il link. - Upter Ladispoli
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il link. - Upter Ladispoli
C'era una volta una casa in mezzo al Mediterraneo C'era una volta una piccola barca che con un po’ di fantasia dava l’impressione di essere una piccola casa o la navata di una chiesa per quanta gente vi era stipata dentro. All’interno c’erano due esserini che per paura di essere travolti dal loro destino stavano come incartati l’uno dentro l’altro. La donna stava piegata su di quel piccolo involucro come se fosse lei a fornirgli l’aria per respirare o fosse il salvagente sul quale il piccolo esserino era aggrappato e mentre la barca tagliava di netto quelle grandi e piccole onde, lei sommessamente bisbigliava:… “Ora, Tarek, la tua mamma ti porterà a fare un viaggio. Una cosa sento di prometterti sin da ora: sarà avventuroso e pieno zeppo di personaggi. Tu, piccolo, devi cercare di darmi ancora una volta la tua fiducia: dammela perché altrimenti non troverò più la strada che congiunge i nostri animi. Dammela, perché e’ così ingenua e pura! è lì dove voglio aggrapparmi. Ti ricordi di quella volta in cui ti ho fatto assaggiare i datteri?...ed avevo ragione!! erano dolcissimi! come quando ti ho lasciato sguazzare nello stagno dietro alla nostra piccola casa, a Leptis Magna, e tu non volevi mollare le mie vesti ormai fradice fino alla vita! Ti ricordi?...alla fine ne sei uscito rafforzato, convinto e fiducioso. Ed allora adesso la mamma ti chiede di essere coraggioso come quel giorno lì! ricordi quando poi catturammo con le mani le ranocchie gracidanti: erano buffe e spaventate! Beh, tra poco andremo a sguazzare in un nuovo stagno molto, molto più grande. Si chiama mare, Mar Mediterraneo ed è abitato da tanti pesci: grandi e piccoli. sono pesci che non vedono l'ora di poter nuotare accanto a tutti i bambini che solcano il mare; ma sai, sono troppo monelli e prepotenti e rischiano con le pinne di far male ai bimbi. Alcuni sono molto più grandi delle ranocchie del nostro stagno. Grandi quasi quanto noi! Ho anche sentito dire che mangiano molto volentieri le caramelle e tu le hai sicuramente portate con te quelle che abbiamo comprato ieri...vero!?? I bambini che saranno buoniper tutta la durata del viaggio, riceveranno un bellissimo premio da quei signori che guidano la barca. Bene Tarek, cerca di non fare capricci e lamenti. I pesci ci sorvegliano; gli squali ci osservano silenziosi. Così ti voglio, piccolo mio: un eroe che non si lascia scoprire in lacrime. Qui le battaglie non sono di certo finite! e siamo solo agli inizi. C'erano una volta tanti botti e scoppi. Le bombe sibilavano sulle nostre teste. Sembravano diventate la colonna sonora delle nostre misere vite. La nostra casa non esiste più! Ci hanno detto che il fuoco amico e quello nemico si erano accesi in un dialogo incessante quella notte, e che nessuno dei due, o tre contendenti...magari quattro litiganti...beh, nessuno voleva cedere. Mollare un solo centimetro quella terra che dovrebbe appartenere a chi l’ha creata! Ovvero a nessuno. Allora io dico: ma non bastava parlare? Non era sufficiente dirsi in faccia le proprie ragioni? Anche a brutte parole...parolacce persino avrei tollerato e finto di non sentire! anche gli improperi più biechi e scurrili. Perdonami, avrei sopportato perfino un paio di bestemmie. A me, Tarek, ancora sfugge il vero motivo per il quale ci sia bisogno di spargere tanto sangue e terrore. Non ho studiato molto. Non ho studiato affatto. Sarà forse per quello che non riesco a capire? Non è usanza, qui, tra le bambine, ma io ti comprerò tantissimi libri con disegni e fotografie e storie fantastiche affinché tu sia in grado di capire. Tu scriverai e racconterai un giorno, questa particolare avventura che stiamo per affrontare. Tu dovrai parlare e narrare agli italiani della tua terra natia, dovrai attraversare con la tua penna il foglio bianco, come fa adesso questa barca con il mare e far sentire il calore del nostro sole, la brezza che viene dal Mediterraneo, la storia della tua città. E gridare al mondo intero che siamo fatti di carne e pensiero, che eravamo un popolo sovrano! La nostra patria e' stata costruita dai romani, sai? Quindi siamo quasi parenti! Voglio portarti a Roma. Sento un legame profondo con quella città. La città eterna. Antenata e genitrice della nostra amata Leptis Magna. Spero che tu porterai negli occhi lo splendore di quei ruderi, di quei resti, le colonne, gli