Mia madre mi ha detto: «O., non dire niente, noi

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Mia madre mi ha detto: «O., non dire niente, noi
Mia madre mi ha detto: «O., non dire niente, noi facciamo così». La storia di O.
Da quanto tempo sei arrivata in Italia e come?
Mi chiamo O. vengo dalla Romania, ho 43 anni e sono arrivata nel 2004 con una macchina perché non avevo i soldi per
fare il viaggio. Desideravo tanto venire in Italia (si commuove) e mio fratello in realtà aveva i soldi ma io non volevo
chiederli a lui perché lui mi diceva «se, tu vai in Italia e non trovi lavoro, poi come fai a ridarmeli?». Costava 250 euro,
erano tanti soldi in Romania setto-otto anni fa quando sono arrivata io. Poi mia madre ha pensato così, mi ha detto «O.
non devi dire niente, noi facciamo così»... Avevamo tanto mais, mangime per animali, e lei ha detto «andiamo al
mercato, vendiamo tutto il mais e facciamo i soldi e tu vai in Italia. Io voglio vivere pensando che tu riesci ad arrivare in
Italia e a stare bene». Ho aspettato un'altra settimana perché il ragazzo che doveva farmi fare il viaggio è arrivato quando
io non avevo ancora tutti i soldi e gli ho detto che se mi aspettava glieli davo tutti. Lui ha aspettato. Ho venduto tutto il
mais ho fatto i 250 euro e sono andata.
Ma chi era questo ragazzo?
Era un romeno che faceva questi viaggi, portava la gente in Italia poi tornava indietro coi pacchi, faceva questo lavoro. E
lui si ubriacava un po’... Arrivati alla frontiera si è rotta la macchina e lui aveva tanti pacchi di sigarette da portare in Italia
per venderli... Alla frontiera gli hanno confiscato la macchina e gli hanno dato l'interdizione per l'Italia, quindi non
poteva più andare in Italia. Aveva un altro fratello in Italia. Siamo stati alla frontiera Germania, Austria e Romania e
abbiamo dormito lì in macchina e quando ci siamo svegliati la mattina la polizia ci ha detto che dovevamo tornare
indietro, non ci faceva passare e poi ha confiscato la macchina e tutto. Poi abbiamo aspettato due giorni che arrivasse suo
fratello che stava a Padova. È arrivato alla frontiera a prenderci e ci ha portati a Padova. Io per venire in Italia avevo già
trovato un numero di telefono sul giornale per fare la badante a Napoli, a Villa di Briano, Comune di Caserta. E ho
telefonato a questo signore della Moldavia, trovava il lavoro per le badanti ma chiedeva 500 euro per posto di lavoro. Io
ho pensato va bene lo pago perché non so neanche l'italiano almeno così ho un lavoro in mano. Questo signore aveva un
lavoro per me, una signora che stava a letto e aveva bisogno di una signora più grossa perché andava presa in braccio,
messa sulla sedia, portata fuori, fatta mangiare... aveva 84 anni e non parlava.
La prima volta che sono andata a Napoli io non conoscevo queste persone, ero insieme a questa amica D., che era anche
un amica di scuola che era venuta in Italia con me. Mia madre mi diceva «ma non hai paura?» e io dicevo «no», perché
io (con enfasi) volevo andare in Italia a guadagnare i soldi perché avevo una casa in Romania e la volevo aggiustare ma i
soldi non c'erano in Romania. Io ho lavorato dieci anni in un ospedale in Romania e il governo ha buttato 150 persone
fuori e pure me. Poi mi sono ammalata, ho avuto una depressione, avevo tre figli tutti piccoli, ero separata da mio marito
e non avevo i soldi per pagare il mutuo perché avevo comprato tante cose per la casa. E poi sono passati questi giorni
brutti un po’ alla volta, e sono venuta in Italia.
