www.attac.it - Sezione Documentazione Un decennio di

Transcript

www.attac.it - Sezione Documentazione Un decennio di
pagina 1 di 9
ATTAC ITALIA - www.attac.it - Sezione Documentazione
Un decennio di sporchi trucchi
dalla Campagna Stop Esso War – www.stopessowar.org
(data di pubblicazione su www.attac.it 18 aprile 2003)
Introduzione
La decisione del Presidente Bush di ritirare gli USA dal Protocollo di Kyoto nel marzo 2001, è il risultato delle
pressioni politiche esercitate dalle potenti lobby industriali. Tra queste, una si è contraddistinta per lo sforzo
profuso nel sostenere i passi indietro fatti da Bush sulla politica energetica: da oltre un decennio, la
ExxonMobil (Esso in Europa) ha lavorato costantemente e sistematicamente per far naufragare qualsiasi
tentativo di azione internazionale finalizzata ad affrontare il problema del riscaldamento del pianeta.
Nonostante l’avversità della ExxonMobil a questo tema non sia un segreto, il nostro rapporto mostra come
questa compagnia più di altre abbia lavorato affinché i propri interessi si traducessero nell’attuale politica
statunitense, allontanando gli USA dagli accordi internazionali. Per raggiungere lo scopo non si è limitata ad
esercitare una lobby pressante sui politici ma ha anche stanziato fondi a sostegno delle organizzazioni
industriali e parte del mondo scientifico.
Frank Sprow, vice presidente della ExxonMobil, ha ammesso che le compagnie che producono ed usano
combustibili fossili come petrolio, carbone e gas hanno un diretto interesse nel risultato del dibattito sui
cambiamenti climatici. Gli interessi della ExxonMobil ammontano a circa 8 miliardi di dollari l’anno, che la
compagnia spende in operazioni estrattive per la produzione di gas, mentre non ha ancora investito un
dollaro nel settore delle energie rinnovabili. Gli studi prodotti dalle agenzie internazionali, come il comitato
scientifico dell’ONU sui cambiamenti climatici (IPCC), confermano che l’applicazione di misure internazionali
per ridurre le emissioni di gas serra potrebbero portare a benefici economici complessivi3 ,ma l’adozione di
tale strategia avrebbe un significativo impatto negativo sul valore della ExxonMobil che basa i suoi affari sulla
produzione di combustibili fossili. Per contrastare questo pericolo, la compagnia statunitense sembra essere
disposta a tutto.Nel luglio del 2001, i suoi sforzi si sono concretizzati nel fallimento dei negoziati di Bonn
sull’adozione del Protocollo di Kyoto, con il rifiuto statunitense di applicarne i principi.
All’attacco della Scienza
“La Exxon fornisce supporto a organizzazioni selezionate che verificano le strategie alternative sugli
argomenti che interessano direttamente le operazioni economiche e gli interessi della compagnia"
(dal sito web della ExxonMobil)
La campagna di disinformazione scientifica sui cambiamenti climatici e l’effetto serra organizzata dalla Exxon
risale al Maggio del 1990 con il tentativo di indebolire il testo del primo rapporto sullo stato del clima
prodotto dall’IPCC. Questo comitato è composto dai 2500 scienziati più autorevoli al mondo su questi temi
ed è stato voluto dalle Nazioni Unite nel 1988 per raccogliere le informazioni sui cambiamenti
climatici, i probabili impatti e le possibili risposte politiche. Sin dal primo rapporto, la Exxon Mobil ha
perseguito la strategia di contrapporre dati parziali e sorpassati per mettere in discussione l’esistenza del
fenomeno del riscaldamento globale ed il suo legame con l’uso dei combustibili fossili nell’intento di
contrastare il lavoro dell’IPCC. La Exxon ha anche finanziato alcuni dei più noti ricercatori che sostengono
l’inesistenza di questi fenomeni per utilizzarne le conclusioni nella campagna contro il Protocollo di Kyoto e
per creare contradditori in modo da confondere l’opinione pubblica. Non è detto che i soldi delle industrie
petrolifere abbiano influenzato le dichiarazioni di alcuni scienziati, certo è che le loro opinioni hanno trovato
un’ampia eco sui mezzi di informazione. Molto spesso la loro fama ed influenza è stata usata in maniera
impropria, sia per ciò che riguarda il contributo al dibattito scientifico internazionale sia in termini di
rappresentatività del pensiero dell’intera comunità scientifica. Scienziati con competenze in campi
completamente estranei a quelli che studiano cause e fenomeni dei cambiamenti climatici, sono stati
ingaggiati da agenzie di pubbliche relazioni per impegnarsi nella campagna contro Kyoto, in maniera da
confondere strumentalmente le opinioni personali con le tesi scientifiche.
www.exxonmobil.com/contributions/public_info.html – tutte le somme dei finanziamenti riportate in questo
testo sono state estratte da questo documento ExxonMobil – finanziamenti agli scettici Uno dei più eminenti
scettici a proposito dei cambiamenti climatici, S. Fred Singer, ha recentemente negato di aver ricevuto soldi
dall’industria dei combustibili fossili, pur nessendo stato, negli ultimi 20 anni, consulente dell’industria
petrolifera. Eppure, da documenti della Exxon6 emerge che nel 1998 la compagnia ha attribuito un
pagina 2 di 9
ATTAC ITALIA - www.attac.it - Sezione Documentazione
finanziamento di circa 10.000 dollari allo Science and Environmental Policy Project (SEPP), di cui Singer è il
presidente fondatore, ed altri 65.000 dollari alla Atlas Economic Research Foundation, che promuove e
sostiene il lavoro di Singer7. Lo stesso anno la Exxon ha dato 135.000 dollari alla Hoover Institution dopo
che la sua rivista scientifica, la Hoover Digest, aveva ospitato un articolo di Singer, ai tempi ricercatore della
fondazione. Michael J. Boskin, membro del comitato direttivo della ExxonMobil e ricercatore anziano della
Hoover Institution, ha da sempre messo in discussione l’esistenza dell’effetto serra nelle sue pubblicazioni.