anfiteatri. Portalo e conservalo nel cuore Tarek, saranno le fondamenta sulle quali dovrai costruire la tua vita. C’era una volta l’Italia E la tua vita, io voglio, che sia in un paese altrettanto bello e pieno di sole. Si, la tua mamma ti porta in Italia. Ma per adesso è un segreto...shh...non dobbiamo farci sentire. Quei signori che ci faranno salire su quella barca sono stati chiari e di poche parole. Nessuna parola. Solo spintoni, mani brutali che ti afferrano e catapultano in fondo, fin quasi a farti cadere in acqua senza aver lasciato ancora Tripoli. Io la detesto, Tripoli. Quando da bimba venni qui, al mercato delle spezie e delle stoffe insieme alla nonna, mi lasciai prendere da quel vortice di profumi e colori. Iniziai a lanciare brevi occhiate intorno a me! Ero come ogni bambino del mondo, curiosa! Ricordo di aver incrociato altri occhi ma non mi sembrò così grave. Mi ritrovai strusciata e palpata da due vecchi e orribili uomini maleodoranti. Ebbi il coraggio di confessarlo alla nonna sulla via del ritorno. Ero silenziosa, così lei, che tanto mi conosceva e amava, mi chiese:”Sayra che succede? Dov'è finito il tuo entusiasmo?!”. Glielo dissi in un fiato, dove era finito. Ricevetti da lei uno sguardo pieno di sofferenza e odio. Per quel mondo che non ci avrebbe mai lasciato splendere, noi, piccoli soli di un nord Africa scomodo e per opportunisti. Mi ammonì dicendo di dimenticare. Mi fece promettere il mio silenzio:”non dovrai dirlo mai a nessuno Sayra perché tanto la colpa sarà tua. Solo tua. Sempre tua.” Nessuno mi ha più amata come la mia nonna. C'era una volta un omino. Neanche il tuo papà ha mai avuto tante premure per me. Eppure ho creduto di vedere, un tempo, il rispetto di un uomo per la sua donna, la passione pura che ti fa sentire i grilli a febbraio. Non erano grilli...era il cigolare di una rete mezza scassata sulla quale lui, il cavaliere senza macchia ma con troppa paura, mi ha presa e fatta sua. Ti ha depositato nel mio grembo. Poi, ha pensato bene di tornare nell'altra camera, dalla vecchia e più ragionevole moglie. Sai cosa? Ha fatto bene. Cosa ce ne facciamo io e te di uno cosi? Nulla!! Noi ora dobbiamo solcare i mari e le onde, dobbiamo guardarci le spalle e tenere a mente che la nostra casa siamo noi: io e te. Una donna e un bimbo di un anno. O di mille anni!...tanto hai già visto e patito. Stringiti bambino mio, stringi il mio collo, fammi sentire le tue braccine e sarò viva fino a quando sarà possibile. Fa un freddo cane. Siamo incastrati fra estranei urlanti e folli di paura. Ho visto quegli uomini con il volto coperto picchiare a sangue dei ragazzi. Gli scafisti non si fanno vedere in volto! Sono degli scarafaggi neri che non hanno neppure il coraggio di mostrarsi. Li schiaccerei, se potessi. C'era una volta un bucato che svettava piu’ di una bandiera. Il caos ci fa compagnia. mi tiene sveglia. Sto cercando di ricordare il numero del cellulare del mio papà, di mia sorella, dei miei fratelli. Ci siamo separati in un delirio di urla e raccomandazioni. Ora sono certa di aver fatto innamorare di me almeno un uomo. “Ti amerò oltre la vita, bambina” mi ha detto il mio piccolo papà. Ed io ora confondo i numeri. Perché non sono abituata a stare senza di lui, non conosco nessuno e non ho finito di stendere il bucato quando mi hanno detto “devi partire subito, fuggire da qui”. Non ho finito di preparare il cous cous. Non gli ho risposto “anch’io papà”. Non ho avuto il tempo. Sono ancora tutti lì i miei panni stesi: saranno asciutti e stanchi di sventolare solitari sotto un sole che ormai non scalda più nessuno. Sventolano come bandiere a mezz'asta alla mercé del vento straniero! Saranno da lavare di nuovo! Lo faro’ quando tornerò a casa: con acqua e sapone si smacchiano polvere e il sangue? E in questa barca, ora, devo a tutti i costi credere. Devo. Perché se metto a fuoco il legno fradicio, cigolante sotto il peso di questa massa di corpi, se guardo in basso e scorgo tutta quell'acqua già lambirmi i piedi, se immagino che quelle onde figlie di un mare inquieto e di un vento algido potranno non inghiottire questa buffa e ridicola congrega di disperati...se riesco a convincermi che tutto andrà per il meglio, saremo salvi almeno nei sogni o nelle illusioni. Non impazzirò e non odierò i miei fratelli e sorelle che abitano questo mondo come noi, ma che rispetto a noi si sono autoeletti cittadini privilegiati, si sono garantiti traversate per i mari con ogni