Sono arrivata in Italia e ho trovato lavoro da queste persone, ma prima di arrivare queste persone non le conoscevo,
siamo arrivate alla stazione di Padova e non sapevo parlare... ma prima di questo volevo dire un'altra cosa (sorride)...
quando siamo partite dalla frontiera è venuto questo ragazzo a prenderci e lui si ubriacava. Una notte pioveva, pioveva
tanto e lui correva, ti dico 200 all'ora! Ho chiuso gli occhi e ho detto non voglio vedere quando muoio. N. si chiamava, gli
dicevo «Vai più piano» e lui «No. Che c'è, hai paura?», e andava ancora più veloce. Finalmente siamo arrivati a Padova e
queste persone, i ragazzi, erano i miei vicini di casa, con cui sono cresciuta a casa di mia madre! Siamo cresciuti insieme,
ci conosciamo bene... ed erano così cattivi! Siamo arrivati la mattina alle cinque. Lui ha detto «dobbiamo riposare un
po’», è andato nella stanza sua a riposarsi, io mi sono messa a letto con la mia amica in un altro letto matrimoniale. Dopo
la mattina ha detto «prendiamo un po’ di caffè». Io avevo fame. Ho aperto il frigo e non mi dimenticherò mai che c'era
roba in frigo e avevo fame e non mi ha dato una fettina di salame (con rabbia e commozione) che lo vedo come fosse ora.
Io mi vergognavo a chiedere e non l'ho chiesta. Ho fatto un po’ di caffè e ho detto alla mia amica »ma queste sono
persone di noi, dalla Romania! Siamo cresciuti insieme! No?».
Dopo è successo che lui si è ubriacato e mi diceva... perché quando siamo salite in macchina ho pagato 250 euro a suo
fratello... e mi diceva «se io a desso ti chiedo un'altra volta i soldi tu me li devi dare». Un'altra volta!!! Che cattiveria aveva
in testa! Ho detto «se mi vuoi uccidere... io non ho altri soldi! Se mi aspetti ti do i soldi un'altra volta ma io ho pagato tuo
fratello» e lui: «che mi importa a me, che ti ha portato lui? Qui ti ho portato io dalla frontiera!”» Abbiamo preso il caffè,
la mia amica D. mi guardava in silenzio. E io le dicevo «e ora D., come si fa?». Siamo andate alla stazione dei treni, ha
parlato con quella persona che mi ha trovato lavoro, mi ha pagato 40 euro di treno da Padova a San Marcellino, vicino
Caserta. Siamo arrivate a Caserta, la sera! Solo io e D. Così, faceva un caldo... io non avevo 50 centesimi per comprare una
bottiglia d'acqua, 50 centesimi non li avevo. C'erano tante persone, gli americani e i loro bambini che avevano l'acqua e io
niente, mi si era asciugata la bocca. Ho detto a D. «Ho sete!». Vi dico la verità, se mi credete, queste cose non me le
scorderò mai nemmeno nella tomba me le scordo!
Siamo arrivate a San Marcellino che queste persone non le conoscevo. La prima volta non sapevo questa persona chi era,
è giovane, è uomo, è sposato, non è sposato?! Se mi porta a fare la prostituta che ne so io! Ma ho detto dove mi porta mi
porta... voglio stare in Italia, perché voglio lavorare in Italia. L'ho chiamato, V. si chiamava, e ha detto «Non vi preoccupate
che io arrivo, aspettate là», parlava anche rumeno come me. Stiamo sedute là, tutte le persone se ne andavano a casa e
noi stavamo là, sedute con la borsa vicino. D. aveva paura, più paura di me, stava zitta, io le chiedevo chissà chi è questo e
lei diceva stiamo qua e vediamo, aspettiamo, sennò chiamiamo i ragazzi per farci portare indietro. Sentivo tutte le
persone che parlavano italiano, non capivo niente, niente! Nessuna parola! Alla fine ho sentito dei passi... un uomo alto
biondo, occhi azzurri, con la giacca di pelle, grasso così (descrive con le braccia la stazza dell'uomo). Dice «Siete voi?».
Quando ho sentito che parlava rumeno ho pensato che Gesù era sceso in terra! E lui diceva «Non ti preoccupare che ti
porto a casa mia che sono sposato». Siamo andati alla macchina, è scesa la moglie e si è presentata. Siamo saliti e siamo
andati a casa sua. Aveva una casa in affitto e la moglie aveva cucinato cose del paese nostro Sarbali e la Ciorba come si fa
in Romania! E lui ha detto: «non vi preoccupate che noi vi lasciamo qua, da mangiare c'è, noi dobbiamo fare un servizio.