Secondo il Wall Street Journal,8 la ExxonMobil ha anche finanziato il gruppo ultraconservatore ed antiambientalista Frontiers of Freedom Institute, di cui Singer è membro attivo.Singer ha da tempo avviato una
campagna contro la credibilità dell’IPCC9, arrivando perfino a mistificare dichiarazioni attribuite all’allora
presidente del comitato, Bert Bolin, in merito alle sue convinzioni sui cambiamenti climatici10. Singer è stato
anche la mente della presenza di 50 studenti repubblicani, allevati alla scuola dello scetticismo, al negoziato
sul clima tenutosi a Bonn nel 2001, per sostenerel’abbandono da parte di Bush del protocollo di Kyoto.11Altri
eminenti scienziati finanziati dalla Exxon, come Patrick Michaels, Robert Balling e Sherwood Idso, sono
veterani della campagna avviata nel 1991 dall’industria del carbone attraverso la creazione dell’ Information
Council on the Environment (ICE). Secondo i rapporti strategici prodotti per la campagna, lo scopo era quello
di riposizionare il concetto di riscaldamento globale rendendolo ipotetico e non concreto, utilizzando come
vettori di questo messaggio soprattutto la fascia maschile che generalmente non verifica le informazioni e le
donne più giovani e delle fasce più disagiate.12 Nel 1998 la Exxon ha finanziato con 15.000 dollari il Cato
Institute’s Environment and Natural Resources Programme, di cui Patrick Michaels è un ricercatore di ruolo.
Ha inoltre destinato 15.000 dollari al Pacific Research Institute for Public Policy, che ha pubblicato il libro sui
cambiamenti climatici di Robert Balling, The Heated Debate. Sherwood Idso è il consulente scientifico del
Center for the Study of Carbon Dioxide and Global Change in Arizona, che ha ricevuto circa 10.000 dollari
dalla Exxon nel 1998. Il contributo di Idso al dibattito sul clima è un video finanziato dall’industria del
carbone nel 1991, The Greening of Planet Earth, in cui si afferma che il riscaldamento globale è un bene per
l’umanità tanto da essere stato oggetto di un’udienza del Congresso degli USA 13.
I costi dell’azione contro i cambiamenti climatici: l’abuso dell’economia
Man mano che diventava sempre più difficile convincere il pubblico che il cambiamento climatico non fosse
un problema, le aziende petrolifere, e la ExxonMobil in particolare, hanno spostato la propaganda
informativa sui presunti costi dell’azione di contenimento delle emissioni. Argomento ripreso anche in Italia
dal Kyoto Club riunito a Roma lo scorso aprile. Tra gli argomenti maggiormente utilizzati come spauracchio
figurano il rischio di una terribile recessione economica, la massiccia disoccupazione e la perdita di
competitività. Nonostante i Paesi in via di sviluppo contribuiscano in minima parte alle emissioni globali di
gas serra, mentre gli USA da soli sono responsabili di un quarto del totale, la ExxonMobil, ed il Presidente
Bush, continuano a sostenere che questi Paesi debbano sottostare agli stessi accordi vincolanti stabiliti per i
paesi industrializzati. Al contempo, la Exxon cerca di convincere gli stessi Paesi a rigettare misure di tutela
ambientale sostenendo che potrebbero strangolarne la crescita produttiva14 per gli elevati costi che
dovrebbero affrontare applicando politiche di riduzione della CO2.
Gruppi prima linea
La maggior parte del lavoro svolto dalla Exxon per far fallire i negoziati sul clima è stato portato avanti con la
copertura di organizzazioni lobbistiche dell’industria del settore energetico. Dal 1990, questa rete di
organizzazioni ha fatto di tutto per screditare le evidenze scientifiche e le previsioni economiche portando i
negoziati governativi ad un punto di stallo. Oltre a condurre una propria campagna sul clima partecipando a
dibattiti pubblici e rilasciando informazioni alla stampa, la ExxonMobil è stata ed è tuttora parte di molte
organizzazioni che ha contribuito a finanziare affinché potessero portare avanti campagne di disinformazione
e propaganda industriale . Questi gruppi hanno lavorato duramente per screditare le evidenze scientifiche e
per
strumentalizzare
gli
aspetti
economici
negativi
legati
alla
tutela
del
clima.
GCC – Global Climate Coalition
Nato nel 1989, il GCC è il gruppo più agguerrito nel combattere gli impegni per la riduzione dei gas serra. Ha
attaccato frontalmente gli accordi internazionali sul clima con una campagna di disinformazione
multimilionaria. Sia la Exxon che la Mobil erano membri del direttivo del GCC. Tra il 1999 ed il 2000,
seguendo l’esempio della BP che aveva lasciato la coalizione nel 1997 sostenendo che i cambiamenti climatici
richiedevamo un’azione urgente, la Ford, la Texaco la General Motors e molte altre compagnie hanno ritirato
la loro adesione. La Exxon è stata l’ultima a lasciare la coalizione e solo dopo che la GCC aveva decretato
pagina 3 di 9
ATTAC ITALIA - www.attac.it - Sezione Documentazione
l’ineleggibilità di rappresentanti dell’industria. Nel gennaio del 2002, il GCC ha annunciato lo scioglimento per
aver esaurito la propria missione.
