano con la
"battitura": dieci minuti di fracasso
assordante ogni tre ore.