Voi lavatevi mettetevi a letto perché domattina vi porto a lavorare». Ma non ci credevo, non ci credevo! Ho detto «D.
stanotte questo uccide qualcuno, chissà che può succedere qua». Poi ha lasciato tutto sul tavolo, è uscito ha chiuso le
tapparelle, c'erano le tapparelle di ferro! (saracinesca), non si vedeva niente. Quando ha chiuso ho detto: ora questa è
una galera. Non si vedeva niente, sentivo le macchine... non ho dormito per niente, né io né l'amica mia. Lui è venuto
all'una, alle due di notte...
Ma lui vi ha chiuso dentro?
Si! Chiuso dentro... aveva queste tapparelle dei negozi, dovunque era così, i bagni, le stanze la porta di casa... non lo so
perché! Ma Napoli è un po’ così... eh! E poi lui è rientrato con la moglie, facevo finta di dormire, ho alzato un po’ la
coperta, e lui camminava in punti di piedi. Allora gli ho detto «Signor V., io non dormo» e lui «perché non dorme? E lo
so che siete preoccupata, ma domani vi porto». Mi ha detto così «domani vi alzate alle sei, facciamo il caffè, fai la valigia e
porto te», ché io ero un pochino più grassa e pensavo che a me non mi poteva portare a fare la prostituta perché ero
troppo grassa, cento chili li facevo, non mi può portare a me perché ero troppo «chiatta»! E la mia amica era più magra
(con terrore) e ho detto «D. eh... non so che succederà. Lasciamo così... vediamo». Dopo alle sei ci siamo alzati, prima la
moglie, mi ha chiamato perché io non sapevo come si faceva il caffè... in Romania non si fa così... lei mi ha detto «O.,
vieni qua vicino a me perché la prima cosa che devi imparare è a fare il caffè!», e io mentre la guardavo pensavo «non
imparerò mai!». In quel momento mi sembrava una cosa così difficile! La seconda volta ha fatto fare a me... non ho
saputo farlo, dove va il caffè? Dove va l'acqua?... ero troppo stressata per tutto, vabbè... Dopo, mi ha detto «A voi vi porto
qua, a Napoli, a Villa di Briano» che c'era quella signora di 84 anni, immobilizzata a letto. «E invece a te D. ti porto a
Caserta da una famiglia, perché tu sei più magra fai le pulizie da una famiglia di avvocati in casa». «Va bene portami
dove vuoi...». Lui era già in contatto con la famiglia. Siamo arrivate, tutte strade strette, mamma mia... ché in Romania c'è
più campagna, lì tutte stradine, case l'una sull'altra... Arrivate, lei si chiamava A. e lei già aveva una ragazza rumena ma
era troppo giovane, 19 anni, non ce la faceva e poi lei era gelosa del marito. E lui ha detto: «Vi piace la signora?» Ho capito
queste parole perché anche da noi si dice qualcosa di simile, e lei ha detto «Sì, mi piace». La prima parola che ha detto
quando mi ha visto! Mi ha chiesto come mi chiamavo e mi ha stretto la mano e aveva la mano calda calda... un affetto
così dalla prima volta! Siamo saliti a casa della mamma, che stava di fronte a casa sua, c'era questa ragazza rumena e
abbiamo parlato un po’ rumeno.
Sono stata un anno e mezzo mi sono trovata bene, famiglia brava con due gemelli piccolini, ho imparato a parlare, sono
stata bene al Castello d'A. (cognome della signora) di Caserta di Villa di Briano, si chiama così... lei fa l'insegnante e il
marito ha un negozio... mi sono trovata bene come in una famiglia, di più, mi sentivo come... protetta. Quando mi
vedeva piangere, che io non avevo i soldi (per telefonare) lei mi diceva «Vuoi parlare con tua madre?», e ogni settimana
la domenica parlavo con mia madre, lei mi lasciava usare dieci minuti il telefono fisso di casa. Ché mia madre non mi ha
sentito per due settimane dopo che sono partita però era in contatto con quei ragazzi che mi hanno portato qui e loro le
avevano detto che stavo bene, avevo trovato lavoro e che non avevo soldi e appena li guadagnavo avrei comprato una
scheda e l'avrei chiamata.