API – American Petroleum Institute
La ExxonMobil sostiene economicamente l’ API e suoi rappresentanti siedono nel consiglio direttivo. Lee
Raymond, amministratore delegato della ExxonMobil, è anche presidente del consiglio direttivo dell’ API e
dell’Executive and Policy Committee, incarico già ricoperto tra il 1995 e il 199717. Il vice presidente USA Dick
Cheney è stato membro del comitato direttivo fino a poco tempo fa.
ICC – International Chamber of Commerce
Si tratta di un gruppo lobbistico che è stato particolarmente attivo nel corso della riunione delle parti
contraenti di Kyoto tenutasi a La Hague nel novembre 2000. Brian Flannery, consulente scientifico della
ExxonMobil è uno dei principali portavoce del gruppo.
IPIECA – International Petroleum Industry Environmental Conservation Association
Exxon e Mobil erano membri dell’ IPIECA nel 1996 quando cercarono di influenzare gli incontri sul clima
paventando il disastro economico. La ExxonMobil è ancora membro dell’associazione.
BRT – US Business Round Table
Il BRT è costituito da oltre 200 amministratori delegati di altrettante grandi aziende, inclusa la ExxonMobil.
L’agenda che propone per affrontare i cambiamenti climatici include l’impegno dei PVS, accordi volontari per
l’industria, politiche flessibili e permessi di emissione commercializzabili tra paesi, mentre tassazione e misure
di abbattimento delle emissioni sono fortemente osteggiate. La posizione assunta sin dal 1997 recita “ci si
deve opporre ad una politica sui cambiamenti climatici che non coinvolga tutti i paesi.
GCIP – Global Climate Information Project
Con l’avvicinarsi dell’incontro di Kyoto del 1997, la coalizione industriale ha condotto una campagna
pubblicitaria del valore di 13 milioni di dollari sui giornali e le radio nazionali e locali. I finanziamenti sono
stati garantiti dall’ API quando Lee Raymond era presidente del GCC.
USCIB – US Council on International Business
La ExxonMobil è membro di questo gruppo lobbistico che ha attivamente sostenuto il rifiuto del Protocollo di
Kyoto da parte di Bush.
Un decennio di sporchi trucchi
1990
Nel corso della stesura del primo rapporto dell’IPCC, Brian Flannery, capo dei consulenti scientifici della
Exxon e navigato lobbista, criticò la raccomandazione di tagliare il 60%-80% delle emissioni di CO2
sostenendo l’inesistenza di certezze sul comportamento del carbonio nel sistema climatico. Pur se le sue
osservazioni non raccolsero consensi, insistette affinché il sommario del rapporto contenesse una
dichiarazione circa l’incertezza scientifica del fenomeno, vista l’ampia gamma di risultati dei modelli. Il suo
sforzo fu vano dal momento che il sommario riportò che le emissioni di gas serra agli attuali ritmi
incrementeranno con certezza il riscaldamento globale.
1992
La Convenzione Quadro sui Cambiamenti Climatici (United Nations Framework Convention on Climate
Change - UNFCCC) è stata adottata a Rio de Janeiro nel 1992 da 154 paesi , inclusi gli USA, che si
impegnarono a tenere conto dei cambiamenti climatici nelle loro politiche e di rendere pubbliche le misure
prese in tal senso. L’accordo riconosce ai PVS un diritto temporaneo all’aumento delle emissioni e impegna i
paesi responsabili per l’80% delle emissioni di gas serra, quelli industrializzati, a ridurre le emissioni per
primi. Questa è la ragione per cui ai PVS non sono state ancora assegnate quote di riduzione nell’ambito del
Protocollo di Kyoto. Da quest’anno, il GCC è ricorso a scienziati scettici sui cambiamenti climatici come
Patrick Michaels, Robert Balling e Fred Singer (tutti parzialmente finanziati dalla Exxon)chiamati come
“esperti” nel corso di conferenze stampa convocate per minare la credibilità scientifica delle conclusioni dell’
IPCC.
pagina 4 di 9
ATTAC ITALIA - www.attac.it - Sezione Documentazione
1994
Il GCC ha ingaggiato un’agenzia di pubbliche relazioni per organizzare un tour mediatico di una delle voci più
rappresentative contro i cambiamenti climatici, Sallie Baliunas. Con il George C Marshall Institute, Baliunas
ha pubblicato diversi rapporti che cercano di provare che le attività umane, come l’utilizzo di combustibili
fossili, non hanno alcuna influenza sui cambiamenti climatici e che le evidenze scientifiche non
presuppongono pericolose influenze sul climai21 e non giustificano pertanto alcuna misura restrittiva sulle
emissioni di gas serra. Baliunas è però un’astrofisica, non una climatologa ed inoltre i suoi rapporti non sono
stati sottoposti ad alcuna verifica da parte di altri ricercatori prima della loro pubblicazione.
1995
Il GCC ha sponsorizzato e distribuito un rapporto di un’agenzia privata di previsioni meteorologiche, la AccuWeather, per confutare le conclusioni di uno studio fondamentale del National Climatic Data Center
statunitense che ha documentato il legame tra gli eventi atmosferici estremi e i cambiamenti climatici negli
USA nel corso dell’ultimo ventennio. Lo studio della Accu-Weather metteva in discussione il numero degli
eventi estremi presi in considerazione e limitava la propria valutazione ai dati di tre sole città degli USA.