comfort, e si pregustano il ritorno nelle loro case alla fine del viaggio. Perché il bello di ogni viaggio è proprio il ritorno, quando ritrovando i posti natii e usurati di amore e nostalgia, si riesce ad attribuire importanza a ciò che di nuovo si è veduto. Il bello è poterlo raccontare ai tuoi cari, è poter finalmente raccogliere i panni stesi e piegarli con gesti antichi e rassicuranti. Riporli poi negli armadi: sentinelle silenziose a custodia di intimità umane. E non pensare che la Tua casa, la Tua terra, i Tuoi tramonti, il Tuo cielo stellato, le persone della Tua vita, non siano più lì. Non sono dove il mondo li aveva visti vivere. Non sono da nessuna parte. Non ci sono semplicemente più, ma questa sembra essere una storia che non interessa a nessuno. C'era una volta una mamma e un bel bambino. Prova a dormire Tarek. chiudi gli occhi e infila il viso nel mio corpo assiderato. il sangue scorre caldo solo per essere pronto a scaldare te. Ninna ninna ninna o, questo bimbo a chi lo do?Li senti anche tu quei bimbi che ridono e corrono in fondo al mare? Senti?...stanno sicuramente facendo arrabbiare le mamme che li richiamano, senza più tanta convinzione. Quelle coraggiose donne, con le vesti lunghe e le pashmine colorate, gli occhi neri di kajal, le movenze timide e costrette alla discrezione da millenni. Le vedo: incantevoli sirene pronte a custodire e disciplinare le piccole creature mai approdate dall'altra parte della riva. Serve fermezza per sgridare un bambino che gioca felice, ma occorre infinito amore per convincerli che e’ giusto rimanere per sempre lì: nel fondo del mare. Bambini a pancia sotto sulla riva di una spiaggia. Perché'? Qual'è la ragione, la spiegazione? Non esiste! E' un fenomeno innaturale che non trova una spiegazione razionale. I delfini e le balene quando vanno a morire sulle spiagge è perché hanno confuso il loro percorso e gli scienziati non sanno fornire spiegazioni. Come del resto succede a me che non sono una scienziata ma una povera disgraziata su una una chiatta. Dolce Aylan, hai le sembianze di un bimbo addormentato, ma loro sanno la verità. Echi di voci disperate, sento i lamenti di anime che non trovano la pace! Dov'è la via d'uscita per incamminarsi verso il cielo? Tu riluttante Mediterraneo hai concesso una cuccia alle cagne madri che respingono i propri figli C'era una volta Mediterraneo che sputava bambini Avevi gli scarponcini nuovi e il giubbottino colorato che metteva allegria solo a guardarlo. Disse allora Mediterraneo quasi alla fine di una tempesta naturale attraverso il sibilo dei venti: “Non li voglio tutti questi bambini”. Ed arrivò Aylan pian piano, scortato dalle onde che lo spiaggiarono solitario. Mediterraneo allora urlò: “I delfini e le balene spiaggiano sulle rive. Non i bambini” C’era una volta il rumore del mare che diceva non ti voglio…non ti voglio...non ti voglio. Grazie mare, questo mi sento di dirti. Questo grande mare che li ha accettati ed ospitati tutti. Tutti quelli che lo hanno attraversato. Sei composto di particelle d'acqua e non da braccia! di alghe e non di gambe e cervelli! Dentro di te governano pesci e non uomini! Universale imbarazzante contraddizione. Lo so, ho sentito dire che in Italia non ci vogliono, anche altrove non ci vogliono! solo tu, mar Mediterraneo, ci accogli! Da lontano sei di un blu profondo ma in realtà se ti raccolgo in una mano sei semplicemente trasparente: una piccola bugia senza cambiare la storia. La trasparenza non ha odore e soprattutto non conosce dolore. Se affoghi precipitando dal Titanic ti sei guadagnato la menzione in almeno un centinaio di documentari: un film con attori bellissimi, con braccia spalancate a prua e pure una canzone commovente. Se invece, anneghi cadendo da un gozzo vecchio e fatiscente governato da scafisti inumani, non passi quasi più nemmeno tra i titoli del telegiornale. Nessun premio Oscar e niente colonna sonora. Bambino mio lasciamo che sia il mare a decidere dove andremo, dove ti lasceranno crescere. Lasciamo che sia la natura a decidere. Dormi creatura sfortunata...ecco...così: bravissimo. Sento il tuo corpo completamente abbandonato, e non percepisco più il tuo breve respiro. Magari è sommerso dal vento impetuoso. Dal mare rabbioso. Dall' Uomo impietoso. Tarek?...Tarek!!!...TAREK?!!? Ninna nanna ninna o questo bimbo non te lo do, è il piccino della sua mamma, è la speranza della vita che inganna. Maura Arpaia Copertina: Claudio Carocci