Vi dico un'altra cosa, vi racconto che io quando sono partita dalla Romania con la macchina le ultime parole di mia
madre sono state... perché io prima credevo in Gesù, non credevo... così come tante persone... ma Gesù ti dà una cosa che
tu non credevi perché così ci credi di più...lei mi ha detto: «O., tu vai in Italia, trovi un lavoro buono, una famiglia brava e
una nonna che non parla e che sta a letto e gestisci tu la casa, e sarà come stare in casa». Quando sono arrivata da queste
persone io non sapevo che lei non parlasse, stava a letto e io dovevo fare tutti questi lavori a casa, come mi aveva detto
mia madre! E Gesù mi ha aiutata a me... e da quel momento tutte le volte che ho qualcosa in testa, voglio un lavoro
migliore, mi sono stufata... dico Gesù aiutami e lui risponde... ma non subito! (ridiamo) Dopo! Perché devi pregare,
parlare con lui, con la voce così... e poi lui lo fa!
Cosa hai studiato in Romania?
Infermiera, sono infermiera professionale diplomata.
Quando sei arrivata in Italia che aspettative avevi?
Io volevo fare l'infermiera ma qua in Italia le persone mi dicevano che non si trova lavoro... Dopo ho trovato una persona
che aveva un'amicizia con un direttore di ospedale che voleva 15.000 euro per assumermi e io ne ho parlato con i miei
figli ma ho detto se mi tiene un anno in ospedale e poi mi butta fuori io rimango senza soldi e senza lavoro. Questo
direttore così senza vergogna, senza pudore, diceva che servivano 15.000 euro perché erano in 4 persone a dover
prendere questi soldi. Mi prendeva per una bambina... che ne so! Abbiamo aspettato una settimana, mia figlia mi diceva
«mamma ma chi ti garantisce?». Siamo tornati da lui, aveva 50-55 anni, e gli ho detto direttore ma chi mi garantisce? E
lui ha detto «finché ci sono io, tu anche sei qua». «E se poi lei va via», ho detto io, «come faccio?» e lui mi ha detto «poi ti
arrangi». Non si può fare una cosa del genere, paghi 15.000 euro e nessuno ti garantisce nulla. Poi io ho fatto una
domanda con tutte le mie qualifiche e il diploma e mi è arrivata la risposta ma dopo 5 anni che io già stavo qua, in
Abruzzo, che mi sono trovata bene. E mi è arrivata questa chiamata da Cesena dove c'era un posto (per infermiera) e ho
rifiutato io perché (con enfasi)... eh... per altre cose, ho conosciuto una persona, un uomo italiano con cui mi trovo bene
da due anni, mi voglio sposare con lui, lui vuole stare con me... eh io voglio stare qua in Italia! Non voglio tornare in
Romania, voglio stare qua perché tra tutti i posti in cui ho lavorato qui è dove mi sono trovata sempre bene, anche se ci
sono pure qui le persone cattive come da noi, da tutte le parti, però se sei brava, la famiglia vede che sei brava ti tratta
bene e se non sei brava... eh...
Ma magari a volte sei brava e ti trattano male comunque...
... eh lo so ma io in tutti i posti in cui sono stata sono stata bene. Quando sono venuta qui in questo posto di lavoro io
stavo a Parigi, da mia figlia, ho tre figli che stanno tutti e tre a Parigi, una è sposata con un francese, la seconda è sposata
con un ragazzo rumeno e una piccola che ha 22 anni e lavora là al ristorante del marito della sorella. Stanno bene
guadagnano bene. Sono stata anche io quattro mesi là ma non mi piace la lingua... non ho imparato niente. Il mio posto
di lavoro è in Italia, perché mi piace la lingua e le persone sono calde, me ne vado in Italia! Quando è morta la signora a
Caserta sono dovuta andare a Parigi e poi mia figlia aveva partorito, ha fatto il battesimo... io ero in contatto con
un'agenzia qua e ho detto al signore dell'agenzia F., che se mi trovava un lavoro fisso venivo ma altrimenti dove potevo
stare? In quale casa? In albergo?
Non ci pensi mai di tornare in Romania?
Mai. Voglio stare qua, non penso neanche di andarci in vacanza. Anche se ci tengo, ho la casa lì aggiustata, a nome mio e
tutto. Ma no, non ci penso né io né i miei figli. Mi piace qua e voglio stare qua, in Italia.