Nonostante lo studio fosse scientificamente insostenibile, ha ottenuto una considerevole attenzione da parte
dei mass- media al momento della sua divulgazione da parte del GCC. Il secondo rapporto dell’IPCC fu
rilasciato nel dicembre del 1995 e concludeva che le attuali conoscenze indicano l’esistenza dell’influenza
umana sul clima globale e che riduzioni significative nelle emissioni nette di gas serra sono tecnicamente ed
economicamente possibili. Il GCC ha anche cercato d’infamare uno scienziato dell’IPCC, il dottor Benjamin
Santer, accusato di aver alterato, segretamente e in modo sostanziale, il rapporto del 1995. I suoi colleghi si
schierarono
subito
in
difesa
di
Santer
e
confermarono
l’infondatezza di simili insinuazioni.
1996
L’API ha commissionato e pagato la realizzazione di un modello economico per stimare i costi della riduzione
delle emissioni di gas serra. Il modello, sviluppato da un’ azienda consulente, la Charles River Associates, ha
previsto che qualsiasi forma di impegno vincolante nel settore delle emissioni entro il prossimo decennio
avrebbe provocato cospicui costi. Questo modello non ha ovviamente incluso i costi economici dell’inerzia,
per non parlare di quelli umani ed ambientali, o dell’ulteriore rinvio di azioni sulla protezione del clima ed ha
ignorato il fatto che la promozione delle energie rinnovabili porterebbe alla creazione di un nuovo mercato e
alla creazione di nuovi posti di lavoro. L’autore del modello, David Montgomery, ha parlato ad una riunione
organizzata dal Council for International Business degli USA e presieduta dal presidente della International
Chamber of Commerce (entrambe istituzioni tra cui membri figura anche la ExxonMobil) e alla riunione sui
negoziati sul clima di Ginevra nel dicembre del 1996. Le sue dichiarazioni sono state riprese più volte nel
corso dell’anno ogni qualvolta si parlasse di cambiamenti climatici. All’incontro sui colloqui sul clima del
dicembre del ’96, l’IPIECA ha fatto circolare un documento che concludeva: ‘le proposte correnti per
un’immediata riduzione delle emissioni (10-20 anni) nei paesi industrializzati, che prevedono tagli all’uso dei
combustibili fossili per la produzione energetica, porterebbero un consistente aumento dei costi che
inibirebbero lo sviluppo economico ed avrebbero un impatto negativo sul commercio, gli investimenti, la
competitività, l’occupazione e gli stili di vita.. La Exxon e la Mobil erano entrambi membri dell’associazione a
quel tempo.
Entro la fine del 1996, la posizione dell’amministrazione Clinton sui cambiamenti climatici ha cominciato ad
assumere i connotati di un’ eco delle posizioni di Montgomery e delle lobby industriali: ‘Ribadiamo che
obiettivi a breve termine (prima del 2010) sono irrealizzabili e noi non possiamo accettarli. Obiettivi a così
breve scadenza costituirebbero un onere non necessario per la crescita economica e lo sviluppo dell’intero
paese.
1996 – l’inizio della speciale relazione tra la Exxon e il Presidente Bush
La relazione tra George W Bush e la Exxon è cominciata quando il presidente era Governatore del Texas e la
Exxon era in prima linea per contrastare la legislazione ambientale sulle emissioni in atmosfera. A quei tempi
Bush subiva le forti pressioni delle associazioni ambientaliste che chiedevano la rimozione della clausola
contenuta nel testo della legislazione dello stato dal 1971, che escludeva dai controlli ambientali gli impianti
più vecchi, responsabili del 30% delle emissioni atmosferiche industriali. Vedendo l’opportunità di rifarsi
pagina 5 di 9
ATTAC ITALIA - www.attac.it - Sezione Documentazione
un’immagine in occasione delle imminenti elezioni presidenziali ma senza disturbare gli interessi dei suoi
vecchi colleghi dell’industria petrolifera, Bush chiese a due manager, V.G. Baghini della Marathon Oil
Company e Ansel Condray della Exxon USA, di redigere un programma cucito sugli interessi delle industrie
coinvolte. Baghini, Condray e il responsabile per i temi ambientali di Bush si riunirono in segreto nei primi 6
mesi del 1997 per mettere a punto una proposta legislativa che non li danneggiasse. Il prodotto finale fu uno
schema totalmente volontario che è diventato legge nel 1999, dopo una rapida consultazione pubblica.
L’antagonista di Bush alle elezioni da governatore del 1998, Garry Mauro, commentò: “Bush ha aperto una
falla legislativa tanto larga che questi inquinatori possono passarci attraverso in Cadillac. Bush invece
dichiarò diaver raggiunto un ottimo risultato ambientale senza la necessità di imporre leggi restrittive.
Esattamente la stessa politica che proporrà qualche anno dopo per depotenziare il Protocollo di Kyoto che
prevede obiettivi di riduzione vincolanti.
Nel gennaio del 1998, nel corso di una conferenza stampa congiunta con Ansel Condray, Bush dichiarò che
già 26 aziende avevano volontariamente aderito al suo Clean Air Programme.32 Alla fine dell’anno, però,
solo tre compagnie avevano ridotto le loro emissioni, circa un sesto di quanto promesso.
Ansel Condray è oggi a capo della Esso UK.
1997
Nel febbraio, 2000 economisti di fama, fra cui 6 premi Nobel firmarono un documento in cui si affermava che
molte delle potenziali politiche di protezione del clima avrebbero potuto rallentare i cambiamenti in atto
senza alterare il modello di vita statunitense e che le stesse misure avrebbero portato, nel lungo periodo, ad
un miglioramento della produttività. Per questi motivi chiesero al Governo USA di svolgere un ruolo trainante
nei negoziati di Kyoto.
Il voto del senato
L’argomento che la ExxonMobil utilizza continuamente per provare che le sue affermazioni sono legittime dal
punto di vista economico e che rispecchiano quelle del governo statunitense, è la Risoluzione 98, presentata
dai senatori Hagel e Byrd, e passata al Senato nel 1997 con 95 voti a favore e 0 contrari in cui si
raccomanda agli USA di non firmare accordi internazionali in assenza di specifici impegni vincolanti
per i PVS. Ma uno sguardo più attento del contesto politico al momento della votazione rivela una larga
azione di pressione esercitata dai gruppi lobbisti con a capo la Mobil e la Exxon in favore della risoluzione ed
un forte legame tra il Presidente delle Relazioni Estere del senato, Chuck Hagel, e l’industria petrolifera. Nel
giugno del 1997 la Mobil comprò intere pagine su diversi giornali statunitensi subito prima della discussione
della risoluzione al Senato sostenendo che ‘Al posto di obbiettivi rigidi e scadenze temporali, i governi
dovrebbero considerare alternative …incoraggiare le iniziative volontarie.’ Si enfatizzava inoltre, l’imminenza
del voto al Senato concludendo: ‘Entro l’inizio del prossimo secolo i PVS saranno i maggiori responsabili delle
emissioni. E’ per questo che è importante che tutti partecipino a risolvere il problema nel breve periodo.
Dopo il voto, altre pagine pubblicitarie furono pubblicate a sostegno dell’iniziativa del Senato enfatizzando,
ancora una volta ‘seri rischi per l’economia degli USA’ e che ‘quando il Congresso si esprime con tanta forza,
la pubblica opinione americana ed il Governo non possono ignorarlo’.
La Mobil diede a Chuck Hagel circa 5.000 dollari per la campagna elettorale del 1997-1998, la donazione più
consistente assegnata dall’azienda ad un singolo candidato. Nello stesso periodo, , William O’Keefe,
Presidente del GCC, diede ad Hagel 2000 dollari, la cifra massima consentita per le donazioni a favore di
singoli. L’API firmò un annuncio pubblicitario sui quotidiani americani il 23 giugno del 1997, nei giorni
precedenti il voto al senato, indirizzato al Presidente Clinton ribadendo il proprio sostegno alla risoluzione
anti-Kyoto proposta da Byrd e Hagel.38 Hagel aveva legami stretti con l’API a quel tempo e parlò alla
conferenza dell’Istituto nel novembre di quell’anno, subito prima di Lee Raymond, il quale sostenne la
proposta di Hagel nel suo discorso ai convenuti.
Il BRT ha condotto una campagna pubblicitaria del valore di 1 milione di dollari sui cambiamenti climatici nel
giugno del 1997, in cui si chiedeva agli amministratori USA di non impegnarsi in accordi internazionali senza
prima averne compreso fino in fondo le possibili conseguenze.Tra gli annunci anche due intere pagine sul
Wall Street Journal ed il Washington Post firmate da Exxon e Mobil.40 Il BRT inviò anche una lettera a Chuck
Hagel l’8 luglio del 1997, a sostegno dell’imminente risoluzione del senato sostenendo che “le prove
scientifiche dei cambiamenti climatici sono tutt’altro che sufficienti.
pagina 6 di 9
ATTAC ITALIA - www.attac.it - Sezione Documentazione
Dopo il voto del Senato, il GCIP avviò una campagna pubblicitaria del valore di 13 milioni di dollari sulla
stampa nazionale e radio e tv locali, sponsorizzata dall’API, ai tempi in cui il suo presidente era Lee
Raymond, e dal GCC. In vista dell’incontro di Kyoto, gli annunci pubblicitari sostenevano che ‘Il trattato
dell’ONU sui cambiamenti climatici non è globale e non funzionerà’ e che ‘gli americani pagheranno circa 50
centesimi di dollaro in più ogni 2 litri di carburante’. Nell’ottobre del 1997, Lee Raymond, amministratore
delegato della Exxon, chiese ai rappresentanti dei governi asiatici presenti al congresso mondiale sul petrolio
che si teneva nel Beijing, di continuare l’opposizione a qualsiasi forma di regolazione delle emissioni almeno
per i prossimi vent’anni. Pur avendo in precedenza sostenuto che la mancanza di partecipazione al
programma internazionale dei PVS era sleale nei confronti degli USA. Raymond minacciò che un eventuale
sostegno delle misure vincolanti sulle emissioni da parte dei PVS, avrebbe pregiudicato gli investimenti
statunitensi in quei paesi: ‘Sarebbe infatti tragico se la gente di questa regione fosse privata dell’opportunità
di svilupparsi nella prosperità per l’applicazione di errate restrizioni e regolamenti.’
Sostenendo che ‘il caso del riscaldamento globale è ancora ben lontano dall’essere chiuso,’ Raymond si curò
anche di diffondere l’agghiacciante previsione per cui la riduzione delle emissioni avrebbe comportato ‘il
razionamento dell’energia, amministrata da una vasta burocrazia internazionale di cui nessuno è
responsabile.’ Suggerendo contemporaneamente che gli USA non avrebbero dovuto prendere
impegni per la riduzione delle emissioni in assenza dell’adesione dei PVS e che questi non avrebbero dovuto
prendere eguali impegni per evitare di perdere i finanziamenti esteri, l'unica via d’uscita rimasta era quindi
quella di non agire. A novembre, Raymond suggeriva: ‘Mentre la petrofobia sembra ovviamente irrazionale a
tutti noi, non possiamo dare per scontato che scompaia senza un nostro diligente sforzo per cancellarla.’
Nel corso dei negoziati di Kyoto nel dicembre 1997 il GCC produsse un documento per la stampa in cui si
sosteneva che: ‘I danni economici (di Kyoto) potrebbero svuotare le tasche degli americani, portare alla
perdita di milioni di posti lavoro, aumentare i costi di carburanti, alimenti e riscaldamento’. Il GCC affermò
che la sovranità stessa degli USA sarebbe stata a rischio e che ‘I negoziati conferiscono ad un organismo
dell’ONU, dominato dai PVS, una licenza permanente sul controllo della crescita economica statunitense,
senza che sia richiesta la ratifica del Senato e in assenza di una legiferazione nazionale. Alla conclusione
della terza riunione delle parti contraenti del Protocollo di Kyoto (COP3) nel 1997 fu stabilito che i paesi
industrializzati avrebbero operato un taglio delle emissioni di gas serra pari al 5% rispetto a quelle del 1990
entro il periodo 2008-2012.
1998
Il GCIP comperò un’intera pagina del Washington Post nel Marzo del 1998, subito dopo l’apertura della
riunione del protocollo di Kyoto per la ratifica da parte delle parti contraenti. Il testo del messaggio
pubblicitario faceva ancora una volta riferimento al voto del Senato dichiarando: ‘Ora che 95 Senatori hanno
alzato la loro mano, il Presidente alzi la sua’. Sotto il testo capeggiava la foto di un pollice verso. Nell’aprile
del 1998 la Exxon partecipò alla pianificazione di un’offensiva basata su una campagna di comunicazione del
valore di 7 milioni di dollari e affidata all’API che lanciò il Global Climate Science Communications Action
Plan. Lo scopo del programma era quello di fornire alla pubblica opinione una percezione di incertezza sulle
conclusioni relative ai cambiamenti climatici poco prima dell’apertura del negoziato di Buenos Aires che si
sarebbe tenuto nel mese di novembre. Il piano si prefiggeva tre obbiettivi principali:
•
•
•
Spiegare e convincere i cittadini delle classi medie dell’ incertezza dei cambiamenti climatici, facendone
ambasciatori più influenti di chi proponeva le leggi sulle emissioni di gas serra;
Far capire e allineare la classe dirigente industriale sulle incertezze della scienza dei cambiamenti
climatici, facend ancheo di essi ambasciatori più influenti di chi proponeva le leggi sulle emissioni di gas
serra;
Far sì che chi promuove il protocollo di Kyoto sulla base di conclusioni scientifiche opinabili, venga
percepito come irrealistico.’
Parte della strategia fu di coordinare ‘un’approfondita critica scientifica delle ricerche prese in esame
dall’IPCC e delle conclusioni tratte’ consegnando ai politici lo strumento per sollevare ‘tali seri dubbi sulle basi
scientifiche del Trattato che i politici statunitensi rifiuteranno di accettarlo sia prevenendo progressi nel
dibattito a Buenos Aires sia attraverso altri strumenti’. Questo programma si sarebbe avvalso di 5 esperti
“indipendenti”, “nuove facce senza una lunga storia di visibilità nel dibattito dei cambiamenti climatici” che
pagina 7 di 9
ATTAC ITALIA - www.attac.it - Sezione Documentazione
avrebbero partecipato ai dibattiti attraverso i mezzi mediatici. L’API voleva ‘massimizzare il
riscontro delle teorie scientifiche più coincidenti con le nostre, sul Congresso, i mezzi d’informazione ed i
soggetti che rappresentano una platea influente ’ e senza vergogna ha ammesso che si sarebbe rivolta
innanzi tutto ad insegnanti e studenti al fine di ‘iniziare ad erigere barriere contro ulteriori sforzi futuri di
imporre misure restrittive come quelle di Kyoto.’ Nel giugno del 1998, ai lavori preparatori della COP di Bonn,
il GCC distribuì degli opuscoli ai diplomatici intitolati Climate change: the case against scientific certainty
(Cambiamenti climatici: uno studio contro le certezze scientifiche). Al suo interno si leggeva: ‘Mentre è certo
che il Protocollo imporrà enormi oneri all’economia americana, non ci sono certezze scientifiche che le
attività umane influenzino i cambiamenti climatici’
2000
Una pagina pubblicitaria della ExxonMobil comparsa nel marzo 2000 sul New York Times diffondeva errate
interpretazioni di un rapporto pubblicato dal National Research Council statunitense, lasciando intendere che
riconoscesse l’incertezza scientifica dei cambiamenti climatici. Le dichiarazioni della Exxon sono state
interamente screditate dai documenti dell’ IPCC. Uno degli studi a cui si fa riferimento nella pubblicità della
ExxonMobil, e usato da Lee Raymond nel maggio del 2000 nel suo intervento indirizzato agli azionisti della
compagnia, era costituito da dati sulla temperatura del Mar dei Sargassi, usati per dimostrare che il
riscaldamento globale non era un fenomeno diffuso ovunque. Successivamente, l’autore dello studio in
questione dichiarò: ‘Io credo che la ExxonMobil abbia mal interpretato i dati forniti e penso che la cosa triste
sia che una compagnia con le risorse della ExxonMobil manipoli i dati per interessi politici’. Nello stesso
incontro, Raymond mise in dubbio il consenso scientifico citando una petizione firmata da ’17.000 scienziati’
che non ritenevano reale il fenomeno del riscaldamento globale. La stessa petizione è stata screditata due
anni dopo sui massmedia americani quando fu scoperto che non era stata affatto organizzata dagli scienziati
del settore né che proveniva, come si lasciava intendere, dalla prestigiosa National Academy of Sciences,
tanto che alcuni degli “scienziati” esistevano come esistono i personaggi delle fiction televisive. L’abitudine
ad usare tali dubbie fonti scientifiche ha portato la Exxon a scrivere, in un rapporto sui cambiamenti climatici
che: ‘non abbiamo sufficienti dati per fare previsioni realistiche sui cambiamenti climatici o che giustifichino
azioni drastiche. Alcuni rapporti pubblicati sui mass- media legano gli eventi meteo climatici estremi al
fenomeno, ma gli esperti non riconoscono questo legame.’ Inoltre, la Exxon rifiuta di riconoscere le
responsabilità dell’industria dei combustibili fossili ed i cambiamenti climatici sostenendo che: ‘la scienza non
può al momento confermare l’ipotesi che i combustibili fossili hanno portato ad un significativo riscaldamento
globale.’ Alla COP 6 de La Hague nel Novembre del 2000 si sarebbe dovuto discutere di quali meccanismi
d’azione si dovevano prevedere per raggiungere il taglio delle emissioni, come deciso già due anni prima nel
corso dei negoziati di Buenos Aires. Uno dei gruppi di pressione politica più visibili fu l’ ICC, che
comprendeva oltre 100 lobbisti . Oltre a promuovere sé stessa come ambientalmente responsabile, ha
lavorato alacremente per prevenire qualsiasi decisione che fosse vincolante per le aziende promuovendo al
contempo solo gli accordi volontari e l’uso illimitato degli strumenti di mercato contenuti nel Protocollo.
Richard McCormick, Vice Presidente dell’ICC mise in guardia durante il negoziato contro la possibilità che si
arrivasse a prendere “decisioni affrettate che possono sembrare buone a prima vista e che potrebbero
causare un drammatico e costoso cambiamento nel modo in cui i paesi industrializzati usano l’energia’. Uno
dei portavoce più attivi dell’ICC nel corso della COP 6 fu Brian Flannery, capo dei consulenti scientifici di
ExxonMobil. Vestendo due cappelli diversi, Flannery da una parte propagandava i vantaggi ambientali delle
scelte di mercato a nome dell’ICC e dall’altra difendeva gli interessi industriali quando parlava come lobbista
della ExxonMobil. In una intervista all’ Earth Times dichiarò: ‘La ExxonMobil è fermamente contraria al
Protocollo di Kyoto …. si ottiene poco e costa troppo’ e che la riduzione delle emissioni è inapplicabile: ‘In
futuro ci sarà sempre più bisogno di aumentare le forniture elettriche per far fronte alla crescente domanda,
per esempio per Internet e l’ ‘e’ economy.’
L’incontro de La Hague fallì con il rifiuto della delegazione statunitense di trovare un compromesso in merito
alla propria richiesta di usare i serbatoi di carbonio (carbon sinks) per raggiungere la quota di riduzione delle
emissioni assegnata agli USA. La campagna elettorale di Bush per le elezioni presidenziali che si svolsero nel
novembre
successivo
fu
sostenuta
massicciamente
dalla
lobby
dell’industria
estrattiva
del paese. La Exxon stanziò più di ogni altra azienda petrolifera concedendo oltre 1 milione di dollari ai
Repubblicani, che, ai quali fu destinato l’89% del totale dei fondi elettorali elargiti dalla compagnia.
pagina 8 di 9
ATTAC ITALIA - www.attac.it - Sezione Documentazione
2001
Tra il gennaio ed il febbraio del 2001 l’ IPCC ha preparato la bozza del suo terzo rapporto, in cui è ribadita
l’esistenza di ‘ nuove e più forti evidenze che la maggior parte dei fenomeni di riscaldamento globale
osservati negli ultimi 50 anni sia attribuibile alle attività umane’.56 La stima del livello di crescita della
temperatura attesa per il prossimo secolo è il doppio delle prime previsioni dell’IPCC del 1995.
L’ IPCC ha anche confermato che ‘usando le tecnologie già disponibili, tra il 2010 ed il 2020 le emissioni
globali di gas serra potrebbero essere ridotte al di sotto dei livelli del 2000. Il 50% di questo obiettivo può
essere raggiunto portando a vantaggi economici e per la restante parte senza costi aggiuntivi’
L’Era Bush
Nel momento in cui Bush presentò il suo Gabinetto, fu chiaro che oltre metà del suo staff, compreso il suo
vice Dick Cheney, provenivano da compagnie dell’industria petrolifera. Il sottosegretario per gli Affari
Economici e il Dipartimento del Commercio, Kathleen Cooper, è stata capo del dipartimento economico della
Exxon. Due giorni prima dell’inaugurazione della Presidenza Bush, la Exxon pubblicò un annuncio
pubblicitario sulla stampa americana sottolineando le sue raccomandazioni per ‘una politica energetica per la
nuova amministrazione’ tenuto conto che ‘l’irrealistico ed economicamente penalizzante processo avviato a
Kyoto deve essere ripensato.’ Un più recente annuncio dichiarava che ‘ adottare il Protocollo di Kyoto
sarebbe un serio errore’. Entro pochi giorni dall’insediamento del Presidente Bush alla Casa Bianca, la Exxon
inviò un fax che conteneva la lista degli scienziati di cui si richiedeva la rimozione dai negoziati internazionali
sul clima. In cima alla lista c’era il dottor Robert Watson, un rispettato climatologo della NASA presidente a
titolo gratuito dell’IPCC da oltre 6 anni e portavoce del gruppo di scienziati che ha sostenuto il legame tra
l’utilizzo di combustibili fossili ed i cambiamenti climatici. Il, fax inviato da Arthur G. Randol III, consulente
ambientale della ExxonMobil, era preceduto da un commento con cui annunciava un’imminente telefonata
‘per discutere della composizione del gruppo di scienziati statunitensi che meglio avrebbero potuto
rappresentare gli orientamenti dell’Amministrazione Bush’.Randol continuava chiedendo specificamente: ‘Può
Watson essere sostituito su richiesta degli USA?’ Come era facile prevedere, l’amministrazione statunitense
non ricandidò Watson il quale è stato definitivamente rimosso dall’ IPCC nell’aprile del 2002.
A seguito del messaggio di Bush del marzo 2001 in cui annunciava l’opposizione formale a Kyoto,
l’amministratore delegato dell’ API scrisse una lettera di sostegno e congratulazioni al deputato Joe Burton,
presidente del sottocomitato dell’Energy and Air Quality, ringraziandolo per il suo forte impegno affinché si
raggiungesse questo obiettivo. Il 26 Marzo l’API era stata interpellata da Barton per ottenerne un’opinione
sullo stato dei negoziati internazionali sul clima, appena pochi giorni prima dell’annuncio di Bush. La lettera
ripeteva i soliti argomenti di scetticismo per Kyoto (implicazioni economiche, mancanza di partecipazione dei
PVS) ed il taglio dell’intervento riprendeva tanto il linguaggio usato da Bush che quello della Exxon. Come la
ExxonMobil, anche l’API invoca maggiore ricerca per ridurre ‘le differenze e le incertezze scientifiche che
ancora
circondano
il
reale
impatto
delle
attività
umane
sul
clima’.
La ExxonMobil è anche membro del gruppo lobbistico USCIB, che ha ampiamente sostenuto le decisioni di
Bush. In una lettera a lui indirizzata l’11 aprile del 2001 si chiede che ‘L’amministrazione statunitense decida
al più presto un piano strategico per evitare gli irrealistici obiettivi di Kyoto, le sue scadenze temporali e la
mancanza di partecipazione dei PVS’. Nel settembre del 2001, la bozza del rapporto finale dell’
Intergovernmental Panel on Climate Change conteneva la frase:: ‘Il sistema climatico terrestre è cambiato in
maniera dimostrabile sia su scala globale che regionale rispetto all’era preindustriale, ed alcuni di questi
cambiamenti sono attribuibili all’uomo’. Nonostante le forti pressioni fatte dalla Esso per eliminare
quest’ultima parte delle conclusioni, l’IPCC ha addirittura rafforzato il proprio convincimento che i
cambiamenti più recenti siano attribuibili principalmente all’utilizzo di combustibili fossili.
L’Istituto petrolifero americano ha svolto un ruolo leader nella stesura del recente piano energetico degli USA
all’interno del gruppo di lavoro appositamente creato dal vicepresidente, Dick Cheney. La ExxonMobil ha
ammesso, sotto pressione dei media americani, di essere stata coinvolta nella stesura del piano ed è emerso
almeno un incontro diretto tra Lee Raymond e l’ufficio del vice presidente. Non sorprende, quindi, che il
Piano Energetico, presentato nel maggio 2001, suggerisca di costruire nuove strutture per l’estrazione del
petrolio e del gas, consentendo alle compagnie di eseguire prospezioni anche in aree attualmente sotto
protezione naturalistica, senza parlare del nuovo impulso dato a carbone e nucleare.
2002
Il 22 gennaio Lee Raymond, è stato ospite del Primo Ministro britannico Tony Blair, con cui ha passato oltre
pagina 9 di 9
ATTAC ITALIA - www.attac.it - Sezione Documentazione
un’ora nella residenza di Downing Street. Un alto funzionario del governo ha successivamente spiegato al
quotidiano The Guardian che la visita di Raymond era intesa a persuadere l’Inghilterra a sostenere la politica
energetica di Bush come alternativa a Kyoto.
Nell’ottobre 2001, il signor Rene Dahan, Vice Presidente della ExxonMobil, redasse il tanto atteso piano
alternativo del governo americano a Kyoto "non sarà sostanzialmente differente da quello che avete finora
sentito da noi ". Nel Febbraio 2002 George Bush svelò il suo piano che rispecchiava fedelmente la posizione
della Exxon sulla politica dei cambiamenti climatici. L’approccio di Bush è basato interamente su atti volontari
che porteranno ad un aumento delle emissioni di gas serra pari a circa il 29% dei livelli del 1990. Dopo il
successo ottenuto con il ritiro statunitense dal protocollo di Kyoto, la ExxonMobil sta ora esercitando le sue
pressioni sul Canada. Nel marzo del 2002, Bob B. Peterson, presidente ed amministratore dell’ Imperial Oil,
sussidiaria della ExxonMobil in Canada, ha dichiarato alla stampa nazionale: "Kyoto è un’entità economica
che non ha niente a che vedere con l’ambiente. Ha a che fare con il commercio mondiale e con uno schema
di benessere tra i paesi industrializzati e quelli in via di sviluppo. E tutto è stato confezionato in forma di
azioni per l’ambiente, la cosa più sbalorditiva che abbia mai sentito."
Conclusioni
178 paesi sono d’accordo per decisioni vincolanti in merito al taglio delle emissioni in atmosfera. Se oggi gli
USA rifiutano di prendere parte in ogni modo al Protocollo di Kyoto, la responsabilità maggiore è
individuabile nell’operato della ExxonMobil su cui grava l’indebolimento dell’unico strumento internazionale
che riguarda il riscaldamento globale. Non solo le sue attività quotidiane contribuiscono a peggiorare la
situazione, ma la ExxonMobil è stata anche la più attiva ad impedire qualsiasi misura concreta per rallentare
il fenomeno dei cambiamenti climatici. Come ha notato il The Economist, la ExxonMobil in qualità di più
grande compagnia petrolifera nel mondo ‘è la più potente voce dissenziente sui cambiamenti climatici’.
L’influenza che la compagnia ha sul presidente Bush non deve essere sottostimanta. Mentre Bush continua a
dichiarare di voler guidare il mondo sui cambiamenti climatici, è chiaro che è lui stesso ad essere guidato
dalla ExxonMobil, che ha, in effetti, sia scritto che finanziato il suo programma politico.